miracle

Privata

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.  
    .
    Avatar


    Group
    Studente Accademia
    Posts
    244

    Status
    Offline
    DetailedForsakenGermanshepherd-small
    Siamo persi senza connessioni.
    Come animale sociale, l'uomo necessita di rapporti, di un costante confronto con il mondo esterno ed i suoi componenti. Vuole empatia, amore. Dolore ma con misura, esperienza. E' l'avidità di un animo vuoto che ricerca nella specularità di forme che gli somigliano, una tregua dal proprio inferno. Dal proprio giudizio che non si conforma alla massa. Alla normalità. Sentirsi inadeguati in un mondo in cui tutto è uguale, vuol dire condannarsi alla solitudine. Bisogna allora affannarsi per riuscire ad accaparrarsi e ad aggrapparsi a qualcuno che possa avvicinarsi alla risoluzione di una patetica idoneità di necessità.
    Hyram tuttavia, non si è mai omologato a quel meccanismo sbagliato che lo faceva sentire patetico. Ha studiato il mondo quando era troppo piccolo per suscitare in altri il dubbio, e ne ha compresi i segreti. Imparato il paradigma delle relazioni sociali a cui non voleva omologarsi, ne ha fatto tesoro, usandolo perennemente a proprio vantaggio.
    Non ha mai avuto bisogno di legami, dell'approvazione di persone di cui non gli importava niente. La natura gli aveva già dato la propria vivida specularità, ponendola nel corpo di suo fratello.
    Per questo gli era sempre stato accanto. Luther era tutto ciò di cui necessitava. L'unico rapporto umano che si sarebbe concesso.
    Lasciargli la mano su quel tetto, non avrebbe spezzato la loro connessione ma, secondo Hyram, l'avrebbe invece inevitabilmente resa più forte.
    La convalescenza sarebbe stata lunga e dolorosa. Soffriva a denti stretti, lamentandosi talvolta solo per ottenere qualcosa da chi per compassione gli si stringeva attorno. Dal suo risveglio però, non attendeva altro che la visita di Luther.
    Quando, dopo un impietoso colloquio con gli auror gli fu finalmente concesso di poter vedere suo fratello, se ne sentì sollevato. Lo attese, tiratosi faticosamente a sedere mentre stringeva al petto il braccio rotto. L'ossofast avrebbe fatto il suo fatto ma ci avrebbe messo più di qualche giorno. L'impatto era stato violento, avevano detto, ed era vivo per miracolo.
    Miracolo. Era quello che voleva essere per Luth.
    “Mi ci vorrà un po' per tornare a camminare. Mi ci vorrà un po' per tornare a fare qualsiasi cosa.” Esordì così mentre lo vedeva entrare in stanza. Sul volto del fratello, era chiaramente il leggibile il tormento che aveva dovuto patire in quei giorni di lontananza.
    Hyram ne fu felice.
    Finalmente dopo mesi, gli sembrava di poter riuscire ad ottenere di nuovo l'esclusivo interesse di suo fratello.
    E gli sorrise per quello. Gli sorrise calmo quasi come se niente di tutto quello fosse accaduto, come se non provasse alcun dolore. “Ho detto che sono stato spinto. Non credevo avresti confermato.” Lo guardò, aspettando una sua reazione in merito. Lo aveva messo alla prova con tutto quello. E Luther non lo aveva abbandonato. Gli aveva retto il gioco, nonostante non ne fosse a conoscenza. Hyram gliene sarebbe stato grato in un modo in cui non era mai riuscito a fare fino a quel momento. Erano di nuovo insieme, di nuovo invincibili. E presto lo sarebbero stati del tutto. Complici di crimini e nella vita. “Ora però vogliono io denunci il colpevole. Che ne dici, Udinov o il tuo amico?”


     
    Top
    .
  2.  
    .
    Avatar


    Group
    Mago Adulto
    Posts
    155

    Status
    Anonymous
    Vederlo cadere nel vuoto l’aveva spezzato.
    Perdere la presa su di lui, su di loro, su tutto ciò che avevano.
    Aveva scoperto il peso dell’esistenza e del tormento, dannandosi e rammaricandosi, tormentandosi e pentendosi. Mai come allora la colpevolezza della propria essenza gli era piombata addosso senza freni, soffocandolo.
    Era riuscito per miracolo a salvarlo in tempo e non s’era più mosso.
    Il tempo aveva assunto una dimensione differente e la gravità stessa si era spostata, concentrandosi sulla figura del fratello.
    Ben più atroce era stata la separazione ed il silenzio.
    Non aveva potuto vederlo, assisterlo, stargli vicino.
    Era rimasto solo, in una dannata sala d’attesa. Era rimasto solo con sé stesso, fra le lacrime d’una condizione che lo stava logorando.
    Non faceva che colpevolizzarsi.
    Per ore inerme, seduto, il capo chino e le braccia strette attorno al busto esile.
    Dondolando su sé stesso aveva messo a tacere con la forza i demoni che blateravano nella catola cranica e l’asfissia aveva minacciato d’abbatterlo.
    Poi aveva saputo: Hyram era fuori pericolo, stabile ma malconcio.
    Era tornato a respirare ma questo non aveva alleviato in alcun modo il suo malessere.
    A stento aveva risposto alle domande degli Auror, confermando per inerzia una versione che sapeva e voleva assecondare. Nulla di ciò che faceva Hy era dettato dalla casualità e l’ultima cosa che Luther voleva, era essere fonte di nuovo rammarico.
    Non si sarebbe sognato di contraddirlo per nulla al mondo, né l’avrebbe lasciato.
    Finalmente, dunque, in quello stato di generale inquietudine subentrò nella sua stanza all’Yggdrasil; ammutolito.
    Il viso sconvolto ed insonne cedette al sollievo sebbene gli occhi cerulei continuassero a fissarlo a metà fra apprensione e disagio, inibiti dall’onda di frustrazione e malcelata rabbia che silentemente covava.
    Molle, si lasciò cadere ai piedi del suo letto.
    Avrebbe voluto raggiungere le sue dita e stringerle in una morsa, assediarle e farle proprie. Avrebbe voluto fondersi a lui al punto da divenire indistinguibile.
    Annuì mestamente, sollevando lo sguardo nel suo solo quando quell’ultimo interrogativo lo raggiunse, scuotendolo. Sospirò, sconfitto nell’ostinazione, stringendosi nelle spalle.
    Udinov? Non lo so, posso anche prendermela io la colpa. Sbottò, del tutto disinteressato, sopraffatto dall’agitazione che quell’accadimento aveva riversato sul suo animo. Strattonò i capelli corvini dalla fronte, sporgendosi per affondare il capo contro il suo grembo, respirandolo.
    Perché mi hai fatto questo? Bisbigliò, senza riuscire a trattenere quell’accusa, soffocata fra lenzuola ed indumenti. Rimase lì, accucciato contro di lui, come se non riuscisse a sostenere il peso del proprio corpo senza aggrapparsi al suo.
    Era così. Hyram era sempre stato la sua più insidiosa dipendenza; presumibilmente capace di condurlo alla rovina, proprio come allora.
    Eri arrabbiato con me? Lo sei ancora? Perdonami, per favore...Quasi lo implorò, protendendosi per imprimere la fronte alla sua, accarezzandogli con la punta del naso lo zigomo livido.
    Era compromesso; del tutto compromesso.




     
    Top
    .
  3.  
    .
    Avatar


    Group
    Studente Accademia
    Posts
    244

    Status
    Offline
    tumblr_nwa9trk85q1rulh0co5_400
    Lo accolse contro il proprio corpo, sollevato dal suo calore. Gli mancava averlo accanto. Gli mancava poterlo toccare, abbracciare, saperlo proprio e lontano dai pericoli da cui lo aveva sempre difeso e protetto. E forse, a discapito delle dinamiche, era lui a sentirsi protetto quando Luther gli era accanto, o meglio, si sentiva amato. Per un attimo pensò di poter risolvere così ogni suo problema, ogni screzio che li aveva allontanati. Dovette ricredersi quando sentì suo fratello, indugiare al cospetto della proposta fattagli. Erano sempre stati soci nei crimini commessi. Si erano spalleggiati e fatti forza, superando così ogni ostacolo. Insieme. Sentirlo però glissare sulla possibilità di affibbiare ai suoi nemici il merito di tutto quello, venne percepito da un Hyram già allertato, un pericoloso ed inaccettabile punto di non ritorno. “Preferiresti prenderti la colpa, piuttosto che accusare Dimitri?” Cercò di risistemarsi contro il cuscino, mentre apprendeva quella notizia con malcelato fastidio.
    Era quasi come un rifiuto, l'ennesimo, da parte di Luther. Era come se continuamente l'altro tentasse di porre limiti al cospetto di un rapporto che oramai Hyram credeva non potesse più essere lo stesso. Non lo era, non per lui. Qualcosa si era rotto nella loro quotidianeità e sembrava non esserci alcun modo per cambiare la rotta di quel tragitto. Erano persi. Disconnessi. Vagavano fianco a fianco solo per abitudine, ma era chiara la perdita per il Price. Non aveva più alcun peso nella vita dell'altro. “Mi fai male.” Disse, spingendolo appena, non trattenendo una smorfia nel tentativo di sottrarsi al suo peso. Avrebbe voluto urlare. Avrebbe voluto avere la forza di spingerlo via ma le sue braccia, ferma e deboli sotto l'effetto dell'ossofast che reagiva lento, lo stizzirono al punto da costringerlo a sbottare.
    Ansante, fissò soltanto dopo il proprio sguardo in quello del fratello, riversando in quegli occhi così simili ai suoi, l'astio ed il rancore per un rifiuto diventato ormai palese ai suoi occhi. “Penso che tu abbia bisogno di aiuto.” Il suo sguardo, duro, attaccò l'altro in un duro scontro che non aveva più nulla di fraterno. “Sei debole. Perennemente fatto. Stai male ed io non posso aiutarti. Non più perchè non è me quel che vuoi. Non sono mai io quel che vuoi. Io sono una sorta di ripiego, giusto? Qualcosa a cui aggrapparsi quando tutti gli altri si dimostrano inadeguati per te. Quando tutti gli altri ti voltano le spalle perchè sei pazzo e nessuno riesce a conviverci! Nessuno tranne io!” Urlò mentre gli sputava in faccia quell'ultimo periodo carico di sdegno che aveva portato Hyram al limite della propria umanità. Scoppiato, riversava sull'altro il proprio dolore, in un vomito acido di parole. Non avrebbe potuto trattenersi a quel punto. Non voleva perchè, la verità era che voleva vederlo soffrire. Voleva patisse lo stesso dolore che ora provava Hyram. “Cazzo, è la storia della tua vita. Salti di cazzo in cazzo cercando l'approvazione che tu dovresti darti da solo. Credi che troverai te stesso mentre te ne stai in ginocchio a succhiare cazzi?” Continuò, cercando di spingerlo via, provocandosi solo altra inutile sofferenza. Stizzito, urlò, al limite della propria pazienza. “Fanculo! Non troverai mai nessuno che ti ami nel modo in cui ho sempre fatto io. Sei un ingrato.”
     
    Top
    .
  4.  
    .
    Avatar


    Group
    Mago Adulto
    Posts
    155

    Status
    Anonymous
    Credeva sarebbe stato diverso.
    Credeva avrebbero messo da parte i dissensi, ricongiungendosi in una normalità evidentemente compromessa.
    Non servì implorarlo, chiedere scusa, arrovellarsi. Ogni suo futile tentativo morì col diniego, respinto dal gelo del rifiuto.
    Non c’era nulla di peggio, per Luther. Lui che aveva così bisogno di approvazione, lui che viveva delle attenzioni del fratello, ora capitolava in un nuovo vuoto.
    Sentii il pavimento mancargli sotto i piedi mentre, ad occhi lucidi, tornava sù col busto, guardandolo e logorandosi.
    Tremava, tremava sotto il suo sguardo. La prospettiva di una fine imminente aveva preso a consumargli la coscienza e sebbene gli corresse incontro, ogni passo sembrava portarlo indietro.
    “Hyram…” Soffiò, la voce spezzata d’un groppo, le membra molli.
    Era fragile, Luther, del tutto nudo dinanzi allo sdegno del fratello, ora così palpabile da dargli la nausea. Di nuovo, crebbe il disgusto che nutriva per sé stesso, fomentato dalle parole con cui l’altro gli rendeva palese il proprio declino.
    Deglutii, scuotendo il capo. Una risposta meccanica, un vago annaspare e dibattersi.
    Avrebbe provato a difendersi, avrebbe provato a rinnegare l’ostilità e la menzogna in quelle convinzioni ma Hyram lo superava in determinazione.
    Lo colpì verbalmente.
    Gli fece così male da sentire la pelle pizzicare, straziata dalla presa dei polpastrelli, ora atrocemente serrati ai polsi.
    Restò in silenzio, assorbendo ogni accusa fino a farla propria e contò gli aggettivi della propria colpevolezza: ingrato, malato, pazzo. Si era davvero ridotto a quel punto? Una vile puttana sottomessa alle dipendenze?
    Una lacrima solitaria gli solcò le guance mentre abbassava gli occhi, allontanandosi dal suo giudizio, riparandosi d’ogni altro oltraggio.
    La cancellò rapidamente col bordo d’una manica, rimettendosi in piedi. A stento.
    Sentì le gambe cedere non appena toccò terra.
    “Hai ragione. Non ti merito.” Soffiò, assente e vibrante, lasciando ciondolare le braccia lungo i fianchi. Una guaritrice entrò in stanza, allarmata dai toni. Luther le volse un assenso invisibile, indietreggiando senza combattere.
    Non aveva alcun motivo di rimanere. Il dolore gli pungolava la scatola cranica, tormentandolo. Avrebbe voluto tirarsi la pelle di dosso, raschiarla via fino ad annullare la propria esistenza. Che senso aveva, dopotutto, esistere a quel modo?
    “Torno a casa.” Ma dov’era casa sua? Dov’era se non lì, con lui?

     
    Top
    .
  5.  
    .
    Avatar


    Group
    Studente Accademia
    Posts
    244

    Status
    Offline
    tumblr_nxshkpkJWs1qdqiajo1_250
    Era una furia ingestibile la sua. Se solo avesse potuto tirarsi in piedi da quel letto in cui in definitiva si era ficcato da solo, probabilmente non avrebbe più tenuto a freno la sua rabbia. In quel caso sarebbe esploso letteralmente in mille pezzi, scagliandosi con ira funesta contro l'unica persona che avesse mai osato amare. Ed era proprio quello il problema a ben pensarci: era l'aver amato. L'essersi consumato al fuoco lento ma inesauribile di quell'amore che seppur sbagliato non aveva mai potuto smettere di provare. Non avrebbe mai smesso di provare. E così, proprio in nome di quel sentimento che lo aveva soggiogato e reso vittima, lui che di norma vestiva il ruolo del carnefice, si scagliò contro suo fratello. Era un vano tentativo di radere al suolo quel legame, o forse, in un modo troppo ingarbugliato e complicato da capire, un modo per tenerlo stretto ancor di più sé.
    Quando, prima che l'altro si ficcasse fuori da quella stanza, la porta si aprì palesando la figura angosciata dei loro genitori adottivi e quella vigile dell'auror che li seguiva, fu troppo semplice per Hyram, decidersi ad agire.
    Provò a mettersi dritto mentre, il bip già impazzito dei parametri che vigilavano il suo battito, prese a suonare più velocemente. “E' stato lui.” Senza aspettare che qualcuno gli chiedesse qualcosa, col dito tremante puntato contro Luther, indossò le vesti peggiori: quelle del traditore. Era un ruolo di cui aveva accusato l'altro ma che ora si sentiva giustificati ad interpretare.
    Era un modo vile di negare all'altro la felicità nello stesso modo in cui ad Hyram era stata negata. Lo avrebbe costretto alla prigione che Luther, senza rendersene conto, aveva costruito al gemello.
    “E' stato lui a spingermi.” Gli occhi dei presenti si puntarono sul ragazzo esile, mentre quelli di Hyram si riempivano di lacrime vere. Perchè, seppur furioso, l'idea di vivere senza di lui lo atterriva. “Lo so, non è colpa sua. E' che... è sempre fatto. Ed io ho provato a chiedergli di smettere. L'ho supplicato. Gli ho detto che la riabilitazione lo avrebbe aiutato ed invece... non ne ha voluto sapere.” Si disse che lo avrebbe fatto per il suo bene e che, una volta guarito tutto sarebbe stato diverso. Migliore. Se la droga avesse smesso di frapporsi fra loro, forse non sarebbe stato più così difficile trovarsi. Luther non si sarebbe perso ed Hyram avrebbe potuto prenderlo per mano e portarlo con sé come aveva sempre fatto. Era una vana speranza la sua. Ignorava di sicuro, o forse fingeva di farlo, la gravità dell'azione che stava per commettere. “Non ha voluto il mio aiuto. Ed io non posso più proteggerlo. Non posso più vederlo così.” Scosse il capo mentre righe salate colavano a picco sul suo volto appuntito. “Io ti voglio bene, Luth. Più di chiunque altro.” Aggiunse, puntando il proprio sguardo sincero in quello dell'altro. Non mentiva in quel momento. Lo amava e non l'avrebbe più nascosto. Non poteva però accettare che le cose andassero nel modo peggiore. Non poteva lasciare che qualcun'altro si prendesse cura di Luther come non era stato dato a lui la possibilità di fare. Per questo lo avrebbe fatto rinchiudere. Era il meglio che aveva da offrirgli. “E lo faccio solo per il tuo bene.”
     
    Top
    .
  6.  
    .
    Avatar


    Group
    Mago Adulto
    Posts
    155

    Status
    Anonymous
    tumblr_p2gxckOTMJ1wuxkj5o1_400
    Sarebbe andato via, pronto a scivolare nei meandri della dispersione ma anche allora, si ritrovò braccato negli intenti; lo sguardo indagatore dei propri genitori adottivi a spogliarlo d’ogni riguardo.
    Rimpicciolìprima che quell’accusa bruciasse i suoi silenzi, stiracchiandogli l’espressione in un monito di pura, cocente, sorpresa.
    Pallido in viso, le dita tremanti e la fronte bagnata, deglutì con più forza del previsto, strabuzzando le palpebre quasi ad assicurarsi d’essere ancora sveglio.
    Incrociò gli occhi di sua madre e ci trovò la stessa disapprovazione di sempre.
    Gli sarebbe bastato questo per sprofondare ma Hyram fece di peggio; lo tradì.
    Lo colpì proprio dove era più vulnerabile, screditando ulteriormente la sua immagine ed i suoi sforzi.
    Lo spinse in un angolo, pronto ad essere dimenticato e calpestato.
    “Cosa…” Boccheggiò scuotendo il capo. Sapeva di non averlo fatto, non avrebbe mai potuto. Eppure, una parte di sé, non riuscì a non sentirsi responsabile. Meritava quella sentenza? Meritava una condanna?
    Ansimò, avanzando un paio di passi per esplicare la propria protesta ma gli auror non lasciarono che proseguisse: lo braccarono, inchiodandolo quasi fosse incapace di intendere e volere.
    A nulla servirono gli strattoni, gli sguardi supplicanti comprensione.
    “Perché mi fai questo…?” Si limitò a sussurrare al fratello, un mugugno arrendevole ed impastato mentre due lacrime amare gli solcavano il viso, scendendo a precipizio sul mento.
    Lo guardò; lo guardò fino alla fine mentre lo portavano via e sentii distintamente lo strappo che li separava.


    Fece il suo ingresso presso una clinica privata tre giorni dopo.
    La riabilitazione era l’obiettivo principale ma i guaritori si sarebbero premurati di riferire qualsiasi attitudine sospetta.
    Quindi era lì, in una stanza soffocante, a scontare i sintomi in solitudine.
    Si era chiuso in sè, un’accettazione passiva a stento sopportabile.
    Passava la maggior parte del tempo a letto, le tende chiuse, il corpo smilzo arricciato fra le lenzuola, imperlato e succube.
    Era andata così per le prime ventiquattr’ore. Una tortura per i sensi e per la mente.
    Non era ancora lucido, non mangiava.
    Il primo giorno di visite fu il suo quarto. Erano riusciti a portarlo fuori con qualche insistenza.
    Aveva un’andatura molle, lo sguardo basso, le dita strette sulle grinze d’una tuta bianca.
    Luther non aveva fatto domande. Forse, non aveva neanche capito il reale motivo per cui l’avevano spinto ad alzarsi.
    Si ritrovò in sala d’attesa, uno spazio luminoso e confusionario. Sfarfallò le ciglia un paio di volte prima di mettere a fuoco la figura che gli stava dinanzi: Hyram. Due soli istanti, il viso privo d'ogni compiacimento ed indulgenza.
    In seguito, semplicemente, gli sputò in faccia tutto il suo disprezzo.
    “Non voglio vederlo. Mandatelo via.”

     
    Top
    .
  7.  
    .
    Avatar


    Group
    Studente Accademia
    Posts
    244

    Status
    Offline
    GiganticLiveDeermouse-max-1mb
    Non era stato facile voltargli le spalle. Lo aveva voluto lontano perchè arrabbiato e ferito. Aveva voluto patisse di ricambio un po' della sofferenza che Hyram aveva dovuto sopportare. Si giustificava dicendo di aver fatto tutto quello solo per lui, nel tentativo di aiutarlo a venir fuori da quel manipolo di dipendenze che prima o poi avrebbe sortito un terribile effetto sulla sua esistenza. Si era detto che in definitiva l'altro avrebbe dovuto apprezzarlo, perdonarlo, e non solo perchè gli stava dando la possibilità di curarsi ma anche perchè, sì, se lo meritava per come lo aveva fatto sentire.
    Era con quelle convinzioni che si avviava verso il reparto psichiatrico dove quattro giorni prima suo fratello era stato portato. Aveva tolto il camice di Yggdrasil, l'ospedale in cui era ancora ricoverato, e sebbene ancora provato dall'ossofast che agiva, si era avviato verso l'ultimo piano della struttura.
    Celava il nervosismo dietro la sua espressione sicura ma non si era mai sentito così in tutta la sua vita.
    Odiava tutta quella distanza. Odiava sentirsi così debole. Così umano al cospetto di una sfera emotiva che non aveva richiesto. Luther era il diretto responsabile di ognuno di quei sentimenti che li aveva condotti a quel punto ed era assurdo. Inaccettabile.
    Avrebbe voluto risolvere ogni cosa, trascinando entrambi a quei momenti dove tutto era più semplice ed istantaneo. Avrebbe voluto cancellare dalle loro vite tutti quegli istanti e quelle persone che li avevano allontanati, così da curare tutto il marcio che li aveva distrutti. Sapeva di voler agire in quel senso e che niente lo avrebbe fermato dal portare avanti i propri obiettivi, tuttavia il nervosismo per un possibile rifiuto si faceva man mano più forte.
    Credeva gli sarebbe stato più semplice mantenere la stessa freddezza di sempre, ma quando lo vide sentì il cuore premere violentemente contro il suo sterno. Dovette farsi forza per tirarsi in piedi dalla sedia in cui era e, afferrate le stampelle, si avvicinò all'infermiere che scortava il Price.
    “Solo due minuti. La prego.” Gli disse puntando il proprio sguardo chiaro in quello del fratello mentre avanzava verso di lui. “Luth, per favore.” Zoppicò qualche altro passo prima di fermarsi a pochi passi da lui. Reggendo entrambe le stampelle con una mano, si grattò una tempia nervoso, prima di osar proseguire con un discorso già ampiamente preparato nella sua mente. “So che magari ora non riesci a capire il motivo per cui ho... detto la verità.” Attese qualche attimo prima di continuare. Ovviamente, conscio della presenza di un estraneo ancora accanto a loro, non avrebbe potuto venir meno alla versione data. E dopotutto, nella sua mente, Luther continuava ad essere in un certo senso fautore dei drammi di Hyram. Lo aveva ferito. Solo, non fisicamente. “Io non ti odio.” Aggiunse, allungando la mano nel tentativo di afferrare la sua. “Sei la mia famiglia e ho bisogno di riaverti. Ho bisogno di saperti sano. Pulito. Al sicuro. Così noi potremmo ricominciare. Solo io e te, senza ingerenze.”
     
    Top
    .
  8.  
    .
    Avatar


    Group
    Mago Adulto
    Posts
    155

    Status
    Anonymous
    Rabbia oppressiva.
    Era debole, Luther. Spossato dall'astinenza, dalle crisi, dall'insonnia. Eppure, se avesse assecondato l'istinto che ora lo attanagliava, Hyram si sarebbe ritrovato con le mani al collo.
    Attese, silenzioso.
    I guaritori allentarono la presa sulle sue braccia, lasciandogli pochi secondi di tregua. Effimeri ma sufficienti.
    Le parole del fratello gli colpirono l'udito con forza nauseante. Perseverava nel vittimismo, chiamandosi martire d'una vicenda che, dopotutto, era pesata sulle sue sole spalle.
    Credeva in quel che diceva, credeva nella redenzione che gli annunciava ma Luther gli aveva dato troppo potere e lo realizzava soltanto adesso.
    Ora che quel tradimento lo bruciava, ora che era stato abbandonato da chiunque, il perdono gli sembrava una nozione lontana ed incandescente. La devozione che nutriva per lui era sparita e l'astio aveva occupato tutto quello spazio, alimentando il rancore che gli cresceva dentro.
    Fu abbastanza.
    "Non voglio niente da te!" Gli si scaglió contro, ruzzolando con lui sul pavimento per rifilargli un pugno in viso.
    Ogni altro proposito fu spazzato via da quella furia, dall'impeto cocente in quegli occhi ora troppo stanchi per fidarsi.
    Intervenirono in fretta, strattonandolo lontano dalla preda prima di sedare ogni sua irruenza.

    Si risveglió a letto, i polsi legati da due cordoncini bianchi. Aveva lottato e quell'insolenza gli era costata lunghi raschi sulle braccia.
    Era una precauzione, dunque. L'unica capace di tenerlo a riposo, evitando potesse infliggersi altro male.
    Sfarfalló le ciglia, dolente, un mugugno rauco sul fondo della gola, i sensi intorpiditi.
    Di nuovo, lavorava a rilento ma il profilo di Hyram divenne pian piano più nitido nel suo campo visivo; gli era seduto accanto.
    "Non ti perdonerò mai per questo. Non c'è... niente che tu possa fare... o dire. Sei come... tutti gli altri. Mi hai... usato come loro. Non voglio più vederti" Biascicó, a stento percettibile.
    Forse l'aveva immaginato. Forse aveva immaginato tutto quanto ma quando voltó il capo e diede le spalle a suo fratello o alla proiezione che credeva tale, piangeva davvero.
     
    Top
    .
  9.  
    .
    Avatar


    Group
    Studente Accademia
    Posts
    244

    Status
    Offline
    GiganticLiveDeermouse-max-1mb
    Non era stato facile mandar giù la consapevolezza d'essere rifiutato. Di nuovo. Ancor più difficile fu accettare fosse stato proprio Luther ad allontanarlo.
    Si era crucciato all'idea di aver perso per sempre l'affetto di suo fratello. Aveva urlato la propria rabbia nella solitudine della propria stanza, prima di provare a cercare nella meditazione pacata e scrupolosa, una soluzione a tutti i suoi problemi.
    Sarebbe stato facile darsi per vinto, accettare la sconfitta ed adeguarsi, finalmente, a quella trafila di norme etiche e sociali che volevano Hyram Price come un ragazzo modello, retto, ligio al dovere e di sicuro lontano dalla vita ardita e segreta che conduceva, caratterizzata da sentimenti così forti quanto distruttivi e deleteri quasi sempre per gli altri più che per se stesso. Arrivato a quel punto però, nel buio della propria stanza, aveva capito di non poterlo fare.
    Ci aveva provato e provato e provato ancora a lasciar perdere suo fratello e il malato amore che provava nei suoi riguardi. Aveva provato ad adeguarsi a quel modo di vedere le cose che non gli si confaceva, ma non gli era mai riuscito. In qualcosa aveva quindi fallito, ma non si sentiva sconfitto.
    Sapeva di non poter abbandonare un sentimento tanto forte perchè conscio d'avere nella speculare immagine di se stesso, che per lui era poi Luther, un riscontro. Quell'amore non si perdeva nel vuoto. E cominciava a capirlo soltanto adesso, dopo aver faticosamente messo insieme dettagli di un puzzle che da vicino non gli era riuscito di inquadrare bene. Fino a quel momento.
    Così era tornato da lui.
    Gli aveva stretto la mano mentre dormiva, e lo aveva fatto fin quando non l'altro non aveva preso a riaprire gli occhi. Sapeva che sarebbe stato difficile. Sapeva che Luther avrebbe sfogato contro di lui quella rabbia violenta che si teneva dentro e che troppo spesso scatenava contro se stesso, ma ad Hyram non importava. Il suo fine era più alto e pur di raggiungerlo sarebbe stato capace d'ogni cosa.
    Allora lo lasciò parlare, prima di abbassare appena il capo nel mordersi debolmente il labbro inferiore. “Lo so cosa si prova quando l'unica persona di cui ti fidi ti lascia sola.” Gli confessò dopo qualche attimo di interminabile silenzio. Una frase calibrata a sortire un colpo preciso. Non si sarebbe più nascosto dietro bugie al suo cospetto.
    Il loro rapporto sarebbe cambiato da quel momento. Evoluto.
    “Ma Luth, puoi fidarti di me quando ti dico che io non ti abbandonerò.” Riafferrò la sua mano quindi, nonostante fosse tenuta ferma dai lacci che gli stringevano il polso. Si sporse verso di lui, rilasciando un bacio sulla sua guancia. Un gesto d'affetto sincero, partito da un desiderio malcelato e reso piuttosto palese dalla presa forte sulla sua mano. “Quindi odiami pure adesso se ci riesci.” Annuì, puntando lo sguardo in quello ancora opaco del fratello, prima di rilasciarli una carezza sulla fronte. Solo a quel punto rilasciò la presa su di lui rimettendosi in piedi. “Ma sappi che non ti lacerò mai.” Mollò la sua mano, lasciandolo andare. Per il momento.

     
    Top
    .
8 replies since 17/11/2018, 16:29   297 views
  Share  
.
Top