Love and other drugs

pvt. Luth

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    Uno...
    Due...
    Tre...
    Contava le gocce di xanax che continuava imperterrito a diluire nel piccolo bicchiere di vetro di fronte a lui
    " Non credo che quella roba vada presa alla tua età, specialmente con gli alcolici"
    << Quattro>>
    << Cinque>>
    << Sei>> continuò non dando neppure per un secondo ascolto alla donna dietro al bancone che tentava di distrarlo dal suo primario compito: intontirsi, perdere ogni coscienza. Non era mai stato solito mischiare psicofarmaci e alcolici, era qualcosa che non andava fatto, lo sapeva, sua madre glielo aveva fatto ripetere almeno dieci volte prima del suo primo anno a Durmstrang, preoccupata che per il terrore di affrontare un nuovo ambiente finisse a fottersi il cervello e quel piccolo espediente del genitore aveva funzionato per tutti quegli anni tranne quello attuale, perchè Luther non c'era più, sua madre era morta in quella cella ad Azkaban e si era ritrovato da solo, senza nessuno al mondo che davvero lo apprezzasse o gli volesse bene nonostante tutto.
    Durmstrang senza Luther era più triste, ogni giornata si ripeteva identica a quella precedente e il dolore del lutto riecheggiava tra quelle pareti fredde ed inospitali della grande scuola del Nord, per questo aveva mischiato alcolici e psicofarmaci, per questo in quel momento si trovava in quello stupido locale senza nemmeno la forza di alzare gli occhi dal bicchierino, tirandolo giù di un sorso, amaro.
    Sospirò appena, accarezzando con le dita delicate il medaglione che portava al collo, l'unica cosa che potesse ricordargli del genitore, l'unica cosa che potesse, anche solo per un momento, ripotarla lì, nei suoi ricordi.

    CITAZIONE
    " Dimitri che succede? Perchè piangi?"
    << Mamma quei bambini hanno detto che sono strano, che sono un mostro>>
    " E tu ci credi?"
    << Io ... Non lo so>>
    " L'importante è solo quello che tu credi di essere Dimitri, quello che credi è la tua realtà"

    Il campanellino che suonava ogni qualvolta un nuovo cliente entrava lo fece ritornare al presente, spostò lo sguardo vacuo sull'uscio mentre gli occhi, stanchi e solcati da profonde occhiaie nere, prendevano un'improvviso tono scintillante e le gote si arrosavano.
    Luther Price.
    Non si erano più parlati da quando , pur di difenderlo, si era messo alla mercè di Hyram prendendo quella maledizione senza perdono in pieno petto, da quel giorno si erano sistematicamente evitati perchè Dimitri non sapeva spiegarlo nemmeno a se stesso perchè lo aveva fatto figurarsi spiegarlo a qualcun'altro, il suo cervello non era adatto a ragionare su sentimenti e cose aleatorie, irrazionali, lo mettevano in crisi, quindi aveva semplicemente deciso di non farsi domande e di non riceverne evitando il Price, quando poi era rientrato a Durmstrang, notando l'assenza altrui, solo lì si era reso conto di quanto avesse sbagliato ad arrendersi, a non provare neppure a parlargli, a salutarlo a fingere che non gli interessasse più niente.
    Con il coraggio dato solo dal cocktail di farmaci e alcolici, alzò un braccio richiamando l'attenzione altrui
    << Price>> gridò con voce stentorea , invitandolo a prendere posto sullo sgabello accanto al suo, avvicinandolo alla sua figura con un calcetto
    << E' da un pò che non ci si vede>>
     
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    La sua carriera scolastica era giunta al termine e, ora più che mai, cominciava a sentirsi perduto.
    Non aveva prospettive, né speranze definite. Non riusciva ad inquadrare l'obiettivo con la giusta precisione e qualsiasi campo gli pareva solo una sponda di transito.
    I rapporti con Hyram erano più tesi che mai. Lo erano diventati da quando aveva mostrato compassione e titubanza al cospetto di Dimitri.
    Si erano rotti; la loro unione era prossima ad un pericoloso collasso e questo, di certo, influiva sul suo abbandono.
    Luther non viveva bene ai margini. Aveva bisogno di attenzioni, premure. Aveva bisogno di sentirsi considerato, benvoluto, vitale ma le impressioni dell’ultimo periodo erano distanti dall’accontentarlo.
    Di nuovo aveva trovato rifugio nella droga.
    Di nuovo le sue consolazioni si erano focalizzate in un circolo di vizi.
    Ecstasy e sesso, nessun limite, nessuna proibizione. Palliativi effimeri. Lo salvavano il tempo d’una notte o due prima di rispedirlo all’inferno.
    In mente, aveva ancora la nitida immagine di suo fratello che si lasciava cadere nel vuoto. Aveva preferito rischiare piuttosto che restare. Aveva preferito la solitudine all’insieme. Come poteva convivere col pensiero di quella solitudine?
    Entrò nel primo pub sottomano, le spalle curve, l’espressione illividita.
    Non avrebbe notato Dimitri se il suo richiamo non gli avesse pungolato l’udito, sottraendolo alla frustrazione ed all’intorpidimento. Così lo guardò, accigliato.
    Negli ultimi mesi anche lui l’aveva evitato. Era semplicemente sparito; un po’ come se si fosse pentito del gesto inconsulto che l’aveva reso cavia al suo posto.
    Gli si avvicinò, mesto, sedendo dopo aver ordinato del rum con un cenno del mento.
    “La tregua è finita? O ti è solo tornata la voce?” Snocciolò il Price dopo qualche istante, frugandosi nelle tasche sì da accendere una sigaretta e bloccarla a mezza bocca, fra le labbra sottili. Lambì il filtro con ingordigia, due rapidi tiri prima di una schicchera.
    Dopo, gli occhi azzurri furono nei suoi, torbidi e confusi.
    Sollevò le sopracciglia, quasi a chiedergli una spiegazione non ancora sopraggiunta.
    “Si, non so se l’hai notato ma ho terminato il mio ultimo, penoso anno. A meno che tu non fossi impegnato a cambiare corridoio per chissà quale ragione. Ti offri volontario e dopo non posso neanche ringraziarti? E pensare che credevo di essere io, quello fottuto” Rise, sghembo.
    Aveva l’abitudine di colpire quando l’incomprensione lo attanagliava e se le parole dell’altro gli erano sembrate chiare circa l’interesse che diceva d’avere; i comportamenti erano risultati estremisti e contradditori.
    Paradossali, anche per lui.



     
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    Il sorriso ampio che aveva messo su immediatamente nel constatare la presenza di Price, si spense non appena l'altro aprì bocca, non c'era astio nelle sue parole quanto più una nota di sincera confusione, Dimitri però non era in grado di leggere le emozioni degli altri, tanto quanto non era in grado di gestire le proprie, era un gioco pericoloso quello che riguardava i sentimenti, un gioco di cui non sapeva le regole e che , per questo, si era rifiutato di giocare dopo la seconda mano. Si era ritirato, come un codardo, un vigliacco, si era ritirato di fronte a quello che voleva, preferendo che restasse solo un desiderio irragiungibile piuttosto che afferrarlo, o almeno provarci perchè il fallimento, la possibilità che avvenisse, l'avevano paralizzato facendolo tornare al punto di partenza.
    “La tregua è finita? O ti è solo tornata la voce?”
    Sbuffò aria dal naso, mettendo su un sorriso annacquato, tirando giù l'ennesimo bicchierino di alcolico e spostando gli occhi chiari sul profilo dell'altro intendo ad aspirare avidamente la sigaretta
    << Sembra siano adatte entrambe le cose >> sospirò rendendosi conto di quanto fosse stato sciocco anche solo a pensare di invitarlo a sedere con lui, era umano che che ce l'avesse con lui, umano che non volesse parlargli, il problema era solo lui, era solo lui ad essere troppo poco umano
    Si, non so se l’hai notato ma ho terminato il mio ultimo, penoso anno. A meno che tu non fossi impegnato a cambiare corridoio per chissà quale ragione. Ti offri volontario e dopo non posso neanche ringraziarti? E pensare che credevo di essere io, quello fottuto”
    Il suo tentativo di iniziare una conversazione dai toni pacati e generici ovviamente non fu colto, Luther andò diretto a colpire il fulcro, il nodo che si era formato nello stomaco da quel maledetto giorno, dal giorno in cui si era ripromesso di non far più decidere ai suoi sentimenti per sè stesso
    << L'ho notato e quella scuola riesce a fare ancora più pena senza di te , c'è da dirlo>> ammise stringendosi nelle spalle, spostando lo sguardo altrove, ovunque tranne che in quello dell'altro. Si sentiva colpevole, colpevole nel profondo, anche se non riusciva a chiedere scusa, non riusciva neppure a capire esattamente cosa avesse sbagliato, forse tutto, forse niente, forse aveva errato dal principio, forse non avrebbe mai dovuto neppure rivolgergli la parola come era riuscito egregiamente a fare per tutti quegli anni. Sorrise appena della battuta altrui, in effetti tra tutti e due stentava a capire in quel momento chi stesse peggio
    << Riesco sempre a stupirti , vedi?>> esordì il russo tentando di mantenere il tono della conversazione su quella leggerezza che si ha quando si parla di cose non importanti, seppur per lui Price rappresentasse qualcosa di dannatamente importante
    << Ti ho evitato, è vero, non mi sforzerò neppure di negarlo e mi dispiace se non ti è sembrato chiaro perchè lo facessi>> sussurrò in un soffio, non le migliori scuse del mondo ma le migliori che ci si potessero aspettare da uno come lui
    << E' che io non lo so perchè l'ho fatto ed è difficile per me rassegnarmi a non avere una spiegazione logica e lineare per tutto , sapevo che tu mi avresti chiesto una motivazione e io non l'avevo >> non l'aveva neppure in quel momento in effetti ma con tutto quello che si era preso ora la motivazione di quel gesto pareva quasi priva di importanza
    << Il fatto è questo Price, quando tu sei intorno a me, quando ci sei tu di mezzo, io non ho più spiegazioni, neppure una piccolissima fottuta ragionevole spiegazione ... Ho solo cose che sento e che mi spingono a farne altre, cose a cui non so dare un nome e che mi spaventano, tutto qui>> continuò gesticolando appena per poi, finalmente, puntare gli occhi chiari in quelli altrui
    << M-Mi dispiace se ti ho evitato, non avrei voluto e non devi ringraziarmi di un cazzo, sono io che ti devo delle scuse decenti ma non so farle , non so fare niente che non sia nei miei schemi>> ammise fissandolo e sperando che l'altro si allontanasse, che se ne andasse, perchè gli era mancato, gli era mancato e la sua assenza aveva fatto male ed ogni fibra del suo corpo avrebbe voluto stirngerselo contro ma ogni piccolo neurone del suo cervello fatto di regole gli gridava di non farlo. Era fottuto.

     
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    Dimitri rappresentava per Luther qualcosa di controverso e dannatamente ambiguo. Non si era sforzato di capirlo, né aveva offerto a sé stesso la possibilità di esplorare cosa celasse quel briciolo d’interesse altrimenti inspiegabile.
    Lasciò che parlasse, dandogli spazio; sottomesso al guizzo di compiacimento che sembrava averlo preso nel constatare quanto indispensabile fosse la sua presenza a quella altrui. Raramente gli capitava di divenire il centro del mondo per qualcuno. Quella consapevolezza lo rinfrancava ad oltranza solo col fratello.
    Lo inquadrò fra le ciglia scure; posando lo sguardo terso sul suo viso per tenerlo sotto scacco.
    In quel momento, provava a carpire ciò che gli stava celando, assieme al marasma confuso di rivelazioni che troppo poco seppe sbrogliare della sua confusione.
    Si ritrovò a fronte crucciata; le labbra vermiglie schiuse per la sorpresa.
    Certo, era piacevole. Stentava a comprendere i nessi reali dietro quelle parole ma le attenzioni che Dimitri gli serbava; quell’apprensione tragica e minuziosa, erano balsamo per la personalità di Price. Balsamo per la sua smania di attenzioni.
    Come fosse riuscito, con la sua spigolosa noncuranza, a divenire sacrificio per qualcuno non gli era dato saperlo ma ci si crogiolava, adesso, lottando con pulsioni ignote.
    Premura, garbo, accuratezza, devozione.
    Per un po’ non seppe cosa dirgli. Si ritrovò nella fastidiosa situazione di chi era a corto d’argomentazioni, stralunato ed intorpidito.
    Scosse il capo dopo qualche secondo; un sorriso mesto a farsi spazio sul viso spigoloso, quasi a spezzare l’imprevista intensità del momento.
    “…Sospettavo fossi masochista ma non fino a questo punto” Mormorò, volgendo il busto verso di lui dopo aver tirato giù l’ennesimo bicchierino prontamente servito, schioccando la lingua contro il palato nel tentativo di smorzare il pizzicore della gola e l’insopportabile tensione delle viscere.
    “Ti ringrazio comunque. E’ stato… strano e mi dispiace tu l’abbia subito senza averne colpa. Non è stato facile dormirci su.” Ammise, arricciando la punta del naso.
    Non sapeva come comportarsi, con lui. Dimitri sembrava stranamente propenso a rispettarlo nella sua integrità, senza approfittare delle debolezze e del naturale abbandono con cui si costringeva alle dipendenze.
    Non erano i limiti a guidarlo, né il diniego verso le propensioni più malsane del suo essere. Era qualcosa di diverso, qualcosa a cui non aveva ancora dato forma precisa.
    “Se non fossi così… restio, capiresti che te ne sono grato abbastanza.” Aggiunse solo dopo, spostando il palmo sinistro sul suo ginocchio per risalire lentamente lungo l’interno coscia, trattenendo gli occhi cerulei nei suoi.
    Di nuovo provò a metterlo alle strette con l’audacia, quasi a testare le sue mancanze. L’avrebbe respinto ancora una volta?
    Cos’è che desiderava?


     
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    jU8N36f Se gli avessero chiesto cosa avesse fatto di così speciale Luther Price per avere tutte le sue attenzioni e tutta quel morboso desiderio addosso Dimitri non avrebbe saputo come rispondere se non con un'alzata di spalle, il che, era a dir poco irritante per lui che doveva trovare un nesso logico a qualsiasi cosa, a qualsiasi sentimento o pulsione. La realtà dei fatti era che Luther non aveva fatto assolutamente nulla per meritare tutta quella devozione che Dimitri elargiva a manate, forse era stato, in un primo momento, un mero desiderio fisico il suo, forse curiosità di capire cosa ci fosse realmente sotto quelle ciglia scure e quegli occhi così chiari, forse era stata la pacatezza con cui lo trattava, l'aveva ignorato per molto tempo, vero ma non lo aveva ferito almeno, ne lo aveva tormentato come Hyram, devozione ingiustificata ecco quello che spingeva il russo a fissarlo , a memorizzare ogni movimento altrui.
    - Sospettavo fossi masochista ma non fino a questo punto-
    Le labbra palli si piegarono in un sorriso ironico, se avesse saputo cosa fosse l'ironia o come farne, quelle parole lo divertirono e lo terrorizzarono allo stesso tempo, possibile che fosse stato questo a spingerlo così intensamente verso Price? Il masochismo, il volersi punire per qualcosa rinchiuso nel proprio passato?
    Ti ringrazio comunque. E’ stato… strano e mi dispiace tu l’abbia subito senza averne colpa. Non è stato facile dormirci su.”
    Sospirò, unendo le mani intorno al vetro dell'ennesimo bicchierino buttato giù , mentre la testa si faceva leggera e i pensieri ancora più confusi e contorti di qualche minuto prima, avrebbe dovuto smettere di mischiare tutta quella merda insieme ma a pro di cosa? In fondo era piacevole, per qualche ora, non sentire quell'enorme ronzio che emetteva il suo cervello sempre attivo, sempre pronto a dare una risposta esatta e accurata ad ogni quesito, per un pò era bello essere mediocre come chiunque altro
    << Non potevo lasciarti lì>> ammise semplicemente, con la stessa semplicità con cui un bambino proteggerebbe il suo miglior amico da una figuraccia o dai bulletti, era così semplice che stentava a crederlo anche lui
    Se non fossi così… restio, capiresti che te ne sono grato abbastanza.”
    Dimitri non spostò lo sguardo dagli occhi altrui che lo fissavano con insistenza, non lo spostò quando sentì il palmo dell'altro andare a posarsi sul proprio ginocchio e neppure quando la stessa mano risalì pericolosamente il percorso dall'articolazione sino all'interno coscia
    << Dovrei, dovrei continuare ad essere restio per farti capire che non voglio scoparti e mandarti a fanculo >> sussurrò in quel linguaggio non proprio, torbido come i pensieri che ora gli passavano rapidi nella testa, avrebbe dovuto staccarsi , andarsene da lì , da quel momento scomodo ma gli alcolici e il mix infernale che ne aveva fatto, non aiutavano di certo a mantenere la calma e Luther pareva volerglielo rendere quasi impossibile.
    Le dita della destra lasciarono il bicchiere, andando a posarsi dietro la nuca altrui, il viso ad un soffio da quello di Luther e gli occhi puntati sulle labbra vermiglie che tanto aveva bramato e desiderato e che ora aveva lì ad un passo
    - No, no, no- ripeteva una vocetta fastidiosa nel retro della nuca ma, stavolta, Dimitri decise di non ascoltarla affatto, si allungò appena, quel tanto che bastò a premere le labbra contro quelle altrui, lambendo la sua lingua con la propria, in una danza folle che non aveva senso mentre le mani viaggiavano tra i capelli dell'altro
    << Contento adesso?Ora puoi dirti che sono stronzo come chiunque altro>> sussurrò sorridendogli a fior di labbra .
    Lui lo era, contento, forse era quella la felicità? Fregarsene di tutto il resto.


     
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    Era curioso, lo era sempre stato al cospetto dell'indefinito.
    Ancora si domandava i motivi per cui Dimitri gli mostrasse un interesse difforme, né capiva a pieno quali fossero le sue bramosie.
    Certo, gli piaceva il modo in cui lo faceva sentire, eletto e speciale, ma non sapeva mettere da parte la diffidenza dinanzi ai suoi scopi.
    Lo guardó, le sopracciglia incurvate a rispondere silentemente alla sua ammissione.
    Pochissimi altri avrebbero rifiutato e non perché Luther fosse cosciente della propria bellezza ma perché trovava nel sesso una sorta di potenziale, una qualità visibile anche ai meno esperti.
    Non ebbe comunque il tempo di processare a dovere.
    Le sue labbra, morbide come rammentava, calcarono le proprie con insolita decisione, prive dell'incertezza che aveva riscontrato la prima volta.
    Gli accarezzó la lingua, un rapido scorcio di sapori ed uno schiocco a rimarcarne il distacco.
    Price rabbrividì, il respiro lievemente alterato, le ciglia corvine a carezzargli gli zigomi.
    Sorrise in risposta, vago.
    "Ti ho già baciato. Questa volta ci hai messo più impegno ma no, non sono... pienamente soddisfatto. Tu si? Ti accontenti." Snoccioló, ritirando le dita dal suo ginocchio dopo avergli fatto un cenno col mento, rialzandosi a cicchetto svuotato.
    "Okay, lascia che sia chiaro..." Gli bisbiglió in viso dopo averlo strattonato via dalla bolgia di gente all'ingresso, sostando in un piccolo corridoio antecedente l'accesso ai bagni.
    "Se non vuoi scoparmi e non vuoi usarmi... cos'é che vuoi? Uscire con me? Frequentarmi? Credi sia... il tipo di persona che ha mai avuto una storiella d'amore? Uno con cui andare mano nella mano per le strade?" Sorrise, amareggiato, indietreggiando di un passo per allentare la presa sui suoi polsi, rifilandogli un'occhiata di striscio.
    Mentirebbe se non ammettesse a sè stesso di essere paradossalmente attratto da quel panorama.
    "Dimmi cosa cerchi, smetteremo di prenderci in giro entrambi."


     
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    Hv7MImj Che il Price fosse una di quelle persone che esagera per compensare, che si nasconde dietro una finta sicurezza per proteggersi, era chiaro come il sole, perfino per uno come Dimitri in cui il pensiero razionale spazzava via ogni forma di sentimentalismo inutile. Il modo di Luther di riempire i propri vuoti lo aveva sempre affascinato mortalmente, forse perchè lui vuoti da riempire non ne aveva, anzi, aveva spazi da creare in quel cumulo di idee e nozioni che gli battevano così forte nella testa a volte da volerle solo zittire in qualsiasi maniera riuscisse a farlo.
    E mentre le loro lingue, finalmente, si scontravano mandando scosse di elettricità in tutto il corpo del russo, quello non faceva altro che chiedersi perchè tra loro non potesse essere semplice come un'equazione matematica, perchè dovesse sempre sembrargli così difficile avvicinarlo e ancor di più farlo rimanere
    "Ti ho già baciato. Questa volta ci hai messo più impegno ma no, non sono... pienamente soddisfatto. Tu si? Ti accontenti."
    Le dita altrui si allontanarono e lo lasciarono lì, di nuovo da solo, di nuovo con gli occhi azzurri a ponderare la figura altrui, di nuovo oberato da tutti quei ragionamenti che diventavano improvvisamente senza logica, sconnessi e insopportabili e per quanto tutto ciò gli desse un fastidio tremendo che gli partiva dal centro dello stomaco e gli dava quasi la nausea, non lo tratenne, non azzardò neppure a sfiorarlo, impaurito di invadere la sfera personale altrui, impaurito di impadronirsi di una confidenza a cui non era destinato
    << Accontentarsi a volte è il modo più sicuro di essere felici>> soffiò con un vago sorriso spento a sporcargli il volto chiaro e lineare
    "Okay, lascia che sia chiaro...
    Quel contatto che tanto gli piaceva improvvisamente divenne insopportabile, Price lo afferò strattonandolo malamente fino al primo angolo meno affolato, lo lasciò senza via di fuga, spalle al muro e Dimitrì sentì tutto il suo corpo rifiutarsi di essere lì, costretto, impossibilitato ad andarsene, costretto a guardarlo negli occhi, costretto ad una vicinanza che non sopportava con nessuno e che era riuscito a sostenere, per breve tempo, solo con il Price. A Dimitri le variabili non piacevano, erano piccole crepe imperfetto su un muro di perfezione, erano calcoli andati male su una lavagna, scarabocchi su un foglio intonzo. Si irrigidì e fu visibile quanto tutto ciò che mosse i suoi occhi verso quelli di Luth fosse il fastidio
    "Se non vuoi scoparmi e non vuoi usarmi... cos'é che vuoi? Uscire con me? Frequentarmi? Credi sia... il tipo di persona che ha mai avuto una storiella d'amore? Uno con cui andare mano nella mano per le strade?"
    Un castello di carte costruito con pazienza e meticolosità buttato giù da una sola e unica folata di vento, dall'unico fiato con cui l'altro sputò quelle parole che lo ferirono, strinse i pugni, così forte che le unghie corte e curate andarono a conficcarsi nel palmo tenero, e le nocche si sbiancarono, avrebbe voluto tirargli un pugno in faccia in quel momento se non avesse saputo di pentirsene immediatamente dopo e così lo spintonò più lontano, ancor più lontano di quanto già quello non si fosse allontanato da solo
    << Possibile che non ti entri in quella testa di cazzo che non tutti vogliono qualcosa da te Price? Sei un'idiota, ecco qual'è il tuo problema, sei un fottuto idiota del cazzo!>> ruggì in una rabbia non propria che gli scosse il corpo facendolo tremare
    << Non so che tipo sei perchè tu non mi lasci nemmeno il modo di capirlo chi cazzo sei! Non lo lasci a nessuno ... E perchè è così ridicolo per uno come te pensare di frequentare uno come me? Cos'è sono troppo sfigato o troppo poco una merda per starti vicino?>> sfuriò nuovamente perchè era chiaro per lui e per la sua logica rigida che il problema fosse quello, fosse proprio lui
    "Dimmi cosa cerchi, smetteremo di prenderci in giro entrambi."
    << Io non lo so cosa cerco, non lo so e mi fa uscire di testa il fatto di non saperlo d'accordo? Ma tu non mi aiuti strattonandomi come fossi il tuo cane>> replicò secco
    << Mi piaci Price, tutto qui, mi piaci e non lo so perchè ... E se vuoi scopare, se è quello che ti interessa, va bene , facciamolo ma poi non venirmi a dire che sono stato io lo stronzo perchè puoi dirti tutte le cazzate che vuoi ma lo stronzo di questa storia, stavolta, sei tu >>

     
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    Fastidio. Ne carpiva I segni sul suo viso, in quel corpo improvvisamente rigido, nello sguardo furente, nelle nocche serrate.
    Il quadro esteriore sarebbe bastato a rendere esplicita quella pulsione ma lo spintone successivo e la distanza conseguente ne sottolineó l'oltraggio.
    Luther vacilló indietro, gli occhi tersi sgranati alla reazione d'imprevista violenza incisa nelle parole dell'altro. L'aveva sempre visto troppo mansueto nei suoi riguardi, quasi spento. Eppure ora ribolliva e non capiva in che modo il suo atteggiamento fosse riuscito a spingerlo a tanto. Dopotutto, voleva solo un chiarimento. Lui, lui che meno di tutti comprendeva le ragioni dietro un reale interesse. Lui, da sempre abituato ad essere un mezzo nelle mani altrui. Una condanna di cui aveva fatto un punto di forza.
    Idiota.
    Una parola semplice guidata dalla rabbia, eppure così cruda da digerire per il Price.
    Dimitri era, ad oggi, una delle poche persone che non l'avesse sminuito. Si era mostrato paziente, accondiscendente, portatore d'una premura a stento comprensibile. Era uno dei motivi per cui Luther si era incaponito con lui, intrigato e spaventato al contempo dalla portata di quell'abbaglio.
    Adesso, invece, si sentiva tradito. Dimitri gli parve uguale a tutti gli altri, un carnefice pronto ad accusarlo e scaricare su di lui ogni colpa.
    Una vittima eletta.
    Arricció le labbra, una punta di sdegno a deformargli l'espressione, facendosi portatrice d'una delusione serpentina.
    Non aveva tutti i torti, il russo. Luther non riusciva a vedere al dilà delle parole. Era abituato a prospettive peggiori, a vedere nelle possibilità solo inutili rischi.
    Questo, tuttavia, non giustificava i modi né l'imprevista durezza di quel dibattito.
    "Vaffanculo." Sillabó alla fine, le dita tese lungo i fianchi, la mascella serrata. Voleva ragioni, non colpe. Per tutta la vita si era trascinato addosso le miserie altrui. Per tutta la vita era stato il capro espiatorio più semplice.
    Di nuovo lo spinse, una bottarella al centro del petto a sottolineare la sua stizza.
    "Non sarai uno sfigato ma sei una testa di cazzo. E se questo è il tuo modo per mostrarti diverso... hai fallito. Stammi alla larga, tu e i tuoi tentativi." Concluse, labile, scappando dal problema prima ancora che si sviluppasse.
    Lo lasció lì, allontanandosi in un paio di falcate dopo aver frugato nella tasca interna del giacchetto.
    Ne tirò fuori una pasticca, la infiló sotto la lingua e dimenticò i propri malcontenti, assieme a quell'umanità così sensibile che, seppur mascherata, continuava a logorarlo.


     
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