It's not a Competition

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    "E quindi rilassaaaaatevi..." la voce di quella donna, nonostante allungasse vocali, pensieri e tutto ciò che trovava in strada, era così calma e pacifica, che in effetti l'effetto rilassante c'era davvero, ce ne stavamo là, noi sei coppie, con la schiena rivolta sul pavimento della Sala per il corso pre parto del grosso ospedale, Caterina alla mia destra, anche lei occhi chiusi, tutti rilassaaaaati.
    Le vacanze estive ci avevano dato l'occasione per passare del tempo in famiglia, Ivan sarebbe stato per tre settimane con Anna, Ade, aveva promesso di aspettarci nella biblioteca davanti il grosso edificio ospedaliero, e dopo il corso, saremmo stati veloci a rientrare. La verità è che tutti al Dragonfly mi avevano chiesto come Caterina mi avesse incastrato, se fossero stati quegli occhioni bruni, quei tipregotipregotiprego a mani giunte, o chissà cos'altro. Io scherzavo sul fatto che avrebbero fatto bene a non saperlo in effetti, anche se la verità era che una notte, mentre la bruna dormiva, avevo spulciato quel corso, e mi ero detto che non ero mai stato presente né al parto né alla nascita dei miei figli, per un motivo o per un altro. E che nonostante il terrore vero e proprio che solo l'idea mi procurava, stavolta avrei voluto esserci, perchè insomma, valeva la pena in qualche modo finire un percorso così come lo si era iniziato. E poi i tipregotipregotiprego di Cate avevano fatto il resto, dirle di no era impossibile.
    "E CONTRAZIONE!" aveva la donna battuto le mani così forte una contro l'altra, che quasi mi era preso un colpo, per niente preparato, ero saltato, scosso da un colpo. Mi volto verso Caterina con un sorriso inscemito "Ma tu la senti? Perchè se è così ti va bene eh, io non sento niente" come la cosa influisse sull'uomo non ne avevo idea, e dovevo essere onesto, quello che mi aveva descritto Darren delle cucine al Dragonfly mi aveva un po' spaventato, suonava tipo un, tanto non vedi e senti niente, lei ti sembrerà un Troll di Montagna, e poi sangue, urla. In quel corso sembrava tutto un po' regno delle fiabe, ed era bene prenderla almeno un po' a ridere.
    "E allora respiraaaaaaaaate e concentrateviiiiii..." la guardo di nuovo bisbigliando "...su cosa?".
     
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    Lo avevo convinto a fare quel corso e non potete capire la gioia.
    A tutti quelli che dicevano "non c'è bisogno!" li fulminavo con lo sguardo.
    Come osavano mettere bocca nelle nostre cose, io ci tenevo, certo non che fosse li davanti a me mentre cercavo di farla uscire, magari sarebbe stato troppo traumatizzante, ma se fosse stato li a tenermi la mano,pure con gli occhi chiusi .. credo che sarebbe stato molto meglio.
    Non che fossi particolarmente preoccupata, o chissà che, ma volevo condividere tutto con lui, il fatto che dovessi sfoderare le mie armi seduttive per farmi dire si era un motivo aggiunto che me la rendeva ancora più bella come iniziativa.
    E quindi respiravo e lo facevo bene da quello che diceva la signora.
    -Se lo faccio di nuovo rischio di far uscire fuori cicci- risi cercando di trattenermi dal fare rumore e voltai il capo per guardarlo - o si la sento, cosa vuoi sentire tu- gli diedi un colpetto - sei tutto muscoli- la signora si stava irritando così abbassai la voce - concentrati- mi chiese su cosa concentrarsi - paesaggi fantastici, tranquilli, all'acqua che scivola in un laghetto, agli uccellini che cinguettano- feci un gran respiro - devi pensare a qualcosa che ti fa stare sereno, che ti scioglie i muscoli tesi- mi voltai di lato e gli sussurrai all'orecchio - io sto pensando a noi, quando facciamo l'amore-
    "Ora mettetevi dietro le vostre mogli e abbracciatele, accarezzatele la pancia, sussurrate qualcosa di dolce, il bambino sente tutto, riconoscerà la vostra voce, si calmerà"
    Mi spostai sistemandomi meglio tra le gambe di Ty - ha ragione, lo sai che quando metti le mani sulla pancia lei si calma? già ti adora-
     
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    "Io sento una faaaaaaame... avevo capito ci fosse il buffet" nel dubbio mi paro da un eventuale colpo che possa arrivarmi da destra, ma insomma, era la risposta più calzante al cosa sentissi in quel momento in effetti. Fame, avevo sempre fame ultimamente.
    Il percorso insieme era andato decisamente meglio, lei aveva cominciato a capire, comprendere e supportare le mie paure, io avevo in qualche modo cominciato a combatterle. Ora, guardarmi intorno, come in questo corso pre-parto dove si, non ero il più giovane, e dove si, la differenza di età con mia moglie era oggettivamente la più grande, non mi metteva più troppa paura. L'impegno richiesto era lo stesso che per gli altri figli, ma nessuno mi poteva confermare che Ivan non fosse un po' più esagitato o agitato di suo, e magari la piccola Charlotte sarebbe stata un angelo invece.
    "Io meglio che non ci pensi o mi toccherà fare dei versi strani, tipo..." lei mi interrompe, e ridacchiando mi metto seduto dietro di lei, mentre penso che anche Ariadne mi preoccupa meno, non posso fidarmi delle sue parole quando mi dice che la bambina non le cambierà la vita, che non le mette paura, ma non ho nemmeno il potere di mettere un punto alle sue paure se queste non si sono ancora presentate, mi dico che ci penserò più in là, sperando di cogliere i segnali giusti.
    "Se escludiamo il calcione in testa di ieri in effetti" mi ero poggiato sul pancione e la piccola aveva colpito così forte che eravamo scoppiati a ridere senza pietà.
    "Abbiamo fatto bene a venire comunque, a prescindere da ruscelli e uccellini" la pancia e il corpo di Caterina era cambiato al punto da sembrare ancora più bello, tondo, perfetto così com'era nonostante così diverso da come l'avevo conosciuta. Ed era incredibile pensare di aver davvero iniziato con lei un percorso tanto importante.
    "Questo fatto che non abbia seguito mai nemmeno un parto mi mette un po' di angoscia"
    e non è la prima volta che lo dico, ridiamo quando pensiamo a come perderei la bussola nel momento di stress, visto che quando Liz era entrata in travaglio io ero a sbronzarmi con gli amici, senza telefono da che mi era stato rubato quella stessa sera, e per Anna, beh. Era andata come era andata, nel parto non c'ero mai stato e non avrei mai ammesso che poteva magari essere una forma di rifiuto? Magari semplicemente il destino a mio modo di vedere.
    "E respiriamo..." chiudo gli occhi come consigliato, respiro a fondo, la bambina, sotto la pelle di lei fa una capriola, letterale, un colpo secco, è difficile sentirla così agitata, ma può succedere no? Se non fosse che Cate trattiene il respiro. Fermo il massaggio e mi affaccio appena dalla sua parte. "Tutto okay si?"
     
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    Risi, perchè arrabbiarsi con Ty era quasi impossibile, dico quasi perchè a volte, quando esagerava con le sue paranoie, inevitabilmente mi veniva voglia di rimproverarlo, come se fossi io quella adulta che doveva tranquillizzarlo persino su se stesso.
    Tutto sommato stavamo abbastanza bene sulla nostra personale lunghezza d'onda.
    E anche se la tipa ci guardava male, non ci importava, l'importante era stare insieme.
    Annuii alle sue parole, sorridendo talvolta, eppure mi sentivo strana, ma non sapevo perchè mai.
    Rilassai la schiena sul suo petto, lo abbracciai maggiormente facendogli sentire come la bambina stesse reagendo al suo tocco, e di fatti mi aveva appena dato un calcio che vedi tu.
    Eppure più i minuti passavano, più mi sentivo strana, non volevo farlo preoccupare ma avevo smesso di ascoltarlo concentrandomi invece sui dolori che stavo accusando, niente che non potessi sopportare, ero sopravvissuta a dei crucio in fondo, ma erano pur sempre dolori diversi dai soliti.
    Iniziai a fare dei respiri profondi fino a che non sentii come una bolla esplodermi sotto...
    Mi chiese se andasse tutto bene, non ebbi molto tempo per ragionare la risposta quindi optai per la verità, anche perchè stavo per sentirmi tremendamente a disagio, quindi fu con una faccia abbastanza sconvolta, anche un pò mortificata, che gli risposi.
    -Io ...- mi sentivo tutta bagnata, che mi fossi fatta la pipì sopra senza rendermene conto? Impossibile, a meno che..- non per allarmarti, ma forse, dico forse, mi si son rotte le acque.- e più lo dicevo più cercavo di sedarmi per non entrare nel panico - le .. acque OMIODIOLEACQUE!- no niente tentativo fallito.
     
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    L'espressione di mia moglie cambiò velocemente, così tanto che in effetti non mi resi subito conto della verità, della realtà. Se mi fossi girato un attimo, mi sarei visto davanti i suoi enormi occhi nocciola sgranati, le labbra schiuse in una smorfia di illogica paura e un silenzio attorno a noi così strano da sembrare irreale. Invece non mi volta, non ne cercai lo sguardo, anzi, la risatina sommessa, che grazie al silenzio attorno venne fuori particolarmente forte, riempì la stanza e le parole seguenti:"Che vuol dire che ti si sono rotte le acque, che scema dai!". Nella mia testa, la scena in cui durante un corso preparto si fa nascere un bambino era una barzelletta assurda, come dire chessò, che qualcuno ad un funerale ha un attacco improvviso di cuore e muore sul colpo.
    Quella specie di legge di Murphy modificata in modo che faccia sempre un po' ridere.
    "Ma quali acque" eppure quel silenzio fu strano, e duraturo.
    Tra le mie gambe, c'era lei, con il mento verso il basso, nel guardarsi tra le ginocchia, la guida del corso, guardava nello stesso punto, poi l'ultima guardò me, e come nel riflesso di quella che poteva essere l'espressione stessa di Caterina, colsì l'enorme, gigante problema.
    "ACQUE?!" Lo scatto all'impiedi, in un 'altra occasione mi avrebbe fatto barcollare e direi quasi cedere le ginocchia, ma stavolta era come se una catapulta sotto di me, un trampolino di lancio aiutato da una gru mi facessero scattare in avanti. Cercai subito l'espressione di Caterina e mi ritrovai a balbettare nel constatare che le acqua erano vere, reali, c'erano, ODDIO STAVA ARRIVANDO LA BAMBINA.
    "OK ALLORA CALMI, STAI CALMA!" Caterina non aveva proferito parola, zitta, in silenzio e con quell'espressione allucinata era rimasta se non calma, tremendamente confusa, io avrei fatto il resto.
    "Senti le contrazioni? Un orologio? Ok conto a mente! Quanto devo contare!" Quando si dice, il panico. Avevamo fatto i mezzi scemi durante il corso del giorno precedente e quello di quella giornata, avevano parlato davvero di orologi e conti? O mi sarebbe davvero toccato rifarmi a film americani visti in TV, a conoscenze sconosciute come mia madre che mi raccontava di come non si fosse nemmeno accorta dell'inizio del suo travaglio visto che aveva mangiato del messicano piccante la sera prima?
    "Dobbiamo andare in ospedale!" Sbraito cercando di porgerle la mano perchè si issi, no mi inchino io, in braccio, no aspetta, ci si può materializzare? No no questo lo aveva detto e non si poteva! Come saremmo arrivati in ospedale?!
    "Signor Reed, Siamo già in ospedale!" urlò per sovrastare il mio isterismo la donna che aveva guidato il corso fino ad ora, chiaro che non aveva mai avuto una emergenza del genere prima di allora.
    "Ottima osservazione! Amore tieni le gambe chiuse ASPETTA!" devo uscire? Chiamare qualcuno? Qualcuno mi dica cosa fare!
     
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    Non riuscivo a parlare, pensavo, respiravo, avevo paura di muovermi - merlino e se mi cade a terra mentre mi sollevo? Non voglio alzarmi!- fulminai con lo sguardo l'infermiera che si stava avvicinando e la minacciai senza dire mezza parola - sicura che non cade? Sicura? Per alzarmi mi viene spontaneo spingere, e se poi resta bloccata? MH? NON MI MUOVO DA QUI, Ty diglielo pure tu..- piagnucolai in preda al panico, e al diavolo proprio la preparazione. Quanto era durata la calmezza? Proprio poco, il tempo di riprendermi dallo shock.
    Annuii alla domanda di Ty, si le sentivo e più i minuti passavano più il tempo tra una e l'altra si accorciava.
    Alla fine mi convinsero a sedermi su una sedia a rotelle, non era neanche un ospedale magico quello, mi avrebbero fatta a pezzi, non è che non mi fidassi dei babbani però non si poteva mai sapere no?
    Mi veniva voglia di urlare ma me ne stavo zitta e buona, tanto c'era Ty che faceva tutto per entrambi.
    Non so come, quando o perchè, ma mi ritrovai seduta su una cosa a gambe spalancate e un'equipe medica davanti che mi guardava la mia cosina.
    O cielo, lo sapevo che si faceva così ma era tremendamente imbarazzante.
    Cercai Ty con lo sguardo ed era accanto a me, proprio lì, gli presi la mano, mi resi conto di stritolargliela solo quando allentai la presa.
    Il medico mi stava spiegando quando dovevo spingere, contare, respirare spingere...
    E spingiamo!
    L'urlo che tirai fu secondo solo alle orbite che quasi mi schizzavano via dagli occhi.
    -MEGLIO UN CRUCIO MALEDIZIONE!!!! NON MI LASCIARE NON MI LASCIARE!!!- la quiete dopo la tempesta, neanche mi fecero riprendere che già mi incitava a spingere di nuovo e Voldemort mi avrebbe fatto urlare meno di quanto stessi facendo in quel momento.
    -Non ce la faccio non ce la faccio non ce la faccio- e invece ce la faccio ce la faccio ce la faccio.
     
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5 replies since 3/8/2019, 15:44   104 views
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