My kingdom come, I am undone

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    Se c'era una cosa che aveva compreso da quando era diventato Caposcuola, era quanto noioso fosse quell'incarico. O perlomeno, quanto lo fosse quando ci si sforzava di mantenere un comportamento consono, biasimava le scelte prese da Hyram molto meno da quando aveva, a sua volta, quella spilla al petto.
    Si rifiutava di scadere in comportamenti che aveva giudicato come errori una volta, ma la possibilità rimaneva a stuzzicare i suoi pensieri più spesso che no.
    Avrebbe potuto elencare una lunga lista di ragioni per cui si limitava a riguardo, ma la principale, e unica facente realmente alcuna differenza, era il giudizio di Dorian.
    Passava troppo tempo a ricercare il suo sguardo durante la monotonia delle giornate, per poter apprezzare l'idea di trovarci dell'ostilità nei suoi confronti rispecchiata dentro. Un destino che iniziava a pensare forse un giorno sarebbe stato inevitabile, ma che non aveva interesse ad affrettare, o ritrovarsi a dover affrontare, se non obbligato.
    Sebbene si rendesse conto spesso potesse non sembrare così, era già un traguardo per il francese essere riuscito a scavare quella piccola conca nel suo cuore, una che gli facesse valutare i suoi passatempi anche in relazione di cosa pensasse l'altro. Non funzionava sempre, ma non c'era genuinamente nessun altro che avrebbe potuto vantare di essere riuscito a farsi considerare, anche in minima parte, al di sopra dei sui personali capricci e interessi. Non senza un reale tornaconto, non al di fuori del semplice desiderio non lo detestasse.
    E poi non gli servivano altre dubbie distrazioni basate su un sadismo che l'avrebbe divertito solo in parte, quando la sua compagnia bastava e avanzava per migliorare quelle giornate fatte di routine e noia.
    'Hey, guarda chi si vede.' L'aveva seguito fuori dalla mensa a fine pranzo, rimuginando ben poco sul trotterellargli dietro con il solo fine di braccarlo in corridoio, gettandogli allegramente un braccio sulle spalle. Un cameratismo che non gli apparteneva, ma che era un buon modo per ricercare un contatto fisico con lui senza preoccuparsi del giudizio di possibili spettatori.
    'Sei sempre a spasso ormai.' Mugugnò quella piccola constatazione, scoccandogli un'occhiata velatamente riflessiva. Assolutamente scontato non gli fossero sfuggite quelle assenze in cui Dorian si prodigava sporadicamente ma con ciclicità, così come lo era il fatto che ci fosse un'implicita domanda nel suo menzionarglielo. Non la formulò però, lasciandola sfumare nel sorriso pigro delle proprie labbra.
    'Ma sono qui per cose più importanti, in quanto tuo Caposcuola sono arrivato alla triste realizzazione che studi troppo.' Una premessa che lasciava intendere quanto poco serie fossero le motivazioni per cui l'aveva fermato, anche se in sua difesa rispecchiavano comunque la verità. Era sicuro fosse pieno di studi dichiaranti quanto poco salutare fosse quel comportamento. Niente che avesse letto, ma dovevano esistere.
    'Quindi pensavo di rapirti oggi e farti saltare il resto delle lezioni.' Gli diede una pacca leggera sulla spalla, lasciando scivolare via il braccio da lui per ricercare una risposta sul suo viso. 'Vuoi?' Un rapimento un po' fallimentare uno necessitante di consenso, non c'erano dubbi, ma toccava lavorare con quello che si aveva.
    'Posso inventarmi una scusa per giustificarti con i professori.' Mise in chiaro il questionabile regalo che stava cercando di fargli, un piccolo azzardo che con il suo ruolo e la reputazione immacolata di Dorian, era convinto fosse fattibile senza far nascere particolari dubbi sulla credibilità della menzogna dietro.
    'Non vuoi approfittarti della mia spilla almeno una volta prima del diploma? Puoi chiedermi qualcos'altro, se preferisci.' Doveva essere ormai palese quanto tutto quello non fosse dettato da bizzarre preoccupazioni, ma perlopiù un tentativo di convincerlo a passare del tempo assieme. Una scusa per sfuggire alla boriosa tranquillità in cui Durmstrang li incastrava. Senza contare che sarebbe stato davvero uno spreco non abusare nemmeno un pochino della nomina di Caposcuola, l'avere dei limiti sul come non significava non volesse.
     
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    The secret history.
    Un regalo anonimo a cui si era assai appassionato, non tanto per l’intrigo in esso custodito, scarabocchiato a grafia corsiva, quanto per la profondità d’ogni singola parola, tale da catturarlo e costringerlo a gustarne a dosi piccole, sì da protrarre il piacere quanto più a lungo possibile.
    Così era sgattaiolato nei corridoi a pranzo terminato, il libro incriminato sottobraccio, il fogliettino a lui indirizzato stretto fra le dita affusolate.
    Quasi sussultò quando Nikolai lo affiancò, scardinandolo dai propri pensieri con la pressione flebile d’un braccio attorno alla nuca.
    Solo allora voltò il capo, gli occhi intensamente azzurri a frugare sul suo viso, in avanscoperta, avidi di dettagli e di tacite ammissioni.
    Aveva provato a chiedersi chi fosse l’artefice d’un simile dono e mentirebbe negando di non aver pensato a lui almeno un paio di volte; una sicurezza presto sfumata dalla consapevolezza di star mischiando possibilità e volere.
    Gli sorrise, tenue, umettando le labbra vermiglie in punta di lingua, fingendo di non prestare attenzione alla minuzia che l’altro concedeva ai suoi spostamenti. Eppure, la sua espressione dissimulò a fatica il compiacimento.
    “Sto… seguendo un corso auror a Londra. Vorrei avere idee chiare sull’immediato futuro ed al momento sono così confuso circa le possibilità da non voler escludere alcun settore…” Soffiò, restandogli accanto durante il tragitto.
    Quella, era l’ennesima ammissione. Dorian Morel era il picco estremo dell’interesse in ogni sua forma e la scelta di seguire più d’un percorso rispettava coerentemente la sua smania di farsi strada nel mondo. Frustrante, per il francese, era limitarsi ad un campo solo.
    Lo ascoltò, soffocando successivamente una risata a mezza bocca. Si fermò una volta varcato l’ingresso, fronteggiandolo a sopracciglia curve. Sul suo viso albergava l’alone d’una complicità malcelata.
    “Quindi… me lo stai chiedendo o imponendo? In quanto caposcuola, intendo…” Gli pungolò l’ego, vagamente sardonico, esterrefatto ma intrigato dalla sua impertinenza, molto spesso lussata negli spigoli che, altrimenti, avrebbe trovato disdicevoli.
    Si prese qualche secondo osservandolo, prima di acconsentire.
    “Ci sto. Mi piacciono, le prime volte.” E così facendo, ebbe modo di chiarirgli che si, quella era la prima volta in cui metteva da parte una lezione per mero piacere.
    Gli fece un cenno col capo, avviandosi con lui verso le sponde del lago ghiacciato; il vento pungente ad arricciargli la pelle a ridosso della nuca, malgrado il colletto rosso della divisa abbottonato sul collo.
    “Visto che ci siamo, ho qualcosa per te. Avrei potuto spedirtelo a Natale ma… non mi piace privarmi delle reazioni. Quindi… aprilo.” Lo esortò, porgendogli un pacchetto sapientemente incartato: la carta ruvida giallo ocra ed una coccarda dorata al centro.
    Accostò una panca, sedendo e facendogli spazio, lo sguardo fermo nel suo.
    Un libro: Poems Under Saturn di Verlaine.
    “Verlaine è uno dei miei scrittori preferiti. Non so se ti piace la poesia, né se mastichi il francese ma… è un edizione con testo a fronte e vale almeno un tentativo. Ho… sottolineato un paio delle parti che preferisco. Se lo leggerai, potrai dirmi che ne pensi.” Sollevò l’angolo destro delle labbra, un sorriso sbilenco ad accompagnare quell’epilogo.
    Che fosse o meno dono gradito, anch’esso era un indizio.


     
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    Corso auror.
    Assorbì quell'informazione, lasciando trapelare dai vari pensieri che aveva a riguardo solo un pizzico d'ironia riflessa nei suoi lineamenti. Supponeva fosse sempre meglio delle ipotesi riguardanti la sua salute a cui aveva originariamente attribuito quelle assenze, ma restava una scelta discutibile ai suoi occhi.
    'Proprio quello a cui mira la formazione che ci danno qui dentro.' Ci scherzò sopra soffiando una risata, accantonando il discorso e perplessità personali di natura morale su quella notizia. Dopotutto, non aveva nemmeno lui le idee poi così chiare su dove indirizzare il proprio futuro.
    'Chiedendo. Ma fammelo sapere se trovi più intriganti le imposizioni.' Gli rivolse l'accenno di un sorriso sornione, che si accentuò solo alla conferma della sua proposta. Continuava a trovare peculiare riuscissero ad andare d'accordo nonostante le differenze sotto la superficie straniassero tra loro in modi estremi, precisazioni come quella, mai saltata una lezione prima, lo costringevano a guardare in faccia quella realtà e aggiustare le impressioni che aveva di lui. Capire in che modo la sua purezza si bilanciasse con gli sprazzi di malizia con cui trovava concomitanza nei propri, era più complicato di quanto avrebbe voluto, ma non meno affascinante.
    Seguendolo fuori dalle mura soppresse la voglia di fargli notare ci fossero stati posti più caldi in cui passare il tempo, un pensiero che gli venne strappato con la stessa velocità con cui era nato dal regalo che si ritrovò porto.
    Un gesto inaspettato come pochi.
    Passò delicatamente le dita tra le pieghe della carta per aprirlo, lasciando che la compiacenza alla vista del suo contenuto gli arricciasse le labbra in un sorriso morbido. L'entità del dono tracciava una corrispondenza ovvia con il proprio, uno che in tutta onestà non si era aspettato l'altro gli avrebbe menzionato nella sua anonomità, né tanto meno mai ricambiato.
    'Grazie.' Soffiò quel ringraziamento pregno di sincerità, sfogliando leggero le pagine, soffermandosi a guizzare con lo sguardo su versi sparsi, prima di obbligare la propria curiosità ad un minimo di contegno ed evitare di mettersi a leggerlo direttamente di fronte a lui. Andava studiato con più calma.
    'Niente francese tra le lingue che conosco, ma questo potrebbe essere un buon pretesto per rimediare.' Scivolò finalmente al suo fianco, lasciando come sempre meno spazio di quello che sarebbe stato consono tra di loro.
    'Sappi che mi riterrò invitato a venire a chiederti... approfondimenti.' Sulle parti sottolineate, ma quel dettaglio non lo precisò, limitandosi a un sorriso. 'Si perde sempre qualcosa del reale significato nei testi tradotti.' Sì, certo. Non era per niente l'idea di sentirlo leggere per lui ad intrigarlo. No.
    Anche se alla fine non erano solo quei meri pretesti a motivarlo, incuriosito lo era davvero, così come lo era su tutto quello che riguardava Dorian.
    Si soffermò ad osservare in silenzio il tomo che aveva tra le dita ancora per qualche istante, prima di tornare a sfarfallare le ciglia spostando lo sguardo sulla figura del francese, riprendendo il filo di una supposizione abbandonata nell'imprevisto.
    'Non era necessario ricambiassi.' Studiò i ricami del suo viso, alla ricerca di una conferma di intenti che confidava di avere già. Non c'era motivo di reggere un'anonimità dovuta alla praticità - firmarsi su un dono del genere fatto a un ragazzo? Eh. - più che ad un fittizio imbarazzo. Anche perché aveva dato per scontato l'avrebbe attribuito a lui, esisteva forse della competizione tra gli idioti di quella scuola? Sperava per loro di no.
    'Ti è piaciuto?' Domandò con uno schiocco di lingua, le labbra ancora arricciate agli angoli. Non precisò il soggetto, era sicuro Dorian avrebbe capito a cosa si riferiva, supposizioni giuste o sbagliate che fossero.

     
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    “Durmstrang forma alla difesa ed alle arti oscure. Come usare questa conoscenza spetta a noi, non credi?” Rispose il francese, le sopracciglia inarcate per dar credito alla retorica insita in quella domanda.
    Non si considerava un paladino ma era sempre stato lontano dalle logiche opposte, quelle che lo vedevano al servizio d’un male remoto col solo scopo di portare l'anarchia.
    Dorian, d'altro lato, era l'espressione massima dell’autocontrollo. Quell’istituto non era stato la sua prima scelta ma era grato della forzata resistenza in quelle mura. Il suo carattere, ora, era temprato quanto il sapere.
    Tornò al libro, godendo di riflesso della sua espressione. Si concentrò sulla sorpresa vivida nelle iridi, sulla piccola curva delle labbra, sulla frenesia che lo portò momentaneamente a perdersi fra le righe.
    “Sarei lieto di… soddisfare le tue richieste” Ribattè, volutamente ambiguo, sì da ripagarlo della malizia con cui lo metteva sotto scacco.
    Si umettò le labbra ed inevitabilmente sorrise a quella non troppo esplicita ammissione, portando gli occhi tersi nei suoi per esitare in una parentesi di nuove certezze.
    “Non sapevo fosse tuo. Non ne ero certo, almeno. Ho voluto farlo.” Chiarì, annuendo l'attimo seguente, dopo essersi voltato completamente col busto verso il suo.
    “Lo sto leggendo con la dovuta calma. Sento il bisogno di… gustarlo, non so se capisci.” Soffiò, scandendo ogni sillaba in punta di lingua prima di protendere estremi delle labbra, allungando la mancina per rubargli di mano quel piccolo tomo.
    Si tuffò fra i versi, ricercando con accuratezza un passo che evidentemente conosceva a memoria, a partire dal numero di pagina.
    Lì si fermò, i polpastrelli fermi sugli spigoli superiori, il capo leggermente inclinato.

    Ce fut le temps sous de clairs ciels,
    (Vous en souvenez-vous, Madame?)
    De baisers superficiels
    Et des sentiments à fleur d'âme...


    Nessuna traduzione, solo i piccoli colpi della lingua sul palato, le lettere placide e graffianti, la poesia delicata d’una lingua straniera.
    Lo lasció nel limbo, risalendo con lo sguardo nel suo al termine, qualche attimo di silenzio a dilatare una pausa mistica.
    “Inizierei di qui.” Aggiunse nel riporgergli quel dono, temporeggiando sul profilo del suo volto dopo aver umettato le labbra in modo inconsulto. “Hai già progetti? Insomma… hai le idee chiare su cosa vorresti fare? Su chi vorresti essere? “


    Edited by |Damned| - 19/3/2019, 01:08
     
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    'Capisco.' Una risposta accompagnata dal tronfio sorriso di una fantasia che si era già, ampiamente, persa nei ricami più suggestivi delle sue parole ma di cui l'onestà rimaneva immutata, non lo disturbava la sfuggevolezza con cui Dorian gestiva il suo interesse. Si era considerato avvertito dalla prima volta che si erano parlati, la sua preferenza per le conquiste diligentemente annotata.
    E in quei rari casi in cui trovava qualcuno con cui aprirsi alla condivisione, ci teneva a non essere l'unico a divertirsi. Anche se l'altro se ne stava palesemente approfittando.
    La sua implicita richiesta venne soddisfatta, la poesia di una morbida cadenza a svelargli i segreti di una narrazione il cui reale significato gli restava ignoto, ma non per questo in grado di essere meno intrigante.
    Seguì assorto i movimenti delle sue labbra, soffiando un semplice 'Affascinante.' al termine, intercettando il suo sguardo con un sorriso a piegargli l'angolo della bocca.
    Non chiese. Sapeva non gli avrebbe risposto.
    Si riprese il libro accogliendolo nuovamente tra la gentilezza delle sue dita, finendo per arricciare appena il naso divertito a quell'improvviso cambio d'argomento.
    'No...? Non credo.' Domande impegnative a cui dare una risposta. Non pensava fossero in molti ad avere quel tipo di chiarezza su cui Dorian lo interrogava.
    'Ci sono molte cose che voglio, alcune in modi più significativi di altre.' Gli lanciò un'occhiata pregna a quelle parole, indelebili nella loro certezza. 'E' con cosa riempire i contorni attorno quei desideri il problema, le opzioni mi sembrano tutte così... definitive?' Soppesò cauto quel termine sulla lingua, esalando un sospiro nell'incapacità di trovarne migliori. Forse il punto era che avrebbero dovuto esserlo, definitive, ma quella consapevolezza non gli dava alcuna gioia.
    'Tipo- I miei genitori vorrebbero lavorassi al ministero. E sono sicuro potrebbe offrirmi possibilità che troverei interessanti se volessi.' Decisamente meglio non specificare nei dettagli a quali si riferisse, non a uno che dieci minuti prima gli aveva detto di star considerando la strada dell'auror.
    'E' solo che continuo a chiedermi: E poi? Tutto lì? Una volta scelto chi essere, mi tocca esserlo per il resto della mia vita?' Aveva passato anni a volere di più e adesso che qualsiasi scelta era a portata di mano niente gli sembrava abbastanza.
    'Sinceramente? Penso che finirò con il prendere tempo e continuare gli studi anche dopo essere uscito da qui, credo.' Soffiò una risata rassegnata a quell'ammissione, piegando le labbra in una vaga smorfia mentre lo pungolava con il suo sguardo, a ricerca di alternative che probabilmente non sarebbe stato suo compito dargli.
    'E tu? Ti piace davvero l'idea di essere auror o sei solo curioso? Sei così brillante mi sembra un tale...' Scosse appena il capo, tenendosi per sé la parola spreco. 'Potresti fare di meglio.'
     
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    Lo ascoltava, Dorian.
    Teneva gli occhi cristallini fissi nei suoi, lo sguardo criptico di chi frugava oltre le parole. Un assedio metaforico ma cortese.
    Non riuscì a trattenere un sorriso quando l’ennesima affermazione ambigua catturò le sue attenzioni, costringendolo a stropicciare il volto in un guizzo compiaciuto. Gli piaceva il modo in cui Nikolai diceva le cose: lo faceva in modo velato, gettava l’amo. Si nascondeva fra le increspature, lo sfidava in un modo che stentava a comprendere.
    Aveva una miccia, quella scintilla audace e turbolenta da cui la ragione avrebbe dovuto salvaguardarlo ma a cui i sensi soccombevano. Un richiamo inevitabile per il francese.
    Strinse le labbra, scrollando le spalle l’attimo seguente per palesargli una semplicità del tutto evidente.
    “Chi dice che tu debba essere una cosa sola? Non siamo fatti per questo, non siamo fatti per restare fermi. Cerchi una definizione che sappia contenerti? Prova a non averne alcuna. Suggerì in modo quasi disarmante e di nuovo le labbra gli si curvarono, assaporando l’aggettivo con cui l’aveva definito.
    Brillante.
    Gli ci volle qualche istante, il tempo di racimolare la sua attenzione e sporgersi, cercando in quella pretesa vicinanza un’intimità tutta nuova. A suo modo, anche lui lo pungolava.
    “Io voglio fare tutto ciò che è possibile fare. Non voglio avere rimpianti e lasciare che l’incompletezza mi consumi. Voglio essere sicuro d’aver provato ogni via prima d’eleggerne una, voglio esser certo che una scelta non mi venga a noia. Per farlo, ogni tentativo è quello giusto. Se tralasciassi un’opzione non lo perdonerei a me stesso…” Bisbigliò, pacato, vezzeggiandogli il viso col respiro.
    Di nuovo, permise al silenzio di intrufolarsi fra loro, approfittando di quel momento effimero per scivolare con occhi languidi sulla piega della sua bocca. L’immagine a cui i suoi pensieri approdarono lo spinse a ritirarsi prima dell’inevitabile abbandono.
    Nulla era semplice, con lui.
    “Ma, se ci tieni a saperlo, credo che un futuro da spezzaincantesimi faccia al caso mio. Mette assieme il sapere, l’intuito, la storia, l’audacia… il pericolo. E’ l’ipotesi più valida che ho al momento, quindi è quasi certo che i miei studi continueranno in Accademia.” Spiegò, rialzandosi e facendogli cenno di seguirlo, scuotendo le membra dal torpore.
    Lo affiancò a passo mesto, superandolo d’un paio di falcate per tagliargli la strada, camminando all’indietro.
    Ti sfido, un duello. Decidi tu quando, il perdente paga pegno. Non crogiolarti, non ci andrò piano.”


     
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    Seguiva con la scintilla della fascinazione impressa nello sguardo i ragionamenti di Dorian. Percorsi privi della sua tendenza al volere che ogni scelta rappresentasse un picco di grandiosità quelli che tracciavano, dandogli visioni che da solo non avrebbe preso in considerazione.
    Essere tutto e niente assieme, non suonava male.
    Il suo respiro si increspò appena nella vicinanza posta dall'altro, difficile dar corda alla sua pretesa lo ascoltasse con quei modi. Nel rifiuto di porgersi a sua volta all'impulsività degli istinti per primo finì con lo scoccargli un sorriso troppo compiaciuto per fingersi cieco ai segni d'interesse altrui.
    Per quanto equamente frustrante, alle volte trovava quasi divertente la piccata compostezza in cui Dorian preferiva rifugiarsi, se non altro per il modo in cui falliva a nascondere quali fossero i reali desideri al di sotto di essa.
    'Ti si addice di più.' Indubbio. Sebbene fosse ancora convinto ci fossero vette più alte a cui avrebbe potuto mirare, non gli veniva difficile scorgere fosse più stimolante dell'auror.
    Arricciò il naso in una linea di vaga disapprovazione quando l'altro si alzò, l'accenno di un di già? che si premurò a far scomparire mentre lo seguiva, presto distratto da ben altro.
    L'esagerazione immotivata della proposta che gli venne offerta venne accolta da una risata non trattenuta, la sorpresa sovrastata dalla delizia dell'assistere a quell'irragionevolezza così poco caratteristica, al pari dei bambini che maltrattavano chi gli piaceva per non dimostrarlo.
    'Aspetta, aspetta. Così, senza neanche un motivo?' Probabilmente, se Dorian avesse saputo il primo paragone che gli era passato per la mente, di ragioni ne avrebbe avute più che a sufficienza.
    'Non sono sicuro di voler accettare, non mi sembra poi così conveniente.' C'era un velo di presa in giro nel suo tono ma ne era perlopiù divertito. Se si fosse trattato di altro avrebbe indugiato nell'accettazione, in quel caso però, su un campo in cui il suo gusto si era sviluppato nella ferocia di una pretesa alla resa piuttosto che nel godimento di uno scontro, era restio ad assecondarlo. Per più di una ragione.
    'E' un modo per scoprire quanto sono violento?' Per l'insinuazione fatta e mai chiarita riguardo il lavorare al Ministero? Fermò i suoi passi nel pronunciare quelle parole, una linea di curiosità impressa in volto, non offrendogli la solita – finta – ignoranza con cui normalmente lo lasciava curiosare in pace. 'Era un buon tentativo in quel caso, ma di nuovo, preferirei evitare' Ovviamente. Soffiò l'accenno di una risata, non lo biasimava, non lo infastidiva nemmeno, a tratti era compiaciuto ci avesse pensato.
    'Vuoi una vera sfida? Dammi un po' di fiducia. Ti impegni così tanto a studiare i dettagli del mio carattere e cercare di valutarne le parti più nascoste, che a volte ho l'impressione ti sfuggano le risposte più ovvie. Quelle più importanti.' Quelle legate strettamente a lui, nate per arginare le parti più ostiche di sé. Come quel rifiuto, perché se c'era qualcosa di cui era certo era che giostrare a piacere l'impressione data su di se in un duello sarebbe stato facile.
    A suo modo il non approfittarsi di quello che interpretava come un passo falso e il privarlo di una risposta piuttosto che mentire, era un tentativo di riguardo nei suoi confronti. Indipendentemente dal fatto che Dorian ne fosse cosciente o meno.
    Si strinse nelle spalle, finendo per porgli una mano nell'offerta di prenderla per tornare dentro. Non voleva la resa altrui, sapeva benissimo il francese non si sarebbe lasciato andare se non ai suoi termini. Era una via di mezzo quella che cercava.

     
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