"Ask the devil's Help"

pvt Saule

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    ZAZz6o6 Non era mai in vena di gentilezze gratuite, non lo era specialmente in quel periodo, Fred rinchiuso al Nord, insieme ad Ezekiel ed Abel era lo scenario peggiore che si fosse mai dipinta nella mente, forse l'unico peggiore sarebbe stato la sua dipartita, ma anche l'essere rinchiuso da loro, purtroppo, rientrava nella stessa categoria di luoghi da cui lei non poteva tirarlo fuori ed in cui non poteva seguirlo, il tutto la rendeva più insofferente del solito, per non parlare poi di quando Nerissa le aveva scritto supplicandola di ricevere la sua amichetta estone, quello era stato l'apice del fastidio per la francese ma un punto di merito da assegnare alla svedese, era sopravvissuta a Roeim in fondo e non tutti sopravvivevano a Nystrom, lei lo conosceva sufficentemente bene da poterlo dire con certezza.
    La situazione in cui versava Saule, così si chiamava, era stata spiegata dettagliatamente e al contempo dannatamente male da Nerissa, non aveva ancora idea di con che cosa avesse a che fare esattamente, le ipotesi erano molteplici, magari un potere divinatorio non ben disciplinato oppure una maledizione o , ancora, un obliviazione fatta, decisamente, malissimo, avrebbe dovuto vederla per constatarlo con esattezza e seppur fare favori agli altri non fosse esattamente nelle sue corde, quel caso pizzicava sin troppo la sua innata curiosità e quindi, con un biglietto breve, indirizzato alla Williams, aveva accettato di dare udienza all'estone, specificando però, sin da subito, che il prezzo da pagare non sarebbe stato affatto esiguo.
    Le aveva dato appuntamento in casa sua, Spooky Village non era esattamente il luogo preferito dalle ragazzine, più in generale non il luogo preferito dai vivi ma era la sua prima, piccola, prova, già arrivare fin davanti la sua porta indenne sarebbe stata una dimostrazione di volere e di meritare in parte il suo aiuto, Odile non era persona che si prodigava per gli altri, specialmente per chi non aveva alcun merito.
    La casa era vuota ed il silenzio regnava tra le mura spesse, l'arredamento di quel luogo si sarebbe potuto definiri unicamente "d'epoca", il tappeto enorme all'entrata regalatole da Viktor e strani oggetti antichi sparsi per tutto il salone, l'unica cosa a dare l'idea di moderno era il divano che Shane aveva insistito per cambiare ma di lui non c'era traccia, confinato con Beatrix in un cottage sperduto tra le montagne dove la bambina sarebbe stata al sicuro da chiunque.
    Odette, il suo fidato corvo a cui aveva dato lo stesso nome di sua sorella, gracchiò due volte per avvisarla della presenza di qualcuno oltre l'uscio e prima ancora che fosse Saule a suonare, la francese le aprì la porta, vestita di rosso carminio come di consueto, in un abito di seta che lasciava ben poco all'immaginazione
    << Saule, significa sole ... Curioso che il sole venga a cercare aiuto da me >> sussurrò in quel tono macabro e mellifluo di cui si sporcava ogni parola che uscisse dalla sua bocca scarlatta
    << Prego>> la invitò ad entrare prendendo posto nel salone dove l'arredamento dai colori scuri pareva poter appesantire tutto, prese posto su una delle poltrone di velluto scuro per poi indicare all'estone una speculare di fronte a lei
    << Accomodati, le persone in piedi mi mettono ansia>> niente le metteva ansia in realtà ma come una donna d'altri tempi, di un'epoca molto lontana da quella corrente, era mortalmente attaccata al galateo, se uno sedeva l'altro sedeva, se l'ospite rimaneva in piedi lei avrebbe dovuto fare altrettanto
    << Nerissa mi ha parlato del tuo problemino , credo di poterlo risolvere ma ho bisogno di capire di più, quando è cominciato e cosa vedi esattamente?>> cominciò accavallando le gambe e puntano gli occhi smeraldini sulla figura sottile e rigida di Saule

     
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    Un consiglio ed una passaporta, i doni di Nessie erano stati questi. Il consiglio di essere cauta e la passaporta per raggiungere la donna che, ormai era più che certo, avrebbe potuto aiutarmi a risolvere quella situazione di equilibrio precario da fin troppo tempo.
    A nulla erano valse le proteste di Scott, né la sua cantilenante insistenza riguardo al fatto che, se davvero ero decisa a compiere quel passo, lui avrebbe dovuto accompagnarmi. Era una cosa che mi portavo dentro come un'incudine di millemila tonnellate, e sapevo che avrei dovuto affrontare da sola ogni cosa se realmente ero intenzionata a scoprire la verità ma, soprattutto, chiudere la questione. Deposi quindi la bacchetta - un pezzo di legno totalmente inutile, lasciato a giacere dentro lo stivale - in favore di una piccola lama d'argento che fissai al braccio con l'aiuto di una fondina, quella che di solito portavo stretta all'altezza della coscia, e indossati i pantaloni e un cappotto più pesante mi apprestai a tirare fuori dal sacco di iuta un vecchio libro di Veleni. Sarebbe bastato aprirlo al secondo capitolo per venire risucchiata dal tomo e sputata fuori nella ridente cittadina di Spooky Village.
    Detto fatto, la passaporta mi catapultò a pochi passi dall'ingresso del cimitero, là dove l'aria si faceva via via più rarefatta e irrespirabile. Era il crepuscolo quando arrivai, seguendo le indicazioni che la vampira aveva fatto recapitare alla svedese. Mi spolverai l'orlo del loden e, dopo una rapida occhiata a destra e a sinistra, camminai a passo svelto fino all'ultima piccola abitazione del villaggio, quella a valle dell'unico piccolo colle brullo e arido. I sussurri dentro la mia testa avevano iniziato a spingere senza sosta, a volte diventando voci più distinte che mi ordinavano di tenermi fuori da quel posto dimenticato da qualsiasi cristo, ma dopo aver deglutito a vuoto per più volte continuai a proseguire decisa per svoltare l'angolo dell'unico vialetto principale di quel posto tetro. La casa doveva essere questa.
    Non avevo idea di quello che sarebbe accaduto poi, i vampiri erano creature astute e feroci, ma a quanto pare quella notte si sarebbero rivelate - almeno per me - indispensabili. Scossi la testa un paio di volte per ricacciare un pensiero invadente dal cervello, e mentre facevo per afferrare il pesante batacchio e colpire la porta, la grossa tavola di legno si aprì per lasciar comparire la figura di Odile. Smisi di respirare per qualche secondo, consapevole del fatto che, se fino a pochi istanti prima sarei stata ancora in tempo, da quel momento in poi un vincolo mi avrebbe per sempre legata a quella donna vestita di rosso e di pelle adamantina. "Odile." pronunciai senza durezza, nell'atto di un saluto, mentre i miei occhi si concentravano nei suoi così verdi eppure così bui e pieni di mille urla dall'inferno. Le voci, le voci le sentivo tutte.
    "Hai ragione " le risposi, "Ma tu mi chiederai qualcosa per questo, perciò per quanto curioso possa sembrare resterà pur sempre l'ennesimo compromesso" le parlai, mentre la gola quasi stringeva come in fiamme e il mio controllo sul martellante battito del mio cuore diventava sempre più debole. Seguii la donna dopo il suo invito, introducendomi in quella casa circondata da un lusso delle tenebre, e quando mi indicò la poltrona posta di fronte alla sua mi sforzai di accomodarmi tenendo una postura diritta, ma al tempo stesso rilassata. Sapevo che poteva leggermi dentro, ma per quel poco di dignità che ancora ero in grado di sfoderare desideravo che le apparenze, almeno quelle, mostrassero una me sicura e non rassegnata. Mossi un cenno del capo in segno di ringraziamento, e senza perdersi in ulteriori convenevoli Odile aprì il discorso con una domanda diretta. Presi un sospiro e cominciai.
    "Un anno fa" appuntai diretta, sostenendo il suo sguardo penetrante con il mio perché potesse esplorarvi dentro, avevo bisogno che lei, almeno lei, capisse. "Era un periodo in cui succedevano molte cose: le clessidre esplose, quel terremoto... l'assottigliamento delle barriere magiche. Ricordo che l'attimo prima riuscivo ad utilizzare la mia bacchetta e quello dopo... Non la sentivo più. È stato allora che ho iniziato a fare questi sogni strani" accennai, colpita dal modo in cui la donna riuscisse a sembrare talmente interessata da non sbattere neppure gli occhi. " In principio erano confusi, sporadici, sogni molto semplici. Mi svegliavo di colpo nel cuore della notte e le immagini di quello che avevo visto mi si riproponevano dentro il cervello. Sembrava quasi che dentro al sogno io portassi sugli occhi come un velo nero, e che tutto quello che riuscissi a vedere venisse filtrato così. Poi con il tempo i sogni sono aumentati, si sono fatti più nitidi... più ricorrenti. A volte sono delle vere e proprie visioni che ho da sveglia, ma non ricordo molto quando ritorno in me e nella maggior parte dei casi la pressione è così forte che inizio a sanguinare" spiegai, toccandomi istintivamente l'orecchio. Il tono di voce adesso si era fatto più basso. "La cosa peggiore è non essere in grado di distinguere il sogno dalla realtà, specialmente quando tutto ciò che i miei occhi vedono, in qualche maniera, trova il modo di manifestarsi.".
    Feci una pausa. Un sacco di mattine era già successo: mi svegliavo con il terrore di compiere una certa azione, anche una delle più semplici come prendere la tazza dal manico o attraversare il quinto corridoio per raggiungere la biblioteca, e poi finiva per palesarsi tutto, e il tè mi si rovesciava addosso e il corridoio era bagnato e Ludvine Pricheston ci scivolava su e si rompeva un braccio. Era matematico, scientifico, sicuro come il fatto che fossi viva: ad ogni visione corrispondeva una realizzazione e, per quanto banale fosse, l'idea di poter conoscere tutto ciò mi destabilizzava. "Ci sono un sacco di voci, anche. E alcuni sogni mi tormentano più di altri, credo vogliano dirmi qualcosa che non so capire. Il sogno più ricorrente di tutti sono io. Mi vedo distesa in uno specchio d'acqua scura, con le braccia e le gambe aperte come fossi una stella. Sono vestita di bianco, credo, e lentamente mi lascio affogare. Succede ogni notte." conclusi. "Io... muoio affogata da un anno. Tutte le notti." bisbigliai quasi, ripensando all'immagine.
     
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    osvQZa2 Nerissa aveva vaneggiato qualcosa riguardo ad una vaga somiglianza tra lei e l'estone eppure la francese, che ora se la trovava di fronte, non vedeva proprio nulla di somigliante in loro, Saule le pareva l'esatto esempio di un'educazione rigida e di una scorza troppo dura anche solo da intaccare, al contrario, la svedese, le pareva il frutto marcio di un'educazione lacunosa e di una spina dorsale del tutto assente. Tenne quei giudizi per sè, tra le meningi, perfettamente inutili al suo scopo e alla situazione che la vedeva coinvolta in quel momento, arricciò un solo angolo della bocca scarlatta a quella frase che la bionda ebbe l'ardire di contrapporre alla sua, un prezzo ci sarebbe stato, era chiaro ma ancora non era decisa su cosa chiederle esattamente, cosa poteva avere una ragazzina che a lei potesse anche solo vagamente interessare? Non c'era niente nell'altra che osservasse con cupidigia o con invidia, anzi, le sembrava esattamente tutto quello che lei non avrebbe mai voluto per se stessa, le pareva tormentata e impaurita ma un prezzo bisognava pagarlo, specialmente se ci si andava ad affidare a quelli come lei o come Nystrom, doveva solo valutare quanto alto volesse fosse ma ne avrebbe avuto tutto il tempo successivamente, prima era curiosa di sentire cosa esattamente la turbasse così tanto da spingerla a chiedere aiuto nella bocca dell'inferno
    Era un periodo in cui succedevano molte cose: le clessidre esplose, quel terremoto... l'assottigliamento delle barriere magiche. Ricordo che l'attimo prima riuscivo ad utilizzare la mia bacchetta e quello dopo... Non la sentivo più. È stato allora che ho iniziato a fare questi sogni strani"
    Quel periodo lo ricordava anche lei, anche lei era stata vittima di un netto cambiamento nelle sue abitudini, nella sua magia e nelle sue visioni e solo dopo aveva scoperto cosa era stato a provocare tutto quanto, chi era stato e l'aveva appreso con gioia, come qualcuno che stesse aspettando quel giorno da un secolo ma la ragazzina, beh, per lei doveva sembrare tutto una gran confusione e basta in effetti, una concatenazione di eventi terribili e inspiegabili
    << Sogni strani?>> chiese inarcando appena un sopracciglio, definizione curiosa quella quanto totalmente imprecisa, erano sogni per davvero? Erano visioni forse?
    In principio erano confusi, sporadici, sogni molto semplici. Mi svegliavo di colpo nel cuore della notte e le immagini di quello che avevo visto mi si riproponevano dentro il cervello. Sembrava quasi che dentro al sogno io portassi sugli occhi come un velo nero, e che tutto quello che riuscissi a vedere venisse filtrato così. Poi con il tempo i sogni sono aumentati, si sono fatti più nitidi... più ricorrenti. A volte sono delle vere e proprie visioni che ho da sveglia, ma non ricordo molto quando ritorno in me e nella maggior parte dei casi la pressione è così forte che inizio a sanguinare"
    Di tutto quel fiume di parole l'unica cosa che rimase ben impressa nella mente di Odile fu "un velo nero", un qualcosa che evidentemente ne distorceva i pensieri, ne distorceva le visioni, un blocco formato da qualcosa andato storto o inpreciso
    La cosa peggiore è non essere in grado di distinguere il sogno dalla realtà, specialmente quando tutto ciò che i miei occhi vedono, in qualche maniera, trova il modo di manifestarsi.

    Sorrise con uno strano luccichio negli occhi, quello che aveva ogni volta che qualcosa di meravigliosamente complesso e utile veniva a bussare alla sua porta, una veggente, inesperta, incerta , una proprio come lei e la fortuna voleva che fosse anche così terribilmente vicina alla svedese, fortuna sfacciata la sua che lei prendeva a manciate senza chiedersi come se la fosse guadagnata
    "Ci sono un sacco di voci, anche. E alcuni sogni mi tormentano più di altri, credo vogliano dirmi qualcosa che non so capire. Il sogno più ricorrente di tutti sono io. Mi vedo distesa in uno specchio d'acqua scura, con le braccia e le gambe aperte come fossi una stella. Sono vestita di bianco, credo, e lentamente mi lascio affogare. Succede ogni notte, io muoio affogata da un anno tutte le notti"
    Percepì una profonda tristezza in quelle parole ma non se ne preoccupò, Saule non era la sua crociata, non era la sua battaglia da vincere, ne la sua bambina da proteggere, ne aveva già una e già quello le portava via sin troppo tempo ma per un momento solo quasi provò pena per quella ragazzina esile che se ne stava lì, rigida come un soldato e che si rivedeva morire ogni volta
    << La morte può avere tanti significati Saule, può significare anche rinascita, abbandono del vecchio e accettazione del nuovo >> sussurrò accavallando le gambe mentre le dita si serravano sui braccioli della poltrona
    << E poi ti lasci affogare ... A me non sembri una che vuole morire, hai delle tendenze al masochismo, questo è certo o non saresti qui, potenzialmente in pericolo anche solo a respirare ma non mi dai l'idea di qualcuno che voglia morire e se vuoi farlo, te ne prego, alzati e va via, non perdo tempo con un progetto che so già fallirà>> di questo si trattava poi, Saule era il suo nuovo ed elettrizzante progetto, il suo nuovo esperimento, come Friederich lo era stato prima di lei in ambiti completamente diversi.
    La francese attese qualche secondo prima di continuare mentre gli occhi smeraldini attendevano una decisione dell'estone, una volta accertatasi che sarebbe rimasta, che avrebbe accettato di vivere nonostante il prezzo da pagare, proseguì e con le dita gelide andò a protendersi verso la sua fronte
    << Ora fa silenzio e non chiudermi fuori>> sussurrò mentre i polpastrelli toccavano la pelle altrui e la sua mente cercava di forzare quella dell'estone, non che sarebbe stato difficile, anche Saule fosse stata l'occlumante migliore del mondo la sua età e l'inesperienza avrebbero ceduto presto all'esperienza immortale di Odile.
    L'eterna chiuse gli occhi per una manciata di secondi mentre immagini confuse le apparivano di fronte, le invadevano la testa e si contorcevano sotto altro, ricordi più teneri, sporcati dalla sofferenza, dalla colpa ma pur sempre ricordi preziosi, aprì gli occhi per ritornare con la schiena comodamente poggiata alla poltrona e sospirò appena
    << E' interessante Saule, sei senza dubbio una persona interessante e che nasconde tante cose , forse anche troppe e la cosa buffa è che molte di queste neppure sai di nasconderle>> sfiatò tra i canini che rilucevano alla luce pallida del lampadario
    << Hai un dono, c'è e quello che vedi è ... Reale, non sono sogni, non lo sono affatto ma c'è qualcos'altro che ti impedisce di attingere totalmente a questo potenziale e quel qualcos'altro sono dei ricordi che a quanto pare ti sono stati rubati>> e questo era il principio, solo il principio
    << Ora, dato che oggi è stata una giornata particolarmente fruttuosa per me, ti metterò in chiaro come andranno le cose e sarai libera di accettare o meno>> all'incirca
    << Potrai ricordare ma non ne potrai parlare con nessuno, non sarai in grado di farlo, se ci proverai dalla tua adorabile boccuccia sottile usciranno unicamente suoni sconnessi e incomprensibili e potrai vedere, sapere prima di tutti ma nessuno ti crederà, mai >> strascicò macabra
    << Questo è il prezzo della conoscenza figlia dell'undicesimo mese, questo è il tuo prezzo da pagare per sapere chi sei , ora la scelta è solo tua >>



     
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