the call

Castiel

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  1. Whiplash.
     
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    Uhura Moses tirò i lembi della giacca per farla aderire meglio al corpo tonico di cui andava tanto fiera.
    Da quando, due mesi prima, qualche ingranaggio aveva smesso di funzionare come doveva all’interno delle normali leggi della natura e tra terremoti e Obscurus tra le vie di Londra, anche per loro Auror del Patto Scandinavo era aumentata la mole di lavoro.
    Cosa che significava turni più lunghi a lavoro, ronde più minuziose e tanta, tanta confusione sui metodi da adottare.
    Alzò gli occhi su Castiel, scoccandogli un bacio sulla guancia nonappena la raggiunse nel grande androne, a pochi passi dall’uscita.
    Il Ministero era un luogo silenzioso, soprattutto a quello ora della notte; un orario strano, troppo lontano dall'inizio e la fine dei turni regolari per poter incontrare anima viva.
    Sono in anticipo per la ronda e Coco non è ancora arrivata, vieni con me?
    È facile intendere come questa domanda, uscita dalle labbra della Moses, smette di suonare come una proposta e assume tutti i toni di un ordine esplicito.
    Il tacco quadrato batteva sul pavimento lucido, espandendo il suono per tutto l’edificio tramite una fitta trama di echi.
    Fece per sistemare i capelli raccolti quando una fitta atroce prese possesso del suo braccio sinistro. Quello marchiato.
    Lo scoprì, rivelando sotto i propri occhi qualcosa di strisciante, viscido, che si annodava su se stesso prima di tornare a dar colore al teschio che coronava la composizione; uscirne e spalancare le fauci come a chiamare a gran voce la giovane donna.
    Serviva qualcuno a cui rivolgersi, ma chi?
    Castiel. Tempo di ricomporsi e tornare a tirar giù la manica, sollevò lo sguardo su un cielo inquieto.
    Tenendo il braccio premuto sul petto, indicò al collega il Marchio Nero che da lontano prendeva forma tra le nubi.
    Intanto, nelle sue viscere, si muoveva solo il desiderio di raggiungere chiunque l’avesse evocato ed abbandonarsi tra le sue braccia.

     
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    Tu hai bisogno dell'Oscurità! Sottomettiti! Inchinati all'Oscurità.

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    La calma non esisteva nella vita di Castiel, la sua mente era continuamente e costantemente tormentata da ogni tipo di pensiero dannoso e turbolento in grado di renderlo irrequieto e desideroso di sfogarsi finché il suo corpo non ne era stremato.
    Per cui in un certo senso era abituato alle voci nella sua testa, quel Diavolo sussurratore che lo guidava in quasi ogni sua azione quotidiana, ma in quel periodo tutto era un fottuto inferno.
    Persino Westwood ne era spaventato, incredibilmente e irrazionalmente coinvolto in ciò che era successo a Londra e poi in tutto il mondo, non riusciva minimamente a staccarsene.
    La sua famiglia stava bene, ma non era quello il problema.
    Era come se il Demonio avesse finalmente scelto di salire sulla terra e prenderne il controllo e il dominio assoluto.
    Castiel lo sentiva, percepiva che le cose non avrebbero fatto altro che peggiorare e ne gioiva e ne soffriva al tempo stesso, incredulo di fronte alla sofferenza di quegli obscuriali, sconvolto da come potessero esistere nel mondo certi abomini.
    Forse quel terremoto era una punizione, tutte quelle morti, quei disastri... in qualche modo l'umanità doveva essere punita per quanto schifo facesse, forse era solo il Principe delle Tenebre ad agire, Dio forse era più spaventato di tutti loro messi assieme...
    Lui sicuro ne era terrorizzato, ma sentiva anche l'irrefrenabile bisogno di farne parte, anche la sua missione era la punizione, ma anche il colpevole della sofferenza di quei bambini meritava di morire come un cane.
    Non lavorava spesso al Ministero, ma ultimamente rifugiarsi nei territori del Nord pareva la scelta più saggia, almeno fin quando le cose non fossero state più chiare per cui aveva contribuito, per quel che poteva, a seguire certe indagini e capirci qualcosa di più.
    Tempo sprecato per il momento.
    Forse era meglio tornarsene a casa, non sapeva nemmeno lui di cosa avesse reale bisogno.
    Ma la presenza di Uhura lo bloccò, forse sentendosi ancora in difetto per la visita che aveva fatto a casa sua nel cuore della notte... lo aveva visto vulnerabile e la cosa poteva svantaggiarlo.
    Non si sorprese però del suo modo di fare, era una donna pericolosa, con un comportamento strano del quale però Westwood ci aveva fatto l'abitudine, ciò però non garantiva di certo un sottovalutarla, quello mai.
    ...Forse andare con lei poteva rivelarsi meglio che ritornarsene a casa? Non se lo domandò poi molto, limitandosi a seguirla senza ancora dire una parola, ancor troppo avvolto nei suoi oscuri pensieri era difficile sbottonarsi... ma forse ci avrebbe pensato ben altro.
    Si bloccò improvvisamente, così come Uhura. Fu automatico alzare il braccio in cui c'era quel marchio e guardarlo come se fosse un incubo... si contorceva quel serpente, bruciava, non aveva mai fatto tanto male da quando era stato marchiato...
    Era un richiamo... era terrificante quanto eccitante...
    Fissò poi gli occhi sulla collega, erano completamente sgranati... e si accorse di come anche lei, molto probabilmente, stava vivendo le stesse sensazioni, se non simili per lo meno.
    Solo quando la sentì chiamare il suo nome portò lo sguardo verso alto incontrando la conferma dei loro pensiero.
    Era da un tempo immemore che non si vedeva quel marchio nel cielo, quel segnale, quello oscuro presagio che ogni essere umano dotato di magia sulla terra avrebbe compreso.
    Ancora schiavi di quel marchio... quel legame che il mangiamorte credeva di avere in pugno stava invece avendo ancora potere su di lui... fu come se delle catene ai polsi e al collo che credeva di non avere più fossero riapparse improvvisamente.
    Combatteva tra il desiderio di essere tirato e quello di fuggire il più lontano possibile...
    "E' un incubo..."
    Lo sussurrò, ma abbastanza forte da farlo sentire a Uhura.
    Si strofinò la pelle del braccio, iniziò a grattarla, a conficcarci le unghie dentro... sapeva che era tutto inutile, che scorticarsi non avrebbe portato a nulla, ma quel dolore non cessava, quel bruciore lo tormentava così Castiel non poteva far altro che rovinarsi il braccio.
    "E' come una fottuta droga... chi è? Chi osa chiamarci in quel modo?!"
    Non era Moon, non avrebbe avuto senso... e Desade? L'uomo che lo avevo marchiato? Che senso avrebbe avuto?! Non era qualcuno che conoscevano, doveva essere per forza così.
    "Perché è così intenso?!"
    Ritornò a guardarla, come se lei potesse seriamente avere delle risposte.
     
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1 replies since 9/3/2018, 13:49   67 views
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