Presentazione dei nuovi corsi di Specializzazione 2019/2020

Indicibili e Spezzaincantesimi: due carriere a confronto - Aperta a tutti

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    La domanda più frequente a cui Ezekiel Blackwood aveva dovuto rispondere da quando aveva intrapreso la sua carriera ministeriale era stata questa: Cosa fa esattamente un Indicibile?
    E la risposta era sempre stata la stessa: E' Top Secret.
    Partendo da questo presupposto è logico che, quando gli dissero che avrebbe dovuto tenere una specie di lezione/presentazione per promuovere il corso da Specializzazione da Indicibile all'Accademia, la prima cosa che chiese fu: E come faccio a promuovere il corso se non posso dire loro cosa fa esattamente un Indicibile? "Iscrivetevi e lo scoprirete" non sembrava un'opzione praticabile e persino i suoi capi se ne resero conto, per questo come eccezione al giuramento che aveva pronunciato il giorno in cui aveva ricevuto la chiave dell'Ufficio Misteri Segreti gli era stata concessa una deroga: avrebbe potuto dire alcune cose, non tutto, l'essenziale per rendere l'idea del tipo di lavoro e il tutto senza finire nella più profonda delle segrete di Azkaban o peggio. Ma doveva stare attento e pesare ogni parola che avrebbe pronunciato o la pena di morte l'avrebbe atteso all'uscita dell'aula.
    Non erano i presupposti migliori per affrontare la sua prima prova nei panni di un insegnante e questo unito alle sue ansie personali non faceva che renderlo ancora più nervoso. Davanti allo specchio del bagno della torre dove si tenevano le lezioni continuava a fissare la propria immagine e a ripetersi: Ce la puoi fare Ezekiel, non sarà così spaventoso, devi solo stare molto attento a quello che dici. E non dici. Difficile per uno che quando cominciava a parlare non riusciva facilmente a smettere. L'unica cosa su cui poteva contare era la presenza della Lindey: a lei non era mai piaciuto molto starlo a sentire, magari avrebbe trovato il modo di zittirlo e così facendo salvargli inconsciamente la vita.

    La presentazione si sarebbe tenuta nell'Aula Magna consentendo così il maggior numero di presenze possibili. Erano stati invitati tutti: studenti delle scuole di magia in cerca di ispirazione per la loro futura carriera e anche maghi adulti e ogni sorta di curiosi.
    Il numero di Indicibili e Spezzaincantesimi nei Ministeri, Banche per maghi e istituzioni magiche varie di tutto il mondo, era ai minimi storici e si abbassava ogni giorno di più a causa delle strane morti e sparizioni che quei due dipartimenti subivano ormai quasi giornalmente.
    Il dubbio che le forze oscure stessero cercando di sbarazzarsi degli avversari per loro più pericolosi stava diventando quasi una certezza e i vari Ministri dovevano far qualcosa per rimediare alle loro carenze di organico, soprattutto perchè la stessa sorte sarebbe potuta toccare presto anche agli Auror ed allora sarebbero rimasti completamente senza difese.
    Da questo l'idea di promuovere queste due carriere come le due più promettenti del mondo magico, cercando di tacere su quanto invece fossero pericolose, soprattutto in quel periodo.

    Pronta a fare faville Capitana? Dopo oggi ci si aspetta il pienone al corso di Spezzaincantesimi. Incantali tutti! Si avvicinò con queste parole alla rossa per prendere posto al suo fianco al tavolo riservato ai relatori. C'era un'altra sedia libera accanto a lui ed era per una sua collega londinese che arrivò giusto qualche secondo dopo. Rosalie Hepburn immagino. Molto piacere di conoscerla. Si alzò giusto il tempo per presentarsi ed accoglierla per poi riprendere posto in mezzo alle due. Fortunato me, beato tra le donne oggi. - scherzò nel tentativo di combattere la tensione. Ormai l'aula si stava riempiendo e sarebbe toccato proprio a lui esporsi per primo. Cercò con lo sguardo qualcuno di familiare per darsi coraggio, ma gli sembravano tutti macchie indistinte e lontane e forse era meglio così, almeno non avrebbe sentito troppo la tensione di non fare brutte figure davanti agli amici. Certo una persona l'avrebbe voluta più di tutti là a dargli coraggio ma c'era troppa gente per i suoi "gusti" e tentò di consolarsi sapendo che poi lo avrebbe trovato ad aspettarlo a casa. Sempre se fosse uscito vivo di lì...

    Benvenuti signore e signori. Il mio nome è Ezekiel Blackwood e sono un Indicibile presso il Ministero del Nord. Iniziò presentandosi e dirigendosi verso la lavagna magica appositamente messa lì per loro. Oggi, insieme alle mie colleghe, vi introdurremo a due dei nuovi corsi di Specializzazione organizzati da questa Accademia. Con me e Rosalie Hepburn, Indicibile del Ministero di Londra, verrete a conoscenza di alcuni dei misteri più misteriosi con cui i nostri dipartimenti hanno a che fare ogni giorno, mentre con la signorina Jamie Lindey scoprirete l'affascinante mondo degli Spezzaincatesimi e tutte le possibilità che questa gloriosa carriera possa offrire, ma prima di tutto vediamo di rinfrescare le nostre basi... così chiedo a tutti voi la prima risposta che vi viene in mente a questa domanda: che cos'è la magia?
    Sulla lavagna magica apparve istantaneamente una scritta luminosa visibile da tutta l'assemblea: "Definizione di Magia".
    Ezekiel ritornò al suo posto al tavolo ma solo per afferrare uno dei grossi e antichi tomi messi a disposizione per lo studio a tutti gli Indicibili. Lì c'era la definizione esatta, ma prima di tutto voleva sentire i presenti.
     
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    Non che Regan fosse propriamente interessato ad una carriera come Spezzaincantesimi o Indicibile, ma c'era più di una ragione per cui l'Irlandese aveva deciso di seguire quella presentazione nell'Aula Magna in Accademia: in primis, la lezione sarebbe stata tenuta da Ezekiel e la parte relativa agli Spezzaincantesimi sarebbe stata relazionata da Jamie, perciò era innegabile che il ragazzo fosse particolarmente curioso di osservarli all'opera; per di più, quello era il primo evento prettamente universitario al quale aveva occasione di partecipare, pertanto non se lo sarebbe fatto sfuggire per niente al mondo; terzo, se c'era l'opportunità di apprendere qualcosa di nuovo e rielaborarlo per applicarlo ai suoi interessi, non era da Regan tirarsi indietro.
    Quell'ambiente apriva la mente e il ragazzo era solo felice di farne parte, felice di tornare a casa e condividere il suo entusiasmo con April e con la sua famiglia, felice di aver reso la sua vita ancora più piena ed appagante.
    O'Toole aveva sempre avuto molte potenzialità, ma non aveva mai avuto dubbi su quale sarebbe stato il suo futuro di mago: una vita dedicata alla cura e preservazione delle creature magiche e dei loro habitat, alla loro protezione nel rispetto dei loro bisogni, della loro sicurezza e di quella degli esseri umani che dovevano conviverci. Le competenze che richiedeva una professione del genere erano molteplici e non si limitavano prettamente agli aspetti anatomici delle creature, al loro comportamento o a ciò che piaceva loro mangiare. Tutto ciò che il ragazzo poteva apprendere, quindi, era solo uno stimolo in più ad ampliare le sue conoscenze... Corvonero fino al midollo anche dopo un anno dal suo diploma, insomma.
    Spezzaincantesimi, amico, qui siamo nel tuo ramo... Di cosa ti aspetti che parleranno? chiese a Hjor, il giovane islandese che aveva conosciuto pochi giorni prima in caffetteria e vicino al quale aveva preso posto sulle gradinate.
    Ezekiel apparve nei pressi della lavagna magica e in pochi attimi scese il silenzio. Se era nervoso, non lo dava assolutamente a vedere... Era bravo, Blackwood, a gestire pubblicamente le proprie fragilità e ad apparire sempre e comunque sicuro di sé, ragione per cui lo aveva giudicato male quando lo aveva appena conosciuto, influenzato dalla rivalità che Russell nutriva nei suoi confronti. O forse a quei tempi era davvero uno stronzo, al pari di tanti ragazzi immaturi come anche Regan stesso era stato.
    Chissà, fatto stava che in quel momento l'ex Corvonero era davvero felice e orgoglioso di vedere Blackwood lì, che parlava davanti a tanti studenti e studentesse... Idem per la Lindey, anche se quella con lei era più una conoscenza dettata dalla popolarità della strega, con cui si erano sempre limitati a qualche saluto.
    Definizione di MAGIA, apparve scritto sulla lavagna... No, non sarebbe stato da Regan mettersi in mostra prendendo la parola per primo alla presentazione di un corso che non aveva neanche l'intenzione di seguire. Quell'aula straripava di aspiranti Indicibili e Spezzaincantesimi, spettava a loro rompere il ghiaccio con la risposta più brillante.
    CITAZIONE
    Definizione di MAGIA secondo me
    Energia presente in natura sotto forma di fenomeni o creature, o controllabile da un essere umano, che consente di realizzare e rendere possibili eventi che altrimenti non lo sarebbero.

    Il ragazzo si limitò ad appuntare la sua su una pergamena, rimanendo semplicemente in attesa di confermarla o, più probabilmente, integrarla con ciò di cui avrebbero discusso quel giorno.
    Dai, Hjor, buttati e fai vedere di che pasta sei fatto! incoraggiò però con un bisbiglio il suo nuovo amico.

    Interagito con Hjor e nominato Zek e Jaime
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    E' sorprendente che questa volta non sia stato l'entusiasmo di lentiggine a trascinarmi fino alla seduta di presentazione dei due nuovi corsi accademici che vogliono propinarci. Ad essere sinceri, mi è ignota la reale motivazione che abbia spinto me, Morrow e Rocha a prendere parte a questa sorta di riunione durante cui non mi farò remore a stuzzicare entrambi, distogliendo la loro attenzione da ciò che verrà detto. Forse è quel semplice costante senso di ribellione che mi impone di pormi sempre come elemento di disturbo piuttosto che come piacevole compagnia con cui condividere cultura e serietà. Lo stesso che mi invoglia a liberarmi del filtro della cicca appena terminata sul pavimento del corridoio antistante la sala in cui l'incontro avverrà. Chissà se uno dei due si occuperà di raccoglierla e smistarla ove necessario. A me non ne importa evidentemente niente in tutta sincerità. ‹ Dai, entriamo. Voglio proprio stare a guardare le facce da cazzo degli organizzatori. › O di chi per loro sia venuto ad esporci i programmi alternativi su cui puntare con il conseguimento degli studi cui siamo già avviati. Con noia e noncuranza, confrontandomi con entrambi per concordare la fila in cui disporci, prendo posto in una delle sedie con la solita postura stravaccata e priva di compostezza alcuna, stando ad osservare i tre volti che scorgo al di là delle teste di chi siede davanti a noi. Due ragazze piuttosto giovani ed un volto che non mi è completamente estraneo e che, al momento della presentazione, chiarisce ogni mio dubbio. ‹ Ah, c'è il tuo amichetto, lentiggine. › Sibilo indifferenza nei suoi confronti, trattenendo quell'infondato astio che mi procura ogni essere che abbia avuto a che fare con il rosso di cui io sappia ben poco. Anche in questo si riflette la mia diffidenza, accostata al senso di protezione che mi fa quasi sembrare un folle con manie di possessione. Ecco perché me ne torno al Rocha per qualche istante, concentrandomi sulle ragazze che ci sono appena state presentate, in particolare su quella più giovane dai capelli carmini.
    ‹ Eppure sembra giovane per lavorare al Ministero, non ti pare? Io me li immaginavo tutti vecchi decrepiti con la pelle flaccida. › La mia dose di maldicenze ed opinioni poco carine ha cominciato a venir fuori, ma non escludo che possa tentare di reprimerla quanto più possibile con l'avvio effettivo della discussione. Probabilmente. Presto attenzione per qualche secondo alle parole di Blackwood, non riuscendo a trattenermi per la seconda volta quando ci viene posta quella domanda, riportata subito dopo sulla lavagna. Dò una gomitata ciascuno ai compagni che mi affiancano, soffocando a stendo una risata beffarda rivolta ad entrambi. ‹ Su, bambini, rispondete: che cos'è la magia? › A volte ritengo di meritarlo davvero un duetto di schiaffi dritto sulla faccia, ma è comunque preferibile evitare. Entrambi lo sanno più che bene.




    Interagito con Jerome e Luis.
    Citata in particolar modo Jamie.

     
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    Non mi sarei perso questa lezione per niente al mondo e non certo per l'argomento, che sebbene interessante non rientra nei miei accademici interessi primari, quanto per la persona che presenzierà e presenterà questa lezione. In un contesto nuovo ed immenso come quello dell'Accademia, ritrovarsi dinanzi nomi e volti familiari, stimola grandemente quel senso d'appartenenza di cui sarebbe difficile privarsi. Così, quando ho letto il nome di Ezekiel sulla locandina che invitava tutti a prender parte a quell'incontro, ho deciso che avrei preso parte a questo evento.
    Felice d'essere accompagnato da Jonas e Luis, mi avvio sereno verso l'aula segnalata. Mi piace andare in giro con loro. Mi piace l'idea di avere un trio e stiamo alla grande. Nonostante le evidenti differenze tra noi, per qualche ragione concordiamo e ci divertiamo ed è grandioso.
    Seguo Jonas nel prendere posto, sedendomi così accanto a lui ed inarcando un sopracciglio guardandolo di sbieco quando cita Ez.
    “Ezekiel.” Esplico, annuendo con un sorriso prima di accomodarmi e tirar fuori una pergamena ed una piuma.
    Oggi il biondino sembra comunque essere troppo su di giri, tanto che quando si lascia scappare un commento sull'età precoce dei ministeriali, non posso evitare di dire la mia a riguardo. “Ez è bravissimo. E' tipo un genio in quel che fa.” Annuisco convinto, prima di puntare lo sguardo su di lui per bisbigliargli poche parole. “Te l'ho mai detto che mi ha salvato dal Lupuminarius? Cazzo, avrei potuto restarci secco ma lui non ci ha pensato su due volte.” Ed ovviamente evito di raccontargli la parte della storia riguardante Ioan ed il fatto d'averlo salvato col sangue di Ez contro la sua volontà. Sono dettagli di poco conto in effetti, per me almeno. Ciò che importa è che ha salvato entrambi e non credo qualcun'altro al posto suo sarebbe stato in grado di farlo, né avrebbe voluto farlo visto la potenziale pericolosità del gesto.
    “Come mai è così allegro oggi?” chiedo a Luis, sporgendomi appena su Jonas per sentire la risposta dell'altro. Scuoto il capo, dandogli un pizzico sul braccio quando stuzzica me e Luis, invitandosi a rispondere alla domanda. A volte stargli dietro è davvero impossibile. Immagino che lui però si sia ritrovato a pensare lo stesso di me in più di un'occasione.
    “Qualcuno gli ha drogato il caffè?” Chiedo ancora al Rocha, prima di provare a dare la mia risposta alla domanda di Ezekiel. Ci provo almeno.
    “Per me la magia è la capacità di creare un legame profondo col mondo esterno. Di fondersi con esso e in particolare con tutti gli elementi della natura per diventare un tutt'uno con essa e così, manovrarla come se fosse una nostra mano o comunque qualcosa che ci appartiene.” Probabilmente è una risposta da hippy, figlio dei fiori. In parte è quel che sono dopotutto.




    Interagito con Jonas e Luis, risposto alla domanda di Ezzi :quo:
     
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    Iscrivermi all'Accademia delle Arti Magiche? Io?!
    Neanche per un milione di Galeoni, piuttosto mi sarei gettata nuda dalla cima di una montagna tenendo sottobraccio un uovo di drago. E chi se ne fregava se saccheggiare le uova di una specie magica protetta mi sarebbe costato un altro anno di reclusione, se non altro avrei avuto una gran bella storia da raccontare una volta dentro, vantandomi con le mie sorelle di camerata.
    Mio padre, quel pezzo di merda, dopo avermi fatta uscire da Yggdrasil per farmi curare il Lupuminarius a Washington, gonfiando orgogliosamente il petto davanti ai giornalisti per far scriver "Pezzo grosso del MACUSA coinvolto nella più grande donazione americana di fondi per la ricerca contro il Lupuminarius per salvare la figlia e altri migliaia di adolescenti"... Mi ha denunciata!
    Mi sono beccata una denuncia per furto di beni liquidi e possesso improprio di Erballegra... Da mio padre, cazzo! Mi aveva guardato con quell'espressione contrita da uomo ligio al dovere, tutto d'un pezzo, dicendomi "Dall'alto della mia posizione non posso permettermi atti di ipocrisia, Samira. Pagherai il prezzo dei tuoi errori, come tutti. Essere una Green non ti pone al di sopra della legge".
    Gli sorrisi con disprezzo, perché non gli avrei dato la soddisfazione di vedermi sopraffare dallo sconforto, per essermi fatta rubare diciotto mesi della mia vita. Del resto, quel bastardo mi aveva già tolto talmente tanto, in passato, che questo era davvero il male minore che potesse farmi. Dopo tutto una prigione magica di minima sicurezza non avrebbe mai potuto essere peggio di una vita in casa con lui, che pur di mantenere la sua immagine sacrificava la libertà della sua stessa figlia, senza chiedersi neanche perché lei si fosse spinta a rubargli l'equivalente magico di diecimila dollari per scappare a fare il giro del mondo, prima di respirare un po' di libertà a Durmstrang. Durmstrang, chiaro? Libertà a Durmstrang, che era un po' come dire "granite all'inferno".
    Era lì che, una volta scontata la mia pena, mi ero diretta per tentare di rimettere insieme i brandelli di una vita che quello stronzo aveva stracciato una seconda volta, per un po' di fumo e qualche migliaio di monete d'oro sottratte alla sua camera blindata. Avevo cercato qualche notizia delle uniche persone di cui mi fosse mai importato qualcosa, tra quelle mura di pietra.
    Jerome ed Eris? Diplomati. Ezekiel? A quanto pareva era diventato un pezzo grosso del Ministero e avrebbe tenuto una lezione all'Accademia delle Arti Magiche proprio a giorni... Sarei andata ad assistere, quanto meno per riprendermi una sorta di punto di partenza e decidere che diamine combinare della mia vita, perché non ne avevo davvero la più pallida idea.
    L'unica cosa di cui ero assolutamente certa era che tra me e mio padre dovesse esserci almeno un oceano di distanza, affinché io potessi sottrarmi al suo controllo e non odiare la mia vita. Diciotto mesi di reclusione, faticavo ancora a crederci! Se non altro, per buona condotta ero riuscita a farmi restituire la bacchetta negli ultimi sei e ad imparare qualche trucchetto niente male.
    Magari li avrei usati proprio in quell'Aula Magna, anche solo per divertirmi un po' con qualche studentessa di buona famiglia da impressionare con le mie maniere da ragazzaccia.
    Invece, le uniche apparentemente degne di nota erano quelle che si trovavano al centro dell'attenzione di tutti i presenti, accanto ad Ezekiel che ostentava un carisma niente male. Era cresciuto, lo eravamo tutti, eppure a me sembrava sempre lo stesso, anche se già si distingueva dalla massa quando lo avevo conosciuto a Durm.
    Io dico che sei sempre il solito secchione, Morrow di Green Gables ghignai alle spalle del mio vecchio amico, che avevo raggiunto facendomi largo tra gli studenti giusto in tempo per sentirlo prendere la parola. Era in compagnia di due ragazzi, che salutai sollevando il mento dopo aver stampato un bacio con tanto di schiocco sulla guancia del rosso, probabilmente uno dei pochi maschi al mondo che mi sarei mai sognata di baciare.
    Merda, Jer, mai che io ti veda andare in giro con qualche bella passera da presentarmi! Senza offesa, belli, sono sicura che, se siete amici di Morrow, siete a posto anche se avete il pisello. Samira Green, come butta? sollevai una mano e incrociai le gambe sulla mia postazione, tornando a posare lo sguardo in lontananza, verso Blackwood. Ci sarebbe stato il tempo per gli aggiornamenti sulle nostre reciproche vite, una volta terminata quella lezione. Era inutile, i banchi di scuola non facevano proprio per me.
    A quanto pare qualcuno laggiù ha fatto un sacco di strada... osservai con un sorriso affettuoso rivolto ad Ezekiel, di cui incrociai lo sguardo quando il mago lo sollevò per intercettare la risposta di Jerome. Chissà se mi avrebbe riconosciuta.


    Interagito con Jerome, Jonas e Luis.

    Citato Ezekiel 😻


    Edited by .everGreen. - 5/8/2019, 17:03
     
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    Aveva ragioni meno futili della semplice curiosità per provare interesse in quella lezione, un dettaglio che aveva precluso senza troppi problemi sia a Jerome che Jonas, anche con tutti i buoni propositi del mondo menzionare i propri genitori naturali o la professione per cui erano morti rientrava nei discorsi del mai nella vita.
    Una realtà condivisa solo con Cassandra, come la maggior parte delle cose che lo riguardava. Cassandra che aveva volontariamente evitato di includere nei suoi piani quel giorno, non perché influenzato dal parere di terze parti bionde su come fossero troppo attaccati, - opinione recepita ma scelta di ignorare a livello pratico, come prevedibile. - ma perché a parte tutto, escludendo il casino in cui i suoi pensieri sembravano aver deciso di auto-ammutinarsi in quel periodo, continuare ad obbligarla a situazioni sociali che le stavano strette gli sembrava solo il preludio di un disastro in attesa di accadere. Il disagio e fastidio di lei colorava il proprio desiderio di averla accanto di sfumature spiacevoli, soffocandolo nel timore di starle realmente imponendo qualcosa a cui avrebbe preferito dire di no se solo non fosse stato per lui che glielo chiedeva. Quindi, aveva evitato di farlo.
    'Sarà l'essere molesto che lo mette di buon umore?' Il proprio - buon umore. - non era mai una maschera troppo difficile da ricalcare invece, indipendentemente da quando fosse reale. Squadrò fintamente serio il diretto interessato del discorso dando corda all'ironia di Jerome, visto il numero di schiaffetti fastidiosi che Jonas gli rifilava giornalmente tanto valeva meritarseli. 'Certo, in quel caso sarebbe sempre allegro...' Non sarebbe stato male, pensandoci. Cosa stava dicendo sul drogargli il caffé? Mmh.
    Ignorò bellamente il loro confabulare su Blackwood, ne condivideva a grandi linee l'astio ma gli sembrava una causa persa in partenza cercare di far cambiare idea su qualcosa a Jerome.
    'Magari lo sono vecchi e usano qualche pozione apposta, vedi che se strizzi gli occhi e guardi bene qualche ruga c'è?' Si sporse verso il biondo per tracciare per aria con un dito segni dell'età decisamente inventati sul viso della donna, soffiando un mugugno di protesta alla gomitata che ricevette pochi istanti dopo. Gli rifilò una boccaccia, ben lontano da essere in qualche modo davvero offeso, fermato dal tentare di ripagarlo in modi altrettanto infantili come schiacciargli le dita in faccia dall'arrivo di nuove e questionabili conoscenze di Jerome.
    Aveva sempre così tante domande sulla gente che gironzolava attorno al rosso.
    'Luis, ciao.' Si limitò a quella scarsa presentazione squadrandola con perplessa curiosità, in sua difesa non stava tentando di essere volontariamente scortese, solo... troppe menzioni di genitali in dieci parole perché potesse essere più propenso ad intavolare un discorso. Né ad esserne tirato in mezzo, optando quindi di tornare ai suoi piani di infastidire Jonas in un grande esempio di socialità.
    'Mi spieghi perché gli altri amici di Jer sono tutti così?' Un sussurro retorico quello che gli rivolse, in cui il così comprendeva un po' tutto a partire dalla loro passione per baciarlo al loro essere esuberanti come piccoli chihuahua esaltati. Si soffermò a scivolare con lo sguardo sul resto dei presenti, all'involontaria ricerca di Cassandra, prima di degnarsi di dare una risposta distratta al quesito della lezione.
    'La magia è l'essenza del mondo, un'energia viva che confluisce dentro gli organismi viventi e ha bisogno di loro per alimentarsi ed essere maneggiata. Influenzabile ai propri voleri ma non per questo meno in grado di avere... reazioni? proprie.' Stava decisamente improvvisando, ma suonava tutto molto poetico messo così, no?


    Interagito con Jerome, Jonas, Samira e citata Cassandra ~
     
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    La serata della festa l’aveva resa ancora più ostile a mescolarsi alla popolazione dell’Accademia. Il fatto che tutti quegli studenti fossero stati disposti a prestarsi ad un gioco tanto squallido e degradante – a qualcosa che Cassandra non era in grado di scindere dal suo passato di abusi – aveva accentuato ulteriormente il divario che c’era tra lei e l’ambiente che la circondava.
    Evitava così qualunque forma di aggregazione a scopo ricreativo che potesse crearsi in un’ Accademia pullulante di ragazzi ansiosi di interagire tra loro, di conoscersi e scoprirsi a vicenda. Evitava ciò che la società riteneva più naturale per una ragazza della sua età, ma non se ne faceva un cruccio. Le capitava sempre più spesso di sentirsi sola nel suo continuo scontrarsi con la realtà di una diversità che poneva distanze invalicabili tra lei e il prossimo, ma sapeva di poter sopportare quella solitudine. Erano le costrizioni quelle che non era in grado di gestire.
    Naturalmente gli eventi di natura puramente accademica rappresentavano un discorso a parte. Aveva subito adocchiato l’annuncio di quella lezione introduttiva che, pur non riguardando il suo percorso di studi, rappresentava comunque un’opportunità di approfondimento culturale a cui non avrebbe voluto rinunciare. Ma non solo. Più di ogni altra cosa, rappresentava per lei il primo ponte verso l’universo di quei genitori che non aveva mai avuto modo di conoscere. Desiderava comprendere di più del loro mondo, del lavoro di uno Spezzaincantesimi, di ciò che erano state le due persone che l’avevano messa al mondo ma che non avevano fatto in tempo a prendersi un posto tra i suoi ricordi più antichi.
    Il mistero che ruotava attorno alla loro morte non aveva mai smesso di tormentarla. Forse non con la stessa morbosa ossessività del suo rancore verso la famiglia adottiva e dei suoi conseguenti propositi di vendetta, ma comunque abbastanza da rappresentare uno dei punti fermi della sua vita.
    L’aveva sorpresa che – in uno dei tanti momenti che trascorrevano insieme – Luis non avesse tirato fuori l’idea di partecipare a quella lezione, di conseguenza il silenzio del fratello l’aveva spinta a sua volta a tacere. Forse Luis non voleva pensare alle dinamiche che li avevano resi orfani e destinati ad un’infanzia infernale, non ora che finalmente stava riuscendo a costruirsi una vita sociale. Cassandra non gli avrebbe mai forzato la mano in proposito, non lo avrebbe mai costretto a turbamenti che lui sembrava in grado di risparmiarsi. Per questo non aveva parlato e si era presentata nell’Aula Magna da sola, decisa a limitarsi ad un ascolto attento delle parole dei relatori, in particolare di quelle della Spezzaincantesimi Jamie Lindey.
    Il suo sguardo si mosse in avanscoperta, lungo tutta l’area dell’aula, alla ricerca di un posto isolato da cui poter assistere alla lezione indisturbata. I suoi occhi, tuttavia, finirono immediatamente – quasi vi fosse una forza magnetica a guidarli – in quelli di Luis. Interdetta, fissò il gemello per qualche istante prima che un soggetto decisamente più vivace attirasse la sua attenzione. Jerome era lì, probabilmente intento come sempre a mettersi sotto i riflettori. Con loro c’erano anche Alexander e una ragazza che la Rocha non conosceva.
    Cassandra esitò appena, tentata dall’idea di raggiungerli. Un istante dopo, tuttavia, abbassò lo sguardo sciogliendo così il contatto visivo con Luis che si era fatto improvvisamente doloroso. Cercò un posto in disparte, così come aveva deciso inizialmente, consapevole di come Luis avesse semplicemente deciso di tagliarla fuori da quell’esperienza. Quella lezione aveva a che fare con il loro passato, la loro storia: si trattava di un momento che nella testa di Cassandra avrebbe dovuto vederli più vicini che mai. Forse aveva preferito trascorrere il suo tempo con i suoi amici, senza doversi trascinare dietro la sorella ombrosa e incapace di relazionarsi. Magari Luis sapeva che Jerome non avrebbe gradito la sua presenza, forse..chissà, nemmeno Alexander era poi così entusiasta di trascorrere del tempo con lei. Quale che fosse il motivo, Luis aveva fatto una scelta e lei non si sentiva in diritto di calpestarla.
    Prese posto e portò il suo sguardo sugli oratori di quella lezione, senza più spostarlo sul fratello nemmeno quando quest’ultimo rispose ad una domanda di Blackwood. Il solo pensiero di avvicinarsi a lui in quel momento, anche solo sfiorando la sua figura con lo sguardo, le faceva più male di quanto avrebbe mai ritenuto possibile.


    Citati Luis, Jerome, Jonas e Samira.
     
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    Dopo averci pensato e ripensato avevo deciso di buttarmi e di frequentare il nuovo corso indetto dal Ministero. Indicibili e Spezzaincantesimi; due professioni che mi incuriosivano per il mistero che aleggiava attorno a queste due definizioni non definite. Mi ero sempre chiesta in cosa consistevano e ora avevo l’opportunità di dare una risposta alle mie domande oltre che a colmare delle lacune; potevo finalmente dar modo alla mia costante sete di sapere e di imparare di essere soddisfatta-
    Ero consapevole di avvicinarmi ad un settore che non conoscevo e che avrei avuto a che fare con degli sconosciuti. Non avendo frequentato Hogwarts non conoscevo i docenti ed ero a Londra da troppo poco tempo per ipotizzare di incontrare qualche faccia nota. Non che mi importasse molto ma temevo di sentirmi a disagio, non ricordavo nemmeno quando fosse stata l’ultima volta che avevo varcato la soglia di un’aula scolastica ed ero un po’ tesa.
    Cercai di rasserenarmi pensando che avevo affrontato ben di peggio, respirai profondamente e raddrizzai le spalle. Entrando nell’Aula Magna respirai il profumo, mai dimenticato, del sapere e del conoscere. Ricordi lontani affiorarono alla mia mente andando a confondersi con l’inebriante sensazione della curiosità di apprendere.
    Mi sedetti in disparte osservando i compagni di corso e chiedendomi i motivi che li avevano convinti a seguirlo. Lo spauracchio di essere l’unica secchiona tardona venne dissipato dalla presenza di altri adulti; pareva si conoscessero fra loro e rivolsi ad ognuno un breve cenno di saluto col capo prima che i relatori iniziassero quella che pareva essere la premessa di una interessante lezione.
    La domanda che il prof. Blackwood rivolse ai presenti mi fece deglutire. Dare la definizione di Magia senza scadere nel banale poteva essere complicato. Non era facile definire qualcosa di intangibile. Trasformare in parole un mistero richiedeva riflessione. La magia era la dote che differenziava i maghi dai babbani, che li rendeva speciali, una categoria privilegiata e invisa a chi non aveva il dono. La magia faceva paura a chi non la conosceva, faceva invidia a chi non possedeva il dono; a seconda di chi la praticava poteva essere pericolosa o benefica. Poteva guarire o uccidere, salvare o portare alla perdizione. Era tutto questo e molto di più. Per me, nata babbana, era stata una conquista oltre che un dono. Avevo dovuto faticare non poco per affermarmi nelle varie discipline e poter dimostrare di essere degna del dono. La magia, per me, era un regalo inaspettato e immeritato che avevo accolto dapprima con timore ma poi, una volta imparato a gestirla, mi aveva reso fiera del mio stato.
    Guardando i miei compagni e i docenti mi resi conto che non avrei potuto rispondere in quei termini e che serviva dare una sintesi della definizione richiesta che non fosse troppo personale e più accademica per cui, quando ritenni fosse arrivato il mio momento, senza interrompere nessuno, espressi la mia modesta conclusione. Da brava studentessa, forse in maniera un po’troppo timida e usando l’antica abitudine appresa a Beauxbatons, mi alzai in piedi per rispondere.
    La magia è un dono. Un dono innato. E’ una forza che ignora e domina le normali leggi naturali. Chi ha il privilegio di possederla, sia esso umano o creatura, ha una responsabilità da gestire e salvaguardare e ha il dovere di proteggerlo e di migliorarlo se possibile.
    Non ce la potevo fare. Dare una definizione accademica non era nelle mie corde. Ci avevo messo del mio e, come al mio solito, probabilmente avevo sbagliato. In fondo eravamo tutto in quell’aula per imparare e mi ero permessa di esprimere un parere personale invece di citare una formula.
     
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    Non posso esimermi dal partecipare a quella che in gergo universitario viene definita prolusione. Insomma, una presentazione di un corso, al quale vengono approfonditi alcuni temi salienti dell'istituzione accademica, calati all'interno di due corsi. Si tratta di due presentazioni e, dato che probabilmente il mio futuro sarà il Ministero del Nord, trovo opportuno stare al passo con i nuovi orientamenti professionali richiesti. Secondo il rigore durmstranghiano mi sono abbigliato in modo sobrio, ma nel contempo elegante, deciso come non mai a rendere fiera la mia famiglia e Cormack. Quando entro nella sala parata per l'occasione, il mio sguardo ricerca proprio il mio mentore, nella speranza di una comparsata. La confusione è molta, perché, per l'appunto, si tratta del punto iniziale di un percorso, di un nuovo anno accademico foriero di ostacoli, difficoltà, ma anche di conquiste e di avventure. Di fianco a me ha preso posto l'irlandese: conosciuti per caso nella caffetteria del campus, mi sto rendendo conto che è un tipo di cui ci si può fidare. Mi colpisce la solidità del suo panorama valoriale, la sua etica e la sua determinazione. Il clamore nell'aula viene zittito quando una vecchia conoscenza prende la parola: Ezekiel Blackwood. Lo ricordo ricercatore e pupillo ai tempi della presidenza di Kaljumae: lo invidio per la strada che ha intrapreso. Indicibile per lo stesso ministero in cui lavora(va) papà. Interessante il fatto che ci ponga una domanda apparentemente semplice, che richiede- invece - un forte spirito riflessivo. Noi stessi utilizziamo la magia: involontariamente da quando siamo nati. Regan mi incita a rispondere, ma io preferisco ascoltare le proposte di qualche altro studente, per affinare quello che io realmente sento come definizione. Alzo la mano amichevolmente nei confronti dell'amico, sussurrando in modo che lui solo senta: ...prima è opportuno studiare altre risposte, poi sferrare l'attacco.
    Ascolto le definizioni proposte da diversi studenti. Intravedo Samira Green, vecchia conoscenza di Durm, assieme a Morrow, che non si tira indietro a dire la sua. Finché, non sento in me quel che i Greci definivano kairòs, il momento opportuno. Alzo la mano, e quando mi viene data facoltà di rispondere, espongo con mente e cuore: "Magia è l'enigmatico controllo, anche involontario, della negazione della Fisica, intesa nel senso etimologico del termine. "Physis" è, per l'appunto, "Natura", in un senso più lato ed omnicomprensivo, tutto ciò che sottosta a precise e consuete leggi, osservabili e ripetibili. La Magia, di conseguenza, è il ponte concreto, tangibile, quantificabile e descrivibile tra il fisico e il meta-fisico.
    Mi risiedo, con il cuore in tachicardia. Un sorriso a Regan.

    Citato Cormack, Samira, Jerome, Ez. Risposto ad Ez. Interagito con Regan
     
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    “La magia è un qualcosa che non si può definire con certezza, in quanto tanto astratta a livello di pensiero tanto concreta nelle sue manifestazioni...a patto che colui con il quale si interfaccino sia abbastanza pronto per affrontarle ed eventualmente accettarle”. Esordio enigmatico il mio, a distanza di anni dal conseguimento del mio F.A.T.A. in Psicomedimagia ed Arte Legilimatoria ho deciso di tornare in Accademia perché sono venuto a conoscenza di un corso di specializzazione per divenire un Indicibile.
    Dopo l’ultima parentesi con Becca avevo bisogno di staccare, e quale modo migliore se non quello di tornare a studiare? Quale modo migliore se non quello di rispolverare la mia più vecchia e più forte passione, ossia quella di accrescere in qualsivoglia modo il mio Sapere?
    “La magia è molteplice ed ecco perché astratta: può verificarsi quando un piccolo bambino vede per la prima volta nella sua vita qualcosa che lo colpisce nell’animo e nella curiosità, in tal caso può definirsi come sinonimo di stupore. Può altrettanto verificarsi agli occhi di un signore anziano, quando vede un suo caro raggiungere un obiettivo tanto ambito. E così via...” continuai mentre cercavo posto a sedere, possibilmente in prima fila per seguire meglio ciò che di lì a poco si sarebbe verificato, lasciandomi alle spalle un’aula che si stava sempre più gremendo di giovani.
    Non mi sentivo per nessuna ragione a disagio, anche se oggettivamente potevo essere il padre o lo zio di molti di loro, ma anzi ero felice di essere di nuovo lì ed ero felice di vedere un pubblico così eterogeneo.
    “La magia è altresí concreta in quanto ha delle ripercussioni su ogni individuo, positive o negative esse siano. Ed arriviamo a quella che potrebbe essere la definizione meramente strumentale per antonomasia, quel tipo di magia che tutti i presenti, chi più chi meno, riesce a padroneggiare. La vera difficoltà sta nel avere il senno per usufruirne nella maniera più consona. Questa è per me La magia Signor Blackwood.” conclusi attendendo in silenzio un cenno od una replica da parte di qualcuno per incominciare una discussione che, vista la situazione in cui mi trovavo, sarebbe stata senza dubbio costruttiva.
    Decisi di intraprendere quel nuovo viaggio introspettivo per molti fattori, recenti e non: prima di tutto ero davvero curioso di scoprire come avrebbe strutturato il corso il Signor Blackwood, personalità indecifrabile ed imperscrutabile, in determinati frangenti anche più di me, il docente migliore che si potesse avere per quella specialistica in fin dei conti.
    Poi c’era la compagine Becca, sviluppatasi non esattamente come sembrava inizialmente, ma lungi da me continuare a combattere per un qualcosa che pareva essere solo un mio mero obiettivo quando in realtà lo facevo più per lei che per me...la speranza che questo mio periodo di studio, e quindi di lontananza da lei, potesse farla svegliare era riposta dentro di me, comunque.
    Infine un turbinio di altri pensieri fastidiosi che non era mia intenzione elencare a nessuno.
    Tutto questo sfociava nella mia voglia di iniziare quella nuova sfida con me stesso: dovevo riuscirci di nuovo, il mio animo me lo chiedeva, dovevo dare il massimo indipendentemente da quanto tempo avrei dovuto impiegarci. Era ciò che volevo ed io, Becca a parte allo stato attuale delle cose, raggiungevo sempre ciò che mi prefiggevo.

    interagito con Ez.
     
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    La lezione a cui avrebbe partecipato quel giorno non rientrava propriamente nel percorso accademico da lui scelto, ma ampliare le sue competenze anche in altri campi quando gli era possibile farlo era qualcosa di decisamente consigliato. Sephirot era un ragazzo curioso, voleva avere un'infarinatura di qualsiasi cosa potesse essere rilevante per lui e quella lezione aveva tutte le sembianze di poter essere davvero intrigante.
    Questa era la motivazione principale e cristallina che lo stava spingendo verso l'aula designata al fianco di Dorian che, finalmente, lo aveva raggiunto in un ambiente migliore e più adulto rispetto a Durmstrang... ma non poteva negare a se stesso l'interesse che provava nel poter osservare Rosalie nel suo lavoro. Ovviamente fare da insegnante non c'entrava granché con l'essere indecibile e soprattutto ciò che avrebbe potuto rivelare non sarebbe stato soddisfacente per colmare la sua curiosità in tal proposito, ma voleva vederla comunque.
    A stranirlo erano le altre due figure che avrebbero presenziato come insegnanti, Blackwood ne era davvero in grado? Era parecchio che non lo vedeva e non sapeva nulla della sua attuale vita, per cui per quel che ne sapeva poteva anche essere diventato incredibile, mentre la Lindey la conosceva solo di nome quando era stato ad Hogwarts per un breve periodo, era stata la sua caposcuola e come insegnante di certo non ce la vedeva molto.
    Poco importava, avrebbe concesso il beneficio del dubbio, anche se non gli sarebbe piaciuto il loro modo di fare, non se ne sarebbe andato.
    "Finalmente sei giunto qui. Mi piace qui, ma pare che liberarsi di Price sia per me una sorta di impresa della vita. Pure al mio stesso corso si è iscritto."
    Sbuffò Udinov, speranzoso che almeno in questa lezione non l'avrebbe visto...
    Una volta entrato in aula i suoi occhi andarono velocemente a cercare quelli di Rosalie, salutò educatamente come un qualsiasi studente, limitandosi solo a soffermarsi con lo sguardo su di lei per poi prendere posto in modo tale da essere notato. Non era di certo il tipo di persona che si nascondeva.
    Indicibili e spezzaincantesimi, per Dorian doveva essere una manna dal cielo questa lezione, per lui sarebbe stato un modo per ampliare il suo bagaglio culturale.
    Prima di prendere parola e dare una sua risposta il russo ascoltò gli altri studenti, notando solo quando si mise a parlare della presenza di Jerome. Diede una risposta stranamente positiva e spirituale per ciò che invece aveva potuto imparare di lui...
    Lo guardò sorridendo appena, curioso dell'evoluzione che doveva aver avuto...Sephirot non aveva scordato tutto il sangue che gli si era riversato addosso quando Jerome aveva compiuto quel gesto autolesionista davanti a lui.
    "La magia è energia. Un'energia che deriva da chi la possiede e da elementi esterni influenzabili. E' un potere, un privilegio. Probabilmente ha una definizione soggettiva a seconda di come si sceglie di usarla. La magia è l'elemento di studio più instabile, allo stesso tempo affascinante e pericoloso."
    Lui non aveva scelto di inoltrarsi nello studio della magia come i tre insegnanti avevano invece scelto di fare in modo diverso, lui si limitava a scegliere come usare la magia che conosceva, evitando quelli che potevano essere i rischi maggiori. In questa lezione avrebbe potuto imparare questo? Sicuro gli avrebbe fatto comodo in un periodo come questo.


    Arrivato a lezione con Dorian
    Citato Blackwood, Rosalie, Jerome.

    Risposto alla domanda.
     
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    L’accademia di Magia apriva un’oasi d’orizzonti per Morel.
    Si prospettava come landa di risorse infinite, alimentando la sete di conoscenza che mai l’aveva abbandonato in quegli anni. L’ingordigia probabilmente l’avrebbe vinto, minacciando anche in quel luogo la labile trama sociale che a singhiozzi portava avanti.
    Rivedere Sephirot, comunque, gli regalò qualcosa di molto simile al sollievo, non solo per l’amicizia che li legava ma per l’appoggio che gli offriva. Con lui accanto, sarebbe certamente stato in grado d’affrontare la più ostica delle solitudini.
    Francamente, era interessato ad aprire la propria cerchia ma non lo riteneva desiderio dalla semplice attuazione. I suoi modi di fare non erano mutati, come le sue aspirazioni. Pochi, pochissimi sarebbero stati in grado d’avvicinarlo senza confondere le sue convinzioni per superiorità.

    “Non mi hai ancora detto perché sei interessato a questo corso, comunque...” Soffò mentre entrambi avanzavano verso l’aula magna. Lui, dopotutto, seguiva un percorso accademico diametralmente opposto e lo incuriosiva capire quali fossero i suoi propositi. Un semplice approfondire? Non l’avrebbe biasimato.
    “Considerala una prova di resistenza. E’ alquanto utile.” Ironizzò, provando a smorzare le tensioni che ogni volta percepiva vibrargli sottopelle quando Price gli annebbiava la ragione.

    Giunsero, finalmente. Un’introduzione a più porte, visti i tre volti che si affacciavano a quella lezione. Non meno giovani di loro, comunque. Per quanto intrigante fosse agli occhi del francese la carriera d’indicibile, la sua attenzione prioritaria era tutta rivolta alla spezzaincantesimi.
    Non si sentì in dovere d’aggiungere altro a quella definizione con il rischio d’essere ripetitivo. Molto di quanto credeva, era già stato detto. Al momento, voleva soltanto abbracciare il vero fulcro del discorso.

    -Interagito con Seph.


     
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    La gamba non faceva altro che tremarle, dire di essere cambiata era una cosa, dimostrarlo era un altro. Varcata quella soglia, vi sarebbero stati coetanei, persone che probabilmente la conoscevano dai tempi di Hogwarts che l’avrebbero smascherata in tempo record. Poggio la testa contro il muro che la separava dall’Aula Magna chiudendo gli occhi. Forza Jess ce la puoi fare, un sorriso ed entra come se nulla fosse.
    Più tempo passava in quella posizione più aumentava il rischio di essere vista (chissà cosa avrebbero pensato di lei), non poteva permetterlo, no se voleva dimostrarsi sicura.
    Tre… due … uno
    Aprì gli occhi, si passo la mano destra tra i capelli lasciandoli cadere disordinatamente dal lato destro, mentre iniziò a mettere un piede davanti all’altro. L’unica vittima del suo terrore era la sua borsa, il cui manico era stritolato dalla sua presa. I suoi pensieri provavano a insinuarsi in lei facendo vacillare la sua apparente sicurezza. Dovette stringere ancora di più la presa per evitare che prendessero forma, e non solo anche ripetersi il mantra che aveva inventato ” Sei una bella ragazza, hai le tette è il sedere e non devi vergognarti della tua femminilità”.
    Varcata la soglia di quell’aula, sondò i volti più vicini sperando di non riconoscere nessuno dei presenti, sarebbe stata più semplice l’impresa se nessuno la ricollegasse al troll che era. Sebbene fosse ormai irriconoscibile, la paura rimaneva. Il trucco che le dava un colorito raffinato, che le faceva risaltare gli occhi e gli contornava le labbra di rosso non poteva certo nascondere l’anatomia che possedeva. Ad aiutarla nell’impresa di non essere riconosciuta vi era anche il suo outfit che comprendeva delle scarpe per niente comode per via dei tacchi, e un vestitino a fiori che le fasciava la vita.
    Il primo volto a sembrarle noto fu quello del ragazzo sul palco, ma era più grande di lei quindi le probabilità che se ne ricordasse, erano davvero minime. Stando anche a una seconda analisi vi erano anche altre facce note come quella di un ex caposcuola (se ben ricordava) e di due ragazzi che se la memoria non la ingannava apparteneva alla sua stessa casata, solo che entrambi erano più grandi di lei, ed era improbabile che si ricordassero di lei. Rincuorata da ciò, l’ex Serpeverde allentò la presa sul manico della borsa e incurvò gli angoli delle labbra in un sorriso. Con passo deciso, accompagnata dal ticchettio delle proprie scarpe, la bionda occupò il posto accanto alla persona che riteneva più matura, poiché pensò che in quanto tale non si sarebbe soffermata a giudicarla.
    Una volta seduta mise una gamba sull’altra e ruotando leggermente il busto verso l’uomo accanto a lei per poterlo guardare mentre gli chiedeva: «Potevo accomodarmi o attendevi qualcuno?». Guardò lo sconosciuto intensamente prima che una vocina gli facesse pensare che il suo modo di fare e di essere poteva tranquillamente farla passare per troia. A quel pensiero lo sguardo si spense e pur di nascondere la propria insicurezza abbasso lo sguardo verso la borsa per estrarre dal suo interno pergamena e piuma, almeno in questo modo avrebbe evitato lo sguardo di giudizio del signore.
    A stupirla fu la risposta che diede alla domanda di Ezekiel, ciò le fece corrucciare le labbra, se voleva mettersi in mostra, doveva dare anche lei una risposta illuminante come la sua… ma era difficile darla senza ripetere o riprendere le risposte di altri studenti.
    Fortunatamente l’astuzia non le mancava, ma come avrebbe potuto usarla in quel caso?
    Che cosa è la magia… non vi era nulla che potesse dire di nuovo rispetto agli altri, inoltre non riusciva ad avere la forza per esporre il proprio pensiero ad alta voce, fu proprio per questo che espose il proprio pensiero facendo sì che l’unica persona che lo udisse fosse l’uomo che la affiancava.
    «Mi sembra una di quelle domande alla quale è impossibile dare una sola risposta concreta. Perché se ci pensi, si possono dare diversi significati, e nessuno di questi può essere ritenuta sbagliata. Detto ciò bella risposta la tua»
    ” Era meglio se rimanevo in silenzio” pensò. Per evitare di essere osservata, essendo che non poteva più fare affidamento alla propria chioma dopo aver tagliato i capelli, la giovane donna iniziò a giocare con una ciocca di capelli coprendosi come meglio poteva il volto.

    Interagisco con Doc. Will
     
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    Gray si era fatto largo all’interno dell’aula magna e aveva adocchiato il posto accanto a Regan. Lo aveva visto da lontano, la sua testa riccia era inconfondibile.
    Doveva ancora fare pace con l’immagine di essere dietro ai banchi di scuola e i suoi compagni, dietro alla cattedra, così l’idea di avere a fianco l’ex Corvonero, lo rasserenò almeno in parte. Aveva fatto un cenno di saluto anche al ragazzo che era già con lui e si era seduto.
    Non che si sentisse un minorato, ma un po’ indietro, sì.
    E poi c’era quel velo di formalità che doveva portare che lo mettevano in ansia. Niente battutine, niente occhiatacce, ma nemmeno complicità e questo gli dispiaceva più di tutto.
    Quella presentazione era come un banco di prova per le sensazioni che aveva nella pancia e doveva decisamente imparare a conviverci e farci amicizia. Sapeva che ce l’avrebbe fatta, doveva solo abituarcisi.
    Aveva deciso di rimanere in silenzio ed ascoltare le risposte, osservare Blackwood così bravo nelle sue vesti, osservare Jamie… e ancora una volta chiedersi perché non era anche lui già con il proprio futuro in mano. Certo se lo stava costruendo ma… ma quello era Jonas. Individuò la testa bionda dopo aver vagato con lo sguardo senza una meta. Lo aveva visto voltarsi sogghignante verso i compagni accanto a lui. Erano tutti presenti alla festa avvenuta qualche sera prima, ma non ricordava molto a dirla tutta e sentiva come la curiosità ed in un certo senso il desiderio di scambiarci due parole.
    Certamente non era quello il momento e in ogni caso, aveva momentaneamente perso il filo della presentazione.
    "Penso che abbiate dato le risposte più sensate e obbiettive che si sono sentite nell'aula." Ritornò attento, rivolgendosi ai due. "Non saprei onestamente cosa aggiungere." In quel momento credette opportuno presentarsi al ragazzo che non conosceva "Sono Dustin e... se non sono indiscreto e non l'ho già chiesto, che corsi frequenterete? Io Medimagia." per poi avanzare quella domanda. Così si sarebbe fatto un'idea di chi avrebbe trovato al corso con lui.

    Interagito con Hjor e Regan. Adocchiato Jonas.
     
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    Ma chi me l'aveva fatto fare? Perché avevo accettato? Aaah si, la risposta era più che semplice. VOLEVO SOLDI. ERO DIVENTATA AVIDA. Beh non era così sbagliato no? Che male c'era nel desiderare una vita dignitosa e piena di svaghi pagati con i propri soldi? Si, avevo accettato principalmente perché mi pagavano, anche perché era pure strano dover "insegnare" a ragazzi attorno alla mia età cavolo. Ero qui in veste di spezza-incantesimi e mi ero fatta il culo per diventarlo, lo facevo tutt'ora, per cui avevo di che divulgare se qualcuno poi si sarebbe interessato a questa avventurosa carriera tanto meglio.
    Il mio superiore mi aveva pregato in ginocchio di non fare figure di merda e di non macchiare la visibilità della Gringott. AH AH AH, ma no dai non sarei stata così pessima.
    "Oh si, prontissima. Voglio proprio vedere se c'è qualcuno così dannatamente autolesionista da avventurarsi nel mondo degli spiriti e delle maledizioni. Insomma principalmente mi occupo di questo, la parte noiosa non bisogna citarla, se no chi ci segue? Ahah."
    Una lezione congiunta con due Indicibili....ero quasi la pecora nera del corso praticamente, quanto meno Ezekiel era simpatico, un manipolatore nato, ma simpatico. Mi ricordavo durante Hogwarts come riuscisse a rigirarsi le cose a proprio favore, era un serpeverde fatto e finito, uno di quelli più pericolosi! Io gli stavo simpatica, ero salva. Forse. Insomma influenzava Nicholas e non poco, quindi sapevo di cosa stavo parlando.
    L'altra collega, Rosalie Hepburn, beh...un sorriso manco a pagarlo, tutta seriosa, che palle...mi limitai a presentarmi e a salutarla non avevo altro da aggiungere.
    Attendemmo il necessario per poi dare il via alla lezione, già vedevo volti conosciuti e c'era pure Dustin?! Che ci faceva Dustin?!
    Calma e sangue freddo, ora ero serissima. Tenevo le braccia incrociate attendo il mio turno per intervenire, fu infatti Blackwood ad aprire le danze di quella strana e interessante lezione.
    Lasciò quindi a Blackwood di occuparsi della definizione di Magia e di reagire a eventuali errori, avevo letto il programma quindi sapevo quale risposta era quella che più si avvicinava al concetto di magia, ma effettivamente poteva anche avere diversi punti di vista no?
    Mi alzai quindi in piedi, avvicinandomi alla lavagna per scrivere affianco alla parola "MAGIA" le parole..."Alterazione della realtà" e..."Intenzione".
    "In molti avete citato la "natura" per argomentare il significato di "Magia". E' giusto, attraverso la magia si può manipolare la Natura e quindi alterare la realtà e avere l'intenzione di farlo. Cos'è esattamente "L'intenzione?""
    Porsi quindi quella domanda agli studenti, dando loro modo di rifletterci, poteva essere una domanda del cacchio, ma l'intenzione era la chiave di tutto, attraverso di essa si poteva avere la determinazione necessaria per usare certi incantesimi e soprattutto essa poteva variare l'esito e la funzione di un incantesimo.
    "Nel mio lavoro l'intenzione è fondamentale. In questo lavoro ho potuto sviluppare la "La tracciatura".Una sorta di "vista" che non è però riconducibile al tipo di dono che hanno i divinatori, bensì la vista mi permette di inserirmi nel flusso magico sempre costante attorno a noi per seguire le tracce di quelle magie che interferiscono con la continuità del flusso. Individuo le tracce di magie buone o cattive che siano per poi spezzarle in caso di maledizioni lanciate da maghi potenti ormai perduti oppure custodite da fantasmi ancorati ancora alla vita. Senza l'intenzione non avrei modo di agire minimamente su tali forze."
    Oh si, il mio superiore poteva essere soddisfatto no? Mi aveva fatto una testa tanta sulla "vista" dovevo parlarne come si doveva dato che era il nostro cavallo di battaglia, per me era diventato stranamente naturale seguire questi flussi e vederli.
    "Se avete domande in merito."

    Vi ho posto una domanda e spiegato la professione di Spezza-incantesimi
     
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14 replies since 22/7/2019, 16:22   541 views
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