zombie

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    Maghi oscuri
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    L'acqua ormai fredda picchia sulla mia pelle arrossata. A labbra dischiuse e ad occhi placidamente serrati, mi lascio scivolare addosso un'altra giornata senza senso, come l'acqua di una doccia durata troppo. È tutto lento. Lo sono io.
    Il mio corpo non risponde più ai miei comandi. Migliora piano, a piccoli passi, tempi a cui io non sono abituato. Ci sono giornate buone ed altre, come queste, che mi fanno crollare in quello stato di negatività che non mi appartiene.
    Tre mesi di coma hanno assopito le mie membra, costringendomi ad una lunga convalescenza. Tre mesi di coma hanno rovinato la mia mente, rendendola difettosa.
    Dopo aver passato tre mesi in compagnia di Gerard, a volte tendo a dimenticare quel che sono.
    Sono confuso, perennemente.
    Ci sono volte in cui mi guardo allo specchio e non mi riconosco. Il volto spaccato del mio gemello compare al posto del mio riflesso, spingendomi a pensare, fare, cose che io, che Roeim, non farebbe.
    Le pozioni che mando giù nmi aiutano a tenere a bada il mio turbamento ma rallentano la mia guarigione, spingendomi a continui ed altalenanti risultati. Oggi sono il più forte degli esseri umani. Il giorno dopo, sono un uomo qualunque.
    Sono distrutto dall'idea di essere un uomo decaduto, ancor più lo sono all'idea di non riuscire a ritornare ai vecchi fasti.
    C'è un pensiero fisso nella mia testa, quel desiderio di vendetta che non trova volto. La violenza, il trauma cranico ed il coma a seguire che hanno mandato ko il mio sistema, sono stati troppo forti e duraturi, al punto da lesionare parte dei miei ricordi. Ricordi che dopo quasi un anno da quando sono stato colpito, non sono ancora riuscito a recuperare.
    I colpi in testa hanno liberato il fantasma del mio gemello, ed occultato la figura del mio assalitore.
    Tutto ciò che mi resta è il marchio nero ed il desiderio di tornare a brillare e di smettere di essere il patetico omuncolo che mi sembra d'essere diventato.
    Disprezzo me stesso più di chiunque altro in questo periodo, al punto che mi viene difficile guardarmi allo specchio.
    È l'essere limitato anche nelle piccole cose che odio, ed è per questo motivo che quando incespico, scivolando nudo nella doccia, dapprima non urlo.
    Provo a risalire, a rimettermi in piedi in autonomia ma la mal riuscita delle mie intenzioni mi spinge al limite della mia pazienza e così, le mani battono con rabbia contro le porte in vetro della doccia. I colpi sono forti e la furia è tale da crepare la loro superficie fino a rompersi.
    Io resto qui, nudo e sotto una pioggia d'acqua e frammenti.
    Non sono più l'uomo che ricordavo e questo mi fa soffrire fino alle lacrime.

    Non ho lasciato che nessuno di quegli stupidi elfi si occupasse di me. Sono rimasto qui, ancora umido d'acqua e sangue ad aspettare, non so nemmeno io cosa.
    Le stupide creature preoccupate per il loro futuro e per il loro padrone, sono corse al riparo richiamando l'ausilio dell'ultima persona che ho invitato in questa casa per congratularmi con lei dopo la lezione di sopravvivenza tenuta ad Azkaban e per allenarla come da me promesso a Natale nella stessa sede.
    Erika.

     
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    Sarebbe andata a trovarlo comunque prima di rientrare a Durmstrang aveva già deciso, era dal ritorno dalle vacanze che ci pensava. Non c'era nemmeno bisogno di inventare una scusa per farlo, ne aveva almeno un centinaio di quelle, tante quanti erano gli articoli di contrabbando che aveva racimolato nell'ultimo periodo grazie agli insegnamenti del mago oscuro e che di certo non poteva far entrare al castello sotto il naso di Carradine senza finire in punizione dal primo giorno. Un record che non voleva sul suo curriculum visto che per poter diventare Auror la sua pagella doveva essere perfetta e già era quasi impossibile che lo fosse... diciamo che contava molto sul fatto che il Capo nordico avendola come allieva personale avrebbe potuto chiudere un occhio su quel requisito, ma era un argomento che con lui non aveva ancora toccato, convinta che prima di poter chiedere un favore di quella portata a Nystrom dovesse avere in mano qualcosa di valido da poter scambiare con lui. Ci sarebbe voluto tempo nonostante i suoi progressi e prima comunque doveva almeno riuscire a diplomarsi. *Tempo al tempo*
    L'unica cosa certa era che nei mesi trascorsi dalla sua reclusione ad Azkaban non aveva affatto cambiato idea riguardo chi avesse scelto come esempio da seguire nella vita. Molti l'avrebbero criticata per questa scelta, se ne rendeva conto, ma per fortuna ad Erika di quello che pensavano i molti non importava un emerito troll.
    Roeim Nystrom aveva una casa enorme, un villone da fare invidia a un nababbo, roba che uno sceicco gli poteva baciare il culo e probabilmente lo aveva pure fatto. Lui con tutte le sue mogli appresso.
    L'aveva vista con i suoi occhi increduli quando ci era stata per una delle sue lezioni private, restando quasi senza fiato. Si era persino persa nel dedalo di saloni arredati in perfetto stile Nystrom cercando uno dei ventiquattro bagni messi a disposizione per gli ospiti *Avrà spesso ospiti con problema di vescica altrimenti a che servierebbero??* e finendo per sbaglio nella camera da letto padronale, enorme e con tanto di materasso taglia sultano *Perchè king era troppo poco per lui.*
    Dato che non c'era nessuno ci aveva pure fatto un giro, rotolandosi beata tra cuscini e lenzuola di raso ricamati d'oro e constatando che si, ci si trovava perfettamente a suo agio. Non aveva dubbi, era quello che voleva anche lei, e un giorno lo avrebbe ottenuto.
    Essendo certa che il lavoro al Ministero non pagasse abbastanza per potersi permettere quel tenore di vita, tutto quel lusso doveva venire per forza dalle attività collaterali del mago. Per questo aveva deciso di trovarsi un'attività extra anche lei facendo tesoro delle lezioni ricevute fino a quel momento e di quel che aveva imparato da Ike ai suoi tempi e aggiungendoci un pò di fantasia per conto suo e da lì era venuto il carico che si portava dietro: Un angolino per custodire il mio bottino dovrà pure averlo in quella magione... - pensava osservando le scatole ben impilate e nascoste nello stanzino dell'ufficio di McAdams al Ministero. Non avendo una casa o nessun altro posto che poteva considerare suo quella era l'unica idea che le era venuta per nascondere la refurtiva, ma non era l'ideale. L'ambasciatore avrebbe potuto accorgersene da un momento all'altro mettendo fine al suo tirocinio ministeriale prima che le cose si facessero interessanti. *Per ora mi ha fatto impilare solo documenti... non certo un lavoro d'azione come pensavo!*
    Quando l'elfo domestico si materializzò davanti alla porta poco prima che il suo orario terminasse non potè che cogliere l'occasione al balzo. Lo riconobbe subito, era stato proprio lui a portarla al bagno quel giorno dopo essersi dato due sberle in faccia per le lenzuola del padrone che Erica aveva stropicciato e che gli sarebbero costate chissà quale tremenda punizione. E sembrava terrorizzato proprio come quella volta, se non di più. Che succede? Parla! Se si tratta di nuovo di qualche problema col letto del tuo padrone non guardare me, sto imparando a dominare i miei istinti io, e sono bravissima a farlo. - gli rispose puntando il dito per per darsi un tono da padrona per quando un avrebbe avuto anche lei un elfo tutto suo. *Non che abbia molta voce in capitolo purtroppo...* - fu invece il pensiero tra sè e sè.
    Nossignora, niente letto questa volta. E' il padrone... ma non so se posso dirglielo... deve venire a vedere di persona. Presto! Scrutando più a fondo negli occhi grandi come piattini da caffè dell'elfo notò che non c'era solo paura ma puro terrore. Doveva essere successo qualcosa di veramente brutto perchè tremava come una foglia. Erica aggrottò la fronte perplessa, preoccupata da una parte e indecisa dall'altra: *Perchè chiamare me?* E se si fosse trattato di una lezione a sorpresa? Se seguendo l'elfo si fosse trovata in qualche labirinto senza via d'uscita pieno di Inferi o qualche altro perverso allenamento ideato da Nystrom? Con lui ci si poteva aspettare di tutto, ma che poteva fare? Rifiutarsi di andare? Ovvio che no. Ok andiamo. Ma prima di smaterializzarci devi prendere quei pacchi là e anche... questi qua. Gli indicò tutta la roba nascosta dello stanzino, più un paio di buste infiocchettate che si trovavano accanto alla sua borsa che invece prese su per conto suo. Visto che andava a casa di Nystrom perchè non approfittarne? Quell'emergenza, di qualunque cosa si trattasse, era capitata come il cacio sui maccheroni. Che aspetti? Caricati tutto e non ti preoccupare, me la vedo io col tuo padrone e se qualcuno dovrà prendersi una sculacciata per questo sarò io. *Magari mi piace pure.* **Che c'è? Non si può nemmeno immaginare quello che si vuole?** Si, parlava da sola pure nei suoi pensieri ormai, cosa grave?
    Con il classico suono della magia degli elfi un secondo dopo si trovava di nuovo nella camera da letto del Capo Auror. Avevi detto che questa volta il letto non c'entrava niente... Perchè mi hai portata proprio qui? L'elfo la guardò senza riuscire a fiatare, si fece piccolo piccolo e sollevò solo un dito ad indicare la porta del bagno. Hum... guarda che se mi hai fatta venire perchè il tuo padrone ha finito la carta igienica e hai paura di portargliela le botte te le do io questa volta! Era più forte di lei, non riusciva a pensare a un motivo realmente grave che giustificasse la sua presenza in quella casa ed era sempre più convinta che si trattasse di qualche tiro di dubbio gusto. Ma si trattava di Nystrom, il suo maestro, e doveva starci di qualunque cosa si trattasse, ne andava del suo intero futuro. Va bene, va bene. Tu fai sparire queste scatole e lascia le buste sul letto invece. E già che ci sei sparisci pure te. Ci penso io qua. Finalmente l'elfo sembrò sollevato e non si lasciò ripetere di sparire due volte. In un pop non c'erano nè più lui nè la sua merce ed Erica si ritrovò da sola nella splendida stanza da letto. Intorno a lei era tutto immerso in uno strano silenzio, come se l'enorme villa fosse disabitata. Era surreale e alquanto spaventoso ma cercò di farsi coraggio. Allungò la testa in direzione del bagno ma nemmeno da là proveniva alcun rumore. E va bene, qualunque cosa mi aspetta ce la posso fare. Eppure, qualche secondo dopo, quando dopo essersi tolta il soprabito si decise ad entrare in quel bagno, ciò che vide non fu nemmeno lontanamente qualcosa che avrebbe potuto immaginare e non era per niente sicura di poter affrontare e capì finalmente il terrore negli occhi dell'elfo domestico, perchè lo provò anche lei.

    Muta, fece un passo avanti verso la doccia stando attenta a non scivolare sul pavimento umido e pieno di schegge di vetro. L'aria era pesante, quasi irrespirabile, pregna del vapore intrappolato nella stanza e dell'odore ferroso del sangue misto a quello del bagnoschiuma.
    Roeim Nystrom, o meglio quello che sembrava un fantoccio con le sue sembianze, se ne stava ranicchiato sull'enorme piatto doccia, nudo, con lo sguardo perso nel vuoto.
    Nemmeno si voltò quando Erica entrò, quasi la ragazza fosse invisibile.
    Non riusciva a indovinare che cosa potesse essergli successo ma si fece subito un'idea abbastanza veritiera di quel che era accorso al vetro della doccia quando notò la mano insanguinata del mago. Il liquido scarlatto continuava a fuoriuscire dalle nocche ferite riversandosi nello scarico insieme a qualche goccia d'acqua ma Nystrom non sembrava proprio farci caso, immune al dolore fisico come ad ogni altro stimolo esterno.
    Erica, sempre così ansiosa di compiacere il suo signore in ogni modo e di fare per lui qualsiasi cosa pur di renderlo fiero di lei, in quel momento si sentì completamente fuori posto e inutile. E non solo. Sentiva che stava invadendo la privacy del mago, che non era suo diritto vederlo in quello stato, che non doveva essere lì. E aveva il terrore che quando Nystrom se ne fosse reso conto l'avrebbe odiata. Lei lo avrebbe fatto, lei non avrebbe mai voluto mostrarsi a lui in un tale momento di debolezza e in più era il suo maestro...
    *Morgana aiutami... che cazzo faccio?* Questo pensiero continuava a martellarle la testa mentre con cautela si avvicinava alla doccia un passo esitante dopo l'altro. Si guardò intorno in cerca di chissà quale appiglio, cogliendo per caso il proprio riflesso stravolto in uno specchio. Era sola, nessuno sarebbe giunto ad aiutarla ma non era nemmeno quello il problema: ancora più solo di lei era Nystrom e nessuno sarebbe giunto ad aiutare lui. C'era solo Erica e a costo di farsi detestare a vita non poteva certo abbandonarlo in quel modo. Ma restava il fatto che non sapeva cosa fare, perchè non era un'infermiera e non aveva mai visto nessuno in quello stato. Fece appello quindi al suo spirito di adattamento e al suo carattere fondamentalmente allegro e cercò di cacciare giù il groppo che sentiva salirle prepotente in gola. *Mi dovrà dare dei crediti extra per questo. Come minimo.*
    Ehi... Signor Nystrom... mi sente? Sono Erica... La voce delicata e quasi sussurrata. Anche se a volte si concedeva di chiamarlo per nome in tono più confidenziale per quella volta decise di essere formale mantenendo il tono di rispetto dell'allieva davanti al proprio insegnante, pretendendo che le cose non fossero così come sembravano e che lui restasse sempre il mago che conosceva e ammirava. L'imbarazzo che provava poteva paragonarsi a quello che prova un figlio beccando i propri genitori a letto, qualcosa che non si vorrebbe mai vedere e che avrebbe volentieri cancellato dalla mente. Lui però non reagì in alcun modo, almeno sulle prime. Ok. Resti pure lì, intanto... Sollevò l'angolo della gonna a svelare il portabacchetta che teneva legato alla coscia. Le dita si strinsero attorno alla bacchetta in maniera nervosa ma l'incantesimo era semplice: Reparo. I frammenti di vetro sparsi per il bagno presero a levitare nell'aria fino a ricomporre la parte della doccia distrutta, non del tutto però. Alcuni frammenti mancanti spiccavano nel risultato finale, formando crepe qua e là. *Che idea sedersi proprio lì.* - pensò sconfortata - *Se ha delle schegge conficcate nelle chiappe giuro che non gliele tolgo io!* E dire che Nystrom nudo nella doccia era sempre stata una parte molto vivace dei suoi sogni erotici su di lui, fino a quel momento. Molto verosimilmente da quel giorno non lo sarebbe stata mai più.
    Mi faccia vedere quella mano... Cautamente si accovacciò accanto a lui entrando nell'ampia doccia a sua volta. Era così grande che ci si poteva lavare in cinque là dentro, e chissà che non ce l'aveva fatta qualche doccia di gruppo l'affascinante libertino... forse per quello l'aveva scelta così grande, chissà. Posso? Lo sfiorò con dolcezza prima di afferrare le sue dita e sollevarle per accertarsi del danno causato dal pugno. La paura che si riavesse e che con quelle stesse nocche ferite le spaccasse la faccia era sempre in agguato. Lo aveva visto quanto sapesse essere violento anche senza apparente motivo, faceva parte di una delle sue lezioni su come si trattano i sottoposti che non sanno stare al proprio posto. E lei non lo era al suo posto e lo sapeva.
    Per fortuna sembra più grave di quel che è, non ci sono tagli profondi. Di nuovo prese la bacchetta e con un Aguamenti sciacquò le ferite come meglio riuscì. Alcune schegge defluirono con l'acqua per poi andare a completare in parte il puzzle di vetro ancora parziale. Va comunque disinfettata e fasciata. Glielo avrebbe lasciato fare? Aveva bisogno di una cassetta di pronto soccorso e di una posizione più comoda. La prima cosa che trovò sottomano furono dei candidi e morbidissimi asciugamani e si dovette accontentare di quelli. Ne prese uno piccolo che gli arrotolò intorno alla mano ed uno un pò più grande lo posò invece sul grembo del mago a coprire le sue parti intime esposte. Non che Erica fosse a disagio con la nudità maschile, quando mai. Lo fece però per una questione di dignità, perchè le sembrava giusto cercare di restituirne una parte a Nystrom che in quel momento sembrava distrutto dentro e fuori, ma che per lei era e restava il suo modello, il suo idolo, anche ridotto così. E poi non era quello il modo in cui sognava di vederlo nudo e stava già invadendo la sua privacy in ogni modo possibile ed immaginabile anche senza che lo sguardo le cadesse proprio lì.
    A quel punto però aveva esaurito già tutte le sue opzioni, non c'era molto altro che potesse fare senza farlo uscire da quella doccia e se non era forte abbastanza per riuscirci con la forza nemmeno usare la magia le sembrava possibile: non avrebbe mai potuto puntare la bacchetta contro di lui, nemmeno per un buon motivo. Così non le rimase che restarsene lì ranicchiata accanto al suo Ro-ro *Figuriamoci se sapesse che lo chiamo così!* stretta nelle spalle proprio come l'altro ed attendere un qualsiasi segno da parte sua. Certo che... non credevo di essere proprio io il suo contatto d'emergenza... Una riflessione ad alta voce sul come era arrivata lì, solo per fargli sentire che lei c'era caso mai se ne scordasse. Ma tranquillo, non è un problema. - andò avanti. Se succedesse qualcosa a me di sicuro è lei che chiamerebbero. Non ci sarebbero altri da poter chiamare... E le piaceva pensare che in quel caso lui sarebbe andato in suo soccorso a sua volta altrimenti sarebbe stata persa. Certo che ce ne siamo fatti di amici e lei eh? Ma almeno non avremo problemi per i regali di Natale. La mise sullo scherzo in un tentativo strenuo di sdrammatizzare quella che era una realtà molto triste a ben pensarci, che i due loro malgrado sembravano avere in comune. Le loro esistenze a vederle da fuori non erano affatto solitarie, erano sempre circondati di gente in effetti per un motivo o per un altro e ne frequentavano molte di persone, ma con una caratteristica che li accomunava a quanto pareva: nessuno di loro si fermava.


    Edited by Lovely Liv** - 11/11/2020, 15:11
     
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    Le sue parole arrivano come un eco lontano alle mie orecchie. Sono un rumore di sottofondo, come il cinguettare degli uccelli, lo scroscio di un fiume. Un rumore nemmeno così spiacevole ma a cui, immerso nei miei pensieri, non presto attenzione.
    Quello che è successo oggi palesa ai miei occhi la mia debolezza. Ho provato a nasconderla, fingendo d'avere il controllo, ma mi rendo conto soltanto adesso di quanto stessi sbagliando. Non posso continuare ad interpretare un personaggio. La falsità non mi è mai piaciuta. Quello che mi caratterizza è la sincerità. L'essere crudelmente vero mi ha sempre condotto verso i miei obiettivi. Nascondere sotto il tappeto debolezze, mi mette in pericolo e mette in dubbio tutti gli scopi a cui potrei arrivare. Devo liberarmene.
    Quando finalmente torno alla realtà, quasi non riesco a spiegarmi come io sia arrivato qui seduto sul letto. Osservo la ragazza blaterare ancora, fino a quando non mi decido a bloccare il suo flusso rumoroso di pensieri. Mi sporgo verso di lei, rubandole un bacio rozzo a cui segue un morso sul suo labbro inferiore. Un comportamento quasi animalesco. L'unico che sembra avere senso per poter portare via un po' di fiato dalla sua bocca.
    “Parli sempre così tanto.” Le dico senza nemmeno guardarlo, tornando a fissare un punto qualsiasi sulla parete che ho dinanzi, cercando ancora di inseguire quei pensieri che si intrecciano nella mia mente. “Sta zitta.” Le ordino poco dopo, immergendomi in questo silenzio necessario. Una sorta di stato di quiete che mi permette di riassemblare i pezzi della mia dignità e del mio benessere.
    Provo a controllare quella sorta di scarica elettrica che mi attraversa il corpo, spingendomi ad un mugugno e a stringere le mani sulle mie cosce doloranti. La sofferenza non mi ha mai spaventato. È non riuscire a capirne l'origine che mi manda in bestia.
    “Un po' di tempo fa, ho subito un'aggressione che mi ha spedito in coma.” Le confesso, senza che lei mi chieda nulla. In quel caso probabilmente non le direi alcunchè, né sento la necessità di confidare a qualcuno ciò che mi passa per la testa. È che è qui, mi ha aiutato ed in parte, visto il lavoro che sto facendo su di lei, è come se mi appartenesse. È parte di me, no? Le sto dando parte di quel che sono per diventare migliore in questo ambito della magia. È giusto che accolga anche l'oscurità che mi rallenta.
    “C'è un vuoto che non riesco a colmare.” Mi indico la tempia, lasciando che le mie dita scivolino sulla mia pelle umida fino a raggiungere il petto. “Mi rende debole.” Annuisco, puntando velocemente lo sguardo su di lei.
    Forse non capirà. Come potrebbe? Non è nemmeno umana. So però che sa come ci si sente ad essere privata di una parte di sé. È così che è nata, no?
    “Continuo a ricercare di costruire quel volto, di dargli un nome ma qualcuno si è preso quella parte di me.” Aggiungo mestamente, turbato da questa consapevolezza.
    Continuo a rivivere alcuni flash nella mia mente che non hanno senso. Ho bisogno di dare un nome al mio passato. Ho bisogno di capire chi è che nasconde quel volto tra pensieri sfuggevoli.
    “Sai com'è essere una copia sbiadita di se stessi?” Le chiedo fissandola intensamente. “Ho bisogno di uccidere chi mi ha fatto questo.”

     
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    Non era stato facile tirarlo fuori da quel bagno ma nemmeno difficile quanto si sarebbe aspettata. Nystrom si dimostrò più docile del previsto, in un modo che non aveva mai visto, un lato di lui sconosciuto che di certo non mostrava a chiunque e la cosa la spaventava tantissimo. Si sentiva a disagio la povera Erica, un'intrusa nell'intimità del suo maestro, lusingata di essergli utile ed allo stesso tempo terrorizzata, ma per fortuna lui non sembrava arrabbiato per quella intrusione o forse era ancora troppo poco in sè per cacciarla, chi poteva dirlo? La mente dell'affascinante Capo Auror era ben più complicata di quanto apparisse. In ogni caso ci si era trovata dentro e per quanto le tremassero le gambe non si sarebbe tirata indietro.
    Lo aiutò a sedersi sul letto. L'asciugamano che teneva a coprirgli i fianchi scivolò a terra e fu sostituito dal lenzuolo di preziosa seta indiana che lei gli tirò fin sul grembo. Gli mise un paio di cuscini di piume dietro la schiena e solo quando fu certa che stesse comodo si accoccolò accanto a lui. Va meglio così? Vuoi altri cuscini? Hai freddo? Hai sete? Ti prendo qualcosa da be... “Parli sempre così tanto.” Come dargli torto? Il nervoso le scioglieva la lingua ed in quel frangente nervosa lo era tanto, ma per fortuna Nystrom aveva trovato un bel modo per occuparla in altro modo che non parlare. Fu un bacio fugace ma intenso e tanto bastò a zittirla. Le lasciò il labbro dolente per il morso ma anche dei brividi lungo tutta la schiena, quel tipo di elettricità che la faceva sentire veramente viva, umana in tutta la debolezza della carne. E cavolo se le piaceva!
    “Sta zitta.” Non parlò mica più, non avrebbe potuto comunque, rapita e senza fiato davanti a quel ordine così perentorio.
    Trovò altri modi per tenere occupata la bocca, modi più piacevoli. Così mentre il mago in silenzio fissava il muro davanti a sè immerso nei propri pensieri, Erica gli scivolò al fianco e prese a ricoprire di leggeri baci ogni lembo di pelle umida che si trovava a portata. Lentamente, con una tenerezza inaspettata da una irruenta come era lei, se lo coccolava con quelle carezze a fior di labbra, senza essere invadente. Avrebbe smesso se lui l'avesse fermata, ma sperava che non lo facesse. La sua pelle sapeva di buono, le piaceva il suo odore, il suo sapore. *Tutti i soldi che spende in profumeria sono ben spesi, non c'è dubbio!* A vederla in quel momento poteva sembrare che la sua promessa di non affezionarsi più a nessuno fosse rotta, ma non era così, quella non era una dimostrazione di affetto convenzionale. Nystrom aveva bisogno di lei "in quel momento" ed Erica c'era per lui e tant'era. Non tutti i rapporti si possono spiegare o limitare in schemi precisi e a dirla tutta non è nemmeno essenziale farlo. La breve esistenza di Erica le aveva lasciato un insegnamento molto prezioso: la vita è fatta di istanti, starsene lì a farsi pippe mentali vuol dire solo sprecare il tempo che si dovrebbe passare a goderseli. E lei non voleva sprecare niente di quella vita che le era stata regalata da quel incidente magico 11 anni prima.
    “Un po' di tempo fa, ho subito un'aggressione che mi ha spedito in coma.” Quando il mago prese a parlare si bloccò. Le labbra si schiusero in un ultimo lieve bacio sul petto di lui, dopodichè Erica sollevò la sguardo a cercare i suoi piccoli intensi occhi scuri. Roeim però guardava altrove, oltre lei, oltre il nulla, perso probabilmente in ricordi molto dolorosi, di quelli da cui è più facile estraniarsi che affrontare, eppure ne stava parlando con lei. Senza disturbarlo si sollevò appena e poi si riaccoccolò tra le sue lunghe gambe, posando la guancia sul suo addome. In quella posizione poteva sentire il cuore pulsare, il petto sollevarsi ed abbassarsi col respiro. Una sensazione di pace effimera considerando che si trovava insieme al mago meno pacifico che avesse mai conosciuto, surreale eppure tangibile insieme. Quella situazione meritava il suo silenzio e la sua totale attenzione e reverenza.
    “C'è un vuoto che non riesco a colmare.” Si spostò appena Erica, seguendo con lo sguardo le sue dita e continuando a tacere. Osservava, ascoltava e continuava a stare zitta, come lui le ha ordinato. “Mi rende debole.” Sussultò a questa ammissione e quando sentì la mano del mago allungarsi sul petto si spostò appena, per non intralciarne i movimenti. Capiva bene dove vuole andare a parare visto che era stata unica testimone involontaria di quella debolezza. Fremette per lui, provò rabbia persino, perchè Nystrom nel suo immaginario non avrebbe dovuto avere alcuna debolezza, perchè lui era il suo maestro. “Continuo a ricercare di costruire quel volto, di dargli un nome ma qualcuno si è preso quella parte di me.” I loro sguardi si incrociarono per un momento e fu Erica ad abbassare per prima il suo. Quelle confidenze così personali la mettevano ancora più a disagio, la lusingavano ma la mettevano anche in una posizione difficile. Avevano tutta l'aria di essere segreti di quel tipo che: se te lo dico poi devo ucciderti. Non sarebbe stato così improbabile trattandosi dei segreti di Nystrom ma visto che si stava confidando così apertamente con lei non poteva mostrarsi timorosa, non poteva più abbassare lo sguardo. “Sai com'è essere una copia sbiadita di se stessi?” Lo sapeva? Erica non era che la copia sbiadita di Olivia, non era la stessa cosa ma poteva provare a capire la sensazione e timorosamente annuì evitando però di commentare. Era il momento di Roeim di sfogarsi e non voleva rubarglielo in nessun modo, non se ne sentiva in diritto.
    “Ho bisogno di uccidere chi mi ha fatto questo.” Avvertì un fremito nel corpo del mago a quelle parole, la forza che tornava a farsi sentire. Non aveva mai visto Nystrom come uno capace di starsene con le mani in mano e non capiva del tutto come mai avesse fatto passare tutto quel tempo prima di giungere a quella conclusione. Perchè non aveva agito subito? Perchè non era già andato a cercare chi gli aveva rubato quella parte di sè? Avrebbe voluto chiederglielo, scavare nei particolari di quella faccenda, ma non voleva passare per impicciona. A volte chi si confida con qualcuno vuole solo quello, togliersi un peso, sfogarsi, non cerca commenti o consigli in merito. E probabilmente il caso di Nystrom era proprio quello ed Erica si era trovata là ad ascoltarlo solo casualmente, perchè non c'era nessun altro. Non poteva però restare del tutto inerme, non era da lei... Io posso esserti utile. - si azzardò a dire quando fu sicura che il mago avesse finito di parlare. Dico sul serio. Puntualizzò. Sappiamo entrambi che puoi già usarmi come meglio credi, ma davvero, in questo caso posso esserti d'aiuto. Possiamo scoprire chi è stato, nei tuoi ricordi da qualche parte c'è il nome che cerchi e io sono già brava negli incantesimi mentali mi sta addestrando Bill Carradine in persona! E ho anche altre doti che potresti sfruttare... Si azzittì di nuovo. Avrebbe voluto proporsi di uccidere quel uomo per lui, ma non osò tanto. Nystrom era stato sempre chiaro su quale fosse il posto di Erica, lui le insegnava e lei imparava. Quello che la strega stava proponendo invece era un tipo di rapporto diverso, di collaborazione. L'avrebbe ritenuta pronta per un upgrade di quel tipo? O anche solo degna? Restò in attesa di un cenno di lui quasi smettendo di respirare. Alla fine avrebbe fatto qualsiasi cosa lui le avesse chiesto, ma i suoi grandi occhi blu erano speranzosi. Erica non aveva nessuno nella sua vita oltre il suo maestro ma anche Nystrom non poteva pensare di fare tutto da solo, nessuno può. Ognuno ha bisogno di qualcun altro qualche volta. Mettimi alla prova ancora se vuoi. Io non ti tradirò mai. *Non ho nient'altro per cui vivere, o morire.*


    Edited by Lovely Liv** - 11/11/2020, 15:11
     
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    Fisso la ragazza mentre si azzarda a darmi risposte che non mi aspettavo, almeno in parte.
    La sua lealtà, adorazione direi, non mi è nuova. Già dal nostro primo incontro ho captato in Erica una scintilla. La possibilità di agganciarmi alla sua psiche per ottenere un rapporto differente. Un contatto diretto e duraturo che potrà risultarmi utile. Finora non mi ha deluso. La sua audacia ora però mi sorprende, tanto che mi ritrovo a fissarla per qualche attimo con capo piegato ed uno sguardo apparentemente indecifrabile.
    “Tu.” Non è una domanda, solo un'affermazione stupita ed incerta. Non mi sorprende si sia fatta avanti. Mi stupisce il fatto che lei creda di poter essere in grado di aiutarmi.
    E per una manciata di secondi non dico nulla.
    Scuoto poi il capo, con un piccolo sorrisino ad increspare le mie labbra. “Nessuno entra nella mia mente.” Non è una cosa su cui sono disposto a discutere. Il mio mondo è solo mio e chiunque finirà con l'avere la possibilità di entrare nella mia mente, sarà perchè io voglio ci resti intrappolato.
    Tuttavia, il suo aiuto potrebbe comunque tornarmi utile.
    Mi rimetto in piedi, allontanandomi per un attimo mentre cerco qualcosa nel primo cassetto del comodino adiacente al letto.
    “Faresti sul serio di tutto per me?” Le chiedo mentre le do ancora le spalle, avanzando poi verso di lei.
    La osservo dall'alto, porgendo un pugnale da parte della lama. “Dimostramelo.” Il mio sguardo resta fisso nel suo.
    Prima di procedere in qualsiasi verso con lei, ho bisogno di capire quanto sia veramente presa da questo rapporto. Devo capre quanto mi è fedele e quanto, realmente, per me è disposta a rischiare. Solo così potrei concederle se non la mia fiducia, almeno la mia considerazione. “Pugnalati.” E starà lei ora decidere cosa sarà più giusto fare. Concederle un pugnale dopotutto, viste le mie condizioni non ottimale, è già un considerevole atto di fiducia.


     
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    Erica restò lì a fissarlo in attesa di un cenno, di una risposta, di una reazione, di qualcosa. Il fiato sospeso e il cuore pure. L'unico segno che ebbe fu quel: “Tu.” pronunciato in un modo strano, incerto, che agli occhi della strega sembrò quasi un rimprovero. *Io.* - ripetè nella sua mente e si lasciò andare ad un piccolo sospiro impercettibile per l'altro. *Non sono abbastanza per lui? Non merito fiducia?* Un'orrenda sensazione di inadeguatezza la colse in un istante. Era stata così risoluta poco prima quando gli aveva parlato, era convintissima di quello che gli aveva offerto, sicura di sè in ogni fibra del suo corpo. Purtroppo però Nystrom ci metteva poco a distruggerla se voleva. Doveva solo sperare che non lo volesse affatto. O fare in modo che così non fosse.
    E poi quello che era un rimprovero vero venne: “Nessuno entra nella mia mente.” Aveva osato troppo, lo sapeva, doveva esporsi meno. La mente di qualcuno è un tempio sacro, inviolabile. Pericoloso anche da avventurarvisi, non si sapeva mai cosa si poteva trovare e molto spesso c'erano cose che nessuno voleva fossero trovate. Le aveva imparate bene le sue lezioni con Carradine.
    Si era presa troppa confidenza in quella proposta aveva osato, ma era stata sincera, che c'era di male? Non voleva arrendersi all'evidenza, lei non era una debole, perchè doveva cominciare ad esserlo con lui. Voleva puntare i piedi, insistere, convincerlo... ma davanti a sè aveva un uomo che era un muro, non lo avrebbe scalfito senza che lui glielo avesse permesso. Non poteva agire di istinto, era quello l'errore, proprio come lui tentava di insegnarle dall'inizio: doveva frenarsi, riflettere, non agire solo di pancia. Perchè lui l'accettasse doveva ritenerla utile, doveva provargli di esserlo più che urlarglielo in faccia. *Fatti, non parole.* Detestava il modo in cui Nystrom riuscisse così facilmente a destabilizzarla, ma la colpa non era di lui era solo sua. Doveva ancora crescere lo sapeva, ed in momenti come quello il fatto di avere la maturità emotiva di una ragazzina le pesava tutto. *Cresci Erica. Se vuoi stare con lui devi essere una donna non una poppante capricciosa!*
    Lo osservò alzarsi, traballante sulle prime ma meno di quanto si sarebbe aspettata. Segno che si sentiva meglio e di questo era felice, ma non fece un fiato. Restò solo a guardare anche quando le diede le spalle, curiosa però di cosa stesse cercando nel comodino. “Faresti sul serio di tutto per me?” Gattonò sul letto fino alla sponda, dove rimase in ginocchio davanti a lui. Assolutamente. Si. La sicurezza le tornò insieme alla speranza che dopotutto non l'avrebbe rifiutata, ma non era una vittoria, non ancora. C'era una prova da superare. *Figurati se non c'era!* - Nystrom non gliela avrebbe mai resa facile, non era nella sua natura.
    “Dimostramelo.” Semplice. Ma non tanto.
    Rimase istantaneamente impietrita davanti a quel pugnale, a chi non avrebbe fatto lo stesso effetto? Ma quando sollevò lo sguardo in quello di lui fu lì che si sentì davvero inchiodata. Quegli occhi pungevano più della punta della lama.
    “Pugnalati.” Ok no, la punta della lama pungeva molto di più. *Cacchio però...* - pensò disorientata da quella richiesta. Un pò aveva imparato a conoscerlo in quel tempo da che era diventata sua allieva o almeno ne era convinta. Nystrom non aveva motivo di desiderare che lei si facesse del male, non le sarebbe stata utile ferita, o peggio, morta. Perchè doveva privarsi di lei se non gliene veniva indietro nulla? *No, lui non fa niente senza un tornaconto.* Non poteva essersi sbagliata così tanto sul suo maestro. Quindi perchè quella richiesta sadica?
    Una cosa era certa, ad Erica il dolore non piaceva. Non era masochista. Poteva non importarle di infliggerlo a uno sconosciuto ma al suo corpo vivo ottenuto a caro prezzo e da poco ci teneva.
    Lentamente scese dal letto per mettersi in piedi proprio davanti a lui. Quando la guardava l'alto in basso la faceva sentire troppo piccola, aveva bisogno di farsi forza in quel momento ed anche il punto di vista era importante. Inginocchiarsi andava anche bene, ma in un altro tipo di situazione.
    Ancora non aveva afferrato la lama che le porgeva e passava lo sguardo da lui a quella e ritorno mentre rifletteva su cosa fare. Non che avesse molto da pensarci, doveva solo capire se quello era il modo giusto per dargli prova di sè. Questa vita è la sola cosa che possiedo. - gli disse schietta ma accorata. Era così non aveva altro di suo. Me la sono guadagnata e ci tengo. Altra cosa vera, che ci teneva a sottolineare. Ma la vita per valere la pena di essere vissuta deve avere uno scopo, altrimenti non è niente. Ed ecco lì il punto: era stato grazie a Nystrom, volente o nolente, che Erica aveva capito cosa volesse farne della sua nuova esistenza. Lo scopo glielo aveva dato lui. *Nystrom da. Nystrom toglie.* A te da morta non servo a niente. Ma io da viva senza uno scopo non sono niente. Se come prova della mia abnegazione vuoi l'unica cosa che ho te la offro, prenditela. *Prendi me.* E così detto strinse le dita attorno alla mano di lui che che a sua volta stringeva il pugnale e, preso un lungo respiro, si slanciò col petto verso di lui, la punta diretta dritta al suo seno. Al suo cuore. A tutto. Al contrario di Roeim lei aveva fiducia in lui, nel suo maestro. Non aveva bisogno di prove.


    Edited by Lovely Liv** - 11/11/2020, 19:13
     
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    La osservo senza battere ciglio, aspettando il suo gesto. Nonostante l'evidente attaccamento che muove le sue azioni e che accompagna la sua presenza qui, credevo che, intimorita, si sarebbe tirata indietro. Vederla agire mi entusiasma e mi sorprende. Vederla incerta ma convinta a proseguire, mi sorprende. Ed è per questo che la lascio fare fino al punto in cui la lama affilata non apre la sua pelle in un piccolo punto. La mia mano poi si poggia sulla sua, ponendo fine alla sua corsa.
    “Ferma.” Le sussurro deciso, mentre stringo la presa sul manico del pugnale. Eppure, per un attimo, lascio che il pugnale resti fermo sulla sua pelle, quasi indeciso se proseguire in quell'azione o lasciar perdere.
    Ritraggo l'arma poco dopo, ponendola sul letto ma non lasciandola. Non subito.
    “La mia mente continuerà ad esserti chiusa.” La risposta che le porgo è decisa, quasi lapidaria. Voglio che sia chiara che a nessuno verrà mai data la possibilità di frugare nella mia testa, anche sotto mio controllo. È un mondo precluso a quell'esterno. “Ma hai ragione.” Aggiungo poco dopo, annuendo e puntando lo sguardo scuro in quello dell'altra.
    “Puoi essermi utile.” Continuo, alzandomi lentamente. Chino su di lei, per un attimo, le mie labbra sfiorano le sue ma non vanno oltre. Porto indietro una ciocca dei suoi capelli, respirando contro il suo viso. Poi, come se nulla fosse accaduto, raggiungo la parte di letto in cui sono solito dormire. Mi libero di ciò che ancora tiene coperti i miei lombi, sistemandomi tra le coperte di raso. “Ho bisogno di riposare.” Le dico sistemando uno dei cuscini sotto la mia testa, guardandola per qualche attimo. “Sentiti libera di andare.” O di restare. Questo però non lo aggiungo. Lascio che sia lei a decidere.


     
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    *Tanto lo sapevo che non mi avrebbe uccisa veramente...* Beh, insomma, un pò Erica se l'era fatta sotto lo stesso, nonostante l'incrollabile fiducia nel suo adorato idolo. Roeim restava in ogni caso un uomo alquanto imprevedibile e fondamentalmente un sadico. I fatti però alla fine le diedero ragione e la strega potè tirare un sospiro di sollievo. Non subito però: quei pochissimi istanti che durò la corsa del suo petto verso la punta della lama parvero durare ere intere e il capo Auror non fu poi così repentino nel fermarla, quasi godesse di quegli attimi di incertezza in cui la vita di Erica restava appesa a un filo. Filo che lui poteva tagliare oppure no. *Chissà che sensazione dà decidere della vita o morte di qualcuno...* Lei non aveva mai ucciso, ma poteva immaginare la botta di adrenalina nel sentirsi come dio in un momento. Un giorno magari lo avrebbe chiesto a Roeim, ma non quando la vita in gioco era la sua, sia mai gli facesse venire in mente di ripensarci.
    “Ferma.” Più che ciò che disse fu la stretta salda sulla sua mano a farla sentire salva. Sicuramente la maggior parte delle persone l'avrebbero considerata pazza a fidarsi tanto di lui eppure il modo in cui alla fine la bloccò la fece sentire al sicuro come non mai. Roeim poteva uccidere con la stessa nonchalance con cui si fumava una sigaretta, innegabile, ma se mai si fosse trovata in pericolo avrebbe voluto averlo lì per difenderla. Certo doveva essere in pericolo pure lui stesso per muovere il culo, magari solo per lei non si sarebbe sprecato, ma questi erano dettagli su cui la mente della strega non si soffermava.
    Dunque sadico e protettivo allo stesso tempo, nel senso che non uccidendola proteggeva l'investimento di tempo su di lei, sadico però perchè un pò di sangue glielo fece comunque versare e quello non aveva altra spiegazione se non il suo egoistico divertimento nella cosa. *Non fa niente una gocciolina di sangue. Magari mi resta il segno e posso tenerlo come cicatrice per ricordarmi di quando non mi ha uccisa!* - ecco, cosa pensava la mente bacata di Erica. Ma era poi così folle nell'idea che si era fatta di lui? Non se lo aveste chiesto a lei.
    Roeim era un uomo pieno di contraddizioni ma era straordinariamente lucido nelle proprie scelte e nei propri comportamenti con Erica. Lu fu sicuramente quando le ribadì che non l'avrebbe mai fatta entrare nella sua mente ed anche ammettendo che si, gli poteva essere utile. E lo fu pure quando le sfiorò le labbra con le sue. Erica, che ancora tratteneva il fiato davanti al suo signore, chiuse gli occhi per godersi quel fugace istante. Il respiro di Roeim sul suo viso le ridiede la vita, come il soffio del Creatore la diede ad Eva.
    Sussultò tornando alla realtà di quel momento solo quando sentì le sue dita che leggere le scostavano una ciocca di capelli ribelli per poi allontanarsi da lei e riaprì gli occhi per guardarlo sistemarsi nel letto. Non la invitò a raggiungerlo e lei non fece alcuna mossa per farsi avanti. Non era quello il momento e lei nemmeno se ne dispiacque. Aveva imparato col tempo a dare tutto un altro significato a quelli che all'inizio prendeva come rifiuti quando lui non si concedeva: Nystrom era un sessuomane e poteva avere tutti gli amanti che voleva maschi e femmine, ma mai con Erica si era permesso di umiliarla facendola sentire solo un oggetto sessuale. Era strano ma non la faceva più sentire meno desiderata di altre anzi al contrario, la faceva sentire speciale. *Diranno che mi faccio solo pippe mentali per giustificarlo lo so, ma io sento che è così.*
    “Ho bisogno di riposare.” Gli si avvicinò per aiutarlo a sistemarsi meglio il cuscino e lo sguardo le andò sul pugnale rimasto abbandonato sul letto. Posso tenerlo questo, si? Lo prese in mano e se lo strinse al petto. Sarà il mio personale Memento Mori. Lo porterò sempre con me. Le bastò che il mago annuisse disinteressato, per lei restava comunque un regalo.
    “Sentiti libera di andare.” Erica annuì. Nella sua personale interpretazione che ormai dava a tutto quel poco che Nystrom le diceva la frase suonò tradotta così: "Se vuoi puoi andare ma mi farebbe piacere che restassi." Una cosa che il capo Auror non le avrebbe mai detto e che quindi Erica riteneva di dover capire da sè. Quel sentiti libera di andare era il massimo di un invito a restare che avrebbe mai ricevuto da lui. *E poi ha detto la parola magica: libera! Quindi posso fare come mi pare.*
    Resterò finchè non sono sicura che stai bene. Anche se già stava meglio di come lo aveva trovato. E anche se uno come lui per come la vedeva Erica non sarebbe mai stato bene veramente. Non fino a che non si fosse liberato da qualcuno dei suoi mostri. Magari avrai bisogno di me dopo che ti sarai riposato. Gli sorrise e si allontanò dal letto con passo felpato per non disturbarlo oltre. Tornò nel bagno a sistemare un pò in modo che quando avrebbe avuto bisogno di usarlo non lo avrebbe trovato nelle condizioni in cui era ridotto, ricordandogli il suo crollo. Piccole accortezze di una ragazza che davvero teneva al suo maestro come nessun altro. *Forse un giorno lo apprezzerà veramente. Sono fiduciosa.*
    Una volta messo tutto a posto ne approfittò per farsi una doccia in quel bagno tornato bellissimo, poi tornò in camera e si infilò in quel enorme letto, dalla parte che lui non usava. Restò lì a guardarlo dormire quasi senza fiatare per assicurarsi che facesse sogni tranquilli. Innocui. Anche un demonio come lui somigliava ad un angelo quando dormiva.


    Edited by The accountant - 19/11/2020, 16:19
     
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