pure like a demon

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  1. Dimix;
     
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    Il venerdì mattina è dura, ah se è dura! Per chi come me ha già un programma fantastico organizzato sulla tavola dei programmi fantastici, il venerdì mattina è un impedimento alla vita. Dico, è un impedimento al divertimento. E' il primo lunedì dopo le ferie, è per sentito dire, il granello di polvere che finisce negli occhi delle donne quando hanno il mascara fresco. E' un reggiseno che non si leva con una mano sola, è lo scivolone che prendi quando sei vestito bene e stai facendo una entrata trionfale.
    Stasera cena al Trinity con Adele, se mi va bene non arriviamo nemmeno al dolce, sabato Maela, e domenica colazione con Tiffany, dico, come si può stare il venerdì mattina davvero a lavoro? Maryjane mi porta l'ennesima lista che dovrebbe concludersi entro le dodici, proprio mentre sto giocherellando col mio telefonino, dicono che ad Yggdrasil non dovrei farlo perchè interferisce con la magia, ma insomma, ma chissenefrega. Se vedeste le foto che mi manda Mariela sareste perfettamente d'accordo con me.
    "Sssseeeh?" l'infermiera mi lascia la lista sulla scrivania, mentre il mio ginocchio si muove su e giù frenetico mentre non richiudo nemmeno il cellulare, mi dice "Otto pargoletti" rispondo "Che culo!" chiudo con uno scatto il telefono e lo infilo nel cassetto, mi avvicino la lista e do un'occhiata al primo nome "Ma questo è venuto qua quindici giorni fa, no senti mettiamo tipo un limite di volte in cui si possa scassare le palle al mese" il problema non sono i bambini, ma i genitori, dai, Ivan Sokolov è venuto qui quindici giorni fa per il controllo che ha di nuovo che non va?
    L'infermiera alza gli occhi al cielo, non so se ce l'abbia con me o con il fatto che io abbia ragione, nel dubbio non chiedo.
    Faccio segno di cominciare ad entrare, l'infermiera esce ed io mi concedo un grosso sbadiglio con contorno di stiracchio prima di alzarmi con un colpo di reni dalla sedia. Poi Merlino buono, passo tutto il tempo a guardare quanto sia campagnolo, ha persino l'abbronzatura marroncina, scommetto da muratore. Un volgare americano.
    Ma quando sento bussare cerco di non darlo troppo a vedere, entro nella parte del bravo pediatra e bravi così.
    Quando guardo entrare la donna ci metto un attimo per scuotermi, più di uno. Poi sorrido stupefatto, ommioddio quanto sorrido "No" mi dico "Oh Salazar! AH!" mi copro le labbra con la mano e scoppio a ridere lasciando che il camice lungo e bianco si muovesse per andarle incontro "Sokolov!" Ad un punto tutto diventa chiaro "La piccola Annuska Sokolov!"






     
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    Era una giornata fredda e piovosa, tuttavia Anna dovette portare Ivan dal pediatra perchè si era ammalato.
    Si era chiesta come fosse potuto accadere, erano stati attenti a non fargli prendere freddo e il tipo lo aveva visitato quindici giorni prima.
    Vero era che c'era uno strano virus in circolazione e che lei aveva aspettato ben due giorni prima di arrendersi all'idea che non sarebbe passata senza una prescrizione adeguata.
    Si era fatta dare il nome da Desmond e ora si trovava davanti alla porta dello studio di tale Romanov.
    Come mai Desmond lo avesse scelto Russo a lei era ancora ignota come cosa.
    Sperava solo non fosse un rompi balle di dimensioni atomiche.
    Quel giorno non avrebbe potuto reggere nessun confronto verbale.
    Quando l'infermiera, decisamente poco carinamente, le disse di entrare lei neanche la degnò di uno sguardo, non voleva litigare, e si apprestò ad entrare nello studio del pediatra.
    Certo se avesse fatto caso al nome, o se si fosse posta un po' più domande sul tipo di uomo che avrebbe dovuto incontrare probabilmente avrebbe lasciato Ivan con la febbre a casa e avrebbe trovato un altro modo per fargliela passare.
    Lui sorrideva e lei rimase impietrita con la sacca in mano.
    Il karma la odiava, tutto il mondo la odiava.
    Era LAMPANTE.
    Il Dottor Romanov altro non era che il ragazzo che all'età di dieci anni le aveva fatto capire che i ragazzi erano dei porci e che forse le donne sarebbero state meglio.
    Che il sesso era semplice sesso, che i legami facevano schifo e che sposare uno così le avrebbe solo procurato infelicità a vita.
    Motivo per il quale era scappata dalla Russia, e aveva scelto Hogwarts come scuola per i suoi studi magici.
    Da allora si era sentita con i suoi solo per gufo, e in ogni singola missiva non smettevano mai di rinfacciarle di non aver tenuto fede alla promessa fatta.
    Vedendolo quel giorno si disse che aveva fatto bene a darsi per dispersa.
    Si vedeva chiaramente che erano passati solo gli anni ma non era cresciuto cerebralmente neanche un oncia.
    -Dimitri, e chi lo avrebbe mai detto- disse sarcastica riscuotendosi prontamente da quella che era stata la sorpresa iniziale.
    -Mai ti avrei visto come pediatra- “o ti avrei cambiato” -non chiamarmi Annuska, sono Anna.
    E lui lo conosci già, ha la febbre alta da giorni e muchi che non vogliono sparire. Scrivimi una terapia così posso andarmene, fuori hai una fila infinita-

    Ed ecco spiegato anche perchè erano tutte donne.
    Desmond le aveva detto “sembra di stare a un concorso di bellezza, tutte mamme sono, devi portarlo tu Ivan, mi sento a disagio”.
    Chiaro e lampante il perchè.
     
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  3. Dimix;
     
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    L'entusiasmo nel rivederla dopo tanto tempo non svanì nemmeno quando con i suoi modi che tanto lontani erano da baci e abbracci. In Russia si abbracciano e baciano quelli che hanno un conto in banca irrisorio, dalle nostre parti invece a stento ci si stringeva la mano.
    "Già ti dava sui nervi allora Annuska, ma è troppo carino, qualcosa che non ti si addice per niente" Annuska era come richiamare un nomignolo che non piaceva a nessuno, ma necessario quando in casa c'era più di una persona con quel nome, e mia madre, su una ragazzina all'epoca aveva ben più da perdere, Annuska era toccato a lei, ed almeno in età tarda tale nella nostra famiglia era rimasto. Per un ritorno completo all'antico, la lingua comune scivolò perfettamente in un russo d'alto bordo. Quando passa ad indicarmi il bambino lo riconosco perfettamente come il figlio di quel campagnolo, quindi mi dico alla fine ce l'ha fatta a sposarsi senza prendersela troppo. Non perdo tempo a farglielo notare.
    "Ma si, c'è sempre tempo per i bambini, che ti frega, ormai è già da dottore, se peggiora davanti ai miei occhi interverremo, insomma non ti vedo da anni! Non credevo avessi scelto alla fine uno coi denti storti e la calata americana, santo cielo, sembra uno che ha posato di fretta e furia la zappa e ha confuso il vitellino appena nato e il figlio per venire dal dottore, con tutto il rispetto giovane" alzo la mano in resa al piccolo bambino, che senza capire mi guarda, col naso arrossato e lo sguardo appena sperduto.
    "Ma comunque alla fine è di te che mi interessa, non hai la fede, sei divorziata? Che ne dici di venire con me al Pub Anchor stasera, musica dal vivo, una buona birra e un tuffo nei vecchi tempi" penso, oggi è venerdì, se rimanfo Trinity per infilare Annuska non può che farmi piacere, e per quanto sembra disturbarla, sono certo che farà piacere anche a lei.



     
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    Non riusciva ancora a credere a quanto avverso le fosse stato il destino quella mattina. A conti fatti avrebbe fatto volentieri a meno di rivederlo in quella vita, e anche in quelle future, perchè Dimitri era un vero e proprio cretino.
    Uno di quelli che quando lo tieni dieci minuti d'avanti speri che ti iniettino un siero potente che ti faccia perdere i sensi.
    Un pallone gonfiato senza estremi.
    E un incompetente da manuale.
    -E' mio figlio, ovvio che mi frega- si chiese se avesse trovato la licenza per fare il guaritore nei sacchetti delle cioccorane.
    O meglio, quanti soldi avesse dovuto sborSare la madre perchè fosse preso in uno qualsiasi degli ospedali dell'intero mondo magico.
    -Pensi che insultando Desmond, il padre di Ivan, tu possa sembrare migliore di quanto sei?- ovviamente non sarebbe successo, per quanto Desmond eguagliasse in bellezza Dimitri aveva qualcosa in più che al mago davanti a lei mancava, un pizzico di umiltà e anche una buona dose di maturità che, benchè fossero coetanei, a Dimitri mancava in toto.
    E anche se non andavano d'accordo, anche se con lui non era andata per motivi diversi da quelli del Russo, non c'era comunque paragone.
    -Se hai finito proseguirei- indicò Ivan ben intenzionata a non dargli più di tanto ascolto.
    -Sono ancora sposata- mentì - fossi in te non confonderei mai l'assenza di un anello al dito come la mancanza di un uomo nella vita di una donna. Potresti avere sorprese poco gradite-
    e questo contava rispondesse alla sua domanda di andare insieme al pub, anche perchè erano i suoi giorni con Ivan, non avrebbe mai lasciato suo figlio per uscire con lui.
    -E poi a Desmond non farebbe piacere- e invece si sarebbe messo a ridere come un deficiente anche lui, perchè questo facevano gli uomini della sua vita negli ultimi tempi, si prendevano beffe di lei.
     
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  5. Dimix;
     
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    "Nnnnno non è per apparire migliore, credo sia proprio così" è vero, no dico, non penserà mica che voglia mettermi a paragone, non ho aperto bocca di certo per quello e non me la sento di dire che l'ho insultato, insomma, ha davvero i denti storti ve lo giuro.
    Quando mi parla del fatto che sia ancora sposata, la cosa rientra, ma non del tutto.
    "Sposata?" Ripeto "Tua madre non me l'ha mai detto" non stento a crederle, nel senso, la mia infermiera cicciograssa diceva che questo Desmond era sempre estremamente gentile, ed il fatto che non conoscesse la lingua locale lo rendevano un misto di cucciolo e di spaurito. Secondo me era solo ignoranza, mo, se uno vuole farla passare da cucciolosità è situazione piuttosto forzata no? Mi avvicino comunque al bambino, gli sollevo il lembo della maglia per controllare che non ci siano sfoghi e simili, mentre lo analizzo, ridò uno sguardo a lei.
    "Menti" le dico arricciando appena il naso, mentre continuo a maneggiare il bambino che come a risentire della tensione emette qualche gorgoglio di disappunto.
    Ma che ne so se mente, però insomma Annuska ed uno così, ma siamo seri?
    Non poteva non mentire, ricordo perfettamente cosa ci dicevamo mentre da giovincelli guardavamo al nostro futuro, e nel suo non c'era un dentone con le spalle curve che non trasmetteva nulla se non ansia ed espressione di uno stoccafisso. Di buono c'era che dal momento che ad Yggradsil c'erano solo due pediatri, ed il mio anziano collega Lothar parlava solo ed esclusivamente lingua locale, tra capo e collo gli ero capitato io. Insomma, se non è destino quello non so quale sia.
    Il bambino aveva i valori nella norma, mi tiro su e la guardo "Anna ripeterò quel che ho detto a coso là, il bambino sta bene, dategli tempo di guarire, al massimo una pozione reidratante una volta al giorno, non so che metodo usiate in quei di Londra ormai, ma qui abbracciamo la teoria del fa fare alla natura quel che deve" la rimbecco.
    Facendo giusto un ultimo esame al bambino.
    "Dai non ti molesto mica, andiamo a farci un giro, io e te, mica ho parlato di portarti a letto eh? Anche se tu mi dicessi si non mi tirerei indietro eh!" mi abbandono sulla mia sedia prescrivendo delle analisi specifiche. Stacco i due talloncini e le do in mano a lei "Allora una è per lui, una per te" su una c'era l'impegnativa per il laboratorio, sull'altra una prescrizione specifica: spalmare una generosa dose di Dimitri su tutto il corpo almeno due volte al giorno!









     
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    Decise di mandarlo al diavolo, tanto con uno come Dimitri qualsiasi cosa lei avesse detto lui glie l'avrebbe rigirata a suo favore.
    -Mia madre .. perchè avrebbe dovuto dirtelo?- non riuscì dal trattenersi dal chiedere – non sapevo vi teneste in contatto- il che era un gran problema per lei se effettivamente si sentissero ancora.
    Era una così prima donna che sicuramente avrebbe chiesto alla madre di lei chi fosse questo Desmond Reed, si sarebbe complimentato per il nipote magari.
    Tutte cose che i suoi non sapevano e che Anna non aveva alcuna intenzione di divulgare.
    “Merda” pensò mascherando il suo totale dissenso dietro la fantomatica faccia inespressiva della quale spesso si serviva per non far trasparire nulla dei suoi pensieri e di quello che stesse provando in quel momento.
    Si decise a controllare Ivan e dentro di se Anna tirò un sospiro di sollievo smorzato quando lui sottolineò il pensiero secondo il quale stesse mentendo.
    -E perchè dovrei?-
    Ovviamente mentiva ma poteva anche essere tutto vero no? Per quale motivo non poteva esserlo?
    Se le cose fossero andate diversamente lo sarebbe stato .. questa convinzione che aveva le diede ai nervi.
    -Meglio così allora, volevo solo esserne certa- se stava bene stava bene, inutile preoccuparsi oltre e se lo aveva detto anche a Desmond voleva dire che non era stata lei a passargli il raffreddore e conseguente febbre.
    Non poteva quindi accusarla di negligenza no?
    -Magari uno di questi giorni ti offro un succo di zucca- gli fece presente senza declinare nuovamente l'invito, non aveva parlato di sesso ma era lampante che se ci fosse stato non avrebbe di certo storto il naso e lei era parecchio in astinenza per avere una resistenza ottimale.
    Magari prima di uscire con lui avrebbe provveduto a sfogarsi con qualcun altro. Giusto per non sfasarsi la copertura dopo i primi dieci minuti.
    Rivestì Ivan e si apprestò a ricevere l'impegnativa accompagnata da ricetta .. ricetta?
    Diede una lettura veloce e lo sguardo di Anna non si fece attendere.
    -Due volte al giorno dici? Perchè non tre allora- ovviamente scherzava tuttavia le prese entrambe e gli diede le spalle senza ricevere risposta, quella di lui era stata l'ennesima provocazione fine a se stessa che tuttavia le aveva fatto sin troppo piacere per essere stata emessa da un colossale stronzo quale lui era, uno stronzo capace di farle persino comparire un sorriso sulle labbra.
     
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