What if I told you...?

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    ...Continua. Ma in modo differente.

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    "Io so perchè è finita così, e non so se ci sto davvero male" sentii la sua mano stringere la mia, nonostante tutto particolarmente fresca contro la sua, forse tenuta in tasca, bollente. Aveva combattuto per mesi per potermi mettere un unguento per le mani, ma troppo oleoso, io lo odiavo, quindi la cosa non era andata in porto. Aveva combattuto contro la mia barba e c'era in parte riuscita, e aveva sempre quel modo di fare così spiritoso e pieno di idee, piena di tutto.
    "Forse speravo dentro di me che non andasse" Caterina era davvero facile. Non c'è un termine diverso che mi venga in mente ed io avevo appena capito cosa non andasse. Anna era estremamente difficile, forse lo era sempre stata, ed ora la situazione era completamente degenerata, mi sembrava di essere scivolato con una suola troppo liscia in un baratro. Avevo costantemente incubi, pensieri, e niente andava come mi sarebbe piaciuto. Niente.
    Tranne lei.
    "Io lo so che stiamo andando a cercare Ethan" il fuoco scoppiettò così forte che ci costrinse a voltarci di scatto. Avrei fatto un errore madornale, ma avrei tanto voluto dirle che non sono un idiota, ma sono parecchio complicato. Avrei voluto dirle solo riordinando le parole che ero io quello giusto per lei, che Ethan era stato un errore dettato dalla fretta, avrei voluto dirle che ci divertivamo insieme, perchè si, me lo diceva, perchè non si poteva mentire a riguardo.
    "Ma vedi" quando la guardo spero che capisca senza che io debba parlare, perchè la guardo, oddio come la guardo. La guardo come l'ho guardata quella notte al lago, la guardo come l'ho guardata quella mattina sul quel tappetto di foglie ai piedi del lago, e sono certo di lasciarle capire tutto, ogni cosa. Eppure non parlo, non dico una parola, mi limito a richiudere la carta del panino, con le labbra leggermente schiuse.
    "Niente, scusami, sono molto stanco" mi alzo in piedi lasciando scorrere la mia mano nella sua.
    Non ho niente di scostante, ma non dovrei sembrare niente più che seccato da me stesso.
    E lo sono.
    Nella tenda c'è solo un letto più grande del normale, e un grosso divano verde. Mi siedo su quest'ultimo e inizio a sfilarmi le scarpe pensando a quanto sarebbe il caso di chiudersi in un mutismo totale, e quanto anche io meriti di trascorrere il resto dei prossimi giorni da solo. Magari è una attutudine che non ho. Allargo la zip del giubbino e mi avvicino il cuscino della poltroncina vicina, mentre lei sta entrando dentro.
    "Sono un idiota sul serio, sono molto scosso. E stanco. Non dovrei parlare quando è così"
     
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    Rimasi un pò a osservare il fuoco scoppiettare davanti ai miei occhi.
    Non c'era molto da dire su quello che era appena successo se non che .. era successo.
    Mai come in quel momento mi ero sentita confusa, qualcosa dentro di me mi diceva che era tutto sbagliato, che lui non avrebbe dovuto provare per me quello che sicuramente provava.
    Tante scene che fino a quel momento avevo ignorato o non avevo voluto vedere mi sembravano ora così chiare che mi sentivo una stupida per non aver colto prima i segnali.
    O forse li avevo colti e il turbamento che provavo in quel momento era dovuto proprio a questo.
    Portai le mani sul viso e le sfregai fino a riscuotermi un attimo da quella strana sensazione che mi aveva colpita e non dava cenno di voler evaporare via.
    Mi alzai e lentamente mi portai dentro la tenda.
    Lui era seduto sul divano, mi dava le spalle.
    -Invece forse dovresti- gli dissi senza smettere di fissarlo.
    -Dovresti essere più sincero con te stesso, e con i tuoi sentimenti-
    Attraversai la tenda fino a piantarmi davanti a lui, divisa solo dal tavolinetto centrale.
    -E anche con me- strinsi le braccia attorno al mio corpo con fare protettivo.
    Proteggevo me stessa, lui o la storia con Ethan?
    Una storia che a conti fatti avevo vissuto di più con Ty davanti a me, che con colui che era veramente il mio ragazzo.
    Chiusi gli occhi per scacciare dalla mente l'immagine di un bacio, quello che in quel momento stavo avendo voglia di dare all'uomo che avevo davanti.
    L'immagine di me che sentiva esplodersi nel petto un marchingegno che avevo ostinatamente tenuto in off fino a quel momento.
    Del resto erano stati tanti gli episodi che mi avevano sviata.
    Quella donna, il dolore di Ty, i suoi turbamenti.
    Quanto ero stata stupida a non voler vedere.
    -Se veramente ho capito bene quello che cercavi di dirmi allora perchè ... perchè non hai provato almeno una volta ad essere chiaro. Perchè hai lasciato che mi ostinassi così tanto a inseguire qualcosa di potenzialmente sbagliato ... quando potevo avere te..- ecosì lo sfidai. Lo sfidai ad affrontarmi a viso aperto - non ti credo. Se veramente fosse stato così allora avresti fatto di tutto per avermi-
     
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    Di non buono c'era che non credevo di essere stato troppo sottile nei tempi precedenti, al punto che non fossi nemmeno certo non avessero parlato tra di loro di me, non immaginai di essere stato davvero troppo, troppo sottile.
    Abbasso lo sguardo verso i calzini scuri e pesanti, non c'era imbarazzo, piuttosto sempre quella sensazione di dover tenere la bocca chiusa per il quieto vivere. Onestamente non avevo più l'età per chiaramente essere il centro di una diatriba ingiusta, non mi sarei messo in mezzo ad una neo coppia neo sposa per cosa? Quale sarebbe stata la promessa che avrei potuto fare a lei? Tra me e lei c'erano esattamente quattordici anni di differenza, ma il problema non era quello, era che non mi sarebbero stati mai concessi due mesi di vacanze da spendere con lei, era la differenza di vedute, l'avevo bruciata con due figli, e lei ed Ade si passavano molto meno di me e lei. Come avrei potuto competere con uno come lui? Sarebbe stato come dirle scegli tra un cane malandato del canile ed uno indipendente in grado di far quello che vuoi. Avevo smesso di ridicolizzarmi per le donne e non avrei ricominciato con lei.
    "Perchè non era sbagliato Caterina, facile" le spiego allargando leggermente la braccia, sconsolato "Chi diavolo sono io per dirti che quello che stai facendo non va bene? Sulla base di che cosa? Sulla base del fatto che non posso passare più di quattro ore con te senza avere la sensazione che io sia quello giusto per te? Sulla base di cosa? Sulla base del fatto che io, ti sono stato più vicino di lui. Che riesco a capire quando sei nera di rabbia ma non vuoi farlo vedere, oppure sulla base del fatto che sei stata davvero stupida a farti mettere l'anello al dito senza capire che era il modo più veloce per legarti a lui?" Mentre lo dico torno in piedi, sono pronto a fare lo zaino ed andarmene semmai lo volesse, ormai ho preso il via.
    "Ah? Il problema non sarà che tipo ogni volta che mi raccontavi di quel che facevate insieme, avevo sempre immaginato che io ti avrei trattato diversamente? Sempre. Chi decide che cosa era giusto? Chi lo era tra me e lui? " La guardo "Io lo so che lui non va bene per te. Ma tu?"
     
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    Inarcai un sopracciglio alla sua risposta, non era sbagliato? Quindi ero sbagliata io che iniziavo a pensare che una storia di quel tipo fosse anomala, fidanzati a distanza, sposati a distanza.
    Cieca fino a un certo punto ma superato quel punto tutte le pecche che mi ero ostinata a non vedere venivano tutte a galla.
    TUTTE. E lui insisteva col dire che non aveva motivo per aprirmi gli occhi.
    -Sulla base che sei un uomo non un ragazzino, sulla base che se pensi una cosa allora devi anche dirla, la tua vita con tutti questi segreti è forse stata buona? Ti ho mostrato tutto di me, persino i costumi da bagno che mi sarei messa in quella vacanza.
    Neanche mezza volta mi hai detto : non andare.
    E ora dovrei pure crederti?-
    era facile così, dopo che tutto sembrava dire che fosse troppo tardi.
    -Cioè … io ti ho detto anche quando lui non mi è saltato addosso dopo mesi che non ci vedevamo. Un confidente che poteva in qualsiasi momento aprirmi gli occhi.
    E si quattro ore non sono tante se ti bastano per pensare che sarei stata meglio con te me lo avresti dovuto dire!
    Se mi desiderassi non ti tratteresti, in fondo chi è Ethan per te? Mh? Non è che un nome.
    Cosa ti importa se fai del male a lui , trentacinque anni di esperienze non ti hanno insegnato nulla? Non ti hanno insegnato che quando vuoi qualcosa se non te la prendi da solo rischi di perdertela?
    Te lo deve dire una ragazzina di ventun anni?-

    Se stavo li a scavare e provocare voleva dire che pure una parte di me lo sapeva che non era quello giusto.
    Ma era troppa la delusione del rendermi conto che preferiva lasciar perdere piuttosto che avermi nella sua vita che neanche me la presi la briga di rispondergli.
    -Ora mi è chiaro. Tu sei di quelli che aspettano che sia l'altro a fare il primo passo, altrimenti non si schiodano neanche. Bravo complimenti- ed ecco la solita Cate, quando mi sentivo ferita tiravo fuori il peggio di me.
     
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    Mai l'avevo vista in questa maniera, ma la cosa peggiore non fu scoprire un lato letteralmente traumatizzante di lei, bensì, che quello stesso lato era in grado di farmi incazzare come una bestia. Provocato senza alcun motivo né giustificazione scattai insieme alle parole di come io, a trentacinque anni avrei dovuto risponderle, a come avrei dovuto vivere la mia vita secondo lei.
    Facile mettersi in cattedra nella sua posizione, la distanza tra me e lei si accorcia, ma non abbastanza dal momento che a dividere i nostri piedi c'era ancora la sacca che avevamo lasciato a terra poche ore prima.
    "Sei seria?" la fronte corrucciata, gli occhi socchiusi ed inquisitori si posarono su di lei "Mi stai davvero scaricando addosso il fatto che tu sia incastrata in qualcosa che non vuoi? Oddio io non sono mica tuo padre!" avevo capito bene?! Mi stava accusando di non essere intervenuto solo perchè non sicuro e non per una questione di rispetto nei suoi confronti? Oh andiamo!
    "Ti ho detto che eri stata una stupida a sposarlo, che era ridicolo, ed eri così contenta invece del tuo anellino preso chissà in quale razza di pacchetto di patatine andiamo! Ti ho detto che non era serio nè rispettoso, e continuavi a sbattermi quel pezzo di zircone sotto il naso!" la voce si fece greve e roca, grossa perchè non volevo che mi sentisse solo con le orecchie onestamente.
    "Ethan per me non è chiaramente altro che un pagliaccio spaccone con gli occhi azzurri che si è trovato nel posto giusto al momento giusto, ed è chiaro che per lui per me non è niente. N I E N T E" la lingua, nello scandire le lettere calcò il palato più volte, così che le rimanessero impresse "Sono persino venuto con te a fare questa pagliacciata perchè credevo che almeno tu ne fossi convinta, invece stai mica sperando di non trovarlo nemmeno?!" il petto si gonfia, e con un calcio, lancio la sacca oltre l'uscita, sento rotolarla sul prato e fermarsi contro l'acqua che probabilmente cade a terra.
    Il calcio l'aveva colpita insieme ad un suono di stizza e rabbia, che fruscia via tra i denti, e le labbra appena socchiuse, guadagno centimetri ma li rimetto tra me e lei puntandole col braccio piegato l'indice sul viso "Lui per me non è niente. Tu sei parte del mio tutto ormai. E se è il niente quello che più desideri sarò sempre il primo ad accompagnarti a prenderlo, anche se è una pagliacciata. Anche se è niente".



     
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    Gli sembrava stessi scherzando? Ero molto seria.
    Ero stanca di tutti questi uomini che dicevano di volermi e poi se ne stavano zitti, ad assistere agli eventi che ne venivano senza muovere un dito.
    Stanca! Se fossi nata uomo me lo sarei preso quello che volevo. In quanto donna avevo comunque dato il mio contributo fino a una certa età, superata quella mi ero detta che non ne valeva la pena.
    Nessuno rischiava per me, anche a costo di prendersi un no.
    I maschi volevano le certezze, volevano sapere che si buscavano qualcosa semmai si fossero scomodati per provarci.
    Codardi!
    -Chi ti dice che non la voglio questa situazione eh? Ti sto solo dicendo che non ti credo, e mio padre si è incattivito meno di te quando gli ho detto che mi ero sposata, con un lupo.
    E per inciso mio padre è un vampiro-
    ne avrebbe avute di cose da ridire invece l'unico a cui ero sembrata una sciocca incosciente era stato solo lui. A parole.
    -Un matrimonio che tra le altre cose è valido solo a Las Vegas.
    Tanto rumore hai fatto e a conti fatti qui è come se non lo fossi sposata! Quindi incosciente a chi e? Prima di tutto sto andando a cercare una persona che mi vuole bene, marito o meno è un amico-
    e se mi inalberavo tanto forse era solo questo ormai.
    Volevo andare perchè restare con le mani in mano non era normale, comunque gli volevo bene e volevo sapere che cosa gli fosse successo.
    -Mai una volta ho ostentato il mio anellino, come dici tu. Neanche lo porto al dito- sollevai la mano per fargli vedere quanto nude fossero.
    -Vedevi quello che ti pareva!-
    Quando poi mi disse che forse speravo di non trovarlo mi venne una voglia anomala di prenderlo a schiaffi.
    Cattivo e pungente, anche più di me.
    Voleva ferirmi, non gli avrei dato questo gusto.
    Era lui quello che si era fermato a osservare passivamente gli eventi.
    NON IO.
    -Non ho parlato io di quanto una ventenne non fosse adatta per te, di quanto il mio viso fosse sprovvisto di rughe a differenza del tuo, di scelte che sarebbero ricadute su donne che prima di tutto volevano prendersi il carico dei tuoi figli.-
    Gli scostai il dito e gli puntai il mio nello stesso e identico modo.
    -Ti ho dato un sacco di occasioni per dirmi quello che pensavi, e ogni volta le hai scartate tutte come fossero carte di caramelle inutili.
    Non rigirare la frittata Ty, perchè avrò anche vent'anni ma nessuno può trattarmi da stupida!-
     
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    "Oddio sei talmente immatura da darmi sui nervi e non mi era mai successo!Sei ridicola" ribatto "volevi che io ti dicessi che era sbagliato perchè tu sapevi che lo era, SEI RIDICOLA!" mi stava sul serio accusando del suo insuccesso, ed il solo fatto che avesse paragonato lo pseudo marito ad un amico mi faceva ribollire il sangue, perchè non era chiaro se lo facesse per irritarmi o per sincerità, ma sta di fatto che mi saltarono completamente i nervi.
    Avevo appreso dai miei stessi occhi che si era baciata con il tipo nel suo ufficio, salvo poi dirmi che era stato lui a saltarmi addosso, e poi anche il suo manager di tirocinio aveva fatto lo stesso e che era stato un idiota, certo, ma erano comunque in due, più Ethan. Che stesse creando tutto il suo teatro di burattini e avesse mancato solo me. Cioè se il fatto di sottrarmi fosse stato per lei inconcepibile. Avrei dovuto baciarla anche io e schierarmi con loro e avere, subire quale differenza?!
    "Sei talmente isterica che ti ho appena detto che per farti felice mi accontenterei anche di accompagnarti da quel bellimbusto, sei talmente isterica che ti ho appena detto che sei parte del mio quotidiano, del mio tutto e hai capito solo che ti ho chiesto dove cazzo fosse valido questa farsa di matrimonio che avete fatto!" sbotto urlando sempre di più, capendo che se anche la porta fosse rimasta aperta allora persino i lupi ci avrebbero ascoltato urlare e tirarci dietro quello che avevamo sempre taciuto.
    Oppure poteva andare diversamente.
    Le afferro il polso della mano davanti a me ancora sospesa, e me la strattono addosso, fino a che si schianta col suo petto contro il mio, fino a che, nonostante le sue braccia lungo i fianchi, le prenda il viso tra le mani e piegando le spalle verso di lei, mi chino a baciarla. Era passato un anno e mezzo da quando le nostre strade si erano letteralmente incrociate, e da quanto ci eravamo urlati poco prima, non solo si erano incrociate, ma intrecciate letteralmente, formando la migliore trama tra tutte quelle a disposizione. Sentii il suo respiro schiacciarsi contro il mio zigomo, come se faticasse a lasciarsi andare, come se avesse paura di poter smettere di respirare.
    C'era ancora un piccola possibilità che entro pochi secondi mi spingesse via e mi mollasse uno schiaffo in pieno viso, o in pieno petto. Ma aveva cominciato a respirare lentamente, a riappropriarsi dei suoi polmoni. Di quello che stava succedendo.





     
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    Parole dure quelle che rivolse a me, immatura, ridicola, probabilmente era vero, lo ero in quel momento per questo ferivano più di quanto volessi credere.
    Avevo ventun'anni e lui molti più di me.
    Una ragazzina a confronto .. ma allora perchè aveva lasciato intendere che mi amava se pensava questo di me?
    Sarebbe stato sempre così, non sarebbe stata di certo una discussione fine a se stessa, se non per quel motivo ce ne sarebbe stato un altro, avrebbe sempre pensato a me come quella immatura.
    Perchè lo ero.
    Non aveva capito cosa volevo dire con le mie parole, non mi ero espressa bene, mi succedeva spesso quando ero arrabbiata, e del resto lui non era diverso da tutti gli altri uomini, sentivano quello che gli pareva, neanche si impegnavano a chiedere spiegazioni, delucidazioni.
    -Avrei solo voluto fossi più sincero con me- era questo quello che avrei voluto.
    Tanti uomini si erano presi molte libertà con me, pagandone lo scotto con degli schiaffi o delle parole pungenti, però ci avevano provato perchè era me che volevano.
    Lui aveva rinunciato in partenza, senza neanche sapere cosa ne pensassi in merito. E ora mi dava della ridicola.
    Sarei voluta scappare via, ecco cosa volevo fare, se me ne avesse dato modo.
    Perchè certi insulti sulla bocca di alcuni non mi facevano nessun effetto, ma su quella di altri facevano male eccome.
    Perchè mi insultava così, gli avevo solo detto che non gli credevo, perchè se così fosse stato allora non avrebbe sopportato di accompagnarmi a cercare un altro, di starmi accanto tutto questo tempo come se fosse un amico..
    "Devo andarmene da qui"
    La sua presa fu improvvisa, non me l'aspettavo visto quello che aveva detto nè mi aspettavo il bacio che invece venne.
    Un bacio tanto atteso che era venuto in un momento davvero sbagliato, forse, o forse era il momento più giusto del mondo.
    Un bacio che voleva essere rabbioso ma che subito dopo si dipinse di ben altri colori.
    Fosse stato il mio corpo a ragionare per me avrei continuato per ore, ma era la testa quella che muoveva i fili e lei mi diceva che non potevo lasciar correre tutti quegli insulti, sebbene quelle labbra così morbide ne avessero spazzati via buona parte.
    Sollevai le braccia frapponendole tra noi e sollevai lo sguardo nel suo.
    -E' così che tratti le immature?- più che scostarmi lo sospinsi all'indietro con una me sempre abbastanza vicina - quelle ridicole- arrabbiata anche - isteriche-
    Lo fissai negli occhi incapace di andarmene veramente - te le faccio ingoiare tutte una per una queste parole- dopo però, prima mi sarei presa un altro po di baci, per questo lo sospinsi fino a che non ricadde sul divano alle sue spalle e poco dopo gli fui sopra, perchè ero arrabbiata, ma non tanto da mettere a tacere quel tumulto di sensazioni che una dopo l'altra erano esplose dentro di me.
     
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    Che la porta della tenda fosse stata aperta o meno non sembra che alla fine ci saremmo fatti troppi problemi. E' bene dire che alla fine non solo non mi aveva fatto ingoiare alcuna parola detta, ma io scordai anche quali parole mi fossero scivolate via dalle labbra. Non c'era niente che si reggesse in piedi da solo quella notte, nè le mie accuse riguardo il fatto che non ero io la colpa delle sue scelte sbagliate, nè il fatto che avessimo deciso per un momento sbagliato.
    Non avevamo preso minimamente in considerazione la questione tradimento.
    Zero, non mi era passata nemmeno nell'anticamera del cervello, ed onestamente, a giudicare da come si era mossa su di me, con gli occhi chiusi, le labbra che lasciavano uscire gemiti di piacere e baci che non avevo mai ricevuto in tutta la mia vita, non era passato nemmeno nemmeno nella sua anticamera del cervello.
    Era minuta, leggera come la immaginavo, ma allo stesso tempo con una passione che valeva per dieci.
    Non ci passò per la testa nelle successive ore niente che fosse lontano da quel che stavamo facendo, dal quello in cui ci stavamo avventurando, dal suo corpo completamente in balia delle mie mani, e dall'idea che non ci fosse assolutamente nulla di sbagliato.

    "Avevi ragione" è la prima parola che dico quando ho ancora gli occhi chiusi, la pelle fresca, il petto scoperto e la ragazza accaldata sullo stesso. La coperta matrimoniale grigio chiara rubato al letto poco distante le copriva le nudità da metà schiena ai piedi, il mio braccio destro piegato dietro la testa, un sorriso che non ricordavo di aver mai avuto mi solcava le labbra mentre concludevo in un sussurro in grado di rompere l'oscurità per giungere fino al suo orecchio "avrei dovuto dirtelo molto prima".
    Con la mano le cerco il viso, lo trovo intorno al mio sterno, le carezzo le guance, i lunghi capelli bruni.
    "Quanto siamo nei guai adesso?"





     
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    Era stato tutto perfetto, la rabbia iniziale era diventata passione, e il resto era avvenuto da se.
    Non ero certa di aver fatto la scelta giusta, razionalmente non lo era stata, avrei dovuto risolvere prima alcune questioni, probabilmente, ma da troppi mesi ormai mi portavo dietro questa strana sensazione, questo formicolio nelle viscere che mi causava Ty ogni volta che mi guardava, e troppo spesso avevo pensato che fosse solo frutto della mia immaginazione.
    Del resto ero sempre stata abituata a ragazzi che quando volevano qualcosa se la prendevano, ma non era forse un uomo quello che avevo davanti? Nella mia testa ero persino troppo stupida e giovane per potergli piacere, e i suoi occhi su di me, le labbra che talvolta gli avevo visto mordere per tacere qualcosa, erano solo movenze sue, dettate semplicemente dalla sua personalità non da null'altro.
    A come mi sbagliavo. E come mi ritrovai ad essere anche felice di questo errore. Lo avevo provocato per rabbia, ora non me ne pentivo per niente.
    La sua voce spezzò l'aria e un sorriso al quanto soddisfatto comparve sulle mie labbra.
    -Lo so, nove volte su dieci ho sempre ragione-
    Giocherellai con le dita sul suo petto mentre nessuno dei due aveva intenzione di muoversi da quella posizione che, a conti fatti, era comodissima.
    Neanche se i nostri corpi fossero stati plasmati precedentemente avrebbero avuto una aderenza del genere.
    Avrebbe dovuto dirmelo prima, certo. Ci saremmo risparmiati un bel po' di sofferenza a vicenda.
    Tutto sarebbe stato diverso. Tutto quanto.
    Sollevai il viso incoraggiato dal suo tocco e fissai lo sguardo nel suo.
    -Non lo so.. secondo te siamo nei guai?-
    Lentamente mi strusciai tanto da arrivargli a un palmo dal naso – forse lo siamo, ma il tempo risolverà qualsiasi problema a cui abbiamo dato vita questa notte- in quel momento però sarebbe stato altrettanto perfetto rotolarcisi dentro a quell'enorme casino, ancora una volta.
     
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    Le faccio un verso leggero con un mezzo sorriso. Onestamente aveva effettivamente ragione nove volte su dieci, ma era una donna quindi già aveva di per sé torto di rado, figuriamoci quanto poi potesse essere fastidioso il fatto che fosse più piccola di età e nonostante tutto davvero più saggia di me. Più saggia di molti. La sento risalire leggermente il mio corpo mentre rimango ad occhi chiusi, mi rigira la domanda, alla quale trovo parecchio difficile rispondere.
    Era stata una specie di conferma della prima ondata, a vedercene bene, avevamo già scelto noi rispetto ad altri, e se la prima volta poteva essere sembrato un errore, un inciampare in un gradino piuttosto basso e fuori misura, stavolta la cosa era stata letteralmente voluta. Con il palmo le accarezzai il capo, i capelli, che passano tra le mie dita schiuse.
    "Secondo me si" rispondo alla fine, mentre sento il suo corpo schiacciarsi sempre più contro il mio, curve che avevo desiderato di riavere per me da mesi che mi erano sembrati infiniti "Ma pazienza" e sorrido.
     
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