Nuova luce investe la neve

Privata

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  1. _Lars Lauridsen_
     
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    No, non sono così stupito nel vedere la neve a Marzo. O almeno, questo manto candido non ancora sciolto per l'imminente arrivo di una nuova stagione. Mai tale bianco è così appagante quando viene accarezzato dalla limpidezza della luce marzolina: acceca, persino, ed io, rimasto imbambolato davanti ad una delle alte vetrate dell'istituto Durmstrang, non posso fare a meno di socchiudere gli occhi, con lo sguardo un po' pensieroso.
    Il quesito che attanaglia l'anticamera del mio cervello è: quale maschera adottare in un ambiente simile? O è meglio non vestirne alcuna? Rischioso sarebbe essere un altro, solo per compiacere i professori o i bulletti di turno; altrettanto imprudente non porre filtri, aprirsi agli altri come se qualsiasi allievo possa leggere nel mio animo. Mi atteggio, di conseguenza, a ragazzo cordiale, ma non troppo; spiritoso, ma non troppo; taciturno, ma non troppo. Insomma, per ora il mio segreto è quel "ma non troppo"che allego ad ogni mia azione o decisione.
    Distolgo lo sguardo dalla distesa candida e proseguo, fiero nella mia divisa, le mie perlustrazioni nei corridoi tra una lezione e l'altra. Serve non solo a prendere confidenza con la struttura del castello e a scovare delle utili scorciatoie quando sono in ritardo, ma anche per profilare qualche mio compagno o compagna di studi.
    Ad esempio, eccola là, una delle ragazze che spesso incrocio nei corridoi.
    Non ci siamo ancora presentati ed è un valido motivo per fare il brillante. Oh beh, che avete capito... Non intendo certo flirtare, ma tentare di comprendere qualcosa di più sull'universo femminile fra queste mura.
    Attendo il momento in cui mi guarda, accortasi probabilmente della mia presenza nel corridoio.
    Perché mi guardi?
    Chiedo in medias res, quasi per spiazzarla.
    Io invece guardavo semplicemente la neve, è rilassante. ammetto, ed è pure la verità.
    E socchiudo gli occhi azzurri, passandomi una mano quasi a spettinare la mia chioma sbarazzina.
     
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    Le piaceva circondarsi di gente di cui non gli importava: gli dava l'impressione di poter avere una sorta di controllo sulla propria vita. In definitiva era così. Non si legava realmente a nessuno, così da azzerare le possibilità di una fregatura. Assumeva il ruolo preponderante in qualsiasi relazione costruita e poneva fine ad ogni legame prima che questo potesse arrivare a farle male. A lei piaceva così. Eppure a volte sentiva di dover allontanarsi dalla maschera costruita per prendersi del tempo per se stessa. Era questo il motivo che la portava di sovente a cercare un'oasi di pace tra il manto nevoso di quel giardino così bianco da accecarle gli occhi.
    Con le lenti a cuore tirate sul naso, ben stretta nel suo mantello, fumava la sua prima sigaretta della giornata mentre fissava l'orizzonte. Avrebbe continuato a farlo se un ragazzo non avesse mostrato la brillante idea di interromperla. Nonostante avesse constatato il bell'aspetto del suo interlocutore, il suo modo di interloquire la disturbò al puntò che la Haugen sentì la necessità di rispondere a tono. «Che coglione.» Scosse il capo, sbuffando fuori il fumo, tornando ad ignorarlo senza troppi preamboli. E avrebbe perseguito quella strada se l'altro non avesse deciso di indispettirla con un altro tentativo di instaurare una conversazione. Era chiaro avesse proprio sbagliato obiettivo. «Guarda che se hai roba e non la condividi, oltre ad essere un coglione, sei anche infame.» Helena infatti non si preoccupò certo di trattenere i toni ed anzi, non aspettò altro tempo per mostrare all'altro gli artigli affilati in una risposta caustica come quella offerta. «Se sei un maniaco o roba del genere, sappi che so come tramortirti le palle in almeno dieci modi diversi.»
     
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  3. _Lars Lauridsen_
     
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    Mi sono sempre piaciute le ragazze toste, perché il bello sta nel sondare le debolezze che le hanno portate ad essere così dure, apparentemente insensibili, sgraziate e aggressive. Alcune di loro, poi, sono così senza una reale motivazione: se si rientra in tale casistica, allora è avvincente vederle sempre più incazzate, esasperandole appena possibile.
    Che bello prendersi del coglione solo perché si è dotati del senso della vista.
    Rido, di gusto, con l'intento di esorcizzare la cosa. Che linguaggio raffinato, principessa. Il suo palazzo è nei peggiori bassifondi di Mosca? troppo palese il mio tono ironico di scherno.
    Non sono solito drogarmi. Sai, tenere il cervello sveglio è fondamentale, soprattutto in un ambiente come questo. sorrisetto, avvicinandomi a lei, con assoluta nonchalance.
    Dato che mi ha avvertito nella sua capacità di torturare la gonadi maschili, mi tengo ad una distanza di sicurezza. Sia mai che scleri del tutto e venga compromessa la mia discendenza.
    Se fossi stato un maniaco, avrei potuto castare un incantesimo non verbale già da molto tempo. Un imperio e la faccenda si sarebbe risolta nello sgabuzzino dello scope. Un oblivion castato come si pare... e via. Eppure non l'ho fatto. spallucce.
    Perché voi ragazze vedete maniaci ovunque? Anche voi ci guardate il culo. Tu l'hai fatto poco fa.
    Sorrisetto provocatorio, da cazzone, da mille schiaffi in faccia.
     
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    Lo guardò con un sopracciglio inarcato, chiedendosi quanto fosse serio. Chiaramente doveva esserlo. Quel suo modo, a suo dire ridicolo, di intervenire l'aveva stizzita a tal punto, che dovette faticare non poco per contenere una battutaccia da bassifondi, come l'avrebbe definita lui. «Oh, scusami. Sul serio.» Finse dispiacere mentre si portava una mano al petto. «Non avevo capito di star parlando con sua maestà il principe di Sfigolandia.» A quel punto, aggiunse una sorta di inchino al cospetto del ragazzo, canzonandolo a suo modo.
    Helena era fatta così. Non prendeva mai sul serio nessuno a meno che non fosse lei a deciderlo. Era sempre convinta d'avere il dominio sulla sua vita e su quella altrui, quindi non avrebbe lasciato che qualcuno, soprattutto un estraneo, avesse la meglio contro di lei. Non poteva proprio permetterlo. «Nooooo-iaaaaa.» Roteò gli occhi quando l'altro tirò fuori la filippica sul dover essere lucidi ed il resto.
    Cominciava a chiedersi cosa volesse da lui quel tipo e quando lo sentì parlare non fu nemmeno così difficile capirlo. Gli indirizzò uno sguardo a metà tra lo scioccato ed il disgustato, prima di prendere a scuotere la testa. «Cazzo, sei proprio un depravato.» Ed ovviamente, schietta com'era, non trattene nemmeno quella che per lei era una verità.
    Aveva interrotto la sua solitudine e questo la infastidiva. Forse credeva di avere a che fare con una donnetta qualsiasi ma, come l'accusava di generalizzare il mondo maschile, il ragazzo si faceva contemporaneamente fautore di un modo errato di vedere il mondo femminile. «Sì. E sarebbe stato pure un bel vedere se avessi deciso di tenere la bocca chiusa.» Gli sorrise, prima di aggiungere: «Perchè voi ragazzi credete che ogni ragazza al mondo non desideri altro che essere abbordata?»
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3 replies since 8/3/2019, 22:14   109 views
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