If you hate me I'll marry you

Pvt bestiolina

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    Erano passati anni, aveva perso il conto, in fondo per esseri come lei il passare del tempo era tutto relativo, piegato, incrinato, inuitile, ne era passato di tempo però, di questo ne aveva la certezza, attraverso la crescita del suo pupillo, che era cambiato notevolmente dal giorno in cui, ancora bambino, se ne stava sulla sedia d'antiquariato di Viktor, in silenzio, attento a tutto quello che lei e l'anziano si dicevano, per quanto, ai tempi, non capisse una parola di francese.
    Le era sempre piaciuto, Fred aveva sempre suscitato un moto di sincero interesse in lei, gli occhi svegli, il carattere decisamente poco avvezzo ad essere piegato e quella sorta di consapevolezza "adulta" che si trascinava dietro sin da ragazzino, l'avevano colpita, colpita a tal punto da aver insistito con il padre affinchè acconsetisse a lasciarlo unicamente alle cure di lei, l'aveva voluto , l'aveva desiderato ardentemente e , alla fine, lo aveva ottenuto. Quell'uomo che ora se ne stava comodamente seduto nel salone della loro casa a Lillè, aspettando l'arrivo dei nonni, le era cresciuto tra le mani senza che neppure se ne accorgesse, ed era divenuto esattamente come immaginava: rigido, spietato e mortalmente intelligente.
    Lisciò per l'ennesima volta il vestito di seta rossa, in un gesto compulsivo che la aiutava a focalizzare l'attenzione sui ricordi che troppe volte si era accorta sfuggirgli rapidi dalla mente, tutto si confondeva in lei, tra quello che era accaduto e quello che sarebbe potuto accadere, immagini del futuro le passavano di fronte in possibilità infinite e ancor tutte da decidere, così aveva evitato che Fred se ne andasse, così aveva evitato che si storcesse prendendo una strada ben diversa da quella che lei avrebbe voluto per lui. Lo ricordava, con precisione, con esattezza questo, ricordava ancora quando, dopo l'ennesima discussione tra loro riguardo al continuo tentare di avere una vita normale, di avere altre donne all'infuori della sua algida e per niente umana madre, lo aveva morso, punito, in quel momento, nel momento in cui i canini avevano perforato la carne morbida del collo altrui, aveva visto quella possibilità: se Fred avesse saputo il suo destino sarebbe andato via, impedendo a quello di compiersi, come poteva biasirmarlo? Chi sapendo il proprio destino così infame non tenterebbe di cambiarlo in qualche modo? E così aveva chiuso quella visione nella sua testa, al sicuro anche da Viktor e aveva preso le distanze da quel ragazzino, aveva cominciato a trattarlo con più distacco, come un capitano farebbe con un soldato del suo esercito e per quanto quella distanza le fosse costata fatica, per quanto, innumerevoli volte, vedendolo impallidire, vedendo scomparire in lui qualsiasi speranza di essere diverso, avrebbe voluto solo dirgli la verità, liberarlo, lasciargli una scelta, non l'aveva fatto ed ora tutta quella fatica aveva finalmente portato i suoi frutti.
    Rigida come di consueto scese le scale, prendendo posto sulla poltrona di fronte a quella del tedesco, allungando le dita sul bicchiere di Whiskey di fronte a lei e invitando l'altro a fare lo stesso, osservandolo appena da sopra il cristallo e arricciando le labbra scarlatte contro il vetro in un mezzo sorriso compiaciuto
    << Bestiolina>> sussurrò con calma, erano anni che non osava più usare quel soprannome ma ora mancava talmente poco che si sarebbe potuta permettere l'agio di riappropriarsi di quella vicinanza, quella vicinanza che si ha solo con qualcosa che si sente profondamente nostro
    << Tanti auguri>> declamò sorridendogli, concedendo quella distesa di denti candidi che raramente aveva concesso al ragazzo durante gli ultimi anni
    <<c'è qualcosa che desideri? >> chiese serafica per quanto lei avesse già pronta la sorpresa perfetta da anni e anni
    << Qualcosa che non comprenda uccidere qualcuno, non oggi almeno>> sospirò ridacchiando, ne avevano uccisi parecchi, quasi più lui che lei, una perfetta macchina da guerra. Odile storse appena il naso in una smorfia, l'odore di Helena intorno a Fred l'aveva sempre mortalmente infastidita
    << Di ad Helena di non toccarti più, neppure i tuoi vestiti. >> concluse senza tono nella voce per quanto una rabbia profonda le ribolisse nel petto, Fred era suo, era sempre stato suo e lo sarebbe stato per sempre
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    Prendersi cura di Odile era la parte del suo lavoro che più gli piaceva, voleva dire essere a casa, riposarsi, sostare per qualche attimo in una mezza vacanza...ma non essere al sicuro.
    Mai. Non si era mai al sicuro con Odile, con Victor od Helena, bisognava proteggerli e contemporaneamente proteggersi dagli estranei e da loro stessi.
    Tutto era iniziato quando l'uomo che era vento a prenderlo in stazione, dopo il suo primo anno a Durmstrang, lo aveva scaricato avanti al massiccio portone di Viktor con solo una borsa a mano ed un baule in cui era racchiusa tutta la sua giovane vita.
    Odile lo aveva subito preso in simpatia e lui ne era rimasto affascinato.
    Gli era voluto del tempo per digerire il fatto che quella sua nuova famiglia fosse l'esatto contrario sulla catena alimentare rispetto a quella biologica cui era appartenuto fino a qualche mese prima.
    Aveva tentato la fuga un paio di volte, poi si era adattato fin quando Viktor ed Helena non avevano deciso di porre un freno alla crescita della sua componente bestiale.
    L'incanto e la terapia dopo non erano stati una passeggiata, lo avevano letteralmente sfinito ma i tre erano stati pazienti e accorti nutrendolo con un ottimo rinforzante aggiunto ai normali pasti: il loro sangue.
    Ora, dopo decenni, la terapia si era diradata e quell'aggiunta era diventata superflua.

    Sentì l'incedere lento della vampira che discendeva le scale.
    Era piazzato sulla poltrona vestito comodamente in un completo di seta nera bordato di rosso cupo. Alla vita come sempre portava un pugnale e la propria bacchetta.
    Uccidere. Gli avevano insegnato come fare in tutti i modi possibili, a cosa mirare per ottenere determinati risultati, come trattare la vittima per altri e, naturalmente, come sopravvivere.
    Odile prese posto avanti a lui che fingendo di sonnecchiare le regalò il proprio volto per tre quarti.
    Era bella Odile, non era invecchiata di un capello.
    Whiskey.
    Lo sorseggiarono.
    <<bestiolina>>
    Il nomignolo sulle sue labbra era un suono insolito, una chicca cui l'eterna si rivolgeva per indorare una pillola, per arruffianarselo o per disporlo positivamente a qualcosa dispiacevole.
    S'accigliò irrigidendosi quasi istintivamente.
    <<tanti auguri.>>
    Il sorriso che ella gli donò e che lui ricambio con uno sincero e cortese assieme, non faceva che aumentare la portata del primo indizio.
    -Grazie.-
    Odile non aveva mai mancato un compleanno nè uno dei suoi concerti, o una delle sue dimostrazioni nella società eterna e non. Odile c'era sempre stata: una presenza ferma, orgogliosa, severa, spietata e fatale.
    <<c'è qualcosa che desideri? Qualcosa che non comprenda uccidere qualcuno, non oggi almeno>>
    -Non ho mai desiderato uccidere.-
    Ed il fatto che fosse molto bravo a farlo ne era una prova. Era pulito, essenziale, meticoloso. Niente a che vedere con la grettezza dei lavori passionali.
    Tirò lo sguardo verso il soffitto lavorato ed intanto bevve ancora un po' di liquore attento a non perdere di vista la vampira.
    -Mi piacerebbe troncare la terapia.-
    Ne avevano già parlato, le aveva spiegato quanto lo facesse sentire castrato, quanto avrebbe potuto proteggerla mille volte meglio se solo avesse potuto usufruire anche di quella sua natura...
    << Dì ad Helena di non toccarti più, neppure i tuoi vestiti.>>
    La punta di rabbia che la vampira ci mise lo riportò alla concretezza.
    -Va bene.-
    Era inutile ribattere ma naturalmente non avrebbe detto nulla, non era così idiota da sottrarsi alle attenzioni della compagna di Viktor, soprattutto considerando che avrebbe potuto decapitare Odile con tre dita.


     
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    Si era chiesta spesso, e se lo chiedeva anche in quel momento, mentre l'altro gli sorrideva gentile, se fosse stata la cosa giusta, se guidare il destino fosse stato poi davvero giusto, la risposta che si dava era ovviamente no, non lo era, almeno non per Fred, probabilmente avrebbe avuto una vita assai più felice e soddisfacente se le cose avessero seguito il loro corso naturale, se fosse scappato da lei ma scacciava sempre questi pensieri dalla testa aggiungendo che, in fondo, l'altro non avrebbe mai potuto essere nostalgico di qualcosa che non aveva mai vissuto, ne visto.
    Lo vide irrigidirsi a quel nomignolo e ne capì immediatamente il motivo, si era imposta quella freddezza e di solito, l'unico motivo per cui infrangeva quell'imposizione, era per accattivarselo, per dargli una qualche notizia che già sapeva bene non l'avrebbe reso felice neppure un pò
    << Sta sereno, nessun favore da chiederti, oggi no, è il tuo giorno >> asserì ridendo appena mentre il bicchiere ormai vuoto veniva poggiato nuovamente sul tavolino di vetro che li divideva. A guardarli così, ad un primo colpo d'occhio esterno, sarebbero sembrati tranquillamente due coetanei, nessuno avrebbe mai immaginato che in realtà fosse proprio lei la madre adottiva dell'uomo, la cosa la faceva sorridere spesso, come nonostante tutto potessero apparire del tutto usuali ad uno sconosciuto e quanto, invece, non ci fosse niente di usuale in loro, non ci fosse niente di usuale in Fred, lui era speciale, l'aveva sempre saputo
    - Grazie-
    Gli regalò un nuovo sorriso, arricciando una ciocca di capelli sull'indice della mancina e accavallando le gambe come faceva sempre quando doveva cominciare un qualche discussione
    - Non ho mai desiderato uccidere-
    Forse no, o forse si, l'apparente innocenza di Fred, sotto alcuni aspetti, l'aveva sempre lasciata perplessa e nonostante tutto l'aveva sempre mortalmente affascinata, quel briciolo di umanità che l'altro continuava a mantenere nonostante fosse stato cresciuto come un tutt'altro che umano
    << I desideri cambiano ... E non si ha mai tutto ciò che si desidera, sarebbe una vita noiosa altrimenti >> lo liquidò rapidamente con una delle sue solite frasi retoriche, un chiaro modo di dirgli che non aveva alcuna voglia di star li a discutere su cosa volesse o non volesse lui per se stesso
    - Mi piacerebbe troncare la terapia-
    Odile posò lo sguardo sul contenitore metallico delle sigarette, prendendone una e accendendola quasi distrattamente
    << Mi pareva avessimo già discusso di questo >> sospirò ben sapendo di non poter assolutamente accontentare il pupillo
    << Puoi avere tutto quello che vuoi, hai sempre potuto avere qualsiasi cosa desiderassi ma sai bene, che per quanto riguarda la terapia, non posso accontentarti ... Decisioni superiori persino a me>> continuò spostando gli occhi smeraldo in quelli dell'uomo. Era sincera e Fred lo avrebbe capito immediatamente, si conoscevano così bene che l'altro avrebbe fiutato una bugia anche senza guardarla, quella però era l'ineluttabile verità, una verità da cui nessuno dei due poteva scappare: Viktor.
    La rabbia che si impossessò di lei nel secondo esatto in cui il suo olfatto percepì un odore non suo su Fred, l'odore di Helena, sembrò poterle strappare i muscoli dalle ossa, era più forte di lei, lo era sempre stato, ruotare intorno a Fred sempre, per quanto cercasse di non far trasparire tutto ciò all'altro, eppure il tedesco rimaneva il suo unico centro gravitazionale, lo era divenuto immediatamente da quando i suoi occhi smeraldo avevano incrociato i suoi infossati e stanchi, e nonostante sapesse quanto l'anziana avrebbe potuto portarglielo via in due secondi se solo avesse voluto davvero farlo, non riusciva a tacere, non riusciva a reclamare e a palesare il suo fastidio per la loro vicinanza
    << Grazie>> sussurrò con calma, schiudendo le labbra scarlatte intorno ad una nuova frase ben più complessa
    << E' giunto il giorno Friedrich, il giorno in cui farai parte, a tutti gli effetti, di questa famiglia ...>> e l'aveva aspettato, l'aveva aspettato con trepidazione per quasi vent'anni
    << E' giunto il giorno, per te, di divenire uno di noi ... per sempre>> spiegò solenne e sarebbe sembrato quasi una sorta di premio per il lavoro svolto se solo il tono non fosse stato così truce.


     
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    << I desideri cambiano ... E non si ha mai tutto ciò che si desidera, sarebbe una vita noiosa altrimenti >>
    Abbassò lo sguardo.
    Certo, le loro conversazioni erano sempre molto articolate. Odile chiedeva, lui dava una risposta, lei tagliava corto e lui...era inutile provasse a ribattere.
    Tentare però poteva anche non nuocere.
    << Mi pareva avessimo già discusso di questo >>
    -Sì ma non abbiamo mai provato, potrei...-
    << Puoi avere tutto quello che vuoi, hai sempre potuto avere qualsiasi cosa desiderassi ma sai bene, che per quanto riguarda la terapia, non posso accontentarti ... Decisioni superiori persino a me>>
    Incontrò gli occhi di lei. Odile non gli stava mentendo ma era lui ad aver mentito a lei mettendo in pratica uno dei suoi insegnamenti: passiva condiscendenza aggressiva. Aveva annacquato la pozione sorbendone meno della metà già da quattro mesi; aveva coperto i propri cambiamenti olfattivi indossando abiti lasciati volutamente nella stanza personale di Helena o di Viktor. Ed aveva visto subito i risultati; aveva assunto vigore, la muscolatura gli si era tonificata, i capelli e la barba infoltiti, si sentiva ed era più forte, l'olfatto era migliorato ed anche l'udito.
    Finse contrizione e non aggiunse altro andando a bere il terzo sorso del contenuto del bicchiere.
    Persino Viktor si era complimentato per le prestazioni di quell’ultimo periodo.

    Il discorso si spostò su Helena, Odile si inalberava sempre quando vi era lei di mezzo ed anche il suo odore cambiava facendosi più penetrante, sgradevole.
    Riuscì a reprimere una smorfia facendo sciaguattare il whiskey e il poco ghiaccio tintinnante.
    << E' giunto il giorno Friedrich, il giorno in cui farai parte, a tutti gli effetti, di questa famiglia ...>>
    Alzò lo sguardo dal cristallo.
    << E' giunto il giorno, per te, di divenire uno di noi ... per sempre>>
    Brividi lungo la schiena.
    Rimase attonito, congelato.
    -Scusa?-
    Appellativo infame, rassicurazione, richiesta d’un regalo, richiesta respinta, regalo di morte… appellativo infame.
    Il cerchio si chiuse negli emisferi del suo cervello ed in risposta il braccio accompagnò il bicchiere a posarsi sul tavolino.
    Il ghiaccio non tintinnò.
    La bocca gli si era fatta secca.
    L’eterna stava scherzando? Si stava burlando di lui con il suo solito macabro umorismo?
    - Non voglio morire il giorno in cui sono nato, perché non mi regali dodici ore?-
    Pollice ed indice pizzicarono con noncuranza la seta liberando lo spazio per una eventuale estrazione del pugnale.



     
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    Le loro conversazioni erano state ridotte al minimo, allo stretto necessario per far sentire la sua presenza come una costante nella vita di Fred ma non abbastanza per fargliela vedere come una vera madre, solo una presenza. Inquietante, certo, ma pur sempre presenza. Ricordava con un sorriso amaro il giorno in cui, il ragazzino, le aveva portato un topo morto tutto contento del "regalo" che le aveva appena fatto, come un normale bambino che porta a sua madre la poesia scritta per Natale, lei gli aveva accarezzato la testa e si era complimentata per giorni interi per quel piccolo pegno, forse sarebbe stato molto meglio rimanesse tutto così, cristallizzato in quel momento in cui il loro rapporto sembrava quasi normale, ed invece ora erano distanti ma inevitabilmente vicini.
    Sì ma non abbiamo mai provato, potrei...-
    Il discorso dell'eterna, la breve e unica spiegazione che ripeteva ed apponeva ogni volta come unica barriera di fronte ai desideri dell'altro, funzionò e , come di consueto, l'altro non proseguì la sua personale crociata, fissandola solo per un momento per poi continuare a sorseggiare il liquore rimasto nel bicchiere.
    Mentire. Odile l'aveva fatto sempre, almeno in parte, una piccola bugia che però aveva cambiato il destino di entrambi, una piccola bugia che non le era sembrata neppure questo chissa cosa, anzi, l'aveva sempre catalogata come "omissione", non aveva inventato una realtà nuova di sana pianta, no, si era limitata a celarne una e in quello stesso giorno, nel momento esatto in cui, per la prima volta, aveva lasciato il ragazzino a cenare da solo a quel grande tavolo di mogano, dall'istante in cui, di fronte alla sua rabbia lei non aveva replicato nulla, non aveva apposto nessuna giustificazione, aveva messo se stessa, i suoi desideri e i desideri della sua famiglia, al di sopra di Fred.
    Lo fissò per un momento nel lanciargli quella notizia che, sapeva, l'altro non avrebbe accolto di certo con gioia ma lo spazio di manovra altrui era ben poco, cosa avrebbe potuto fare? Rifiutare? Certo, poteva, era contemplato come la sua conseguente immediata morte.
    - Scusa?-
    Perplesso, c'era da aspettarselo, una doccia fredda per qualcuno a cui lei aveva taciuto quella piccola profezia, aveva nascosto quella spada di Damocle per troppo tempo
    Non voglio morire il giorno in cui sono nato, perché non mi regali dodici ore?-
    L'eterna non sorrise, non stavolta, non lo guardò con il solito bagliore compiaciuto negli occhi, era estremamente seria, rigida, mosse appena la mano per riempire, nuovamente, il proprio bicchiere, lasciandolo poi sul tavolo, ponderando le possibilità
    << Comprensibile ma devo negarti anche questo, in dodici ore si rovesciano governi. Tu potresti far peggio.>> e c'era una vaga ombra di dispiacere in lei, sempre che ancora riuscisse a provarne verso qualcuno
    << Hai meno di tre ore, quando Viktor ed Helena saranno qui il tuo tempo sarà scaduto>> proferì serafica come se non fosse di una vita che si parlasse
    << Ah>> aggiunse sorridendo appena << Non c'è bisogno di dire che se tentassi di scappare da qui, moriresti e definitivamente, cosa che in effetti succederebbe anche se dicessi di no ma, ehi , che vuoi farci? Le responsabilità dell'età adulta Friedrich>> concluse atona, osservando ogni suoi minimo movimento
    << Non ci proverei fossi in te, neppure ci penserei >>


     
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    << Comprensibile ma devo negarti anche questo, in dodici ore si rovesciano governi. Tu potresti far peggio. Hai meno di tre ore, quando Viktor ed Helena saranno qui il tuo tempo sarà scaduto>>
    La fissò.
    La vampira non tradiva nulla, ogni sfumatura sul suo volto eterno era una maschera, una pantomima dei sentimenti umani, una maschera per muoversi fra i mortali e raggiungere esclusivamente i propri scopi: Odile era un'arrivista.
    -Tu non stai...scherzando?-
    Perchè con tutta la buona volontà, con tutta la fantasia del mondo, non aveva mai ponderato la possibilità di poter essere allevato in quanto carne da macello, non per un tempo così lungo.
    La poltrona s'era fatta improvvisamente scomoda, la stoffa di seta ruvida come canapa, e lui stesso aveva preso a sudare freddo.
    << Non c'è bisogno di dire che se tentassi di scappare da qui, moriresti e definitivamente, cosa che in effetti succederebbe anche se dicessi di no ma, ehi , che vuoi farci? Le responsabilità dell'età adulta Friedrich>>
    Attonito.
    Come un pesce schiuse le labbra e sgranò gli occhi e nulla ne venne.
    Meno di tre ore.
    No. Odile non stava scherzando.
    Si alzò dalla poltrona.

    *** 1 ora e mezza dopo***


    L'idea era stata un suicidio ma eveva deciso di rischiare ugualmente.
    Sedici anni ad essere grato, a stimare e a fare di tutto per rendere orgogliosi di sè i suoi assassini.
    Sedici anni buttati.
    -Mi ha fatto molto piacere tu mi sia venuto incontro, sai Friedrich?-
    L'Anziano gli regalò uno dei suoi sorrisi migliori mentre lui, seduto al fianco di Helena, tentava in tutti i modi di non entrare i contatto con le dita adunche e affusolate della consorte di Viktor.
    -Avresti però dovuto avere più riguardo per il tuo completo, adesso resterà irrimediabilmente macchiato.-
    Macchiato del sangue della scorta dei due.

     
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    Scherzare? Odile non sapeva neppure cosa significasse quel termine, aveva un'umorismo macabro costruito appositamente per far sentir più a suo agio il ragazzino, tutto quello che aveva fatto, in fondo, non era stato altro che modellarsi intorno a lui, intorno ai suoi vezzi, ai suoi vizi, al suo carattere pessimo, l'aveva fatto fin quando non aveva deciso unicamente per se stessa perchè, a volte, l'egoismo ci salva, specialmente in quel caso, l'aveva salvata dal rinunciare a ciò che voleva più di ogni altra cosa: Fred. Suo.
    - Tu non stai scherzando?-
    Sorrise premendo le labbra contro il vetro del bicchiere per poi puntare gli occhi smeraldini nuovamente in quelli chiari dell'altro, non c'era ombra di scherzo, ed era necessario che Fred lo capisse, non stava scherzando proprio per niente
    << Come credevi avessi convinto Viktor di tenerti? Come credevi avessi potuto convincerlo a non ucciderti la prima volta che sei scappato? Ti facevo più sveglio bestiolina>> spiegò rapidamente con poca enfasi riprendendo ad arricciare una ciocca di capelli scuri sull'indice. Lo vedeva, poteva vederlo chiaro nello sguardo altrui, quel velo di delusione, di ribrezzo e di odio, la odiava ma in fondo era qualcosa con cui lei poteva scendere a patti
    << Non disturbarti ad odiarmi, non poteva andare diversamente e se tu riflettessi per una volta lo capiresti da solo>> non era esattamente vero, sarebbe potuta andare diversamente ma perchè mostrargli qualcosa che tanto non avrebbe potuto vivere ugualmente? Lo vedeva come una sorta di cattiveria, infierire su qualcuno di già abbastanza terrorizzato. Lo vide alzarsi di scatto, lo seguì appena con lo sguardo era bello Fred, lo era sempre stato, quel fascino che hanno solamente le cose che sai di non poter avere mai davvero
    << Più forte mi odierai più facile sarà>> sussurrò in un soffio quasi certa che Fred neppure l'avesse sentita.
    * 1 ora e mezza dopo *
    Friederich, quante volte l'anziana aveva pregato, quasi supplicato, il suo compagno di liberarsi di quel ragazzino? Quante volte aveva spiegato quanto fosse assurdo fidarsi di Odile e lasciargli il ragazzo sperando che non ci si affezionasse neppure un pò, non ce l'avrebbe mai fatta, non una come lei, eppure, il giorno tanto atteso era arrivato e la francese, per una volta, aveva mostrato molta più spina dorsale di quanta lei stessa gliene avesse mai attribuita e ora il tedesco si trovava di fronte a lei e no, non poteva evitare di toccarlo, di sporcare quel profumo così dolce della francese, con il suo, più aspro, penetrante, anche solo per dispetto alla ragazzina.
    << Quindi hai preso la tua decisione, nipote?>> chiese melliflua, gli occhi di ghiaccio ad osservare ogni millimetrico movimento dell'altro, non si era mai fidata di lui quasi quanto non si fidava di Odile eppure Viktor pareva così contento che i suoi piani stessero finalmente giungendo allo scopo finale, all'epilogo che entrambi speravano
    << E, dimmi, sicuro di voler restare con Odile, sicuro che non vuoi esser legato a qualcun altro?>> chiese serafica, pungente, volesse il diavolo che Fred la tradisse, il solo fatto che il tedesco potesse scegliere Helena come "madre" piuttosto che Odile le faceva arricciare le labbra in una smorfia di piacere e trepidazione, se solo avesse scelto lei, li avrebbe colpiti entrambi con una sola mossa, Odile ne sarebbe rimasta così mortalmente ferita da ucciderlo e Viktor avrebbe ucciso lei per aver sottratto un membro della loro famiglia, del loro futuro. Due in uno. Si sarebbe liberata di due in una volta sola.




     
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    Era stata decisamente una scelta suicida, ma per un condannato a morte era l'unica cosa possibile ed umanamente attuabile nel poco tempo che gli rimaneva. La prova di quanto non si fosse sbagliato l'aveva davanti nella figura di Viktor comodamente seduto sulla panca imbottita della sua carrozza, con addosso l'espressione più tranquilla del mondo mentre, senza stancarsi insisteva a tamburellare sopra il proprio ginocchio ove giaceva con noncuranza la bacchetta in legno ed ossidiana cui punta gli guardava direttamente il petto.

    Ero sceso solo lui dalla carrozza quando il cocchiere aveva fermato il tutto durante l'attacco; il loro scontro era durato non più di 5 minuti e l'anziano aveva immancabilmente vinto.
    Dopo averlo denudato di ogni sua arma lo aveva fatto accomodare accanto alla propria consorte cui si era ben guardato dalla accennare qualcosa esordendo solo con un quasi gioioso:
    - Helena, guarda un po' chi ci è venuto a prendere!-
    Agli occhi dell'Eterno quell'attentsto doveva essere sembrato più una bambinata, un capriccio, che non una reale minaccia , forse a pensarla diversamente erano state le guardie che adesso giacevano sgozzate sul sentiero.
    << Quindi hai preso la tua decisione, nipote?>>
    La voce di Helena gli sembró più vicina delle sue stesse dita adunche.
    - Ovviamente. Ho sempre desiderato morire.-
    All'espressione sarcastica Viktor si lascio andare ad un accenno di ilarità così conpassata da non lasciare dubbi sulla sua falsità.
    << E, dimmi, sicuro di voler restare con Odile, sicuro che non vuoi esser legato a qualcun altro?>>
    - Al faggio in giardino, che se non altro non finge di fiorire.-

    L'olezzo di quei due era qualcosa di insopportabile, una piaga che gli rivoltava lo stomaco in un modo nauseabondo e con tutto ciò la piccolissima finestra di cui era dotata la carrozza restava indelebilmente chiusa.

    ** Venti minuti dopo**


    Scesero tutti e tre dall'abitacolo.
    Prima fra tutti fu Helena, poi venne lui e al seguito un Viktor che quasi paternamente lo afferrò sottobraccio mentre, non visto dalla consorte, gli infilava la punta del legno dritta tra le vertebre dorsali. La casa di Odile era proprio lí davanti, curatissima.


    Edited by Amok - 19/8/2018, 00:09
     
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    Rise Helena, una risata finta, cigolante, che riempì l'abitacolo della carozza per poi svanire strisciante com'era iniziata, era un bene che Fred mantenesse il suo usuale sarcasmo, l'avrebbe perso, tutto, l'avrebbe perso nello stesso istante in cui, finalmente, si sarebbe trovato faccia a faccia con il suo destino
    - Ovviamente. Ho sempre desiderato morire-
    << Oh, mio caro, la vita è altamente sopravvalutata e poi non moriresti definitivamente>> certo, non sarebbe rimasto niente della sua umanità se non uno stracisco, quello a cui Odile era rimasta attaccata fin troppo per i suoi gusti ma alla fine non sarebbe neppure finito sotto sette metri di terricio, quindi non era così male no?
    << Vedila così, prima o poi saresti morto ugualmente>> e quella era una verità a cui neppure Fred poteva tentare di opporsi, tutti morivano, tranne loro, loro sarebbero rimasti essere eterni nell'infinità di un tempo ciclico.
    Helena pose una nuova domanda, le labbra pallide formularono una nuova e spigolosa frase, quasi stridente con quel suo accento prepotentemente dell'est, aguzzo come gli zigomi che sembravano quasi poterle perforare la carne diafana del viso e il tedesco si mostrò pronto a risponderle nuovamente sarcastico
    Al faggio in giardino, che se non altro non finge di fiorire.-
    << Tutti fingiamo d'essere qualcosa che non siamo, tu non hai forse finto per tutti questi anni di sembrare come noi agli occhi della nostra comunità? All'altezza? Non hai forse finto di non sapere quello che ti si prospettava di fronte? >> sibilò serafica, perchè se c'era una cosa di cui era certa è che, in fondo, Fred sarebbe potuto arrivare senza dubbio alla verità del suo destino, di quel crescerlo così rigidamente, aveva solo finto di non arrivarci.
    *Venti minuti dopo*
    Helena scese dalla carrozza in testa al terzetto, come sempre, osservando la casa curata di Odile, il giardino in cui si ostinava a far crescere fiori cremisi in ricordo della sorella che aveva spento lei stessa, chissà se avrebbe tenuto un qualche cimelio anche di un Fred vivo, suonò il campanello con un sorriso inquietante sul volto, perchè se era vero che per il tedesco quello sarebbe stato l'inizio di una nuova "vita", se era vero che avevano passato tutti quegli anni solo ad aspettare quel momento, era altrettanto vero che , lei personalmente, aveva atteso quel momento identificandolo come l'unico vero test di fedeltà che Odile avrebbe dovuto superare per dimostrare il reale legame che la legava a Viktor, se avesse fallito, se avesse lasciato, anche solo per un'istante, che l'umanità a cui era rimasta aggrappata la facesse esitare non aveva dubbi che Viktor avrebbe posto fine ai suoi dubbi amletici. Per sempre.
    * Nel frattempo*
    Odile l'aveva visto uscire di fretta, non aveva neppure osato chiedergli dove volesse andare, in fondo erano le ultime ore che passava nel suo corpo vivo, con il suo cuore ancora capace di battere, di provare sensazioni e sentimenti, magari le avrebbe passate con chi amava, oppure da solo, o alla ricerca di un'escamotage per fuggire, questo non le interessava, era il suo personale regalo di compleanno al tedesco, un patto era un patto e Odile, la sua parola, l'aveva sempre rispettata.
    Aveva passato quelle ore a chiedersi quanto fosse giusto e rispondersi che non c'era mai stata una vera scelta per lei e lui, che doveva andare così, che in fondo, anche anni prima lo avesse messo al corrente del tutto, anche lo avesse lasciato libero, avrebbe comunque finito per odiarla perchè , in fondo, sembravano fatti per quello: odiarsi, odiarsi disperatamente, troppo vicini ma mai abbastanza per capirsi, troppo lontani ma mai abbastanza per non ferirsi vicendevolmente.
    Sentì il campanello suonare, il momento era giunto e non c'era più spazio a ripensamenti, non c'era più scelta possibile. Camminò lentamente andando ad aprire mentre l'odore prepotente di Helena si infilava infido nelle narici del piccolo naso all'insù e la sua figura si stagliava chiara con il solito sorriso di chi ti pugnalerebbe se solo potesse farlo
    << Helena>> sibilò lasciandola entrare e puntando gli occhi smeraldini in quelli del padre sorridendo instintivamente alla figura più simile a quella paterna che avesse mai avuto per poi passarli rapidamente sul tedesco e non le ci volle molto a notare la bacchetta puntata dall'anziano alle costole dell'altro
    << Ti avevo detto di non pensarci neppure, dovresti imparare ad ascoltare bestiolina>> sussurrò rapidamente, in un soffio impercettibile, avvicinando il viso pallido a quello dell'altro in modo che solo lui potesse udire quelle parole , per poi chiudere la porta e prendere posto sulla poltrona, a debita distanza da Helena che intanto non smetteva di guizzare gli occhi di ghiaccio tra lei e il suo "nipotino" preferito.



     
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    << Vedila così, prima o poi saresti morto ugualmente>>
    Scosse il capo. Era inutile parlare di vita con dei morti, che fossero morti da così tanto tempo da non ricordare nemmeno cosa volesse dire avere nel petto un cuore irrorato che batteva spontaneo, che sapessero cosa significasse avere la febbre o un banale mal di testa.
    << Tutti fingiamo d'essere qualcosa che non siamo, tu non hai forse finto per tutti questi anni di sembrare come noi agli occhi della nostra comunità? All'altezza? Non hai forse finto di non sapere quello che ti si prospettava di fronte? >>
    Ed era stato un idiota. Un emerito idiota che si era voluto illudere che il fato gli avesse concesso una seconda possibilità e che, magari, quella famiglia così strana, così non auspicabile per uno della sua razza, sarebbe stata molo meglio che la prima inesistente e malevola. Quella prima sera aveva seguito Odile in cucina ed aveva mangiato dalla scatoletta di tonno con tutto l'appetito di chi ringrazi per un buon piatto cucinato con amore. Odile non lo aveva amato: lo aveva solamente ingrassato.

    ***Venti minuti dopo***


    Helena suonò il campanello. Il suono fu così inaspettato che si ritrovò a ritrarsi ben stretto d un Viktor che non lo lasciò indietreggiare neanche di un centimetro.
    La porta si aprì e ne sbucò Odile, composta, elegante, bellissima e...vuota.
    Helena non fece complimenti, Viktor invece pungolò perchè sia lui che il nipote prendessero la strada dell'uscio salendo i tre gradini.
    -Odile, mia cara...-
    L'Anziano sorrise, una sorta di vecchio e poderoso leone capace di gorgogliare fusa con lo stesso tono d'un ruggito.
    -E' tutto pronto? Muoio di sete!-
    Due parole che accostate tolsero a Fred anche quel poco di spirito che gli era rimasto tenacemente aggrappato alle cellule.
    I due si fecero strada, l'uno sollecitando, l'altro avanzando.

    Il frusciare e l'odore dei capelli di Odile, delle parole senza respiro.
    << Ti avevo detto di non pensarci neppure, dovresti imparare ad ascoltare bestiolina>>
    La porta gli si richiuse alle spalle e Viktor lo gettò dritto verso Helena, verso le 'ginocchia della nonna'.
    -Dunque la torta? I festoni? almeno un po' di musica, suvvia!-
    Viktor, sicuro che la consorte avrebbe provveduto a tenere il nipote per lui e per la padrona di casa, andò solerte al giradischi. Dopo poco la sala si riempì delle note d'una sonata romantica.


     
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    Odile puntò gli occhi in quelli del padre, sorridendo e annuendo alla sua domanda per poi avvicinarsi a Fred e in un soffio schiudere le labbra scarlatte in quella frase che , ovviamente, non trovò risposta, non ci voleva un mago per comprendere quanto l'altro fosse terrorizzato, quanto la disprezzasse in quel momento ma era qualcosa che già si era figurata in testa, era qualcosa con cui era scesa a patti anni prima, quando aveva deciso di mettere se stessa prima di Fred.
    Prese posto sulla poltrona mentre Helena non smetteva di fissarla neppure per un secondo, quasi avesse il sentore che, all'ultimo, Odile cedesse, traballasse, non concludesse quel cerchio perfetto.
    Fred fu tirato verso l'anziana che, in un attimo, prese la bacchetta, sorridendo appena verso la francese
    << Cru>>
    << No!>> in un lampo Odile si ritrovò alle spalle del pupillo, fissando Helena con rabbia e andando a cercare gli occhi del padre
    << Non serve, starà fermo>> sussurrò quasi mostrandosi compassionevole verso il tedesco e piegando il busto per arrivare al suo orecchio
    << Bestiolina sta fermo, cercherò di non farti male, è una promessa>> intimò all'altro sotto il sorriso aguzzo di Helena che vide in quel gesto il cigolare di una struttura, il possibile epilogo disastroso di quell'evento così speciale per cui suo marito aveva messo in funzione persino il grammofono.
    Odile prese nuovamente posto sulla poltrona, pronta a fare le sue richieste, richieste su cui non intendeva assolutamente arretrare o cedere terreno a nessuno dei due anziani, ragionevoli per quanto definitive
    << Prima di iniziare>> parlò fissando il tedesco, puntando gli occhi smeraldini in quelli chiari dell'altro
    << Fred sarà lasciato a me, come è sempre stato, non lo porterete con voi, mai, a meno che io stessa non sia presente >> cominciò dando voce a quella possessività che non aveva mai davvero potuto esercitare , voleva fuori entrambi gli anziani, Helena molto più di Viktor, non avrebbe sopportato quel puzzo ancora
    << Non sarà più la vostra guardia del corpo, ne il soldato di questa famiglia, sarà un membro a tutti gli effetti, quindi, Helena, basta far fare a lui quello che non vuoi far tu>> sibilò verso la bionda stringendo appena la mandibola, dando sfogo a tutte quelle cose che avevano creato in lei un mortale fastidio ma a cui aveva dovuto fingere di sottostare
    Helena non parlò, si limitò a fissare Viktor sperando che fosse lui stesso a punire l'insolenza della figlia, perchè lei non sarebbe stata altrettanto clemente
    << Fred è mio, nessuno deve toccarlo>> concluse poi la francese mentre il viso le diveniva estremamente duro nel pronunciare quella frase, a rimarcare una territorialità a cui forse non aveva diritto ma che sentiva passarle nella schiena, farla irrigidire e accendere ogni volta che sentiva un odore nuovo sul tedesco, ogni odore che non fosse il suo.
    Odile rimase a fissare Fred, non concedendo neppure un attimo un solo sguardo ad altri, fissando l'unica persona di cui le fosse mai realmente importato anche solo un pò, qualcuno che aveva condannato nonostante avesse amato compulsivamente, mentre la musica riempiva il silenzio intorno a loro.



     
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    Lo strattone lo catapultó a ridosso dell' anziana. Con le mani cercó di pararsi e non finirle direttamente addosso, le mani trovarono i braccioli ma il petto trovò la bacchetta dell'anziana puntata con una velocità disarmante; davanti a se aveva il suo volto scarno e cadaverico e quel sorriso sadico che indirizzava ad Odile prima che a lui.
    <<cru..>>
    Sbiancó.
    <<no!>>
    Aveva ritrovato la posizione eretta e cercato di emettere un passo all'indietro quando si trovò ad impattare contro la schiena della madre trasferire all'improvviso dietro di lui. La velocità dei vampiri lo aveva sempre affascinato e nonostante avesse imparato con gli anni come riuscire a difendersi, era ugualmente impossibile per il suo corpo di umano fare i conti con ben tre pedine dotate della medesima capacità in un grado esponenziale.
    << Non serve, starà fermo>>
    Fermo ed impietrito.
    Teneva le braccia lungo i fianchi ma le mani ben in visti quasi a voler tranquillizzare Helena.
    Odile, da cui non si era ritratto, arrivò a toccargli la schiena con il seno e quando i suoi capelli gli carezzano il collo assieme alla punta del naso ebbe un modo più che naturale dettato dall' istinto di conservazione.
    << Bestiolina sta fermo, cercherò di non farti male, è una promessa>>
    Scartò di lato cercando di levarsi dalla morsa di quei due fuochi.

    La musica invase l'aria ed Odile si accomodò.
    << Non sarà più la vostra guardia del corpo, ne il soldato di questa famiglia, sarà un membro a tutti gli effetti, quindi, Helena, basta far fare a lui quello che non vuoi far tu>>
    -Sono tutte cose che posso fare altrettanto bene da vivo, come restare con te...e non fare quello che hai detto..e...tutte le altre cose!-
    Ritrovó la voce ma in un cipiglio che se pure inizió forte e squillante finì per tendere all'fonia.
    Viktor finse di non idirlo ed invece annui distrattamente alla figlia.
    -Ci preme unicamente che tu faccia quanto devi.-
    << Fred è mio, nessuno deve toccarlo>>
    Lo sguardo di Helena diceva il contrario.
    -Siamo i suoi nonni, non poi impedirci di toccarlo, soprattutto perché il sangue di tua nonna è molto più... Nutriente del tuo. Gli farebbe solo che bene.-
    Poi voltandosi verso Helena.
    -La aiuteremo quando sarà morto.-
    E con una mano indicò le stanze ad Odile.
    - Ora sbrigati, la voglio questa torta.-


    Edited by Amok - 19/8/2018, 23:44
     
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    Mentre Fred tentava di opporsi, sfiatando sul finire della frase, tentando, come chiunque si trovasse di fronte a morte imminente, di sfuggire, Viktor non pareva neppure dar sincero ascolto a quelle poche parole che era riuscito a formulare nonostante la paura che lo attanagliava e di cui era visibile segno l'essersi ritirato dalle attenzioni della francese, Odile però lo ascoltava, l'aveva sempre fatto e seppur quasi rattristata da quel tentativo , non potè prenderlo davvero in considerazione, aveva deciso ed il momento era giunto, se solo avesse vacillato Helena avrebbe declamato a gran voce e bacchetta pronta, lo scacco matto.
    Diverse furono invece le attenzioni che l'anziano dedicò alle richieste della figlia, tentando, come sempre, di farla ragionare, di estirpare da lei quella componente istintiva che l'aveva sempre guidata
    -Siamo i suoi nonni, non poi impedirci di toccarlo, soprattutto perché il sangue di tua nonna è molto più... Nutriente del tuo. Gli farebbe solo che bene.-
    Certo, lo sapeva anche lei, sapeva bene quanto il sangue di Helena l'avrebbe aiutato cento volte più del suo ancora così ... debole e per l'ennesima volta quasi si sentì schiacciata, quasi senza via d'uscita, il dover cedere qualcosa che aveva sempre ritenuto intimamente suo non era cosa facile, non per lei
    << Tu. Non lei>> reagì dura, l'accento francese ad arrotolare ogni singola lettera rendendola quasi meno spigolosa per quanto diretta.
    Viktor la incalzò e li non ebbe più tempo per chiedersi quanto avesse sbagliato, quanto fosse giusto o meno, ebbe solo il tempo di intrecciare la mano in quella di Fred cercando di portarlo nella stanza che aveva visto e rivisto miliardi di volte da quand'era bambino
    << Seguimi, meglio che finire sotto Helena>> sussurrò quasi terrorizzata anche lei verso il tedesco, non volendo in alcun modo che gli fosse fatto del male, non più di quello che già naturalmente avrebbe dovuto sopportare.
    Se l'era immaginato quel momento, si, almeno un miliardo di volte e ogni volta era diverso, eppure ora che si trovava faccia a faccia con Fred, faccia a faccia con i suoi obblighi quasi non sapeva neppure cosa fare, come un adolescente che si avvicina per la prima volta al sesso, così era lei in quel frangente ed era strano vederla così, lei sempre algida e perfettamente a suo agio in tutto .
    << Siediti>> ordinò atona, mentre, le dita andavano ad intrecciarsi nei capelli scuri dell'altro e con un gesto gentile quanto sicuro lo costringevano a piegare la testa lasciando scoperto il collo.
    Le labbra scarlatte, poggiate dapprima con delicatezza sulla pelle morbida, si schiusero traforando la stessa con i canini, un brivido le percorse la schiena seguito da un altro. Ogni volta che lo aveva immaginato quel sapore era diverso, decisamente diverso da quello acido che ora quasi le faceva arricciare il naso in una smorfia di disgusto.
    L'aveva tradita. Le aveva mentito, perchè quel sapore, quel sapore era facilmente riconoscibile.
    Con il peso del suo stesso corpo agile obbligò Fred a sdraiarsi mentre il ginocchio di lei andava a puntarsi dritto al petto, per bloccare qualsiasi tentativo di fuga durante quel processo che risultava assai meno piacevole del previsto, chiuse gli occhi Odile, cercando di non procurargli più dolore del necessario, un patto era un patto e quando sentì il flusso farsi più lieve, solo allora apri gli occhi ormai color rubino per constatare lo stato di Fred ormai ad un passo dal morire.
    << Mi dispiace>> sussurrò in un soffio per poi concludere quello che ormai non poteva far tornare indietro.




     
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    Odile fu più veloce del suo cervello, a dire il vero tutto fu più veloce del suo cervello a partire dai due eterni che discutevano su come usare e riusare la sua salma futura.
    Sentì le dita dell'altra intrecciarsi con le proprie ed il primo strattone lo trovò bloccato.
    << Seguimi, meglio che finire sotto Helena>>
    Dagli occhi di Odile, quegli occhi che da bambino aveva segretamente amato perchè rappresentavano tutto: una madre che non aveva mai avuto, qualcuno che si rendesse conto della sua esistenza e si degnasse di spiegargli come bisognava vivere, qualcuno che bisognava rendere fiero, con gli anni anche proteggere; da questo qualcuno a quelli freddi e spietati di Helena. Quelli dell'anziana erano i primi denti che la sua carne avesse assaggiato ed il ricordo non lo aveva mai lasciato. Era stato orrendo, doloroso, disgustoso, ripugnante.

    Si ritrovò nella stanza di colei che aveva imparato a chiamare 'madre'. La porta gli si chiuse dietro.
    -Odile, non farlo, non ti disubbidirò più, per favore!-
    Non aveva intenzione di morire, non ora che iniziava appena a capire come si potesse godere della vita. E la guardò impalato in mezzo alla stanza, gli occhi chiari sperduti e atterriti. Una perfetta copia della prima volta che mise piede lì dentro dietro la scorta di una Odile arrabbiata nera di sedici anni prima.
    << Siediti>>
    -Per favore, Odile...-
    Il tono incolore dell'altra accompagnò il suo avvicinarsi facendolo ritrarre sino al ciglio del letto, lei gli afferrò i capelli. Aveva delle dita gelide che dovette seguire nel piegare la testa.
    La giugulare pulsava impazzita sotto l'esile strato di pelle percorsa dal sudore freddo. Friedrich nutriva, nutriva e tremava per la speranza di risultare così disgustoso da indurre l'altra a fermarsi prima.
    Chiuse gli occhi.
    Labbra gelide arrivarono assieme ai capelli profumati. Anche odile puzzava, un odore quasi nauseabondo di morto in decomposizione
    L'avorio gli trapassò la carne in un suono delicato ed una stilettata di dolore.
    Non era la prima volta ma il corpo, cui era stata negata la dose di terapia, si rifiutò di godere strillando l'innaturalità del gesto.
    -Mamma fermati!-
    La vampira aveva iniziato a bere ingoiando ad ampie boccate.
    -Fermati!-
    Alzò le mani cercando di staccarla, di respingerla con forza perchè ogni tirare, ogni aspirare, gli bruciava dal collo alla spalla e di lì al petto. Era come se l'arteri venisse percorsa da piombo liquido.
    Ringhiò. Un suono bestiale dal profondo della gola.
    Non sarebbe mutato, non poteva mutare, Viktor aveva fatto bene i suoi calcoli in sicurezza per non doversi trovare con la figlia sbranata.

    Odile continuò a bere, gli si gettò addosso puntellandoglisi sul petto. La vista gli si appannò e la schiena finì sul materasso.
    Stavolta cercò di staccarla dalla propria arteria mirando alla sua testa, al suo volto.
    -Mamma, mi fai male!-
    La voce gli uscì gorgogliante, aspra.
    Tossì.
    Il quadro che l'eterna aveva appeso alla parete sfumò i propri contorni e Fred si ritrovò a guardare non già l'immagine d'una Odile umana ritratta con la sorella ancora piccola, ma una stanza da letto. Era una camera arredata in modo spartano per lo più in legno e pietra, dalla finestra entrava un piacevole raggio di sole e nell'aria aleggiava l'odore di ciambellone appena sfornato e di latte caldo.
    Da sotto le scale che non vedeva, ma sapeva esserci, sentì muoversi qualcuno tra padelle e piattini e seppe che di lì a poco non sarebbe stato più solo.

    Quella stanza non era mai esistita se non in un libro ed i suoi occhi, che continuavano a fissare il quadro appeso alla parete, erano ormai percorsi da una patina vitrea.
    << Mi dispiace>>

    Seduta sul letto, accanto a lui, una ragazza mora dagli occhi color del bosco gli carezzava una guancia. Aveva portato due fette di ciambellone ed un bicchiere di latte caldo appena munto. Sentì di amarla.

    Quella donna non era mi esistita se non in una lettera.
    Fu l'ultimo dolore, poi il cuore smise di battere.


     
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    Odile non osò voltarsi neppure un momento, incontrare gli occhi di Helena avrebbe significato rimanere paralizzata dalla paura di non farcela, incontrare quelli di Viktor sarebbe stato ancora peggio, sarebbe stato avere il terrore di non esaudire le sue molteplici aspettative che poteva sentir pesare sulle clavicole tanto da spaccargliele, incontrare quelli di Friedrich poi, quello sarebbe stato morire di nuovo, consapevole di star tradendo qualcuno che si era fidato ed affidato a lei, che aveva provato a vedere il meglio in una creatura meschina come lo era lei. Odile era preda degli eventi e lo sarebbe stata in qualsiasi prospettiva perchè amare ci rende deboli e disperatamente disposti a tutto.
    Odile, non farlo, non ti disubbidirò più, per favore!-
    Sentì quella supplica e tentò di ignorarla deglutendo, pur non avendone nessun reale bisogno, scuotendo appena la testa e avvicinandosi ancor di più all'altro azzerando la distanza tra i loro corpi, una distanza che c'era sempre stata e che aveva corrisposto quella emotiva che si era imposta rigidamente
    -Per favore, Odile...-
    Ignorò anche l'ennesimo tentativo dell'altro per quanto le costasse fatica, una fatica immane, tentò di concentrarsi solo sul "dopo", una vita eterna affiancata dall'unico compagno che avesse mai voluto e che i suoi occhi smeraldo avevano scelto immediatamente nello stesso istante in cui avevano incontrato quelli chiari del tedesco
    -Mamma fermati!-
    Quella supplica le arrivò dritta al petto come uno spillo pronto a conficcarsi nel cuore, se solo ne avesse avuto uno ancora funzionante probabilmente le sarebbe scoppiato in mille pezzi in quello stesso momento. Fred l'aveva chiamata mamma poche, pochissime volte, per lo più quando era ancora un ragazzino e da quando lei stessa aveva cominciato a chiamarlo usando il suo nome per esteso, nello stesso modo l'altro aveva cominciato ad usare quello di Odile e quasi sentire quell'epiteto ora la fece sussultare, una parte di lei quasi le gridava di smetterla, di smettere perchè quello, quello che stava uccidendo era il suo bambino, quello che si era fidato di lei nonostante tutto, quello a cui aveva sorriso gentile dentro la cucina di Lillè mentre lo osservava mangiare una scatoletta di tonno ma il ricordo di Viktor e quello che sarebbe conseguito al non ubbidire all'anziano le diede la determinazione di non ascoltare.
    Lo sentì perdere conoscenza, sentì il cuore tentare di pompare più sangue mentre poche immagini le entravano fastidiosamente nella testa: una donna, una donna che non era lei ma che aveva come l'impressione di aver già visto, di aver conosciuto in un futuro diverso da quello e le fu chiaro, solo in quel momento, solo nel momento in cui il cuore del suo Fred smise di battere che Fred non sarebbe mai stato davvero suo, in nessun destino di quelli che avrebbe potuto vedere o scegliere per loro, Fred non l'avrebbe mai amata.
    Solo quando sentì il cuore di Fred smettere di suonare il suo adagio, ritrasse i canini osservandolo per qualche secondo mentre una lacrima di cui neppure si accorse, le solcava il viso innaturalmente pallido.
    << Fred>> sussurrò in un soffio mentre le dita pallide correvano rapide sul volto altrui .

    Tu-Tum- Tu- Tum-

    Gli occhi smeraldini fissarono la cassa toracica del tedesco dove il cuore, senza apparente motivo, aveva ricominciato a battere di nuovo, veloce , sin troppo, per poi arrestarsi nuovamente di botto per qualche minuto e ripartire ancora... sospeso tra due mondi e lei aveva una vaga idea del perchè
    << Papà>> gridò andando a spalancare la porta della sua stanza mentre gli occhi cercavano l'aiuto dell'unico a cui avrebbe chiesto di aiutarla
    << Qualcosa non è come dovrebbe essere ...>>



     
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