Psychiatric evaluation

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    Tutti hanno l'idea che la vita degli psicologi, degli psichiatri sia uno spasso. Credetemi non è così, anzi in genere sapete, scegliamo questo strada perchè quel che vogliamo risolvere è qualcosa che coinvolge noi e non quelli che poi ci andranno a pagare il compenso. Onestamente, immaginare che mia figlia, la bambina timida e silenziosa che avevo adottato con Martha circa nove anni fa mi avrebbe spaccato il cuore in due perchè aveva scelto nonostante il libero arbitrio Ichabod Blackwoodcome padre di sua figlia e come compagno è impossibile. No dico sul serio, è impossibile. Uno cresce i figli per vederli felici, da loro principi sani, consigli e guarda loro le spalle. Amo mia figlia, perchè non importa che Mak abbia un sangue diverso, non mi è mai interessato, era sempre stata la mia bambina, ma era chiaro che trovare un equilibrio in quel casino era stato complicato. Lo era ancora perchè poi c'era da ammettere dell'altro, per quanto Karen si mostrasse sprezzante dell'uomo, io, come mezzo mondo magico ne aveva il terrore. Il terrore puro. Insomma, stiamo parlando di Ichabod Blackwood, e mia figlia l'aveva conosciuto e si era fatta corteggiare mentre prigioniero della quarantena c'era un auror fuori la sua porta, dal momento che beh si, era formalmente colpevole di stupro, violenza e in custodia cautelare dal ministero del nord.
    Insomma, mia figlia era una deficiente.
    Tanto era che quella bellissima bambina non somigliava ad un blob, o non avesse già le zanne, o non dormisse a testa in giù per capirci. Parlandone con Karen, quelle sere in cui era stata mia ospite, nella vecchia casa che apparteneva a Makenzie, era uscito fuori che presto se ne sarebbe accorta da sola, certo, magari il tempo di farla a pezzi, il tempo di spedirmi un dito per volta, in testo per scappare con mia nipote.
    Tenerla in braccio era stato adorabile, era così piccola che potevo anche solo lontanamente immaginare come potesse essere piccola e minuta Makenzie a suo tempo, anche se di certo sarebbe stata bellissima comunque. E con un cervello piccolo come un pugno, probabilmente grande abbastanza per tenere a mente la dicitura -I serial killer no-.
    Insomma, un padre tratta la figlia come una principessa e lei è convinta di meritare un barbone. E non un principe.
    Vaaaaaa bene!
    Accartoccio il fazzoletto della mensa nella mano, e sospiro prendendo un altro boccone di una cosa che sembra pudding di patate ma onestamente non ne sono troppo sicuro, però sapete, è vicino alla carne. No forse è cavolfiore. Ci sono i cavolfiori al nord? Socchiudo un occhio e sospiro strizzando gli occhi. Mi sa che è patata boh.
    Quando mi sento chiamare alle mie prossime spalle, mi volto e guardo la ragazza, che dai lunghi capelli rossi ed ordinati, i grandi occhi chiari su di me, ha un chiaro accento del sud Europa. Forse è italiana, ma io mai vista. "Come?" chiedo rimanendo per un secondo confuso, poi strabuzzo gli occhi "Oh certo! Daisy! Oh ma... che giorno è oggi?" guardo il mio orologio e mi strizzo dopo aver appreso il numero le tempie in segno di chiara confusione.
    Mi alzo in piedi, le stringo la mano con un sorriso fugace e le faccio segno di accomodarsi.
    "Oh, oddio sono così dispiaciuto mi era completamente passato di mente" mi scuso porgendole la mia tazza di caffè "Tieni, non l'ho toccata giuro" Prendo un cucchiaio ultimo di patatalfiore o qualunque cosa fosse e poi mi rassegno prendendo la bottiglina ammezzata dal tavolo. "Se fossi cattivo ti offrirei anche un pranzo qui ma... secondo te è cavolfiore o patata?" E le indico il piattino, mentre bevo un sorso d'acqua.
     
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    Il suggerimento di Jack di qualche tempo prima le era, incredibilmente, servito. Era stato lui a dirle degli annunci di lavoro per Yggradisil, così lei aveva iniziato ad informarsi. E aveva trovato posto come tirocinante di uno psichiatra, dottor. Bruce Foster. Non era propriamente nordico dal nome e cognome, non si erano incontrati finora ma si erano scambiati diverse idee ed opinioni sulla progettazione del tirocinio.
    Aveva scelto il reparto psichiatrico per fare un'esperienza totalmente diversa, anche se non era come la maggior parte di quelli che "psichiatria, si, fantastico magnifico, la mente umana è un labirinto, siii cccerto madò so bravissimo". IN realtà quella scelta era stata casuale, e non si vergognava ad ammetterlo, era lì solo perchè aveva mandato la application senza nemmeno troppo pensarci, e l'avevano presa, boom.
    La cosa che più temeva era il cambio di temperatura, il freddo. L' Inghilterra era fredda si, ma non come il Nord "vero". Ma era preparata a tutto, quindi scorta di abbigliamento termico ed addio alle solite minigonne e roba scollacciata, che là un centimetro di pelle fuori e si beccava la bronchite più bella del mondo.
    Aveva appuntamento con il dottore per vedersi prima di cominciare, ma quando aveva chiesto di lui le avevano detto che stava pranzando. Insolito come inizio, ma non giudicava di certo.
    Non sapeva come individuarlo, non l'aveva mai visto. Se l'era fatto un pò descrivere dalla reception, ma una volta entrata in mensa in verità aveva chiesto un pò in giro a chiunque, e rigorosamente in inglese. Si era beccata qualche occhiataccia, ma aveva dovuto fare una scelta a monte: prepararsi e studiare psichiatria e psicologia oppure studiare la lingua locale. Aveva scelto di studiare la materia piuttosto che la lingua, il suo tutor parlava inglese e per la lingua c'era tempo, anche se ovviamente aveva già iniziato perchè non voleva essere l'idiota nella stanza che nemmeno capiva cosa si stessero dicendo medico e paziente.
    Si avvicinò a lui da dietro alle spalle.
    "Dottor Fossster!" ah, il suo accento. Forse lì si sentiva ancora di più. Quando era a Londra città ormai nessuno ci faceva più caso, probabilmente gli inglesi autentici a Londra erano il 20 % della popolazione, il resto tutti di altre nazionalità.
    Quando si voltò, scoprì il volto di un uomo gioviale, e non anziano. Si era immaginata tutt'altro, era un pregiudizio forse sui reparti di psichiatria..
    Come?
    "Sono Daisy Buendìa dottore, primo giorno. Come sta?"
    *Oh certo! Daisy! Oh ma... che giorno è oggi?*
    "Il 23 di Noviembre..Ehm, Novembre" rispose prontamente lei. Uhm, la cosa non le piaceva.
    *Oh, oddio sono così dispiaciuto mi era completamente passato di mente* Ooooooh andiamo bene, benissimo.
    Lei con gli scombinati, per sua sfrortuna, non era mai riuscita ad andarci d'accordo. L'impulso di passarsi una mano sulla fronte in segno di rassegnazione fu frenato dal fatto che lui le offrisse il suo caffè.
    *Tieni, non l'ho toccata giuro*
    "Oh no grasie, sono apposto così. Caffè già bevuto"
    *Se fossi cattivo ti offrirei anche un pranzo qui ma... secondo te è cavolfiore o patata?" Daisy era sbigottita, ma cercava di mascherarlo.
    "Credo cavolfiore, per..L'odore forse" rispose, anche se quella domanda aveva fatto spazio ad una seria indecisione, seguita da una decisione subito dopo: mai mangiare in mensa.
    "Allora, dottore, mi dispiace interromperla nella sua pausa pranzo" nonostante avessimo un appuntamento a quest'ora "ma finalmente ci conosciamo di persona. Le ho portato il curriculum, se preferisce vederlo, ci sono anche i nominativi dei miei referenti precedenti così può mettersi in contatto con loro.
    Io sono arrivata in città con una settimana di anticipo, e ho iniziato a seguire un corso di lingua locale, ma ovviamente non sono ancora preparata per questo. Tuttavia in questo periodo mi sono molto preparata riguardo alla psichiatria ed alla psicologia. Ma sono qui per imparare tanto"
    sfoderò il miglior sorriso Buendìa esistenza, eredità paterna. Quel sorriso che quando lo faceva un omaccione come lui, nessuno poteva dirgli di no.
    Figuriamo ad una come lei.

     
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    "Hai ragione, ma ha la consistenza di una patata, sul serio" le dico mettendo l'ultimo boccone tra le labbra, lo dico mentre la guardo, ha uno sguardo contrito, insomma, deve essere una di quelle o insicure, o ansiose, o stitiche di sentimenti. Tipo me, che sono un mix delle due cose, stitico di sentimenti non direi proprio in effetti.
    "Fantastico Daisy, fantastico" glielo dico mentre mi pulisco le dita prima di prendere il suo curriculum tra le mani, visionando quelle voci che più mi interessavano, le qualifiche su carte perchè dai, se doveste basare la conoscenza di qualcuno sul curriculum, se doveste fidarvi ciecamente di quel che è scritto nel resume vi assicuro che la prima domanda sarebbe -perchè cavolo ci sono così tanti cretini in giro?-
    Persino il migliore degli imbceilli aveva un curriculum brillante. Se già era passata al vaglio, se già era stata ammessa al primo colloquio, se l'aveva superato dandomi di persona il suo curriculum insomma, aveva più valore di altro.
    "Oh, non preoccuparti io non conosco nemmeno una parola di svedese" le dico distratto dalle voci che mi interessano.
    E' diventata guaritrice in età giovane, molto giovane, più o meno l'età di mia figlia, ma ignoro quel particolare, Makenzie è ancora una infermiera, per colpa di quel cretino non ha superato l'esame da guaritrice, ma l'anno prossimo ce la farà e ha solo 21 anni.
    Daisy ne ha 24 anni, un curriculum giustamente non troppo lungo, impregnato di bellissime e pompose parole, abbastanza perchè io creda a solo parte di loro, ma nei voti, oltre ad eccellere in pozioni, materia relativa e incantesimi sanitari non c'è niente di psiche umana, se non una gran voglia a detta sua, ed un seminario condotto da un mio caro amico a Londra dove però poteva essersi benissimo addormentata.
    La guardo, è giovane, piacente e i voti sull'esame guaritrice, sui MAGO erano eccessivi per non dare loro peso.
    "Si non preoccuparti, siediti e tranquillizzati, dopo questi due mesi sarai tu nell'eventualità a scegliere me, non il contrario"
    insomma, era si un colloquio di lavoro, ma niente che, insomma poteva essere che fosse lei stessa a declinare l'affiancamento, scoprendo che magari non era la strada per lei.
    "Bene, dunque l'idea è questa, sei l'elemento di promozione per me non posso fare tutto da solo, mi serve qualcuno che si interessi alla mia materia perchè insomma, è facile che io possa aver bisogno di te, reperibilità quasi totale, feste escluse" spiego brevemente "Ho bisogno di un aiuto costante per quanto riguarda accoglimento, primi approcci e sono a lavoro su una nuova tesi secondo cui il Lupum non ha agito sulle nevrosi che si sono presentate, in poche parole, se chi era iracondo ha contratto il virus, è diventato una bestia, ma se non lo avevi come atteggiamento, ha quasi avuto un effetto calmante, sto cercando di dimostrarlo ma mi servono degli studi, dei documenti da cui partire e non posso fare tutto da solo" descrivo leggero e conciso.
    "Hai già un posto dove stare?" le chiedo curioso dal momento che almeno a me, l'ospedale non aveva voluto dare nemmeno una casa di emergenza.
     
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    "Oh, non preoccuparti io non conosco nemmeno una parola di svedese"
    "Ah, perfetto" disse lei in un tono che forse non era per nulla contento, come voleva far sembrare lei, ma un pò troppo ironico o sarcastico.
    Non era per nulla perfetto, come fai a lavorare in un posto in cui non capisci cosa ti dica la gente in giro?
    D'accordo forse non era un requisito fondamentale, forse non avevano valutato la cosa quando avevano assunto lui, ma le sembrava un atteggiamento un pò superficiale. D'accordo che forse la lingua era difficile, ma...Almeno uno sforzo.
    Andiamo bene, benissimo.
    "Si non preoccuparti, siediti e tranquillizzati, dopo questi due mesi sarai tu nell'eventualità a scegliere me, non il contrario"
    Se partiamo da questi presupposti...manco lo svedese conosci.
    Lui iniziò a spiegare quelli che potevano essere i suoi compiti e ruoli, e la posizione sembrava davvero interessante in effetti.
    ....sono a lavoro su una nuova tesi secondo cui il Lupum non ha agito sulle nevrosi che si sono presentate, in poche parole, se chi era iracondo ha contratto il virus, è diventato una bestia, ma se non lo avevi come atteggiamento, ha quasi avuto un effetto calmante, sto cercando di dimostrarlo ma mi servono degli studi, dei documenti da cui partire e non posso fare tutto da solo"
    Ah ecco, questo era un aspetto effettivamente molto interessante. Era da un bel pò di tempo che non "studiava" in effetti, non ne aveva avuto più l'occasione dopo la scuola perchè aveva iniziato subito a lavorare. E non era male l'idea di osservare una ricerca in corso di svolgimento, non lo aveva mai fatto e quindi questa era davvero una cosa sensata.
    "Sono contenta che mi prenda in considerazione per la sua tesi, sarei lieta di aiutarla. Per me il continuo studio e l'agiornamento vanno sempre affiancati alla pratica clinica, è naturale, per cui è necessario farlo.
    Come sta impostando la rizerca al momento? Ha già dei dati o ha solo ideato un progetto?"
    era sinceramente interessata alle sue parole, era la prima volta che incontrava un ricercatore...O almeno uno che si proponesse tale.
    Poi certo, tra il dire ed il fare...C'era di mezzo il mare. Ma bisognava vedere.
    "Hai già un posto dove stare?"
    "Per adeso sto alloggiando al DragonFly Inn, ma è una soluzione temporanea. Sto cercando un posto mio, magari da dividere con coinquilini. Sa, per caso, come si organizzano gli altri tirocinanti o il personale straniero?"
    Era troppo poco professionale chiedere al suo probabile futuro tutor aiuto per l'alloggio? Li stava quasi per chiedergli in che zona abitasse lui, ma era decisamente poco professionale..Prima ancora di inizire
    "Mi scuso se è una domanda poco professionale, e se non può darmi indicazioni è comprensibile.
    Metterò annunci in giro!"
    autoconcluse lei, dandosi un soluzione da sola.
    "Dunque, quando saprò l'esito del colloquio?" chiese, entusiasta, e sfoderando nuovamente il suo sorriso accattivante. Non lo faceva nemmeno troppo apposta. Non era colpa sua, è che la disegnavano così. La sua reputazione di rossa fiammante occhi verdi la precedeva ovunque andasse. E aveva avuto l'intelligenza di indossare un blazer sul maglione per non far notare le forme.
     
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    "Oh, è un progetto, ma ho fissato degli appuntamenti con dei vecchi pazienti affetti, solo che non riesco mai ad andarci, ho una mole di lavoro tremenda" esatto anche se non si direbbe dal momento che sono qui durante la mia pausa pranzo, ma insomma, la merito anche io no? "Ci sono alcuni testi da leggere, un paio di persone da intervistare, ho le idee chiare ma senza molto o troppo tempo a disposizione" le spiego sbadigliando dietro una mano composta a nascondere le labbra. Proprio la notte prima avevo fatto più tardi del solito, avevo tentato di leggere un testo col risultato di essermi svegliato da solo quando mi era caduto sul naso il tomo aperto.
    "Pffffiu" sciolo la mano spostando l'aria, così da rafforzare la mia tesi che qui gli stipendi sono fantastici, i colleghi anche, ma insomma, la burocrazia è molto meno carina del San Mungo.
    Lì si che ai tirocinanti esterni, al personale veniva fornita almeno una specie di guida per orientarsi, qui mi avevano letteralmente abbandonato, tanto che mia figlia alla fine mi aveva dato casa e stanza, senza fare troppe domande, e per fortuna. Alla fine poi lei, come ogni donna della mia vita aveva preferito un delinquente a me quindi la casa era rimasta più vuota che piena in pratica.
    Ero rimasto solo e per vendetta avevo trasformato la stanza di Makenzie in uno studio. Studio, un eufemismo, c'era un casino disarmante là dentro. Non ero un uomo molto ordinato.
    Non avrei mai dovuto pensare di levare quel biglietto per la ricerca di coinquilini che avevo messo cinque mesi fa per gioco, non avevo inserito il mio nome e cognome o non avrebbe chiamato nessuno, infatti avevo inserito solo dopo il "Cercasi coinquilino Zona Stoccolma B, viale dei Pini 112, stanza di sedici metri quadrati, cucina, bagno personale" le mie iniziali B.A.F.
    Non aveva chiamato nessuno comunque assurdo, in ogni caso meglio così lo studiolo mi serviva.
    "Quando? Adesso! Benvenuta in squadra!" le tendo la mano, le avvicino il piatto di patate e cavolfiore o qualsiasi cosa fosse, le mostro un cucchiaio intonso "Se accetti superi la prova assaggiando questa massa non definita, prendilo come una specie di rituale!"
     
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    *Oh, è un progetto, ma ho fissato degli appuntamenti con dei vecchi pazienti affetti, solo che non riesco mai ad andarci, ho una mole di lavoro tremenda.Ci sono alcuni testi da leggere, un paio di persone da intervistare, ho le idee chiare ma senza molto o troppo tempo a disposizione*
    "Capisco. Basta organizzarsi e far combaciare gli impegni" gli fece l'occhiolino. "In due di sicuro e più facile" altra non tanto velata allusione ed invito ad assumerla.
    Li sembrava anche abbastanza entusiasta di poter avere un tirocinante dal quale farsi aiutare...O anche, da poter sfruttare selvaggiamente ? Nah, forse non lo vedeva adatto al ruolo di schiavista.
    Con la giusta dose di Daisy poteva tranquillamente tenerlo tranquillino. Se avesse voluto, avrebbe potuto fargli fare il doppio del lavoro...
    *Quando? Adesso! Benvenuta in squadra!* Le tese la mano, ma le passò anche il piatto e cucchiaio. *Se accetti superi la prova assaggiando questa massa non definita, prendilo come una specie di rituale!*
    Ah, era una cosa di nonnismo quella ? Una sorta di immatricolazione ?
    No, lo spirito con lui lo stava facendo il dottore però non era per nulla intimidatorio, ma veniva da ridere anche a lei.
    "Bene, non mi tirerò di certo indietro. Deve capire di che pasta ssono fata"
    Prese il cucchiaio e piatto e si alzò in piedi, con tutta l'intenzione di fare un gesto enorme, plateale. Ma in realtà il resto della mensa non la calcolava più di tanto quindi nessuno stava a guardarla in effetti.
    Affondò bene il cucchiaio nel piatto, facendolo stracolmo, quasi come se fosse gelato alla nocciola e cioccolato. GUardò il dottore dritta negli occhi, se lo portò alla bocca, la aprì e ci ficcò dentro il cucchiaio interamente.
    Assaporò per poco, e poi buttò giù.
    Non era così disgustoso come si aspettava, ma faceva schifo comunque.
    "Sono patate, ma sicuramente non sono fresche o di buona qualità. La prossima volta le consiglio di portare buon cibo da casa, dotore Fostèr!" posò il piatto sul tavolo, soddisfatta.
    Racimolò le sue cose, altri non erano che la borsa ed il soprabito.
    "Bene, è stato un piazere conoscerla, dottore.Grazie per questa opportunità!Non se ne pentirà, promesso" gli prese la mano e gliela strinse senza nemmeno aspettare che lui gliela tendesse. "Passerò in accettazione per compilare i moduli opportuni..Se ci sono, è claro." avrebbe chiesto alle segretarie di turno.
    "Ci vediamo domani" salutò caldamente, con una frase che poteva preannunciare meraviglie...o catastrofi. Chi lo sa!
     
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