The Night Before Christmas

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    Tutto sommato sono felice di come abbia capitolato per questo natale. In fondo il mio unico desiderio è stato passarlo in famiglia, e questa famiglia comprende lui, Night, Igor, ma soprattutto mia figlia.
    Se non avesse capitolato allora mi sarei trovata nella scomoda situazione di dover scegliere, e sono quasi certa che lui sappia perfettamente chi avrei scelto.
    Quindi se sono felice di come siano andate le cose? Ovviamente si.
    Sono così felice che mi sono fatta particolarmente bella per lui, nonostante siamo in casa.
    Perchè mi piace alimentare quella piccola fiammella che gli vedo negli occhi quando mi guarda, finchè sta lì ed è viva allora io sono tranquilla. Canticchio un motivetto natalizio mentre cucino, mi fermo continuando con dei lievi rumori di gola solo quando si avvicina Chab.
    E' pensieroso da un pò di giorni, sembra come se abbia voglia di dirmi qualcosa ma rimanda in continuazione.
    Alla fine però lo fa, sono brava a mascherare, lo dimostra il fatto che non faccio una piega quando mi dice di aver trovato Mackenzie. Ovviamente anche io so la sua attuale locazione, non perchè l'abbia effettivamente cercata, è stato più un caso.
    Un caso chiamato Dan.
    Chiaramente lui vuole una risposta e a me di parlare mentre sono impegnata a fare altro non mi va, così smetto di armeggiare con le stoviglie e mi fermo a guardarlo - non hai pensato che si sia voluta far trovare?- chiedo candidamente, del resto me lo sono chiesta pure io, non mi baso mai sul caso, non quando sai che qualcuno ti sta cercando, o sei cretina o lo stai facendo con uno scopo - fossi in te me le farei due domande- lo sapevo? Cosa si aspetta che risponda precisamente? Sono quasi certa che parlarne ci porterebbe a discutere, sono ancora arrabbiata per il comportamento di Makenzie e per questo non mi va di rovinarmi il natale parlando di lei.
    -E' vitale parlarne proprio adesso?- e in fondo sento un pizzico di gelosia, sapere che lui ci pensa ancora, o meglio LA pensa ancora, mi fa ingoiare amaro, e non ne sono certa ma sono quasi certa che lei lo faccia anche per questo, per farmi innervosire.
     
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    “Sarebbe una scelta davvero stupida” le faccio notare nel caso in cui avesse improvvisamente deciso che la nipote avesse sempre preso decisioni oculate o intelligenti, a partire dallo stare col sottoscritto.
    La vitalità del discorso non era mai stata palese né reale, eppure la sua risposta mi sembrò improvvisamente piuttosto vaga. Esageratamente vaga.
    Eppure attesi, guardandola di rimando, lei che non sembrava aver mai temuto il mio sguardo scuro e profondo, e tantomeno in questa occasione festiva.
    “No non lo è” e mi ficco in bocca una patatina che giace sul picco di un cumulo che nessuno sarebbe mai riuscito a finire da solo. I miei occhi incrociano poi velocemente quelli incauti della bionda paglierina seduta ancora sul divano, che fingeva malamente di non essere interessata alla discussione.
    Mi avvicino lentamente, con passo cauto alla porta della cucina, facendo scorrere il pannello mentre l’altra aveva smesso di guardarmi, un’esagerazione nella reazione, errore.
    “Non è vitale” ripeto una volta che il silenzio della cucina viene scandito solo dal calore del forno “Però l’alternativa è parlare del fatto che tuo fratello abbia ritenuto opportuno avvicinarvisi quando io non ero presente” e riporto alla memoria il racconto di Igor, secondo il quale, il pediatra sembrava essere stato il motivo per il quale i due si erano incontrati. Non seppi ancora decifrare se la mal sopportazione derivasse dal fatto che avessi paura di vedermi sparire Night da sotto gli occhi, o se derivasse dal fatto che potessi ritenere anche solo un minimo rischio proprio quel buffone del fratello maggiore Foster. Forse Lei mi avrebbe perdonato della nipote, ma sul fratello non c’era possibilità di salvezza nonostante la brutta aria. Forse era questo il grosso problema.
    “Ma possiamo riprendere il discorso in un altro momento” nonostante fosse chiaro a tutti quanto non volessi.
    Bevo un sorso di vino dal calice e mi stropiccio leggermente il viso. “Credo che Igor sia tornato a vedersi con Eris” troppe coincidenze e troppe stranezze “si comporta in modo strano, è sfuggente, assente” il vino sarebbe finito a breve, quando non avevamo badato a spese, per festeggiare il rientro dall’America, si vedeva. E si sentiva, quel festeggiamento era tutto in quel vino.
    “Questo succede solo in due casi: quando c’è Barbie di mezzo, o quando si comincia ad avere la coscienza sporca lavorativamente parlando... e non credo mi stia facendo nulla alle spalle” non quanto avrei fatto io a Karen alle spalle in diverse occasioni almeno.
     
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    "Non lo so" penso. In fondo Makenzie è sempre una donna, anzi una ragazzina, il che potrebbe indurla a fare cose stupide.
    Sospiro e gli dedico la mia più totale attenzione, in fondo è quello che vuole, e io non voglio litigare.
    Non di certo per lei, o per Bruce.
    Chiaramente sa, infatti non tarda a rendermene partecipe, ma mentre me lo dice io ho le braccia attorno al suo collo e voglio che mi guardi negli occhi perchè deve capire che non c'era nessuna premeditazione, nessun doppio fine, e che finchè la bambina starà con me non le accadrà nulla.
    -Mi stai provocando- gli dico e spunta spontaneo un sorriso sulle labbra - ma non ce la farai a farmi arrabbiare, nè io voglio far arrabbiare te- lo stringo maggiormente, tanto ha chiuso la porta, finalmente aggiungerei, posso dargli il bacio che desideravo dargli da quando mi si è avvicinato.
    Ma persino io ho visto Harper che spiava, anzi meglio guardarci attorno per eventuali orecchie oblunghe sparse per casa.
    -Mio fratello ha paura di te, ma morirebbe per tua figlia, sicuramente ha sbagliato a cogliermi di sorpresa, tuttavia non gliene faccio una totale colpa. L'alternativa sarebbe stato non vederla affatto- perchè vederla con Chab presente era come non vederla affatto, troppa paura per gustare il momento.
    -Non permetterò a nessuno di portartela via- e voglio che sia chiaro, io morirei per lui, di conseguenza morirei per salvaguardare ciò che più ama, Night.
    Lo lascio andare solo per controllare che non bruci niente, per fortuna cambia discorso, ora è passato a Igor.
    -Non lo so sai- dico distratta mentre giro la manopola del forno - ho incontrato Eris tempo fa, mi ha assicurato che è finita, che lui è interessato a un'altra, addirittura deve aver detto qualcosa come innamorato, o se non lo ha detto lo ha lasciato intendere- lo guardo - dici che mi ha presa in giro?- eppure anche io ho notato un cambiamento nel ragazzo - a dire il vero esce spesso con Harper, ma non stanno insieme- perchè se così fosse stato me lo avrebbe detto mia figlia - a lei piace il suo coinquilino- un bel ragazzo anche se pare non corrisponda l'interesse.
    Non lo so, non ci sto capendo molto con questi intrallazzi a dire il vero.
    -Magari ha trovato un'altra ragazza, dici che non è possibile? In fondo.. è un bel ragazzo- di sicuro non gli mancano ragazzine che gli girano attorno tipo vespe.
    -Qua è pronto se vuoi ora che andiamo di la glielo chiedo- e lo sa che lo faccio se mi da l'ok
     
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    Il potere che aveva su di me era terribile, tremendo. Perché non dipendeva da lei, ma da me, in funzione di lei. Non era una situazione in cui una tigre aggressiva e silente rimane ferma, buona e intimidita dalla possente frusta del domatore.
    Qui era l’idea stessa di deludere il domatore che spingeva la tigre affamata ed aggressiva a comportarsi bene. Era qualcosa di più potente, qualcosa che aveva a che fare con la coscienza. Una coscienza che credevo di non avere.
    La questione di Night, sapevo che non l’avrei mai potuta superare, il trauma di potermi alzare un giorno e non essere in grado più di parlarci, di non ritrovarla nel suo lettino, di trovare una camera smontata, e quel disegno unico rimasto che avevo gettato nel fuoco, quale unico tentativo di un ricordo fallito.
    Non avrei mai dimenticato quella sensazione dell’essere entrato in casa e aver annusato l’aria spenta, impolverata, sporca e vuota.
    Non avrei mai dimenticato quel silenzio. E nonostante fossi certo che Karen si sarebbe fatta ammazzare piuttosto che lasciarsela portare via, non ero certo di riuscire a perdonarmi l’eventualità nel caso sarebbe mai davvero successo. Non avrei perdonato me, né lei, né nessuno.
    Il fatto che avesse incontrato Eris mi fece chiedere al mio cervello se mi infastidisse, se portasse con sé qualche rancore. Nulla. Portava con sé il niente, nemmeno un filo di risentimento o mancanza, il nulla, l’arida aria del più totale nulla. Se n’era andata, ed io ero troppo abituato alle sparizioni per rimanerne sorpreso.
    O colpito. O triste.
    Quando parlò di un’altra, la mia mascella si serrò dura contro la mandibola, in un abbraccio spietato. Se c’era qualcosa che mi risuonava in testa come una unghiata sulla lavagna era Igor che usciva con un’altra senza dirmelo, senza averne mai fatto accenno, nonostante la sua riservatezza, nonostante Igor… fosse Igor. Gli occhi seguirono la testa della bruna che si muoveva, che oscillava lenta i capelli, mentre le mie pupille guardavano lei, oltre lei.
    Non lo so, Penso.
    Si vedeva con qualcun’altra, e per non dirmelo, doveva essere qualcosa di strano. Di grosso. Di poco assecondabile.
    Poi, un rumore di una pentola mi richiama all’ordine, scuoto lievemente la testa la guardo. “Non te lo dirà mai” vorrei essere certo che non glielo direbbe perché non l’ha detto a me, ma non lo sono, taccio, finendo il liquido nel mio bicchiere in un colpo solo.
    Quando la seguo e la porta scorrevole si apre di nuovo, lo scenario è solo leggermente cambiato, in lontananza c’è ancora il coro, l’oggetto che fluttua vicino a Night però stavolta è una decorazione di un cavallino di legno, dondolante, e lei non sembra più divertita, ma seccata, o affamata insomma.
    La bionda è vicino l’albero, sulle punte, intenta a riattaccare una pallina di bronzo su un ramo poco più in alto. Igor brandiva la bacchetta. Quindi lo guardo, a fondo, anche se non mi guarda di rimando.
    Sposto la sedia e prendo posto “Night, vieniti a sedere” lei si volta, e raggiante vola a tavola impaziente nel mangiare. La bionda si volta e il primo sguardo che incontra è il mio, ci ignoriamo, come se guardarci fosse stato un errore, da un colpetto informale a Igor e gli fa segno di mettersi a tavola. Lo trovo molto confidenziale. L’odore che ci arriva alle narici sembra ottimo, ma io mi verso prima del vino, la disposizione mi porta Igor dal lato opposto, Karen a capotavola, la biondina alla destra di Igor. Vedo l’ultima chiedere a Igor se farà la preghiera prima di iniziare, e poi ride, dico “Igor, Karen deve chiederti una cosa”.
     
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    Sorrido mentre secondo Ichabod non caverei un ragno dal buco chiedendo a Igor informazioni.
    Il fatto è che io sono una giornalista, è il mio mestiere.
    Se anche ammesso non dovesse rispondere si capirebbe sia se sta mentendo sia cosa cela dietro al suo silenzio.
    -E' pronto- decreto sistemando le ultime cose nella teglia - apri per favore?-
    Lo fa e non bado a quello che mi circonda, non sto li a chiedermi perchè ora Harper si è alzata e sta vicino all'albero o perchè Igor si è messa a giocare con Night con decorazioni volanti.
    Però lo sguardo di Night che lancia fulmini e saette lo noto eccome.
    Ha fame, si vede chiaramente.
    Ognuno si mette il cibo nel proprio piatto, io non so neanche come mai ma sono finita a capotavola, ha destra ho Igor che vedo fissarmi quando Ichabod se ne esce con quella richiesta.
    Chiaramente ha cambiato idea, ma mi sono persa il momento in cui è successo e cosa, nello specifico glie l'ha fatta cambiare.
    -Si, effettivamente ho una domanda da farti- lo guardo candidamente con un accenno di sorriso - mi stavo chiedendo, hai una ragazza?- lo vedo sbiancare ma non risponde, è rimasto praticamente impietrito - perchè- proseguo - se ne avessi una, saremmo stati felici di averla a cena con noi- gli metto una mano sulla sua - non devi farti scrupolo a farcela conoscere guardo Chab e spero che lo capisca che sto mentendo per vedere se si tradisce da solo -vero Chab?-
     
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    Per Igor il Natale era un giorno come un altro, fino a qualche anno prima.
    Poi Ichabod gli aveva fatto scoprire quanto bello potesse essere passarlo con le persone a cui si voleva bene e così Igor aveva iniziato ad apprezzare il calore che c'era durante quei giorni di festa. Un calore che lo davano le luci in casa, l'albero, le decorazioni, persino la tavola apparecchiata con quei colori particolari.
    Gli era piaciuto persino fare gli acquisti, aveva comprato un regalo per Harper, uno per Karen e per la piccola Night.
    Anche per Ichabod aveva preso qualcosa, ma non era sicuro che lui avesse voluto scambiare i regali, visto che non ne aveva fatto cenno, quindi lo aveva tenuto nelle tasche dei suoi pantaloni, rimpicciolito perchè non si rovinasse.
    Giuto per non trovarsi impreparato.
    Con la piccola Foster le giornate erano state altalenanti, a volte si sentivano più spesso, altre volte meno.
    In generale il loro rapporto, dopo la notte delle lanterne, non aveva avuto il là per avere un cambiamento, per evolversi.
    Continuavano a frequentarsi come amici, e tutto sommato al bulgaro andava bene.
    Del resto lei ancora viveva in casa con quello scarto della società quindi non gli andava minimamente di dover condividere qualcosa che, una volta entrato nella modalità possessiva, nessuno avrebbe potuto toccargli.
    Già così e gli stava in culo quella situazione.
    Quella sera erano più gli sguardi ad essere scambiati che le parole, non essendoci di base una relazione neanche si era posto il problema di comunicarlo a Ichabod, anche perchè, volente o dolente, era pur sempre sua figlia, e non era sicuro che avrebbe approvato.
    Non voleva conoscere la risposta.
    -Che hanno da confabulare?- chiese alla bionda notando la porta scorrevole chiudersi.
    Colse comunque l'occasione per alzarsi e darle un piccolo bacio sulla guancia - buon natale- le sussurrò - ti trattieni dopo ?- come se quel tempo che avrebbero trascorso insieme non fosse sufficiente. E infatti non lo era, se voleva darle il pensiero.
    Quando le porte si riaprirono lui aveva già preso a giocare con Night ma c'era un'aria così strana che si mise in allarme.
    Tutto parve normale fino a che non presero posto a tavola, fu Karen a lanciare la bomba, e quasi gli fu chiaro di cosa avessero parlato nell'altra stanza.
    Gli si gelò il sangue nelle vene e mille congetture iniziarono a passargli nella testa.
    Sapeva, non sapeva, stava azzardando?
    -No- disse dopo un pò - non c'è nessuna- sentiva gli occhi di Harper su di se, anche se forse era solo la sua immaginazione.
    Non si dilungò in spiegazioni, darne avrebbe voluto dire che trovava delle scuse, ma poi.. perchè cazzo gli facevano domande del genere? Da cosa si poteva intuire che lui avesse una donna per la testa?
     
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    Il Natale era una delle sue feste preferite, anche se faticava a darlo a vedere, come se fosse più importante non sembrare una bambina piuttosto che fare i salti di gioia per un thé all'odore di cannella, per i neon rigorosamente gialli, gli alberi e quei cori natalizi che si sentivano persino in lontananza in quella strada silenziosa e lontana dal centro.
    Il barbuto, aveva smesso di lamentarsi del come la madre di lei avesse conciato la bambina, con quella culotte rossa splendente, quando i giovani avevano messo piede in casa di ritorno dalla vineria, lui aveva smesso improvvisamente di insistere con frasi tipo "Sembra un cazzo di albero di Natale".
    Lei l'aveva guardato, e quando la madre si era spostata in cucina, lui le aveva chiesto precisamente che cazzo avesse da guardare. La bionda, con uno sguardo di disgusto pieno, aveva alzato le spalle e l'aveva ignorato, gettandosi sul divano. Igor era sempre meno taciturno, impegnato a tenere la bambina occupata, poi a guardare le proposte di viaggio della giovane, che rideva e faceva battute su come fosse comodo e figo andare a vedere l'aurora boreale dentro uno di quegli igloo.
    Poi alle sue spalle, il nome di Makenzie, la imprigionò nel timpano, scattò all'indietro, lui se ne accorse, e chiuse la porta. Non aveva sentito la cugina per settimane, mesi, poi lo zio Bruce, che aveva deciso di vedere di nascosto, le aveva detto che stava bene, che tutto sommato l'emergenza era rientrata, e docile, non le chiese di darle notizie della madre e di quell'uomo.
    Ci teneva alla cugina, e sapeva che se non si era fatta sentire, era solo per colpa di quell'uomo, della paura e del timore che riusciva ad incutere, persino alla bionda, che non aveva nulla da temere. Eppure quegli occhi ti facevano sempre rabbrividire, lo sguardo, persino quando sorrideva sghembo, dietro quei denti, ci potevi leggere che aveva ogni arma per distruggerti, e che sceglieva semplicemente di non farlo, come in un vecchio libro dove l'antagonista è un super cattivo.
    Persino quando si rivolgeva alla tanto amata figlia sembrava far vibrare le mura. Lei guardò il telefono nel tentativo di evitare di pensare al timore che lui le stesse parlando di Makenzie per finire qualcosa di lasciato a metà.
    Fece spallucce al ragazzo.
    "Saranno cose da grandi" annunciò con un tono scocciato che mal celava preoccupazione e stizza. Entrambe cose che si sciolsero come neve al sole quando si sentì premere le labbra sulla guancia già lievemente arrossata. Rimase con la bocca schiusa e un sorrisino imbecille sulle labbra. C'entrava qualcosa il fatto che avesse sognato di essere baciata la notte stessa? Mamma mia che vergogna.
    "Ahm... volevo andare al concerto di Natale in piazza..." era là? O era al parco? Si sentiva un po' rintronata in effetti.

    A tavola, si guardò a lungo con l'uomo che le era capitato davanti. Faticò a trovare anche solo un aspetto che potesse accomunarlo a lei. Sembrava aver litigato col parrucchiere da una vita intera, aveva la barba storta e delle piccole vene negli occhi così rosate che quasi la parte bianca sembrava scomparire.
    Immaginò di sistemarlo con la creatività: capelli corti e curati, senza barba. Quegli occhi meno lucidi, un'espressione meno seccata, quelle labbra meno piatte e inespressive. Niente, non funzionava nemmeno così, porca creatività.
    Si voltò di scatto alla domanda, come se avesse preso uno schiaffo. Attese. Si rese conto di avere il fiato sospeso.
    Ma come no. Non c'era lei? O forse intendeva in generale? Oddio che vergogna. Perchè ha pensato che potesse essere lei? Ma perchè doveva dire si? Rimase in silenzio. "Mamma lo stai mettendo in imbarazzo" la frase le scivolò via dalle labbra, tanto che si sentì lo sguardo del bruno bruciare su di lei, come in attesa della caduta. "Perchè poi dovrebbe farvela conoscere?" chiede candidamente, alzando finalmente gli occhi dal piatto e scontrandoli verso quelli profondi, neri dell'uomo che in effetti stava aspettando lo scivolone con quell'espressione certa, di chi la sa lunga. E lei non sarebbe scivolata, oh no proprio.
    "Mica ha tre anni, cioè se vuole uscire con una può no?"
    continua nel silenzio generale, come se si fosse guadagnata la parola "...cioè non è che ve la deve portare tipo trofeo, boh, no...?" guarda lui in cerca di aiuto, essendosi palesemente incartata "Magari se la tiene nascosta c'è un motivo, che ne so..." scivolone, sente lui ridere sommessamente. Uno a zero per il bruno, cavolo.
    "Cioè se ti piacesse qualcuna non è che devi dire per forza no, no?" dice "Magari ti vergogni" va be' basta.
     
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    La mia domanda porta con se il gelo.
    Persino io lo percepisco mentre osservo Igor impietrire e non emettere mezzo fiato.
    Si prende il suo tempo prima di dire "no" e inevitabilmente io inarco un sopracciglio.
    "No eh" penso indecisa se lasciar perdere o insistere su questo punto.
    E' con un sorrisino sulle labbra che assaggio la cena, immagino che Ichabod abbia avuto la sua risposta, a sorprendermi invece è Harper, e quindi il mio secondo boccone rimane sospeso per aria.
    -Tesoro- dico focalizzando ora la mia totale attenzione su di leI - non c'è niente di male nella mia domanda, non deve vergognarsi di nulla, in questa casa è come un figlio, è normale parlarne- e sostanzialmente è la verità, non colgo subito il perchè di questa foga nel voler prendere le parti del ragazzo, è una persona introversa, le cose non si carpiscono facilmente dalla sua mente, Chab è preoccupato, vuole sapere, se non lo cogliamo in falla quando è rilassato e non si aspetta certe domande capire cosa gli passa per la testa è praticamente impossibile.
    -Perchè in una famiglia è bello sentirsi a proprio agio, e se io fossi la sua ragazza allora mi sarebbe piaciuto conoscere chi gli vuole bene- no veramente non capisco cosa ci sia di male.
    -Ma certo che può, non deve neanche sentirsi vincolato a farlo, gli ho solo detto che se avesse voluto poteva farlo tranquillamente perchè a noi non avrebbe dato fastidio- mi stringo nelle spalle e bevo un sorso del mio vino - guarda che la stessa cosa vale anche per te. Potevi invitarlo Clay, ci avrebbe fatto piacere rivederlo-
    Mi rendo conto che a mia figlia mancano alcune basi fondamentali, sono incerta se spiegargliele ora o dopo, forse meglio dopo.
    Ma questo discorso della donna trofeo non va bene, ma cosa dice? Da quando far conoscere una ragazza alla propria famiglia è sinonimo di esibizionismo?
    E poi qualcosa dice, lei. Qualcosa che ci fa capire che qualcuna c'è, la mia bimba ... se voleva aiutarlo lo sta facendo malissimo.
     
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    Eppure la bionda non poté che osservare distrattamente, con la coda dell’occhio il ragazzo, mentre la madre le spiegava quale assente fosse il problema che si stava ponendo. La verità era che non voleva sentire certi discorsi provenire da lui e che temeva la risposta che avrebbe potuto dare, le spiegazioni a cui avrebbe potuto far riferimento, o peggio, che doveva condividere con tutta la tavola.
    Non sopportava quel modo che aveva quell’uomo di guardarla, quel modo canzoniere, come ad averla già ampiamente riconosciuta come la preda più debole del branco, quella pronta ad essere morsa perché già zoppicante. Lui, pensò, con quella faccia da sudicio, da barbone, sveglio come se avesse capito qualcosa.
    Il nome dell’altro ragazzo comparve mentre lei spezzò in due una fetta di pane, e guardò la madre come a dire che era meglio non toccare l’argomento, perché solo lei aveva capito quanto quel solo nome potesse indisporre il biondo, che infatti sembrava in modo più che percettibile serrare la mascella. Si sentì in obbligo di dare delle silenziose spiegazioni raffazzonate.
    “Non l’avrei mai portato qui, è gentile, ma non credo sia l’ambiente per lui” si disse che più sarebbe risultata calma mentre ne parlava, meno avrebbe dato nell’occhio di Igor, facendo si che venisse bollata come poco interessata a lui piuttosto che all’altro.
    Però mentre lo diceva, mentre la frase le scivolò fuori le labbra, istintivamente guardò l’uomo davanti a lei. Ne avevano parlato diverse volte con Clay di un discorso tanto generico riferito al bene e al male, e su quello si erano ritrovati d’accordo, ecco perché continuava a chiedersi come un ragazzo bello, intelligente e maturo come Igor stesse alla mercé di quel mentecatto con il quale condivideva del corredo generico.
    “E poi il Natale lo passerà di sicuro con i suoi, ha una famiglia numerosa da come ho capito” anche noi l’avevamo, cerca di dirlo con gli occhi alla madre, le mancava la cugina, lo zio, forse non aveva tutti i torti Bruce Foster, per quanto Harper amasse sua madre, quell’uomo aveva distrutto un puzzle completo e perfetto.
    “Oh, e poi non ha più tempo per me, ora esce con una ragazza bionda dai lunghi capelli platinati. Erin? Helin? Eris? Qualcosa del genere, con lei e con quelli dell’accademia” Per la prima volta vide Ichabod scoprire i denti in un ghigno che sembrava divertito, ma davvero divertito, e quel fare tipo Porca Puttana, notizia bomba. Era divertito, stava sorridendo davvero ed era inquietante.
    Tremendamente inquietante. Lei lo guardò, perplessa. Talmente tanto che le scappò la reazione di Igor, che diavolo aveva da ridere? Presto detto “Bene” disse quello alla Platea, senza un soggetto preciso “Adesso almeno siamo sicuri chi Igor non si scopa!” e batte le mani scompigliando i capelli di Night seduta vicino a lui, la cosa sembrava averlo reso tremendamente ilare. Che si era persa?
     
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    -Basta- disse alzandosi di scatto.
    La serata stava evolvendo in un modo che a lui non piaceva, da una parte Harper che stava dicendo più di quanto lecito per le fini orecchie di Ichabod.
    Dall'altra sua madre che sembrava volesse cavargli qul si voglia verità dalle labbra e ci era riuscita, visto quanto indisposto fosse diventato.
    -Per me finisce qui-
    Non seppe dire cosa nello specifico gli diede più fastidio, se lo sguardo di Harper su di se o se la notizia che Eris se la faceva con quell'ameba di Deschael.
    A quanto poteva notare quel coglione gli dava fastidio in qualsiasi modo possibile, sia con la bionda che aveva accanto sia con quella che non vedeva da mesi e probabilmente non avrebbe più rivisto per il resto dei suoi giorni.
    E allora, perchè gli dava così tanto fastidio?
    Era per strada e mai come in quel momento sentì il bisogno di una sigaretta, ma non ne aveva con se.
    Si spostò verso il vicolo vicino e si mise in attesa, prima o poi la bionda sarebbe uscita. Tutto sommato un paio di spiegazioni gliele doveva.
     
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    Accadde qualcosa di strano. Improvvisamente, da che la giovane bionda pensava di essersi tirata l'acqua al mulino mettendo involontariamente in una dubbia luce Clay, visto che Igor non sembrava averlo troppo a simpatia, pensò che in realtà avesse appena messo il piede in fallo in una cristalleria perdendo l'equilibrio.
    L'uomo davanti a lei, con un modo inquietante, stupido, iniziò a ridere, ridere non solo come non aveva mai visto lei, ma come probabilmente non aveva fatto spesso nella vita, perchè la smorfia era più che inquietante, e persino la madre sollevò le sopracciglia in un moto di probabile confusione. Disse qualcosa che doveva sembrare una battuta a cui non rise nessuno se non lui, e come ultimo spezzone, Igor si alzò di scatto facendo gracchiare la sedia che si spostò all'indietro lasciandogli via libera.
    La bionda fu l'unica rimasta a non trovare la cosa né divertente come sembrò trovare Night improvvisamente, né chiara come gli altri, si sentì esclusa e rimase con la forchetta a mezz'aria e lo sguardo dell'uomo su di lei, le annuiva, e diceva cose tipo "Ben fatto!" che non comprese.
    Eppure le bastò guardare la madre per fare un passo indietro, dovevano conoscere tutti o Clay o la ragazza che aveva nominato, ma da che Clay non avrebbe potuto creare tanto scompiglio, pesò di essersi persa qualche notizia interessante sulla ragazza di cui ricordava vagamente il nome.
    Il problema doveva essere lei, o meglio il comune denominatore.
    Quello che ne venne dopo fu un fastidio all'altezza dello stomaco, e seppur si disse che non avrebbe dovuto, il bruciore era ben comprensibile.
    Guardò la madre e si alzò lentamente anche lei come se volesse dimostrare che non avesse fretta in alcun modo. "Lo vado a recuperare, secondo me le feste lo mettono sotto pressione" non ascoltò nemmeno la battuta a seguire dell'uomo che continuava a sobbalzare leggermente per ridere, e si buttò sulle spalle il cappotto con l'interno arancio e più grande di almeno due taglie sulle spalle, stringendoselo in petto non appena aperta la porta.
    Si guardò intorno in silenzio, non vide nessuno, se non sporgendosi più in là, per raggiungerlo, lentamente col cappotto di lui nella mano semi-nascosta dalla giacca scura, dall'interno brillante che le arrivava ben sotto la cintola. "Mettilo se no ti buscherai qualcosa" lo invitò sfuggendo al fumo della sigaretta arricciando il naso.
    Lo guardò stringendo le spalle "Te lo dicevo io che era un tipo irritante" scherzò quasi come a volersi discolpare, come se tutto quel casino non fosse stato iniziato da lei. Notò che in contrasto con la neve intorno, i suoi occhi sembravano color ghiaccio.
    "Vorrei chiederti perchè ti abbia preso in giro così e perchè tu ti sia arrabbiato, insomma, ne dice di cattiverie in generale, l'altro ieri mi ha chiesto se avessi comprato questa taglia di giubbino per sparirci dentro" e dondolò un attimo sul posto "Il problema è che forse in quel caso proprio aveva ragione, ma non glielo dire" e si schiarì la gola vedendo una nube di condensa uscire dalle sua labbra. "Ti sei arrabbiato anche tu perchè aveva ragione?" non è che ci volesse una cima per capire la situazione in effetti.
     
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    Stava pensando che quel natale era stato uno schifo, tutto sommato avrebbe fatto meglio a restarsi a casa.
    Eppure, da quando era stato Ichabod a fargli conoscere quella specie di festa, a lui era piaciuto farne parte.
    Del resto come può piacere qualcosa che non si conosce? E' quando la si conosce che poi non ne si vuole più fare a meno.
    Eppure non c'era niente da festeggiare quel natale, avrebbe dovuto saperlo lui per primo.
    Doveva restarsene a casa.
    Rimuginava su questo quando vide Harper uscire sulla strada. Lo raggiunse, gli porse il suo giubbino - capirai- le disse, lui non lo soffriva per niente il freddo. Tuttavia lo prese e se lo infilò. Era riuscito a procurarsi una sigaretta da un passante.
    "Buon Natale" gli aveva detto lanciandogli il pacco "mh" aveva risposto dopo essersene presa una e avergli ri lanciato il pacchetto.
    La lasciò parlare, lui aveva timore di poter fare danni commentando.
    Eppure la risata di Ichabod ancora gli risuonava nelle orecchie e neanche capiva, a ben pensarci, cosa cazzo avesse tanto da ridere. Che gli aveva fatto per meritare tanto scherno? Gioiva così tanto per quello che gli era accaduto? Per come quella storia l'avesse parzialmente logorato?
    -Vorresti chiedere o stai chiedendo?- precisò, ma alla fine a lui cosa cambiava? Era il suo passato, prima o poi ne avrebbero parlato comunque.
    -Eris- ripetè il nome che Harper non ricordava - è la mia ex. Quella che ha avuto più valenza tra le varie ex- specificò.
    -Lui non ha mai approvato, ora se ne rallegra- lo aveva persino sfreggiato per lei. Dove si erano ridotti per dar testa alla Rosier.
    -Mi sono arrabbiato perchè gradirei che i cazzi miei rimanessero miei. Lui non deve ridere di quello che a me ha fatto male. Non lo deve fare- fece un ultimo tiro poi buttò la cicca per terra e la fece evanescere con la magia.
    -Tu poi, che gli dai pure corda- abbozzò un sorriso posandole una mano sul capo e scompigliandole i capelli - non sono eccessivamente arrabbiato- le fece presente - volevo solo andare via- si abbassò perchè potesse guardarlo negli occhi - cosa stai pensando?-
     
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    "Eris" mormorò come se avesse dimenticato improvvisamente il nome e qualcuno glielo avesse schiaffato in faccia. Lo guardò rinfilarsi il giubbino con un movimento così fluido che fu costretta a scansarsi per non rimanere colpita letteralmente dalla sua mano destra. Lei non aveva mai fumato, e non le era mai piaciuto l'odore, la puzza insomma, quel modo di fare, eppure guardare quella sigaretta tra le labbra di lui le risultò piacevole. Eppure all'interno, quando trovò l'uomo fumare dentro casa lo trovò ripugnante.
    C'era quell'odioso silenzio tra i due, quello palese di chi non sa che farsene dell'altro, da dove iniziare, cosa dire o cosa anche lontanamente pensare.
    Varie ex, pensò. Oddio. Se già le era complicato pensare di competere con una, figuriamoci con una schiera di chissà quante ex pronte a superarla in questioni di bellezza, intelligenza e quanto altro. Non le sfiorò nemmeno per un attimo il pensiero nella testa che potesse avere una qualche possibilità. Nemmeno per un secondo ci pensò.
    Anzi si avvilì, ma non lo diede lontanamente a vedere.
    Lui rideva di Igor, e no non doveva ridere di quello che gli aveva fatto male. Vide quella cosa come un ostacolo insormontabile, terribile in effetti, come se avesse dichiarato che non ci sarebbe stata nemmeno una piccola possibilità per lei, nemmeno minima, sembrò lui aver appena dichiarato che ancora pensava a lei, si disse quanto fosse stata stupida, senza rendersi conto che pensare di non farcela per colpa di una ex era una cosa terribilmente adolescenziale. Come lei in effetti.
    "Ahu" e sorrise appena con i capelli scompigliati che posò solo dietro le orecchie. “Pensare?” La bionda arricciò il naso con un lieve sorriso sulle labbra mentre guardava quegli occhi che sembravano sempre più chiari durante quelle giornate invernali. Le aveva scompigliato i capelli come si faceva con le amichette delle elementari. Non c'era speranza, si disse. E gli sorrise con quei geni di finta indifferenza che le scorrevano nel sangue.
    "A una cosa" e guardò la vietta aperta davanti a loro "Andiamocene" e si avviò con un sorriso divertito oltre la neve posata a terra.
     
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