"Must be love on the brain"

pvt.

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    <<nonna? Davvero Fred? Nonna? Zia, le nonne sono vecchie , io ti sembro vecchia?>>
    -Solo stagionata.-
    Ridacchiò strofinando il nasino della figlia con la punta del proprio, era caldo e Bea aveva un odore buonissimo, qualcosa di misto fra il latte, il proprio ed un punta di qualcosa che il suo corpo considerò come una stretta piacevole allo stomaco.
    -Parli bene francese? Oh, allora è il momento di fare un dispetto a non...zia, e storpiarlo con il tedesco! Ti ricordi cosa ti cantavo all'asilo?-
    La bimba prese aria, gonfiò i piccoli polmoni e poi, dandosi il tempo senza staccarsi dal collo del padre, iniziò ad intonare discretamente stonata.
    "Guten Abend, gut’ Nacht, mit Rosen bedacht, schlafe, schlafe, holder, süßer Knabe, Leise wiegt dich deiner Mütter Hand;Sanfte Ruhe, milde Labe bringt dir schwebend dieses Wiegenband.Schlafe, schlafe in dem süßen Grabe."
    Il sorriso di Fred arrivò gradualmente ad altezze inconcepibili, soprattutto nel godere, oh quanto godeva!, di poter far sentire ad Odile quel tedesco quasi perfetto articolato da una lui in miniatura.
    -Non è bravissima, zia?-
    “ Sei molto brava Trix, molto meglio di tuo padre”

    - Ma tu ora te ne vai ancora ? –
    Quegli occhioni l'avevano incantato quando era nata, avevano continuato a farlo sciogliere quando Eva era ancora vivida nella sua mente e continuavano adesso. Quella bimba sarebbe riuscita a fargli confessare tutto, bastava lo guardasse.
    -No Bea, questa volta resto.-
     
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    Avevano lasciato la bambina addormentata di fronte alla tv che passava un documentario sugli animali dell'Africa e , finalmente, si erano concessi uno dei loro soliti bicchieri di whiskey, in cucina, in modo da non svegliare la bambina
    - Pensi che sopravviverà?- chiese l'altro osservandola, poggiando la testa sull'anta di un mobile
    << Devo crederlo Shane, devo crederlo>> sospirò ticchettando l'indice sul bicchiere e concedendosi di crollare solo per un attimo, perchè la paura che le faceva tremare le mani, restava ingabbiata, sepolta sotto al suo aspetto algido, di fronte a Bea, era necessario che la bambina non percepisse quell'aura nefasta che vigeva da diverse settimane in casa
    - Aaaaaaaaah-
    Un urlo agghiacciante ruppe l'aria intorno a loro e bastò uno sguardo, uno solo, lasciarono entrambi i bicchieri, correndo a bacchetta sguainata verso il salone
    - RRRRooooar-
    Ancora con il braccio proteso in avanti e pronto all'attacco l'eterna scoppiò a ridere, vedendo la bambina sveglia, sveglissima, di fronte all'immagine di un leone che la tv mandava proprio in quel momento
    << Mi hai fatto prendere un colpo scimmietta>> soffiò sorridendole mentre prendeva posto sul divano accanto a lei
    - era il verso del leone- spiegò perplessa, come se dovesse essere ovvio
    << Si, lo so, ma quello di prima?>>
    La bambina alzò entrambe le sopracciglia, evidentemente confusa dal fatto che la francese non avesse capito al volo di quale animale si trattasse
    - Era il corvo nonn- zia ! Come il tuo! - asserì seria puntando l'indice verso Odette che se ne stava appollaiata sul trespolo poco distante a pulirsi le piume di un nero brillante
    << Ah, certo, scusami è che non l'avevo sentito bene >> rispose sorridendole mentre la ragazzina già era tornata tutta intenta ad osservare lo schermo dove ora un branco di lupi si muoveva nella foresta innevata
    - Papà- sussurrò con la voce tremolante
    << Si, vieni qui scimmietta>> continuò l'eterna prendendola e portandola sulle sue ginocchia, carezzandole i capelli con delicatezza
    - Perchè papà se ne è andato, non ci voleva più bene?- chiese l'altra in quell'igenuità che solo i bambini posso avere
    << Vi lascio sole signorine >> sussurrò Shane verso entrambe, poggiando un bacio sulla fronte di tutte e due e sparendo nella cucina
    << Papà ci vuole bene, tanto, è solo molto stanco e ora sta riposando ma tornerà presto >> tentò Odile incapace di deludere le aspettative della bambina e continuando a carezzarle i capelli, per poi girarla verso di se in modo di poterla guardare negli occhi metallici, identici a quelli di suo padre
    - E allora perchè tu sei triste?- continuò Beatrix poggiandole una manina sulla guancia
    << Manca anche a me >> confessò alzando le spalle
    - E' per questo che sei fredda sempre? Perchè papà ti manca?-
    Odile sorrise annuendo mentre Beatrix corrucciò la fronte, tutta concentrata a cercare una connessione tra le due cose
    - Quindi papà e' come il sole-
    << Come il sole?>>
    - Si, sei fredda perchè ti manca ... Quindi papà è come il sole no? Il sole scalda e se non c'è sentiamo freddo - spiegò in quella logica lineare seppur bizzarra
    << Brava , papà è come il sole, il nostro sole personale >> soffiò dandole un bacio tra i capelli mossi
    - Torna, il sole torna sempre - considerò sicura la ragazzina, poggiando la testa sul petto di Odile e chiudendo gli occhi

    Quel tedesco così ben articolato da quella ragazzina alta quanto un barattolo la fece sorridere, seppur le pungolò fastidiosamente le orecchie, aveva odiato quella lingua dal primo giorno in cui suo figlio le aveva risposto con quella, si era obbligata ad impararlo, almeno le basi, solo per poter comunicare con Fred ma aveva dimenticato praticamente tutto una volta che l'altro era stato abbastanza grande e capace da poter comunicare con lei in francese, tutto il suo corpo aveva rigettato quella lingua dai suoni netti, decisi, taglienti
    << Sei molto brava Trix, molto meglio di tuo padre>> considerò scuotendo la testa e lanciando un'occhiataccia al moro, questa gliela avrebbe fatta pagare , in separata sede, per ora si godeva la piccola scena familiare che quasi aveva il potere di scaldarle il cuore che non aveva
    - Ma tu ora te ne vai ancora?-
    - No Bea questa volta resto-
    Odile sospirò soddisfatta, mettendo su un sorriso compiaciuto e rilassato, era certa che quella non fosse una bugia, lo vedeva quasi incapace di mentire alla figlia, questo però non solo rassicurava la piccola ma anche lei
    << Ci sei mancato>> soffiò non guardandolo neppure, incapace di ammettere quella debolezza a viso aperto
    - Tu sei il sole papà- affermò la bambina sorridendo e trascinando il padre fino al muro adiacente dove un sole gigantesco e dalla forma ovoidale era disegnato in un arancione acceso
    - Questo sei tu - spiegò brevemente per poi puntare il dito verso uno scarabocchio che avrebbe dovuto rappresentare una nuvola
    - Questa è nonn...Zia- si corresse subito per poi spostare l'indice su uno scarabocchio con quattro zampe
    - Questa è Bea - ancora il dito viaggiò su uno stecco con tre foglie somigliante ad un albero
    - Questo è Sha..Sha.. -
    << Shane , Trix, Shane >> ridacchiò Odile osservando la difficoltà che doveva rappresentare quel nome per la piccola
    - Hai visto sono brava?- chiese speranzosa verso l'adulto
    << Papà è il disegno più grande!>> finse di lamentarsi l'eterna avvicinandosi ai due e solleticando appena la ragazzina che prese a ridere per poi puntare l'indice contro tutta seria
    << No soletico>> proferì con l'espressione di un adulto che fa un divieto ad un altro
    << Mi scusi dittatrice>> ridacchiò per poi guardare Fred << Ti somiglia, anche troppo>>
    - Papà che cosa è una ditatricice?-

     
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    Le occhiatacce della madre erano qualcosa di formidabile, erano capaci di trasmettere terrore. Lui che ci era cresciuto ne sapeva qualcosa, lo sguardo della vampira era capace di ammaliarti e di trafiggerti al tempo stesso; poteva in un istante impedirti di muoverti per renderti totalmente incapace di resisterle, così come era capace di farti sciogliere.
    << Ci sei mancato>>
    Questo lo colse alla sprovvista e non tanto perché la vampira avesse ammesso un sentimento, uno dei pochi di cui ancora era capace, ma perché solo in quel momento si rese conto di non ricordare la motivazione esatta per cui aveva passato quell'ultimo mese a farsi torturare. Qual era stato il motivo che l'aveva spinto a consegnarsi ad un essere come Moon?
    Fu la bambina distrarlo staccandosi dal suo collo per cercare di trascinarlo verso il centro del soggiorno.
    Si alzò a fatica aggrappandosi all'orlo del tavolino su cui Odile teneva bicchieri ed alcolici.
    La meta fu un muro disegnato ad arte secondo i canoni contemporanei.
    "Tu sei il sole papà"
    -Il sole? Ma sono bellissimo!-
    L'ovoidale era sicuramente più geometrico di quanto sapesse fare lui.
    "Questa è nonn...Zia"
    Allo scarabocchio Fred mandò un'occhiata laterale alla vampira.
    -Zia vecchia l'hai fatta proprio somigliante.-
    "Questo è Sha..Sha.."
    << Shane , Trix, Shane >>
    E qui il mago rabbrividì. Vedere lo Shemo su un disegno di sua figlia era peggio che per Odile sentire il tedesco.
    "Hai visto sono brava?"
    -Molto più brava di tua nonna!-
    Calcò volontariamente.
    -E poi io e te siamo bellissimi!-

    << Papà è il disegno più grande!>>
    Esplose Odile che s'avventò sulla piccola facendo una cosa che a lui non aveva mai fatto: Il solletico.
    Odile stava tornando umana? Strabuzzò gli occhi.
    "No soletico"
    Ed esplose a ridere.
    << Ti somiglia, anche troppo>>
    Una risata sincera, di cuore.
    "Papà che cosa è una ditatricice?"
    Dovette riprendere fiato ed asciugarsi gli angoli degli occhi.
    -E'...una persona che comanda. Come quando zia dice a Shane cosa deve fare.-
     
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    C'era qualcosa di profondamente rilassante per Odile nel vedere Fred con quella bambina, come se lo trovasse giusto, come se quello fosse il finale di una storia sin troppo intricata e ingiusta. Fred era una brava persona, molto diverso da quello che invece era lei, sempre che si potesse ancora definire "persona", lui la meritava quella gioia, lui meritava tutto e non aveva avuto niente fino a quel momento, motivo per cui Odile si era decisa a portare Beatrix con se, motivo per cui l'aveva vegliata di continuo e aveva preso ogni misura necessaria per farla stare al sicuro.
    Osservò la piccola spiegare pazientemente il proprio disegno al padre, sorridente e soddisfatta come se fosse il dipinto migliore del mondo e c'era qualcosa in quella semplicità che riusciva a scaldare anche Odile
    - Hai visto sono brava?-
    << Molto più brava di tua nonna>>
    Odile si avvicinò, tagliandolo con lo sguardo smeraldino
    << Zia e comunque il disegno no, non è fra i miei molteplici talenti, d'altro canto non si può essere perfetti no? Sono già brava in troppe cose >> soffiò ridacchiando mentre si chinava a solletira la piccola che ridacchiò sbattendo i piedini a terra, quei gesti d'affetto erano rari da vedere in lei, e Fred avrebbe notato una netta differenza tra come era stato cresciuto lui e come stava crescendo sua figlia, anche lei, col tempo, aveva imparato i tempi dei vivi, le modalità in cui si approcciavano con i cuccioli, Fred purtroppo era stato il primo e non era aspettato, affatto
    - Papà che cos'è una ditatricice?-
    <<E'...una persona che comanda. Come quando zia dice a Shane cosa deve fare.-
    << Non gli dico quello che deve fare>> rispose piccata la francese arricciando appena il naso in una smorfia, magari Shane e Fred avessero fatto metà delle cose che gli diceva di fare, avrebbero avuto molti meno grattacapi a quest'ora ma no, loro volevano essere liberi di scegliere e finivano con il fare stronzate a cui poi lei si trovava a dover riparare
    - Come quando mi dice che devo andare al letto e io voglio guardare ancora gli animali in tv?- chiese la bambina inclinando appena il capo curiosa e passando gli occhi ritmicamente tra Odile e il padre
    << Dico le cose giuste, come le dicevo a tuo padre, solo per farvi stare bene, tutto qui, i bambini devono dormire o rimangono bassi , vuoi rimanere bassa come un barattolo?>> continuò la francese ridacchiando
    La bambina si guardò la punta delle scarpine per poi portare una manina all'altezza della sua testa e farla scivolare fino alla testa del padre
    - Non sono un barattolino, sono alta come papà, vedi?- chiese indicando la mano che era effettivamente allo stesso livello di prima, non considerando che Fred fosse inginocchiato
    << Sei una scimmietta che deve dormire >> replicò seria l'altra
    - Ma Zio mi fa vedere sempre la tv quando lo chiedo - piagnucolò
    << Zio è ... Zio, io sono zia e zia comanda, intesi?>> chiese sorridendole
    - Va bene - sospirò rassegnata per poi illuminarsi - allora perchè tu non dormi mai con Bea? Bea dorme e tu sei sempre sveglia-
    <<non dormo con te ma ti racconto le storie >>
    Beatrix non sembrò esattamente convinta della risposta e quindi i suoi occhi andarono dritti a cercare quelli del tedesco, speculari, ricercando in essi una nuova risposta più convincente, si avvicinò appena sussurrando qualcosa nell'orecchio dell'altro
    - Mi racconta la storia di quando eri piccolo come me -
    << Non si parla all'orecchio è maleducazione Trix>> la rimproverò severa la francese , l'altra si limitò a sorriderle colpevole
    - Papà tu dormi con Bea?-


     
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    Il battibecco fra la figlia e sua madre era qualcosa al limite del comico: un barattolo e un tappo che puntava i piedi avanti ad una Eterna più che lieta di mettersi alla sua bassezza.

    CITAZIONE
    -Perchè non posso andare a giocare con loro?-
    "Perchè non ti reggi in piedi."
    -Mezz'ora la resisto, solo due tiri, dai mamma!-
    Il piccolo biondo dalle occhiaie violacee, stava con il naso schiacciato contro la vetrata a guardare incantato un piccolo gruppo di ragazzini impolverati rincorrere una palla di fortuna. Erano circa le dieci di mattina e non voleva saperne di rinchiudersi in camera.
    "Ti ho detto di no."
    -Ma mam...-
    "Non discutere."
    Tre minuti dopo il bimbo saliva mogio mogio le scale passando avanti alla figura inquietante di Helena, già in tenuta da notte, sottilmente compiaciuta di testimoniare all'irritazione della figliastra.

    "Sai che come ti sarai addormentata uscirà, vero?"
    "Ho fatto in modo non possa uscire, stai tranquilla."
    E il piccolo non era uscito, Odile gli aveva sigillato le finestre e serrato la porta: lo aveva rinchiuso in una tomba.

    "Allora perchè tu non dormi mai con Bea? Bea dorme e tu sei sempre sveglia"
    La voce della figlia lo riscosse.
    <<non dormo con te ma ti racconto le storie >>
    La cucciola non sembrava troppo soddisfatta.
    -La nonna soffre di insonnia, non riesce a dormire.-
    Era una spiegazione abbastanza vicina alla realtà.
    La piccolina gli si accostò e per l'ennesima volta lui constatò quell'odore buonissimo che la cospargeva.
    "Mi racconta la storia di quando eri piccolo come me"
    << Non si parla all'orecchio è maleducazione Trix>>
    -SSssh!"
    Zittì la vampira per poi cercare l'orecchio della figlia.
    -Ero una peste, si arrabbiava sempre.-
    Bisbigliò per poi staccarsi e poterla guardare.
    "Papà tu dormi con Bea?"
    -Anche ora! Ho un sonno!-
    Fu genuino, una botta di sincerità che esalò mentre provava ad alzarsi e constatava come alcuni antidolorifici lo stessero abbandonando.
     
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    Era stasta severa con Fred, severa fino quasi a sfiancarlo ma tutto era cambiato con Bea, un atteggiamento nuovo dato dalla lontananza di Viktor e forse, per una volta, dal rendersi conto di avere già un posto proprio, di non dover combattere per niente, quella era anche la sua famiglia o forse la differenza era tutta lì, Trix non era Fred, verso Trix non provava quell'ossessione continua, certo, la riteneva egualmente una cosa sua, qualcosa di legato a lei ma molto più blandamente di quanto ci avesse ritenuto il tedesco
    -La nonna soffre di insonnia, non riesce a dormire.-
    Non reclamò stavolta, quasi stupita di come in effetti quella risposta fosse del tutto verosimile ed evidentemente lo sembrò anche alla bambina dato che la sua curiosità si sgonfiò lasciandola la a sorridere verso il padre
    -Shhh-
    Il tedesco la zittì guadagnandosi il solito sguardo gelido che aveva il potere di trapassarlo da parte a parte , lasciando però che i due si parlassero, in fondo comprendeva che non doveva esser stato facile per nessuno dei due essere obbligati a star lontani per così tanto tempo, quello poteva facilmente capirlo, si era sentita morire anche lei, ogni giorno di quell'assenza
    " Papà tu dormi con Bea"
    - Anche ora! Ho un sonno!-
    Bea ridacchiò portando le manine di fronte alla bocca per poi lanciare uno sguardo all'orologio, non sapeva leggerlo, ovviamente ma lei ed Odile avevano trovato un piccolo escamotage
    << Allora andiamo, zia mi dice che quando le lancette sono così ...>> e con le braccia mimò quelle che dovevano essere all'incirca le otto e un quarto
    << e' ora di andare a dormire o rimango bassa>> sussurrò corrucciata, non capendo la correllazione tra il dormire e il restare bassi o divenire alti, lei non dormiva mai eppure era alta, non quanto il padre ma alta
    << Brava scimmietta, ora và e fai bei sogni, domani me li racconterai tutti >> sussurrò Odile inginocchiandosi per ritornare all'altezza della ragazzina dandole un bacio soffice sulla guancia
    - Andiamo papà- esclamò felice afferrandogli di nuovo la mano e portandolo verso le scale - Ti faccio vedere la mia cameretta - continuò portandolo di sopra e attraversando un piccolo corridoio che finiva con la stanza di Odile
    - Aspetta- sussurrò andando piano piano verso la stanza dell'eterna e restando sulla porta - Notte zio- sfiatò ridacchiando e tornando correndo verso il padre per poi indicargli la sua stanzetta dipinta di un pallido lilla e stra colma di giocattoli di ogni genere
    - Questo è il mio pref-prefef-preferirrito- asserì seria stringendo tra le dita un peluche che avrebbe dovuto somigliare ad un lupo ma che pareva più un semplice cagnolino
    - Me lo ha regalato Mogen - spiegò sorridendo per poi piantarsi di fronte al letto e alzare le braccia
    - Pà il pigiama, nonna si arrabbia se dormo con i vestiti - continuò come un'adulta che spiega a qualcun altro cosa fare
    - Adesso devi prendermi in braccio, non ci arrivo al letto è troppo alto - concluse ridacchiando e ficcandosi sotto le coperte, facendo posto al padre e schiacciandosi contro di lui appena quello le fu vicino
    - Notte papà - sussurrò poggiandogli un bacio umido sulla guancia - Sono contenta che sei tornato - proferì sbadigliando e chiudendo gli occhietti
    [........]

    - Sveglia sveglia! Bea è sveglia!- cominciò a gridare tuffandosi giù dal letto e cominciando a saltare in pigiama ovunque per la stanza per poi scendere fino alla cucina in silenzio, sapeva che quella di solito era l'ora in cui gli zii dormivano e non si dovevano svegliare ma usualmente c'erano Imogen o Desmond a farle compagnia fin quando gli altri non sarebbero scesi ma oggi era una giornata speciale, c'era suo padre
    - Papà! Bea è sveglia! - continuò gridando mentre girava per casa



    Edited by Odile - 9/2/2019, 12:55
     
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    Odile che desse la buonanotte non era una eccezione, stranamente quel trattamento lo riservava anche a lui. La vampira era piena di rituali, la vita con lei era stata un rituale continuo e serrato che però, dopo i primi terribili sei mesi, gli aveva consegnato un senso di sicurezza che non aveva mai provato.
    Nella sua famiglia biologica i pasti, che per il padre, la madre e i servi, erano assicurati e scanditi, per lui erano saltuari e spesso rubacchiati, a letto lo accompagnava il vecchio elfo e per il resto, eccezione fatta per il non disturbare gli adulti neanche respirando, non esistevano regole.
    Odile di contro aveva regole anche per il modo in cui si doveva respirare, regole che aveva poi facilmente abbandonato quando si era arruolato.
    Guardò la vampira con uno strano cipiglio domandandosi se adesso, a 34 anni, avrebbe avuto la forza d'animo di ricominciare a fargli passare quell'educazione severa sottopelle perchè lui potesse tramandarla alla figlia.

    "Andiamo papà!"
    La manina, che a malapena riusciva a stringere il suo pollice, lo accompagnò verso le scale.
    Mio dio...
    Per farle dovette stringere i denti e fermarsi almeno due volte con il costato ed i polmoni in fiamme. In cima era sudato.
    "Notte zio."
    Storse il naso ma non commentò, d'altronde quell'essere morto era pur sempre stato vicino a sua figlia in qualche modo, ci aveva giocato, l'avvea accarezzata....Domani l'avrebbe lavata con tanto sapone da levarle di dosso anche la minima particella che puzzasse di morte.
    Entrarono nella cameretta e restò atterrito dalla quantità di giocattoli.
    -Questi te li ha fatti zio Scemo?!-
    Ma la bambina lo contraddisse prontamente portandogli una sorta di cane peluche che lui carezzò sforzandosi di pensare fosse vero.
    "Me lo ha regalato Mogen"
    -Imogen?-
    Imogen era stata lì? La bocca gli si seccò.

    "Pà il pigiama, nonna si arrabbia se dormo con i vestiti"
    Pà, l'ultima che l'aveva chiamato così era stata Nerissa prima che lui arrivasse all'irremovibile conclusione che la ragazza lo odiasse.
    -E' questo?-
    Prese una camiciola da notte morbida formato bambino mostrandogliela.
    la piccola annuì convinta e lui, dopo essersi ragionevolmente impiccato per arrotolarla abbastanza da infilargliela per la testolina, gliela fece scivolare addosso.
    -I denti li hai lavati? Se non li lavi poi i denti cadono.-
    Le spiegò mentre quella, ansiosa di dormire con qualcuno, puntava dritta al letto.
    "Adesso devi prendermi in braccio, non ci arrivo al letto è troppo alto."

    Cinque minuti dopo aveva trovato una posizione ragionevolmente comoda, rannicchiata, accoccolata. Non avendo un pigiama o altro, sotto le direttive di uno scricciolo hitleriano, si era levato scarpe, e maglietta restando ostinatamente con i pantaloni.
    -'Notte puffola.-
    "Sono contenta che sei tornato"

    Il bacio umido gli arrivò sulla guancia ispida, lo ricambiò con uno delicato sulla piccola fronte.
    -Anche io.-
    Era contento, era veramente contento.
    La bimba gli si accoccolò addosso.
    [....]
    "Sveglia sveglia! Bea è sveglia!"
    Trambusto improvviso dai piani superiori, i piccoli urletti ed i passi lo ridestarono dal sonno parziale che aveva preso dopo l'incontro mattiniero con Odile.
    Il primo ricordo fu il dolore misto al piacere: la vampira non c'era andata leggera.
    Il secondo ricordo fu quello della colazione.
    "Papà! Bea è sveglia!"
    Si nascose sotto la coperta allungandosi bene sul divano provando a mimetizzarsi.
     
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    Odile non aveva la piu` vaga intenzione di tornare ad educare Fred secondo i rigidi tempi e regole a cui lo aveva forzato da ragazzino, il loro rapport era ormai da tempo cambiato e si sa, quello che cambia forma e si apre ad una nuova e` quasi impossibile torni alla dimensione precedente, sarebbe stato quindi assurdo da parte sua credere di poter, nuovamente, sottoporre il Tedesco a quell regime totalitaristico che era stato l` educazione che gli aveva impartito severamente e a suon di punizioni.

    Erano diversi ormai, lei lo era, lui lo era e Beatrix, beh, Beatrix non era Fred e trovava in qualche modo giusto che fosse Fred ad occuparsi dell`educazione di quel barattolino dalla testa bionda e piena di ricci ribelli, anche Fred avrebbe provato l`assurda sensazione di voler proteggere quell`esserino da tutto, a volte anche prendendo decisioni al posto suo o impopolari. Fred avrebbe finalmente capito cosa significasse, per gente come loro, essere genitore.

    Beatrix, dal canto suo, era molto lontana da questi pensieri complicati, sentiva qualcosa nell`aria, quella specie di sesto senso che solo I bambini possiedono, sentiva che qualcosa non era esattamente come le veniva raccontato ma non domandava , piu` che felice di avere suo padre di nuovo accanto a lei e potergli spiegare tutte le piccole regole della nonna



    - Questi te li ha fatti zio Scemo?-

    Beatrix lo osservo` per un momento visibilmente confusa, poggiando una manina sul suo braccio tutta seria

    “ Papa` quella e` una brutta parola! Nonna dice che non si dice!”] spiego` brevemente mentre la sua attenzione gia` era tutta dedicata al suo amichetto di peluche che presentava fieramente al padre

    - Imogen e` stata qui?-

    Non riusciva a capire la sopresa dell`altro ma si limito` ad annuire convinta e a sorridere

    “ Si Mogen qui viene ma non sempre sempre perche` lei ha altri bambini da guardare, bambini grandi a scuola” continuo` spiegando quello che le era stato detto dalla professoressa quando le aveva chiesto come mai non potessero sempre giocare insieme

    - I denti li hai lavati? Se non li lavi poi i denti cadono-

    Non era certa di come il mondo dei grandi funzionasse ma le pareva orribile, se non dormiva rimaneva bassa, se non lavava I denti quelli le cadevano, quante altre cose brutte potevano capitarle?

    “ Posso saltare solo stasera? Ho sonno” cantileno` dondolando il peso tra tallone e punta dei piedini piccoli, ficcandosi poi sotto le coperte e abbracciando il padre

    - Notte puffola-

    “ Notte papino”

    {….}

    Si era svegliata nella notte, aprendo appena gli occhi e osservando il padre uscire dalla stanza con Odile, aveva sorriso, per poi riprendere sonno immediatamente e svegliarsi carica come una molla, scendendo le scale reggendosi al corrimano, con la voglia solo di saltarle tutte ma temendo di ruzzolare giu` ancora non certa dei suoi passi sulle sue gambine

    “ Papa” urlo` senza ricevere risposta e corrucciandosi appena, senza pero perdersi d animo e controllando in ogni angolo della casa e proprio quando si stava per arrendere, mentre stroppicciava gli occhi gia` carichi di lacrime, con il terrore che suo padre se ne fosse andato di nuovo, mancando alla sua promessa, lo vide sdraiato sul divano e gli salto` addosso

    “ Papa` non si fanno gli schezzi a Bea!” si lamento` ridacchiando

    “ Sveglia sveglia! E` ora di mangiare”



     
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    .Era ancora tutto così nuovo per me. Il ritrovamento di Desmond, la salute recuperata, la prospettiva, creduta persa, di una nuova vita con mio marito e mio figlio. Nelle ultime settimane era successo tutto così in fretta da lasciarmi un po’ stordita ma piano piano mi stavo abituando a non essere più una madre single con una memoria compromessa dal tragico scontro che mi aveva vista coinvolta e vittima. C’era mancato poco ma ero sopravvissuta, avevo perso diversi pezzi di passato ma non mio marito e ciò mi bastava.
    Fu proprio Desmond, durante una delle nostre ormai consuete chiacchierate serali davanti al camino accese che propose di dare una mano ad un vecchio amico, Fred. Il nome non mi era nuovo ma avevo solo vaghi ricordi che collegavo ad un Auror. Avrei chiesto ulteriori notizie e dettagli sull’uomo se Desmond non mi avesse avvista che Fred aveva una bambina quasi coetanea di Rohan della quale, al momento, non poteva occuparsi a tempo pieno. Si era offerto di tenerla con noi per po’ ed avevo subito acconsentito senza porre ulteriori domande. Ero una mamma per cui ero sensibile al discorso. Ofrfire il mio, il nostro sostegno era il minimo che potessimo fare per dare una mano ad un amico e a sua figlia.
    Il giorno deciso e concordato per recarci nel luogo dove avremmo trovato padre e figlia era arrivato. Desmond era passato a prendermi con la sua nuova auto. Ne era molto orgoglioso, tanto che mi faceva sorridere, sembrava Rohan alla vigilia di Natale quando scartava i pacchetti dei regali; stessa espressione estasiata.
    Arrivammo a destinazione in un momento in cui il traffico era molto intenso. Pareva che maghi e babbani si fossero messi d’accordo per uscire tutti alla stessa ora. Trovare parcheggio sarebbe stata un’impresa e ci sarebbe voluto tempo prima riuscire a trovare un posto dove lasciare l’auto.
    Desmond era il custode segreto del luogo dove Fred e la figlia risiedevano e mi lasciò davanti all’ingresso dello stesso con la promessa che mi avrebbe raggiunta non appena fosse riuscito a lasciare l’auto.
    Entrai senza problemi. Primo corridoio a destra poi il primo a sinistra e di nuovo a destra. Le indicazioni di mio marito erano chiare, oltre la porta davanti alla quale mi trovavo c’era una piccola che aveva bisogno di compagnia e di supporto e un padre in difficoltà.
    Prima di bussare ebbi modo di udire delle voci all’interno ma non ne riconobbi alcuna per cui abbassai la maniglia e spinsi la porta facendo capolino. Fred e Beatrix, non erano soli ma avanzai presumendo di avere diverse paia di occhi puntati addosso.
    Avendo avuto l’accesso presumevo non mi puntassero addosso le bacchette ma nel caso li precedetti presentandomi.
    Salute a tutti. Desmond sarà qui a minuti, sta parcheggiano l’auto. Sono Caroline. Caroline Greenwood e per chi non mi conosce sono la moglie di Desmond.
    Come presentazione di una rediviva considerata morta da molto tempo non era granchè ma poteva essere sufficiente ad evitare o ritardare lo schiantesimo.
    Girando lo sguardo avrei visto la bambina e le avrei sorriso.
    Fammi indovinare…Tu devi essere Beatrix. Bella di nome e di fatto.
    Non mi sarei avvicinata per non spaventarla e avrei atteso le reazioni dei presenti con la viva speranza che Desmond si desse una mossa e venisse a darmi supporto.




    Edited by Caroline Greenwood - 7/3/2019, 17:28
     
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    Mimetizzazione versione avanzata.
    La coperta non faceva fatica a ricoprirlo interamente e lui s'era raggomitolato abbastanza da poter sbirciare la cucciola attraverso un piccolissimo spiraglio fra le stoffe. Unico problema: la coperta era gialla, d'un giallo canarino, anche se il canarino non è sempre giallo. Un pugno ad un occhio sul divano di velluto rosso.
    "Papà"
    Eccola, ne sentiva l'odore, i piccoli piedini nudi sul pavimento...
    Con un po' di fortuna l'avrebbe fatta franca, tra Bea ed Odile, una che lo teneva sveglio di notte e l'altra di giorno, aveva il sentore che presto avrebbe iniziato a rimpiangere l'ospedale.
    La cucciola si avvicinò: lo aveva individuato. Non aveva altra scelta, doveva agire!
    -Catturata!-
    Saltò su dal divano agguantandola con la coperta al volo creandone un involtino di cucciolo di Lycan, una piccola palletta che adagiò agilmente sul cuscino insalamata.
    “ Papa` non si fanno gli schezzi a Bea!”
    Ridacchiava la bambina fra urletti e schiamazzi.
    -Hai ragione, Bea si mangia! AAARRRR!-
    Imitò delle zanne con le dita per poi fiondarsi di labbra verso il collo della cucciola con mille pernacchie. Quella prese a ridere e a scalciare contenuta dalla coperta, fu in quell'attimo che la porta si aprì.

    "Salute a tutti. Des..."
    Il corpo si mosse prima del cervello ed il cervello prima della ragione.
    Nel medesimo istante in cui aveva sentito la porta aprirsi ed il proprio olfatto aveva captato un odore non conosciuto, la reazione di difesa era scattata: aveva lasciato Bea, volgendosi abbastanza da coprirla con il proprio corpo ed allungare una mano verso l'intruso. Non aveva bisogno d'una bacchetta, bastava quel gesto a mani nude per indirizzare, non troppo finemente lo schiantesimo che partì a razzo verso Caroline.
    La seconda reazione fu del parassita, una sostanza densa dal colore del piombo che salì soprapelle iniziando a ricoprirgli busto e gola come fosse una cotta di maglia particolarmente liquida.
     
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    La mancina si salda sul volante della vettura ancora in moto quando sporgendosi sul lato del passeggero occupato da Caroline, le indica con la destra il civico della loro destinazione. Precedimi, giusto il tempo di parcheggiare e sarò da te. Non sia mai facciano del ritardo un dramma. Commenta senza nemmeno troppo sarcasmo immaginandosi una possibile lamentela non tanto da parte di Friedrich, quanto dell'eterna matriarca, piccolo dettaglio di cui effettivamente ancora non ha avuto modo di accennare alla sua compagna. La congeda momentaneamente con un amabile sorriso, seguendola con lo sguardo il tempo necessario per abbandonare l'abitacolo, per poi ingranare nuovamente la prima marcia per ripartire adagio costeggiando la strada in cerca di un buco dove collocare il veicolo. Adagio, si ma senza effettivamente tutta questa immensa calma poichè coscenzioso d'aver reso involontariamente Caroline, vittima di qualche scherzo di pessimo gusto che Fred era solito riservargli, provando tuttavia a dare largo ad un briciolo di fiducia in più affinchè ciò non si rendesse veritiero. La sua nuova e fiammante Kia ProCeed trova finalmente un posto circa 5 macchine in più rispetto la posizione della dimora e con movimenti dinamici che non lasciano spazio ad inconvenevoli, abbandona l'auto sigillandola con un semplice Plick della chiave elettronica. Con nonchalance accompagnato da ampie falcate, si appresta a raggiungere il pianerottolo da dove è stato preceduto, notando ancora in lontanaza la figura statica e composta di Caroline - il che lo lascia presagire qualcosa di vagamente positivo -, senza mai perdere il ritmo con la quale si porta avanti quanto basta, giusto il tempo di udire le prime parole pronunciate dalla sua donna quando ormai potrebbe dirsi essergli quasi alle spalle dietro l'angolo. La porta si apre e benchè inizialmente impercettibile, la sospetta pausa femminile accompagnata dai rumori interni nemmeno troppo pacati, sono ragione sufficiente per farlo guizzare agilmente in avanti, affiancando e dopo un nuovo passo fronteggiando la donna sull'uscio opposto della porta rispetto all'ingresso. Come questo sia possibile è dato semplicemente dalle innumerevoli esperienze passate in compagnia dell'attuale padrone di casa, sempre pieno di sorprese la maggior parte delle volte poco gradevoli e come tale, lui da brava guardia, pronto ad incassarle ma non sempre come spererebbe la controparte. In questo caso, non si aspetta nulla di diverso dal solito: dava già per scontato sarebbe "successo qualcosa" con la differenza che probabilmente Caroline non era preparata a questo genere di cose, specialmente se lontana dall'allenamento Auror dopo tutti questi anni... Non mette in dubbio le capacità della donna, ma come un impulso irrefrenabile, gli è automatico non cederle la mano, sfilando prontamente la bacchetta dall'interno posteriore dei propri jeans (poichè sita su fodero come fosse una pistola) e rispondendo con un'unico gesto di parata che va dal basso verso l'alto in un silente incanto di difesa che assorbe lo schiantesimo, dissolvendolo progressivamente. [Protego] Si incupisce in modo severo ma non adirato: Vacci piano... Rimproverandolo con semplici e pacifiche parole che pronuncia al suo avversario nel tentativo di trasmettergli la stessa serenità con la quale ha deciso di esprimersi così da permettergli di capire non essere minacciato da nessuno. Il parassita invece (lui e la sua dannata passione per le creature peggiori) ha modo di raggiungere il proprio padrone, avvolgendolo come fosse un'armatura pronta ad assorbirne le conseguenze di qualsiasi azione. Sbuffa espirando talmente tanta aria da far svolazzare un ciuffo di capelli che gli cade sulla fronte. Per caso aspettavi visite indesiderate? Perchè almeno per il momento non credo che questa collocazione sia a conoscenza di tutti... dunque dovresti provare a stare un pò più tranquillo, tu e queste orribili bestiacce che ti porti appresso in ogni dove. Si lamenta con quel misto di sarcasmo e speranza persa per strada... L'intera situazione in un caso o nell'altro si sarebbe presto rivelata alquanto anomala, deve riconoscerlo ma per lui, non è strano che Caroline si trovi li, poichè volutamente in precedenza aveva pensato di lasciarsi accompagnare per recuperare del tempo da trascorrere insieme e per coglierne l'occasione al fine di presentarla a chi presto avrebbe avuto a che fare con lei essendo rientrata a far parte della sua vita. Lo sguardo glaciale naviga oltre l'uscio, oltre la figura dell'uomo che lo fronteggia a distanza, curiosando nell'ambiente interno della casa con superficiale interesse.


    Edited by PotterHead89 - 20/2/2019, 13:14
     
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    A passetti incerti ma rapidi si era avvicinata al divano individuando immediatamente il padre che però, di contrario, aveva individuato benissimo lei afferrandola e avvolgendola dentro la coperta prima ancora che lei si accorgesse realmente di ciò che stava accadendo
    - Hai ragione Bea si mangia-
    Le labbra dell'adulto si avvicinarono al collo sottile e pallido procurandole tanto di quel solletico che si ritrovò a contorcersi dalle risate, scalciando ma non riuscendo a liberarsi dal giogo della stoffa
    << No soletico no! Io odio soletico, rido tanto e poi m fa male qui>> protestò ridacchiando e indicandosi lo stomaco mentre piccoli singhiozzi la scuotevano e una nuova presenza, entrata in casa senza preavviso, catturava i suoi occhi metallici identici a quelli di Fred
    << Chi è?>> sussurrò solamente incuriosita prima che suo padre la precedesse facendole da scudo con il suo stesso corpo, non riuscì esattamente a capire cosa stesse accadendo intorno a lei, si sentiva solo terribilmente preoccupata, le mani andarono a sciogliere l'intreccio della coperta mentre a piccoli passi tentava di avvicinarsi a suo padre, afferrandogli le dita della mano libera
    << Papà>> piagnucolò spaventata guardando la donna da dietro la gamba dell'adulto mentre una nuova figura, che però conosceva bene, interveniva a protezione della donna, istintivamente Bea tirò le dita del padre
    << E' buona non fare male alla signora>> suggerì mentre le piccole labbra quasi tremavano dallo spavento, solo a quel punto, assicuratasi che tutto fosse sicuro, o almeno credendo lo fosse, lasciò lo scudo fatto dal padre per andare incontro a Desmond e tirargli appena la stoffa dei pantaloni
    << Des! Nonna ha detto che sono una dittratricice>> esclamò contenta di vedere l'irlandese, mettendo su un grande sorriso fiera di aver ripetuto la nuova parola che aveva imparato il giorno prima
    << Papà è tornato visto?>> sospirò passando lo sguardo dall'uno all'altro
    << Ciao io sono Beatrix>> si volse poi verso la donna dagli occhi chiari torcendosi le mani, in quella timidezza che si ha di fronte a qualcuno di così grande rispetto a noi e sconosciuto

     
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    .Non ero certa circa quel mi aspettavo. Non me lo ero nemmeno chiesto in verità. Desmond mi aveva detto che eravamo attesi ma aveva omesso di riferirmi il piccolo particolare che il benvenuto sarebbe potuto essere non proprio cordiale. Non ero preparata ad un ricevimento del genere. Certo non mi aspettavo squilli di tromba per la ricomparsa di qualcuno che era stato addirittura sepolto ma entrare armata di bacchetta spianata non mi pareva necessario ed era stato un errore. Grazie al cielo il mio distratto marito aveva mantenuto la sua promessa e me lo trovai alle spalle prima che la reazione di Fred potesse fare accadere quello che il destino mi aveva risparmiato. Prontamente e con decisione mi protesse dal caloroso benvenuto del tedesco che, seppur conciato maluccio, era perfettamente operativo e protetto da una schifosissima armatura parassitoide.
    Desmond, forse in passato, mi aveva accennato qualcosa circa la predisposizione di Fred verso quel tipo di bestiacce ma la mia memoria ancora stentava a ricordare i particolari che non riguardassero la nostra relazione.
    L’innocente creatura che Fred aveva tentato di proteggere era l’unico, valido alibi all’azione esagerata del tedesco e, da madre, capivo che la sicurezza della bambina fosse più importante di un’accoglienza adeguata.
    Lasciai che fosse Desmond a vedersela con Fred. Mio marito non aveva bisogno di intermediari quando doveva esternare le sue emozioni e le parole che gli rivolse, seppur con voce calma e con i modi cortesi che lo distinguevano, mi parvero più che appropriate per calmare l’esuberanza del tedesco.
    Passato il primo, imbarazzante, momento, dedicai la mia attenzione alla piccola Bea. Nel suo candore lei aveva capito che non rappresentavo un pericolo e cercò, con parole semplici ma ad effetto, di spiegarlo a suo padre.
    Ti ringrazio piccola. Mi spiace di averti spaventata. Papà voleva solo proteggerti e gli adulti sono così strani quando hanno paura.
    Le sorrisi amabilmente mentre il mio sguardo cambiava espressione mano a mano che si spostava dalla bambina al padre al quale lanciai un’occhiattaccia interrogativa. Chi pensava mai potesse entrare senza averne avuto il permesso?

    Anch’io sono felice di rivederti Fred. Non dovevi disturbarti, non così tanto. Bastava anche meno.
    Beatrix riconobbe immediatamente Desmond e, una volta riuscita a liberarsi dall’iperprotezione del padre gli corse incontro e nel suo linguaggio infantile le riferì l’appellativo che le aveva appioppato la nonna storpiandolo.
    Ridacchiai osservando curiosa la reazione che mio marito avrebbe avuto a quella dimostrazione di confidenza. Aveva un figlio della stessa età. Avrebbe dovuto sapere come funzionava ma il destino lo aveva privato di questa esperienza offrendogli però la possibilità di raddoppiarla.
    L’annuncio della bambina circa il ritorno del padre mi fece alzare gli occhi al cielo. Sia io che Desmond ci eravamo accorti che Fred fosse tornato e non potei fare a meno di ridacchiare per quella presentazione tardiva.
    Volsi lo sguardo a cercare quello di mio marito e annui col capo con la chiara intenzione di dirgli che andava tutto bene. Allungando la mano cercai la sua e la strinsi per ringraziarlo del pronto intervento. Quel gesto, forse, avrebbe calmato gli animi e mostrato la ritrovata confidenza fra coniugi.
    Tenendo la mano del mio uomo mi sarei chinata appoggiando il ginocchio mancino al pavimento fino a scendere all’altezza degli occhioni della piccola che era accanto a Desmond. L’avrei guardata con espressione serena e non l’avrei intimorita facendo gesti che potevano spaventarla e farla retrocedere. Avrei potuto sentire, o forse era la mia immaginazione, lo sguardo di Fred fisso sulla scena e questo mi avrebbe indotto ad usare ogni cautela verso la piccola.
    Ciao Beatrix. Io sono Caroline. Piacere di conoscerti.
    Avrei teso la destra come si fa con un adulto con la speranza di far sentire la bambina oggetto di sincera attenzione e nell’attesa che la piccola reagisse le parlai mettendola al corrente di qualcosa che dubitavo sapesse.
    Lo sai che ho un bambino della tua stessa età? Ti piacerebbe conoscerlo e giocare insieme a lui? Lo so. E’ un maschietto e gli uomini sono strani.
    Avrei ammiccato alla bimba cercando di strapparle un sorriso mentre avrei stretto più forte la mano di Desmond in cerca di conforto e solidarietà. Mi sarebbe piaciuto avere una bambina e mi riservai, mentalmente, di riferirlo a mio marito alla prima occasione ma pur senza esprimere il pensiero ad alta voce avrei sollevato, per un attimo, lo sguardo verso l’alto a cercare quello del mio uomo. Era bravo a leggere nella mente ma non potevo sapere se sarebbe riuscito a cogliere l’attimo. Subito dopo le mie iridi chiare e tranquille sarebbero tornate ad ammirare il visino della piccola alla quale avrei dato spazio per rispondere ed agire.


     
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    L'incanto non raggiunse mai la donna abbattendosi invece contro la barriera magica evocata da Desmond comparso improvvisamente da dietro le terga dell'intrusa.
    "Vacci piano..."

    << Papà! E' buona non fare male alla signora>>

    La bimba dietro di sè piagnucolò in quella richiesta implicita che gli fece a forza rilassare i nervi quasi sempre allertati.
    Ancora ritto sulle ginocchia poggiate al divano osserva sconcertato l'intera coppia e non tanto perchè questa si fosse tranquillamente intrufolata in quel rifugio, in quella tana per creature della notte come se fosse d casa, ma perchè uno dei due membri doveva essere ragionevolmente e storicamente morto.
    -Caroline...?-
    Erano anni che non la vedeva e anche quando questa era a tutti gli effetti viva aveva avuto il piacere solo pochissime volte, l'ultima volta che aveva approfittato della sua bellezza era sulla foto incastonata in una lapide. Ma era viva o le allucinazioni stavano riprendendo il sopravvento? Nell’incertezza era meglio assecondarle.
    Deglutì.
    "Per caso aspettavi visite indesiderate? Perchè almeno per il momento non credo che questa collocazione sia a conoscenza di tutti... dunque dovresti provare a stare un pò più tranquillo, tu e queste orribili bestiacce che ti porti appresso in ogni dove."
    -In realtà qui al Nord credo di essere al sicuro.-
    Aveva scontato abbondantemente il suo debito, il suo errore d'esser stato un buon soldato dalla parte degli sconfitti ed ora doveva solo trovarsi un posto, una locazione in cui potersi identificare in quelle lande ghiacciate.
    Il parassita non si ritrasse, semplicemente sparì come se la sua pelle lo riassorbisse.
    La bimba si mosse e Fred la lasciò fare alzandosi dal divano. Era ancora scompigliato con il castissimo pigiama bianco e azzurro a tre bottoni sbottonati, piedi scalzi e almeno tre paia di fori freschi disseminati tra collo e spalle.
    -Volete un caffè? stavamo per fare colazione...-
    Con la coperta ancora sgualcita sui cuscini. Un po' di galateo, quel minimo che una settimana passata con Odile tra giorni dentro e fuori l'ospedale, gli avevano rinfrescato.
    "Anch’io sono felice di rivederti Fred. Non dovevi disturbarti, non così tanto. Bastava anche meno."
    -Ti ricordavo molto più marmorea.-
    Senza contare che anche lui a lei sarebbe dovuto apparire come un rinato dalle ceneri. La situazione iniziava a metterlo in confusione.
    Raggiunse il tavolino su cui, impilate con precisione, Odile aveva sistemato la sfilza di medicinali giornalieri. Avrebbe dovuto prendere quell’antipsicotico? Una allucinazione collettiva non era esattamente fra i sintomi più desiderabili.
     
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    A parte l'accoglienza, tutto sembrerebbe essere al suo posto, così come la stessa pargola che sgambettante le va incontro, inducendolo automaticamente a ritrarre la bacchetta adagiandola nuovamente sull'apposito fodero con tutta tranquillità poichè di fatti non vi era niente che la bambina non potesse vedere. Liberate entrambe le mani, la destra si poggia sulla testa di Beatrix in cenno di saluto rivolgendosi con un tenero sorriso con la quale recita la sorpresa scaturita dalle parole incomprese della bambina.Una dittatrice? Ripete fintamente incredulo Accidenti, siamo già a questo punto? Anche se detto dalla nonna... "...ha poca valenza". Sposta lo sguardo verso Friedrich interrompendo la sua frase poichè capendo essere un pò fuori luogo da far udire a Beatrix schiarendosi dunque la voce come se nulla fosse. La destra strofina la testolina femminile regalandole quel piccolo gesto affettuoso, quasi commosso dal vederla presentarsi di sua spontanea iniziativa in maniera così amichevole verso la propria compagna che sbigottita sembra apprezzarne la presenza e fin qui non le si potrebbe dare torto. Beatrix malgrado i genitori si era da subito dimostrata una bambina dolce ma anche tremendamente sveglia e per quanto assomigliasse al padre, ai suoi occhi conservava ancora certe fattezze prese dalla madre di cui Fred non ha più memoria... Ma questo era un discorso taboo che nel corso del tempo avrebbe visto escluso qualsiasi tipo di complimento potesse richiamarne l'identità della donna misteriosamente scomparsa. Un caffè gentilmente offerto? Perchè no!? Accoglie con soddisfazione quell'offerta, ritenendola una scusa perfetta per metterli a tavolino ed eventualmente avere il tempo di metabolizzare l'intero contesto. In quella situazione c'è tanto da dire, ma in quel momento l'unica cosa che sembra interessarlo particolarmente si riversa per lo più sul reciproco scambia di sguardi e parole che Caroline e Friedrich si rivolgono. analizzandone la reazione, trovandolo in un primo momento quasi assurdo vederli l'uno di fronte all'altro con tanta nonchalance, almeno da parte della sua compagna che come se niente fosse, risponde al benvenuto dell'uomo. Sorride vedendoli impegnati in quel confronto, ancor più ricevendo quella risposta da Fred nella quale sembra tenere a precisare la tranquillità ritrovata nelle sue fredde terre. Fortuna! Pensa se non lo eri! Con quale tipo di sorpresa avrebbe potuto accogliere chiunque! Il suo sarcasmo viene accentuato da un'espressione sfacciatamente maliziosa seguita da una risata gutturale mezzo di intrattenimento con la quale ritrova la propria compostezza lasciandosi sfuggire dalle dita la minuta figura della bambina apparentemente interessata a quanto abbia da dirle Caroline nella sua presentazione, nella quale non fa a meno di nominare il loro figlio... Avrebbe certamente preferito parlarne con tutta calma a tempo debito, ma quella nuova notizia potrebbe giungere a loro come un secchio d'acqua fredda anche se, muovendo nuovamente lo sguardo lungo il perimetro dell'ambiente, non sembra scorgere alcuna figura oltre quella di padre e figlia. Ma la sua attenzione viene "disturbata" dall'ultima parte della frase di Caroline in cui cita testualmente d'essere strani gli uomini, un pensiero che lo porta ad alzare per un'istante gli occhi al cielo ma con fare divertito. Con la stessa dolcezza riservata nei confronti della piccola, le iridi si abbassano nuovamente sulla sua compagna senza poter fare a meno di incrociarne non lo sguardo, ma UNO sguardo particolarmente significativo, di quelli che pur sforzandoti di non voler capire nella tua finta indifferenza è impossibile da interpretare erroneamente e quello è esattamente il caso in questione nel quale come tante altre volte non ha bisogno della legilimanzia per capirne il pensiero. Gli occhi cristallini di Caroline impreziositi da una luce diversa dal solito gli fanno capire al volo quanto avrebbe potuto darle gusto avere una figliA, il che lo rende inizialmente nervoso d'imbarazzo poichè appartenente ad un'argomento che non è solito voler commentare o programmare dinanzi a terzi, nemmeno con il solo pensiero. Sentendosi a disagio, distoglie lo sguardo cercando la figura di Fred che sembra prossimo a rovistare in un'accuratissimo cumulo di medicinali: poverino, può capire come si senta, perchè non è certo da tutti i giorni trovarsi ad interloquire con una persona creduta morta da diversi anni. Eppure come non era impazzito lui, non lo sta facendo nemmeno Friedrich, motivo per il quale, con passo cauto lo raggiunge alle spalle, poggiandogli una mano amichevole su una spalla. Tranquillo, non stai impazzendo se è questo che cominci a temere. Nessuna allucinazione o altro, è tutto vero. Quasi lo sussurra in tono confidenziale approfittando della chiacchiera tra signorine. Batte due pacche sulla spalla dell'amico, per poi ritrarla. Odile è già via? Chiede con curiosità lecita...
     
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