Unsteady

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    In cambio del favore di fingermi il marito di Anna, avevo chiesto a lei di prendersi cura di Ade per quel weekend. Le avevo detto che non volevo mi vedesse in quelle condizioni, e che l'unico modo era tenere con lei Ivan e la bambina per l'intero weekend, poi eventualmente lasciare il giovanotto con la babysitter e riportare Ade con lei, la versione era che fossi andato a Londra per aiutare chi avesse subito disastri dal terremoto, epicentro di quel casino, che era stata una decisione presa all'ultimo e che mi dispiaceva da morire non passare l'unico weekend con la bambina che in libera uscita ed impaurita per tutto quello che era capitato. Anna mi aveva dato la mano siglando un rapporto di chiara complicità, così come le avevo chiesto di non far sapere nulla a lei, non finchè fosse fuori, sarebbe stato parecchio difficile da spiegare in quel momento e a distanza.
    Purtroppo il fatto di fuggire dal passato non funziona mai sempre davvero, e quella ne era stata la riprova. La cosa buffa era che erano quattro giorni che l'assenza di magia mi gravava sulle spalle, nella difesa e nell'avere cara la pelle. La gamba faceva un male dannato e l'infermiera, dopo un intruglio di pozioni da prendere ogni quattro ore circa non si era più vista nei dintorni, lasciandomi gentilmente con una copia del quotidiano di quella mattina e un dolore lancinante alla coscia destra. Ed erano due volte, due volte nel giro di due anni e mezzo che venivo colpito, per di più con strumenti babbani, allucinante e ridicolo a pensarci bene.
    Quando Hans in persona era venuto a compilare il rapporto con la bruna mi aveva detto di non aver mai visto nessuno così sfigato, una ferita tale e babbana che in altre occasioni avrebbe chiesto poco più di due giorni per guarire, ci avrebbe messo chissà quanto di più, aveva scherzato dicendo che avremmo fatto alla babbana. Non c'era un cazzo da ridere avevo pensato mentre mi tirato seduto a fatica su quel letto striminzito.
    Mavis era a circa tre piani di differenza e il solo pensiero di alzarmi mi faceva gelare il sangue, e non solo a me, l'infermiera bruna era stata categorica, ma io altrettanto, non avrei pisciato in un pappagallo di plastica, e così almeno con un sostegno adatto lentamente mi trascinavo in bagno.
    Non gliela volevo dare vinta ma quando ero tornato a letto mi resi conto di quanto avesse ragione, un dolore pazzesco mi aveva lasciato a terra un giorno intero, mi era passata la fase e avevo passato 36 ore a dormire, incazzandomi come una belva quando mi svegliavano per farmi qualche esame. Erano sonni costellati di incubi e paranoie, odio per me e per l'intero genere umano come me.
    Quella mattina in particolare, sfogliando il giornale non avevo trovato niente di interessante nelle novità, e solo quando la vidi oltre il giornale lo richiusi lentamente.
    "Mi dispiace" è la prima cosa che dico, che mi scivola via dalle labbra. Avrei voluto dirle che non l'ho avvisata per non agitarla, che non so dove sia finito il mio cellulare babbano e che sto bene, che è tutto okay, o quasi.
    Non la vedo in viso da esattamente undici giorni, da quando è stata trattenuta a Londra, e non l'ho contattata prima perchè sono un idiota, questa è la verità. Ripiego il giornale senza guardare e lo lascio scivolare a terra. La prima cosa idiota che mi viene in mente è legata ai paragoni, come al solito, come quando le dicevo che meritava più di vivere di ansie a quell'età. E poi non ero molto diverso da quello a cui avevo cercato di strapparla.
     
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    Erano stati giorni devastanti quelli passati a Londra, la preoccupazione maggiore l'avevo avuta quando, una volta tornata a casa dopo il disastro di quel tredici gennaio, quindi eravamo ormai al quattordici sera, nessuna chiamata era stata inoltrata da quello stramaledetto strumento babbano.
    Per di più che la magia sembrava fare i capricci e il mio nervoso saliva ancora di più.
    Non mi era stato possibile prendere il treno per altri quattro giorni e se prima la tecnologia babbana non funzionava, dopo era proprio Ty che non rispondeva al telefono.
    Squillava a vuoto .. una cosa tremenda da vivere, ancor di più da raccontare.
    Quando finalmente mi era stato possibile prendere l'aereo per Stoccolma la prima faccia che vidi in aeroporto fu quella di Ginny, la vicina di casa di Ty.
    Quella donna, a quanto pare avvisata da Hans, stava lì ad accogliermi e Ty no.
    Dove diavolo era finito?
    Come un ramake della mia solita vita del cazzo mi rabbuiai tanto che alla fine la donna, seppur con un minimo di imbarazzo, mi aveva detto che Ty era in ospedale.
    Senza neanche rendermene conto mi ero messa a piangere.
    Chiamateli i nervi, chiamateli come vi pare. La tensione e la paura accumulata fino a quel momento la stavo sfogando con un pianto tale che quasi mi fece affogare con la mia stessa saliva.
    Inutile chiederle perchè non me lo avessero detto prima.
    La sua risposta era stata “solo lui può risponderti”.

    E il Lui in questione ora era davanti a me, non mi aveva sentita entrare, ma mi aveva vista ora che quel dannato giornale era stato ripiegato.
    Le sue prime parole furono “mi dispiace” le mie neanche ce la fecero ad uscire dalle labbra.
    Per questo mi dovetti schiarire la voce e solo dopo chiedere – perchè non me lo hai detto?- ero ancora parecchio provata e non ero sicuro di riuscire a non mettermi a piangere, di nuovo.
    Una deficiente, in situazioni del genere veniva proprio fuori tutta la maturità di cui ero sprovvista.
    Un passo, due, e prima di ogni parola mi sporsi per abbracciarlo per accertarmi che fosse reale.
    -Mi hai fatto preoccupare da morire- sussurrai sollevando appena il viso per guardarlo in volto.
    Un volto che ancora non era il suo, visto come lo avevano ridotto, ma che mi era mancato da morire.
    -Chi è stato a farti questo, mi hanno detto che non è stato un incidente, che .. che ti hanno sparato ..- con lo sguardo lo percorsi da sopra la stoffa del lenzuolo, come se potessi vedere attraverso.
    -Ho dovuto dire .. di essere tua sorella.. hanno detto che tua moglie stava per arrivare e mi son venuto incontro loro etichettandomi così ..- mi morsi le labbra per trattenere un sorriso – tua moglie sarebbe Anna? C'è un dottore fuori che stava discutendo con lei poco fa- e queste erano le notizione, quelle per alleggerire l'atmosfera. Quelle che quanto meno non mi facevano pensare quanto vicina fossi andata a non rivederlo mai più.
    -Posso .... posso darti un bacio?-
     
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    Vergogna e imbarazzo, dispiacere. Quello era ciò che pervadeva il mio corpo in quell'istante, mentre coperto alla sua vista, l'espressione non riusciva a mascherare nessuno di questi sentimenti. Mi chiesi stupidamente se fossi sgualcito, se fossi inguardabile, se quelle occhiaie che mi ero osservato in bagno il giorno prima fossero migliorate o sembravo ancor più provato dell'inizio.
    Lei invece era sempre nella sua forma migliore, come sempre, i capelli bruni appena spenti da una stanchezza che non riusciva a mascherare perfettamente, mentre mi stringeva a sé, mentre l'unica mano del braccio a posto la stringeva a me, le sfiora il collo, la nuca, e le labbra si poggiano sui suoi capelli. Socchiudo gli occhi costringendomi a sentire il profumo della sua cute, dei suoi capelli bruni, pensando nel mentre che ci sarebbe stato momento per rispondere ad ogni domanda.
    Tirai leggermente il lembo della coperta bianca per essere sicuro che non potesse vedere niente di strano, di non poter vedere quanto il passato potesse fare male. "Oh si, sei mancata così tanto che ho fatto in tempo a sposarmi addirittura" il sorriso bieco che abbozzo è il primo da tre giorni che son qui, perchè se solo avessi capito quale fosse il problema con Anna avrei riso molto di più.
    "Le labbra me le hanno già sistemate" le dico con un sorriso sciocco allungando in avanti le labbra per richiamarne l'attenzione, quando si china su di me, le sue labbra toccano le mie, e fu uno dei baci più dolci che avessi mai ricordato prima di allora, qualcosa che avevo seriamente temuto di perdere. Avrei fatto più attenzione a certe cose, avrei guardato più al quotidiano, appena sarei stato in grado di mettermi in piedi, avremmo scelto la casa più bella del villaggio, le avrei comprato quello che più desiderava a costo di rompermi la schiena, di farmi sparare di nuovo.
    "Quindi sono ora ufficialmente un fedifrago, siediti qua, piano piano aspetta" punto i pugni sul piccolo materasso e mi sposto di qualche centimetro verso l'esterno per farle spazio, strizzai gli occhi e sussultai prima di rilasciarmi andare con la schiena contro i cuscini posizionati apposta per leggere il giornale. Le scanso i capelli dal viso portandole un ciuffo dietro l'orecchio, sorridendo al suo sorriso, prima di lasciare ricadere il braccio sul materasso.
    "E' stata solo la prova che non sempre quello che si fa passa inosservato, alla fine il conto arriva sempre"
    deglutii spostando le labbra in avanti, come pensieroso, come se cercassi le parole giuste da dire, anche se rimanendo in silenzio tanto a lungo sembravo non aver troppa intenzione di continuare "La cosa peggiore è che io non ricordo nemmeno cosa e quale famiglia devo aver distrutto, ma lui non era decisamente della stessa idea, lo ricordava bene ed è venuto a cercarmi" le spiego stirando con la mano una piega del letto "e mi ha chiaramente trovato. Poteva andare molto peggio" le dico guardandola.
    "C'era solo Ivan con me. Sono felice che tu non fossi lì" le dico schiarendo la voce "Gin è stata davvero di grande aiuto, è una tipa piuttosto sveglia" e la guardo in modo diverso "...e si, non me l'ha detto ma se la fanno proprio insieme" le confido toccandomi il polso destro ancora indolenzito.
     
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    Risi e mi accoccolai maggiormente - Ben mi sta, non dovrei mai lasciarti solo per così tanto tempo, poi fai danni- gli fissai solo un attimo le labbra che tanto desideravo baciare, mi sentii anche un pò stupida quando gli chiesi il permesso, ma avevo avuto timore di fargli male, e apprezzai tantissimo il fatto che non mi facesse notare quanto quella domanda me la sarei potuta risparmiare.
    Lo baciai facendo bene attenzione a non fargli male, non mi sarei mai più assentata per così tanti giorni, quella storia sarebbe dovuta finire, bisognava fare assolutamente delle scelte, delle nuove scelte.
    Piano mi sedetti accanto a lui, quanto avrei voluto sollevare quel lenzuolo per vedere le sue reali condizioni .. ma da come si era guardato bene dal coprirsi mi era sembrato abbastanza chiaro di quanto poco volesse farmi vedere.
    Sicuramente non c'era un bello spettacolo, ma io ero anche una guaritrice, se me lo avesse permesso lo avrei potuto curare io a casa..
    Accompagnai il suo tocco con il viso lasciando che mi sfiorasse anche la pelle e non solo i capelli, trattenni persino la sua mano per un attimo, il tempo di dargli un bacio sulla stessa e tenerla tra le mie di mani.
    -Mi spiegherai mai cosa sia veramente successo? Senza .. senza metafore dico, o modi di dire..-
    e lo fece. Con poche parole avevo capito che Ty aveva fatto qualcosa alla famiglia di questo uomo che era andato a riscattarsi.
    -Ora si ritiene soddisfatto oppure ci saranno altre visite?-
    Abbassai il capo un pò a disagio - io invece avrei voluto esserci, perchè forse avrei potuto aiutare, comunque ti sarei stata vicino.
    Non sei solo.-
    e con una mossa tattica cambiava discorso, per ora lo avrei accontentato, volevo si riprendesse prima.
    -A si eh?- ammiccai - e invece il dottore che discute con Anna chi è? Sembrava divertito mentre lei abbastanza esasperata- mi strinsi nelle spalle - però lui è carino, che ha che non va? Tu lo sai?-
     
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    "Non ne ho idea" ammetto visibilmente preoccupato anche io, in fondo sarebbe potuto tornare in qualsiasi momento ed era la prima cosa a cui avevo pensato. In ogni caso, non mi sarei fatto cogliere impreparato per stavolta, avrei innalzato per quanto possibile delle barriere, smettendo di pensare di poter essere ovunque al sicuro. E di peggio c'era che Ivan era in casa, ma se ci fossimo stati tutti? Se fosse finita peggio di così?
    Se fosse capitato qualcosa a qualcuno di loro non me lo sarei mai e dico mai perdonato. Mi ero chiesto in quei giorni se non avessi sbagliato, insomma, nessuno sarebbe mai entrato in casa mia prima, e se anche fosse accaduto, sarei stato protetto. Perchè lo scopo finale non era mai stato da applauso, ma era la cosa più vicina ad una famiglia che avessi mai avuto. Prima di ora. Ero stato stupido anche al solo pensarci.
    "Oh..." cerco di affinare l'orecchio per capire se stiano ancora discutendo, lo stanno facendo da giorni, ogni volta che Anna passava con Ivan era una discussione, uno che capiva meno dell'altra, quello che diceva ma shh, l'altra che parlava di crisi di nervi. Insomma. Sollevo le sopracciglia perplesso.
    "Dunque da quello che ho capito..." dico sforzandomi di ricordare "Anna è stata chiamata per prima perchè quello è il pediatra di Ivan, ha riconosciuto me e ha chiamato lei" e continuo "Io devo essermi svegliato per un nano secondo, rintronato, alla domanda se riconoscessi mia moglie, ho risposto si, avevo capito Anna" spero non abbiano calibrato i farmaci e le pozioni in quel contesto per colpa delle bugie se no ero davvero nei guai e rintronato di brutto cavolo "Quindi ora stiamo fingendo di essere marito e moglie tipo ma... non fare domande, sorellina" un sorriso mi spicca sulle labbra mentre penso al modo in cui Anna mi aveva guardato quando il dottore l'aveva definita mia moglie una seconda volta ed io volevo dire <i>che?

    Aveva una faccia da, smentiscimi e sono guai. E non avevo smentito anche se rimanevo confuso.
    Credo le piacesse, ma questo l'avevo tenuto per me.
    "Credo mi abbia chiamato redneck" ammetto. Redneck è un tipico termine americano, si usa per definire i contadini volgarotti che con la testa china sul seminato sotto il sole cocente, si abbronzano la lunga striscia della nuca. Insomma, un modo poco alla mano per definire gli zappatori. Ma non ero sicuro avesse detto così. E non ero sicuro non avesse ragione, mi chiedevo solo quanto avrei tenuto su quella farsa senza farmi beccare per mano, o a baciarmi con mia sorella.
    "A proposito di non lasciarmi più solo molto tempo, quando tornerai a Londra? Abbiamo tempo per uno schifodonald?" incrocio le braccia pronto a mettere su il broncio, per colpa della magia poco funzionante non avevo una data precisa di uscita e mi sarebbe piuttosto seccato non poter uscire prima di vederla andar via. Di nuovo. "Quanti macelli sono scoppiati a Londra?"
     
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    Quel dottore non capisce niente. Perchè anche se non so cosa vuol dire mi suona tanto di offesa questa parola- gli sorrisi curiosa di saperne comunque di più di questa storia.
    -Non tornerò a Londra finchè tu non ti sarai ripreso al cento per cento- e su questo non si transigeva.
    -Anzi se mi dici cosa posso fare per te mi farai sentire meno inutile..- mi guardai attorno e poi guardai anche lui - e neanche è detto che dopo parta, non voglio più stare come sono stata in questi giorni ... e poi tu hai dei segreti con me, quindi ...- mi accoccolai maggiormente a lui badando bene a non fargli male e quando mi chiese di Londra mi strinsi impercettibilmente nelle spalle - un gran casino. Ci son scappati due obscuriali. Stanno facendo le dovute indagini ma questa volta non ho dato la mia disponibilità-
    Non gli specificai l'entità del danno tanto lo avrebbe scoperto una volta fuori, in quel momento doveva solo rilassarsi.
    Comparve il volto di Anna al di là del vetro e, dopo avergli dato un bacio su una guancia, mi alzai per raggiungerla.
    Non lo so quanto tempo stettimo fuori, abbastanza perchè mi spiegasse come stava veramente Ty, quanto tempo altro sarebbe dovuto restare e il perchè di quella innocente bugia.
    Tantè che quando tornai dentro al posto di stendermi al fianco di Ty mi sedetti composta sulla sedia e gli presi una mano con un sorriso sulle labbra che ancora non ero riuscita a togliermi.
    -Io so- gli dissi tutta compiaciuta.
    -E ho promesso di mantenere il gioco. Cosa mi dai in cambio di una spiegazione adeguata?-
     
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    "Pozione" la mia infermiera era sempre di poche parole a modo suo, gentile, ma sembrava ci tenesse molto a tenere le distanze. Si era data il cambio con Caterina, che chiamata fuori da Anna sembrò molto più tranquilla di me. Il fatto che tra loro parlassero tanto mi metteva angoscia a modo mio, tanto è vero, che quando mi chiese di tirare su la schiena per assumere la pozione cicatrizzante e rinvigorente, mentre procedeva alla disinfezione del braccio ormai quasi a posto notò persino lei il mio cipiglio.
    Mi guardò in silenzio talmente a lungo che capii perfettamente la sua domanda. "La verità è che una è la madre di mio figlio, l'altra... non è mia sorella" l'ombra di un sorriso marcò leggero le labbra della ragazza che non rise affatto.
    Avevamo già avuto un confronto a riguardo dal quale nonostante la giovane età era uscita vincitrice. In ogni caso era stata gentile e paziente, dovevo ricordarmi di farle un presente almeno una volta uscito da lì. Picchettò la garza col dittamo attorno all'occhio che ormai aperto di nuovo andava tornando di un colore perfettamente normale. Chiede "Coste?" prima di palpare leggermente e con garbo risposi "Sono ok" ero arrivato in ospedale con tre coste sbriciolate e una spaccata a metà, letteralmente. Ma nulla che l'ossofast preso per tre giorni interi non potesse perfettamente sistemare nonostante due notti completamente insonni per il dolore.
    Mi dice che ci vediamo più tardi per la medicazione con la pozione sperimentale per la gamba e sembra darle volutamente il cambio Caterina, che si accomoda sulla poltroncina. "Non sono certi che non tornerà" ammetto visibilmente irritato ma non rassegnato "Non l'hanno trovato e dovremo decisamente qualche incanto per proteggere casa, Anna era furiosa" lo era sul serio, e volli sperare che non ce l'avesse direttamente con me ma con la sensazione di impotenza che aveva avuto. Le avevo detto che la prima volta mi aveva conciato lei, e per lo stesso motivo o quasi. Mi aveva guardato e chiesto quando sarebbe finita. E l'aveva chiesto con visibile preoccupazione. Mi ero trovato a giurare due volte o più di non avere più niente a che fare con loro ma non ero certo mi avesse creduto.
    Sperai che i suoi dubbi non avessero preso anche Caterina.
    "Dice che gli ho sterminato la famiglia, è entrato in casa alle prime luci dell'alba e ha sparato, ho tenuto finchè ho potuto ma sai sapeva sparare sul serio" come me, ma non lo dico. "E' stata una vita difficile la mia, non ho fatto niente con cattiveria, ma con stupidità, ogni soldo che prendevo era per Ariadne, devi credermi non ho più niente a che fare con loro, non so cosa ti abbiano detto" dico in un movimento del labiale "Io non ho detto la verità nemmeno ad Hans" non posso farlo.
    "Ma se dovesse tornare mi troverà pronto stavolta, non posso permettere che vi succeda qualcosa" le spiego in un sussurro comunque. Non ho dormito una settimana pensando a cosa fosse successo, a cosa avessi fatto, a tutto quello che avevo fatto nella mia vita. Con la mano libera dal suo tocco mi tocco le punte dei capelli spettinati ed ispidi.
    "L'accento mi sembrava americano comunque o inglese, in ogni caso sono contento che non tornerai a Londra per un po', quanto meno quest'uomo è il secondo dei miei due motivi" rimango in silenzio per un po', il giusto perchè possa capire con chi ce l'abbia "...ti aveva spedito un regalo per il tuo compleanno, era tra le lettere del Ministero da consegnarti. L'ho buttato"
     
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    Ero rientrata con un'aria leggera, insomma scherzavo e lo prendevo in giro, di certo non mi sarei aspettata una confessione in piena regola, una di quelle che riguardavano i fatti accaduti e anche altri antecedenti a quello.
    Non avevo fatto domande perchè sapevo che quando fosse giunto il momento me ne avrebbe parlato lui stesso, ma le risposte erano venute da se.
    -Hai ragione, anche se cambiare totalmente casa sarebbe anche meglio- gli feci notare, perchè in questo modo avremmo avuto modo di voltare totalmente pagina, ci avrei pensato io stessa agli incanti di disillusione, a quelli protettivi, a tutto ciò che sarebbe stato necessario per renderla una casa a prova di intruso.
    Nessuna sorpresa, non più.
    -Anna era solo preoccupata, comunque mi ha chiesto di chiederti se potresti dargli qualche informazione sul tipo, non so pare che sia molto in vena di giustizia privata. O magari vuole solo farsi un'idea, boh-
    Non sapevo proprio cosa passasse nella testa della bionda, quello che sapevo era che per un attimo mi aveva fatto venire i brividi senza neanche spiaccicare mezza parola.
    -Non mi hanno detto niente, non ti agitare Ty- in realtà la sua storia, o meglio quella che riguardava il suo passato e cosa avesse potuto o meno fare me l'avevano raccontata altre fonti, di quelle che ero solita consultare quando non conoscevo qualcuno che però volevo aiutare.
    Sapevo che il suo passato non era stato dei migliori ma al presene Ty era uno degli uomini migliori che io avessi mai conosciuto, e poi chi ero io per giudicare?
    -Se dovesse tornare troverà pronto te e almeno altre due persone, una sono io e l'altra è la donna che sta lì fuori, secondo me non gli conviene tornare- così per dire eh.
    -Uno? E il secondo qual è?- chiesi curiosa.
    Non mi rispose ma dal cambio della sua espressione mi fu abbondantemente chiaro di chi parlasse.
    -Oh- annuii facendogli capire che avevo capito.
    Stavo per dirgli che doveva stare tranquillo ma mi precedette.
    Mi venne da ridere per quel gesto così poco da Ty uomo maturo quanto più da Ty uomo geloso ma mi trattenni.
    Insomma non mi interessava sapere neanche cosa fosse però un minimo di disappunto dovevo mantenerlo no?
    Naaa non ne valeva la pena.
    Mi chinai in avanti e gli sfiorai le labbra con le mie - sei geloso eh- sorrisi assaporandole di nuovo - solo che non si fa Desmond, sei stato un bimbo monello, frugare nella posta degli altri .. no no no-
    Invece poteva farne quello che voleva della mia posta anche leggerla, non avevo mica segreti.
    -Direi che mi hai dato qualcosa di molto gradito in cambio delle mie informazioni, la sincerità. Spero che tra di noi non ci siano mai segreti.
    Odio averne-

    Gli carezzai una guancia e sospirai prima di tirarmi in dietro e ricompormi sulla sedia.
    -Dunque Anna ha detto di essere tua moglie per due motivi, il primo perchè altrimenti non poteva stare qua, il secondo ...- abbassai la voce con fare confidenziale - il dottore pare sia un suo ex, uno di quelli importanti che ti fanno soffrire e poi non vuoi vederli mai più. Non si aspettava fosse anche il pediatra di Ivan e per non uscire con lui gli ha detto che era sposata con te. E quindi poi lui ha chiamato lei quando ti ha riconosciuto e bugia chiama bugia .. insomma mo se non gli tieni il gioco quello la deriderà ancora di più, e lei preferisce vederlo iracondo che con un sorrisino da super maschio saputello sulle labbra- gli presi una mano - per me va bene, chiamala solidarietà femminile, i maschi convinti non mi sono mai piaciuti-
    Picchettai con un dito sulle labbra incerta, e talvolta lo guardai di sottecchi - a proposito di segreti, io ne avrei uno in effetti..- ehm ehm - ti ricordi quando son tornata ubriaca un annetto fa circa, forse anche due ?- si dai se lo ricordava, almeno lui.
    -Potrei aver mentito su una cosa, tipo che .. in realtà ricordo tutto di quella notte- ehm ehm. Rossa? Non poco direi.
     
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    "Cavolo si..." assaporai i suoi baci leggeri che presi come una sorta di perdono in piena regola. non so cosa mi avesse detto il cervello, o meglio si, avevo toccato la busta, e quando avevo letto il nome di lui mi era salito il sangue al cervello, insomma, se l'avessi acchiappato a londra mi avrebbe di certo messo su qualche scusa tipo che era un addio sentito, che era l'ultimo contatto, ma io non l'avevo letta mica così. Sapevo io quello che avevo passato mentre in cima a quelle scale me n'ero stato in silenzio mentre lui l'aveva baciata. Davanti a me. E quei mesi prima, e quel giorno, quella notte in cui era tornata a casa, e lui non era nemmeno in programma di pensiero.
    Peso 94kg e tutti e 94 quel giorno avevano vibrato di rabbia, di frustrazione, perchè gliel'avrei dovuta consegnare nella speranza che non facesse finta di nulla, che non me la nascondesse, o magari mi avrebbe detto di buttarla e avrei dovuto io insistere per non sembrare troppo idiota. Così avevo tolto entrambi dall'imbarazzo, avevo aperto la busta, non avevo nemmeno letto il contenuto, come per stupido rispetto e avevo gettato tutto nel camino dell'ingresso del Ministero spacciandolo per carta straccia.
    La questione su Anna fu chiara poco dopo, e mi costrinsi a non esplodere in un riso, tenni per me ogni osservazione eventuale a riguardo se non decidendo di parlare con Anna in un momento successivo, stralunato per quel trattamento, guardai istintivamente oltre la finestra che dava sul corridoio ma non la vidi più.
    "Quale notte?" Chiedo subito prima che lei finisca. E non ricordo finchè il silenzio che cade abbinato alla sua espressione maldestra e vaga non mi riporta ad una precisa notte, quella che ero certo per lei essere stata un errore. Aveva finto, oddio aveva finto che non fosse mai avvenuto nulla! La guardo sgranando gli occhi, mentre le labbra si schiudono leggermente scoprendo i denti.
    "Scuuuuusa?" le chiedo scoppiando in una leggera risata "E perchè cavolo non me l'hai detto subito?" il fatto che stessi ridendo conscio che si fosse levata un peso di dosso enorme sperai l'aiutasse con la chiacchiera "Pensavo di essere stato tanto pessimo da preferire dimenticare" le confesso e non potevo dire di non averci pensato. Spesso succede che non funzioni nemmeno la prima volta con la donna che ti piace, non sto scherzando, si certo, è mentale, ma non funziona comunque. Eppure a me non solo aveva funzionato ma pensavo che a seguito mi sarei beccato un "prendo te perchè sei migliore in molto altro" invece questo discorso era stato destinato a rimanere nella mia mente.
     
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    Quale notte, ehm. Come potergliela spiegare senza rischiare di desiderare di sprofondare ancora di più dalla vergogna?
    Insomma quella notte io mi ero lasciata andare così tanto che a ripensarci davvero c'era da imbarazzarsi.
    Poco dopo parve capire e un sospiro di sollievo uscì solo soletto dalle mie labbra.
    -Non urlare- lo ammonii stringendogli una mano - ti ricordo che anche tu eri andato via, non eri nel letto, che ne potevo sapere io se ti andava di parlarne o meno?
    Di solito non si scappa così se si vuole affrontare la cosa-
    giusto?
    -E poi .. poi ... - distolsi lo sguardo - mi hai offerto il caffè come se niente fosse.
    Ho pensato che ti andasse bene così. Che ne potevo sapere io che ti interessava approfondire la questione eh?-

    Ero stata una idiota, ma lui però non mi aveva reso la cosa facile, poteva fermarmi sul nascere e dire "Alt" E la notte prima?" e invece niente aveva taciuto, non era tutta tutta colpa mia ...
    -Pessimo?- AH? - no beh ora lo sai, non sei stato pessimo ... insomma ma quale pessimo Ty, mannaggia a te.. mi son sognata quella notte per un mese intero- ogni bacio, ogni sospiro ogni maledetta spinta non ero riuscita a togliermela dalla testa per tanto di quel tempo che mi era difficile pure andare a lavoro e stare concentrata.
    -Pensi sempre cose che non devi pensare. Comunque a tenerti le cose dentro guarda quanto tempo abbiamo perso- ecco, metà per uno.
    Avrebbe dovuo rapirmi e farmi sua prigioniera fino a che non avessi sputato la verità, altro che galantuomo.
    Rude doveva essere, di quelli tutto mio tutto mio .. eppure mi piaceva così tanto proprio perchè era un uomo rispettoso, che non mi aveva mai forzata su niente.
    Di una cosa ero felice, che le cose si fossero sistemate e fossero evolute in questo modo.
    Non poteva essere altrimenti, e non solo per il sesso che era fantastico, ma anche per tutto il resto.
    Solo su una cosa avrei avuto da ridire, sui modi arcaici con cui aveva deciso di crescere Ariadne, ma ci sarebbe stato il tempo per smussare gli angoli no?
    In fondo Ariadne era ancora piccola.
     
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    "Un mese intero?" a parlarci su ora la cosa era divertente, quasi al limite del tremendo, ma lì per lì non solo non fu divertente affatto, ma l'idea che dopo me, avesse giaciuto anche con lui non era divertente. Per nulla, ,per nulla sul serio. "Mica ero scappato, ero andato a fare il caffè" il sorriso che avevo sulle labbra era comunque perfettamente indicativo del fatto che fosse una delle notizie più buffe mai passate alla radio.
    Non ci si sarebbe mai dimenticati di una notte genere, una notte in cui avevamo dimenticato le regole sociali, di rispetto e di qualsiasi altra legge che poteva impedirci di vederci così come chiaramente avevamo desiderato da non so nemmeno quanto. I nostri baci non erano più stati pregni di quel sapore, e niente era più somigliato a quel contesto che era affogato in un senso del proibito che sarebbe stato grazie al cielo irripetibile, da che non dovevamo più nasconderci né darci baci come e semmai qualcuno potesse entrare entro pochi secondi dalla porta.
    Al pensiero che avesse tenuto nascosto per tanto tempo un episodio del genere, il cuore mi si intenerii perchè immaginai che tutto quello che avevo passato io in quel momento quando ero convinto che fossi stato da dimenticare, lei doveva averlo passato peggio ancora, insomma, abbastanza perché fosse in una situazione ben peggiore vista l'età nella quale io, all'epoca buona, avrei passato ben più di un mese a ragionarci. Ma non potevamo farci niente, forse non era il destino quel momento, o forse era stato un trampolino di lancio per una decisione molto più gravosa che era avvenuta solo troppo poco tempo prima. Insomma, non si sa mai quanto il trampolino possa poi effettivamente essere lungo.
    "Non penserai di cavartela così vero? Guarda che questo è grave sai? Ti perdono in un solo caso" lei dico facendole segno di avvicinarsi, le copro l'orecchio con la mano e le bisbiglio quella che era una domanda alla quale non avrei voluto altra che una dettagliata risposta.
     
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