Whatever it takes.

Privata

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    Chissà in che modo Hubert ha deciso di agire.
    Chissà se le parole del giovane pozionista l’hanno spaventato al punto da spingerlo al compromesso, chissà se medita in segreto un nuovo attacco a suo discapito.
    Impossibile saperlo con un uomo innamorato e proprio per il margine di ragionevole dubbio ora presente, Roosevelt deve fare i conti con le possibilità.
    Se prima era certo di potersi fidare del giudizio dell' amico, ora il loro legame risulta tragicamente stiracchiato ed ogni piccolo scossone può portarlo ad una cruda fine. Ma questo, dopotutto, non è il lato più allarmante.
    Ci sono le opposizioni da temere, i tradimenti, i sotterfugi.
    Ci sono i piani segreti, le parole taciute, i silenzi.
    Ma Ellis non è uno sprovveduto e seppur conscio dei rischi che corre, è disposto a qualche incombenza pur di non mollare. Lo stesso non può dirsi per Hubble, evidentemente provato ed incapace di guardar oltre un rifiuto.

    “Dovresti ammazzare anche lui prima che possa metterti in una situazione spiacevole.
    Devo ricordarti tutto ciò che sa? Il potere che gli hai concesso?”

    La voce nella sua testa è più rumorosa del previsto, ultimamente. E’ tornata a tormentarlo con fastidiosa insistenza, costringendolo a rimuginare su atroci chiusure. A volte detesta la lucidità del suo tetro alter ego mentale.
    “Se non fosse per lui non saresti nato.” La consapevolezza sembra metterlo a tacere. Perché si, dopotutto è stata la fatidica notte di qualche anno prima a farlo nascere davvero. Senza il suo primo omicidio, Ellis non avrebbe mai acquisito le capacità in suo possesso. Avrebbe metà della forza e della determinazione, metà della sicurezza.
    Deve molto ad Hubert ed anche per questo non è disposto a lasciar perdere tanto stupidamente.
    Tuttavia, quando raggiunge Magie Sinister, non è la sua faccia appuntita quella che vede dietro il bancone.
    Che sia questa la sua mossa? Agire di soppiatto e sostituirlo prima che effettivamente possa farlo lui?
    Roosevelt ne è sorpreso ed un lampo di pericolosa curiosità gli accende lo sguardo frenetico dietro le spesse lenti.
    Sorride al ragazzo ignoto, le labbra sottili scomposte in una curva eccentrica. Quale gioco gli sta proponendo, stavolta?

    “Hubert non c’è?” Gli chiede, sfilando i quanti di pelle dalle dita prima di infilarli nella tasca destra del lungo cappotto. L’altro è giovane, del tutto sconosciuto al suo intrigo. Come ha potuto farsi sfuggire quell’acquisto? Da quando Hubble mantiene il segreto?
    “Sei nuovo, qui?” Tanto meglio scoprirlo.

     
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    Strani gli avvenimenti entro cui si è ritrovato improvvisamente risucchiato negli ultimi giorni. A causa di un errore di calcolo, ogni cosa ha rischiato di andare in frantumi. Le parole di Hubert e tutti i suoi insegnamenti riecheggiano nella mente di Mason come un disco rotto, come ci tenessero a ribadire quel fallimento verso cui sta avanzando senza rendersene effettivamente conto. Un mix di dubbi che disturbano la sua quiete, rimbombanti come il risultato di un eco di sbagli che non è ancora riuscito a risolvere. Tuffarsi nel lavoro quando possibile lo aiuta ad illudersi di volgere verso la retta via, fare ritorno alle origini verso cui è stato instradato da sempre, che sa di non poter e non dover tradire per varie e varie ragioni. Prima fra tutte la gratitudine che deve a chi si è occupato di farsi carico di lui quando tutto gli è stato strappato via dalle mani. Modi estremi ed insegnamenti rigidi, spesso volti alla crudeltà, ma sicuri metodi per preservarsi in una realtà maligna pronta a sotterrarti quando meno te l'aspetti. Rompe il silenzio dell'ambiente circostante puntellando i polpastrelli delle dita contro il legno del bancone dietro cui siede scompostamente ed annoiato. In una calma piatta come questa, è difficile scacciare quei pensieri invadenti che gli tormentano l'animo, ma a ridestarlo dal proprio disturbato torpore è l'arrivo di un uomo longilineo, con grosse lenti poggiate sul naso e tutta l'aria di una persona per bene, di quelle che nascondono così tanto losco da risultare quasi inquietanti nella loro quieta apparenza. Supposizioni che derivano con spontaneità dall'addentrarsi di qualunque persona in un negozio come quello. 'Pare proprio di no.' Risponde quando giunge alle sue orecchie il nome di Hubert. Si tratta, a quanto pare, di un vecchio cliente, a grandi linee. Qualcuno con cui Mason non ha avuto a che fare in precedenza, ma che non è probabilmente altrettanto estraneo al padre. Ipotizzarlo, però, resta un azzardo eccessivo considerata l'impossibilità di annoverare quell'uomo tra le proprie conoscenze. Non che sia solito essere messo al corrente di ogni presenza nella vita di Hubert, ma ha sempre un che di losco e preoccupante imbattersi in situazioni di tale entità. 'Chi lo cerca?' Chiede immediatamente, forse avanzando l'ennesimo azzardo di cui il padre non sarebbe fiero. Pronto comunque a battere la ritirata, continua a concentrarsi su altri aspetti che emergono dalla conversazione con lo sconosciuto in procinto di mettersi comodo e permanere nel negozio ancora un pò. 'Nuovo non direi, ma ammetto di essere un pò... intermittente, se mi passa il termine.' Perché giudicarsi altalenante sarebbe un'esagerata bugia ed anche raccontare di un lavoro part-time equivarrebbe a rifilargli una grandissima stronzata. Le sue apparizioni sono saltuarie, non per proprio volere quanto per le necessità dettate da Hubert. 'Il mio capo mi chiama quando ha bisogno.' Tronca infine quel discorso, così da evitare ulteriori quesiti scomodi su cui incentrare una discussione che ci tiene a portare a termine. Avanzare in quell'incontro, seppur velato di curiosità nei confronti dello sconosciuto che conosce Hubert, non lo alletta. Mantenendo il rapporto con la condizione base di "cliente-compratore" è l'unico scopo su cui punta il proprio intento. 'Come posso aiutarla?'




    Edited by numb - 25/4/2020, 13:06
     
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    “Un amico.” Hubert non gli perdonerebbe l’uso improprio di quel termine. E’ stato sufficientemente chiaro, nel loro ultimo incontro. Il loro rapporto, d’ora innanzi, sarebbe stato esclusivamente lavorativo.
    Eppure, Roosevelt non sembra ancora disposto a far sì che un rapporto come il loro vada perduto, né a dar credito a quelle che sono le ragionevoli premure di Hubble per tenersi lontano da una nuova, ipotetica, ferita.
    Sorride di nuovo, Ellis, infilando i guanti nella tasca destra del cappotto dopo aver assorbito il pregio di qualche vaga precisazione.
    Intermittente. Certamente spiega il fatto che non lo conosca ma non è disposto a crederla una coincidenza. Possibile che in tutto quel tempo il ragazzino sia stato fuori dalla sua onda d’interesse? Che motivo avrebbe, Hub, di nasconderglielo se davvero fosse un semplice aiutante?
    E’ nell’indole di Hubert affezionarsi a chiunque riesca a dargli ragionevoli meriti ed attenzioni. Una pecca che il vicepreside continua a rimproverargli silenziosamente. Eppure, ora che la contesa è evidente, un briciolo di fastidio tocca le sue corde.
    Non sei più la sua priorità.
    Hai lasciato ti soffiasse un vantaggio sotto il naso.

    Difficile mettere a tacere la parte più indisponente di sé; una parte insolitamente indisciplinata nell’ultimo periodo. E’ sinceramente curioso di sapere quanto spaventato sarebbe Hubble da quella sua nuova scoperta. Lui, certamente, si sarebbe dato da fare per scoprire qualcosa in più.
    “Io e Hubert… collaboriamo, per alcune questioni. Sono venuto qui con la speranza di parlargliene ma dal momento che non c’è, confido tu possa riferirlo a lui, sì da poterne discutere personalmente. Non si è mai troppo prudenti, di questi tempi.” Per quanto Roosevelt esalti i giovani geni, non è disposto ad affidare i propri affari ad un semplice impiegato. Sarebbe davvero poco professionale.
    “Ma… dal momento che sono qui, che ne dici di mostrarmi gli arrivi dell’ultimo mese?” Abbandonare la baracca adesso sarebbe controproducente, non prima di aver messo in tasca qualche altra informazione.


     
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    Il concetto di "amicizia" nell'esistenza di Hubert reca con sé interrogativi infiniti agli occhi di Mason. Quel termine risuona nella sua mente ogni volta con un significato diverso, che vada da un tono minatorio o minaccioso a strani appellativi in codice che mascherino la natura di quel rapporto. Il Chesterfield non ne sa mai nulla, nella maggior parte dei casi. Conosce i nomi di alcuni clienti abituali e parecchio importanti cui fare delle consegne o da rimettere al proprio posto in caso di emergenza, ma quando non esiste alcun nominativo cui appellarsi, è necessario procedere a passo felpato. La discrezione è una qualità che ha imparato ad accogliere tra i propri insegnamenti; per tal motivo, non si sofferma ulteriormente sui propri tentativi di dare una familiarità all'uomo che ha dinanzi. I rapporti di Hubert, lavorativi o meno, non sono affari che gli competono. Tuttavia, la richiesta avanzata dall'altro richiede un approfondimento più che necessario, che va oltre una sua mera curiosità. 'Farò in modo di riportare il messaggio, allora. Mi lascia un nominativo da riferire?' Distaccato, non perde tempo ad assecondare i successivi voleri dell'uomo, immediatamente preparatosi a rivestire i panni di un comune cliente. Con prudenza e pacatezza, lancia all'altro un cenno d'assenso, rovistando per un pò tra gli scaffali dietro il bancone, afferrandone alcuni modelli ben esposti di ciò che interessa al suo interlocutore. Poggia sulla superficie legnosa che li separa un anello, una piuma ed un piccolo scrigno. 'Anelli maledetti, piume da fattura e scrigni risucchia-anima. Qualora i nomi non fossero abbastanza eloquenti...' Si prende il proprio tempo per esporre a grandi linee ogni prodotto mostrato, compreso di prezzi e controindicazioni. L'anello risucchia poco a poco ogni forza vitale di chi lo indossa, attaccandosi al dito in modo irremovibile se non tramite amputazione dello stesso. La piuma maledice inesorabilmente chiunque ne faccia uso, in un effetto meno estremo, più gestibile, ma sicuramente altrettanto efficace. Lo scrigno imprigiona per sempre l'anima di chi ne viola l'apertura; quasi una versione oscura ed assai più pericolosa di un comune horcrux, per certi versi. Termina la propria esposizione lasciando che un sorriso sornione si delinei spontaneo sulle sue labbra. A quel punto, gli occhi tornano senza remore sul proprio interlocutore. 'Si prenda pure tutto il tempo che le serve per valutare.' Non stacca neanche per un secondo lo sguardo dall'uomo, mentre torna a sedere sulla sedia in modo esattamente scomposto e stravaccato come pochi minuti prima. Non è suo interesse mostrarsi elegante agli occhi altrui, soprattutto con chi poco a poco assume sempre più le sembianze di un semplice acquirente come un altro. Sarà davvero così?


     
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3 replies since 27/12/2019, 23:06   92 views
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