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Mak

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    Fece scorrere due birre sul bancone ed entrambe si rovesciarono quando, alla mezzanotte precisa, la terra tremo facendo cigolare le travi di legno del Drakkar come fosse una vecchia casa stregata sotto la spinta del vento. Il grosso orologio esplose e calò il buio, facendo scattare i sistemi di sicurezza, facendo impazzire le spine; bloccando le uscite.
    Era stata una serata tremenda e col cuore stretto in una morsa, Eris era tornata a casa solo dopo le tre, sperando di trovare Igor addormentato nel letto.
    Ma in casa non c'era nessuno; solo un rumore discontinuo proveniente dalla cucina: fuori dalla finestra un gufo stringeva tra le zampe una lettera mentre beccava il vetro dall'esterno.

    A Yggdrasil si respirava un’aria di pioggia, come quando dopo una tempesta si fatica a ritrovare la calma.
    Plamenov. Era arrivata al bancone centrale con talmente tanta foga da sbatterci lo sterno, con i capelli ancora umidi di birra. Possono entrare solamente i famigliari. Disse di essere la sorella, le dissero il piano e il reparto. Dal pronto soccorso era stato trasferito in terapia intensiva.

    Il torace si solleva e si abbassa ad un ritmo che non sei in grado di sostenere; l'ospedale per una veggente inesperta come te è l’inferno riemerso dall’abisso stanotte e tu non sei in grado di gestire tutte queste energie che ti ronzano attorno. Tutto è totalmente fuori dal tuo controllo e pensi di poter impazzire; ma la tua mente un po’ incrinata dagli eventi è più forte di te e ti estranea da tutto ciò. Lo spettatore di un brutto film che non vedi l’ora finisca.

    Makenzie Foster non aveva perso il controllo; era stanca ma perfettamente reattiva, pronta, capace. Eris la invidiò mentre muoveva gli ultimi frettolosi passi.
    Come sta? Sono venuta appena possibile, che gli è successo?
    Sistemò ansiosa i capelli dietro le orecchie, sperando con tutta se stessa di evitare il peggio.

     
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    Non appena Ichabod era andato via dall'ospedale aveva mandato un messaggio ad Eris dove le diceva dell'incidente di Igor.
    Per non allarmarla non le aveva detto altro sperando che l'agitazione non portasse la sua amica a fare dei colpi di testa.
    Quando le dissero che era arrivata la sorella di Igor le scappò un mezzo sorriso ma non disse nulla.
    Con passo celere andò in contro ad Eris e quando le fu di fronte la strinse in un abbraccio.
    -Vieni- le disse scostandosi e facendole strada verso la stanza del Bulgaro.
    -Non sta bene, ma quanto meno ora è stabile.
    Mi chiedi cosa sia successo, ti chiedo se vuoi sapere la storia lunga o quella breve-

    Indicò la figura del ragazzo al di là del vetro.
    -O se preferisci prima entrare e fargli sentire la tua presenza.
    Dicono che anche quando si è in coma si riescano a percepire le persone che ci sono attorno-
     
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    Makenzie Foster non era mai stata molto affettuosa con lei; si era sempre limitata ad accettare con piacere le esternazioni della bionda, ma quella era la prima volta che i grandi occhioni agitati la vedevano prendere l'iniziativa. Secondo lei la bionda aveva bisogno di quell'abbraccio; conseguenza diretta di un ragionamento che non lasciava nemmeno uno spiraglio aperto alla speranza.
    Non volevano farmi entrare. Soffiò contro la spalla dell'amica, cercando di mantenersi distante dallo shock emotivo che inevitabilmente l'aspettava oltre la porta.
    Si chiamava drapetomania quell'urgenza che ogni tanto la colpiva; quella di scappare via, di rinchiudersi dove nulla potesse toccarla ed aspettare che la tempesta svanisca e che tutto tornasse normale. Strinse le labbra e ricacciò in fondo alla testa quel mostro strisciante.
    Si voltò solo quando Makenzie indicò il vetro, rimanendo impassibile davanti ad una scena che il suo cervello rifiutava.
    Coma. Ripetè, tentando di rendere più reale quello stato. Si, voglio entrare. Gli occhi grandi e spenti scivolarono su quella luce eccessivamente fredda; sul lenzuolo bianco, sulla fasciatura che copriva il petto e una spalla, sulle ferite sul viso. Disse a se stessa che non era affatto giusto.
    Quando furono entrate in quella piccola stanza asettica, Eris tolse nervosamente i capelli dal viso nonostante fosse già perfettamente sgombro. Rimase ad un metro di distanza dal letto di plastica e metallo, come se finchè non avesse toccato quel corpo addormentato, finchè non avesse sentito quel respiro regolare e flebile, quell'informazione avrebbe potuto essere errata.
    E' un coma reversibile o... O non si sveglia più? Prese il coraggio con mani più grandi delle sue perchè ne serviva davvero tanto, lo portò tutto dov'era più necessario; all'ascolto, a metabolizzare una situazione nella quale non c'era via di fuga. L'ennesima.
    Prima la breve, poi la lunga.
    Continuò a togliersi quel capelli invisibili dal viso mentre lentamente tutto prendeva forma e diventava reale e tangibile.

     
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    Makenzie la fece entrare badando bene che nessuno stesse guardando proprio loro.
    Se fosse stato Ichabod al posto di Igor lei avrebbe voluto che qualcuno le desse il permesso di avvicinarglisi, per questo non fece una piega e si piantò di vedetta davanti alla porta.
    Poco dopo entrò anche lei, perchè Eris aveva bisogno di alcune risposte.
    Non poteva di certo dirle che i guaritori che lo avevano visto avevano anche aggiunto che non si sarebbe svegliato più, non era saggio farlo ma neanche darle delle false speranze.
    E allora, che fare?
    -Non lo sappiamo ancora- nè si, nè no.
    -Tuttavia è stabile- un barlume di speranza che comunque avrebbe favorito Eris e la sua voglia di non mettersi a piangere, forse.
    -Ha lottato contro un licantropo e anche se lo ha ucciso lui ne ha comunque subito gli effetti-
    Questa era la storia breve, quella che serviva per fare una diagnosi, per rendersi conto di quanto forte avesse potuto sbattere la testa, di quanto profonda potesse essere la ferita infertagli al petto.
    Di quanto la mole della creatura avesse gravato sul fisico di Igor tanto da spezzargli qualche costola.
    -Era per strada quando è avvenuta la scossa, ha visto Ichabod che stava per essere morso dal lycan che, in seguito allo sbalzo di magia, era più iracondo del normale.
    Lo ha attirato su di se e quando tutto è finito, e non si è rialzato, Chab lo ha portato qui in ospedale.-

    Gli mise una mano sulla spalla a mo di conforto - se non lo avesse fatto, se avesse mantenuto il punto ... sarebbe già morto-
     
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    E' solo un modo gentile di dire "no". Represse uno scatto di rabbia e l'idea di sibilare tra i denti che anche i morti sono stabili. Fuori luogo; eccessivo. Forse ancora non se ne rendeva conto da dietro quella maschera di indifferenza messa su per tenere la situazione sotto controllo; per tenerci soprattutto se stessa.
    Decise di non guardare in faccia Makenzie mentre raccontava quella storia; preferì trovare il coraggio di avvicinarsi un po' ed allungare una mano pallida e meno ferma di quanto avrebbe voluto. Ascoltò entrambe le versioni con attenzione, mentre la fronte di Igor aveva smesso di far trasparire i muscoli tesi; distesa sotto qualche leggera abrasione.
    Pensò che magari non avrebbe più visto quegli occhi aperti e qualcosa dentro di lei vacillò, un respirò andò a vuoto.
    Pensi davvero che mi senta? Non era una domanda che avrebbe dovuto porre una veggente; intanto prese il coraggio di allungare le dita tra i capelli ancora incrostati di sangue.
    Perchè se era vero che poteva sentirla, quale tortura gli stava offrendo? Doveva evitare di scoppiare lì dentro, sigillare ogni spiraglio. Ichabod sta bene? Chiese, voltandosi in direzione della bruna. Il contatto visivo la portò ad empatizzare e quella muta comunicazione bastò a far tremare gli argini.
    Ti chiederei di ringraziarlo, ma forse è meglio che non sappia che io conosca la versione lunga della storia. Il labbro inferiore sparì sotto gli incisivi e lei non potè trattenerlo dal tremare. Mosse qualche passo in direzione di Makenzie e le poggiò la testa sulla spalla. Non esiste proprio nessun modo?

     
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    -Preferisco vederlo come un modo per dare speranza-
    In medicina no non era mai una parola che Mak amava usare, c'erano tante sfaccettature dietro alle possibilità di ripresa che lei non voleva proprio credere che il "No" fosse quella giusta.
    Inoltre molto dipendeva dal paziente e il Bulgaro era tante cose negative, ma dalla sua aveva anche quella di essere un guerriero.
    Mak lo sapeva, voleva solo che anche Eris se ne convincesse.
    -Penso di si. Non è una scienza esatta, ma pare che sia vera- del resto lei non era mai entrata in coma, e non ci teneva neanche entrarci solo per sapere se fosse vero o meno quello che alcuni testimoniavano.
    -Potresti provare a usare la tua magia- le disse facendole notare che lei, a differenza loro, aveva una marcia in più in quel caso.
    -I veggenti non sono solo questo, sono anche empatici, e a volte possono anche entrare a far visita nei sogni altrui.-
    Poi si avvicinò e con la bacchetta fece un tiepido legilimens a Igor.
    -Ogni ora ci accertiamo che funzioni, se i suoi ricordi sono vivi allora lo è anche lui-
    Che Ichabod stesse bene era un dato di fatto, almeno fisicamente parlando, tuttavia Makenzie non era certa che fosse lo stesso per la parte di se interiore.
    Quella che lottava per mantenere dei punti di orgoglio da una parte e che dall'altra si riversava su se stessa per aver quasi rischiato di perdere quello che per un pò di tempo era stato come un figlio per lui, che era quasi morto per dimostrare che, nonostante tutto, ancora gli era leale, ancora lo adorava, semmai Igor avesse mai potuto adorare qualcuno.
    -Vero, meglio che si convinca che sia la versione corta quella che conta-
    Quando Eris poggiòla fronte sulla sua spalla Mak la strinse a se con un braccio.
    -Ho sentito parlare di risveglio indotto. Ma non ho idea di cosa voglia dire. Fa parte di una magia che non conosco. Da parte mia posso solo dirti di avere pazienza.-
     
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    Si sentì stupida e vulnerabile nell’aggrapparsi con le unghie e quella minima probabilità. Makenzie, per quanto fosse rimasta sempre molto sulle sue, conosceva la Rosier. Sapeva quali corde toccare per scatenare una reazione.
    Non esisteva “no” che leggesse davanti ad Eris Rosier. Inesperta, fisicamente impreparata ad ogni genere di cosa, capace in poche cose; ma che nessuno dicesse di non vedere in lei ambizione e tenacia.
    Avrebbe rivoltato il mondo come un calzino a costo di trovare il modo di svegliarlo e Makenzie lo sapeva benissimo.
    Io non so farlo, ma penso che potrei capire come si sente, se riuscissi a concentrarmi. Era un inizio, no? C’era da capire su cosa far leva per poter entrare; sempre se lui glielo avesse permesso.
    Ora non ci riesco, penso di dover riprovare quando sarò più tranquilla e avrò un po’ meno di tachicardia. Rise mentre tirava su col naso e si asciugava un occhio pasticciato con la manica della felpa.
    Spero che anche con lui le cose si sistemino prima o poi. Sospiro ed aprì appena le braccia, facendo e ricadere lungo i fianchi in uno schiocco leggero.
    Makwnzie la strinse e lei capì che sarebbe stato quello il massimo conforto che avrebbe avuto lì al nord. Che la aspettavano lunghe notti insonni passate in una villa vuota. Capì che non avrebbe resistito a lungo.
    Nessun Rosier ha mai avuto pazienza. No, era come un blocco genetico che impediva loro di tener ferme le mani, di pensare in modo razionale, valutare e trovare una soluzione definitiva. La pazienza da sola non serviva mai.
    Da quando potrò venire da lui senza farlo di nascosto?
    Se c’era una che le importava rimarcare era proprio la sua presenza. Igor poteva anche non sentire una parola di ciò che diceva o il tocco leggero dei polpastrelli sull’avambraccio. Alla Rosier importava solo che sapesse quanto fosse amato e che lo avrebbe svegliato ad ogni costo.

     
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    -Sono sicura che ce la puoi fare- il tempo l'avrebbe aiutata sicuramente, se non una buona dose di autostima che spesso e volentieri aveva visto evaporare via al minimo accenno alle sue falle.
    -C'è tempo- non infinito ma abbastanza da consentirle di assimilare la cosa e tranquillizzarla.
    Non disse niente in merito alla questione “Ichabod” si trovava decisamente nel mezzo, e anche se lui non le aveva detto di non parlare mai più con Eris era certa che da lei non volesse sentir proferire parola in merito.
    E per il momento lo avrebbe accontentato.
    Neanche era sicura di come avesse preso la cosa di Igor, anche se, il fatto stesso che si fosse preso la briga di portarlo lì la diceva lunga su quanto si ostinasse a dire che non gli importava.
    -Non sei una parente, credo che dovrò prima convincerli che tu lo sia- le fece presente alludendo al fatto che avrebbe detto a tutti che lei era una cugina.
    -Non ti preoccupare per questo, non gli permetteremo di tenerti lontana da lui- detto ciò le indicò la porta – mi allontano per un po', tu sta pure con lui, farò in modo che nessuno vi disturbi- e questo avrebbe fatto, avrebbe vegliato su quella porta come se dentro ci fosse stata la persona più importante della sua vita perchè non voleva che nessuno disturbasse Eris mentre si capacitava all'idea delle condizioni di Igor e prendeva una decisione in merito alle sue azioni future.
     
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