Your rage grows.

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    A dirla tutta non era così entusiasta di ritornare in questo villaggio. Ormai gli unici ricordi che aveva legati a questo luogo erano quelli di Durmstrang e non ricordava di certo con gioia quel periodo, soprattutto l'ultimo anno.
    Un valido motivo per ritornare era quello di rivedere Dorian e sincerarsi di come stesse... doveva ammettere di essersi un po' allontanato nell'ultimo periodo, finita la scuola aveva solo voluto andar più lontano possibile, per sfogare la frustrazione altrove per non aver ottenuto fondamentalmente nulla, era fiero dei suoi risultati scolastici ed era la cosa importante, per il resto aveva dovuto farsene una ragione.
    Senza contare che era ancora piuttosto scottato per l'abbandono di Brunhilde e dulcis in fundo non si era recato in quel villaggio semplicemente per una visita di cortesia, ma perché era stato chiamato dal padre per andare a verificare cosa fosse successo alla villa comprata nei pressi del villaggio nel periodo in cui soggiornava li.
    Aveva passato quindi tutta la mattina a osservare con i suoi stessi occhi come la villa fosse stata vandalizzata all'interno. Era stato rotto qualche vaso, le foto erano state deturpate... sulla sua foto in particolare erano stati fatti disegni graziosi degni di un ragazzino di a mala pena undici anni.
    Non era arrabbiato, solo stufo, incredulo persino di fronte a ciò che era successo... cercando di capire perché qualcuno lo avrebbe fatto.
    Certo, se doveva pensare a qualcuno, qualcuno c'era, ma aveva un'opinione un pelino più alta in teoria... forse doveva ricredersi?
    Se non ci fossero stati quei disegni sulla sua foto non si sarebbe messo a pensare che fosse un attacco mirato a lui, ma solo dei semplici ladri o chissà che altri che ce l'aveva con la famiglia Udinov in generale, invece la sua idea prendeva piede nella sua mente sempre più... fino a quando quell'essere semplicemente stufo non si trasformò in altro nel trovare la foto di sua madre strappata e buttata nel water.
    Fu difficile contenere la rabbia per quel gesto, era tutto così ridicolo.
    Uscì dalla villa di corsa, tanto c'era chi di dovere a controllare se qualcosa fosse stato rubato e quant'altro, la sua presenza ora non era richiesta se non una volta catalogato tutto, era meglio recarsi all'incontro con Dorian.
    Si fece trovare seduto su una panchina di fronte all'attracco della nave che conduceva a Durmstrang e una volta che vide Dorian scendere e camminare verso di lui gli andò incontro esordendo come mai aveva fatto fin'ora.
    "Dorian, ho bisogno di bere."
    In realtà non sapeva davvero di cosa avesse bisogno, ma se almeno era impegnato a far qualcosa forse quella rabbia si sarebbe quietata. La compagnia del suo ex compagno di sicuro avrebbe allietato un po' quella giornata.
    "Scusa se ti accolgo in questo modo, ma sembra che ultimamente la vita mi stia mettendo di fronte a troppi problemi. Pensavo di essermeli messi alle spalle alcuni e invece forse non è così. Dimmi che almeno tu hai qualcosa di bello da dire."
    L'unica cosa positiva nella vita di Sephirot al momento era il progresso lavorativo, al Ministero russo si stava già impegnando per seguire dei tirocini e finalmente raggiungere il posto che gli spettava.
     
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    Era felice di rivedere il compagno, anche solo per allietare la solitudine a cui l’aveva costretto.
    Aveva trovato un interesse suggestivo in Nikolai ma questo non rinfrancava la mancanza d’un porto stabile a cui approdare ogni qual volta in cui la sua mente si arenava altrove, perdendosi.
    Il francese avrebbe sperato d’incontrarlo prima ma i contatti col russo si erano fatti sporadici e fluttuanti. Non era sua abitudine mettere in discussione l’importanza di un legame e, pertanto, non lo fece neanche quella volta, ipotizzando che Seph si sarebbe fatto vivo una volta risolte le incombenze.
    Così era stato.
    Gli andò incontro a passo mesto; un sorriso impercettibile sulle labbra vermiglie presto inglobato in un filo d’apprensione e confusione al cospetto dell’amico.
    Inquieto era il suo volto, l’atteggiamento malfermo nel controllo, l’urgenza di abbandonare il contegno e trovar spago in una soddisfazione sfuggevole quanto effimera.
    Eppure, non ebbe cuore di contraddirlo.
    “Non di bello, temo ma se può rincuorarti non ho avuto nulla d’opprimente a cui far fronte, da quando sei andato via. Preferirei parlare dei tuoi problemi, piuttosto. Mentre andiamo.” Gli suggerì, facendosi strada al suo fianco fra le vie gremite di Bergenwiz, ignorando i chiacchiericci altrui per riposare la totale, indiscussa attenzione su di lui.
    Lo incatenò nelle iridi azzurrine per una labile frazione temporale, calcando le mani nelle tasche del cappotto prima di concedergli la dovuta tregua.
    “Cosa ti turba? O cosa l’ha fatto? Mi sembri… assediato” Non avrebbe saputo trovare termine diverso, Morel, non dinanzi allo stravolgimento che gli leggeva in volto, sotto scacco di fantasmi muti.
    D’altro lato, non voleva neanche costringerlo a svelarsi, non se il pensiero gli dava tanta pena.
    Si intrufolò con lui in un pub dall’animo tranquillo, prendendo posto ad un tavolino libero.
    Solo allora, concesse un'occhiata più approfondita ai suoi demoni. Ai presunti tali.
    Era più d’un semplice malessere. Il capitolare delle vicende, l’impotenza, lo sgretolarsi della propria essenza.
    “Mi piacerebbe esserti d’aiuto, se posso ma sta a te scegliere se rendermi partecipe o spettatore. Potremmo anche non toccare l’argomento e limitarci a fare ciò che hai chiesto. Bere e conversare” Uno sforzo non indifferente per il francese, ora che il tedio del dubbio gli rosicchiava le meningi ma era disposto a lasciar correre se tanto avesse garantito all’altro il riposo a cui aspirava.
    Incrociò le dita affusolate sul bordo del tavolo, ordinando per sé un semplice cicchetto d’incendiario.
    Un modo come un altro per rendersi complice del suo bisogno.



     
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    Per quanto Sephirot in quell'istante fosse particolarmente irrequieto e instabile, provava sempre una piacevole sensazione di quiete in presenza di Dorian, era come se lui fosse un elemento famigliare, un rifugio. Era estremamente gradevole avere al proprio fianco qualcuno in grado di trasmettere un'emozione simile. Certo non era sufficiente a quietare ogni suo tormento, ma riuscì fare un respiro profondo e darsi presto una regolata dopo averlo sentito parlare. Si era reso subito disponibile e aperto all'ascolto, affogare nell'alcool i suoi dispiaceri poco avrebbe fatto, era una scappatoia volgare, ma provare a parlargliene, forse in parte, poteva rincuorarlo.
    "Mi fa piacere che nulla di turbi, quella scuola a me aveva iniziato a irritare in ogni angolo."
    Perdere la sua carica ed essere bersaglio continuo di Hyram gli avevano fatto passare un anno tormentato e opprimente e uscire da quel castello pensava che avrebbe risolto ogni suo problema, ma evidentemente si era trascinato quel tormento anche fuori da quelle mura, per motivi ignoti e apparentemente senza alcun senso.
    Lo seguì, considerando comunque un buon bicchiere di vino un piacevole vizio, non era esattamente l'ora adatta, ma qualcosa doveva pur concedersi mentre avrebbe esposto il problema.
    Com'era di suo consueto Dorian fu pacato, delicato persino, concedendo al russo la possibilità di scegliere. Erano proprio persone come lui che avrebbe sempre voluto attorno.
    "Assediato penso proprio sia la parola perfetta. Ti ringrazio comunque per il tuo tatto."
    Non poteva descriversi meglio effettivamente e solo quando fu seduto al tavolo, abbastanza lontano da orecchie indiscrete e con un buon bicchiere di vino rosso tra le dita che trovò quindi il modo per esporre ciò che accadeva, senza mancare di ringraziare l'amico.
    "Non sono venuto qui solo per incontrarti purtroppo. Mio padre mi ha chiesto di controllare la villa che abbiamo preso nei pressi del villaggio per il periodo scolastico perché c'è stata un'effrazione. Ma non è questo il vero problema, la cosa mi ha infastidito si, ma niente che non si possa risolvere... tutto è risultato sempre più strano man mano che controllavo stanza per stanza, perché niente è stato rubato...bensì è stata deturpata la mobilia in particolar modo le fotografie. Su una mia fotografia sono stati fatti degli scarabocchi degni di un marmocchio maleducato..."
    Alzò gli occhi al cielo Sephirot al sol pensiero, era rimasto piuttosto allibito nell'osservare quei disegni.
    "...Ma non è nemmeno stato questo il vero problema, ciò che mi ha fatto perdere la pazienza è stato vedere una foto di mia madre strappata e buttata nel water."
    Dunque nel dover esporre ciò ad alta voce fu automatico portarsi il bicchiere alle labbra e ingurgitare un sorso considerevole di vino. Non era intenzionato a perdere il controllo di sé bevendo troppo, assolutamente sarebbe stato inappropriato, ma qualcosa di positivo voler pur assaporarlo quel giorno.
    "Non ci fossero stati questi elementi, avrei solo pensato a dei ladri, vandali qualsiasi non so...ma è stato mirato Dorian. A me."
    Lo guardò con serietà e frustrazione in volto, cercando di capire se Dorian avesse capito a quali individui Sephirot stesse ipotizzando.
     
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    Sephirot lasciava trasparire il pieno della propria irrequietezza.
    Non servirono parole per scorgerla. Era capace di leggerla nel cipiglio nervoso, nella rigidità del corpo, nell’aspra tensione con cui le dita stringevano il vetro pallido d’un bicchiere traboccante.
    Si chiese cosa avesse esasperato il suo già precario equilibrio.
    Era evidente che l’ex caposcuola avesse vissuto in misera agonia l’ultimo periodo a Durmstrang ma Dorian aveva ingenuamente sperato che il distacco potesse aiutarlo a ritrovare la tranquillità di cui necessitava.
    Così non era stato. Altri avvicendamenti dovevano aver turbato il suo futuro, intromettendosi in quella ricerca per torturarla con lo sgarbo di altri imprevisti.
    Il francese non aggiunse altro.
    Si limitò a fargli compagnia nella frustrazione, bagnando di tanto le labbra con l’alcol per servirsi il compiacimento d’un paio di sorsi.
    Restò in silenzio finchè Udinov gettò luce sul panorama che l’aveva accolto all’esterno, su quelle situazioni a lui incomprensibili responsabili del malumore che ora lo inghiottiva.
    Aggrottò la fronte, Morel, disturbato dalle circostanze e forse infastidito dalla traccia anonima d’una mina vagante. Non sopportava chi sentiva il bisogno di celare il proprio astio. Dorian doveva metterci la firma e la codardia era, senza alcun dubbio, qualità disprezzata ai suoi standard.
    "Non vorrei costringerti a rimuginare più del dovuto sulla questione ma… avresti motivo di temere questi episodi da qualcuno che non sia chi tu già ipotizzi?" Perché, dopotutto, Sephirot doveva aver messo in conto il perseverare di quelle ripercussioni da parte di Price.
    Hyram era tutt’altro che arrendevole ed il fatto che le loro strade avessero preso rotte diverse non escludeva le possibilità d’un eterno ritorno. Il sadismo c’era, l’insistenza pure.
    “Come pensi di agire? Dal canto mio ti direi che, forse, lasciare impunito l’azzardo potrebbe dissuaderli. I riscontri fanno gola a chi li cerca e se tu mostrassi indifferenza forse perderebbero interesse ma, difatti, non so se è questo che cerchi” Udinov non gli sembrava lucido al punto da rispettare lo stesso intento. Non c’era la voglia di abbracciare un compromesso, né di aspettare l’ennesimo tiro mancino.
    Poco autocontrollo, poca pazienza. Non poteva biasimarlo.
    “Sai bene che, come già ti ho accennato, sarò pronto ad aiutarti qualora lo volessi. Devi solo decidere quanto di questa storia sei disposto a sopportare. E’ chiaro tu sia prossimo al collasso e non so se inibirti ancora possa agevolarti…” Non lo sapeva, Morel ma sperava che la sua compagnia potesse distoglierlo da eventuali avventatezze di uguale portata.

     
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    "Con il lavoro che ha mio padre non sarebbe così assurdo avere dei nemici, se fosse stato un atto compito in maniera differente, allora avrei potuto ipotizzare oltre, ma così non è quindi sono solo due gli individui che avrebbero potuto farlo, ma dubito sia Jerome, in un certo senso...abbiamo raggiunto una sorta di tregua, se così si può chiamare e da quel poco che ho potuto conoscere di lui non è tipo da sporcarsi le mani in questo modo. Hyram invece... dato già i miei dubbi riguardo a ciò che è successo mesi fa nella biblioteca, non mi è così difficile puntare a lui. L'avevo sopravvalutato... è più disturbato e infantile di quanto pensassi."
    Sbuffò Sephirot, irritato dall'essersi trascinato dietro una zavorra del genere, aveva scelto di ignorare tutto e tutti uscito da quella scuola, mantenendo solo i contatti con chi lo meritasse, lasciandosi alle spalle rancori, sensi di rivalsa o vendette qualsiasi. Sperava che non dar corda a certe buffonate avrebbe potuto regalargli l'agognata tranquillità alla quale aspirava per poter continuare con i suoi affari e quant'altro, ma evidentemente un bambino ignorata pretendeva attenzioni.
    "Al di la di ciò che cerco Dorian, io ho provato ad agire come da te suggerito. Non vale nemmeno la pena perdere tempo con certa gente, ma ignorarlo deve aver provocato l'effetto opposto. Quello che ho bisogno di capire è che cosa vuole da me, neanche gli avessi ucciso il fratello. E' come se per principio voglia solo godere della mia frustrazione, senza alcun senso... di fronte ad atteggiamenti così infantili fatico a ragionare logicamente."
    Davvero avrebbe dovuto agire senza logica quindi? Affidandosi solo alle sue emozioni? Non poteva davvero permettersi una cosa del genere, non con lui... certo in altri contesti Sephirot era cambiato, non poteva negare a se stesso il cambiamento che aveva avuto nei riguardi delle persone a cui teneva, agendo anche irrazionalmente e solo spinto da impulso, cosa su cui ancora stava cercando di lavorare... ma per quanto riguardava situazioni del genere agire d'impulso e con stupidità forse non era per niente tra i suoi voleri.
    "Ho ovviamente denunciato il fatto e lasciato alle autorità tutto ciò che potevo dire. Ipotizzando che possa essere stato lui, così da dar loro modo di indagare in merito, perché senza alcuna prova fisica è ben difficile proseguire..."
    Apprezzò le parole dell'amico, nonostante tutto sembrava disposto ad aiutarlo, anche se ciò avrebbe portato a coinvolgerlo più del dovuto. Aveva chiaro quanto ciò avrebbe potuto anche nuocere a lui?
    "Sei davvero disposto a rischiare? Potrebbe benissimo scegliere di prendere anche te come bersaglio. Non mi stupirei."
    Sorseggiò ancora un po' di vino, sentendosi già un po' più calmo, sfogare e parlarne con chi si fidava aiutava di certo, ma ormai era chiaro che il problema Hyram non poteva essere solo ignorato.
    "Ciò che voglio cercare di fare è ottenere una prova che possa definitivamente renderlo colpevole. Ora ha attirato la mia attenzione così, ma potrebbe benissimo cercare un confronto diretto prima o poi, ma non ho la minima intenzione di sprecare il mio tempo andandolo a cercare. Attenderò..."
     
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    “Ne sono consapevole ma… Hyram non mi ha mai spaventato, così come non mi spaventerebbe un confronto. Avrei un paio di cose da dirgli, effettivamente…” Confessò il francese con fiacca ilarità, nella speranza di strappare il compagno alla tensione ed all’inevitabile frustrazione.
    Si era sempre vantato del proprio autocontrollo ma, d’altro lato, poche volte nella vita gli era capitato d’esser messo sotto torchio a quel modo.
    Forse, al posto si Sephirot, anche lui avrebbe scelto una via differente, una che non comprendesse accettazione ed attesa.
    Ammutolì, concedendosi un paio di sorsi dal proprio bicchiere, sì da fargli compagnia in quel viaggio alcolico che poche volte inaugurava, anche solo per non pesare ulteriormente sul proprio equilibrio.
    Lo ascoltò, ritrovandosi poi ad annuire una volta appurata la sua conclusione.
    “Si, credo che aspettare sia la decisione migliore. Non la più produttiva ma… ti darà il modo di pensare ad una soluzione considerando ogni interferenza. Sarai pronto” Concorde, incrociò le braccia sul bordo del tavolino, divagando con lo sguardo.
    Sebbene avesse visto dei turbamenti nell’animo dell’ex caposcuola, restava una delle poche persone razionali che conosceva. Dubitava si sarebbe gettato fra le braccia della prima avventatezza, se non abbondantemente esasperato.
    “Ti chiedo soltanto di tenermi aggiornato e… di contattarmi, se servisse o se lo ritenessi necessario. Non voglio metterti alle strette ma… sarei più tranquillo se ti sapessi fuori dai guai” Sussurrò, aprendosi in un sorriso impercettibile e svuotando il bicchiere, ignorando l’improvviso calore concentrato fra zigomi e orecchie.
    Allentò il colletto della camicia, riportando a lui le attenzioni. A quel punto, cambiare argomento gli sembrò doveroso. Non solo perché avevano effettivamente esaurito gli accorgimenti ma per la sincera curiosità di sapere cosa era subentrato nella vita di Udinov. Quale futuro aveva scelto?
    “Dimmi di te, adesso. Cosa fai? Sei già impegnato in un nuovo percorso formativo? Ti confesso che rimuginarci mi mette ansia. Non sono del tutto certo di sapere cosa è meglio per me. Tu hai… una fidanzata, vero? Ti ha aiutato a scegliere?” Sperando di non essere scivolato dalla padella alla brace, provò a non essere sfacciatamente impertinente, limitandosi ad un ambito lontano dalla sfera prettamente intima. Qualcosa gli suggeriva che il suo nervosismo non fosse lo strascico degli ultimi accadimenti.



     
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    Sephirot fu un po' sorpreso nell'appurare che persino Dorian, di fronte a un soggetto come Hyram, avrebbe trovato modo di dirgli qualcosa, eliminando quindi il silenzio dalle sue opzioni. Se doveva riflettere oggettivamente su quel ragazzo, quanto meno una qualità, se si poteva chiamare in questo modo, la trovava. Hyram aveva il dono di riuscire a far reagire chiunque, persino gli animi più tranquilli e pacati.
    Perché in fondo con lo scorrere del tempo Udinov aveva dovuto ammettere a se stesso che Dorian fosse sicuramente più predisposto di lui a optare per la calma, probabilmente era dovuto anche alla sua condizione mentale che, per forza di cose, alle volte prendeva il sopravvento e quindi doveva essersi sforzato a un allenamento mentale più duro del suo.
    Ma anche quel suo bisogno si stava incrinando di fronte a Hyram, non sapeva il russo se fosse un bene o meno coinvolgerlo in tutto questo, ma si sentiva solo, sentiva dentro di lui la possibilità di perdita e la cosa era frustrante per uno come lui, che la sconfitta non la contemplava quasi mai.
    Quella si prospettava una battaglia in cui combattere da soli avrebbe peggiorato il tutto.
    "Non spaventa nemmeno me, non è esattamente la paura quella che provo, ma una sorta di preoccupazione di fronte all'imprevedibilità che può avere una mente infantile... Sei sicuro di volerti farti coinvolgere in tutto questo?"
    Persino quand'era più piccolo Sephirot si sentiva diverso dagli altri bambini, era ovviamente più incline all'imprevedibilità anche lui, ma sicuramente meno rispetto ai suoi coetanei.
    Al di la di questo era seriamente in pensiero per Dorian, eventuale stress gli avrebbe fatto bene? Non era un argomento di cui parlavano spesso per ovvie ragioni, per cui l'approccio che doveva assumere Udinov non lo conosceva, voleva solo far presente all'amico che non l'avrebbe mai forzato.
    Però lui stesso si offrì per concedere un aiuto, la preoccupazione non era unilaterale.
    Sorrise anche lui di fronte a quelle parole rassicuranti, magari non l'avrebbe coinvolto direttamente, ma sapere di avere una spalla su cui appoggiarsi faceva comunque bene.
    "Va bene Dorian."
    Si limitò a dire questo quindi, sentendosi un po' meglio di come quella giornata era iniziata, sicuramente parlarne e sfogarsi non poteva fare che bene, era una sensazione limitata, lo sapeva, ma di certo non poteva nemmeno sprecare tutto il suo tempo per pensare a quell'essere. C'erano cose di ben altra importanza che avevano la priorità comunque.
    Così parlare della sua carriera futura infatti non era che positivo, il suo percorso era già ben che delineato, lui non aveva mai avuto dubbi, ripensamenti o quant'altro, seguire le orme dei suoi genitori era sempre stato il suo obbiettivo, che nemmeno crescendo era mutato. Era sicuro e determinato di fronte a quella prospettiva, ma se quel discorso era iniziato nel migliore dei modi, si concluse forse nel peggiore.
    La sua scintilla di determinazione quindi si spense presto di fronte a quell'ultima domanda, distolse lo sguardo Sephirot, ammettendo a se stesso che Brunhilde in fondo, alla fine, non era stata altro che una sua sconfitta.
    "Il mio percorso è sempre stato ben chiaro. Ho sempre voluto seguire le orme dei miei genitori, non mi ha aiutato nessuno a scegliere, andrò a seguire un corso di Magisprudenza, per poter perseguire una carriera politica. Non ho nessun dubbio in merito. Hai mai ragionato su cosa nello specifico ti trovi più a tuo agio fare? Si può anche eccellere in quasi tutto, ma c'è sempre quel qualcosa che prevarica il resto, forse non è ciò che ti piace più fare, ma semplicemente ciò che ti viene meglio."
    Udinov non viveva di certo nell'illusione in cui bisognava seguire i propri sogni e trovare il lavoro che più piaceva, bisognava fare nella vita ciò in cui si era più portati, al di la del gusto, bisognava seguire il campo in cui le possibilità di successo erano maggiori. O almeno lui aveva sempre ragionato in questo modo.
    "Non ho più una fidanzata comunque."
    Fece una smorfia nel dirlo, ritenendo che per forza di cose avrebbe dovuto dirglielo prima o poi.
     
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    Era ben felice d’aver abbandonato la parentesi più ostile del discorso.
    Ora che gli aveva offerto il suo aiuto poteva dedicarsi alla normalità, ad uno dei loro discorsi infiocchettati e spesso sfuggenti, nella speranza potesse allontanarlo da pensieri ancora affilati.
    Il futuro non era argomento semplice per il francese.
    Strepitava all’idea di abbracciare un nuovo inizio ma, come molti altri ragazzi della sua età, aveva ancora dubbi circa il campo da intraprendere. La sua mente era malleabile, i suoi desideri multiformi. Trovare una strada che ne comprendesse altre si stava rivelando più impegnativo del previsto ma fu contento di constatare che per Udinov non fosse lo stesso.
    Non ne dubitava, in vero. Gli era sempre parso deciso ed anche ora, mentre sussurrava quelle parole, non mostrava alcun tipo d’indugio o tentennamento. Difficile sapere se stesse seguendo le orme di famiglia o se il tutto coincidesse con una sua naturale propensione. Conoscendolo, non l’avrebbe affatto escluso.
    “Ho delle idee, diverse in effetti. Al momento sono propenso a vagliarle tutte, sì da eliminare ogni eventuale dubbio ma… credo che una carriera da spezzaincantesimi faccia al caso mio. E’… il giusto compromesso e non mi causerebbe molte perdite” L’aveva sempre trovato un lavoro totalizzante.
    C’era tutto ciò a cui aspirava, un insieme di discipline applicabili al reale misto alla concreta possibilità di valicare qualche confine.
    Sorrise brevemente, rabbuiandosi l’attimo seguente nell’apprendere l’ennesimo spiacevole accadimento nel presente di Seph. Aveva captato delle vibrazioni, una tristezza d’animo diversa dalla rabbia e ora ne comprendeva i motivi.
    “Mi dispiace. Non credo sia… uno degli argomenti più affini alla tua indole ma… se ti andasse di parlare anche di questo.” Morel non vantava una lunga serie di relazioni alle spalle, tutt’altro. Aveva avuto le sue esperienze, difficilmente inquadrabili nell’ottica canonica di un legame stabile. I suoi rapporti erano turbolenti e spesso effimeri ma questo non faceva di lui una persona poco accorta.
    Aveva la straordinaria capacità di saper vestire i panni altrui ed anche in quel caso, non avrebbe esitato a fornire all’altro il suggerimento più adatto.
    “E’ un periodo di passaggio, questo. Tutte le cose finiscono per un motivo. Al momento… credo ti serva un altro bicchiere di vino ed un po’ di spazio” Quanto a lui, l’avrebbe accompagnato. Anche nel silenzio.


     
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    Assottigliò gli occhi Sephirot nel sentire Dorian desideroso di tentare con la carriera di spezza-incantesimi. Non che Udinov avesse qualcosa in contrario su un lavoro del genere, ovviamente non era tra le sue corde e non rientrava nella sua idea di ambizione, ma in un certo senso poteva essere interessante per chi fosse appassionato di storia o fosse un avventuriero... solo che gli era difficile immaginare il suo amico in quel ruolo, non gli causerebbe troppe perdite in quale senso? Ormai la sua curiosità si era accesa e per quanto fosse egocentrico il russo era desideroso di conoscere meglio Dorian.
    Perché nonostante il tempo passato assieme erano ancora tante le cose che non conosceva, si preservava più di chiunque altro conoscesse, lo invidiava in parte, perché era ciò che avrebbe voluto far lui, ma nel corso del tempo la sua corazza si era indebolita e non sapeva se esattamente se fosse qualcosa di volontario o involontario.
    "Di quale perdite parli? Non è un lavoro così sicuro come si potrebbe pensare, anzi. Forse in un certo senso è molto più imprevedibile di altri. Che cosa ti affascina esattamente?"
    Se si stava riferendo ai suoi problemi dei quali era stato testimone una volta soltanto non riusciva quindi a comprendere come ciò potesse essergli d'aiuto, forse, per l'appunto, c'era qualcosa che non sapeva o non aveva colto, voleva quindi saperne di più.
    Sospirò poi di fronte al suo dispiacere, d'altronde che altro poteva dirgli, era giunto da lui carico di notizie negative, non era in cerca di saggi consigli Udinov, forse solo una spalla sulla quale appoggiarsi brevemente.
    "Non saprei nemmeno che dirti Dorian, ma per quanto deludente non sono così disperato da vivere solo d'amore. Il motivo di questa fine è una mancanza di coraggio, una scelta di priorità suppongo. Probabilmente non era quella giusta allora, non amo la debolezza."
    Fino a qualche tempo fa non avrebbe avuto la forza di parlarne in quel modo, ma di sicuro non si era mai dato la colpa per come erano finite le cose, era stata lei ad andarsene, a essere quindi debole e oltre alla debolezza Sephirot non amava nemmeno autocommiserarsi, c'era tanto altro a riempire la sua vita, oltre al bicchiere di vino.
    "Comunque sembra che tu stia parlando per esperienza. Sono un ragazzo piuttosto selettivo e pretenzioso io, eppure tu lo sembri maggiormente, o sbaglio?"
    Non aveva mai avuto modo di vederlo in compagnia di una ragazza, nemmeno di un'amica alla quale tenesse particolarmente, il cerchio d'amicizia di Dorian gli era effettivamente sconosciuto, a parte quel pazzoide che tempo addietro gli aveva persino tirato un pugno per una gelosia ingiustificata. Non l'aveva più visto in giro quello fortunatamente.
     
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    "Delle perdite in interessi. La professione dello spezzaincantesimi si muove in più di un settore e se mi impegnassi in tal senso sarei certo di portare con me più passioni, senza tralasciarne alcuna" Concluse, chiarendo così bisogni e urgenze. Morel era sempre stato uno studente modello. Eccelleva in tutto e l'idea di costringersi in un solo percorso scolastico lo disturbava oltremodo. La sua sete non si sarebbe fermata; c'era da chiedersi se effettivamente avrebbe mai smesso di superarsi.
    Non era giunto il momento di inibirsi, non per lui.
    Prese un nuovo sorso di vino, rigirando il bicchiere fra le dita affusolate prima di volgere lo sguardo terso in quello di Udinov. Scivolavano in un argomento potenzialmente pericoloso per il francese, che tanto bene e tanto a lungo aveva saputo nascondere quei lati di sè che era certo avrebbero causato il diniego del russo.
    La sua versatilità sessuale, per cominciare e le specifiche del suo stato di sangue. A volte si chiedeva se Seph sarebbe riuscito ad accettarlo ugualmente. Se sarebbe sceso a compromessi, se sarebbe rimasto.
    Più di una volta, in quegli anni, era stato tentato dall'idea di svelarsi ed aprirsi a lui umanamente, mettendo da parte ogni altra riserva. Eppure qualcosa - il timore della perdita - l'aveva sempre trattenuto dall'agire.
    Come avrebbe superato il suo diniego? Sarebbe stato lo stesso senza la sua guida?
    "In campo sentimentale non sono più fortunato, temo. Non si tratta solo di... ricerche e pretese. Sono forse troppo razionale per abbandonarmi scioccamente ed in modo incondizionato all'utopia che l'amore chiede. D'altro lato, non mi ci sono incaponito a dovere. Non ho fretta alcuna ma... qualcuno potrebbe esserci." Concluse, sforzandosi d'affrontare la questione come altre volte aveva fatto: di petto e con pragmatismo, senza alcun fronzolo.
    Temeva, tuttavia, che la curiosità del compagno si sarebbe spinta oltre.
    "Tengo particolarmente alle mie amicizie, tuttavia. L'avrai notato..."
     
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    Sephirot non aveva mai valutato per se stesso una carriera che fosse diversa da quella che già sapeva che avrebbe intrapreso sin da bambino. Probabilmente cresciuto con questo ideale gli veniva complicato cercare di trovare un'alternativa. La carriera politica, ministeriale...si addiceva al suo spirito, al suo bisogno di supremazia e ambizione, al fatto di poter avere sotto controllo diversi aspetti della vita delle persone. Gli piaceva l'idea, lo stuzzicava...
    Però provò comunque a pensare a cos'altro avrebbe potuto fare traendo spunto da Dorian.
    Avrebbe mai fatto lo spezza-incantesimi? Mh, poteva essere interessante sotto certi aspetti, ma era l'idea di parlarne in sé a interessarlo non l'atto pratico, così come tante altre cose.
    Udinov amava dialogare, amava riflettere su molte cose, soprattutto su ciò che era lontano da lui e che poteva rappresentare una fonte di curiosità e misteri, ma ecco tutto si limitava all'atto della speculazione, poteva teorizzare e filosofeggiare con ottima compagnia e il tutto si fermava li.
    Lavori come quello che avrebbe voluto Dorian e come quello di Rosalie da indicibile erano proprio quelli che stuzzicavano la sua voglia di conversazione, tutto qui.
    Dunque annuì facendo un sorriso verso l'amico Sephirot, non disdegnando la sua scelta, anzi quasi speranzoso che la intraprendesse per farsi poi raccontare quali misteri andava a scoprire.
    "Se riuscirai a intraprendere questa carriera, sarò lieto di ascoltare le tue avventure."
    Detto ciò l'argomento successivo era ben lontano da quello di cui avevano parlato fin'ora.
    Un argomento difficile da affrontare in quel periodo soprattutto, ma che in generale non aveva mai voluto approfondire ad alta voce con chi non fosse la diretta interessata dei suoi sentimenti, per cui era...strano, in un certo senso parlarne.
    Non si meravigliò nel ricevere una risposta del genere, se lui stesso era il primo a nascondere parte del suo animo, Dorian era anche più criptico di lui. Il russo nel tempo aveva lasciato andare alcune sue catene, scosso da una serie di eventi che avevano colpito la sua vita inevitabilmente si era trovato a provare sentimenti così forti di varia natura da non riuscire più a contenerli, tra questi anche l'amore.
    "Mh... è sicuro qualcosa che è difficile da controllare, ma non sono d'accordo sul fatto che richieda per forza un'utopia. Certo la perfezione sarebbe l'idea in ogni cosa, ma se siamo fatti per provare questo sentimento, non vedo perché respingerlo, semplicemente non bisogna farlo diventare qualcosa di sciocco. Farsi condizionare unicamente dall'amore dimostra solo quando non si è un minimo intelligenti. Deve coesistere insieme all'autoconservazione."
    Era un discorso complicato, ma disse quelle parole con convinzione, mentre teneva le mani incrociate sul tavolo guardandole... ci aveva riflettuto parecchio e lasciarsi completamente andare in esso era un errore.
    Perdere completamente la razionalità era un errore...ed era quello che lui quasi aveva fatto e non voleva assolutamente ricaderci.
    Comunque non gli era sfuggito il fatto che forse qualcuno nei pensieri di Dorian c'era eccome.
    "Fatto sta che essere pretenziosi è il minimo, sia in amore che in amicizia. E' per me incomprensibile il bisogno di circondarsi da chiunque... quali sarebbero i motivi? Bisogno di attenzioni? Notorietà? Paura della solitudine? Sminuire se stessi pur di stare con qualcuno è la cosa più sbagliata che si possa fare. Sei pretenzioso Dorian, lo sei molto ed è solo un bene... così, come detto da te, a queste amicizie puoi tenere molto."
    Ed era così anche per Udinov, le poche persone che aveva scelto di avere al proprio fianco erano per lui fondamentali.
    "E se c'è una persona che forse può soddisfare ciò che vai cercando, vuol dire che l'hai già valutata sufficientemente. Non sei stupido."
     
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    “Ed io sarò lieto di condividerle con te.” Non era quello che avevano sempre fatto, dopotutto? Certo, persistevano ancora segreti, fra loro e le colpe di questa barriera erano del tutto imputabili al francese. Non s’era mai considerato un codardo ma dopo aver stretto quel legame di profonda quando indispensabile amicizia, i suoi dubbi in merito erano cresciuti.
    Non era riuscito a misurarsi con l’idea di un rifiuto che presto o tardi, ovviamente, sarebbe stato costretto ad affrontare.
    Ma quando? Quale momento sarebbe stato appropriato? Quando avrebbe scelto di svelarsi a lui interamente, per ciò che era davvero, senza vergogna alcuna?
    Morel non aveva mai provato imbarazzo per la sua condizione, né per i suoi interessi. A frenarlo non era un’incertezza nell’immagine ma la più sincera e umana paura di perdere il volto che più gli era stato vicino in quegli anni.
    Mise temporaneamente da parte il fardello dei pensieri, annuendo alle sue affermazioni successive. Non poteva che essere concorde. Dorian aveva amato, in passato o quantomeno ci era andato vicino ma questo, in nessun caso, aveva azzerato le sue capacità di autoanalisi. Tutt’altro.
    Era forse troppo vigile nei rapporti, schiavo di quell’autocontrollo che gli permetteva d’avere la meglio, di essere in vantaggio, di tenere la situazione a portata di mano.
    “L’ho fatto per quanto possibile. Non tutte le persone si lasciano leggere. Non interamente, almeno. E se questo è un bene per la mia curiosità, non lo è per la mia diffidenza” Lui, senz’altro, rientrava nella tipologia e non poteva biasimare Nikolai per quell’insopportabile aura di mistero che ancora gli impediva di sbirciare chiaramente nei suoi obiettivi.
    “Cosa faresti se… una persona che credi di conoscere si rivelasse in qualche modo diversa dall’idea che hai costruito? Immutata per alcuni aspetti ma… differente, per altri?” Seppur vago come quesito, era il primo passo verso la condivisione.
    Morel doveva sapere. Doveva sapere se esisteva la concreta possibilità di buttar giù la maschera con ogni sua scarna resistenza. Sephirot l’avrebbe accettato, a quel punto?

     
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    "L'elemento chiave nelle relazioni è la pazienza. Successivamente poi ci si azzarda a pretendere no? Arriva un certo punto in cui ci si sente in diritto di voler sapere di più sull'altro quando ci si è avvicinati abbastanza. Fin quando non si pretende in maniera arrogante va più che bene."
    Lui era mai stato arrogante? Non ne era così sicuro in realtà...poteva anche essere successo con specifiche persone di risultare più aggressivo di quel che avrebbe voluto, soprattutto da quando aveva vissuto squilibri vari che gli avevano tolto un po' di quell'autocontrollo a cui teneva tanto. Probabilmente con Rosalie lo era stato eccome, ma si sentiva giustificato in tal senso, perché la sua pretesa era atta per trovare una soluzione ai loro problemi.
    "Poi con ogni persona è diverso...Noi, io e te...forse siamo i primi a preservarci e nascondere parte di noi stessi, eppure per quanto mi riguarda mi ritrovo lo stesso a pretendere dagli altri quando sento che ormai fanno parte della mia cerchia."
    Non si azzardò a dire che fosse ingiusto, perché effettivamente era quello che avrebbe voluto lui, sapere ogni cosa degli altri e celare parte di se stesso. Sarebbe stato l'ideale a cui ambire, ma purtroppo era consapevole di quanto certi rapporti, almeno quelli intimi, necessitassero di un "dare e avere".
    Ed era anche per questo che ora con Dorian stava insistendo tanto nel parlare di questi argomenti, paradossalmente sentiva di aver dato di più rispetto al ricevuto. Non gli piaceva.
    Il quesito che gli pose non era per niente semplice e infatti Sephirot si concesse del tempo per riflettere mentre fissava la sua tazza fumante. Non era una domanda che prevedeva una risposta immediata e concisa, anzi...
    Tra l'altro gli anche capitata una situazione del genere, più volte...e come aveva sempre reagito? Rifiutando quei cambiamenti per poi soffrirne. Era capitato con Kaitlyn e in parte con Brunhilde...in parte persino con suo padre, ma con quest'ultimo aveva scelto di impegnarsi per lavorarci su, per riscoprire il tipo di persone che erano diventati dopo la morte della donna che li aveva accompagnati per tanti anni. Una moglie e una madre.
    Sospirò prima di rispondere.
    "Dipende dalla persona in questione. C'è da valutare quanto valga la pena e di quali aspetti stiamo parlando. A seconda di queste cose ho reagito di conseguenza in passato. Ho rifiutato e allontanato da me alcuni individui, mentre con altri ho scelto di lavorarci su, di cercare di conoscere meglio questi nuovi aspetti perché ne valeva la pena."
    Quanto era personale per Dorian questa domanda? Udinov non poteva saperlo purtroppo, erano stati sul vago e forse chissà, la persona che aveva attirato le sue attenzioni presentava anche aspetti che credeva diversi? Chissà.
    "Non sai come reagire di fronte a una circostanza simile? Non ti è mai capitato quindi?"
    Dunque poteva provare a capirci di più solo chiedendo, senza risultare troppo invasivo ipotizzando chissà che cosa.
     
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    Cinquanta e cinquanta.
    Avrebbe forse dovuto aspettarselo da un ragazzo razionale come Sephirot. Questo, in nessun modo, veniva incontro ai suoi dubbi in merito allo svelarsi. Doveva rischiare metà di sé stesso e scendere a compromessi con l’idea d’un possibile rifiuto.
    Non era nell’indole di Morel essere tanto sconsiderato, mettere in gioco sé stesso, giocare con le proprie sicurezze.
    Anche questa volta, dunque, fu costretto a posticipare il momento della verità, raccontando a sé stesso una scusante. Aveva bisogno di rimuginarci ancora, di testare l’interesse che il russo nutriva nei suoi confronti, il suo reale affetto. Solo quando sarebbe stato abbastanza certo del suo sostegno, avrebbe abbandonato la difensiva.
    Prolungare il momento della verità era altrettanto spiacevole perché Udinov, seppur disposto ad ascoltarlo, avrebbe potuto contestare l’incompletezza che gli aveva propinato per tutto quel tempo.
    Per una manciata di minuti, il francese si mostrò terribilmente combattuto, in balia dei propri pensieri e frustrazioni.
    Come avrebbe potuto venir meno a quel dissidio?
    “No. Non direi. E’ una circostanza nuova e… particolare. Ed io sono sempre troppo… previdente per lasciare le cose al caso.” Ammise, ancora preda di quel flusso di coscienza, svuotando infine il proprio calice con un ultimo sorso.
    Forse avrebbe dovuto testare prima le considerazioni di Udinov in merito a determinate questioni. Solo questo avrebbe potuto illuminare la sua situazione in qualche modo. Doveva essere discreto, scegliere i giusti momenti e le giuste parole, evitare di lasciar tracce, disseminare la propria vaghezza.
    Che fosse quello l’attimo adatto a porre le basi? A cercare le briciole? No, non c’era alcun aggancio.
    “Ad ogni modo, non è il caso di fossilizzarsi troppo su qualcosa in evoluzione. Vieni, facciamo due passi. Non dimenticarti di scrivermi…” Meglio godere della sua presenza fintanto che le cose restavano invariate.



     
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