Regardless.

Ichabod

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  1. Mavy*
     
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    Non avrei augurato a nessuno quasi due mesi d’ospedale, nemmeno quell’angioplastica alle coronarie.
    Di infarti invece ne avevo augurati tanti, a patto che il malcapitato ci restasse secco.
    La vecchia signora Deschanel però non vuole proprio tirare le cuoia (alla faccia de chi me vole male, tiè!).
    Diciamo che non è la prima volta che esco dalla mia stanza e, se magari avessi fatto un po’ meno la testarda sarei uscita molto tempo fa, però cosa posso farci se non riuscivo a starmene sdraiata sotto quelle odiose lenzuola a vedere queste decrepite compagne di stanza liberare il letto una dopo l’altra? Eravamo in sei, solo una è uscita sulle sue gambe, oggi anche il suo letto è stato riassegnato e io non avevo intenzione di fare amicizia con quella sciattona.
    Anche le infermiere; erano quasi tutte pessime, se ne salvavano giusto un paio.
    L’altro giorno una di loro, una brunetta con gli occhi di un azzurro quasi ingrigito, parlava con una collega di un nome familiare: Plamenov.
    Io sono sempre stata una gran rompiballe, lo ammetto, ma con l’età sono anche peggiorata.
    Inutile dire che sono riuscita a farmi dire qualcosa dalla sua collega.
    Era in coma al piano di sopra ed era proprio lì che stavo andando, trascinando i piedi sul linoleum in queste ciabatte oscene che mi ha portato mio marito.

    Signor Blackwood, qual buon vento la porta qui?
    So che dovrei odiarlo, come so che solo vedere la sua faccia avrebbe dovuto farmi stare male.
    Il problema è che dopo così tanti anni di caccia al tesoro per trovare le prove necessarie per sbatterlo dentro e buttare la chiave, ha vinto lui.
    Quindi, nonostante fosse la prova schiacciante di grosse falle nel sistema giudiziario e la dimostrazione che forse non ero stata poi così brava a fare il mio lavoro, io ammiravo Ichabod Blackwood e avevo di lui una grande stima.
    Non mi dica che è un parente del ragazzo, altrimenti mi vedrò costretta a licenziarlo. avevo addosso una camicia da notte orribile, ma mio marito è sempre stato una testa di cazzo con dei gusti opinabili ed io non potevo di certo uscire di lì. Potevo tanto meno mandare il mio assistente, dato che era ridotto ad un vegetale.
    Mi dispiace, è un ottimo assistente ed impara in fretta. Potrebbe diventare anche un buon apprendista se tutto questo sonno non gli friggerà il cervello.

     
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    Tempo. Ad Eris serviva tempo, per tutto. Non era mai in anticipo, anzi, a pensarci bene se avessi dovuto richiamare alla memoria una persona ritardataria era lei. Di buono c’era che una volta agguantate le cose, Eris Rosier poteva essere particolarmente affidabile, immagino che per convincerla a scopare ci avrà messo molto più di quanto convincerla ad andarsene. Aveva detto che gli serviva un altro po’ di tempo ed io non avevo alcuna fretta, dal momento che risvegliandolo, me l’avrebbe portato via di nuovo. Avevo approfittato di quel tempo per dedicargli qualche borbottio, qualcosa che somigliava molto ad un potevi lasciarmi crepare figlio di puttana. O, spero che ne sia almeno valsa la pena. Qualcosa tipo, se scopa bene quanto cucina sei a cavallo. E niente di più.
    Avevo letto davanti al suo letto, in silenzio, letteratura russa, avevo lasciato che biografie e libri di anatomia mi tenessero compagnia. L’inquisizione medievale, che ora giaceva sulle mie gambe, in attesa che le mie valutazioni su cosa avrei voluto dire ad un Igor sveglio finissero, era l’ultimo volume pronto ad essere divorato.
    “Madame” quando hai sentito quella voce tanto a lungo non c’è bisogno di girarsi, Miss Deschanel era la persona dedita al lavoro più bizzarra conosciuta. Ci aveva messo molto più impegno del Verme per cercare di incastrarmi, ma in fondo, la mia natura mi ha sempre impedito di farle passare la fantasia. È una donna che conosce i suoi limiti. È una donna che sa quel che fa. Quando mi volto mostrandole un volto pallido e consumato dall’insonnia che è tornata una volta dato annuncio di poter risolvere questa situazione, non si demoralizza. Per niente, anzi, il fatto che io stia tentando di abbozzare un sorriso confuso sembra non intimidirla. “Sono una buona dama di compagnia” e questo poteva chiudere il discorso, proprio mentre chiudevo il libro e le facevo cenno di prendere posto di fianco a me. Una donna che si riteneva troppo vecchia per avere ancora paura. Eppure ne aveva, ma io non ero tra quelle in quel momento. “Avanti” la invoglio vedendo come spiazza la copertina del mio libro “Mi dica che sono un cliché” il sorriso mi esce meglio, allungo la schiena e dopo essermi accarezzato con vigore la guancia irta di barba, incrocio le braccia e allungo la nuca all’indietro prima di voltare lo sguardo verso di lei. Non ha un’ottima c’era nemmeno lei.
    “Mio nonno paterno ebbe un infarto ventitré anni fa. Sfortunatamente lo ebbe tra i babbani, e quindi lo portarono in ospedale” le spiego con calma e senza fretta “quando mia madre andò a recuperarlo mi disse che le sue scarpe odoravano di marcio” mi schiarisco la gola “Mi sono documentato, sembra che gli ormoni impazziscano durante un infarto e mandino in tilt le ghiandole sudoripare “ il tono di voce è piatto, calmo.
    Chiedo “Che si prova quindi durante un infarto?” Il sudore che le imperlava la fronte silenziosamente ed in modo discreto era un chiaro sintomo di qualche disfunzione. E quella vestaglia faceva il resto.
     
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  3. Mavy*
     
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    Oh, non ne dubito. Il sarcasmo si tagliava col coltello, ma non per quello rifiutai l'invito a sedermi. Alla mia età una sedia diventa una visione celestiale; così mi sedetti lentamente come a prendere bene le misure.
    Fu veloce a prendere in pugno la situazione e far cadere su di me il discorso.
    Io non avevo idea di che tipo di rapporto avessero quei due; ma se un animale del calibro di Blackwood si era scomodato per un ragazzo; forse per una volta avrei potuto lasciar correre e concedergli spazio di manovra.
    Per quanto mi riguarda può leggersi anche il volantino delle offerte del Serraglio Stregato, ma non è affatto un clichè, ci sono una marea di persone a cui farebbe bene una lettura del genere. Un ammasso informe di libertini.
    Non lo avrei mai detto, ma ero seriamente dispiaciuta per lui, per quello che era diventato.
    Quando gli davamo la caccia era tutto così divertente ed elettrizzante, ora vedevo davanti a me un uomo col viso provato da Merlino solo sa cosa, smunto e trascurato: il relitto di quel che era stato. E se lui era un relitto io non ero altro che una vecchia signora che per poco non ci aveva lasciato la pelle.
    Vedo che con gli anni lei non ha ancora imparato cosa si prova a farsi i cazzi propri, signor Blackwood. Lo guardai da sopra gli occhiali come faccio sempre con qualcuno a meno di due metri di distanza; non c'era astio nella mia voce perchè, insomma, anche se non ero stata io a prenderlo, qualcosa doveva averlo fermato.
    E doveva essere stata una bella batosta tra capo e collo.
    Io non sono mai stata brava a capire con le persone, ad empatizzare, nessun Deschanel lo è e di certo il mio cognome da nubile non porta a geni migliori.
    Non ho imparato nemmeno io; allora che fa? Si sveglia sto ragazzo?
    Tipico di noi Hale; troppo pratici.

     
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    "No Signora, la curiosità è l'unica fiamma che mi fa sentire vivo" Sissignora e Nossignora, mi ci riferivo a lei durante i processi e dopo. Chissà se Igor ci si rivolge nella stessa maniera, sarebbe stato divertente.
    Spero di "No" mi correggo "Non ancora almeno, forse sono le letture che porto, lo annoiano" mi chiederà cosa ci faccio qui se non sono un suo parente e la storia sarebbe troppo lunga da spiegare. In fondo l'ho mandato io da lei, e lei non lo sa, l'ho mandato io a recuperare informazioni per inserirsi nel Ministero, nella parte giusta senza dover essere marchiato come un animale. Così come desiderava. E si era fidato di me in fondo, per qualunque motivo lo avesse fatto, mi aveva detto ok.
    L'ultima volta che ci siamo visti, io e la donna avevo ventisei anni, non noto molte differenze in lei, non quanto lei potrebbe notarne in me. Mi chiederà che rapporto abbia con lui quindi preferisco portare il discorso su di me.
    "Invecchia meglio di quanto stia facendo io" lo vedo come mi ha guardato, dietro quegli occhiali fini ed eleganti, cerca di contare le mie rughe, la mia stanchezza, i primi insulsi capelli bianchi "Dovrei leggere qualche libro a riguardo" come a dire, su questo sono abbastanza preparato ormai. Il processo che aveva presieduto, la carta che aveva firmato per il mio rilascio da che non c'erano come al solito prove a mio carico, era abbellita di un contorno mistico di Sei giovane, riprenditi.
    Non l'avevo chiaramente ascoltata. E glielo faccio notare.
    "Se avesse presieduto lei l'ultimo processo le cose sarebbero andate diversamente"
    chissà cosa voglio dire con questo "Oltre l'estradizione non ho avuto nessuno sconto" spiego "Li ho fatti tutti e due ad Azkaban e due in casa. Peccato non sia venuta a trovarmi" un fallimento personale bruciava più di un pappappero oltre le sbarre.




     
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  5. Mavy*
     
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    Infatti lo faccia divertire un po' di più sto ragazzo; l'ultimo periodo ha avuto un muso lungo... Oddio, a me andava anche bene, quei ruffiani fatti di sorrisi e paroline gentili io non li ho mai sopportati. Ma so vedere quando si ha la testa altrove.
    Igor in quell'ultimo mese non aveva sbagliato una mossa, veloce e preciso ma con la concentrazione rivolta ad altro.
    Speriamo che non senta niente mentre è in coma, altrimenti gli avrai frantumato i maroni. Mi venne facile cercare di ironizzare, forse per specificare una volta in più che venivo in pace.
    Non si impara sui libri, signor Blackwood. Il segreto è in un bicchiere di vino rosso a cena. E dire che me lo consigliò il medico. La mia rovina è l'Incendiario; la sua vorrei poter dire sia la coscienza, ma mi sbaglierei. Tirai su gli occhiali dalla stecca, le unghie laccate da poco cozzarono sulla montatura, rendendola instabile per un momento.
    Il giorno precedente era venuta a trovarmi Meike e ne avevo approfittato per farmi fare una manicure; il lato positivo di essere bloccati in un ospedale è che anche quegli ingrati dei nipoti ogni tanto si fanno vivi.
    Non potei fare a meno di chiedermi però per quale motivo Blackwood sedesse indisturbato nella camera di quel ragazzo che visibilmente non condivideva il suo stesso sangue.
    Oh, io invece la ringrazio, signor Blackwood. Grazie a lei ho avuto il primo infarto solo due anni dopo e non davanti al suo avvocato.
    Sono contenta di non essermi presa il merito di una pena ridicola; sa meglio di me che quattro anni tra Azkaban e domiciliari sono un nulla rispetto alla pena che le spetterebbe.
    Arricciai le labbra stizzita, io quel giorno mi diedi malata.
    Avrà pure vinto lei, ma almeno non potrà pensare di aver ingannato tutto il Wizengamot.

     
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    La mia problema non è molto la coscienza, diciamola tutta, non può essere un problema qualcosa che è pieno di buchi o invisibile a modo suo. Durante i processi mi aveva per due volte consigliato caldamente, in modo esplicito o privato di consultare uno psichiatra, perchè le mie cartelle non erano aggiornate, l'ultima entrata era stata a ventun anni, un anno prima di entrare nei mangiamorte, e veniva allegata ad ogni processo dove comparivo io, probabilmente, sembra che per la legge non sia abbastanza plausibile la testimonianza di un antisociale schizofrenico cronico. Poi ai test esco su super intelligente, un QI più alto del dottore che mi sottopone il test di intelligenza. Una cultura generale possibile solo se si contano tratti persino di uno spettro autistico. Posso studiare diciotto ore senza badare ai bisogni primari. E così ci rinunciano presto alla perizia. Qualcuno la trova offensiva.
    Il problema vorrei dirle, mica è la coscienza. Ma la malattia, ed il tentativo di respingerla. Di controllarla. Sfinisce, e non basta un buon bicchiere di vino rosso la sera.
    "Dice?" il sorrisetto che mi compare sulle labbra è più intenerito di quanto possa mostrare realmente. Stiracchio la schiena all'indietro, la incurvo malamente e incrocio le braccia. "Sa meglio di me che se mi fossi fatto fare una perizia non avrei scontato nemmeno mezza giornata" avere diavoli all'inferno è molto più comodo dell'avere angeli in paradiso, credetemi.
    Incrocio malamente le gambe e ruoto leggermente il busto verso di lei. "Non sarebbe stata stupida come Carter" e mi schiarisco la voce prima di cogliere quanto pacchiana sia quella montatura "Non avrei attentato alla sua intelligenza come ho fatto con loro" sottolineo "Sa ancor meglio di me che avevano una tale voglia di prendermi che non hanno guardato nemmeno per un attimo cosa volessi io, Erodoto, il padre della storia greca diceva che la fretta distrugge ogni cosa" recito "Non faccio mai complimenti" ammetto "Conviene tenerseli in questi casi e mollare le armi per difendere una categoria che non la merita".






     
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5 replies since 9/3/2018, 09:37   65 views
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