Alla luce della Luna

pvt Fred

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    Incredibile quanto denaro potessero valere certi malfattori, squallidi ricercati della più bassa classe sociale: roba che per qualità sarebbero dovuti valere meno di niente, eppure sopra le loro teste pesavano veramente abbondanti cifre galeoniche. Chiunque si sarebbe dato alla caccia per il solo gusto di accaparrarsi quanto possibile da queste ricompense, se solo fosse stato facile chiaro. Eppure lui no! Per quanto potenzialmente illegale agire per conto proprio nella caccia di qualche taglia qua e la, egli rimane completamente indifferente alle cifre che pesano sulle loro teste, mosso esclusivamente da una morale personalmente da tenere alta finchè possibile. Tal volta ha fascino dare voce all'innominabile, ancor più agire per conto di esso...

    Quella sera è cupa d'un grigio intenso ad eccezione di qualche raro raggio luminoso che si affaccia tra una nuvola e l'altra offerto dalla SuperLuna, un raro evento in cui la coincidenza di una Luna piena si associa alla minore distanza tra Terra e Luna offrendo così il panorama di un satellite ancora più grande di quel che si è abituati ad osservare. Ma questo non è altro che un tocco quasi poetico per quella serata, una di quelle poche prescelte passate alla ricerca o meglio all'inseguimento di qualche criminale questa volta non segnalato dai Ministero. Aveva rinvenuto l'avviso presso una delle vie di Diagon Alley pochi giorni prima; la brutta faccia affissa su di un comunissimo pezzo di pergamena logorato dalle intemperie e per lo più scritto a mano. Sebbene non in via ufficiale, su costui pendeva comunque una taglia di circa 20.000 Galeoni. La "vittima" di questa serata è proprio lui: Tale Bevis Blake, creatura magica non identificata, probabilmente un'animagus o una delle numerevoli forme mannare. Ha avuto modo di intercettarlo in una delle periferie non troppo distanti da Londra, seguendolo in una sfrenata corsa sui cieli, per poi perderlo di vista la dove sfortunatamente l'accesso gli è negato: La foresta proibita. Furbo! L'uomo doveva essere perfettamente a conoscenza delle regole che riguardano i territori scolastici ed è proprio giocandosi questa carta che egli è costretto a rallentare appena pochi metri prima del luogo intriso di tristezza dove ad incombere ulteriormente vi è la fitta e scura vegetazione che rende il tutto molto più tetro come da sempre del resto. Passando lo sguardo oltre l'oscurità inanimata, gli sfugge un'imprecazione, trovandosi in obbligo a sfoderare ora più che mai la propria arma. Il viso trasale al pensiero di trovarsi quasi impotente dinanzi il mancato accesso al luogo, combattuto se infrangere una delle regole immacolate da tempo, sentendo per un secondo, echeggiare nell'aria le beffe altrui, aggirarsi indisturbato tra la vegetazione. L'aria è fredda e le rare folate d'un vento di tramontana come pochi poteva ricordarsi. A passi cauti inizia a circumnavigare il confine della foresta riscoprendo nel malintezionato un malsano piacere per ritrovarsi a giocare letteralmente a guardia e ladri. Ciò lo infastidisce, ma riesce a non perdere la calma. Quand'ecco una voce maschile quasi animalesca, roca e profonda, alzarsi nell'aria. Cosa c'è? Provi piacere nella crudeltà e poi ti rimproveri di goderne? L'uomo gli si rivolge con un tono di sfida beffardo capace di risvegliare i più antichi sensi viscerali in lui. Tu ne godi, IO la tollero! E li, che in direzione della voce, un pò alla cieca per intuito, * lascia che un fascio di luce rossa si sprigioni dalla sua bacchetta nel vano tentativo di colpire l'obbiettivo. Ma il silenzio torna a regnare sovrano...
    * Incanto Stupeficium

     
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    L’incanto di Desmond solca le tenebre insinuandosi fra gli alberi illuminandone i vecchi tronchi nodosi e contorti tra i quali il volto dell’uomo figura come un’ombra orrida che veloce scarta di lato.
    Il gesto del ricercato è attento, abbastanza da schiare lo schintaesimo ma, nella sua baldanza, troppo avventato. Egli infatti, senza saperlo, si è insinuato in un territorio che non gli appartiene, prendendo a calcare un terreno non suo e adesso l’ultima luce, portata in essere dalla bacchetta cacciatore, rivela un secondo paio d’occhi color ambra, occhi spietati su una cortina di fauci lucenti. E’ una imponente sagoma nera dell’oscurità, disturbata e aizzata dal movimento ai confini del proprio territorio, dal chiacchiericcio entro i proprialberi.

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    La nuova bestia in agguato nel fitto neanche dà il tempo all’uomo di toccare terra che già scatta a cercare di serrargli il collo in una pressione d’avorio. Desmond dalla sua angolazione, qualora decidesse di far luce, vedrebbe un licantropo di circa cento chili e mezzo con la testa dell’uomo penzoloni da un lato della bocca mentre il resto del corpo pende senza divincolarsi dall’altra parte. Verosimilmente il ricercato non avrà neanche compreso d’aver sconfinato prima che l’osso del collo gli venisse spezzato.

    Il licantropo incrocia gli occhi dell’ex Auror e, silenzioso come è apparso, adesso s’appresta a tornare nel fitto trascinandosi dietro quel resto umano informe e scomposto che probabilmente diverrà la sua cena, nell'avanzata gli artigli grattanosul terreno e raggiunto un punto sassoso qualcosa tintinna sui sassi come metallo sulla pietra.


     
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    Il fascio di luce dura abbastanza tale da permettergli di intravedere per un'istante la posizione del suo uomo muoversi quasi eseguisse una frenetica danza tra le incombenti figure scure degli alberi. Per insopportabile impotenza, azzarda qualche passo verso l'interno della foresta, rimanendo pur sempre coscientemente ben distante dall'oltrepassare quell'invisibile barriera che non vuole osare violare. Cerca di tenersi focalizzati sulla figura, puntando insistentemente l'arma in sua direzione ad altezza uomo ma gli occhi distraggono: si vede troppo, non si vede abbastanza. Come accecato dalla sua caccia, egli non presta molta attenzione al percorso intrapreso dal suo incanto, ma lo sguardo alzandosi verso il cielo, rivela un piccolo stormo di corvi, uscire allo scoperto dagli alberi assumendo un comportamento impaurito. Il gracchiare degli animali è fastidioso, ma risulta l'unica fonte sonora da interrompere quel tetro silenzio offerto dall'ambiente, ma come qual si voglia tipo di segnale, non passa molto da che volga lo sguardo nuovamente verso il basso, questa volta passando oltre la figura di Bevis...
    E con espressione sgranata, la bocca schiusa ma quasi incapace di emettere qualsiasi tipo di suono in preda allo stupore, vede ciò che probabilmente non avrebbe sperato di scoprire al di fuori del suo ricercato, eliminando automaticamente la possibilità di trattarsi d'un qualche mannaro... Ma il fascio di luce rossa lentamente si affievolisce fino a scomparire del tutto, lasciando nuovamente che l'uomo venga inghiottito nell'oscurità, senza dimenticare quel paio di grossi occhi ambrati spiccati da essa. Compie dei passi affrettati, portandosi in un'angolazione diversa, meno disturbata dalla presenza della vegetazione, con l'intenzione di far chiarezza sulla situazione: la bacchetta torna ad animarsi, generando un potente fascio di luce, molto simile a un raggio solare emesso in direzione del suo uomo, rendendosi partecipe di una raccapricciante scena che con la stessa rapidità di un lampo, vede l'ignaro Bevis letteralmente azzannato dalla massiccia figura nera, lasciandosi sfuggire un'imprecazione sibilata. Porca puttana! Il piccolo criminale, riesce giusto ad emettere un suono contorto prima di ritrovarsi con l'osso del collo spezzato: una preda alquanto scarsa viste le fattezze fisiche di costui più tendenti allo scheletrico che altor, e chissà se sarebbe stata in grado di sfamare quel lupo.

    Ma una bestia di tale grandezza non poteva essere un lupo qualunque... Entrambi si guardano, incrociando lo sguardo, l'uno sorpreso dell'altro, finchè la creatura sembra decisa a muoversi verso l'interno della foresta. Ancora una volta dibattuto sul da farsi, come ultimo tentativo all'inevitabile, azzarda a lanciare un'incanto pietrificatore con la vana speranza di colpire la bestia malgrado essa sia incredibilmente agile e veloce, per non parlare della perfetta mimetizzazione con l'ambiente. Nel caso fosse riuscito nel suo intento, il licantropo avrebbe perso ogni controllo motorio se non cognittivo, rimanendo statico nella posizione da lui assunta. In tal caso, avrebbe sicuramente provveduto ad attirarlo a se con eventuali nuove magie, ma se così non fosse stato...
     
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    L’uomo morto, cui vita misera è stata altrettanto miseramente stroncata in un unico morso, viene trascinato per il collo per lasciando sul terreno umido del sottobosco una scia di terra smossa che andrà ad arrestarsi cinque metri dopo, quando la bestia, capendo forse che tutta quella mole difficilmente sarà trasportabile per quell’appiglio infimo e cedevole per più di una certa lunghezza, lascia andare il proprio bottino.
    Il malvivente, lasciato in terra in una posa inanimata e scomposta, punta i propri occhi vitrei verso Desmond il quale, più che accorto, decide bene di spostarsi, nascondersi e restare fuori dalla linea d’un territorio che non gli compete.
    La bestia affonda nuovamente i denti stavolta in una delle gambe dell’uomo e, così, con tutta la calma e la costanza di prima, ricomincia a trascinare il corpo morto rompendo ramoscelli e cespugli.
    Desmond è facilmente fiutabile, è anzi già stato fiutato e i loro occhi si sono incontrati l’attimo prima che la belva decidesse su chi riversare la propria fame, tuttavia Desmond è un uomo in tutto e per tutto e come tutti gli esseri umani deve per forza mettere mano e becco in ciò che non capisce o non lo aggrada.
    Non pago d’essere stato graziato ed ignorato, Desmond preferisce attendere e vigliaccamente saltare allo scoperto, arma alla mano, quando la belva già gli dedica la coda.

    L’incanto colpisce il bersaglio, sarebbe stato impossibile per il cacciatore evitare una massa del genere a meno di dieci metri.
    Gli artigli restano conficcati nel terreno, le forti mascelle serrate sulla gamba del cadavere, i muscoli irrigiditi nel passo da compiere, solo il fiato che emerge possente dai polmoni condensandosi nell’aria gelida e gli occhi ferali restano vigili e scattanti continuando a sondare, a giudicare e a registrare anche quando ulteriori incanti sposteranno quasi duecento chili di massa e pelo più una sessantina cadavere.

     
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    Al di là della possibile se non certa pericolosità della bestia considerati i territori scolastici, non vede di buon'occhio l'inaspettata aggressione sul suo criminale, sebbene potrebbe dirsi avergli quasi fatto un favore a stanarlo. Ma lui non lo voleva morto: non vi era alcun gusto nell'uccidere i suoi ricercati, no: Per lui andavano tutti spediti in gattabuia sotto la sorveglianza degli immancabili dissennatori, per il solo e semplice motivo che la morte non vi era altro che una punizione per i vivi condannati a piangere un loro caro. E se da un lato trova quasi assurdo essere stato ignorato dall'animale, dall'altra non può permettersi che lo stesso, si faccia beffa di lui portandogli via quanto gli spettasse. Ragione sufficiente a spingerlo impavido ad agire nel modo meno nocivo possibile (per il momento), provvedendo a pietrificare la creatura, sita ad una decina di metri circa rispetto la sua nuova posizione, dalla quale vi sarebbe stato quasi impossibile mancarla salvo casi eccezzionali di mera incompetenza. Ed è in quel momento, quando è il silenzio immacolato a rifarsi padrone della sera, che capisce di aver datto centro: non vi è più nessun rumore di falcate pesanti sul terreno umido ed erboso, come non vi è più alcun evidente suono di respiri grotteschi. La sola cosa ad interrompere la quiete è il gracchiare dei corvi che soddisfatto , senza più alcuna minaccia, tornano a svolazzare indisturbati sopra le loro teste. Rimanendo pur sempre il problema della varcabilità del territorio, non può fare altrimenti se non attirare a se con un nuovo incantesimo silenzioso, entrambe le masse fisiche: la bestia e l'ormai deceduto mal vivente, inizierebbero inevitabilmente ad abbandonare la presa sul terreno malgrado la resistenza esercitata probabilmente dagli artigli della stessa, ben conficcati nel terreno ma non sufficienti da arrestare la forza esercitata dall'incantesimo stesso. Lentamente, o meglio con una discreta velocità, li porta a se, lasciando alle loro spalle l'oscura vegetazione. Dopo circa un minuto e mezza, si sarebbe ritrovato a dover gestire l'enorme massa adagiandola avanti a se ad una distanza di circa un metro e mezzo di lecita sicurezza sebbene completamente immobile. La mascella preme su uno degli arti inferiori del malcapitato, dalla quale scorre copiosamente il sangue: solo avvicinandosi, tenendo ben salda l'arma tra le mani punata su di essa, potrà realmente verificare la grandezza dell'animale, lasciando che il viso trasalga dallo stupore. Ne ho visti nel corso degli anni, ma tu li superi tutti! I muscoli facciali si tendono in un sorriso feroce mentre lo sguardo passa da un dettaglio all'altro analizzando i segni lasciati sul collo di Bevis, seguito fin dove possibile, dallo sguardo dorato della bestia. Sei stato sfortunato vecchio mio! Gli occhi di ghiaccio passano sulla figura ferale, prima di tentare ad allungare un'arto in direzione del cadavere tra le sue faci, per testare l'effettiva morsa su di esso: se egli avesse esercitato la stessa forza per portarlo a se, quasi sicuramente il corpo si sarebbe dilaniato, ma in fin dei conti ormai era morto. Ma in quei pochi istanti avverte qualcosa di strano: una di quelle sensazioni da avvertire familiare una figura apparentemente estranea agli occhi, ed è proprio questa sensazione che lo porta temerariamente quasi a sfidare la creatura, lasciando sprofondare i proprio occhi in quelle enormi sfere gialle davanti a lui. Chi diavolo sei?! COntinua a fissarlo, soppesando la domanda appena perpetrata sebbene incapace di ricevere risposta. Un'incantesimo rivelatore non sarebbe servito a molto e forse l'unica soluzione per sapere chi fosse, sarebbe stata quella di sbloccare l'animale tenendosi ad una debita distanza o in qualsiasi tipo di protezione se non in posizione d'attacco, e lasciarlo mutare e/o seguirlo nella speranza non si sarebbe spinto all'interno della foresta. Ma prima di questo: non potendo umanamente fargli abbandonare la presa sulla preda, punta l'arma sul cadavere, schiudendo appena le labbra nel pronunciare qualcosa di pressochè incomprensibile. Un nuovo fascio di luce di brevissima durata parte dall'estremità di essa, avvolgendo per qualche istante Bevis, prima di vederlo letteralmente scomparire dalle fauci dell'animale. Ma era veramente sparito? Disintegrato? No: sarebbe stato semplicemente minimizzato in modo sufficientemente tale da cadere letteralmente a terra, libera dalla presa della bestia, per poi avvicinarsi e trascinarlo a se. Sicuramente lo sguardo dell'animale sebbene inanimato, avrebbe potuto sprizzare disprezzo nei suoi confronti ma nonostante ciò, una volta riottenuto il suo ricercato, avrebbe veramente sbloccato la massa nera con un contro incantesimo. In un nano secondo, essa avrebbe potuto riaquisire la sensibilità di ogni sua parte del corpo prendendosi tutto il tempo necessario alla riabilitazione motoria. In tutto ciò, egli si sarebbe portato a qualche nuovo metro di distanza da essa, pronto ad attaccare o difendersi in caso di necessità, confidando forse nell'improbabile mutazione rivelatoria del lupo. Non ti consiglio passi falsi, poi starà a te decidere. L'arma rimase ferma in direzione di quest'ultimo, minacciosamente pronta ad attaccare in qualunque forma necessaria.


    Wingardium Leviosa: Diminuendo: controincantesimo di Engorgio; diminuisce le dimensioni di una persona.
     
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    -Grrr Grrr-
    Borbotta senza sosta, una sorta di enorme caldaia gorgogliante con in bocca quella che sarebbe dovuta essere la sua cena.
    Desmond è un guastafeste, lo pensa fermamente il Fred umano e il Fred animale non può che sottoscrivere aguzzando gli occhi quando il piccolo volo a mezz'aria lo porta ad incrociare lo sguardo del cacciatore.
    Lo sfida e sì, inizia a disprezzarlo mentre resti di terra gli cadono giù dalla presa degli artigli una volta conficcati nel terreno.
    Il cacciatore è delicato e lo ripone in terra con solerzia iniziandosi subito a studiarlo. E’ grosso, il pelo lungo e doppio, chiaro e dal folto collare proprio delle razze artiche, gli arti e la conformazione del muso sono quelli di uno dei ceppi arcaici, motivo evidente della sua statura quasi anomala.
    Da animale senziente quello screening non può che infastidirlo e disgustarlo.
    -Grrrr-
    Il suono si solleva quando Desmond allunga una mano pretenziosa verso il cadavere ancora caldo: è suo!
    Desmond afferra e tira.
    Le zanne sono così ben piantate che la presa non cede neanche di un millimetro.
    -Grrr!-
    Il suono si alza prepotente e il cacciatore ritira la mano inquadrandolo finalmente dritto in muso.
    Gli occhi dell’uomo e quelli attenti e penetranti della bestia si fronteggiano mentre il tartufo esala aria con il classico respiro affannato delle bestie irascibili.
    “Chi diavolo sei?!”
    Fred non può rispondergli ma è probabile che una parte dentro lui, una misera parte di quella bestia in cui è mutato, abbia riconosciuto e comprenda, a livello elementare, il cacciatore.
    La bacchetta torna a sollevarsi e ad illuminare e il ringhiare nuovamente si solleva azzittandosi subito quando, con suo stupore e sconcerto animale, la cena si restringe sotto la sua stessa presa.
    Vorrebbe serrare la mascella, rinsaldare il tutto, ma è immobilizzato così il cadavere ridotto semplicemente scivola finendo a terra accanto alle sue zampe e poi trascinato lontano.
    Oh, adesso è furente e gli occhi ambrati si assottigliano trafiggendo in pieno Desmond!

    Ennesimo fascio. Chiude le palpebre aspettando qualcosa che non arriva.
    L’incanto lo ha colpito ma non ha fatto male!
    I muscoli hanno ripreso sensibilità e ora riesce a chiudere la mascella, a muovere le zampe a...la lingua lappa il tartufo ancora impregnato del sangue del malcapitato.
    “Non ti consiglio passi falsi, poi starà a te decidere.”
    Desmond punta il suo legno ma è ben misera cosa contro quella bestia che decide, tanto per far vedere la propria grandezza, di issarsi sulle zampe posteriori.
    -Grrr Grr idiota!-
    Le orecchie pelose si spostano d’asse, la colonna si spezza in molteplici punti, il muso si contorce, il pelo si dirada, la stazza diminuisce e quella bestia ricade carponi in avanti mentre i polpastrelli si allungano divenendo dita e il ringhiare e quella parola gutturalmente articolata diventano lamenti di dolore umano.




     
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    L'approccio azzardato non si rivela certo tra i migliori poichè la bestia inizia a lamentarsi ringhiandogli ferocemente contro con contrarietà. Eppure in altri modi, riesce nel suo intento, lasciandolo definitivamente l'animale a bocca asciutta, tale da poterne udire quasi un tono di lamento in quel suo grugnito tanto ferale in cui non fa altro che mostrare una dentatura perfetta e affilata, cosa che potrebbe quasi apprezzare come tutto il resto dei dettagli che può cogliere solo una volta avvicinatosi abbastanza da riconoscerne ogni aspetto. Sa bene di non poter ricevere risposta alla sua domanda, eppure non cede a quel contatto visivo così diretto che vede due morfologie completamente opposte, quasi a sfidarsi, senza essere scalfitto minimamente da quegli occhi ambrati farsi più sottili e feroci nei suoi confronti. Eppure non è in collera con lui. Motivo sufficiente che lo spinge a riporre una pressochè vaga scintilla di fiduce che lo induce a ritirare il suo incantesimo, restituendo libera attività motoria all'animale. Questo non vuol dire che non si tenga pronto ad un eventuale attacco, cosa che avrebbe dato sicuramente per scontato, se i suoi occhi non si fossero fatti partecipe di una mutazione in diretta! Arretra di qualche metro, lasciando campo libero alla trasformazione che poco a poco dona fattezze umanoidi inizialmente troppo corrotte per distinguerne l'identità. L'arma rimane fissa sul bersaglio, illuminandolo per gustarsi meglio la scena, e contorcendo i muscoli facciali in un'espressione infastidita quanto provata da quel suono grottesco che poco a poco si assottiglia e prende forma raggiungendo un tono maschile quasi familiare. Si inclina leggermente con il busto all'indietro, lasciandosi affascinare da quanto è in corso, per poi ritrovarsi dinanzi a se un'uomo di media corporatura, completamente nudo come mamma l'ha fatto, probabilmente quasi accucciato in se stesso, mostrando come prima parte di se, una schiena ben definita. I capelli sono scuri, così come la curata peluria presente e appena visibile dal mento, cui viso risulta chinato verso il terreno. E' allora che non ha più dubbi! FRIEDRICH! Si appella a lui con un tono sorpreso per non dire quasi sconcertato da quella novità. Gli occhi si muovono frenetici osservandolo interamente, finchè egli non avrebbe ripreso una postura eretta tale da porsi di fronte a lui. Quando pensavi di dirmelo? Quando non avresti più avuto la possibilità di raccontarlo? Dannazione! Avrei potuto ucciderti! Solo nel caso fosse stato attaccato certo, ma era una possibilità che non era mai stata esclusa fin dall'inizio. Il tutto gli viene detto con un tono di rimprovero, serio e profondo. L'arma si abbassa, abbandona la custodia del suo ricercato inerme per avvicinarsi con passo deciso verso il suo conoscente, tendendogli addirittura una mano come segno d'aiuto affinchè trovasse una stabilità nella sua posizione, il cui corpo ancora scosso, avrebbe probabilmente faticato a trovare. Da quanto va avanti questa cosa?! Una domanda più che lecita date le circostanze generali giacchè in tempi andati, non ricordava la matricolazione di tale dettaglio circa la sua persona.


    Edited by PotterHead89 - 20/12/2017, 14:31
     
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    La muta è una questione seria, si tratta dello strazio delle carni, delle ossa e delle interiora, fino anche all’estensione della psiche. E’ un processo dal dolore indescrivibile che lascia sfiancati nel corpo e nello spirito.
    Nudoe carponi sul terreno umido, ansima facendo condensare il proprio respiro nell’aria gelida, il corpo sudato e scosso da brividi e tumulti, i muscoli contratti e febbricitanti.
    In vari punti ha ferite di piccola entità, per lo più graffio o lividure, il resto è un groviglio di vecchie
    cicatrici, alcune delle quali Desmond non può che ricordare.
    -FRIEDRICH!-
    Il cacciatore scopre l’acqua calda
    “Quando pensavi di dirmelo? Quando non avresti più avuto la possibilità di raccontarlo? Dannazione! Avrei potuto ucciderti!”
    La mente fatica, nessuno tranne un lycan o un mannaro può comprendere quanto sia difficile tornare umani nel pieno delle proprie facoltà dopo una mutazione.
    Tarda quindi a rispondere all’uomo e, contro l’aspettativa di questi, non si alza immediatamente.
    -Dammi dell’acqua!-
    Prima o poi avrebbe imparato a portarsela e a ricordarsi che nell’ora successiva a quello stress la temperatura, già normalmente elevata d’un lycan, passa allo stato vero e proprio di febbre spossandolo e disidratandolo.
    Desmond s’accosta, si prodiga riponendo la bacchetta e la mano libera di questi gli entra nel capo visivo.
    La accoglie usandola per trovare finalmente una posatura più consona.
    -Ho… dimenticato di incantare i pantaloni, mamma che schifo che ho in bocca!-
    In verità la bacchetta è l’unica cosa che ha addosso oltre alla fondina da spalla che la sostiene assieme alla pistola.
    Barcolla, cerca sostegno sull’altro anche con la mano libera.
    -Da quanto va avanti questa cosa?!-
    -Tre mesi la mutazione… sei la maledizione..-
    Ma non vede il corpo morto, rimpicciolito e dilaniato, non ancora.



     
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    La fatica dell'altro è palpabile, tant'è che non indugia molto prima di offrirgli il proprio aiuto. Non può comprendere quanto possa costare un tale mutamento fisico, come non può comprenderne il dolore che Fred non si scomoda a nascondere, rivolgendogli una richiesta che viene subito accolta. Si guarda rapidamente intorno, ma non trovando nulla che potesse eventualmente usare come recipiente tale da contenere una sostanza liquida, non vi è alta scelta che... Apri la bocca! Richiamare dalla propria arma un getto d'acqua di debole potenza, affinchè prima disseti l'uomo e se non vi fosse bastato, successivamente lo avrebbe rinfrescato per stemperarlo a dovere. Aguamenti!. Fred avrebbe potuto godere di una dissetante acqua fresca che molto probabilmente al sol sfiorare la lingua l'avrebbe già dissetato. La mano che gli porge in aiuto viene amichevolmente accettata, guidandolo con forza nell'acquisizione di una posizione più eretta affinchè si riabituo all'essere bipede. Lo credo bene: stavi per mangiarti una parte di feccia per di più poco in carne...Potevi anche rinunciarci! Lo incalza sarcasticamente sebbene il tono sia immacolatamente serio tanto quanto l'espressione con cui si rivolge all'uomo. Barcollando, lo vede cercare e trovare sostegno in lui, lasciando che si appoggi come più ritiene necessario ed egli non può fare altro che irrigidire le spalle ed allungare una mano sull'avambraccio altrui, afferrandolo con fermezza e in maniera confidenziale approfittando della distanza ravvicinata per esaminarlo un pò meglio, riscoprendo in lui un'aspetto apparentemente poco sano. Non te ne fai mancare una eh!? Quando è che smetterai di cacciarti nei guai?! Da tempo era impossibile porsi una risposta. Per un'attimo con la coda dell'occhio seguo il suo sguardo, capendolo in cerca di qualcosa, probabilmente della sua stessa vittima che, se avesse messo la vista più a fuoco, avrebbe potuto notare poco più dietro di lui, in un formato minimizzato che a grandezza umana sembrerebbe quello di una qualsiasi bambola di pezza di piccole dimensioni. Non vi è alcuna reazione nei confronti della nudità di Fred, se non quella automatica di sfilarsi la pesante giacca di pelle invernale e porgergliela. Sarebbe meglio andarcene da qui, magari in un posto più tranquillo...
    ma prima copriti: SEI OSCENO!
    Avrebbe aspettato che egli la utilizzasse per celare le sue parti intime, prima di proporgli una qualsiasi destinazione: non prima d'aver recuperato quel piccolo cadavere poco distante dai suoi piedi. Un semplice "Accio" si rivela sufficiente da avvicinarlo a se per poi far si che le sue vere sembianze tornassero al suo stato originale grazie al rispettivo contro incantesimo "Engorgio", silenziosamente evocato. Come è successo? Incredulo, volge nuovamente lo sguardo verso Fred, il quale sarà presto in dovere di rispondere a varie domande di lecita curiosità sull'accaduto.
     
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    Apre la bocca seguendo il comando di Desmond. E’ stanco e frastornato e probabilmente sarebbe stato buono per un po’, un avvenimento raro!
    Dalla bacchetta del mago il getto d’acqua zampilla fresco e dissetante andandogli immediatamente ad inumidire la lingua fino a bagnarla, qualche rivolo cola giù dalle labbra bagnandogli il mento e il petto. Ingoia con ingordigia indugiando abbondantemente sotto quello zampillare fino a riempirsi lo stomaco del fresco liquido per poi passare la testa sotto lo spruzzo bagnandosi interamente i capelli impiastrati di fango, polvere e foglie, un po’ d’acqua gli finisce anche sulla schiena disastrata.
    Alla fine il getto smette di zampillare e lui, accaldato e tremante accetta il sostegno aggrappandosi dapprima interamente, poi più discretamente, al cacciatore.
    “Non te ne fai mancare una eh!? Quando è che smetterai di cacciarti nei guai?!”
    -Questa ce l’ho da quando sono nato…-
    La voce è roca, raschiante e il tono basso. Desmond continua a sostenerlo per l’avambraccio e lui, iniziando a mettere a fuoco alla maniera umana riesce finalmente a scorgere il bandito formato bambola teso in terra con una gamba sanguinante e spezzata.
    -E quello cos’è!? –
    Immediatamente le pupille si dilatano subodorando qualcosa che alla mente arriva solo come un insieme di immagini frastagliate, scomposte e distorte.
    “Stavi per mangiarti una parte di feccia per di più poco in carne...Potevi anche rinunciarci!”
    Barcolla e distoglie immantinente lo sguardo la cadavere puntandolo verso il basso, verso gli stivali del mago e verso…la propria nudità.
    -…Non sono stato io…-
    Dai capelli gli colano gocce d’acqua e i piedi s’ancorano sul terreno umido e cedevole.
    Non è stato lui, non a n c o r a un’altra volta!
    La giacca riscaldata dal corpo di Desmond gli arriva sulle spalle tremanti facendogli tornare un po’ di colore quasi immediatamente.
    -Ma prima copriti, sei OSCENO!-
    Si irrigidisce staccando la presa dal mago. Si regge, più o meno, non benissimo, ma si regge.
    La mano destra sfila la bacchetta dalla fondina e silenziosamente, con dita tremanti, va a formulare un silenzioso ‘vestis’.
    Dalla punta del legno un raggio di luce fino ricama sul corpo nudo pantaloni, maglia e maglione e un paio di scarpe. L’incantesimo è facile, è uno di quelli elementari, ma la mutazione lo sfianca al punto che le vesti risultano semplici e minimali: Jeans, polo, maglione grigio e scarpe da ginnastica monocromatiche, praticamente il massimo che la propria mente possa partorire in quel omento in astrazione.
    “Come è successo?”
    -Il morso d’un mannaro ha risvegliato la maledizione.-
     
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    Attende fino al compimento del ristoro altrui, prima di ritrarre l'arma in una posizione meno offensiva. Ormai completamente refrigerato, è pronto ad ascoltare quello che sarebbe potuto iniziare come un racconto, ma a differenza di quanto da lui sperato, la risposta ricevuta appare assai poco approfondita. Curioso: su tante scartoffie che mi sono passate sotto il naso, questo particolare era inesistente tra le tue caratteristiche. Un'altro occultamento come il tuo stato di animagus? Sei stato bravo! E' proprio vero che il diavolo sta nei dettagli! Le parole che un tempo sarebbero potute suonare come uno sprezzante rimprovero, ora risultano neutre, con una velata nota d'ammirazione. Sostenuto dalle sue braccia, l'uomo sembra cercare chiarezza da quanto visto dai propri occhi ed è solo per curiosità che lui stesso, seguirà lo sguardo di Fred nella direzione su cui puntano in modo ancora affaticato. Alla domanda prova sconcerto. Ciò che rimane del mio uomo... semplice trucchetto per liberarlo dalla morsa ferale. Sebbene in dubbio, il tono di voce risulta pacato e per nulla scocciato o adirato, mentre egli rischia un distacco dal proprio sostegno fortunatamente andato a buon fine: sebbene ancora tremolante, finalmente riesce ad acquisire una postura più consona al proprio essere. Giusto: è stata l'altra parte di te: è sempre cosi? Voglio dire, dopo i primi minuti dalla mutazione si stenta a dimenticare quanto compiuto? SIcuramente non potrà mai capire gli effetti scombussolanti che può avere una metamorfosi simile, trova affascinante dare voce all'innominabile e quella sua domanda è sufficiente da far intendere quanta curiosità riversi nei suoi confronti oltre ad avere una lecita conferma sugli effetti collaterali. Egli troverà presto ristoro sotto la veste esterna gentilmente donatagli ma sarà in un momento di lucidità che lo vedrà finalmente provvedere decorosamente al proprio aspetto, rendendosi partecipe di un'incanto che poco a poco andrà a materializzare dei tessuti s ricoprire interamente il corpo. Ed ancora una volta si ritrova a dover ascoltare una verità mai raccontatagli nell'arco di tanti anni. (non che pretendesse di conoscere vita e miracoli, salvo casi eccezzionali come quello (?)) A quanto pare il tuo rivale ha avuto la meglio. Usa del sarcasmo sfoggiando un sorriso parzialmente feroce nei suoi confronti pur cosciente che proabilmente l'altro non l'avrebbe apprezzato più di tanto. Lo sguardo ceruleo si sposta verso il corpo di Bevis tornato finalmente alla sua forma originale, osservandolo con indecisione. Quanti altri come te recentemente praticano queste terre? Riflette spostando lo sguardo interrogativo nuovamente su Fred: in qualche modo doveva pur provvedere allo smaltimento di quel corpo e qualche idea già l'aveva. Ma gli servivano delle certezze...

     
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    -No, no…-
    Scuote il capo e si stinge in petto i lembi della giacca di Desmond rabbrividendoci dentro.
    -Non lo ero ancora!-
    E’ difficile da spiegare, lungo e difficile, soprattutto dopo aver passato ore e ore allo stato primordiale.
    -I miei genitori erano lycan, anche io ero lycan ma sono stato adottato. I miei genitori adottivi erano vampiri e hanno fermato la maledizione.-
    E lui ne sapeva qualcosa?
    Fin qui conta d’essere stato abbastanza esplicito, e intanto cammina attento a dove mette i piedi dritto verso quella che era stata la sua preda e che ora giace come una bambola di pezza e anche dello stesso formato.
    -E io non ne sapevo nulla fino a poco tempo fa, quando temetti d’essere stato contagiato dal morso d’un mannaro. La cura di Whillter ritardò il morbo ma alla fine ci fu ben poco da fare e…ora sono un lycan, non un mannaro.-
    Demond dovrà adattarsi, ci vorrà riposo e tempo prima che riuscirà a spiegargli tutto in modo forbito e dettagliato, soprattutto riposo e magari cibo e altra acqua e una doccia calda.
    Si accuccia accanto al cadavere del malvivente e lo osserva scoprendosi al contempo disgustato ed attratto.
    “Giusto: è stata l'altra parte di te: è sempre cosi? Voglio dire, dopo i primi minuti dalla mutazione si stenta a dimenticare quanto compiuto?”
    -Io dovrei ricordarlo…più o meno. Sia dopo che durante.-
    E’ questa la differenza fondamentale fra un mannaro ed un Lycan, loro ricordavano, erano coscienti ad un qualche livello anche in forma animale e con ciò potevano controllarsi e controllare la mutazione, tutti…meno i cuccioli.
    -Ma sono solo un cucciolo in un corpo da canide mastodontico-
    Perché le ha viste le proprie impronte e ha anche vaghi ricordi del proprio riflesso in versione ferale.
    -Ed ogni volta è un incubo.-
    Soprattutto quando scopriva morti e il loro sapore nella bocca e pezzi delle loro carni nello stomaco.
    Ecco: la nausea lo assale.
    Si ritira su girando le spalle a Brevis e ciò che ne rimane. L’espressione è assente, neutra ma il colorito resta pallido, un po’ brillante di sudore freddo.
    “A quanto pare il tuo rivale ha avuto la meglio.”
    -I miei rivali. E’ stata una vera e propria imboscata di poco antecedente all’amputazione del dito.-
    Solleva la mano muovendo il dito metallico.
    “Quanti altri come te recentemente praticano queste terre?”
    La fronte s’aggrotta e si volge a guardare Desmond con un cipiglio complesso.
    -Non saprei, non ho un branco.-







     
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    Notevolmente interessato, si lascia trasportare da quelle verità mai conosciute nell'arco di tanti anni, in cui vi erano ormai state appurate le difficoltà e le conseguenze che esse avevano riportato nella vita di Fred. Non mostra tristezza ne compassione, ma gli occhi potrebbero parlare al posto suo: figura più disgraziata di lui probabilmente non poteva esserci! Si. Vagamente ero a conoscenza della tua adozione. A suo tempo ho avuto modo di conoscere Miss. Odile seppur non in circostanze particolarmente piacevoli Spiega caricando quell'ultima parte della frase con una leggera nota di malizioso sarcasmo. Non posso dire altrettanto di tuo padre della quale non sapevo dell'esistenza. Lo segue con lo sguardo lasciandosi guidare in prossimità del corpo inerme di Bevis, tenendolo sotto controllo con una certa avidità. Muove silenziosamente il capo con assenzo, senza porre alcuna pausa nelle spiegazioni più dettagliate fornitegli dall'interessato che sembrerebbe impiegare un'enorme sforzo per appagare le curiosità altrui in maniera ottimale. Per indole comprensiva, si accontenta, lasciando a Fred tutto il tempo necessario per riassestarsi completamente, anche se per quello ci sarebbe voluto ben altro che una insignificante spruzzata d'acqua fresca dritta per l'esofago e un'abbigliamento quanto meno confortante. Questo spiegherebbe la tua poca percezione della realtà durante la muta. L'espressione si stringe in una smorfia di chi può leggere il disgusto altrui. Devi solo darti del tempo. Il nostro cervello è programmato per sopportare l'ansia per brevi momenti, non la prolungata agonia da cui sembra trarre piacere. Presto saprai padroneggiare questa tua "dote" ed allora non dovrai più temerti. Gli si avvicina con passo fluido, fiancheggiandolo e ponendo lo sguardo sull'espressione mesta dell'uomo. Eppure, si lascia sfuggire un ghigno misto di sconcerto e divertimento. Se continui di questo passo, ti occorrerà una guardia del corpo a tempo pieno! Faremmo sempre in tempo a chiederne uno alla Regina già che ci siamo! E come da carattere viene dipinto, osa scherzarci su con quei toni seri che potrebbero ingannare il significato delle sue parole. Gli occhi si muovono in contemporanea al movimento metallico della protesi di Fred, prima di sprofondare nella oscura macchia vegetale ormai alle loro spalle. Insoddisfatto di quella risposta, prende un respiro profondo anticipando un'azione precedentemente pensata. Non mi riferivo necessariamente ad un branco. Ma dal momento che nelle tue parole avverto incertezza, sarà meglio disfarsi di lui. Adesso, sarà lui a muovere una mano ad indicare il cadavere ai loro piedi. L'arma viene nuovamente rivelata e solo una volta puntata verso il nuovo bersaglio, egli stende un braccio verso Fred sfiorandolo appena all'altezza del petto ed esercitando una leggera pressione a suggerirgli un chiaro invito ad assecondare il suo movimento, lo stesso che lo avrebbe portato automaticamente ad indietreggiare con lui. Ti consiglio di porti a debita distanza per goderti i primi fuochi di fine anno! E quando entrambi ormai saranno ad almeno 3 metri di distanza dal corpo giacente a terra, l'arma puntata emetterà inizialmente un bagliore dalla quale partirà una sottile scia luminosa dalla brevissima durata: essa si dissolverà a metà tra il punto di partenza e la destinazione e solo allora il corpo si solleverà lievemente da terra per poi esplodere letteralmente in mille pezzi, la cui sola cenere rimasta andrà a disperdersi nell'aria in tanti piccoli granelli danzanti. Fin dai tempi scolastici egli ha dimostrato particolare attitudine per gli incantesimi e possedendo un' enorme potere quanta abilità, la maledizione Reducto appena evocata risulterà sempre in grado di creare addirittura esplosioni mortali. Con un'immacolata disinvoltura, presta nuovamente attenzione al suo collega, rinfoderando l'arma all'interno della giacca invernale, battendovi sopra con due pacche amichevoli. Hai programmi per la serata? Solleva un sopracciglio interrogativo, senza lasciargli il tempo necessario per rispondere. Direi che è perfetto: Andiamo a toglierti quel saporaccio dalla bocca! Qualora egli avesse risposto positivamente a quell'iniziativa, gli avrebbe volontariamente posato una mano sulla spalla e nel medesimo istante, tutto intorno a loro sarebbe diventato rapido e confusionario : un vortice incomprensibile di varie luci e correnti, li avrebbe risucchiati quasi a sentire ogni millimetro del proprio corpo strapparsi lentamente via, per poi cessare tutto in un nano secondo, materializzandosi in un vicolo nel cuore di Londra!
     
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    - Non mio padre ma mio nonno, ovvero il creatore di Odile.-
    Sono legami strani quelli fra vampiri ed è una vita grama quella che un vivente è chiamato a trascorrere per non turbarle le eterne aspettative, gli occhi di Desmond parlano di compassione ma lui, ancora inebriato dalla propria trascorsa libertà, non raccoglie quel segnale squisitamente umano.
    Brevis viene presto lasciato perdere, non gli interessa riscuotere una taglia e adesso che ha riacquistato la forma umana anche la carne e le ossa di quel farabutto lo attirano veramente poco.
    -Ti ho fatto metà del lavoro, il cognac lo offri tu.-
    In un ipotetico quando, in un ipotetico dove.
    Prende la strada del ritorno con i piedi calzati nelle scarpe a pestare rametti e terra smossa, i sensi acuititi abbastanza da sentire l’odore i Desmond, quello di Brevis e quello delle creature più prossime al confine della foresta, l’udito teso, allertato.
    -Tempo che riuscirò a padroneggiarmi mi avranno arrestato per omicidio.-
    Perché ormai non poteva più avere dubbi sul fatto che da lupo andava inesorabilmente a cercare cibo prediligendo e selezionando quello umano.
    Ancora qualche passo, poi si ferma poggiandosi al tronco d’un grosso abete dalla corteccia rugosa e resinosa. Il cacciatore lo affianca subito e c’è da dire che quel sorriso così raro su quella faccia ha del contagioso.
    L’espressione va un po’ meglio e il morale la segue.
    -Ma falla finita!-
    Lo canzona cercando di battergli una bella manata fra le scapole.
    E Brevis?
    Segue l’indicare di Desmond fino al cadavere e lì aggrotta la fronte riflettendo.
    -Non mangiamo cose morte.-
    Non loro, non i Lycan e potrebbe quasi scommettere neanche i mannari. Tuttavia l’ex Auror non è della propria ricompensa che si preoccupa. La mano del mago gli giunge in petto ad intimare un arretrare che, dopo un attimo di esitazione andrà ad assecondare.
    Desmond ponta la bacchetta sul cadavere e con notevole maestria andrà a disintegrarlo in un gioco dalle luci multiformi.
    Mentre la cenere cade disperdendosi lì ove una volta c’erano le spoglie mortali di Brevis, il cervello rallentato di Fred comprende.
    -Grazie…-
    “Hai programmi per la serata?”
    Pausa.
    Mente locale.
    Fumo di ingranaggi cerebrali.
    “Direi che è perfetto: Andiamo a toglierti quel saporaccio dalla bocca!”
    -Veramente…-
    Una mano sulla spalla e mentre lui solleva un dito la smaterilizzazione già inizia.
    Un vortice, un risucchio, la nausea, il giramento di testa.
    Il terreno nuovamente sotto i piedi.
    -Se ti odio!-
    Barcolla poggiandosi ad una…botte?
    Desmond lo sa! Lo sa benissimo che odia, letteralmente ha sempre odiato quel genere di passaggi!




     
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    Vampiri: da sempre ritenuti degli insopportabili succhiasangue senza scrupoli per i suoi gusti, non certo nelle grazie della sua classifica di creature preferite, eppure a suo tempo fu costretto a dover rivedere il suo parere per il benestare di coloro che conosceva. Sarebbe stato sconveniente non vedere di buon'occhio uno dei pilastri della vita del suo "vecchio assistito" Fred. Tira un sospiro, cercando di fare ordine nella sua mente per via di quell'albero genealogico così bizzarro della quale l'uomo lo rende partecipe con maggiore lucidità. Con tutti questi intrecci, la tua possibile futura prole potrebbe presentare seri problemi di identità di questo passo! Tutti questi rami senza nessi consanguinei tra di loro... certo che l'hai fatto l'affare!! Con un sorriso beffardo, gioca sull'argomento di discussione, lanciando un'occhiata fintamente sinistra a Fred. Umh. Temo che per questa volta tu abbia comunque ragione... Malgrado il discreto tempo passato tra le grazie dell'uomo, può ancora avvertire lo strano effetto dato da quell'altrettanto insolito rapporto pacifico che si è instaurato tra i due: a vederli, potrebbero quasi sembrare ottimi amici, ma è proprio su quella qualificazione che ancora bisognava lavorare. E come Cane e Gatto si lasciano coinvolgere da quel breve momento di sarcasmo, compiacendosi di quel piccolo gesto ricevuto con energia fra le scapole. Il cadavere ormai polverizzato dal proprio incanto è ormai un ricordo passato, ma il gesto gli viene riconosciuto con un semplice ma sentito ringraziamento che accoglie muovendosi in direzione del suo pronunciatore. Evitiamo altri guai, mh? Una risposta da "tutore complice", la stessa che un padre potrebbe fare in difesa delle marachelle del proprio erede: questo è il modo con il quale si compiace della gratitudine. Ma il momento stava cominciando a diventare forse troppo "sdolcinato" per i suoi gusti e i suoi standar rapportati alla figura di Fred, così da effettuare la sua contro mossa che li avrebbe visti smaterializzarsi alla velocità d'uno schiocco di dita, per poi ritrovarsi nel cuore di Londra - con tutta l'ammirazione del suo compagno - . Scusa:
    era l'unico modo rapido per abbandonare i territori scolastici!
    Pronuncia una indiscussa verità, ma il suo tono di voce risulta diverto tanto quanto quel sorriso obliquo a solcare il viso composto. Si, forse non esattamente il metodo più salutare per le condizioni dell'uomo con se, ma avvertendolo in cerca di un sostegno trovato presso un lercio barile, subito lo affianca offrendogli nuovamente un'aiuto qualora lo avesse accettato. L'aria che si respira in quel vicolo risulta pesantemente vaporea, lasciando comunque che i profumi contenuti vadano ad inebriare il proprio olfatto. Lo spazio è angusto, illuminato da qualche lampada fetiscente che scricchiola sopra le teste che permette loro di vedere un paio di piccole e semplici porte dalla tinta grigio topo facilmente classificabili come i retrobottega di locali da ristorazione. Solo una volta sicuro di non essere più d'aiuto a Fred, inizierà a muoversi guardandosi attorno, scegliendo una direzione da prendere. E quando l'uomo in sua compagnia avesse deciso di seguirlo, sarebbe stato condotto fuori dal vicoletto, ritrovandosi in una strada più aperta e prevalentemente commerciale, la stessa dove si affacciano le entrate principali dei locali appena sentiti. Senza proferir parole, si dirige in direzione dell'insegna Sherlock Homes 10-11 Northumberland street, sostando qualche secondo necessario affinchè Fred lo raggiungesse nel suo lento e progressivo camminare probabilmente disorientato. Dopo le "Signore"! Con dei gesti plateali, invita l'uomo a precederlo nell'ingresso del locale, ridacchiando alle sue spalle.
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    Ai loro occhi, l'interno del locale si presenta pulito, di buon gusto e non eccessivamente affollato. Con nonchalance si avvicina verso l'oste, poggiando una gamba piegata sul cavalletto di uno degli sgabelli e riposando il braccio sinistro sulla superficie del bancone. I polpastrelli delle dita inizieranno a tamburellare ritmicamente le note trasmesse dagli altoparlanti (Red Hot Chili Peppers - Can't Stop) per richiamare l'attenzione del buon'uomo al servizio pubblico. Scegli pure un tavolo intanto, e piazzatici! Voltò lievemente il capo in direzione di Fred, soppesanto l'affermazione.
     
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