Theraphosidae.

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    Mad Sweeney freme all'interno della tasca dei pantaloni della divisa, come se anche lui non vedesse l'ora di entrare in scena. Sento le sue zampette impazienti ticchettarmi contro la gamba, al che allungo una mano per passarla sopra il suo corpicino nervoso, quel tanto che basta per tranquillizzarlo.
    Tra poco ti faccio uscire, non preoccuparti.
    Gli bisbiglio con tono affettuoso, come si farebbe con un bambino, e in effetti la mia adorabile tarantola è la cosa più vicina a un pargolo che possiederò mai. I neonati non fanno per me, un po' odio la loro abilità di saper concentrare l'attenzione di una stanza intera su di se. Io devo essere rumorosa, invadente e alternativa mentre a loro basta semplicemente esistere per beccarsi epiteti dolci, carezze e baci in ogni dove. E' ingiusto.
    Però ho letto di una sindrome psichiatrica dove certi genitori si inventavano malattie per figli, tipo il cancro, o gli facevano male di proposito per ricevere attenzioni, però sinceramente non credo faccia per me perchè non mi sentirei comunque al centro di un palcoscenico. Piuttosto sarei disposta a cadere di proposito da una scopa e spaccarmi le gambe, o fingere nuovamente di suicidarmi, ma almeno quella nel letto di ospedale sarei io, non la mia progenie.
    Comunque, dopo le lezioni non c'è moltissima gente che gira per i corridoi nonostante gli studenti di Hogwarts abbiano momentaneamente rimpolpato le nostre fila, li si può riconoscere dagli occhi spauriti che si guardano intorno come se fossero finiti nel posto più orribile della terra e dai denti che battono per il freddo. Dal canto mio all'ultima opzione ci sono abituata, crescere in Islanda mi ha resa parecchio resistente alle basse temperature, e poi c'è da dire che la mia lunga chioma argento si abbina perfettamente alla neve che circonda queste quattro mura.
    Non ho ancora avuto modo di fare colpo come si deve sui ragazzi e le ragazze della scuola scozzese, ed è anche vero che potrei benissimo andarmene in sala comune a dare spettacolo, ma oggi sono alla ricerca di qualcosa di più mirato e -strano sentirlo dire da me- privato. Se trovo la persona giusta, quella in grado di rimanere affascinata da me, e con la bocca abbastanza grande per raccontare tutto, allora poi saranno gli altri studenti a raggiungermi. Come si dice? Se Merlino non va dall'erede al trono d'Inghilterra... O qualcosa del genere.
    Entro nella biblioteca sperando di trovarci qualcuno, ma pare deserta. Forse gli enormi tomi scuri al suo interno mettono troppo timore addosso ai nuovi arrivati, e devo ammettere che da certe storie che ho letto qui dentro mi terrei volentieri alla larga anche io, quindi non mi sento di biasimarli del tutto.
    Sto per andarmene e cercare altrove, quando dei sussurri provenienti da un angolo a destra attirano la mia attenzione. Mi avvicino cautamente per poi sporgermi appena da dietro il bordo di legno di una delle librerie per spiare la fonte di quelle parole. Sono due ragazze dalle chiome scure, borbottano tra di loro mentre cercano dei volumi nella sezione sulla storia della scuola. Sorrido quando mi rendo conto che sono due visitatrici, probabilmente intente a ricercare informazioni per quel tema che gli è stato assegnato appena arrivati qui all'inizio del mese...
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    Torno a nascondermi dietro al mio angolo, giusto il tempo di tirare fuori il mio amico a dieci zampe fuori dalla tasca e ficcarmelo gentilmente in bocca.
    Mad Sweeney è addestrato, e quindi abituato a questo piccolo giochetto che gli ho insegnato a fare, non mi morderebbe mai. Lo sento sistemarmisi sulla lingua, segno che anche lui è pronto ad andare in scena.
    Giro l'angolo e mi avvicino alle due ragazze, tossicchiando appena per fare in modo che si rendano conto della mia presenza. Quando si girano entrambe verso di me rimango a fissarle qualche secondo, sorridendo, e poi apro la bocca. Lentamente la bestia nera e striata di rosso esce fuori, prima con le zampe e poi con tutto il grosso corpo peloso, mi cammina lungo la guancia e lì rimane fino a che non allungo una mano nella sua direzione per fare in modo che ci salti sopra come se fosse un trespolo.

    Io sono Lincoln, lui è Mad Sweeney. Vi serve aiuto?


    Edited by Link. - 14/3/2019, 17:45
     
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    Erano passati solo pochi giorni dal loro arrivo a Durmstrang. Raelene non aveva tardato ad adattarcisi, nonostante le prevedibili difficoltà. Fin da quando erano sbarcati le era stato chiaro che non avrebbero avuto vita facile, ma per lei non era un problema. Era abituata a non avere una vita facile e, in un modo contorto, quasi sperava che quell'esperienza fosse talmente tanto difficile da non darle nemmeno un attimo di tregua, in modo che i suoi pensieri non potessero andare lontano. In modo che fosse sempre concentrata sul presente e mai sul passato. Temprata alle fredde temperature dagli anni passati in Russia, aveva accolto il gelo e la rigidità come dei vecchi amici perduti.
    « Che ti hanno scritto? » sussurrò Rae, guardando Hazel con la coda dell'occhio mentre afferrava un grosso tomo impolverato dallo scaffale della biblioteca. I Cunningham non si erano fatti attendere: una missiva da Londra aveva raggiunto Hazel quella mattina e Rae ne era appena venuta a conoscenza. Il suo allontanamento non era stato visto di buon occhio dai genitori, che avrebbero di gran lunga preferito saperla nella solita Scozia, facilmente raggiungibile e controllabile.
    « Probabilmente avranno messo qualcuno per tenerci d'occhio anche qui dentro. » Aveva imparato in fretta, Rae: era impossibile ritenersi completamente libere. Lei però non si arrendeva: Durmstrang era anche l'occasione per avvicinarsi a un mondo che era appartenuto a Hylda molto tempo prima. Si chiedeva spesso come fossero stati i suoi anni a Durmstrang e la immaginava percorrere le stesse stanze e gli stessi corridoi che anche lei, finalmente, poteva percorrere.
    « Haz. Qui forse c'è qualcosa. » Era proprio con l'intento di capire e conoscere qualcosa in più che si era recata in biblioteca con sua sorella, nascondendo agli altri la verità dietro la ricerca sulla storia di Durmstrang che era stata loro assegnata. Rae faceva scorrere l'indice sul volume che aveva preso e poggiato al tavolo: L'Istituto Durmstrang negli anni '80. Era quella la decade che le interessava, anche se probabilmente non avrebbe trovato nulla di specifico sugli studenti. Fece per andare alla pagina indicata, quando un tossicchiare poco lontano non le fece alzare la testa. A poca distanza da loro stava una ragazza dai capelli violacei, immobile a fissarle. Rae rispose con una punta di ostilità nello sguardo, che lasciò repentinamente spazio alla perplessità quando vide una tarantola fare capolino dalla bocca della studentessa. Stupita, Raelene serrò le palpebre per un istante, esprimendo non troppo discretamente il proprio sconcerto.
    « Carino. » le venne da commentare, con velato sarcasmo. A un ambiente avverso come quello in cui si trovava, Rae aveva risposto con risolutezza: non si sarebbe lasciata impressionare o spaventare facilmente. Non l'avrebbe permesso.
    « Io sono Rae. » rispose, senza troppe moine. Era certa che anche Hazel si sarebbe lasciata prendere dai convenevoli, ma quella ragazza forse poteva essere utile davvero. Con la dovuta prudenza, senza dubbio: la Corvonero non si fidava mai di nessuno, specialmente lì dentro.
    « Stavo cercando gli annuari scolastici. Sai dove sono, per caso? » Avanzò quella richiesta dopo tutte le presentazioni del caso, sperando in una risposta affermativa.




    Edited by missing; - 20/7/2019, 17:45
     
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    Il clima di quel posto non poteva definirsi, di certo, accomodante. Hazel l’aveva inteso proprio bene. Abituarsi a tutte quelle difficoltà, però, non la spaventava affatto. La sua infanzia, infatti, avrebbe spaventato molto più di quelle lande desolate, in mezzo al nulla. Sospirava e andava avanti. Le giornate passavano e il suo sentirsi sollevata di essersi lasciata alle spalle la dannata Scozia, lasciava spazio all’angoscia al solo pensare al ritorno che, prima o poi, sarebbe piombato su di lei e il resto del gruppo. Srotolò un pezzetto di pergamena e puntò gli occhi arrossati su di essa, tradendosi con lo sguardo che Rae conosceva bene, essendo uguale al suo. Velocemente scorse quelle parole che, a prima vista, parevano quasi una minaccia mal celata. ”Sì. Sono loro. Hanno occhi ovunque. Sarà difficile, per noi, riuscire nell’intento.” Non avevano perso tempo. L’avvertimento di essere a conoscenza di ogni loro singola mossa, riusciva ad infastidirla più del dovuto, gettandola nello sconforto traboccante d’ira. Lo stavano facendo ancora. Rovinarle l’esistenza, sembrava essere ciò che riusciva meglio a quei genitori che, per anni, avevano nascosto la grande verità, trapelata in seguito e, per loro, devastante come una calamità naturale. ”Non possiamo fidarci di nessuno. Ci siamo ridotte a questo, Raelene.” Ogni gesto, ogni parola proferita da un qualsiasi estraneo, risuonava come un qualche cosa dal quale diffidare categoricamente. ”Bell’eredità che ci hanno lasciato.” Fece sparire l’oggetto dello scandalo e dissentì. Era tardi per piangere sugli errori commessi dagli altri e, soprattutto, non sarebbero riuscite a porvi rimedio tanto facilmente per placare la loro sete di verità. Si immerse tra gli scaffali, cercando nervosamente qualche cosa che potesse aiutarla a scovare indizi importanti per le sua causa. ”Fa vedere.” Si portò accanto alla sorella la quale, nel frattempo, era riuscita a farsi scappare una nota di sarcasmo, verso una figura a loro sconosciuta. A pochi passi da loro, infatti, se ne stava una ragazza in compagnia di un animaletto insolito per il genere femminile. ”Interessante. Certo, insolito ma molto interessante.” Lasciò che Raelene si presentasse educatamente per poi fare altrettanto senza spostare lo sguardo dalla figura che più risaltava: ”Io, invece, sono Hazel. Sempre che ti interessi.” Aggiunse, quasi seccata. Non le piacevano gli sguardi indiscreti e, di certo, non se li sarebbe fatti andare bene proprio in quel lugubre spazio, albergato da persona altrettanto strane. Farci l’abitudine non era poi così semplice per lei che, fino a qualche tempo prima, veniva trattata da fottuta principessa. ”Te lo porti ovunque? Insomma. Può essere paragonato a una puffola?” Chiese incuriosita dallo strano rapporto che, sicuramente, legava i due soggetti.

    ”Quanti anni hai? Sei di queste parti? Voglio dire. Sai qualche cosa sulla storia di questo istituto?” Più informazioni riuscivano a racimolare, prima sarebbero arrivate ad una conclusione delle indagini che si erano prefissate. ”Ci affascina molto la storia. Questa parte ci manca. Non è vero, sorellina?” Diede una leggera gomitata alla Corvonero, spingendola a mentire spudoratamente. Non aveva nessuna intenzione di usare quella ragazza ma aveva bisogno di capire, fino a dove si sarebbe dovuta spingere all’interno dei meandri di quella storia, grottesca. ”Questo scambio culturale, mi distruggerà.” Sentiva il freddo percorrerle la spina dorsale, provocando un brivido incontrollabile. ”Perché?” Indicò la bestiolina al suo seguito. Aveva attirato la sua attenzione più del dovuto e si chiedeva di cosa si potesse mai cibare: ”Cosa mangia Mad coso?” Proprio curiosa. Stava tergiversando, perdendo la concentrazione su ciò che davvero contava in quel momento. ”Ad Hogwarts potremmo tenere una cosa del genere?” Chiese alla sorella con aria interrogativa. Pensava di conoscere la risposta, fino a quel momento non aveva mai visto nessuno essere in possesso di un esserino così simpatico e docile.






     
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    Carino. Interessante.
    Carino e interessante? Davvero?! Solo questo?! Carino e interessante! Che cazzo! Davvero ho avuto la sfortuna di beccare le uniche studentesse di quella scuola per fighetti che non si impressionano davanti ad una tarantola? Ma scherziamo?! Si ok una di loro ha strabuzzato un po' gli occhi, ma non era quello che mi aspettavo... Non era quello che volevo! Mi sarebbe piaciuto un urlo, un mezzo rigurgito di vomito e persino un "levati dai coglioni", e invece no, il nulla, il piattume. La noia. Odio le persone noiose, ancora di più quando non mi mostrano le dovute attenzioni perchè, principessine belle, io qui mi sono impegnata, mi sono esibita per voi insieme alla mia cazzo di tarantola e come minimo mi sarei meritata un applauso invece di questo vuoto gelido come il fottuto lago da cui la loro barca del cazzo è sbucata fuori! E' incredibile, semplicemente inaccettabile. Lo sapevo che avrei dovuto mettermi a cercare la biondina con la scopa infilata nel culo, sono sicura che lei mi avrebbe donato un sacco di soddisfazioni. Probabilmente anche una visita dal preside, ma ehi, sono i rischi del mestiere quando soffri di disturbi psichiatrici e faresti letteralmente qualsiasi cosa pur di farti guardare dal primo passante di merda. Rimango a fissare le due stangone brune con sguardo profondamente contrariato mentre loro continuano a blaterare di qualcosa che non sto nemmeno ascoltando perchè, vaffanculo, ve lo meritate di essere ignorate. Stronze.
    Dovrei girare i tacchi e tornarmene sulla mia strada mentre lancio ad entrambe due bei diti medi, ma qualcosa mi blocca... Forse la mia malattia di merda che, non sentendosi appagata, ha deciso di cementarmi improvvisamente le ginocchia facendomi rimanere sul posto e che fa credere ad un angolo del mio cervello che forse c'è ancora una piccola speranza con queste due, che posso ancora farmi amare, od odiare, a dismisura. O forse è il fatto che quella con lo sguardo più da stronza apatica di merda sembri più interessata alla mia fottuta tarantola che a me. Se non amassi Mad Sweeney probabilmente sarei tremendamente gelosa e lo darei in pasto ad un drago seduta stante. Cosa potrei fare per rendermi più appetibile a lor signorine? Aiutarle? Nah, non mi interessa. Offrire alcool e droghe di contrabbando? Troppo rischioso. Però... Mentire è sempre un'ottima arma, no? A doppio taglio, certo, ma se sei abbastanza credibile allora il gioco vale la candela.

    La storia vera non s'impara sui libri, bisogna viverla! Non lo sapete?
    Esclamo con un sorriso mentre mi avvicino trotterellando alle due sorelle, fermandomi a pochi centimetri dalle loro facce per poi alzarmi in punta di piedi e sussurrare alle loro orecchie in confidenza una piccola innocente bugia.
    In questo posto esistono cose che la vostra scuola non osa nemmeno sognare, ed io posso accompagnarvi in un posto pieno di segreti interessanti.
    Mi allontano con un balzo e un risolino, mentre Mad Sweeney si muove indisturbato lungo la mia faccia, adornandola come se fosse uno strano gioiello tribale.
    Oppure rimanete qui a fare le vostre ricerche noiose, non posso obbligarvi a credermi, giusto?
    Con un'alzata di spalle mi appoggio con fare annoiato contro la grande libreria di legno, facendo finta di controllarmi le unghie come se fossero la cosa più interessante del mondo. Avanti, principessine, abboccate, vi prego. Ne ho bisogno. E poi cascare nella mia trappola è quello che vi meritate per avermi ignorata, stupide inglesi del cazzo.
     
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    Aspettarsi di ricevere aiuto senza essere costretta a dare qualcosa in cambio sarebbe stato da stupidi, Rae ne era cosciente. Tuttavia, non aveva previsto che la questione potesse essere, nel concreto, più complicata di un semplice baratto. La ragazza di fronte alle gemelle non sembrava intenzionata a fare nulla di utile per loro: la Corvonero, anzi, colse nei suoi occhi una punta di irritazione che non seppe esattamente spiegarsi. Non ci provò nemmeno, non era quello che le premeva in quel momento.
    Lo sguardo di Raelene passò ad Hazel, che tempestava la nordica di domande come se le stesse facendo un terzo grado. Una tattica non troppo efficace, se Rae avesse dovuto esprimere un'opinione, ma era pur vero che a loro servivano informazioni e qualunque modo era consentito, per ottenerle. O quasi.
    « Uhm, sì. Questa parte ci manca proprio. » fece eco ad Hazel, incassando la leggera gomitata con disinvoltura. Poteva anche mentire, all'occorrenza, ma non avrebbe saputo farlo se non per una valida ragione. Quella, in un certo senso, lo era. Ciononostante, anche se fosse stata la migliore delle bugiarde, il tranello sarebbe stato facile da scoprire. Bastava osservare attentamente i loro movimenti per accorgersi che qualcosa non tornava. La fissazione di Hazel per quella tarantola, ad esempio, era decisamente fuori luogo. Rae si chiese se non fosse tutta una messinscena per mischiare le carte in tavola.
    « Ne dubito. » rispose alla domanda della sorella, non nascondendo una smorfia di disgusto. Non aveva la fobia dei ragni, ma certamente non poteva negare che fossero delle creature che non le piacevano affatto. Fortunatamente, il regolamento di Hogwarts consentiva solo animali innocui come gatti, gufi o rospi. E avrebbe fatto a meno anche di questi ultimi, in tutta franchezza.
    Più minuti passavano e meno si fidava di quella Link: era passata dalla serietà a un sorriso raggiante in maniera repentina, il che aveva lasciato Rae con il sospetto che ci fosse qualcosa sotto. La Cunningham, d'altronde, diffidava a priori delle persone e anche un solo battito di ciglia al momento sbagliato avrebbe potuto metterla sulla difensiva. Aggrottò la fronte, osservando la ragazza avvicinarsi a loro.
    « Non mi dire... » disse, con un tono tutt'altro che amichevole. Prese quella frase come una bugia, perché ciò che non le si mostrava chiaro e cristallino era automaticamente una menzogna. Era il suo modo per essere prudente e non cadere nei tranelli altrui. A volte funzionava e a volte, più spesso, la allontanava semplicemente dalle persone.
    « Siamo inglesi, non stupide. Nel caso avessi dubbi. » Avanzò di un passo verso la studentessa, lanciando poi un'occhiata ad Hazel. Nemmeno lei credeva alla storiella dei luoghi pieni di segreti, ne era certa. Ma non scavare a fondo nella questione sarebbe stato come perdere un'occasione molto importante per scoprire di più su quel posto e Rae non voleva farsela sfuggire.
    « Ma facciamo che voglio crederti. Dove sarebbe questo posto? » Poteva esistere oppure no, poteva essere una sfida come uno scherzo. Non sapeva dove tutta quella conversazione l'avrebbe portata, ma sapeva per certo di volerlo scoprire. Quasi come se non potesse frenare la propria curiosità.
    « Puoi anche dircelo e sparire, avrai molto da fare, immagino. » Quel sarcasmo spuntava spesso in quel soggiorno durmstranghiano. Non poteva negare che quell'ambiente la portasse a essere più dura e prevenuta di quando non fosse normalmente. Se Hogwarts l'aveva ammorbidita, quell'istituto, al contrario, la stava temprando come fosse d'acciaio.
    « Tu che ne pensi, Haz? » La cosa positiva, comunque, era che si trattava di una gara a due contro una. Un vantaggio di cui Rae aveva tutta l'intenzione di approfittare.

     
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    Vivere all’interno di quel contesto non era semplice. Si sentiva costretta in un mondo non del tutto suo. Aveva accettato e tutto per migliorare le sue competenze ed, inoltre, per vedere il suo rendimento scolastico migliorato. Ma ora? Doversi sorbire la storia di Durm per giungere a capo di problematiche riguardanti la sua famiglia? Pura follia. Stava letteralmente impazzendo. Tra il freddo e la lontananza dai luoghi che più riuscivano ad infonderle sicurezza, Hazel, si sentiva a disagio. Sbuffava ogni due per tre, apparendo ostile anche a quella ragazza che, forse, cercava solo di dare una mano.
    Osservava la docile bestiola con aria interrogativa. La normalità era assai lontana. No, non era intimorita per nulla ma, doveva ammettere, che comprendere quei bizzarri modi di fare non risultava semplice e lineare per lei.
    Raelene sembrava più interessata. Si stava sforzando, nonostante volesse gettare tutto all’aria e dimenticarsi di tutto e di tutti. ”Forse hai ragione. Ma vivere nel passato non fa per me.” In fondo non era certa di voler sapere cose che, per anni, erano rimaste celate dietro a misteri. ”Non è una mia priorità. Ma se proprio devo.” Incontrò, nuovamente, lo sguardo della sorella. Era davvero necessario tutto ciò?

    Alzò gli occhi al soffitto. Per i suoi gusti, la giovane, stava parlando troppo. Anche Rae sembrava patire quel discorso ricco di dubbi. ”Vorrei proprio sapere cosa pensate di noi inglesi. Ci trattate come se vivessimo in chissà quale mondo.” Sembrava seccata ma sapeva che non era colpa di Lincoln.
    Ci mancava solo la gita fuori porta. Come se Azkaban non le fosse bastato. Quella struttura le metteva i brividi e, per avvalorare la sua tesi, vi era il fatto che all’interno di quella prigione era successo un qualche cosa di tremendo e spaventoso. Scrollò di dosso i ricordi legati a quell’episodio e riprese la parola: ”Con grande fatica, anche io, voglio saperne di più. Perdona il nostro scetticismo ma…” Sicuramente non sarebbe stato facile dare per scontato che la ragazza fosse sincera. I palloni gonfiati si nascondevano ovunque.
    Le alleanze. Non era abituata a poter contare su qualcuno. Un po’ ci doveva fare l’abitudine ma, in quelle circostanze ne fu felice. ”Cosa dico? Vediamo…” Ci pensò su. Valutò i pro e i contro. Infine alzò le spalle. Non le importava poi molto. ”E va bene. Illuminaci di immenso. Non vedo l’ora di venire a conoscenza di cose inutili.” Non che cambiasse molto da ogni altra informazione impartita in ambito scolastico.

    ”E dove dovremmo andare? C’è da camminare? Ho messo le mie scarpe migliori. Ma non sono comode.” Avvertì, quasi fosse una minaccia. ”Questo posto mi indispone, comunque. Non hai mai pensato di andartene da qui? È così triste. E di triste ci sono già io. Se vivessi qui dentro, tenterei in tutti i modi di farmi buttare fuori, potete starne certe.” Cupo e tetro. Un po’ come il suo morale. L’espulsione, per lei, non era una punizione ma una concessione divina, volta a liberarla da ogni male. Fuggi, sciocca.

     
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