hot teacher

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    Era annoiata all'idea di dover sottostare ancora una volta alle stupide imposizioni dei suoi genitori. Odiava l'idea che prestassero attenzione a lei, soltanto se c'era di mezzo la scuola ed il suo rendimento. E la cosa assurda era che sentiva così tanto il bisogno di avere i suoi genitori nella propria vita, che faceva di tutto di proposito per far sì che le dessere un minimo di considerazione. Quindi sì, evitava di studiare. Sbagliava i compiti. Prendeva dei richiami.
    Quel che ottenne, non fu però la comprensione dei suoi genitori, quanto quello che per la Haugen poteva essere visto come l'ennesimo rifiuto. Sbuffò sonoramente, mentre attendeva che quel maledetto professore incaricato dai suoi genitori per delle dannate ripetizioni bussasse alla porta.
    Quando il campanello trillò, andò ad aprire senza entusiasmo, salvo poi cambiare repentinamente espressione nel ritrovarsi dinanzi un uomo alto e dai capelli meravigliosi.
    Helena sentiva d'avere nella propria mente ancora Ruben – e lo malediceva notte e giorno per quello – ma proprio non riusciva a porre freno ai propri istinti dinanzi a... beh, chiunque meritasse la propria attenzione.
    «E' lei il professore che hanno scelto i miei?» Gli chiese con un sorriso. «Helena Haugen, c'est moi Mise su un ampio sorriso, presentandosi euforicamente.
    Trascinò dentro l'uomo senza troppi preamboli, richiudendo la porta alle proprie spalle.
    «I miei hanno preso questa casa per me e mio fratello ma Otis è in Accademia.» Mostrò all'altro un sorriso furbetto, prima di tornare a guardarlo mordendosi il labbro inferiore allo stesso modo in cui un predatore fissava la propria preda.
    «Quindi sì... siamo soli.»
     
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    Un viaggio al Nord non era previsto nei miei programmi, preso come sono dalla preparazione delle lezioni ad Hogwarts e dal cercare di star dietro alla salute mentale di mio fratello senza risultare inopportuno e fastidioso, non avevo messo in conto la possibilità di una trasferta, seppur breve. Per un attimo ammetto di essere stato sul punto di dire di no ai coniugi Haugen quando mi arrivò la loro richiesta di dare lezioni di recupero private alla figlia, a quanto pare un caso sul baratro del disperato. Non per altro, ma l'idea di allontanarmi così tanto da Alexander e dalla scuola mi turbava, continuavo a pensare che se fosse successo qualcosa sarei stato troppo lontano per raggiungerli in tempo e aiutarli, in caso il mio piccolo folletto burbero avesse deciso di prendere a pugni qualcun altro o se tra gli studenti fosse scoppiato un putiferio... Alla fine però il mio senso del dovere ha prevalso, ho messo a tacere le ansie che mi avvolgono a cicli più o meno regolari e sono partito alla volta del villaggio di Bergenwiz.
    Non mi piaceva l'idea di lasciare una povera ragazza in difficoltà da sola con se stessa, se avessi potuto aiutarla l'avrei fatto volentieri! E poi i suoi genitori avevano scelto me, e in un certo senso questa loro fiducia mi riempie d'orgoglio, significa che tutti gli sforzi che ho fatto stanno andando a buon fine e che le mie abilità vengono riconosciute, ed è una sensazione più bella di qualsiasi metodo di pagamento possibile. E poi non avevo mai visitato questo posto, il villaggio è bellissimo e i boschi che lo circondano sembrano avvolti da un'aura di calma e silenzio quasi invidiabili... Non vedo l'ora di farci una passeggiata con la mia chitarra, una volta finita la lezione.
    Una volta arrivato alla casa indicata nella lettera suono al campanello con già un sorriso stampato sulla faccia, pronto a colmare tutte le lacune di una nuova giovane mente. Quando la porta si apre una ragazza magrolina e dai grandi occhi luminosi mi si para davanti, la sua iniziale mancanza di espressione cambia in un baleno quando mi vede, ed in lontananza, nella mia testa, inizio a sentire le prime campane d'allarme. Non farci caso, Kieran, magari si aspettava un vecchio barboso ed è solo felice di avere una persona più vicina alla sua età rispetto a quella di Matusalemme.
    Si, Helena. Mi chiamo Kieran Drayton piacere di con... Oh, ok.
    Non riesco a finire la frase che la giovane donna mi trascina dentro come se fossi un bambolotto di pezza. Tutto questo entusiasmo da un lato è positivo, spero sia in grado di traslarlo anche nello studio e che non rimanga in ambito accoglienza ospiti. Di primo acchito mi sembra sveglia, ormai credo di essere in grado di riconoscere un essere umano svogliato quando lo vedo, ne ho davanti a bizzeffe a scuola... Forse è solo una dei tanti "è intelligente, ma non si applica", il che è un peccato perchè sono solo ottime risorse e menti andate sprecate.
    Quando mi annuncia che, in questo momento, siamo i soli occupanti della casa mentre mi guarda come se fossi un arrosto natalizio il sangue mi si gela un po' nelle vene. Le campane d'allarme ormai stanno andando in pezzi, da tanto sbatacchiano, ed io non posso fare a meno di pensare: "Oh, no. Un'altra". Ho perso il conto delle ragazzine che, in Scozia, sospirano tutte le volte che mi porto un ciuffo di capelli dietro l'orecchio, e le più intraprendenti riescono persino a mettermi in tremendo imbarazzo coi loro commenti decisamente poco consoni. Ironicamente penso che mi sarei dovuto portare dietro una picca, in caso la mia nuova allieva diventi troppo estroversa, ma so che non ce ne sarà bisogno perchè alla fine dei conti la sua è solo una provocazione. Spero.
    Ehm... si, bene. Perchè non andiamo a sederci ad un tavolo, così possiamo iniziare?
    Il mio sorriso vacilla, ma sotto tutto il disagio che provo cerco di mantenere un tono propositivo. E Kieran, per l'amor del cielo, qualsiasi cosa accada, non osare sistemarti i capelli. Cristo, ogni tanto penso che, se non ci fossi così tanto legato, me li raserei a zero per evitarmi situazioni di questo genere...
    Intanto parlami un po' di te e dei tuoi problemi a livello scolastico, ti va? Quali sono le tue lacune e in quali incantesimi pensi di andare meglio. Ah, ed io non sono qui per giudicarti, solo aiutarti, ricordatelo.
     
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    Fu entusiasta d'apprendere di poter avere a che fare con un professore che non avesse la stessa età di Merlino. Vedersi spuntare alla porta di casa un uomo come quello, aveva risvegliato tutta la sua voglia di studiare, o qualcosa del genere. Fu un po' meno esaltando osservare la rigidità della controparte, ma non si preoccupò più del dovuto. Era certa avrebbe presto trovato una soluzione a quel modo di fare.
    «Sì certo. Iniziamo quando vuole, prof.» Disse rivolgendo un sorriso all'altro, invitandolo a proseguire verso la cucina. Accolse il suo invito di sedersi al tavolo. Tuttavia, ignorò la sedia, e dopo aver aspettato che il professor Drayton si accomodasse, fece lo stesso sedendosi sul tavolo. Lasciò dondolare penzoloni le gambe scoperte dalla corta gonna che scopriva le cosce fino a metà e non si preoccupò di sistemarsi. Rimase così a guardare l'altro mentre i suoi capelli, guardando intensamente l'altro ed in conformità coi pensieri che le offuscavano il cervello, si tingevano di rosso. «Oh beh... credo di aver bisogno di un ripasso generale.» Annuì lentamente, piegando il capo che poggiò sulla spalla.
    «Una ripassata, sa.» Aggiunse poco dopo con un breve risolino, mentre accavallava le gambe.
    Non era sbagliato provare a divertirsi, Helena ne era certa. Avrebbe almeno reso quella lezione interessante. «Se mi fa vedere come muove la sua bacchetta, io posso provare a seguirla.» E si rendeva perfettamente conto delle ambiguità tirate fuori, ma non se ne preoccupava. «Imparo in fretta.»
     
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    Anche quando la giovane si siede sul tavolo mettendo allo scoperto molta pelle nuda continuo a pensare che sia solo una provocazione, un comportamento quasi normale per una giovane donna intraprendente e nel pieno dell'adolescenza. D'altronde anche durante i miei anni di studi ad Hogwarts il castello era pieno di mie compagne di casata dedite a queste piccole e abbastanza innocue attività quando si parava di fronte a loro un professore molto piacente. Dire che mi fa strano il fatto di trovarmi dall'altra parte della palizzata è dir poco, ma sono pur sempre esperienze di vita, no? Bizzarre e disagianti, ma formative.
    Comunque le tengo lo sguardo puntato sul volto, non voglio rischiare di abbassare gli occhi e darle l'idea sbagliata, anche perchè non sono minimamente interessato alle cosce di una minorenne, per quanto belle possano essere. Il sangue mi si gela nuovamente nelle vene quando la battuta della ripassata le esce dalle labbra, accompagnata da un brivido lungo la spina dorsale, ma per i motivi sbagliatissimi. Sento improvvisamente l'estremo bisogno di procurarmi una picca.
    Oh, sei una metamorfomagus, i tuoi genitori non me l'avevano accennato. Dev'essere divertente poter cambiare a piacimento.
    Cerco di cambiare argomento senza pensare troppo alla motivazione che sta dietro a quel colore rosso che le fa brillare la chioma.
    Non posso castarle un Languelingua ed evitarle di parlare ulteriormente, vero? No, sarebbe poco etico e rischierei, oltre alla paga, anche svariate lamentele e la cattedra ad Hogwarts... Cristo santo. Promemoria per me: mai più lezioni privati in casa degli studenti, la prossima volta in un luogo pubblico, tipo I Tre Manici di Scopa. Anche il dannatissimo Dark Angel andrebbe bene in questo momento, anzi... No, quello forse è meglio lasciarlo perdere, la ragazzina mi sembra abbastanza audace da potermi trascinare a forza in una delle stanze contro la mia volontà.
    Mi guardo intorno alla ricerca di qualcosa che possa salvarmi, e trovo il paradiso in una bottiglia d'acqua semi vuota accanto al lavello, così mi alzo -anche un po' per fuggire da lei e la sua ambiguità- per andare a prenderla e piazzarla sul tavolo accanto ad Helena. Non troppo vicino alle sue gambe, per l'amor del cielo.
    Iniziamo da qualcosa di semplice allora... Liques Returnutix.
    Muovo la bacchetta abbastanza lentamente per darle modo di seguire il movimento e memorizzarlo, e in un attimo la bottiglia si riempie di nuovo fino all'orlo di liquido trasparente.
    Ecco, ora svuotala e prova tu. Sono certo che ti riuscirà benissimo.
    Le sorrido fiducioso nonostante il disagio, incapace di nascondere la mia natura da professore volenteroso d'insegnare alle giovani menti... Perchè sento che prima o poi finirò nei casini, per questa mia attitudine?
     
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    «Se ti piace attirare l'attenzione lo è.» Rispose facendo spallucce mentre continuava a far dondolare le gambe. A volte nemmeno si rendeva conto di quanto sarebbe potuta sembrare inopportuna ma la realtà dei fatti era che non le importava. Tutto ciò che faceva, era improntato verso l'ottenimento di tutto ciò che desiderava. Voleva prendersi tutto ciò che voleva, a qualunque prezzo.
    Lo osservò impegnarsi in quelle stupide nozioni, e le sembrò di percepire del nervosismo in ognuno dei suoi atteggiamenti. Questo ovviamente non la bloccava, quanto piuttosto il contrario.
    «Liques returnutix, uhm.» Ripetè con quel tono pensoso, quasi scocciato, facendo qualche passo in direzione del professore, prima di restarsene ferma. Portò la bacchetta stretta in una mano contro il mento, restando in quella posizione per qualche attimo, prima di piegare il capo verso l'uomo.
    «Ci posso provare ma non ricordo perfettamente il movimento.» Gli disse con una finta faccia d'angelo. Poi, si avvicinò alla bottiglia, decidendo che le sarebbe stato più facile castare l'incanto se l'avesse tenuta in una mano.
    Quando provò l'incantesimo, l'acqua all'interno del contenitore strabordò, finendo col bagnare la t shirt aderente indossata dalla ragazza. I più maliziosi avrebbero pensato che in un certo qual modo la Haugen avesse agito di proposito. In effetti in parte lo era.
    «Ops, che sbadata.» Disse, portando una mano alla bocca, prima di voltarsi verso l'uomo nella stanza per mostrargli l'ampia macchia sui suoi vestiti.
    «Ora sono tutta bagnata per merito suo Ed anche quella frase, non fu per niente casuale.
     
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    Chissà perchè non dubito affatto che alla giovane Haugen piaccia sentirsi addosso gli sguardi degli altri... Tutto di lei lascia pensare che sia la classica ragazza carismatica e piena di fiducia in se stessa, quel tanto che basta per non vergognarsi di mostrare così tanta pelle e sbatterla in faccia ad un professore. E' una sicurezza forse fin troppo ostentata, qualcuno direbbe che potrebbe essere falsa, una copertura per un qualche disagio più profondo che ha paura di mostrare al mondo... a volte le persone sono così, specialmente i più piccoli e quelli che si stanno ancora formando caratterialmente: temono di mostrarsi deboli agli occhi degli altri e quindi tirano su un muro spesso ed invalicabile per stare meglio con se stessi, per far vedere che sono e saranno sempre i più forti. Sono dinamiche sociali che ricordo bene, ad Hogwarts era pieno di studenti così, o di quelli come me, i cosiddetti tranquilli e studiosi, quasi invisibili. A me piaceva sentirmi così, stare sotto le luci del palcoscenico non ha mai fatto per me, quindi forse è per questo che a tratti non riesco a capire questo bisogno innato di esistere per gli altri.
    Però le sorrido, felice nel sentirla ripetere l'incanto e nel vederla attiva. Almeno sta tentando di migliorare e non ha abbandonato la bacchetta in un angolo con uno sbuffo ed una parola sgarbata... C'è dell'intelligenza dietro quei grandi occhi, l'occhio allenato da professore ormai lo nota con facilità, e sarebbe davvero un peccato saperla sprecata in qualcosa di non adatto al suo livello o alle sue capacità solo perchè per anni è stata troppo impegnata a cercare un parere positivo negli altri.
    Quando si gira verso di me mostrandomi il risultato del fallimento dell'incanto non posso trattenermi dall'arrossire alla vista di quella maglietta bagnata, e chino immediatamente lo sguardo per non guardare oltre. Fortunatamente l'enorme massa di capelli che mi porto in testa mi da una mano finendomi un po' davanti agli occhi. Con gesti veloci ed imbarazzati tiro fuori la bacchetta puntandola nella sua direzione e sperando di aver preso bene la mira casto un incantesimo che fa uscire un getto d'aria calda per asciugarla ed evitarmi guai nel caso qualcuno, magari il fratello, decidesse di entrare in casa in questo momento.
    Potresti non...
    Tossisco sistemandomi indietro la chioma e rialzando la testa per tornare a guardarla negli occhi con sguardo di rimprovero.
    Potresti non farlo più, per cortesia? Sono un uomo adulto, un insegnante, e non m'interessa flirtare con le ragazzine.
    Incrocio le braccia al petto, sospirando un attimo dopo un po' pentendomi del tono usato... Forse sgridarla non è proprio il massimo. Forse le serve solo un po' di... comprensione...?
    Non c'è bisogno di comportarsi così, dico davvero. Sei una bella ragazza, sono convinto che a Durmstrang troverai una miriade di giovani disposti a flirtare con te senza utilizzare giochetti del genere.
     
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    Sentirsi rifiutata e per l'ennesima volta, ha il potere di mandarla ai matti, tanto che i capelli le si imporporano in un istante. Odia sentirsi messa al bando, cacciata ed allontanata dai suoi obiettivi. Si è sempre sentita così, spinta via. Così, con gli uomini, ha sempre adottato una tattica eccessiva, atta a richiamare la loro attenzione per soddisfare quel senso di vuoto insito in lei. Essere respinta anche in quel contesto però, le faceva male.
    «Una ragazzina?» Chiese all'altro, stizzita dalla sua identificazione. «Ho sedici anni! Sono una donna.» Aggiunse poco dopo, sicura delle sue parole. E per lei era così. Si sentiva una donna a tutti gli effetti. Solo perchè lui non voleva notarlo perchè era un pappamolle – era questo quel che pensava Helena – non significava che non lo fosse.
    La frase che ne seguì, non contribuì ad acquietare la Haugen che anzi si sentì ancora più indispettita dalle sue parole, al punto che, seduta a braccia conserte sulla sedia e lo sguardo torvo, non potette evitare di rispondere con: «Non c'è bisogno di fingere d'essere una brava persona, tanto nessuno lo è.» Per lei, nessuno a quel mondo era buono sul serio. Nemmeno suo fratello lo era stato con lei. Gli esseri umani erano atroci e la ragazza, sfiduciata, ci aveva rinunciato a vedere il mondo con occhi differenti. Così, si era adattata a modo suo, mostrando agli altri le spine prima che altri potessero ferirla.
    «E a Durmstrang sono tutti dei coglioni.» Aggiunse poco dopo, covando ancora rancore per quel che era accaduto nella scuola del Nord.
    Sbuffò riafferrando la bacchetta, per eseguire perfettamente anche se scocciata l'incanto assegnatole dal professore. «Liques returnutix.»
     
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6 replies since 22/9/2019, 21:10   182 views
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