Goodbye.

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    Credo di non essermi mai sentita tanto triste in tutta la mia vita. Proprio qualche ora fa è arrivata una comunicazione da parte del mio papà che ha preso la decisione di farmi trasferire in Gran Bretagna, nello specifico a Londra, dove vive mio cugino Artyom, e farmi frequentare la scuola di magia di Hogwarts. Ho sentito grandi cose sul castello in questione e ho anche avuto modo di visitarla negli incontri di Quidditch ed altre iniziative che si disputavano tra le due scuole, ma abbandonare Durmstrang e tutti gli amici che ho qui è molto diverso dal passare una settimana di vacanza altrove, sapendo di dover presto tornare. Papà non ha preso per niente bene la storia dell'aggressione di cui sono stata vittima. Si è infuriato con me perché non ho mai imparato a difendermi in cinque anni di permanenza a Durmstrang ma si è arrabbiato anche di più con i responsabili dell'incidente di cui riporto ancora qualche livido ed abrasione da incantesimi. Ciò che mi fa stare peggio della situazione, oltre alla necessaria lontananza da mio fratello, furioso anche lui, è che anche Mykie ci è andata di mezzo, in ogni senso. E' ovviamente venuta a salvarmi - ci ha provato almeno - quando mi ha vista in difficoltà ed hanno fatto male anche a lei, cosa che non mi perdonerò mai. E come se questo non fosse abbastanza, trasferirmi significherà abbandonarla. Non la vedrò più ogni giorno, non potrò più confidarle tutti i miei segreti, non potrò chiederle consigli, non potrò dividere con lei i miei deliziosissimi sandwich. E' finita. E' sparito tutto così, in un puff, a causa di qualche ragazzo a caso che ha deciso di prendermi di mira. Lo giuro su me stessa, cambierò. Lo farò per me e per Mykie, in onore della nostra amicizia e dell'atto di coraggio che ha dimostrato nei miei confronti. Non permetterò più a nessuno di farmi una cosa del genere. Ci vorrà del tempo, ma chissà, magari cambiando ambiente sarà più facile. Per il momento, ho bisogno di prendere un pò di tempo per me stessa e stare da sola. Non so come affrontare Mykie e dirle che prestò andrò via dalla scuola e non ho neanche voglia di salutare tutti gli altri miei amici: Jerome, Astrid, mio cugino Leebo... Non so dove troverò la forza per dire addio a tutti, ma sarà uno step necessario. Forse scrivere delle lettere mi sarà d'aiuto. Potrei consegnarle a ciascuno di loro prima di andar via. O magari potrei farlo subito dopo essere salpata sulla nave che mi accompagni verso la mia nuova casa. Si, sembra una buona idea, per questo mi reco dentro un'aula vuota e tiro fuori dalla tracolla dei fogli ed una penna. Così come l'inchiostro scorre ed incide parole tristi e pesanti su quei pezzi di carta, allo stesso modo una lacrima piena di dolore e tristezza scende dritta sul foglio, creando un grosso alone che non mi preoccupo di asciugare. Proprio in quel momento avverto dei passi alle mie spalle ed afferro con prontezza la bacchetta per puntarla contro la figura che fa ingresso nell'aula. "Chi sei? N-n-non farmi del m-male." Il volto livido, le parole interrotte da singhiozzi frequenti. La paura negli occhi, la pesantezza nel cuore.
     
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    Non ci aveva pensato due volte. Aveva abbandonato il dormitorio maschile e abbandonato la sala comune. Si sentiva soffocare, troppa gente intorno nella stessa stanza, rusciva ad accettarla solo durante la notte quando tutti dormono e nessuno parla o gli sta addosso. Per un tipo come Warner che non amava poi così tanto il contatto fisico e l'essere circondato da troppa gente, tutto quel baccano gli aveva fatto perdere le staffe e senza dire una parola, accompagnato da un grugnito di disapprovazione e di irritazione aveva preso tutte le sue cose e uscito da lì con lo sguardo di tutti puntati su di lui, con l'aria di chi non aveva capito che cosa gli fosse preso.
    Warner era irritato. Certo, i suoi compagni non ne avevano colpa non avevano fatto niente contro di lui. Eppure quella sensazione non riusciva ad abbandonarlo, così pensate su di lui. Sapeva perfettamente da cosa era dovuto, ma molto difficile da dover ammettere. Quello che lo irritava era l'improvviso silenzio di suo padre. Oh no, non immaginava di certo il peggio. Conosceva benissimo il suo vecchio non sarebbe stato un terremoto a fermarlo. Ma gli dava così fastidio. Si sentiva tagliato fuori, non considerato. E non si trattava di affetto paterno, quello non sapeva nemmeno riconoscerlo.
    In poche parole suo padre aveva smesso di rispondere alle sue lettere.
    In tutta risposta quello che riceveva erano il rifiuto delle lettere da lui scritte. Ogni volta che Warner gli scriveva qualche giorno dopo il suo gufo tornava indietro con la lettera, segno che era stata rifiutata. Eppure lui non aveva fatto nulla per meritarsi il totale silenzio da parte di suo padre. Era anche riuscito a evitare che venisse informato sulla punizione avuta in biblioteca.
    Senza arrendersi nei giorni precedenti Warner aveva continuato a mandare lettere. Oggi ne aveva ricevuto un'altra di rifiuto. Ed ecco il motivo per cui era scappato dal dormitorio. Era un misto tra: troppa confusione, troppa gente, spazio troppo piccolo, arrabbiato con il padre. Per evitare di esplodere lì davanti a tutti ha preferito scappare, lasciando libera immaginazione ai suoi compagni sul motivo del suo comportamento.
    Vagò per i corridoi senza sapere dove andare. Non aveva alcuna meta. Le mani in tasca e lo sguardo fisso davanti a sé. Si era persino dimenticato di indossare la mantella della divisa. Ad ogni modo sentiva la necessità di isolarsi completamente, lontano da tutti. Warner non era quel tipo di ragazzo che di fronte a un problema famigliare correva dal suo migliore amico o dalla propria ragazza per lasciarsi consolare e trovare una soluzione. Lui risolveva le cose a proprio modo, non solo perché non possedeva né l'uno né l'altra, ma perché non ne aveva bisogno.
    Così trovò la prima aula vuota, con la speranza che quel giorno non ci sarebbero state lezioni programmate lì dentro. Nemmeno il tempo di un sospiro di sollievo che scattò sull'attenti quando sentì una voce tremolante parlargli. Nello specifico era di una ragazza presa dai singhiozzi e sicuramente con un velo di terrore. E lo poté capire anche dal suo sguardo. Avvicinatosi di più riuscì a riconoscere il volto della ragazza che gli puntava la bacchetta contro. Warner alzò subito le mani in segno di pare. Reese. La conosceva non solo perché sono andati insieme alla festa di Halloween, ma perché era la migliore amica di Mykie. Le vedeva sempre insieme, così complici. A volte si ritrovò a invidiare il loro rapporto. Perdonami, non volevo spaventarti. Credevo che l'aula fosse vuota. Si limitò a dire. La ragazza continuava a guardarlo e Warner non poté a fare a meno di notare le sue lacrime e gli occhi gonfi. Odiava trovarsi in certe situazioni, non sapeva gestirle, ma di certo non poteva uscire dall'aula come se nulla fosse. Va... tutto bene? E così cercò di impersonare la parte di una persona con cui potersi sfogare, sedendosi sul banco di fronte a lei
     
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    Credo di aver davvero toccato il fondo adesso. Me ne rendo conto nel momento in cui oltre la mia bacchetta intravedo il volto di una figura familiare, che ho finalmente identificato come una persona buona davvero. Mi fido solo perché va d'accordo con Mykie e lei, a differenza mia, ha sempre saputo distinguere le persone buone da quelle cattive. Per questo, abbasso la bacchetta con aria imbarazzata e dispiaciuta, non curandomi però di asciugare il volto rigato dalle lacrime che continuano a scendere copiosamente. "Oh, scusami Warner. Ero sovrappensiero e mi sono spaventata." Non voglio si senta in colpa per la mia reazione, in fondo non è lui la causa per cui sono così triste ed ho così tanta paura di essere attaccata di nuovo. Non meritava che io reagissi così, però non posso tornare indietro e rimediare, quindi immagino sia meglio, visto il suo interesse, spiegargli cosa ci sia che non vada al punto da ridurmi in queste condizioni. Solo adesso raccatto un fazzoletto dalla mia borsa, col solo intento di soffiarmi il naso, mentre rispondo alla sua domanda con un cenno di dissenso. Una volta riposto il fazzoletto in tasca e passato distrattamente la manica della giacca sui miei occhi gonfi, gli indico col dito il piccolo malloppo di fogli che ho riposto sul tavolo, su alcuni dei quali sono già state segnate parole ed ancora parole cariche di dolore e vergogna. "Sto scrivendo delle lettere d'addio." Mi faccio coraggio e parlo finalmente a qualcuno della decisione presa da mio padre. Warner è il primo a scoprirlo e questo mi fa pesare ancora di più sulle spalle il fatto che non abbia ancora detto nulla a Mykie. Oltre al senso di impotenza perché non posso sistemare le cose in alcun modo, quindi, si aggiunge il senso di colpa perché non sono stata in grado di dire la verità a chi la meritasse più di tutti. Sono davvero un disastro. Prendo un lungo sospiro, così da risolvere i dubbi che credo si siano innescati in Warner, che di sicuro deve essere parecchio confuso dalle mie parole o, magari, ha già tratto delle conclusioni da sé. In ogni caso serve una conferma ed io sono qui a dargliela, con la voce strozzata dai singhiozzi e gli occhi che tornano a bruciare, riempendosi ancora di nuove lacrime da versare. "Vado via da Durmstrang..." Incapace di guardarlo ed affrontare la sua reazione, che non sarà mai tremenda da vedere come quella di Mykie e di tutti i miei amici più stretti qui a scuola, mi giro di nuovo verso i miei fogli, facendo attenzione a proteggerli dalle stille salate che dal mio volto si tuffano dritte dritte sui miei vestiti e sul banco al quale appoggio i gomiti, mentre le mani prendono a coprirmi il viso tumefatto e gonfio. "Mio padre ha saputo dell'aggressione e vuole mandarmi ad Hogwarts." Confesso infine, prima di liberarmi del vero peso che mi sta martoriando in questi giorni e che mi fa sentire come se fossi un errore dalla testa ai piedi. "E' tutta colpa mia." E lo credo davvero. Se fossi diversa, più forte, più indipendente, adesso non sarei costretta ad affrontare una situazione così difficile.
     
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    Ammetteva di non conoscerla poi così bene come qualcun altro, come ad esempio Mykie. Ammetteva che non colse nemmeno una occasione per approfondire quella piccola conoscenza che c'è stata il giorno di Halloween, costretto a recarsi a quella festa dalla bionda. Ammetteva anche quel poco che era riuscito a capire di questa ragazza rese ovvio il vederla diversa dal solito. Aveva conosciuto una ragazza sorridente e vivace, piena di vita e si... a volte anche spiritosa nella sua ingenuità. Vederla in quello stato fece subito capire a Warner che qualcosa era successo. Qualcosa dentro di lei si era rotto ed è completamente cambiata. Non l'aveva mai vista in quello stato, o puntare la bacchetta in quel modo con la paura negli occhi senza nemmeno verificare la persona dall'altro lato della punta. Certo, Warner non era poi un tipo così simpatico, chiunque ne approfitterebbe per schiantarlo e non si sarebbe meravigliato se anche Reese ci avrebbe provato.
    Le sue braccia scivolarono ai fianchi nel momento in cui la mora abbassò la bacchetta, rendendosi conto che si trattava di... beh una faccia conoscente. Non si poteva di certo affermare di una specie di amicizia tra loro. Si conoscevano solamente grazie a Mykie, ma oltre a quella improvvisa conoscenza a quella festa un ulteriore incontro così ravvicinato non c'è più stato.
    Fino ad oggi.
    A pensarci avrebbe preferito incontrare la giovane ragazza in altre circostanze, Warner si sentì un po' a disagio in quella situazione. Non era il tipo adatto a consolare qualcuno. Non era il tipo adatto nel dare consigli o dare conforto a qualcuno che ha passato una brutta giornata o ha ricevuto la più brutta delle notizie. Creare empatia con gli altri gli era sempre sembrato un traguardo assai difficile da raggiungere. Ma, ormai, era in quell'aula e di certo non poteva girare i tacchi e andarsene come se niente fosse. Ammetteva che non si sentiva costretto a restare, curioso di scoprire cosa stesse accadendo a quella ragazza. E solamente adesso stava notando tutti quei fogli scritti e uno in particolare che stava concludendo la stesura. Reese non perse tempo nel rivelare l'uso di quei fogli, confessando di star scrivendo delle lettere. Immaginò tra tutti quei fogli una lettera indirizzata a Mykie. Sapeva perfettamente che le due possedevano un legame speciale, di quelli da invidiare. Si trattava di una lettera felice? O qualcosa di preoccupante? Warner cominciò a pensare al peggio ma non riusciva a immaginare un gesto tanto azzardato da parte di Reese. Eppure, non ci volle molto per confermare tutti i suoi dubbi. Gli occhi azzurri del ragazzo si spalancarono dallo stupore, la bocca schiusa e il respiro per un momento gli si fermò. Stava dicendo sul serio? Andava via da Durmstrang? Che diavolo vai dicendo? Perché si stava preoccupando così tanto? Loro non erano amici e tal punto da doversi dispiacere per una cosa del genere. Ma negli occhi della ragazza leggeva un dolore così grande tanto da darsi la colpa per quello che le era successo. Le voci di corridoio sull'aggressione si erano diffuse in fretta. Qui a Durmstrang imprigionati tra le mura della scuola le notizie viaggiavano in fretta e in questo modo lui era venuto a sapere ciò che era accaduto alla povera Reese. Lui non ne sarebbe mai stato capace. Non era questo che suo padre gli aveva insegnato. Reese. Puoi dire tutto, ma non darti la colpa. A quel punto Warner si andò ad accomodare di fianco alla ragazza, anche se non sapeva esattamente cosa dirle, in qualche modo ci stava provando. Perché dovrebbe essere colpa tua? Solo perché... sei buona con tutti? E' una qualità che tutti ti invidierebbero, forse persino io. Accennò a un sorriso per quella stupida battuta e piccola confessione. In realtà non era poi così convinto di invidiarla, forse per le tante amicizie che si era creata, mentre lui è sempre stato un tipo sulle sue e indipendente. Sai... ho sentito dire che Hogwarts è fantastica. Forse con gente migliore di questa scuola. Ma ti confesso che mi aspettavo che fosse il tuo aggressore ad andare via, non tu. Un piccola pausa prima di buttar fuori le ultime parole, senza nemmeno pensarci. Mykie.. lo sa? So che siete molto legate.
     
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