Horklump & Tentacula

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  1. Curtis A. Wood
     
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    L'unico suono nella stanza era il graffiare delicato della piuma sulla pergamena ingiallita.
    Un lieve sbatter d'ali - forse di gufi, forse di corvi - rimbalzava contro le alte vetrate del castello nero, ovattato dalla neve e dall'umidità.
    Curtis è concentrato su ciò che sta scrivendo, l'odore di bacche nel pestaio, il colore vivido e acceso degli ingredienti di quella che doveva essere un'esercitazione.
    Stava aspettando la sua ripetente, tutorata, o qualsiasi nome si voglia dare ad una persona priva di talento nei confronti di una materia che lui considerava quasi sacra.
    Sta riscrivendo per lei passo passo l'ultima lezione, cercando di essere il più sintetico e il più coerente possibile.
    Il tempo si dilata, i pensieri si accavallano, ogni percezione si riduce alla pura attenzione verso una passione malcelata.
    Quando la porta sbatte, e solo in quell'istante, Curt alza gli occhi.
    Lentamente, come un animale dal suo piatto, il ragazzo percorre tutta la lunghezza della figura della studentessa.
    Di lei sapeva due cose: si chiamava Mykhaila ed era assolutamente, irrimediabilmente, negata in Pozioni.
    Quella consapevolezza gli fa strizzare gli occhi, stringendo le labbra in una smorfia di sfregio.
    E' bella, lineamenti decisi e una bocca pittata di rosso sangue.
    Il ragazzo deglutisce appena, ma le rivolge un sorriso decisamente sprezzante.
    Ridacchia, indicando prima lei e poi la sedia accanto al proprio tavolo scheggiato.
    L'odore di erbe si diffonde come una vampata di calore: è un profumo pungente, affumicato, come di legno bruciato.
    Mykhaila? Più che una domanda, pare un'affermazione.
    Batte il proprio palmo ancora una volta sullo sgabello vicino al proprio, ridacchiando.
    Sei tu quella che ha preso il voto peggiore sugli Horklump e i veleni di base. Questa volta, non ha nemmeno l'aria di essere una domanda, anzi, è un'ammissione disinvolta alla verità conclamata.
    Sono Curtis, ti aiuterò fino a quando non recupererai il compito. Gli servivano crediti, sapete, per guadagnare punti curriculari e formativi. O forse, Curt lo faceva esclusivamente per la propria soddisfazione personale.
    Si sentiva un po' il Dr. Frankestein di quel piccolo e infame teatrino.
    La blocca, mentre svogliata lei si allunga verso la loro postazione temporanea, emettendo un secco schiocco della lingua.
    No no, Mykhaila! Prima il compenso...
    Che lui non ci avesse mai avuto a che fare era un conto, ma la conosceva di fama per ciò che portava con sé.
    Prima l'erba magica. Il sorriso si allarga, e il ragazzo tende la mano verso il volto aperto di di lei.
    Un patto è un patto.
    Non è vero che lo faceva per soddisfazione personale: Curt non faceva mai nulla senza un tornaconto e, in quel caso, gli bastava qualche grammo di serotonina in più per concludere l'accordo.
    In quel tardo pomeriggio autunnale, pochi sfidavano le aule fredde per studiare materie reputate secondarie. Ogni tanto lo scalpiccio in lontananza di gruppetti sparuti di studenti facevano rizzare i sensi di Curt, ma la guardia non durava che pochi istanti.
    Poi, di nuovo, silenzio.
    Proprio come quello calato tra loro, ma meno pesante.
    Niente fumo, niente compito corretto. Le sventola di fronte la pergamena inchiostrata di fresco, sorridendole.
    La sfida apertamente, senza vergogna.
    Curt va sempre in All-In, fa parte della sua indole cazzona ed imprudente.
    Si rende conto anche lui, però, che iniziare una transizione con quelle provocazioni può soltanto peggiorare le cose.
    O, perchè no, può alzare la posta.
     
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    Che io non sia un genio con le Pozioni, è assodato. Risaputo, direi. Quel che non sapevo prima di oggi era che per colpa di questa mancanza - chiamiamola così, nemmeno fosse questione di vita o di morte - avrei dovuto ricorrere a farmi dare delle ripetizioni. E no, non di anatomia. Ripetizioni vere. Quelle noiose. E per giunta in Pozioni. In pratica, una mega rottura di palle.
    Il tizio che deve istruirmi per farmi recuperare l'insufficienza catastrofica dell'ultimo compito in classe è un certo Curtis. Ed è pure al quarto anno, il che è proprio un immenso "sei una sega" scritto a caratteri cubitali. Dato che, tecnicamente, io sarei un anno avanti. Ma be', vorrei stendere un velo pietoso sulla faccenda.
    Per questo grandioso motivo mi trovo a camminare per i corridoi della scuola con faccia scazzata e uno zaino in spalla con il minimissimo indispensabile. Se fosse stato Dorian almeno mi sarei rifatta gli occhi, invece così... be', non ricordo perfettamente chi sia il ragazzo, il che mi fa pensare che possa essere un topo di biblioteca. Però. C'è un però grande come una casa. Mi ha chiesto di procurargli della roba, un modo un po' strano di guadagnarci se non sei uno che ama anche divertirsi. Quindi qualche lontanissima probabilità può esserci.
    Appena arrivo all'aula spalanco la porta appena socchiusa e punto lo sguardo dritto verso l'unico essere lì presente.
    - Yo. - dico a mo' di saluto. Immagino che sia lui, perciò non mi perdo in chiacchiere. O meglio, non lo farei se non lo sentissi pronunciare il mio nome. Il mio vero nome. Cazzo. Ma si è letto il mio fascicolo questo? Alzo un sopracciglio.
    - Mykie. - Giuro che se sento di nuovo quel nome lo ammazzo. Anzi, prima lo obbligo a farmi i compiti e poi lo ammazzo. Ma intanto mi siedo. Cioè, ci provo.
    - No no, Mykhaila! Prima il compenso.... - Mi prende per culo, vero? Vuole giocare a fare il duro, va bene. Io non ho voglia di giocare, pensa un po'. Non so chi si creda di essere, probabilmente mi ha scambiato per la solita stronzetta senza cervello che si fa intimorire da questi atteggiamenti. E invece, pensa te, non me ne frega proprio un cazzo. Lo lascio parlare, con tutto il teatrino che si porta dietro. Probabilmente la mia faccia è già abbastanza... mh, com'era? Ah, sì. Eloquente.
    - Hai finito, Godfather? - Tiè, mi è già venuto in mente il suo soprannome. Pensava di farmi un'offerta che non avrei potuto rifiutare. Il punto è che non credo abbia capito che non ho problemi a dargli l'erba. Era l'accordo, no? E che sarà mai.
    - Grazie. - Mi sfilo lo zaino dalla spalla e poi ci frugo dentro, fino a trovare una piccola bustina. Adesso sono io a sventolargli qualcosa in faccia, scimmiottando il suo gesto di prima.
    - Basta chiedere, la prossima volta, eh. - Gliela lancio addosso, senza molta grazia. Per come è ansioso di averla non mancherà di prenderla al volo. Ma non mi interessa vedere la scena quindi ne approfitto per andare a sedermi alla postazione. La voglia è poca e vorrei finire entro sera.
    - Ah, comunque è Mykie. Non Mykhaila. M-y-k-i-e. - Non sento qualcuno chiamarmi in quel modo da una vita e mezzo. Nemmeno i prof, dato che loro usano i cognomi. Mi sistemo meglio sulla sedia, poi poggio i gomiti sul banco e la testa su una mano.
    - Mi pare che possiamo iniziare. E ti prego fammela breve. - E poche storie.
     
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  3. Curtis A. Wood
     
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    Iniziare una conversazione con una donna era complicato. Premettendo questa massima ormai universale, bisognava aggiungere all'equazione il contesto e, soprattutto, la personalità dell'interlocutore.
    Iniziando dal primo concetto, Curtis poteva affermare che l'aula di pozioni rappresentava non solo un ambiente neutro, ma addirittura favorevole al suo scopo finale.
    Lui era in vantaggio, lui aveva non solo conoscenze superiori, ma anche competenze maggiori di quella ragazza schietta e snervante.
    Certo, però, l'ago della bilancia oscillava completamente dalla parte opposta quando si parlava di personalità.
    A giudicare dalle poche parole che lei gli aveva rivolto, Mykie era terribilmente poco incline alle critiche, nervosetta e forse - perchè no, poteva anche essere - afflitta da dismenorrea fastidiosamente dolorosa.
    Sospira, mangiando le imprecazioni e facendo posto affinché lei potesse mettersi comoda per l'ora seguente.
    Ti ringrazio per la citazione cinematografica, ma ti conviene ascoltare... le rivolge un sorriso falsissimo, allungandosi appena verso di lei.
    Avevamo un accordo, pozioni per il fumo, dunque: Io mi prendo tutto quello che posso. ... Si sente alquanto acculturato a citare Scarface.
    Visto che in questo incontro si è partiti male, che problema c'è a seguitare peggio?
    Mykie sembra la tipica ragazzetta scazzata, capace di ordinare ma mai applicarsi.
    Curtis è l'esatto contrario, e in aggiunta, detesta chi a prescindere si reputa meglio di lui o di chiunque in un dato luogo.
    L'avrebbe zittita e obbligata a fare il suo gioco in quei sessanta minuti scarsi, ormai era una questione di principio.
    A me servono crediti, a te recuperare un voto che ha dell'incredibile, perciò... - con l'indice, punta verso il suo naso e poi tamburella sul tavolo ricolmo di ingredienti, - ... non te la farò breve, ma useremo tutto il tempo che ci serve. Chiaro? L'ultima parola la emette cercando di imitare il Padrino: si allontana da lei, poggiandosi con il busto sullo schienale ligneo e duro, arcuando un sopracciglio, decisamente infastidito.
    Erano partiti in salita, ma Curtis non aveva alcuna intenzione di farsi mettere i piedi in testa da una bambina cresciuta.
    O almeno, da una ragazza che appariva come una bambina cresciuta.
    L'argomento del test erano gli Horklump, i veleni e gli antidoti ai veleni più semplici. Allarga le braccia, quasi incapace di comprendere come qualsiasi essere umano potesse risultare incapace con argomenti tanto - semplici - interessanti.
    Mykie sembrava non averlo preso sul serio, e Curtis detestava chi non lo faceva.
    Per di più quando dall'altra parte vi era rispetto a prescindere e ottime maniere.
    Ma da quel poco che lei gli aveva mostrato, sfidarla sarebbe stata la via più giusta e più semplice per giungere ad un compromesso e ad un risultato.
    Sembra non te ne freghi un cazzo, eppure mi hai chiesto aiuto... Ok, sapeva di aver messo troppa carne sul fuoco e conosceva quella ragazza per la fama di temperamento eccessivamente focoso.
    E con focosa intendeva ribelle e poco affine alla disciplina.
    Un po' come lui, forse, per certi versi si assomigliavano. Ma questo, ovviamente, non lo dice.
    ... scommetto il tuo compenso, più un altro grammo di roba molto più buona... e anche qui rimarca la provocazione, ...che conosci perfettamente l'uso dei Tentacoli Velenosi.
    Omette il resto della frase, come se il concetto ' è intelligente, ma non si applica', non fosse più che scontato.
    Per tutto quel tempo, Curtis non ha mostrato alcun segno di mortificazione, non ha distolto gli occhi da lei e non ha palesato disprezzo.
    Con una così, è meglio far capire subito chi comanda.
    E in questo caso, comanda lui.
     
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