irrational woman.

Mick.

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    Ok, direi che ce l'abbiamo.
    Non che si trattasse del tipo di video da provare e riprovare più volte. Raccontare tutte quelle cose era già stato pesante per Mick - e devastante per lei ascoltarle - al punto che l'atmosfera nella stanza si era fatta carica di una tensione palpabile e opprimente. Isobel era contenta che Sun riposasse nel suo lettino, nella grande camera da letto che era stata di Anita e Bjorn troppi anni prima. Sperava che quella tensione, ora che lei aveva interrotto la registrazione ed ogni confessione poteva dirsi conclusa, si sarebbe quantomeno allentata di lì al risveglio del piccolo raggio di sole.
    Portare Mick e Sun nella casa in cui aveva trascorso i suoi primi dieci anni di vita era stata una scelta improvvisa ma incredibilmente spontanea. Bjorn non l'aveva mai venduta, ma non si poteva certo dire che fosse spesso abitata. Anita non vi aveva più messo piede, mentre suo padre ci faceva tappa di tanto in tanto, quando il lavoro gli permetteva di prendersi qualche giorno da trascorrere nella sua terra. Per quanto ormai si sentisse una londinese a tutti gli effetti, Isobel non aveva mai smesso di amare Stoccolma, né la Svezia in generale. Aveva in mente di visitare la città con Mick e Sun e di portarli a fare anche qualche breve passeggiata in mezzo alla natura, compatibilmente con le possibilità di una bambina tanto piccola.
    Tuttavia, anche se erano arrivati già da un paio di giorni, per la Larsson era ancora difficile immaginare di proporre giri e attività varie, il genere di cose che avrebbe fatto una famiglia come le altre in vacanza. Loro non erano una famiglia come le altre. Isobel Larsson aveva appena finito di filmare la confessione di suo marito, quella che avrebbero usato per minacciare un signore della droga potente e spietato.
    null
    Quando torneremo a Londra la porterò personalmente a Jamie. Preferisci che sia io a contattare Hernadez?
    L'avrebbe fatto per risparmiare a Mick un'incombenza che sapeva essere molto pesante ed ansiogena per lui, ma anche perché era fermamente convinta di poter risultare ben più decisa e minacciosa di suo marito. L'aveva visto affrontare Tarik e aveva potuto costatare che Mick Smith era decisamente più credibile quando cantava Ariana Grande facendo ridere a crepapelle la piccola Sun. Lo amava anche per questo, infondo.
    Mise la moka sul fuoco, in attesa di una risposta. Aveva bisogno di tenersi vagamente occupata mentre insisteva nell'evitare lo sguardo di Mick, nervosa all'idea di affrontare tutto il caos che si era generato tra loro in quei mesi. In quel momento si trattava di un caos silente, ma era fin troppo facile ricordare quanto fosse stato esplosivo in certi momenti.
    Improvvisamente le venne in mente Derek, con il suo bicchiere di latte in mano, che osservava Mick fiondarsi fuori di casa e Isy gridargli dietro. Ricordò il suo sguardo da adolescente perplesso (con una vaga fitta di nostalgia che le rammentò di andarlo a trovare ad Hogsmeade il prima possibile, anche per chiedergli se volesse trascorrere da loro il giorno di Natale) e la sua difficoltà nel comprendere come l'amore potesse essere un sentimento tanto intenso da resistere anche di fronte ai più intricati e complessi conflitti. Una spiegazione logica e razionale Isobel non aveva saputo dargliela, né credeva che sarebbe mai riuscita a farlo.
    Eppure lei era ancora lì, con un fastidioso nodo che le si stringeva in gola nell'avvertire lo sguardo di Mick fisso sulla sua schiena.
     
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    Mi copro le nocche con le maniche della felpa mentre parlo, sputando fuori tutta la verità di questi anni mentre punto gli occhi al centro di un obiettivo. È come se guardassi una pistola ed il proiettile che si sta dirigendo tra i miei occhi, ma non mi voglio più tirare indietro. A questo punto, dopo quello che è successo, questo sembra davvero essere l'unico mezzo che abbiamo per poter liberarci per sempre di un problema che ci sta annientando.
    Deglutisco quando la telecamera si spegne. Osservo Isy ed i suoi movimenti. Vorrei poter dirle qualcosa ma anche adesso mi comporto dal codardo che sono.
    Sospiro mordendo il labbro inferiore, prima di riuscire ad intervenire quando mi pone la sua domanda.
    “No. Lo faccio io.” Non la metterò ancora nei casini. Questo è un problema che ho causato io, è giusto che sia io a porvi rimedio anche se fino ad adesso mi ha aiutato in tutto.
    Vorrei poter essere capace di dimostrarle che d'ora in poi tutto andrà meglio ma non si fida ancora di me fino a quel punto. Non posso biasimarla. Sono stata una merda più e più volte. Le ho fatto perdere la fiducia in me, ed ora tocca a me trovare il modo di sistemare ogni cosa. Vorrei poter esserne capace.
    La raggiungo, ponendo comunque una distanza tra noi. Per ora almeno. Mi sembra di camminare su gusci d'uovo ormai, nel vano tentativo di non spaccarli. Ovviamente il mio è un tentativo fallimentare da principio.
    “Se potessi tornare indietro, non farei nessuna delle cazzate che ho fatto.” Le confesso con un fil di voce. So che tutto quello che ho sputato fuori, tutte le stronzate che ho commesso per Hernandez in questi anni, le hanno fatto del male. Questo non lo posso cambiare.
    Vorrei solo che fosse chiaro che... Lei e Sun, sono tutto il bene della mia esistenza ed io lo so, ne sono certo, che se Isy fosse comparsa nella mia vita prima che tutto andasse in malora, allora forse ora sarei il tipo d'uomo che una donna come lei merita al suo fianco.
    “Ero solo, non avevo niente. Questo mondo mi ha aiutato a non pensare. A dimenticarmi.” Non voglio giustificarmi, voglio solo che sappia che non sono il tipo di persona che può trasparire dalle azioni che ho commesso e che il più delle volte mi hanno costretto a commettere. Ero solo un ragazzo perso, e forse lo sono ancora.
    Avanzo verso di lei, azzardando un abbraccio da dietro. Inspiro a fondo il suo profumo, chiudendo gli occhi mentre poggio il mento nell'incavo del suo collo. Forse non dovrei nemmeno osare avvicinarmi adesso, ma ho bisogno di sentirla vicina ora più che mai. “Io voglio fare di tutto perchè tu torni a fidarti di me.” Ed è una promessa, lo giuro. Mi disintossicherò di nuovo, troverò un lavoro serio e saremo normali come non lo siamo mai stati. Felici come non lo siamo mai stati.

     
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    Aveva annuito di fronte alla decisione di Mick di esporsi in prima persona con Hernandez, preferendo evitare inutili discussioni. Era convinta che sarebbe stato meglio lasciare a lei la gestione di quel confronto, ma non poteva certo rafforzare in Mick l'idea che quell'uomo rappresentasse una minaccia contro cui lui non poteva fare altro che nascondersi. Avrebbe lasciato che fosse suo marito a farsi avanti, malgrado tutta l'apprensione che questo le avrebbe generato, convinta del fatto che l'arma che avevano in mano fosse comunque concreta e temibile per un criminale di quel livello che aveva così tanto da perdere.
    Sperava solo che quella faccenda si concludesse quanto prima. Ancora non poteva credere all'idea che forse, finalmente, quel terribile incubo che li aveva accompagnati per più di un anno avrebbe conosciuto una fine. Era difficile anche solo concedersi quella speranza e così Isobel aveva deciso di non abbandonarvisi, di non trasformarla in una sicurezza, finché quell'ultimo passo non fosse stato compiuto.
    Già, è una frase che mi sono ripetuta io stessa un'infinità di volte. Purtroppo sono parole che servono a poco.
    Si rese conto che la sua voce era sfumata da un'ombra di durezza, ma che il principale sentimento che la connotava era di certo la malinconia. Tutta la sua tristezza, il suo senso di smarrimento e la sua sfiducia vibravano nella sua voce senza che lei potesse fare niente per evitarlo. Senza che lei desiderasse fare niente per evitarlo. Quella era l'amara verità, una verità con cui Isobel aveva fatto i conti innumerevoli volte fin dalla prima occasione in cui aveva ceduto alla droga o agli eccessi dell'alcol. Non si poteva tornare indietro, solo cercare di andare avanti. Ma in quel momento anche andare avanti rappresentava una sfida non indifferente.
    Sussultò per la sorpresa quando sentì le braccia di Mick stringersi attorno a lei. Quel contatto, quella vicinanza, si rivelarono terribilmente dolorosi per la svedese. Amava la sensazione che le dava il respiro di Mick sul suo collo, amava riconoscere il calore della sua stretta. Ed era proprio la consapevolezza di tutto quell'amore a farle male. Non si girò per ricambiare l'abbraccio, ma nemmeno riuscì a sottrarvisi immediatamente. Continuò a trafficare tra i fornelli, spegnendo il fuoco quando il caffé risalì sprigionando tutto il suo aroma.
    Lo so.
    Fu a quel punto che non poté fare a meno di rigirarsi tra le sue braccia, portando il proprio sguardo ad affondare in quello di lui. Nei suoi occhi vi era tutto il risentimento che aveva tenuto a bada negli ultimi giorni, consapevole di quanto delicata fosse la fase che si preparavano ad affrontare. Adesso, tuttavia, controllare le proprie emozioni le sembrava impossibile. E dopotutto non era mai stata brava a farlo.
    Credi ancora di dovermelo spiegare, Mick? Io c'ero quando prendevi tutta quella merda per non pensare, c'ero..e lo facevo anch'io. Ti conosco: so che non sei un coglione che voleva fare i soldi sulla pelle altrui, so benissimo quanto hai sofferto. So quanto hai avuto paura..e anche quanto hai paura ancora adesso. Non trattarmi come se fossi un'estranea.
    Detestava il fatto che Mick avesse smesso di considerarla come una complice, come la persona che più lo comprendeva al mondo. Erano stati complementari da subito: si erano amati precipitando, risalendo e precipitando di nuovo. Non le occorrevano chiarimenti sugli eventi che avevano trascinato Mick in quel mondo, quando aveva iniziato a frequentarlo sapeva esattamente come si guadagnasse da vivere. Ma stando insieme alcune cose erano cambiate: il dolore non era sparito, ma insieme avevano creduto di poterlo affrontare. Avevano scelto di costruirsi un futuro, di crederci e provarci nonostante tutto. O almeno era quello che Isobel aveva creduto fino alla notte in cui era stata contattata da una centrale di polizia babbana.
    Tu ti sei fidato di me, Mick? Cristo santo..avrei potuto aiutarti ad uscirne molto prima! E invece mi hai lasciato credere che ormai ne fossi fuori. Per quanto pensavi di andare avanti? Avresti rischiato di incontrare Sun, tra qualche anno, mentre eri intento a spacciare a feste di adolescenti?
    Scosse la testa, provata persino dal fatto di doversi spiegare ancora. Di dover chiarire cosa l'avesse ferita più di ogni altro aspetto - altrettanto grave ma meno legato al loro rapporto - in quella faccenda.
    Mi hai nascosto una cosa del genere, mi hai impedito di aiutarti. Tutto questo mentre affrontavamo le nostre dipendenze e poi un fottuto virus mortale. Mentre decidevamo di sposarci, mentre portavo in grembo nostra figlia. Abbiamo trascorso il primo anno di vita di Sun con lo spettro di Hernandez a contaminare ogni nostro momento insieme, mentre io ti offrivo il mio aiuto e tu continuavi a dirmi che avresti sistemato tutto! Hai una vaga idea di quanto mi hai fatto sentire sola?
    Le sembrava di non riuscire più a fermarsi e non sapeva quanto questo fosse positivo. Forse sarebbe stato terapeutico mettere tutto sul tavolo, allo stesso tempo però la sua paura restava sempre la stessa: che Mick non fosse disposto a combattere per sistemare le cose come diceva di essere, che non avrebbe affrontato quella discussione per cercare in qualche modo di rimediare e di riguadagnare la sua fiducia. Temeva che si sarebbe limitato a darsi addosso, ancora una volta, lasciandosi soffocare dal senso di colpa. Temeva di sentirsi ancora più sola e smarrita di fronte a tutto il dolore che quella fuga da Londra stava dando loro il tempo di affrontare. Era la prima volta, da un anno a quella parte, che era concesso loro il tempo di guardare in faccia i danni che quella situazione aveva causato nel loro rapporto e chissà..magari rimettere insieme i pezzi.
     
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    “Io stavo solo cercando il momento adatto.” Ci provo a giustificarmi ma è complicato. Non voglio apportare altre scuse, non è di questo che abbiamo bisogno. Sto solo cercando di farle capire che non volevo escluderla. Io stavo soltanto cercando di proteggerla. È questo che si fa in una coppia, no? Tra persone che si vogliono bene. Lei farebbe lo stesso con me.
    “Credevo di poterti risparmiare tutto questo.” Aggiungo, ma vederla rivolgermi contro tutto il suo motivato astio mi brucia e mi ferisce. Non so cosa potrei dire per riuscire a farle aprire gli occhi in merito. Non so cosa posso fare per riavvicinarmi a lei. È così difficile.
    Mi chiedo se riusciremo mai a superare tutto questo, ad andare avanti e a tornare ad essere felici o almeno sereni. Sembra un'utopia adesso.
    “Io lo capisco se mi odi perchè sono stato un demente. Avrei potuto fare mille cose per sistemare tutto e non ci sono riuscito.” Lo so. Ammetto tutte le mie colpe e non cerco più di sfuggirci ma sembra quasi non ci sia modo di liberarsene. Per quanto ancora dovrò patire il peso delle mie responsabilità? Quando avrò modo di rifarmi ai suoi occhi?
    Perchè non ci sto a gettare la spugna con lei. Non posso farlo.
    “E lo so che non è una giustificazione, e che questo ti fa incazzare ancora di più, ma se ho taciuto tutto era per amore. Perchè non volevo gettarti in questo mare di merda.” Alzo un po' la voce, stanco di tutto questo. Credo di essere sul punto del non ritorno. Sono sfinito. La mia mente è un groviglio di negatività. Tutto ciò che mi spinge ad andare avanti è la mia famiglia. Se però Isy mi volta le spalle e non mi dà modo di porre rimedio ai miei errori, che senso ha sforzarsi tanto?
    “Tu faresti di tutto per difendermi. E' quel che ho provato a fare anche io. Perchè se lo fai tu va bene e se lo faccio io ti escludo? Credi che mi piaccia lasciarti fare tutto quel che stai facendo per me?” Spero sul serio capisca quel che voglio dire. Forse è sbagliato sacrificare tanto se stesso, si finisce col mettere da parte l'altro ma l'amore ti chiude gli occhi e ti spinge ad eccessi inimmaginabili. “Sono io quello che dovrebbe proteggerti.”

     
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    Non poteva fare a meno di chiedersi se Mick fosse stato realmente convinto di poter trovare un momento adatto per raccontarle tutto. Qual'era il momento adatto per sganciare una bomba del genere? Chiaramente non esisteva, perché i danni ci sarebbero stati in ogni caso e non vi era possibilità che quella notizia potesse rivelarsi meno sconvolgente, distruttiva. Stando così le cose, per Isobel era ovvio che il momento "adatto" sarebbe stato... il prima possibile. Subito.
    Eppure non faticava a trovare credibile che Mick si fosse davvero illuso di poter trovare un momento, un contesto, un modo..più opportuno. Migliore. Quando la realtà lo metteva alle strette Mick sceglieva o la strada dell'autodistruzione o quella dell'auto-rassicurazione, delle illusioni a cui voleva davvero credere con tutto sé stesso. In alcuni casi percorreva quei due sentieri contemporaneamente, alternandoli in un'esplosione di emozioni che alla fine non riusciva più a gestire. Lei lo conosceva, conosceva questa sua tendenza e si rendeva conto di quanto potesse essere disfunzionale - così come spesso lo erano le sue - ma sapeva anche di amare ogni parte di Mick. Tuttavia, questa volta si era spinto troppo oltre. A tal punto da portarla a pensare che il suo amore per lui fosse l'unica cosa reale del loro rapporto. Della loro vita. Questo pensiero la perseguitava, torturandola senza darle tregua.
    Io non ti odio, non ne sono in grado. Ma tu non mi ascolti, Mick..cazzo..non mi ascolti nemmeno adesso.
    Le sfuggì una lacrima, senza preavviso. Non avrebbe saputo dire se si trattasse di nervosismo o tristezza: magari entrambe le cose. Detestava dovergli ripetere di nuovo quello che tutta quella situazione le aveva fatto provare, sperando così che le sue parole catturassero finalmente l'attenzione di Mick. Il solo fatto di doversi ripetere era doloroso per lei, perché la portava a pensare che davvero la loro complicità fosse ormai gravemente compromessa.
    Ti ho detto che mi sono sentita sola, mi hai capito? Mi sento sola anche adesso. Dici di aver cercato di proteggermi per amore, ma io..non lo so, non so neanche più se davvero mi ami. Quando ho scoperto tutto ti ho quasi implorato di farti aiutare! Hai una vaga idea di com'è stato vedere che ti ostinavi a tagliarmi fuori anche a quel punto?
    Si rese conto che stava quasi gridando e si impose di abbassare la voce, preoccupata all'idea di svegliare Sun. Eppure il fatto di aver iniziato ormai a parlare a ruota libera, a buttare tutto fuori, aggiungeva qualcosa al dolore e alla rabbia che provava. Qualcosa che andava a prendere il posto della frustrazione troppo a lungo sopportata. Una sorta di ponte, una nuova via di comunicazione tra lei e Mick.
    Perché pensi che dovresti essere tu a proteggermi? Siamo sempre stati uno accanto all'altro. Nei crolli e nelle riprese. Quando..quando ha smesso di essere così? Questa cosa..è questo che davvero mi spezza il cuore.
    Si asciugò un'altra lacrima prima di lasciarsi cadere sul divano. Improvvisamente provò l'assurdo desiderio che lui le si sedesse accanto e la stringesse forte. Che Mick la consolasse per ciò che...Mick stesso le aveva fatto. La coerenza non era esattamente il suo forte, era evidente. Ma non c'era altro essere umano che volesse vicino quando stava così male.
    L'idea di chiederglielo la imbarazzò, così come mai era capitato tra loro. Un altro orrendo risultato della distanza che in quell'ultimo anno si era andata a creare. Ma la Larsson ne aveva bisogno, così cercò un'altra strada per comunicarglielo. Per cercare di fargli capire che anche lei aveva paura di perdere ogni cosa, che non voleva che questo accadesse. Che il solo pensiero la faceva impazzire.
    Se davvero ti odiassi e non volessi più saperne di te non ti avrei portato nella casa della mia infanzia, non credi?
     
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    “Perchè io sono tuo marito, Isy! Dovrei essere io quello tosto, quello pronto a proteggere te e la nostra famiglia. E invece sono un fallito in ogni cazzo di campo della mia esistenza.” Non riesco più a contenere la furia, quando ancora mi attacca, quando mi chiede il motivo del perchè dovrei essere io a proteggerlo. È così. È il ruolo che mi ha imposto la società. Sono l'uomo e non posso permettermi il lusso d'essere debole o perso. Sono l'uomo e devo occuparmi della mia famiglia. Dare loro un tetto, pane da mangiare. Essere l'ancora, la base portante. Devo essere solo nel mio compito, è così che mio padre mi ha sempre insegnato ad essere padre. E non lo sono. Non lo sono mai stato.
    Ho provato ad occuparmi della mia famiglia tenendoli lontani dal casino che ero e ho fatto soltanto peggio. Non ho smesso di credere in Isy e nella complicità che avevamo. Ho solo provato ad essere migliore. Volevo esserlo. Volevo occuparmi da solo di tutta la merda in cui sono cresciuto, evitando di macchiarla col sangue che sporca le mie mani. Ed invece ho fatto solo un cazzo di casino.
    Vederla piangere mi spezza il cuore e sentirla parlare è anche peggio.
    Sembra ormai che io e lei viaggiamo su binari diversi e non c'è niente che mi intristisce più di questo.
    Attendo un po' prima di seguirla quando si siede sul divano. Poi la imito, lasciandole comunque il dovuto spazio. Vorrei poter annullare le distanze tra noi, ma non so più come fare. Mi sento stanco e privo di speranze ormai. Qualsiasi azioni io faccia, qualsiasi cosa dico, sembra essere costantemente la cosa sbagliata. A volte mi chiedo se sia giusto restare qui, a tormentarla con la mia presenza.
    “Non ha mai smesso di essere così. Non per me.” Annuisco a capo chino, mordendo il labbro inferiore. Ho sempre ricercato quella complicità in lei. Quel qualcosa che mi facesse sentire meno solo al mondo. Compreso. Per me niente di tutto quello è morto, né ho smesso di crederci. E lo so, nessuna delle mie azioni è giustificabile ma ho solo provato a salvarla da quel che sono. Volevo darle la parte migliore di me. “Io voglio sul serio che tutti ritorni ad essere come prima.” Aggiungo, guardandola mentre allungo quasi timorosamente una mano verso di lei. “Dimmi che non è troppo tardi.”

     
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    La svedese storse il naso nel sentire Mick pronunciare quelle parole. Non avevano mai affrontato quel discorso: mai si era parlato del ruolo che dovevano avere all'interno della famiglia, semplicemente perché Isobel aveva sempre dato per scontato che non dovesse esservi alcuna distinzione. Se lui fosse stato un uomo all'antica, di certo la Larsson se ne sarebbe accorta molto prima. Non c'era mai stata traccia di stereotipi nei discorsi che gli aveva sentito fare: trovandolo assolutamente privo di pregiudizi verso le donne, aveva automaticamente pensato che non ne avesse nemmeno verso il proprio genere. Che non vedesse vincoli o obblighi differenti tra quelli che legavano entrambi a Sun e alla vita che avevano costruito insieme.
    Chi ti ha messo in testa queste stronzate medioevali? Entrambi dobbiamo proteggere la nostra famiglia, non c'è niente di cui tu debba farti carico da solo.
    Per Isobel le cose stavano ancora come quando erano solo lei e Mick: una coppia di eterni adolescenti alle prese con la vita adulta. Si proteggevano a vicenda, si aiutavano reciprocamente a non andare a fondo. Si amavano. L'unica differenza era che ora condividevano il compito di fare tutto questo anche per Sun, di prendersene cura con la maturità che non avevano saputo riservare a loro stessi.
    E piantala di definirti un fallito, altrimenti giuro che vado da tuo padre e gli mollo un pugno per ogni volta che ti ho sentito pronunciare quella parola, è questo che vuoi?!
    Tanto era evidente quanto l'influenza ed il parere del signor Smith pesassero sulla determinazione di Mick a giudicarsi senza alcuna pietà. La sua ostilità verso quell'uomo cresceva di giorno in giorno, non si sentiva più nemmeno in colpa per avergli cancellato dei ricordi contro la sua volontà. Che andasse a farsi fottere.
    Sentiva che le sue emozioni stavano assumendo una nuova piega. Lo smarrimento e l'amarezza adesso erano accompagnati dalla rabbia, che a tratti sovrastava tutto il resto. E non si trattava della rabbia verso Mick - che comunque chiaramente doveva ancora estinguersi - ma di una rabbia più generalizzata verso la società, le sue aspettative..verso il modo in cui persone esterne, che si trattasse del signor Smith o ancora peggio di Hernandez, riuscivano a ferire e danneggiare tutto ciò che le stava più a cuore. Si sentiva spinta a mettere a ferro e fuoco il mondo.
    Poi Mick le si sedette accanto e qualcosa dentro di lei tremò. Fu sopraffatta di nuovo da tutto quello che provava per quell'eterno ragazzo dagli occhi troppo grandi e smarriti. Sopraffatta dalla paura di perderlo, dalla delusione. Ma allo stesso tempo una parte di lei lesse in quella vicinanza una risposta inconsapevole ai suoi taciuti bisogni: aveva desiderato che Mick le si sedesse accanto - pur sapendo quando incoerente fosse in quel momento un tale desiderio - e lui lo aveva fatto. Come se ci fosse stato un improvviso contatto tra loro, dopo troppo tempo: un'alchimia inaspettata.
    Devi cercare un lavoro, un vero lavoro. Non per i soldi..devi farlo per te stesso. Dobbiamo ripulirci, entrambi: questo dobbiamo farlo per Sun. Siamo un padre e una madre, porca puttana.
    Iniziò così, senza guardarlo. Lasciò passare qualche istante e poi, lentamente, fece scivolare la mano su quella che Mick le stava offrendo. Intrecciò le dita con quelle dell'altro, sospirando appena prima di cercare il suo sguardo.
    Quello di cui aveva bisogno era sapere che Mick avrebbe davvero fatto di tutto per rimettere insieme i pezzi. Che non era più il ragazzo che trovandola priva di sensi nel suo appartamento si spaventava al punto da scappare senza controllare se fosse viva o morta, non era più il ragazzo che si era fatto schiavizzare per anni da Hernadez perché pensava di non poter fare altro, di non valere niente. O meglio: che era ancora quel ragazzo, perché infondo era quello di cui Isobel si era innamorata, ma che era pronto ad affrontare ogni giorno tutte quelle sue debolezze perché lei e Sun erano troppo importanti per accettare una sconfitta. Forse così Isy avrebbe finalmente ricominciato a credere di contare per Mick quanto quest'ultimo contava per lei.
    E dobbiamo ritrovarla..quella complicità. Perché tu non hai smesso di vederla, ma io sì. Niente di tutto questo sarà facile: dobbiamo essere in due a combattere, ok?
     
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    “Lo so.” E lo so sul serio. Devo ripulirmi. Voglio farlo, per quanto possa essere difficile. Ci sono già riuscito un paio di volte, non sarà difficile farlo ancora ed anzi so che sarò anche più motivato ad ottenere buoni risultati. Per Isy, per Sun e per la nostra felicità. Lo farò. Solo che non posso farlo adesso. Non posso superare un momento duro come quello che stiamo per vivere, senza essere fatto. Né posso superare la lotta contro Hernandez mentre soffro pesantemente per le crisi d'astinenza. Lo farò. Lo farò sul serio. Ho solo bisogno di farlo.
    “Voglio farlo.” E voglio anche trovare un lavoro vero. Qualcosa di dignitoso. Qualcosa che mi faccia tornare a casa senza la voglia di ficcarmi la bacchetta alla tempia. Non è che sappia fare molto oltre cucinare veleno e rivenderlo agli angoli delle strade, ma mi inventerò qualcosa. Farò in modo che Sun ed Isy siano fiere di me. Sarò un uomo nuovo. Posso esserlo.
    “Okay.” Stringo la sua mano, annuendo. E non avrei nient'altro da dire, nulla da controbattere. Ha ragione su tutto. L'ho fatta soffrire più di quanto fosse saggio fare.
    Eppure, nonostante debba essere felice e sollevato per aver ottenuto una nuova opportunità, senza preavviso ed apparentemente senza motivo, scoppio in lacrime. E diamine, lo faccio quasi come se fossi un bambino, con tanto di singhiozzi.
    “Scusami.” Mi copro il volto con una mano, mentre l'altra è impegnata a stringere la sua.
    E' che mi sento una merda.
    Ho fatto tutto questo tralasciando una persona a cui tengo. Cosa accadrà quando sarò finalmente fuori da questa merda? Cosa succederà a Cal quando gli avrò voltato le spalle ed avrò abbandonato questa merda di vita? Hernandez se la prenderà con lui e sarà tutta colpa mia. “Scusami Isy. Io voglio uscirne davvero ma... non posso lasciare Cal da solo in quella merda.” Le dico senza nemmeno riuscire a guardarla. “Hernandez gli fa delle cose disgustose. Lo so, l'ho visto.” Cose che non riesco nemmeno a ripetere. Cose che io ho permesso accadessero perchè non ho mai avuto le palle di fare nulla. E mi sento un verme per questo. Lo sono. Lo sono perchè ora sto per abbandonarlo a tutto questo e non sto battendo ciglio.
    Ed io voglio proteggere la mia famiglia, tengo a loro più di ogni altra cosa al mondo, ma non posso fare a meno di sentirmi una merda. Il peggior essere umano esistente sulla terra.
    “Io volevo solo aiutarlo ma non volevo rovinare quello che abbiamo.”
     
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    Il crollo improvviso di Mick la stordì, mettendo alla prova la necessaria prepotenza di cui si era vestita per intraprendere quella conversazione. In un'altra circostanza, arrivati a quel punto della loro relazione, avrebbe lasciato che prendesse il sopravvento la tristezza provata nel sentirlo acconsentire a tutto ma non mostrare particolare attenzione al discorso che riguardava il loro rapporto nello specifico. Ma vederlo così distrutto le impediva ora di abbandonarsi a quell'egoistica malinconia.
    Avrebbe voluto chiedergli cosa l'avesse fatto crollare in quel modo, invece decise di dargli tempo e continuò semplicemente a stringergli la mano in silenzio. Gli accarezzò il dorso con le dita attendendo pazientemente, anche se tutte quelle lacrime l'avevano inevitabilmente allarmata. Quando Mick aprì bocca e nella stanza risuonò quel "ma", Isobel chiuse gli occhi pronta a precipitare di nuovo. Trattenne il respiro, ma le parole che il ragazzo aggiunse non parlavano di una sua marcia indietro. Toccavano un particolare su cui fino a quel momento la Larsson non si era soffermata. La sua famiglia era diventata per lei una priorità così totale che aveva quasi rimosso la consapevolezza che anche Cal - una persona a cui lei voleva bene, malgrado ora nutrisse nei suoi confronti un certo risentimento - fosse coinvolto in quel giro, fosse affiliato a quell'organizzazione. Non aveva pensato che anche lui, come Mick, probabilmente se ne sentiva ostaggio.
    Ciò che Mick le rivelò, tuttavia, fu molto peggio delle verità da lei conosciute ma trascurate.
    Che cosa..?Lui lo...
    Non terminò la frase, ma il termine "disgustoso" aveva attivato immediatamente la sua sensibilità a certe tematiche: impossibile, dopo le agghiaccianti rivelazioni che sua madre le aveva fatto anni prima, non collegare le parole usate da Mick a quel tipo di sopraffazione che troppo spesso restava schiava del silenzio.
    Che figlio di puttana!
    Sentì la rabbia montare di nuovo dentro di sé. Voleva gridare a Mick che avrebbe dovuto parlarne con lei subito, che avrebbe dovuto ascoltarla ed affidarsi agli auror anche per quel motivo, perché il suo migliore amico era vittima di abusi e la paura non poteva contare nulla di fronte a tutto questo. Ma solo l'idea di farlo, di attaccare quell'uomo così fragile accanto a lei, l'amore della sua vita, che a suo modo aveva cercato per tutto il tempo di proteggere lei e Sun prima di ogni altra cosa, solo l'idea..le dava la nausea.
    Noi lo aiuteremo, ok? Lo faremo dall'esterno ma lo aiuteremo, te lo prometto. Non permetterò che una cosa del genere vada avanti.
    Jbaumm5
    Quello che fece, invece, fu abbracciarlo. Senza esitazione, per la prima volta dopo troppo tempo. Avrebbero fatto di tutto per sistemare le cose una volta tornati a Londra, avrebbero cercato di rimettere insieme i pezzi della loro vita e tutto ciò comprendeva anche aiutare Cal. E comprendeva l'affrontare dei dubbi sul futuro della svedese nel corpo auror, dubbi di cui finora non aveva reso partecipe Mick per dare spazio ad altre priorità.
    Lo strinse più forte a sé, cercando nel calore del suo corpo una chiave per capire come superare la distanza che ancora li separava, le parole non dette, i dubbi non ancora risolti. Voleva tornare a ciò che erano sempre stati fin dal loro primo incontro, seppure inconsapevolmente.
    Voleva ritrovare Isy e Mick.
     
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    Sono un cazzone, me ne rendo conto e l'idea di deludere continuamente Isy, non mi fa sentire altro che peggio. Vorrei poter essere diverso. Vorrei riuscire ad essere il tipo d'uomo che una donna come lei si merita, invece d'essere il patetico essere che sono. Eppure non posso fare a meno di esplodere nelle mie continue debolezze. Non so perchè non sono capace di prendere in mano la mia vita. Vorrei poter essere più come lei. Anche Isy ha le sue debolezze, ma quando c'è da rimboccarsi le maniche, cazzo, non conosco nessuno in grado di darsi da fare nel modo in cui lo fa lei. La sua diventa una missione e riesce sempre a portarla a termine. Io invece non ho mai concluso un cazzo nella mia esistenza, e mio padre non ha mai smesso di sottolinearlo, facendomi sentire anche peggio. E non voglio riversare su di lui tutte le colpe per quel che sono diventato, ma di sicuro la poca autostima che ha contribuito a creare in me, mi fa partire svantaggiato.
    È per questo che a volte ho paura di avere Isy accanto. Cioè cazzo, so di essere un bastardo fortunato e che uno come me una come lei se la sogna, ma a volte temo di rovinarla con la mia fallimentare presenza. E cazzo, non ci sono quasi riuscito?
    Eppure, cioè, riesce comunque a rimettersi in piedi, trascinando su anche me. Mi prende per mano dicendomi che andrà tutto bene ed io ci credo. Quando è lei a dirmelo, io ci credo.
    “Scusami.” Le dico ricambiando fortemente il suo abbraccio, e respirando a fondo il suo profumo.
    Le credo. So che aiuterà Cal e questo un po' mi aiuta. Continuo a sentirmi un verme schifoso, un traditore ed un fallimento vivente, ma so che con l'aiuto di Isy tutto andrà meglio. Sarà così. Ed io farò di tutto affinchè ogni cosa torni al proprio posto. Per lei, per la nostra famiglia. Perchè Isy se la merita la felicità ed io voglio riuscire a farla sorridere di nuovo.
    “Sei la cosa migliore che mi sia mai capitata. Tu, Sun.” Le disse, senza osare lasciarla andare. “E non voglio rovinare tutto di nuovo.” E' l'unica promessa che mi sento di farle. L'unica che sono intenzionato a mantenere.

     
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