Alla luce della Luna

pvt Fred

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    La cosa lurida su cui mette le mani è ancora più sporca delle proprie palme annerite dalla terra. Il respiro si condensa in ampie volute andando a morire dissipandosi verso le grondaie di quel vicolo fetido.
    La nausea passa dopo il quinto o sesto respiro, la testa smette di girare dopo il terzo.
    -Mamma che puzza!-
    L’olfatto ipersensibile fa sì che quel tanfo gli arrivi ad una intensità doppia rispetto quella che può raggiungere le narici di Desmond e basta quasi da sola a fargli tornare la voglia di rigettare. La mano dell’uomo lo sfiora cortese ma lui ritrae il braccio con un gesto di stizza.
    -Sto bene.-
    Ovviamente starebbe meglio in una vasca calda vicino ad un divano ma la sua indiscussa fortuna pare aver deciso di tenerlo verticale ancora qualche ora.
    Si muovono. Desmond avanti, lui dietro a passo lento guardando verso l’alto ove lampade fatiscenti oscillano scricchiolando e le orecchie colgono rumori ancora prima che orecchio umano possa sentirli.
    -Dove stiamo andando?-
    Il vicolo si apre e una strada aperta e piena di negozi si staglia avanti ai loro nasi.
    -Aspetta!-
    Si ferma sul limitare. La luce intensa infastidisce le pupille ancora lievemente deformate, i rumori gli rimbombano nella testa e gli odori si accalcano.
    Un attimo di pazienza, solo un attimo mentre fruga nelle tasche dei jeans di fortuna tirandone fuori un orrido paio di occhiali neri. Ecco, con quelli inforcati poteva passare per cieco o fotofobico ma almeno non avrebbe lacrimato per una mezz’ora buona. Era un inizio.
    Un bel respiro.
    Il fiato si ferma a metà e lui si catapulta nella piccola calca seguendo Desmond ad un paio di passi di distanza aspirando, annusando, guardando, girandola testa di scatto forse un po’ troppe volte per essere normale: uno scricchiolio troppo forte, un urlo strano, un vaso che si rompe…

    Finalmente l’insegna.
    “Dopo le signore”
    Lo fulmina da sopra le lenti scure e sbuffando entra nel locale.
    E’ accogliente e qui i rumori sono molti meno, anche gli odori sono più accettabili.
    “Scegli pure un tavolo e piazzatici!”
    -Va bene mamma.-
    Ma è una serata buona, è stanco e la voglia di discutere è indiscutibilmente subordinata al bisogno di bere, mangiare e dormire.
    Un bel tavolo, piccolo, appartato, con un bel divanetto in pelle addossato alla parete.
    Prende possesso dell’imbottitura accoccolando la schiena allo spigolo semisdraiandosi sulla seduta.
     
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    Non ci si può certo aspettare profumo di colonia a quest'ora del giorno per i vicoli della città! Lo incalza, rendendosi conto solo dopo che probabilmente i sensi di Fred erano ancora scombussolati dallo status precedente da amplificare ogni tipo di percezione umanamente possibile. Malgrado ciò fisicamente poteva dirsi vagamente più in forma a tal punto da rifiutare questa volta il suo supporto, ritraendo così l'arto gentilmente offertogli pochi istanti prima. Una sinfonia di rumori cittadini li accompagna in quel breve procedere che ha come meta un localino di sua conoscenza, abbastanza riservato da permettere al suo compare di trovare il giusto confort senza dover ricorrere agli arredi domestici. Non essere così diffidente! Il capo ruota leggermente in sua direzione scrutandolo con la coda dell'occhio, quando ques'ultimo chiede d'aspettarlo: non esita ad arrestare i propri passi, compiendo una completa rotazione del busto in direzione dell'uomo, spinto dalla curiosità delle sue azioni. Poco dopo lo vede sfilare e indossare un paio di occhiali dalle lenti spesse e scure lasciando libera interpretazione sulla propria persona poteva comprendere varie e possibili problematiche. In un primo momento l'avrebbe guardato con una nota di stranezza sull'espressione, lasciando successivamente scorrere per tornare ad avanzare una volta sicuro che Fred l'avrebbe seguito nuovamente.

    All'ingresso del locale, egli viene fulminato da un'occhiata altrui ancora troppo innocua per poterlo contraccambiare se non con un sorriso beffardo come farebbe un'idiota (?) Dopotutto erano in vena di scherzare o meglio volendolo fare, quella era certamente l'occasione perfetta per farlo incapace di reagire forse "permalosamente" come era sua consuetudine fare. Lo lascia dunque avanzare in cerca di un posto consono all'esigenza, rimanendo in disparte con il locandiere, per fare la propria ordinazione. Lo sguardo si rilassa, distogliendosi dalla figura di Fred per seguire l'elaborazione dell'oste nel preparare i rispettivi calici con del Cognac Remy Martin. Al naso il profumo risulta invitante quanto forte, forse troppo considerati i sensi di Fred, tutto sommato l'ambiente dovrebbe ammortizzare la concentrazione dell'odore emesso dalla bevanda. Li afferra e con la fierezza d'un cowboy d'altri tempi, si avvia mentre lo sguardo passa oltre ai tavoli in cerca della figura di Fred: una volta intercettato lo raggiunge porgendogli un bicchiere ponendoglielo non troppo sotto il naso. Si accomoda dalla parte opposta del tavolo osservando l'uomo perfettamente a proprio agio sul divanetto. Tieni: non si dica che non ti tratto più bene! Come il suo compare, si mette comodo slacciandosi la giacca a rivelare una camicia bianca sotto le vesti esterne. Si prende qualche attimo di pausa, portando gli occhi su Fred. Allora, come va il resto!? Avete "accettato" la rinuncia di Vaike? Domanda cercando di interpretare lo sguardo del suo interlocutore.
     
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    Quell’imbottitura lo fascia come fosse fatta di piume regalando ristoro alle membra ancora straziate e doloranti, gli occhiali poi aiutano particolarmente i quei primi momenti che di norma trascorre dormendo sulla stessa terra nella quale la mutazione s’è consumata. E’ la prima volta che a seguito d’una intera notte trascorsa in forma bestiale, riesce a fare qualche passo e a sostenere una conversazione umana anche se elementare. Lo sforzo però è stato tanto e mentre Desmond si intrattiene con l’oste gli occhi si chiudono progressivamente.
    Cade in uno stato di torpore dal quale lo strapperà solamente l’odore forte e deciso del Cognac che l’uomo gli poserà a non troppa distanza dal naso.
    “Tieni: non si dica che non ti tratto più bene!”
    Sotto gli occhiali strizza le palpebre, prende un paio di respiri profondi poi si passa una mano fra i capelli scompigliati e ancora umidi.
    -In galera non me le portavi cose così buone.-
    Era vero dal momento che l’ultima cosa che ricorda era una rosetta con il classico formaggio insipido della mensa ministeriale e il prosciutto cotto. Una fetta. Contata.
    Va ad afferrare il calice stando bene attento a trattenere il respiro quando avvicina il vetro alle labbra.
    Un bel sorso va giù a ristorargli l’ugola provocandogli un piacevole pizzicore in gola e un ancora più piacevole calore nello stomaco.
    -Vaike si era allontanata molto, era più al Nord che da noi ultimamente.-
    Era stato un azzardo darle quel posto, lo sapeva lui ed anche Eva.
    -Era sola quando l’ho conosciuta ma devo aver fatto un evidente errore di valutazione.-
    Perché un fratello si era rivelato presente dopo un anno e i genitori dopo altrettanto tempo.
    -Hai avuto difficoltà a…-
    Non era stato facile dare quell’ordine ed era stato ancora più difficile incrociare in lontananza la figura della nordica senza potersi permettere di richiamarla o aspettarsi di vederla camminare per i corridoi della base quella sera stessa.
    Va a levarsi gli occhiali. La luce lo infastidisce ancora ma nel locale è meno forte che fuori. Dita ancora sporche di terra vanno a massaggiarli.
    -Una mia vecchi recluta del corso speciale in Germania credo mi abbia riconosciuto. Adesso è madre, moglie del capo auror.-

     
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    Sorride con disappunto. Non potevo certo permettermi di alterare la tua lucidità anche se a quanto parve, ci pensò qualcun'altro a farlo al posto mio. Mi spiace solo che il metodo incriminante non fosse piacevole quanto una bottiglia di Cognac per un palato raffinato come il tuo! Erano passati ormai anni da quell'episodio, eppure tutt'oggi ogni singolo dettaglio a riguardo gli risulta nitido come lo stesse vivendo con la stessa intensità di allora. Ma l'amaro ricordo di quei tempi, lascia un segno di rammarico nel viso che poco a poco cede abbandonando il precedente sorriso. Come Fred, allunga una mano in direzione del calice per sollevarlo in prossimità delle labbra che assetate, amibscono avide l'invitante contenuto. Un metodo perfetto per "digerire" un nuovo discorso spinoso da lui inoltrato. Dopo un paio di lente sorsate, il calice mezzo pieno, viene adagiato prudentemente sul tavolo non troppo distante dalla propria portata, per assumere una postazione d'ascolto più consona all'argomento: le spalle si rilassano, mentre le braccia vengono incrociate al petto annuendo con un'espressione neutra. Tutti possiamo commettere errori di calcolo: La matematica del comportamento umano... tutte quelle orrende variabili e non sempre i conti tornano. Avete semplicemente fatto ciò che ritenevate giusto vista la disponibilità presentata dalla ragazza. Sospira rumorosamente alzando lo sguardo in direzione di Fred mentre sembrerebbe ostentare a porgli una domanda che avrebbe dato per scontato ricevere per lecita curiosità. No: si è mostrata particolarmente collaborativa; per la precisione non vedeva l'ora di dimenticare tutto. Ho sradicato dalla sua mente ogni ricordo conducibile alla nostra esistenza, a partire dal vostro primo incontro. Non è stato particolarmente piacevole, non dopo aver sentito con queste orecchie le motivazioni che l'hanno spinta a prendere una decisione simile. Posso dirti per certo che sembrava dispiaicuta, ma... ho visto di meglio! Gli occhi si muovono passando oltre la figura del suo interlocutore, il tanto necessario per prendere il dovuto tempo per una breve pausa: la gola si schiarisce. Ci teneva a darvi un messaggio! E di nuovo l'arto superiore si allunga in cerca del calice, afferrandolo per poi giocare con il contenuto facendolo leggermente roteare al suo interno con cautela, seguendone il movimento con gli occhi cerulei. Voleva sapeste che non era suo desiderio lasciarvi ma che vi erano buone ragioni ad averla spinta a tanto. Avrebbe voluto non dovervi dimanticare in questo modo forzato e che le dispiaceva per tutto. Non avrebbe proseguito oltre, a meno che a chiedere nuovi dettagli non sarebbe stato lo stesso Friedrich. L'espressione si oscura, provato dalla responsabilità affidatagli nel riferire un sentito messaggio come questo tant'è che non aspetterà oltre prima di buttar giù un nuovo sorso di Cognac, schioccando le labbra per il piacere provato al suo assaggio. Un silenzio quasi imbarazzante cade tra i due come uniti in un raccoglimento per l'abbandono della donna, percependo chiaramente quanto probabilmente Fred vi si fosse affezzionato nei suoi bizzarri modi. Nuove azioni aiutano a spezzare quell'atmosfera opprimente e l'uomo di fronte a lui, coglie l'occasione per cambiare argomento. Alle sue parole, egli strabuzza gli occhi con stupore. Ma non mi dire! La conosco? Scuote la testa accarezzandosi i capelli con la mano libera dal calice.
     
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    - Non ti sei fatto gli stessi scrupoli durante la cena a casa di Eva, spero solo che ti abbia bruciato il sedere quella notte.-
    Veritaserum. Se ne era accorto solo andato via Desmond e rimasto da solo con una Eva morsa dai sensi di colpa e piacevolmente coccolosa dato ciò che gli era uscito, senza che potesse farci nulla, dalla bocca. Ciò che il cacciatore, e la moglie stessa non sapevano, era che aveva alterato il secondo piatto in modo da promettere ad entrambi una bella cura dimagrante di otto ore.
    Annuisce all’osservazione dell’uomo sull’errore di valutazione e tre belle sorsate ampie dal bicchiere largo. Strabuzza gli occhi, poi scocca la lingua emettendo un suono soddisfatto che raschia la gola.
    “Posso dirti per certo che sembrava dispiaciuta, ma... ho visto di meglio!”
    -Almeno non mi sentirò in colpa.-
    Vaike lo aveva sempre sorpreso fin dall’attimo in cui aprendo gli occhi si era trovato nudo e fasciato avanti ad un camino su un divano sconosciuto e nella casa di una giovane donna sola, bella e ricca; la cosa non poteva che continuare su quello stile inverosimile.
    “Voleva sapeste che non era suo desiderio lasciarvi ma che vi erano buone ragioni ad averla spinta a tanto. Avrebbe voluto non dovervi dimenticare in questo modo forzato e che le dispiaceva per tutto.”
    -Anche a me.-
    Ed era vero, si era affezionato a Vaike e dover dare a Desmond quell’ordine lo aveva ferito ancora di più dato l’affetto che Eva stava cominciando a nutrire per la nordica.
    -Non potevo lasciarle ricordare tutto e andare a zonzo per il Nord quando Coco e tutto il ministero Moon sanno che lei aveva rapporti con me.-
    Si giustifica? Forse sì ed intanto tira su il gomito finendo l’ultimo dito di liquore. Desmond s’è oscurato e lui non chiede altro sforzandosi di mettere in atto un po’ di buona pratica empatica.
    Il silenzio cala, una cosa orrida per lui che stenta a rimanere vigile così non può che romperlo.
    “Ma non mi dire! La conosco?”
    -Probabilmente sì, lavora e ha lavorato qui a Londra. Sarah Matthews. La biblioteca la stava per ammazzare un paio di giorni fa, qualche bestiola aveva aperto il libro delle fondamenta di Azkaban. Dissennatori ovunque.-
    Conciso, preciso. Uno sbadiglio gli sale alle labbra e lui riesce in parte a sopprimerlo, in parte a nasconderlo con lo stesso bicchiere.

     
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    Le labbrai si arricciano contrariate sebbene vadano a celare un vago divertimento. Circostanze ed esigenze diverse: cosa non si fa per il gentil sesso!! Sorride leggermente maliziosamente, alzando il calice in sua direzione a simularne la successiva bevuta "alla sua salute"! Quella sera appena citata da Fred, non aveva avuto modo di viverla fino alla fine, ma in un secondo momento, fu la stessa Eva a metterlo al corrente di quanto avvenne dopo, con tutti i pro e i contri, compresi dell'offesa insinuatasi nella povera vittima del Veritaserum alla quale ancora oggi, risponde con menefreghismo circa la possibile colpevolezza del suggerimento. Pentimento? In quel caso non era sulla lista dei pensieri. Ponendo fine ad un nuovo forse un pò scomodo discorso, sorseggia nuovamente dal proprio calice, lasciandosi lentamente avvolgere la gola dal piacevole calore del liquido in discesa. Onestamente parlando, non gli era stato raccontata nel dettaglio la modalità del primo incontro conoscitivo con Vaike e probabilmente non voleva tutt'ora saperla poichè ritenuto un'argomento di scarso interesse, tuttavia, sia dai gesti che dalle parole e il modo in se con la quale vengono pronunciate, mostrano tutte le carte per portarlo a pensare che in un qualche modo il rapporto che li univa era se non speciale, tentende. Per una volta forse in tutta la tua vita non hai colpe alcune. Temo sarei giunto a tale decisione anche io se fossi stato al tuo posto pur di sapere protetta l'incolumità dei miei cari piuttosto che dell'attività in se. A modo suo dunque lo giustifica, dopo tempo immemore. Una nota di rammarico se non va errando, la si può scorgere sull'espressione altrui trovandosi costretto a rammentare il momento dell'ordine impartitogli, perciò lo sguardo si dedica totalmente a Fred, cercando di comprenderlo: in parte ci riesce poichè egli è da sempre stato temprato dall'idea che finchè non vi erano particolari legami tra lui e il diretto interessato d'una qualsiasi azione di controparte, non si sarebbe mai posto il problema di compierla come nel caso di Vaike. Era stato semplice portare a termine il suo compito con impeccabile professionalità quale era solito adoperare in specifiche circostanze e malgrado il rapporto che la univa all'ordine, ne rimase dispiaciuto si, ma non troppo in fin dei conti. Tira un sospiro profondo, lasciandosi perdere in tal pensiero, per poi essere richiamato dalla realtà da una fresca novità. Sara Matthws;
    effettivamente mi suona familiare ma non è che abbia nitida nella mente la sua figura...
    L'espressione si fa pensierosa nel tentativo di focalizzarsi su tal nome per il momento sfortunatamente con scarso successo. L'ho sempre detto io che su certi tomi andrebbero esercitati degli incantesimi di sigillo o ci spingeranno a finire sull'interfaccia di qualche rivista da un giorno all'altro. Non sarebbe certo un buon biglietto da visita per la Bibblioteca se vi avvenissero altre tragedie al suo interno! Malgrado la quesione sia seria, egli calca le sue parole con una nota di malcelato sarcarmo. Una nuova mano allunga il calice a se, tirando giù tutto d'un fiato gli ultimi ml di contenuto, accurandosi d'aver la discreta peluria facciale, non umidificata. Rimane immobile per qualche secondo, prima di muovere in alternanza gli occhi lungo il perimetro della figura di Fred con l'espressione un pò provata dal suo aspetto. SPero per Eva non sia costretta a doverti vedere in questo stato anche se immagino sia abituata a ben'altro! Si muove in cerca di qualcosa all'interno delle proprie tasche, perlustrandole una per una fino a giungere al portafogli dalla quale estrae qualche sterlina, adagiandola sulla parte più esterna sulla superficie del tavolo, affinchè fosse facilmente raggiungibile dallo sguardo dell'Oste. Sarà meglio andare prima che tu possa piantare le tue radici su quella poltrona... Dopo aver inoltrato il simpatico invito a rientrare, si sarebbe alzato ricomponendo la propria figura adeguatamente, in attesa dell'altro, forse troppo croggiolato nel confort del supporto dove sosta.
     
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    -Sbruffone.-
    Con quel sorrisetto sulle labbra e con quel calice alzato ad una salute che lui gli aveva deliberatamente intaccato per una notte. Desmond era così, una specie di fratello maggiore particolarmente indigesto, particolarmente rigido ma capace saltuariamente di un poco d’ironia.
    Va a prendere un nuovo sorso dal proprio bicchiere trovandosi costretto a lasciare il vetro l’attimo dopo mentre gli occhi gli lacrimano a quell’odore forte e penetrante che non s’è ricordato di non inalare in quel secondo gesto naturale.
    Va a sfregarsi le palpebre chiuse.
    -Mi rincuora sentirtelo dire perché vuol dire che o tu ti stai disumanizzando o che tutte le fatiche di Eva stanno dando i loro frutti.-
    Sul proprio carattere, i propri scrupoli morali…scrupoli morali…
    -Avvenente, mora, irritante.-
    Una perfetta descrizione della donna in questione.
    -L’ho incontrata nell’ufficio di Ramirez quando andai a portargli dei libri per le loro ricerche sui licantropi.-
    Una vera botta di fortuna incrociare in un intero ministero una delle poche persone capace di riconoscerlo, e durante la maternità per giunta!
    -Venne a trovarmi anche in prigione qualche volta, sicuramente l’avrai incrociata…forse venne anche a quel finto funerale che misero su sulla mia bara vuota.-
    Riprende il bicchiere e butta giù tutto in un sorso infiammandosi gola, stomaco e viscere.
    “L'ho sempre detto io che su certi tomi andrebbero esercitati degli incantesimi di sigillo o ci spingeranno a finire sull'interfaccia di qualche rivista da un giorno all'altro. Non sarebbe certo un buon biglietto da visita per la Bibblioteca se vi avvenissero altre tragedie al suo interno!”
    Il vetro picchia sul legno del tavolo e le dita si staccano dalla superficie cristallina lasciandoci impronte vagamente sporche di terra. Schiocca le labbra stiracchiando le braccia verso l’uomo.
    -E’ inevitabile ne avvenga qualcuna, ciò che è nella biblioteca deve nutrirsi anche di carne, non può certo accontentarsi del solo spirito, eppure…magari un incanto di sigillo non sarebbe male.-
    Soprattutto appurato che anche le creature adesso sembravano aver compreso come usare il potenziale di certi libri.
    Le braccia tornano a piegarsi comode e la schiena s’accoccola al morbido del divanetto.
    -Oh, Eva mi vede in tanti altri stati…-
    Ammicca malizioso con un sorriso sornione stampato fra la barba arruffata.

    Desmond si muove, prende degli spiccioli e li deposita facendoli lampeggiare alla luce tenue delle lampade.
    “Sarà meglio andare prima che tu possa piantare le tue radici su quella poltrona...”
    -Non mi alzo da qui se intendi smaterializzarmi ancora con quella tua grazia elefantina!-
    Vederlo alzarsi è un tuffo al cuore. Composto, impeccabile, quasi marziale, una i quelle figure a cui ti vien quasi da dire con un sussurro: ‘ancora cinque minuti!’

     
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