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    Aveva bisogno di cambiare aria e Londra gli era sembrato il posto perfetto per darsi nuova opportunità e per liberarsi la mente di un po' di quei cupi pensieri che avevano annichilito, almeno in parte, il suo spirito di rivalsa. Tornato perfettamente in forma, aveva lasciato Yggdrasil ed il nord, per gettarsi a capofitto in una nuova avventura e precisamente in un'esperienza che aveva stuzzicato il suo interesse e la sua curiosità in quelle ultime settimane. Aveva così raggiunto la città inglese, e dopo aver incontrato Reese ai Tre Manici di Scopa ed aver parlottato con lei per un po', non era stato difficile sottrarle qualche informazioni raggirandola nel modo in cui gli riusciva fare sempre. Lui restava comunque bravo e lei perennemente stupida ingenua. Così, aveva scritto poche parole imitando alla perfezione la calligrafia della ragazza ed aveva inviato poi la missiva a Sephirot Udinov, invitandolo a raggiungere la finta Reese nel posto lì designato.
    Hyram aveva atteso pazientemente che il ragazzo si facesse vivo e non fu sorpreso di vederlo raggiungere il posto in perfetto orario. Era sempre stato così noioso, dopotutto.
    Quando fu finalmente seduto sulla panchina lì dinanzi alla radura scelta, Hyram si avvicinò lento, sorridendo già nel pregustare la scena che di lì a poco si sarebbe verificata. Ad un passo dall'altro, fermo alle sue spalle, il Price si precipitò contro di lui come a volerlo abbracciare da dietro. E lo fece, mentre si dava ad una pessima imitazione di Reese. Oh amorrrino mio. Mi zei mancato. Rise di una risata squillante all'orecchio del povero malcapitato, rifilandogli un bacio sulla guancia a mo' di scherno. Solo a quel punto lo lasciò, non prima di avergli scombinato i capelli con una mano. “Ed io ti sono mancato?” Gli disse, superando la panchina con un salto per sedersi proprio accanto a lui.
    Con le braccia aperte distese sullo schienale, si accomodò meglio, prima di voltare il capo sorridente verso il suo interlocutore. “Reese è sempre così gentile. Oltre che gnocca. Lo avresti mai detto?” Gli spiegò velocemente, immaginando potesse capire fin da subito chi aveva dato a lui le poche diritte che avevano permesso quell'incontro. Era in effetti forse stato troppo semplice eppure non meno divertente. “Con la sua ingenuità puoi farci davvero di tutto. È questo che ti eccita?” Lo prese in giro, punzecchiandolo a dovere nel punto in cui sapeva sarebbe stato facile ottenere una qualche reazione. “Che pervertito, Sephy.” Lo canzonò ancora, ridendo divertito, mentre si voltata per rivolgere a lui tutte le sue attenzioni. Poggiò il gomito contro lo schienale della panchina, mentre con il volto pressato contro il palmo della mano, lo osservava con la sua solita faccia da schiaffi. “Allora... come te la passi?”

     
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    Era difficile per Sephirot ignorare una richiesta diretta di Reese, ma in quella richiesta qualcosa di strano c'era per forza, la scelta del luogo.
    Per quale motivo Reese avrebbe mai dovuto invitarlo in un luogo che universalmente era riconosciuto come potenzialmente pericoloso? Per quanto ignorasse fin troppe cose non la credeva così stolta da non conoscere la nomea di Spooky Village, ma... purtroppo non poteva nemmeno esserne così certo e se si fosse cacciata nei guai? Oppure c'era dell'altro?
    Dorian in quel periodo presidiava spesso a Londra per via della sua strana e ambigua scelta di provare il corso auror, così gli lasciò detto che si stava recando la per precauzione, nell'ipotetico caso in cui qualcosa di veramente rischioso era successa.
    L'idea che Reese si fosse davvero cacciata in una guaio lo agitò, lui non era di certo il tipo d'uomo che si avventurava a salvare giovani donzelle in pericolo, per cui sperava di buon grado che ci fosse qualche malinteso...
    Certo quel malinteso forse era meglio se non si fosse rivelato con la faccia di Hyram Price.
    Sentì dei brividi di disgusto salirgli lungo la schiena quando sentì chiaramente delle braccia avvolgerlo da dietro e la voce di Hyram imitare disastrosamente il modo di parlare di Reese.
    Non ci volle poi molto per il russo capire di essere caduto in una sorta di trappola, ma ancor più sgradevole fu il rendersi conto di come quella ragazza, nonostante le sue preoccupazioni, fosse ancora caduta vittima dell'inspiegabile fascino di Hyram.
    Bastò ascoltare le sue parole per capire che i due avessero parlato e anche troppo per i suoi gusti, ma per il momento Udinov si limitò ad asciugarsi la guancia appena baciata con la manica della giacca senza nascondere un'espressione schifata per poi puntare gli occhi di ghiaccio sulla ridente figura di Price.
    Lo lasciò parlare, continuando a guardarlo senza la minima reazione, non si scomodò nemmeno ad alzarsi, anzi, accavallò le gambe in attesa, nella speranza che finisse presto di provare a punzecchiarlo su qualcosa che non lo toccava minimamente.
    Non era ciò che pensava lui a turbarlo, piuttosto era ciò che avrebbe potuto fare a Reese il problema, sembrava avere un potere ignoto su di lei che Sephirot non riusciva a spiegarsi, era frustrante.
    Fece un respiro profondo nel sentirsi chiamare Sepphy, ma riprenderlo e provare a dirgli di non chiamarlo così avrebbe provocato solo l'effetto opposto, ergo per cui alzò leggermente il mento verso l'alto quando finalmente la sua parlantina sembrava essersi finalmente fermata.
    "Trovo davvero strano il tuo modo di pensare. Chissà perché nella tua ottica io sarei il pervertito quando tu per primo la ritieni...che termine volgare e di dubbio gusto hai usato?...Gnocca. E' triste pensare come tu riesca a ottenere soddisfazione solo tramite gli altri."
    Fece un leggero sorriso, trovando ovviamente sgradevole la vicinanza che aveva lui, era molesto, invadente di proposito, ma per il momento Sephirot poteva reggere quella battaglia verbale e in un certo senso fisica, ma per quanto?
    "D'accordo Hyram, hai vinto. Vedrò di concederti le attenzioni che hai fortemente richiesto, ti sarai sentito solo immagino. Ora sono qui, pronto a dialogare con te per capire il motivo per cui hai voluto trascinarmi qui. Sono curioso dell'interesse che hai nei miei riguardi."
    Non doveva sottovalutare la sua imprevedibilità, in un certo senso aveva una sua intelligenza, manipolava meglio di quanto credesse, ma era anche disposto a compiere atti osceni pur di ottenere ciò che voleva, per cui da menti così instabili era giusto tenere alta la guardia, una mano era accuratamente dentro la tasca della giacca, vicino alla bacchetta.
     
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    Quando l'altro parlò, dopo aver poggiato il gomito contro lo schienale della panchina ed il volto sul palmo della mano, finse d'addormentarsi e persino di russare. Solo quando ebbe finito di blaterare, finse di ridestarsi, guardandosi attorno quasi come se si fosse realmente appena svegliata. “Eh, cosa? Scusa, hai parlato? E' che mi fai addormentare.” Lo pungolò, facendo spallucce, prima di prendersi a stiracchiarsi scenicamente, esordendo poi in un rumoroso e fastidioso sbadiglio che risultò essere un: Awwnnoiosoooo.” Sorrise, tornando poi a sedersi scompostamente, prendendosi tutto lo spazio possibile quasi a voler dar fastidio all'altro in ogni modo contemplabile. Ed era quello il suo obiettivo. Voleva portarlo allo stremo, spingerlo al punto di non ritorno. Voleva giocare. Dopotutto Hyram era da sempre abituato a ricercare negli altri il proprio passatempo e, nel tentativo di svuotare la mente da ciò che l'aveva annichilita ed annebbiata negli ultimi tempi, tornare da Udinov per privarlo d'ogni luce di gaudio e tranquillità presente nella propria esistenza, gli era sembrata un'ottima idea. “Perchè così sospettoso?” Gli chiese, scuotendo appena il capo nel metter su un'espressione quasi incredula dinanzi al suo evidente sospettare. “Tranquillo. Non voglio mica ucciderti.” Rise, alzando gli occhi al cielo, sottolineando quanto assurda potesse sembrare anche solo pensare una cosa del genere.
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    Insomma, assumeva senza remore il ruolo che da sempre gli veniva meglio: quello del bravo ragazzo. “Non è una cosa da me. Non lo farei mai. Con così tante prove poi.” Piegò appena il capo, nel mostrargli un sorriso più ambiguo di quelli precedenti.
    Si volse verso di lui poi, accavallando le gambe mentre prendeva ad osservarlo con insistenza nell'evidente tentativo di metterlo a disagio. Una gara. Era una gara continua.
    “Però hai ragione. C'è una cosa che voglio da te.” Annuì, mentre si rimetteva diritto e si accendeva una sigaretta con nonchalance inaudita, come se la presenza dell'altro non lo toccasse affatto. Ed era così. Si sentiva fin troppo superiore per poterlo definire anche solo un nemico. “Mi hai sempre dato contro, anche a scuola. Non mi aspettavo tu ti prostrassi a me, soprattutto dopo averti sottratto il tuo ruolo di caposcuola, chiaro. Non saresti stato un degno rivale altrimenti. Ma...” Gli sbuffò una nuvola di fumo sul volto, prima di continuare.
    “Ammetti che sono più furbo e bravo di te.” Era vero solo in parte. Volevo mostrargli di essere il più forte anche fuori da scuola. Voleva distrarsi ed aveva l'impellente bisogno di sfogare il proprio sadismo su una vittima ad hoc. Udinov in quello, si prospettava essere perfetto.
     
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    Forse la cosa più saggia da fare per Udinov sarebbe stata quella di alzarsi e andarsene e basta, continuare a evitarlo e ignorarlo prima o poi l'avrebbe stancato no? Eppure una parte di lui era abbastanza convinta che continuare ad andare avanti con la propria vita fosse proprio la benzina che alimentava il desiderio di Hyram di infastidirlo. Per oscuri e ignoti motivi era diventato bersaglio di quello che a tutti gli effetti pareva un ragazzo con fin troppe problematiche mentali alle quali il russo avrebbe preferito non prestare la minima attenzione.
    Perché che era disturbato in qualche modo doveva essere per forza una una verità, il suo modo di fare contorto, che fosse a livello mentale o fisico non poteva provenire da una mente stabile.
    Dunque era proprio questo a preoccuparlo, l'instabilità mentale era una caratteristica imprevedibile e fastidiosa, difficile da gestire e da sopportare. Non si parlava espressamente di follia, di perdita di lucidità o che altro, quella era tutt'altra faccenda delicata che purtroppo colpiva Udinov più in profondità di quanto avrebbe mai pensato dato le faccende personali nelle quali era coinvolto.
    Ciò a cui stava realmente pensando Sephirot era una mente deviata in altro livello, c'era fin troppa lucidità in Hyram... come poteva essere così calcolatore, abile e lucido con un atteggiamento del genere? Perché una mente tanto arguta cadeva in futili e infimi comportamenti degni di un dodicenne? Difficile da poter intuire, Udinov non conosceva le sue radici e onestamente non gli importava conoscerle, se non giusto per il gusto della comprensione, per avere qualche arma nel suo arsenale.
    Così si limitò a sbuffare di fronte all'ennesimo atteggiamento inutilmente provocatorio, come se a Sephirot importasse di risultare realmente intrigante ai suoi occhi, anzi magari lo fosse stato realmente, per lo meno lo avrebbe lasciato stare, invece la sua persona a quanto pareva attirava più di quanto desiderasse.
    "Magari non vuoi uccidermi, ma la tua fissazione nei miei confronti potrebbe portati a compiere atti di cui sarebbe difficile non considerarti colpevole."
    Gli lanciò quindi uno sguardo eloquente, cercando di fargli capire che non gli era stato così difficile intuire chi fosse il colpevole dello scempio di casa sua, ma la sua sfacciataggine non sarebbe cessata così facilmente, Price era troppo sicuro di sé, del fatto che delle intuizioni non potevano nuocergli alcunché. Almeno per ora.
    Dunque si stava divertendo anche a minacciarlo, la cosa non gli piaceva.
    "Allora per questa giornata mi ritengo fortunato."
    Ma non doveva mostrargli quanto la cosa, in fondo, un po' lo preoccupasse, doveva mantenere alto il suo status, il suo stoicismo. Rimaneva comunque il fatto che doveva trovare un modo per scrollarselo di dosso. Il suo tempo era prezioso, sprecarlo in questo modo lo irritava.
    Mentre finalmente provava a spiegarsi sul perché fosse così interessato a lui non risparmiò altri suoi separietti, nei quali Udinov dovette farsi aria con la mano per mandare via quel fumo fastidioso. Non c'era verso, quella conversazione sarebbe durata così per tutto il tempo.
    Ma quando infine arrivò quello che forse era il vero desiderio di Hyram, Sephirot si voltò a guardarlo dritto in faccia, prima particolarmente serio, per pochi attimi, per poi portarsi una mano alla bocca e lentamente iniziare a farsi scappare una risata.
    Fu..quasi spontaneo, così...genuina. Non fu di certo una risata sguaiata, ma non rideva per schernire qualcuno da parecchio tempo.
    Fu quasi emozionante farlo, mentre si portava una mano al petto.
    "Oh...non ne avevo idea. Tu vuoi un mio riconoscimento? Ti sei forse fermato all'età di dodici anni? Quando era di vitale importanza sentirsi dire di essere belli e bravi dai propri genitori? Non te lo hanno detto abbastanza da piccolo? Povero, forse sarà per questo che sei tanto legato a tuo fratello, lui magari te lo dice sempre."
    Era un azzardo, ma una cosa Udinov l'aveva capita, se si fosse trovato a esaudire quello che magari era solo un futile scherzo, era ovvio che non sarebbe stato credibile, Hyram avrebbe davvero accettato una finzione pur di sentire quelle parole dalla sua bocca? Lui ne dubitava.
     
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    Fece finta di sbadigliare, osservando il suo noioso interlocutore. “Pensa, credevo d'essere io il chiacchierone tra i due.” Si concesse un'altra boccata di fumo prima di mettersi in piedi. Odiava Udinov per un bel po' di motivi. Non era solo la sua naturale spocchiosità e tendenza a mostrarsi autoritario e superiore a chiunque avesse dinanzi ad infastidirlo; era anche e soprattutto la consapevolezza d'avere dinanzi un ragazzo che, contrariamente a quanto fosse spettato ad Hyram e a Luther, aveva avuto tutto dalla vita. Con persone del genere, sentiva di dover pareggiare i conti e lo faceva sempre nel peggiore dei modi.
    Così quando l'altro reagì, tentando di capovolgere la situazione per apportare a lui la posizione privilegiata, Hyram non riuscì più a contenersi. Forse l'altro credeva di poter così riuscire ad avere la meglio su di lui, ma non sarebbe stato così. Rise quindi dapprima scuotendo il capo, prima di estrarre la bacchetta in un gesto fulmineo e puntarla contro l'altro con violenza. Petrum.” Puntò alla testa sperando che il sasso evocato potesse colpirlo pesantemente magari fino a stordirlo. Non voleva che il loro incontro terminasse lì, sarebbe stato fin troppo semplice per l'altro. “Andiamo Udinov, ti va di ballare, no? Tranquillo, farò in modo che tu non possa raccontarlo così da risparmiarti la vergogna di una sconfitta.” Sebbene provasse a contenere le proprie emozioni, un filo del nervosismo provato trapelò dalla foga con cui pronunciò quelle parole.
    Scosse il capo, cercando di tranquillizzarsi. Odiava esser vittima delle proprie emozioni, e nell'ultimo periodo stava purtroppo avvenendo troppo spesso. “Lo sai cosa mi fa schifo di persone come te?” Cominciò, tirando su lo sguardo verso l'altro nel mostrargli un sorrisino. “Tutto.” Concluse poco dopo, arretrando solo per invitare l'altro ad alzarsi per prender posto in quello che sarebbe stato il loro epocale duello. Finalmente, una resa dei conti. Entrambi la meritavano, forse per motivi ben diversi l'uno dall'altro.
    “Credete di avere il mondo tra le mani perchè avete sempre avuto ogni cosa e poi arriva un nessuno qualunque che con una bella faccia e poche parole riesce a strapparvi dalle mani quel che avete sempre creduto di meritare. Come la spilla di prefetto, ad esempio.” Annuì, mentre lentamente estraeva dalla tasca la foto spiegazzata dalla tasca della giacca, quella rubata a casa di Udinov. “Com'è stato perdere quello a cui tenevi?” Lancio la foto tra loro, sul pavimento polveroso, lasciando che s'aprisse a mostrare il proprio contenuto. “La spilla, tua madre... deve essere stato difficile da digerire, vero?”

     
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    Spostò di lato il volto di scatto quando quella pietra improvvisamente colpì la sua tempia facendogli uscire del sangue... sentiva chiaramente un paio di gocce scivolare lungo il suo viso... sentiva la testa pulsare, ma si alzò in piedi stufo, stanco di dover avere a che fare con persone violente, incivili e senza un minimo di garbo.
    Fin quando la conversazione si limitava ad attacchi verbali poteva anche accettarli o per lo meno tollerarli, ma Hyram aveva superato il limite già da un po' e probabilmente perderci altro tempo era pressoché inutile.
    Qualsiasi fossero i motivi per cui credeva che essere così fosse la risposta alla vita a Udinov non interessava minimamente, se era incazzato con il mondo non era di certo per colpa sua, ma evidentemente gli stupidi tendevano a cercare capri espiatori pur di avere qualcuno con cui sembrava facile prendersela, con i quali sfogare frustrazioni così sciocche che nemmeno riusciva a immaginarle.
    Quanto meno Sephirot sapeva di aver toccato il tasto giusto nel modo giusto. Però che scocciatura.
    "Non sono interessato a rivaleggiare con te."
    Tirò fuori finalmente la bacchetta, in caso ce ne fosse stato bisogno, limitandosi poi a tamponare la ferita con un fazzoletto di stoffa che aveva nei pantaloni. Sicuramente questo era qualcosa da aggiungere ai reati per i quali voleva denunciarlo.
    Ed eccolo qui, i motivi per cui apparentemente Udinov doveva essere il male del mondo per lui, nonostante aveva ottenuto quella vittoria a scuola, la sua bramosia sembrava non aver fine. Perché?
    "E dimmi, pensi che una tale vittoria sia davvero fondamentale una volta fuori da quel castello? Sei abbastanza grande mi auguro per sapere già da te che c'è chi può aspirare a qualcosa di meglio....e chi no. Goditi i tuoi piccoli e insulsi sogni di gloria."
    Ma quella sfida non era di certo finita giusto? Lo sguardo glaciale di Udinov fu ben presto attirato da ben altro che andò a posarsi a terra tra di loro, era una foto di sua madre, una delle foto mancanti da casa sua.
    Sephirot sgranò gli occhi, ascoltando a mala pena le parole di quello psicopatico, la cosa più ovvia e spontanea da fare fu quella di puntare la bacchetta contro la foto lanciando un accio per averla presto tra le mani.
    "Ho ciò che mi serve ora."
    Doveva provarci, non aveva bisogno di perdere altro tempo inutile dietro ai suoi deliri, per questo fece qualche passo indietro, per poi aumentare l'andatura speranzoso di smaterializzarsi via, la ferita alla tempia non lo stava aiutando affatto per concentrarsi abbastanza per smaterializzarsi all'istante.
    Doveva temporeggiare, così lanciò un incantesimo fra lui e Hyram per tenerlo occupato.
    "Vapom!!"
     
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    Quando il vapore caldo lo colpì, ebbe solo la prontezza di coprirsi il volto con le braccia. Non fu una grande idea, vista la possibilità di poter evocare uno scudo, ma forse una parte di lui voleva che l'altro lo colpisse. Voleva che l'altro gli lasciasse un segno. Non era un masochista, non amava il dolore sebbene avesse imparato a tollerarlo a causa delle malate esperienze che aveva dovuto patire nel corso della sua esistenza. Il motivo per cui una parte di sé aveva gioito quando la sua pelle s'era ustionata a causa dell'incanto del suo rivale, era infimo.
    Non trattene un lamento, e dopo essersi preso un attimo per tentare di mandar via la bruciante sensazione alla pelle, senza ottenere ovviamente risultati, si costrinse a rimettersi dritto.
    “Aiuto. Aiuto.” La sua schiena era dritta e nonostante le sue parole, il suo volto non era turbato, né la sua voce realmente terrorizzata. Era quasi apatico e pacato, mentre fingeva di richiamare aiuto. “Udinov mi ha colpito.” Continuò la sua farsa, piegando appena il capo nell'esporre la sua ipotetica testimonianza quando e se avesse deciso di denunciare l'altro. “Ce l'aveva con me da quando il preside ha nominato me caposcuola al suo posto.” Finse persino di asciugarsi una lacrima, prima di mutare la sua espressione in un sorriso.
    “Ci tieni al tuo nome, no?” Gli chiese dopo qualche attimo di silenzio. Era chiaro che ci tenesse. Quella famiglia sembrava agire solo in nome dell'apparenza. Hyram odiava che a Sephirot fossero capitate tutte le fortune. Era solo per quello e per la sua incontrollabile volontà di far soffrire gli altri, che aveva deciso di prenderlo come vittima. “Abbiamo qualcosa in comune.” Strinse i denti, cercando di concentrarsi su altro invece che sul dolore.
    Si avvicinò solo per porgere la mano all'altro.
    Le sue erano menzogne, chiaramente ma l'attacco c'era stato e Hyram era convinto di saper essere un ottimo bugiardo in grado, persino, di raggirare gli auror. Dopotutto, lui e il suo gruppetto di amici erano ancora liberi dopo le accuse che erano state rivolte a loro circa il misterioso suicidio di quel ragazzino di Hogwarts. “Lo scherzo era dovuto. Ma direi che siamo pari, no? Che ne dici?”
     
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    Fu strano non ricevere alcun contrattacco, qualsiasi cosa che potesse impedirgli la fuga... aveva fatto un tentativo disperato Sephirot, ma il perché fu presto risolto quando si trovò ad ascoltare quella subdola recita da vittima per attirare l'attenzione su di sé e quindi provare disperatamente a risolvere quella situazione contando su quanto Sephirot tenesse alla propria reputazione. Senza contare che stava facendo quella scenata in uno dei luoghi meno sicuri della città, non pullulava di certo di buoni samaritani.
    Ciononostante questa sua trovare lo fece fermare, a una distanza ovviamente di sicurezza, erano lontani di qualche metro e Udinov si voltò verso di lui stringendo la foto di sua madre guardandolo con sufficienza e stanchezza. Era come avere a che fare con un bambino capriccioso, l'estremo bisogno di alimentare le sue guerre era da ricovero.
    Si era stancato di questi giochetti, di quel suo modo di fare, credeva di averla vinta sempre, eppure il russo continuava a vedere una vittoria in quel loro incontro. Lo lasciò parlare, ancora particolarmente sorpreso e allibito di fronte a ciò che stava assistendo. Era come se non esistesse modo di fargli mettere la parola "fine" in una lotta che vedeva solo lui. Era come se l'avesse scelto come capro espiatorio di una battaglia personale che Sephirot non riusciva a cogliere.
    Fatto stava che era vero che effettivamente finire in una storia del genere non gli sarebbe piaciuto, Hyram aveva scelto di avere una prova a sua favore, ma era comunque in svantaggio. Per questo l'idea che ciò diventasse pubblico non lo turbava abbastanza da farlo desistere.
    "Renditi conto di quello che hai fatto precedentemente prima di poter davvero ricorrere all'aggressione. Se non te ne sei accorto ho ancora un rivolo di sangue che scivola dalla mia tempia a causa tua. Sei violento senza alcuna giustificazione, la mia era pura autodifesa. Non c'è nessuno scherzo qui Price. Smettila."
    Dunque schiaffeggiò leggermente la sua mano con il dorso rifiutando così il suo "accordo" prendendo nuovamente le distanze di sicurezza da Price.
    "Renderò ufficiale alle autorità il tuo coinvolgimento al vandalismo della mia proprietà. Così allora saremo pari."
    Detto ciò non c'era alcun motivo di rimanere, non c'era spazio di dialogo, non c'era alcuna possibilità che uomo disturbato come lui potesse in qualche modo ragionare. Era furbo e subdolo, ma aveva scelto di vivere con la violenza. Quanto intelligente poteva essere una scelta del genere?
    Si sarebbe smaterializzato ora, non voleva più vedere la sua faccia per diverso tempo.
     
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