Toc Toc AJ, Ci sei?

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    Cosa cazzo sto facendo? Continuavo a ripetermelo mentre rimanevo alle sue spalle, ad inspirare il dolce profumo dei suoi capelli fino ad avere le vertigini, non riuscivo a smettere, non riuscivo a staccarmi da lei... Quella donna era l'unica capace di farmi perdere la testa in pochi istanti, l'unica donna capace di rendermi felice, l'unica che avessi mai amato e l'amavo da morire anche in quel preciso momento, alla Vigilia di Natale, mentre i nostri bambini giocavano nella stanza accanto. Non volevo farlo, assolutamente, non volevo smettere, desideravo solamente stringerla a me con forza e dimenticare il passato una volta per tutte.
    “Sono lieto che ti piaccia!” sospirai al suo orecchio qualche istante prima di trovarmela letteralmente fra le braccia, con il viso a pochi centimetri dal mio. Per Merlino quanto era bella, quei suoi occhi di cristallo sapevano scavarmi dentro e rubarmi ancora una volta il cuore.
    “Meriti questo ed altro, Evanna” la mia mano scivolò lentamente sul suo viso scostandole una ciocca bionda da davanti agli occhi portandola nuovamente dietro il suo orecchio mentre non riuscivo a smettere di fissare le sue labbra già arrossate dal vino... fu lei a mettere a tacere i miei pensieri facendo quello che desideravo fare io, ardentemente. E fu questione di un attimo e le nostre labbra tornarono ad appartenersi, le nostre lingue ad intrecciarsi ed i nostri respiri a fondersi, come i pezzi perfetti di un puzzle, un puzzle solamente nostro. Le cinsi i fianchi con il braccio attirandola con forza, stringendola contro il mio petto, incapace di lasciarla andare, anzi, per la prima volta dopo anni lasciai che fosse l'istinto a comandare i miei movimenti, la sollevai dolcemente posandola sul bancone della cucina senza mai smettere di baciarla. Cosa ci sta succedendo? Dovevamo smetterla, dovevamo assolutamente fermarci! Sì, dovevamo... e allora perchè nessuno dei due sembrava averne alcuna intenzione? La desideravo così tanto, che lo desiderasse anche lei?
    “MAMMINA!!” fu la vocina allegra di Alec a riportarci di colpo alla realtà, alla cruda realtà. Mi staccai controvoglia dalle sue labbra tenendo comunque la fronte posata sulla sua, con il fiato corto ed il cuore che batteva all'impazzata, il cuore lasciato di nuovo completamente fra le sue mani.
    “Qualcuno richiede le attenzioni di mamma” le sorrisi dolcemente, tenendole la mano ed aiutandola a tornare con i piedi per terra. I bambini, lei, io... sembravamo essere tornati una famiglia, una famiglia pronta a festeggiare, finalmente di nuovo assieme, il Natale.
    “Apparecchio io... vorranno farti vedere come si sono fatti belli solo per te, ho dato loro il permesso di scegliere il proprio look!” le dissi tirandola dolcemente di nuovo a me per rubarle un bacio a fior di labbra senza riuscire a smettere di sorridere.
    “Dopo parliamo... ok?”

     
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    E' la voce di Alec a riportarmi con i piedi per terra.
    Colta in flagrante mi sento le guance in fiamme, e anche AJ è lesto nel riprendere il controllo della situazione.
    Mi accorgo solo in questo momento di essere su un ripiano, persa nel bacio non mi son ragionata di niente.
    E se Alec non si fosse intromesso probabilmente ora non sarei solo diventata rossa.
    Come se qualcosa sia effettivamente cambiato tra di noi riscopro una complicità che fino a questo momento è stata latente.
    Lui sembra tranquillo mentre da voce a quelli che sono i miei pensieri.
    Alec chiede della mamma.
    -E la mamma risponde- sorrido e mi lascio aiutare a scendere mentre cerco di capire cosa effettivamente stavo facendo prima di perdere il controllo.
    A si, cucinavo.
    Alec mi trascina verso la sala, AJ li conosce bene, sfilano davanti a me, vogliono le coccole, si abbracciano e tra le mani mi hanno messo il mio cellulare, perchè le foto di mamma gli piacciono tanto.
    Non fanno venire il mal di testa, dicono.
    A me piacciono anche quelle che fa AJ, le persone si muovono in quelle foto, mica scherziamo eh.
    Io però sono ancora con la testa al momento prima, quando AJ mi ha tirata di nuovo a se prima di lasciarmi ad Alec.
    Ha detto che dopo avremmo parlato, e io vorrei tanto che questo dopo arrivasse subito.

    Il dopo non arriva subito, passiamo una giornata bellissima, in famiglia, giochiamo, scherziamo, alla fine ci siamo messi a guardare un film di natale.
    I gemelli si sono addormentati e AJ si è offerto di portarli nei loro letti.
    Io sono rimasta sul divano con una coperta sopra che finisco di vedere la seconda parte del film.
    Quando ritorna gli faccio segno di sedersi accanto a me e condividiamo la coperta.
    -Sono crollati- dico ripensando a quanto effettivamente ci hanno messo per chiudere gli occhi, neanche venti minuti di orologio da quando si son spente le luci - bella trovata la luce soffusa, ammetto che per un momento ho temuto di addormentarmi anch'io- sorrido e mi accoccolo di più a lui - lo hai mai visto mamma o perso l'aereo?- chiedo mentre osservo il bambino saltellare sul letto tutto felice per essere rimasto solo in casa - non vorrei mai essere nei panni della madre-
     
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    Ne parliamo dopo. Ma quanto cazzo sono coglione, mettermi nei pasticci così, con le mie stesse mani. Mi ammonì da solo mentre Evanna raggiungeva i bambini e li assecondava in tutti i loro piccoli desideri. Era davvero bello guardarli, erano così felici come forse non capitava ormai da tanto, troppo tempo... e lo ero anche io, da impazzire. Amavo l'idea che fossimo, in qualche, tornati ad essere una famiglia, quel tipo di famiglia che passava la Vigilia di Natale assieme a mangiare deliziosi manicaretti preparati in casa, a giocare e guardare film.
    “Dormono come sassi! - le dissi scendendo le scale per tornare in salotto e sedermi nuovamente sul divano, al suo fianco – Si sono stancati per bene oggi, non hanno nemmeno voluto aprire i regali come fanno di solito ogni 24 sera. Prepariamoci a vederli saltare sul nostro letto molto presto domani mattina!” nostro letto, lo avevo detto senza nemmeno pensarci troppo, ma in fondo lo era, lo era sempre stato, aspettavamo entrambi solamente il suo ritorno. Le cinsi le spalle con il braccio lasciandola accoccolarsi al mio petto mentre le accarezzo i capelli dolcemente con la mano libera.
    “No, mai visto... ma come fanno dei genitori a dimenticarsi il proprio figlio?” io sarei sicuramente impazzito. Con la bacchetta intanto richiamai i nostri due calici di vino e la ciotola di pop corn che avevo messo a cucinare... Merlino benedica la magia! Le allungai il suo bicchiere e lasciai posare la ciotola fumante sulle mie gambe.
    “Evy?” richiamai la sua attenzione facendole alzare lo sguardo su di me cercando di mantenermi calmo, dovevamo parlare sì, ma non erano cose poi tanto brutte quelle che le dovevo dire, o almeno, non lo erano affatto nella mia testa, tutto stava a come le avrebbe prese lei.
    “Senti, in questi mesi ci ho pensato molto e vorrei ecco, se tu sei d'accordo ovviamente, che provassimo davvero ad essere di nuovo una famiglia... i bambini, io e te...” ed ero terribilmente sincero, volevo solamente tornare indietro nel tempo e poter essere nuovamente noi.
    “Ti amo, ti ho sempre amata e non smetterò mai di farlo... forse ci vorrà del tempo a rimettere tutto a posto, ma io ci voglio provare!” e speravo con tutto me stesso che fosse lo stesso anche per lei.


     
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    Gli sorrido e si, non stento a crederlo. Del resto non gli manca di certo lo spirito d'iniziativa e sono così felici in questo periodo che non sono neanche certa dormiranno più di otto ore.
    Sentirlo parlare del nostro letto, del nostro stare insieme mi fa sentire così bene che ho paura di crederci troppo, per non dovermene pentire poi dopo.
    -Questa è una domanda che mi pongo ogni volta, ma alla fine mi rispondo che è un film, del resto dove lo trovi un bambino di otto anni così intraprendente?- non che i giovani d'oggi non lo siano, ma non è possibile che a otto anni si sappia fare la spesa, trovare la strada di casa imbastire un piano così ben congegnato per affrontare due adulti.
    Così come è inverosimile questo lo è anche il fatto che un genitore non possa accorgersi che manca un figlio all'appello, neanche se si va di fretta.
    Prendo il vino e faccio un sorso, amo la magia, mi affascina da morire.
    -Si?- chiedo quando AJ richiama la mia attenzione.
    Lo so che ha detto che dovevamo parlare, ma non sono mai pronta al momento in cui potrebbe dirmi che le sue parole erano solo ipotesi e dopo natale sarebbe il caso di trovare una nuova sistemazione.
    Lo guardo e lo lascio parlare, sono una brava ascoltatrice e posso assorbire qualsiasi colpo.
    Ma quello che ha da dirmi non è niente di tutto ciò che la mia mente ha partorito fino a questo momento, tant'è che mi spunta un sorriso sulle labbra.
    -Aj ... - sento le lacrime pungermi gli occhi e mi sto per strozzare con la mia stessa saliva ma riesco a dirglielo - ti amo anch'io- lo amo con tutta me stessa, andarmene è stato un errore, non parlarne, farmi sopraffare dai dubbi.
    E' stato tutto un grandissimo sbaglio da parte mia.
    -Grazie- per darci una seconda possibilità, per credere in un noi.
    -Grazie AJ- e quelle che seguono, mentre affondo la testa nel suo petto, sono lacrime di gioia.
     
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    Mi vedete? Grande e grosso eppure stavo tremando, letteralmente, l'idea di affrontare un discorso simile con Evanna, con quella che era stata la donna della mia vita, l'amore della mia vita, mi terrorizzava soprattutto perchè non ero mai stato bravo con le parole, con i discorsi seri, insomma, io ero da sempre abituato a trasformare tutto in uno scherzo, ero abituato a prendere tutto alla leggera. Ma no, non si poteva prendere la nostra storia alla leggera, non si poteva scherzare sul destino della nostra famiglia. L'amavo, da morire, come non avevo mai amato nessuno ed ero stato uno stupido a farmela sfuggire, a non inseguirla anche in capo al mondo per provare a risolvere tutti i nostri problemi, ero solo stato capace di mettere il muso e prendermela con tutti tranne che con me stesso. Avevo privato i miei figli dell'amore della propria madre, delle risate che lei sapeva donargli, del suo calore, avevo privato me stesso di tutto questo... Mi ero privato della sua compagnia, del suo amore... era stato così bello in quei mesi tornare a casa da lavoro e trovare qualcuno, un adulto, in grado di comprenderti e di ascoltarti, qualcuno interessato a come fosse andata la tua giornata e che rimediava a qualsiasi malumore con un bicchiere di vino o una birra davanti ad un programma stupidissimo in tv da prendere in giro. Cercai nuovamente le sue labbra mentre Evanna, a sua volta, diceva che mi amava, rendendomi l'uomo più felice sulla faccia della terra.
    “Grazie a te, di esistere...” sospirai sulle sue labbra, incapace di smettere di sorridere, le presi poi le mani cercando di fare la persona seria, almeno una volta nella mia vita.
    “Dobbiamo affrontare però tutto quello che non ci ha fatti stare insieme così a lungo Evy... dobbiamo affrontare le incomprensioni e poi gettarcele per sempre alle spalle senza rinfacciarcele in futuro. Ok?” le chiesi guardandola negli occhi per farle comprendere quanto fossi serio, quanto volessi affrontare tutto, anche le cose dolorose, quanto volessi superarle e vivere nuovamente felice al suo fianco, più felici di prima, più innamorati che mai.
    “Ripeto, io ti amo...voglio che torni a vivere qui, con me e coi bambini, voglio svegliarmi al tuo fianco, voglio parlare con te, ridere con te e guardare anche tutti quei programmi stupidi di Netflix che ti fanno tanto ridere, voglio fare l'amore con te ogni sera...voglio costruire un futuro felice per noi” con un matrimonio e altri 10 bambini come minimo visto quanto ci venivano bene i figli, ma questo forse non era il caso di dirglielo o sarebbe scappata a gambe levate.
    “Voglio fare tutto quello che può renderti felice... me lo permetterai?”

     
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