The Hardest Part

pvt Jude

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.  
    .
    Avatar


    Group
    Studente Corvonero
    Posts
    634
    Location
    Londra

    Status
    Offline

    <h9>Non gli avevo rivolto parola praticamente per tutto l'anno scolastico, aiutato dagli allenamenti di quidditch e dal nuovo, piccolo, progetto che il Signor Blackwood mi aveva proposto, qualcosa di allettante per cui forse non mi vedevo tagliato propriamente ma che era sicuramente qualcosa che occupava tutte le mie energie. L'avevo semplicemente ignorato, che poi era praticamente la soluzione standard per tutte quelle situazioni in cui non volevo ricadere, in cui sapevo di non poter trovare un senso, di non poter avere la meglio e in cui potevo ricadere.
    Me lo ero ripromesso dopottutto, ripromesso di non fermarmi più, di non guardare di nuovo indietro, ci avevamo provato a far andar bene quella relazione o forse ultimamente ci avevo provato solo io, ormai erano mesi però che avevamo rotto e lui non pareva voler fare neppure un passo verso di me, perchè avrei quindi dovuto farlo ?
    Basta.
    Questo mi ero detto ogni volta che, rientrando in camera, vedendolo dormire nel suo letto tranquillo, avrei voluto solo scuoterlo, svegliarlo e dirgli che stavo male, anche se non lo davo a vedere, perchè le persone come me non lo davano mai a vedere, ci stavo malissimo eppure me lo impedivo e mi preparavo all'ennesima notte insonne, ogni notte, da mesi. Speravo almeno che se ne sarebbe andato a casa per le vacanze di Natale, quantomeno avrei avuto un attimo di pace, avrei avuto modo di coprire quella ferita che, vedendolo ogni giorno, continuava a rimanere esposta, scoperta e dolorante.
    Evitavo sistematicamente di rientrare in camera quando sapevo che lo avrei trovato, quel pomeriggio però andò diversamente
    << Cavolo ma dove ho la testa?>> chiesi irritato a me stesso passando nervosamente le dita sul collo sudaticcio dopo gli allenamenti, rendendomi conto di aver completamente dimenticato il libro di pozioni e sapendo di non poter proprio evitare di studiare, la mia media non proprio schifosa a Pozioni era l'unica cosa che mi garantiva di passare l'anno decentemente e passare l'anno decentemente era la sola cosa che mi garantiva di rimanere nella rosa dei potenziali futuri colleghi del Signor Blackwood, sospirai rassegnandomi a risalire su per la torre Corvonero, sentendomi rincuoranto almeno dal fatto che probabilmente, a quell'ora, Niven sarebbe stato già ampiamente rinchiuso in biblioteca con la testa sui libri piuttosto che in camera
    << Accidenti>> esplosi quando aprendo la porta Jude mi cadde propriamente tra le braccia, non certo perchè improvvisamente era stato vittima di un calo di zuccheri e ancor di meno perchè si fosse reso conto di quanto idiota era stato a lasciarmi andare, nah, era stata una pura coincidenza
    << Tutto apposto? Mi dispiace non immaginavo che ti avrei quasi sbattuto la porta in faccia >> mi giustificai di corsa stringendo le mie mani sulle sue spalle che, seppur meno esili dell'anno precedente, rimanevano sempre così fragili sotto le mie mani .
    I miei occhi si posarono di nuovo sulla figura esile dell'altro, non che non lo avessi visto mai in quei mesi, ma avevo rifiutato categoricamente di guardarlo fino a quel momento e fu facile sentire il cuore emettere un tonfo sordo, come quello di qualcosa che si gettava in un pozzo senza fondo, probabilmente il mio coraggio, il coraggio di lasciarlo andare. Dovetti forzare le mie dita a staccarsi dalle sue braccia e a tornare nelle tasche
    << Andavi di corsa?>> che razza di domanda era? Il punto era che non c'era niente ma proprio niente che riuscissi a dirgli più di quello, con tutto ciò che mi faceva provare anche solo guardarlo negli occhi due secondi era difficile anche solo capire che esistevo ancora, tutto avrebbe potuto cessare di esistere sulla piega gentile che prendevano le sue labbra imbronciate, il mio mondo sarebbe potuto iniziare e finire lì.
     
    Top
    .
  2.  
    .
    Avatar


    Group
    Studente Corvonero
    Posts
    663

    Status
    Anonymous
    Quei mesi passati in uno stato di non-esistenza si erano protratti logorando il finto sollievo da cui si era lasciato illudere quando aveva dato inizio a quella situazione, una prigione costruita con le sue stesse mani quella da cui si sentiva soffocare ogni qualvolta la mancanza di Alexander si insinuava nella routine delle sue giornate.
    Era nei momenti più imprevisti che accadeva, spesso di così poco conto da coglierlo impreparato nella totalità che aveva rappresentato l'altro ragazzo per lui, ritrovandosi a dover gestire fitte di malinconia per cose semplici come il non essere più sommerso dal suo chiacchiericcio e commentario di qualsiasi cosa gli accadesse attorno, il ritrovarsi a dover ingoiare tutto quello che lui stesso avrebbe voluto dirgli, spesso semplici bottarelle di acido sugli altri, o pensieri sparsi e di poco conto su quello che gli era successo durante la giornata, parole che un tempo gli avrebbe offerto nel semplice piacere di condividere con lui le cose.
    Il silenzio era devastante.
    Doversi sottomettere a quella ridicola danza tra di loro fatta di fughe, sguardi evitati e interazioni spolpate all'osso pur di evitare di parlarsi davvero lo era.
    Dividere la stanza con qualcuno e rifiutarsi già solo di entrarci senza avere prima la certezza l'altro non ci fosse o stesse già dormendo sembrava assurdo eppure era quello a cui si erano ridotti. Per colpa sua. Scelta.
    Una che non lo consolava sembrasse aver prodotto i risultati sperati, anche se forse se ne illudeva solo di essere riuscito a salvare l'altro dalla perenne tristezza che aveva avuto la sensazione di mettergli addosso con la loro relazione. In fondo non aveva idea di come stesse davvero, lo conosceva abbastanza bene da non riuscire a fidarsi della maschera di allegria che aveva sempre stampata addosso benché gli sarebbe piaciuto riuscirci e darsi una pacca sulla spalla, consolare il proprio dolore nella consapevolezza fosse stata la scelta giusta. E che al di fuori dei pochi - minuscoli, se paragonati a quelli degli anni passati in cui dividevano ancora la maggior parte delle lezioni. - contesti divisi con lui in cui riusciva a spiare spiragli della sua nuova normalità fosse poi in realtà più felice sul serio. Pieno di nuove amicizie, magari con... qualcuno di più sano interessato a lui in modi romantici.
    ... Un augurio, quell'ultimo, su cui non riusciva davvero a tollerare la possibilità sebbene nella logica bislacca da cui erano stati guidati i suoi motivi gli sembrasse una proseguimento naturale. Uno con cui avrebbe dovuto venire a patti. In futuro. Forse. Sperava che un giorno le sue stesse scelte e azioni avrebbero smesso di torturarlo.
    Anche nel caso fosse accaduto però, la sua fortuna o mancanza di tale sembrava ben intenzionata a riempirlo di difficoltà già di suo. Giusto per ricordargli la vita fosse una fregatura comunque si decidesse di affrontarla.
    Evitava la stanza che condivideva con Alexander durante il giorno, o forse sarebbe stato meglio dire che la evitava in qualsiasi momento in cui non fosse praticamente obbligato per regolamento a starci dentro. Eppure anche così, con quelle grandi propositive, era inevitabile gli imprevisti accadessero, dovesse entrarci per recuperare dei libri tra una lezione e l'altra o dei vestiti o a controllare che il gatto spelacchiato che per forza di cose gli ricordava di suo Alexander non stesse ribaltando tutto perché si sentiva ignorato.
    Pochi minuti. Niente di più. Ma avrebbe dovuto aspettarselo un giorno anche quelli sarebbero stati la sua rovina, anche se doveva ammetterlo, il finire direttamente tra le braccia di Alexander era una sorpresa anche per la sua visione fatalista del mondo.
    'Sei umido.' ... Non esattamente la cosa più carina da dire a qualcuno, di sicuro non la migliore in quel contesto, ma in sua difesa era vero! Immaginava fosse uscito da poco dagli allenamenti di Quidditch.
    Sostò sotto il suo tocco per quella manciata di istanti, cercando di ignorare quell'improvvisa vicinanza, sgusciando con gli occhi sul suo viso in un guizzo d'ansia alla prospettiva di un dialogo a cui non era mentalmente pronto. Non che lo sarebbe mai stato.
    'Sì, beh, capita.' Oh, stava andando benissimo. Il pizzicore del disagio si fece strada in lui, facendogli compiere un passo indietro in parte involontario per staccarsi dalla pressione delle mani altrui sulle spalle. Se la domanda altrui non l'avesse fatto sentire punto sul vivo nei suoi piani di fuga, forse involontariamente, sarebbe decisamente sgusciato via di corsa.
    '... No?' No? Insomma, tecnicamente no davvero, non aveva un granché da fare al di fuori di riprendere la millesima sessione di studio. Non un'urgenza.
    'Ero solo passato per-' Gesticolò vago con una mano verso la figura del gatto accomodato al fondo del suo letto e preso a leccarsi le zampe. '-nutrire Attila ed evitare che si rosicchiasse uno dei tuoi maglioni come vendetta altrimenti.' Annuì piano, premendo le labbra in una linea riassumibile solo con il pensiero eh, che vuoi farci. Era tutto molto imbarazzante.
    'E tu? Avevi fretta?' Rimarcò il suo stesso interrogativo, soppesandolo con una lunga occhiata per tracciare sotto lo sguardo tutti i dettagli o possibili cambiamenti avvenuti in lui in quella distanza forzata a cui gli aveva costretti.
    'Quindiii... come va la vita?' Ah, dio.

     
    Top
    .
  3.  
    .
    Avatar


    Group
    Studente Corvonero
    Posts
    634
    Location
    Londra

    Status
    Offline

    Qkmw3LWEra praticamente impossibile non riuscire a rimanere attaccato al ricordo della mia relazione con Jude, per quanto volessi liberarmene, per quanto avessi provato a scacciare quel pensiero a chilometri da me, a mandarlo giù insieme alla birra domenicale ad Hogsmeade, niente riusciva a non farmi rimanere ancorato alla consapevolezza che Jude, alla fine, era l'unica persona che davvero mi avesse amato nella mia vita, anche più dei miei genitori che mi avevano lasciato come si lascia qualcosa che non ha importanza, lui mi aveva amato e aveva amato anche quelle stronzate di cui avevo costellato la nostra relazione ma, alla fine, anche lui mi aveva lasciato, aveva preferito qualcun altro a me, aveva lasciato me a penzolare nel vuoto su un filo del cazzo, ed io non ero mai stato un grande equilibrista.
    Ritrovarmelo tra le braccia non era stata esattamente la cosa migliore del mondo, non è mai la cosa migliore poter abbracciare solo per qualche secondo qualcuno che vorresti ma che non puoi neppure più sfiorare
    - Sei umido-
    Riuscì a strapparmi un sorriso in quel suo modo così infantile di buttare lì sentenze che avevano dell'assurdo, con quel suo faccino sempre imbronciato, mi mancava da morire ed averlo lì era la cosa peggiore che potesse capitarmi
    << S-Si, scusa ... Sai gli allenamenti >> allenamenti in cui avrei dovuto rimanere per altri duecento anni se solo fosse servito a non dover, di nuovo, subire l'incanto degli occhi di Jude che, ancora, come la prima volta, riuscivano a paralizzare i miei e a far inciampare un pensiero sull'altro.
    Fece un passo indietro e le mie mani lo lasciarono sfuggire via, come sempre, di nuovo, le ficcai nei calzoncini, non sapendo più che farci, appendici inutili che fremevano per poter sentire di nuovo il contatto con la pelle dell'altro
    'Ero solo passato per nutrire Attila ed evitare che si rosicchiasse uno dei tuoi maglioni come vendetta altrimenti.'
    Un nuovo sorriso si aprì sul mio volto, annuii ciondolando la testa in avanti, puntando lo sguardo sulla punta delle mie jordan che , come sempre, maledette, non mi diedero nulla di intelligente da dire
    << Non che io ami particolarmente i maglioni ma si, beh, hai fatto bene >> Davvero? Hai fatto bene a nutrire il gatto? Davvero Alex?
    La vocina nella mia testa continuava ad incalzarmi, prendendosi gioco di me, neppure troppo vagamente e cosa potevo dirle? Aveva tutte le ragioni di ridere del coglione che ero e che riuscivo a sembrare ogni volta che quel riccietto dagli occhi bluastri si fissava a guardarmi piegando le sue labbra morbide in quella linea sottile
    - E tu avevi fretta?-
    << Io?>> che ci ero venuto a fare io in camera? Neppure me lo ricordavo più, eppure doveva essere qualcosa di importante ed ero quasi di sicuro di avere anche una certa fretta ma non ricordavo più niente di tutto quello che avrebbe dovuto essere anche solo vagamente importante, perchè, appunto, tutto sarebbe stato sempre solo vagamente importante in confronto a Jude
    << No , no, ero passato a fare una doccia >> credo. Si, la doccia, forse.
    - Quindi come va la vita?-
    Ed eravamo fermi sulla porta come due cretini, avrei semplicemente potuto dire "bene" , farmi la doccia e andarmene, lasciarlo di nuovo alla sua vita, a quella che si era scelto e che aveva scelto di non condividere con me, in fondo però non riuscivo neppure a biasimarlo, neppure io avrei diviso la mia vita con un coglione come me
    << Solite cose, quidditch , lezioni ... e tu ? >> ah ecco ora si che ragionavamo e tornavamo a fare domande per niente imbarazzanti e che non uscivano per niente con una semi voce metallica e per niente spontanea dalle mie labbra e no, no, non stavo mica fissando i suoi occhi come se avessi visto la Madonna.
    Feci un passo cercando di superarlo, semplicemente, entrando nella stanza e non restando ad un passo dall'uscita, eppure le mie gambe , invece di evitarlo, mi portarono solo al punto di partenza, me , lui, pochi centimetri a dividerci e tutto il resto del mondo fuori che avrebbe potuto anche bruciare senza che io neppure me ne accorgessi, il mio mondo tanto era tutto lì, in quel metro e settanta di ragazzino esile che non sapeva più nemmeno cosa dirmi
    << Jude so che non ne vuoi parlare , so tutto ma sento il bisogno di dirti una cosa, c'è una cosa che io voglio che tu sappia >> deglutii due, tre, quattro volte, sperando che quel groppo in gola scendesse, senza risultato ovviamente
    << Tu sei stato tutto per me, tu sei tutto per me, anche se ti ignoro , anche se non stiamo più insieme, capito? Se hai bisogno di me, io ci sarò sempre, per te io ci sarò sempre >> sussurrai mentre il pollice e l'indice della mia mano destra si chiudevano sul suo piccolo mento tirandolo un pò su

     
    Top
    .
  4.  
    .
    Avatar


    Group
    Studente Corvonero
    Posts
    663

    Status
    Anonymous
    Rigidi quei convenevoli oltre che assolutamente inutili ma in modo bislacco riuscivano ad essere abbastanza, nel semplice atto di parlarsi di nuovo, per riaccendere in lui una piccola scintilla di qualcosa. Speranza forse, consolazione, parole che avevano il retrogusto di una carezza sul suo animo perso da mesi nella malinconia, nostalgia, rimpianto di tutto quello che aveva scelto di cedere in favore di un bene possibilmente fittizio da donare all'altro.
    'Solite cose.' Rimarcò l'impersonale risposta ricevuta da Alexander, annuendo piano e stiracchiando le labbra in una linea dubbiosa ai contenuti di quello scambio. Per essere uscita dalle sue stesse labbra la domanda iniziale gli sembrava comunque più idiota di qualsiasi altra cosa avesse mai detto nella sua vita, sebbene un traguardo improbabile. Sapeva di aver fatto di peggio, come già solo la discussione avuta alla rottura avvenuta con il ragazzo che aveva davanti, e di cui adesso si ritrovava a cercare ma allo stesso tempo voler evitare lo sguardo, incrociandolo al suo, soffermandosi ad osservare quei lineamenti che gli erano mancati terribilmente in quel ridicolo evitarsi spinto all'estremo in quegli ultimi mesi, per poi tornare a rifuggirgli e puntare gli occhi sulle proprie mani, piedi, Attila che ignorava bellamente il disagio di entrambi i suoi padroni.
    Quando lo vide varcare la soglia con il palese intento di finire quello per cui era venuto, immaginava, trasse un lieve sospiro di rassegnazione. I suoi nervi tesi fino al limite in quell'ostinarsi delle parti più intime di sé all'illudersi le cose per una volta sarebbero andate diversamente, un destino quello in cui aveva costretto entrambi che non sembrava essere intenzionato a cambiare, un fatto ovvio se si considerava li avesse spinti lui in quelle gabbie, chiudendoli dentro con il preciso intento non potessero più muoversi e scivolare negli stessi sbagli, eppure in quel momento sarebbe stata una menzogna affermare di non sentire il disperato bisogno di spezzare la routine fatta di silenzi e parlargli. Aggiungere qualcos'altro, qualcosa di reale, ma non gli riuscì.
    Probabilmente, avrebbe lasciato scivolare via tra le dita anche quell'occasione se con sua sorpresa non fosse stato Alexander stesso ad interrompere la ridicola ostinazione con cui si chiudevano l'uno all'altro.
    'Cosa-' Dopo tutto quel tempo passati senza rivolgersi parola non era sicuro se fosse sollevato o allarmato da così tanta schiettezza. L'occhiata da cerbiatto accecato da dei fanali che gli rivolse sia a quel discorso che al tocco sul suo viso fu probabilmente più che abbastanza per palesare il suo tumulto interiore.
    Si irrigidì sul posto per qualche interminabile secondo prima di sciogliersi, la sua mancanza troppo forte per fingersi indifferente o tirarsi indietro rifiutando il suo tentativo.
    'Non è che non ne voglio parlare, è che mi sembrava... meglio.' Beh. I risultati positivi di quella scelta si vedevano proprio... La verità è che niente di quello che era stato nei suoi piani sembrava essere andato a buon fine ed aver portato Alexander a quella sua dubbia utopia immaginata togliendosi dall'equazione.
    'Lo sai che vale anche per te. Lo sei ancora tutto.' Fin troppo. Così tanto da aver azzerato qualsiasi altra cosa, reso futile ogni tentativo di andare avanti o smuoversi da quella tristezza che lo aveva pervaso fin dentro le ossa da quel giorno sul lago in cui si erano lasciati.
    'Mi manchi.' Una confessione che soffiò per poi pentirsene pochi secondi dopo, ma non fece niente per rimangiarsela, finendo invece per premere esitante le dita nel tessuto della maglia dell'altro, un gesto tragicamente impacciato a segnalare la possibilità di volere un abbraccio. Da quando non si erano conosciuti non aveva mai imparato l'arte di quel gesto senza disagi ridicoli, e in quel caso non era troppo sicuro l'altro fosse propenso a concedergliene uno, aveva paura l'avrebbe rifiutato se avesse osato prenderselo e basta.
    'Ero convinto fossi arrabbiato. Non lo sei? ' Lo scrutò con quegli occhi così azzurri e adesso così pieni di titubanza alle incognite di quello strappo nella routine che avevano preso, incapace di capire se fosse un bene o un male fosse accaduto. Di sicuro, lo faceva stare meglio.

     
    Top
    .
  5.  
    .
    Avatar


    Group
    Studente Corvonero
    Posts
    634
    Location
    Londra

    Status
    Offline

    " E tornarono a parlare di cose senza importanza"
    Non ricordavo in quale libro l'avessi letto ma ricordavo perfettamente la sensazione che quella frase mi aveva lasciato appiccicata addosso, come un'ombra, per tutti i restanti giorni della settimana. Una frase che , da sola, poteva spiegare il senso di tutta una relazione, come la mia con Jude, in poche semplici parole che ad un qualcuno di esterno sarebbero, appunto, sembrate solo semplici parole.
    C'era tristezza invece, quella che si prova quando una storia finisce e tutto quello che ti rimane è parlare di niente, di cose futili e vuote mentre gli occhi si dicono tutt'altro, c'era la muta rassegnazione di chi sa che "cose senza importanza" sono le uniche dove una conversazione può aver luogo senza attecchire incedi di discussioni e torti compiuti in passato. Quella frase, mai come ora, mi sembrava realistica.
    Ero lì, lui era lì, eravamo ad un passo l'uno dall'altro eppure mai eravamo sembrati ai miei occhi così distanti, quasi che le mie mani sentissero il bisogno febbrile di stringerlo per colmare quella divisione ma pure quella, pure il contatto era solo una falsa illusione di vicinanza perchè la vicinanza viene dal cuore, non certo dalle parole, o dalle labbra, o dalle mani, viene da dentro, o ce l'hai o non ce l'hai, e noi la nostra, probabilmente, l'avevamo persa mesi prima.
    Io però ero uno che si rassegnava difficilmente alle cose, specialmente con qualcuno che amava, che aveva rappresentato tutto per lui, la terra, il cielo, l'aria, il respiro stesso, e Jude l'aveva fatto, Dio solo sapeva quanto avesse rappresentato per me, il mio unico peccato era non saperlo dimostrare nei modi giusti, in modi comprensibili, avevo fallito a modo mio, proprio io, con i miei maledetti pantaloncini da basket, i miei modi del cazzo , i miei scatti di rabbia e il mio naso troppo grosso, io avevo fallito e il chiacchiericcio insensato dell'altro non faceva che rimandarmi addosso tutto il mio contro-tempo.
    Ero sempre un passo indietro, lo ero sempre stato già dall'infanzia: gli altri figli Purosangue mostravano le loro prime magie involontarie, io no, alcuni avevano già ricevuto la lettera per Hogwarts, io neppure riuscivo a far accendere una lampadina, gli altri avevano avuto una famiglia a crescerli, io avevo imparato tutto quello che sapevo da Jason, un altro ragazzino disadattato proprio come me, gli altri erano alti e giocavano a basket, io ero ancora un tappo e mezzo alla veneranda età di diciassette anni, gli altri capivano il loro orientamento sessuale, io , pur avendo fatto sesso con Jude, ancora mi chiedevo cosa volessi davvero, gli altri si erano diplomati e iniziavano le loro carriere, io ancora ero al mio V anno, Jude mi amava e io non ero sicuro, Jude non mi amava più ed io lo amavo, Jude era andato avanti e io no. Io ero sempre stato indietro e continuavo ad esserlo.
    Tutto questo groviglio di pensieri cominciò a premermi il petto tanto da dover chiarificare all'altro quanto pensassi riguardo a noi, a me e lui, perchè un noi aveva smesso di esserci da un bel pò e forse anche nel rendermi conto di quella rottura ero arrivato tardi
    'Non è che non ne voglio parlare, è che mi sembrava... meglio.'
    << Lo capisco, che tu non ne voglia parlare o che ritenga meglio non farlo, io lo capisco o almeno ci provo >> confessai alzando le spalle e lasciandole ricadere mollemente
    'Lo sai che vale anche per te. Lo sei ancora tutto.'
    << Che brutto tutto che hai, io non vorrei mai essere il mio tutto >> ammisi tristemente, la verità era quella, avevo realizzato quanto dannatamente fossi inadatto, quanto Jude avesse evitato un disastro con quel rompere la relazione
    'Mi manchi."
    E rimasi indietro anche in quel momento, mentre il mio cervello e le sue poche rotelline mal oleate giravano scricchiolando e cercando di capire cosa di me gli mancasse, se gli mancassi io o gli mancasse il suo fidanzato o l'amico, cosa gli mancasse davvero e lui invece era già andato avanti, mentre le sue dita premute sulla schiena erano il chiaro sintomo di cosa cercasse e non riuscii a permettere alle mie domande di uscire, di dividerci ancora, perchè quel richiamo per me sarebbe stato sempre più forte di tutto il resto.
    Le mie braccia circondarono il minore mentre la destra andava tra i suoi capelli mossi, premendolo contro il mio petto, nel luogo dove avrei voluto sempre che fosse, nel luogo in cui l'avevo portato per quei mesi in cui eravamo stati divisi da tutto il resto
    << Anche tu >> soffiai tra i suoi capelli
    - Ero convinto fossi arrabbiato, non lo sei ?-
    Lo rilasciai, incontrando i suoi occhi timorosi, incerti come lo ero io, perchè a dirvi la verità io non sapevo proprio che cazzo stessi facendo, non ne avevo la minima idea
    << Non ero arrabbiato neppure prima >> sospirai << ero più ... incerto diciamo così, la sensazione era quella che tu mi stessi togliendo il mio posto, che non mi volessi più ma che non sapessi bene come dirmelo e se è così io lo accetto, va bene ma ti prego allora lasciami andare perchè sarebbe una coltellata nei polmoni vederti riandartene >> confessai serio
    << I-io non sono arrabbiato è che mi manchi e sto male e non posso vederti senza stare male e ripensare a ... tutto >>


     
    Top
    .
  6.  
    .
    Avatar


    Group
    Studente Corvonero
    Posts
    663

    Status
    Anonymous
    Ricordava i tempi in cui era stato arrabbiato dalla loro apparente incapacità di riuscire ad incastrarsi in un rapporto funzionale, una frustrazione che lo mangiava dentro affondando i suoi denti nei suoi organi, nel suo cuore, giorno dopo giorno, la causa di così tanti litigi da non riuscire nemmeno più a ricordarli tutti.
    A scontarsi in discussioni che alla fine, guardandosi indietro, interpretava come essere state accese dalla disperazione. Quella che non se n'era mai andata ma aveva cambiato forme, nata dallo smanioso desiderio di riuscire a far funzionare le cose tra loro, riuscire a rendere l'altro felice, riuscire a catturare di nuovo in modo permanente la pienezza di sensazioni che provava con Alexander quando le cose andavano bene, momenti rari ma speciali. Imparagonabili a qualsiasi altra cosa avesse mai provato, e che avrebbe continuato ad esserlo anche in futuro. Perché nonostante la sua scelta di mollare la presa e cercare di spingere entrambi alla salvezza in un modo drastico e poco funzionale lo sentiva che niente e nessuno avrebbe mai potuto prendere il posto di Alexander nel suo cuore. Neanche se avessero finito con il non rivolgersi più la parola per dieci, venti, anni.
    Era stato il suo primo tutto. Il metro di paragone a cui chiunque fantomatico altro sarebbe stato sottoposto, e sapeva che nessuno, per quanto caratterialmente perfetto, più bello, più facile con cui avere a che fare, sarebbe riuscito a spodestare Alexander dal monopolio del suo cuore.
    'Lo sei sempre stato.' Il suo tutto. Accennò un sorriso velato di tristezza all'autocommiserazione altrui, così come a quella verità appena pronunciata da lui stesso, lo era davvero deprimente in quella situazione arrivare a quella considerazione. Sopratutto, visto quella che si era portata appresso tra i suoi pensieri, congiunta a quella realtà. Una che non svelò subito, tenendola tra le labbra che schiuse e richiuse, nel dubbio se fosse il caso di spingersi così oltre i limiti posti da se stesso, ma alla fine vinto per merito e colpa dell'abbraccio che l'altro gli concesse.
    Affondò il viso contro il suo petto, respirando piano contro il tessuto della sua maglia, le dita strizzate in essa con una certa vena di nervosismo come se potesse essergli strappato via da un momento all'altro. Come se potesse essere l'ultimo abbraccio che avrebbe ricevuto da lui.
    Una delle tante cose che l'aveva tormentato nel lungo periodo della loro divisione era stato il non riuscire a ricordarsi quali fossero stati gli ultimi gesti d'affetto, baci, tocchi, che l'altro gli avesse riservato, non rimasti impressi nella sua memoria come avrebbero meritato perché ai tempi non aveva saputo sarebbero stati gli ultimi. Ogni tanto si era ritrovato a rigirarsi insonne tra le coperte, a cercare di riportare a sé le memorie di un singolo abbraccio come quello per consolarsi dalle proprie angosce, la propria solitudine, e ritrovarsi ad avere timore sarebbe arrivato il giorno in cui non una singola memoria di affetti simili gli si sarebbe ripresentata.
    'A volte penso che non sarò mai più felice senza di te.' Un sussurro appena accennato quello con cui diede voce a quel filo di pensieri, nato pochi istanti prima e già trasformatosi in una verità a cui non sapeva protestare. Una per cui in parte fu sia triste che sollevato quando Alexander lo lasciò andare, dubbioso su quanto di quello che gli passava realmente per la testa avrebbe dovuto concedersi di dirgli.
    'No. Non era quello che stavo facendo.' Si corrucciò appena, scuotendo il capo, affondando blandamente i denti in un labbro. Non riuscivano davvero mai a capirsi, non c'era dubbio.
    'Era il mio posto quello che stavo... eliminando. Non stavo cercando di avvilupparmi in un qualche sogno d'amore con Erika, non l'ho nemmeno più vista dall'ultimo incontro per cui noi abbiamo litigato.' Perché stava cercando di preservare anche lei, e la lontananza almeno per uno tra lei ed Alexander doveva essere il metodo giusto. Doveva.
    '... Ho fatto un casino, mi dispiace. E' che-' Era il caso di spiegarsi fino in fondo? Forse no. Ma non avrebbe saputo dire cosa lui stesso volesse davvero da quello scambio, e immaginava di dovergli un po' di chiarezza.
    'Alla fine ti rendevo sempre miserabile. Per un motivo o per un altro non sono mai stato capace di non farti stare da schifo, vuoi per Erika, vuoi per il mio carattere, o qualsiasi altra cosa, e quindi- Che senso ha stare con qualcuno così? Come me?' Aveva pensato così tanto a quel tipo di cose da esserne quasi desensibilizzato, le aveva accettate.
    'Io ci provo ogni volta ad impegnarmi ma poi finisco sempre per fare qualche stronzata che ti ferisce.' Perché ormai lo sapeva quante colpe fossero sue, quante volte avesse ceduto a cose che sapeva fossero sbagliate ma a cui non era stato in grado di resistere. Solitamente sotto forma della piccola e saltellante figura della danese. 'Quindi- io-... pensavo che lasciarti andare fosse la scelta giusta. Era questo che stavo facendo. Lasciarti libero di rifarti una vita e staccarti da me, così che tu potessi trovare qualcuno di normale e... stare bene.' Perché lui non era in grado di riuscire a donargli quel risultato.
     
    Top
    .
  7.  
    .
    Avatar


    Group
    Studente Corvonero
    Posts
    634
    Location
    Londra

    Status
    Offline

    Non sappiamo mai quando sarà l'ultima volta, l'ultima volta in cui abbracceremo una persona che amiamo, l'ultima volta che sentiremo il suo profumo per la stanza, che vedremo le sue cose sparse in giro, l'ultima volta in cui ci sentiremo dire che siamo amati o l'ultima in cui diciamo a quella persona di amarla, quanto sia importante per noi, questa era una delle grandi fregature dell'esistenza: non riuscire mai a fermare un frammento per sempre semplicemente perchè in quel momento non sappiamo che in un futuro avremmo solo quello a cui aggrapparci.
    Aggrapparsi alle cose fa male, è vero, potevo dirlo con certezza avendo passato mesi a consumare ricordi e momenti passati con Jude ma aggrapparsi è l'unico modo a volte di sopperire le mancanze seppur ci garantisca di continuare a soffrire ogni volta come la prima, in una ciclicità che sembra destinata a non finire mai: siamo soli, cerchiamo quel ricordo, lo riviviamo vividamente e poi quando svanisce lascia solo ancor più vuoto di prima e ricominciamo in un loop infernale.
    Avrei voluto saperci dare un taglio, avrei voluto staccarlo da me e dirgli che niente poteva tornare com'era prima perchè noi non eravamo più quelli di prima, che la decisione presa, sfiatata quel giorno dalle sue labbra morbide, non poteva tornare indietro e che forse andare avanti, per entrambi, sarebbe stata la cosa migliore. Avrei voluto dirgli quello che avevo pensato così spesso in relazione a noi due , che le persone che si amano non sempre sono insieme, che un uomo non sempre si trova nella strada giusta per il proprio destino, eppure non feci nulla se non ammettere quanto impossibile fosse per me vivere senza di lui, colmare quella mancanza incolmabile: Non avevo vissuto fino al giorno in cui ci eravamo scontrati su quelle scale, come potevo ora vivere senza di lui? Come potevo lasciarlo andare di nuovo sapendo che il mio mondo era cominciato sulla piega della sua smorfia imbarazzata anni fa?
    'A volte penso che non sarò mai più felice senza di te.'
    E mai come in quel momento lo capivo, mai come in quel momento mi sembravamo per una volta sintonizzati sulla stessa onda radio, ed era quello che più mi faceva incazzare di noi due, come potevamo noi trovare il nostro punto d'incontro solo nel punto più basso per entrambi?
    << Io so che non posso esserlo senza di te >> sussurrai in risposta, lentamente, a bassa voce, come tutte le cose importanti andrebbero dette
    'Era il mio posto quello che stavo... eliminando. Non stavo cercando di avvilupparmi in un qualche sogno d'amore con Erika, non l'ho nemmeno più vista dall'ultimo incontro per cui noi abbiamo litigato.'
    Quel nome riusciva ancora, nonostante tutto, a farmi tremare, incredibile che un'esserino di venti grammi dai capelli colorati potesse far tremare in quel modo un omone come me ma quando ciò che ami ti sta per essere tolto non esiste altezza, vecchiaia, massa che tenga, ci fa tremare sempre
    'Alla fine ti rendevo sempre miserabile. Per un motivo o per un altro non sono mai stato capace di non farti stare da schifo, vuoi per Erika, vuoi per il mio carattere, o qualsiasi altra cosa, e quindi- Che senso ha stare con qualcuno così? Come me?'
    E non riuscii a scuoterlo da quelle domande perchè erano lo specchio esatto delle mie, di quelle che mi avevano assillato ogni notte mentre, con la testa sul cuscino, obbligavo i miei occhi a non scivolare dall'altro lato della stanza, a non scivolare verso di lui per vederne le reazioni, con la paura di scoprire che , invece, lui riusciva a dormire molto meglio di quanto non riuscissi a fare io, perchè lasciarsi è orribile ma sapere che si soffre da soli, avere la certezza di non essere più amati è ancora peggio
    << Jude tu sei la persona che amo e ti amo così come sei, preferisco essere miserabile con te per il resto della vita che miserabile senza di te >> cercai le parole, quelle giuste stavolta, quelle che non riuscivo mai a dirgli se non quando dormiva accanto a me, sicuro che non potesse ascoltarle
    << Quello che io provo per te non è qualcosa che mi lascia scelta, non ne ho scelte, o con te o senza di te ed infelice, capisci?>> chiesi mentre la lingua umettava le labbra secche per la fatica che mi costava espormi in quel modo
    'Io ci provo ogni volta ad impegnarmi ma poi finisco sempre per fare qualche stronzata che ti ferisce.'
    << Ci feriremo sempre, hai ragione>> non potevo certo dirgli che non sarebbe stato così, non era da me promettere cose che già sapevo impossibili sin dal principio, ci conoscevamo troppo bene, conoscevamo ogni angolo scuro e cupo dell'altro e sapevamo entrambi che quegli episodi non sarebbero mai terminati per davvero
    i- io-... pensavo che lasciarti andare fosse la scelta giusta. Era questo che stavo facendo. Lasciarti libero di rifarti una vita e staccarti da me, così che tu potessi trovare qualcuno di normale e... stare bene.'
    << Jude>> sussurrai come a richiamare la sua attenzione, come a volergli tendere una mano per farlo uscire da quelle sabbie mobili che parevano essere i suoi pensieri circolari
    << Tu sei la persona che voglio sposare, la persona con cui voglio un futuro, con cui vedo la mia vita, l'unica persona con cui vedo ogni possibile futuro del cazzo, ci ho pensato sai? E non c'è una versione dove tu non sei lì con me. Tu sei l'unica scelta che ho >> dissi mentre le mani andavano ad incorniciare il suo viso sottile avvicinandolo al mio e una volta ancora, come la prima volta, le mie labbra si schiudevano sulle sue.
    Ancora una volta, per un altro giorno.


     
    Top
    .
  8.  
    .
    Avatar


    Group
    Studente Corvonero
    Posts
    663

    Status
    Anonymous
    Non aveva mai capito il significato del sentirsi togliere un peso dal petto fino a quel momento, niente era realmente cambiato, nessuna risoluzione gli era stata offerta ai suoi timori - né probabilmente esisteva. - eppure bastò riuscire a tornare a ripescare la comprensione così rara ma così significativa, empatica, che scorreva tra di loro nei momenti in cui entrambi si spezzavano, nudi dalle ridicole maschere di comportamenti terribilmente ostici con cui venire a patti per l'un l'altro che indossavano involontariamente per proteggersi, uniti di nuovo agli estremi, in grado di ritrovarsi in un modo che non si era aspettato.
    Il cosa si fosse aspettato di preciso era dubbio, di sicuro non che Alexander gli dicesse di aver ragione ma forse che in qualche modo concordasse lo stesso, con la stessa rassegnazione che gli aveva rivolto in altri momenti sulla loro incompatibilità, la causa principale per cui tutto era sempre caduto a pezzi, un attrito che rendeva tese le loro interazioni fin dal primo momento in cui si erano incontrati, alti e bassi che però erano riusciti lo stesso a formare qualcosa di importante.
    Il legame più importante della sua vita, della vita di entrambi se solo fosse stato in grado di assorbire quella verità che Alexander stava tentanto di delineargli davanti alla faccia, con parole che avrebbero quasi potuto farlo piangere di sollievo se non fosse stato ancora troppo nervoso per fare alcunché se non assorbirle in silenzio. Oltre al fatto che si rifiutasse categoricamente di piangere davanti a qualcuno.
    Un sospiro terso di emozione gli sfuggì le labbra mentre studiava la serietà sul viso altrui, una visione decisamente rara se non in quei momenti in cui sapeva, a discapito di da qualsiasi casino fossero stati preceduti, che Alexander intendeva davvero le cose che stava dicendo, così come era altrettanto genuino il tentativo di sbrogliarlo dalla stretta rete di ansie in cui si era intrappolato da solo.
    'Sarebbe comunque la scelta migliore, trovarti qualcun altro.' Sapeva di star parlando a vuoto, eppure si ostinava a cercare di fargli vedere i lati logici di fattori che semplicemente non viaggiavano su quei binari.
    Il problema più grande - tra tutti gli altri, sì, - probabilmente era anche quello. Il suo cercare di costringere tutto in questioni di pro e contro, equazioni che se sommate portavano a risultato x, quando i sentimenti non erano qualcosa di ammaestrabile, qualcosa che si piegava sotto alcunché, vibranti invece di vita propria e in grado di far cedere qualsiasi persona a quelle maree di imprevisti, legando anche persone come loro, così diverse eppure destinate ad amarsi e continuare a farlo con totalizzante disperazione a discapito di quanti colpi loro stessi e la vita avesse dato alla loro relazione.
    Stabili nell'unica certezza su cui nemmeno lui aveva mai avuto dubbi, il suo amore per Alexander.
    L'amava con la stessa intensità di quando quel sentimento era sbocciato tra loro.
    Per quello, anche con la bocca piena di proteste non riuscì a continuare con quell'imperativa decisione che si era prefissato. Stargli lontano. Liberarlo di lui.
    'Anche tu sei l'unica persona per me. Non quella perfetta, neanch'io lo sono per te mi sembra chiaro, ma quella che ho sempre voluto. Non mi potrebbe interessare nessun altro in quel modo. Non è mai stato quello il dubbio.' C'era una certa urgenza in lui nel bisogno di chiarirgli quel punto, sapeva benissimo quanto Alexander sapesse abbattersi travisando i suoi intenti, sminuendosi in modi che gli erano spesso apparsi ridicoli vista quanto fondamentale era la sua presenza per lui.
    Forse avrebbe continuato, cercando idioticamente di dissuaderlo ancora anche dopo quell'ammissione di resa appena datagli, ma il tocco delle sue labbra contro le proprie diede il colpo finale a quelle ultime ansie che lo strattonavano nell'indecisione. Accolse quel bacio con trasporto, le dita a stringersi prima sui suoi polso per assaporare la consistenza del tocco altrui, scivolando poco dopo tra i suoi capelli corvini a stringervisi.
    Tutta l'angoscia provata in quel mesi di separazione si gonfiò nel suo petto come un palloncino per poi scoppiare, lasciando che brividi di sollievo gli percorressero la pelle, assieme a quelli di un altro tipo di mancanza. Una non legata realmente a certi bisogni carnali in sé, quanto più al voler tornare a sentire Alexander vicino. Una che si premurò di palesargli velocemente, le dita ad affondare nella sua maglia, tirandolo verso il proprio letto rifiutandosi di staccarsi dalle sue labbra - anche per puro e semplice imbarazzo, non voleva avere a che fare con la possibilità di uno dei suoi soli strani commenti ironici. - i polpastrelli a spingersi già sotto i suoi vestiti a ricercare il calore della pelle altrui sperando di non trovare resistenze in quegli intenti.
    'Ti amo.' Un'affermazione soffiata in un sospiro terso contro la bocca di Alexander, le palpebre a sfarfallare nella timidezza mentre puntava i propri occhi languidi in quelli di lui, le labbra di nuovo a ricercare le sue per suggellare il messaggio nei gesti, per cercare una nota in più di conforto anche fisico oltre le sue parole, riconfermare fosse ancora suo.


     
    Top
    .
7 replies since 19/11/2019, 19:16   234 views
  Share  
.
Top