She is my downfall

Privata

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    Aveva seguito la ragazzina per giorni, alla fine era arrivato il momento di affrontare la situazione.
    Neanche lui era felicissimo della cosa, ma in tutta sincerità tra i due ad essere maggiormente indispettito doveva essere lui.
    Raelene, questo era il suo nome, aveva a disposizione uno dei migliori maghi in circolazione, quello che Nik si augurava era che non gli desse rogne.
    Sapeva come potevano essere ostili i ragazzini quando volevano, ecco perchè aveva deciso di non volerne avere, non solo perchè trovare una donna adeguata allo scopo sembrasse essere più arduo che generarne.
    Ma soprattutto perchè insegnare a Durm gli aveva fatto capire che non era cosa.
    -Raelene Alexandra Cunningham- la chiamò - sono Nik Carradine. Vorrei dire che ci conosciamo già, il che è vero, ma sono abbastanza certo che non ti ricordi di me. Vorrei parlarti- le scrutò attentamente il viso, notando somiglianze significative nel volto della di lei madre.
    -E gradirei zero rimostranze al riguardo, vengo per conto dei tuoi genitori, dove possiamo andare per stare più .. tranquilli?-
     
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    Come se non ne potesse più fare a meno, Raelene aveva deciso di tornare al Nord per poco più di una settimana, durante le vacanze estive. L'aveva fatto solo per cambiare aria, solo per recuperare un po' di quelle terre che, anche durante la calda stagione, erano sempre più fresche di Londra. Ci era andata da sola, scortata solo da una domestica che aveva il compito di occuparsi delle faccende di casa nella residenza dei Cunningham in cui Rae avrebbe soggiornato.
    Era liberatorio, per lei, sentirsi fuori dal controllo oppressivo dei genitori e poter godere - seppur temporaneamente - di un po' di tempo solo per sé. Certo, sapeva di non poter sfuggire a lungo: sua madre le aveva già annunciato di aver contattato una persona di fiducia che le insegnasse più di ciò che avrebbe potuto imparare sui libri. Un ex insegnante di Durmstrang, che non si sarebbe fatto scrupoli nell'introdurla alle Arti Oscure: Nik Carradine. L'idea di conoscere e imparare di più, sebbene in un ambito tenebroso come quello, non la spaventava: la sapienza era sempre buona cosa agli occhi della Corvonero. A turbarla era piuttosto la prospettiva di dover usare nel concreto quelle competenze, nella peggior maniera possibile.
    Fu interrotta, in quel flusso di pensieri, da una voce maschile che la chiamò con il suo nome completo. Per Rae fu abbastanza insolito sentirlo e si voltò con espressione perplessa. Costretta al silenzio dalla sorpresa e dalla diffidenza, Raelene attese un attimo prima di rispondere.
    « No, non ricordo infatti. Ma i miei genitori mi hanno parlato di lei. » Lo osservò attentamente, più che certa di non averlo mai visto in vita sua. Chissà se le era sempre sfuggito, durante le numerose cene d'affari, gli eventi, le serate. Le sembrava difficile però: raramente si lasciava sfuggire qualcosa. O forse l'aveva conosciuta quando era solo una neonata, nei suoi primi giorni di vita.
    I suoi occhi dovevano dimostrare la solita ostilità verso gli sconosciuti, vista la fermezza con cui Carradine le intimò di non fare troppe storie. La Cunningham si disse che tanto valeva risolvere la cosa rapidamente.
    « C'è un piccolo locale in fondo alla via. Solitamente è sempre tranquillo, possiamo parlare là. » rispose decisa, iniziando a muovere qualche passo in direzione della meta. Percorsero il breve tratto in un silenzio pieno ti attesa e, una volta entrati nel locale (cha a Rae ricordava tanto una Testa di Porco in versione nordica), la ragazza andò a sedersi al tavolo più isolato di tutti. Non voleva che la loro conversazione arrivasse a orecchie indiscrete.
    « Allora, di cosa voleva parlarmi? »
     
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    I lineamenti del carattere che gli erano stati esposti dai genitori l'avevano dipinta come una ragazza introversa, riservata eppure la risposta che ebbe la dipinse più come una gattina, che aveva appena creato attorno a se il primo scudo di diffidenza.
    "Pratica" fu il secondo tratto che gli venne in mente, per questo sollevò una mano per indicarle la via e galantemente la fece passare prima di lui.
    Il locale non era molto affollato, c'erano giusto dei maghi che confabulavano in un'ala della zona, loro si diressero in quella diametralmente opposta.
    -Dritta al sodo- un mezzo sorriso di scherno gli comparve sulle labbra mentre vedeva una ragazza minuta avanzare nella loro direzione.
    Per se ordinò un incendiario, la ragazza avrebbe scelto da sola.
    -Hai detto che ti hanno parlato di me, quindi immagino che la domanda più appropriata non sia di cosa io voglia parlarti, ma di come hai deciso di comportarti in merito alla questione sollevata- a quanto pare non avevano parlato molto se l'espressione della ragazza parlava per lei.
    -Facciamo un passo in dietro. A quale scuola hai deciso di andare quest'anno?-
     
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    Non sapeva esattamente cosa aspettarsi, da quell'uomo. In un certo senso si sentiva abbastanza sicura di non aver nulla da temere, dall'altra non riusciva ad abbassare la guardia. Non del tutto.
    Che i genitori non l'avessero data in pasto al primo psicopatico disponibile le sembrava più che scontato: tenevano a lei e, soprattutto, avevano bisogno di lei. Chi avrebbe preso il suo posto, altrimenti? Di certo non Hazel: non era nata per quel ruolo. Raelene, al contrario, aveva preso in mano quell'onere e l'avrebbe portato avanti fino alla fine. Con sicurezza aveva preso posto e aveva cercato di sforzarsi di non sentirsi solo una bambina alle prese con un adulto; di fronte al sorriso di scherno dell'uomo, tuttavia, le fu molto difficile convincersene.
    « Sì, non mi piacciono molto i convenevoli. » rispose, prima di essere interrotta da una cameriera esile e con un sorriso stanco. Rae ordinò un'acquaviola, tornando poi a Carradine non appena furono nuovamente soli. Il suo modo di fare la spingeva ad ascoltarlo attentamente e a soppesare ogni parola che avrebbe voluto pronunciare. Non si sentiva minacciata, ma in soggezione, impreparata. Non si aspettava di fare un incontro di quel genere, soprattutto perché era partita proprio con lo scopo di allontanarsi da tutto e da tutti, seppur per pochi giorni. Eppure, il suo destino non era facile da ingannare: la trovava sempre, dovunque.
    « Non credo di avere molta scelta, in realtà. I miei genitori non sono persone a cui è facile dire di no. Non senza conseguenze. » si azzardò a dire, consapevole di parlare con qualcuno che aveva già avuto a che fare con i Cunningham più di una volta. La cameriera poggiò davanti a loro le due bevande ordinate e Raelene la ringraziò afferrando il bicchiere. Bevve un sorso, sentendo già la gola secca. Aggrottò la fronte per la domanda che le venne posta, non sapendo se prenderlo come un tentativo di metterla a suo agio o come una semplice indagine per carpire quante più informazioni possibili.
    « Ho deciso di continuare a Hogwarts. Durmstrang sarebbe stata la scelta migliore per certi versi, ma... » Scrollò le spalle, lasciando la frase in sospeso per non dover approfondire un discorso che rischiava di addentrarsi in ragioni sentimentali e personali, proprio quelle che l'avevano spinta a tornare in Scozia.
    « Credo che sia proprio per questo che i miei hanno deciso di farmi imparare diversamente ciò che non mi insegneranno a scuola. » Il suo era un chiaro riferimento alle Arti Oscure, che mai avrebbe imparato a dovere all'interno di Hogwarts. Al castello le veniva insegnato come difendersi, ma non come usarle.
    « Come mai ha scelto di aiutarmi? La pagano così bene? » Sempre che di aiuto si potesse parlare.
     
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    La ragazza, Nik, non era ancora riuscito a incasellarla.
    Non gli era chiaro se facesse sul serio, se fosse davvero interessata a portare avanti quel progetto o se lo facesse esclusivamente per dovere.
    Dalla sua risposta suppose che lo faceva solo per “dovere”.
    Poco male, non era un problema imparare anche se lo si faceva perchè veniva imposto dai genitori.
    Alla fine era cultura e niente le vietava, col tempo, di cambiare idea. Nik non era il classico tipo cattivone che obbligava qualcuno a perseguire una causa solo perchè affine al suo modo di pensare.
    C'era di base la libertà di pensiero, e il fatto che per un mago come lui non esistesse solo la conoscenza della magia bianca, o di quella nera.
    Nik vedeva molte sfumature di grigio nel mezzo.
    -Credo sia stata una buona scelta- bevve anche lui – non è necessario allontanare gli amici sebbene si abbia in mente un percorso che forse non condividerebbero- si strinse nelle spalle – e del resto perchè farglielo sapere- sospirò e quindi disse quello che probabilmente era l'atteggiamento che la ragazza aveva adottato allontanando tutti – essere un buon mago oscuro vuol dire essere in grado di fare buon viso e cattivo gioco, vuol dire sapersi amalgamare con gli altri come se niente fosse- inclinò il capo di lato continuando a studiarla – ti ho osservata, credo che il tuo modo introverso di agire, e anche l'ostilità di cui dai prova talvolta con chi ti conosce non sia la scelta migliore per quello che ti accingi a fare-
    Inarcò le sopracciglia – Lo fai perchè sei convinta che stare sola sia quello che meriti o è una muta richiesta di aiuto quella che stai lanciando?-
    Riflettè prima di risponderle.
    Perchè accettare, già.
    -Perchè c'è un'amicizia importante con i tuoi genitori, inoltre mi piace dare parte della mia conoscenza a chi vuole imparare- ghignò – lo faccio gratis- e prima di tornare a sorseggiare il suo drink le fece un occhiolino lasciando che si interrogasse sul perchè fosse così ben disposto nei suoi riguardi ancora un po'.
    Dopo di che, come se nulla fosse riprese la conversazione – ci incontreremo due volte alla settimana, il sabato e la domenica, i due giorni in cui ti sarà concesso stare fuori dal castello.
    Come scusa puoi dire che hai trovato un lavoro extrascolastico.
    Non sono la tua balia, non sono un tuo amico, io ti darò tutto quello che è il mio sapere, tu dovrai solo darmi dei risultati.
    Non è mia intenzione creare la mangiamorte perfetta-
    specificò – ma è mia intenzione creare una strega perfetta- che dal suo punto di vista era ben diverso.
    -Hai domande da fare?-
     
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