It seems what's left of my human side Is slowly changing in me

privata

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    l'inferno e il paradiso non esistono..o almeno è quello che vogliono farti credere.

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    DATA ROLE 26/10 Pomeriggio

    Lican Capelli bianchi occhi grigi Cicatrici su collo e polsi
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    La neve cadeva con costanza e copriva con un manto di silenzio il mondo esterno. Un silenzio che a Lilith la maggior parte del tempo era sembrato un sogno distante. I passi che lo hanno condotto verso l’atrio dell’ospedale tuonavano come mille tempeste, quel senso di oppressione al petto era tanto pesante da togliergli il respiro. Quando gli occhi incrociarono le porte che si aprivano e chiudevano al peso dei passanti la forze gli venne meno, era minorenne…se gli avessero fatto domande? Chiesto dei genitori? Di firme? Fortunatamente all’ingresso una infermiera svogliata prestava poca attenzione ai pazienti dell’accettazione, l’albino tentò di mantenere la calma finchè seduto su quella sedia nel bianco atrione un dottore lo venne a chiamare per la visita. Lo studio era classico, il ragazzo cercando di mantenere la calma rimosse il pesante giaccone di velluto sul lettino mentre ci tirò su. E’ snello altro e con i capelli biondi fino all’estremo e la pelle chiara dimostra ampiamente il suo albinismo…gli occhi sono tuttavia chiari, grigi cangianti a seconda del tempo. Ma lì al nord le giornate erano tutte uguali. La maglietta dei COB porta lo stemma della morte rossa che tende la mano verso il centro del disegno, la matita nera solca gli occhi e un accoppiata di polsini borchiati con tanto di collare corredano il look da metallaro. Nessuno vuole dire che il medico non sapesse fare il suo lavoro, anzi forse era anche bravo, eppure dopo aver fatto togliere la maglietta al ragazzo per controllare l’entità dei lividi sull’addome questi doveva aver cercato di prendere confidenza per capire se il giovane fosse sotto maltrattamenti. Era strano che non avesse segno sul viso no? Era realtà era un'altra; dei compagni di scuola gli volevano insegnare quale fosse il proprio posto. Che assurdità con lui. Il nervosismo si stava accumulando così come le poche ore di sonno, era stanco..irritato forse furono quei tocchi così amorevoli a scatenare la rabbia del ragazzo che tentò spingendo violentemente di allontanare il dottore rintanandosi in un angolo con le spalle al muro. Fortunatamente l’uomo riconobbe quello sguardo nel giovane [da quanto non dormi figliolo?] gli disse mettendo le mani nel camice. Gli occhi di lilith si sforzavano di mantenersi calmi e il petto scosso da quella rabbia insensata dovette suggerire all’occhio dell’esperto medico quale potesse essere la natura del giovane? Fatto sta che invece che chiamare la sicurezza gli diede un nome, fece una telefonata con un certo “Bruce” al telefono e indicò all’albino il seminterrato e gli diede un bigliettino che riportava il nome dell’uomo e il proprio ruolo nell’ospedale. Uno psichiatra. Ancora? I passi del ragazzo suonarono per le scale sordi mentre le porte scorrevano tutte uguali. Nessuno lo stava costringendo, a Londra era già stato in cura a causa della sua natura magica mal sviluppata si era rifiutato all’epoca di poter essere pazzo, era questo che faceva uno psichiatra dava farmaci per i pazzi no? Deglutì bussando sulla porta con il nome inciso. Cosa si poteva aspettare dall’altra parte? Valeva la pena tentare perché per tenere sotto controllo il suo problema aveva allontanato qualsiasi emozioni e così quando emergevano erano violente…incontrollate. E facevano paura.
    16 anni | II anno Durmstrang | SCHEDA


    Edited by LilithInfernal - 17/11/2017, 15:11
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    Ho scoperto da poche settimane che questi nordici mettono la cannella ovunque, quasi quanto la curcuma, per fortuna rispettando ancora un minimo la regola del dolce e salato anche se la cannella sembra avere più diritti di quanti non ne abbia la curcuma. Per fortuna. Dall'odore sembra che nel caffè ci sia cannella.
    Ah e piace loro anche da morire la mela e la burocrazia, hanno praticamente fogli per tutto da compilare. Persino quando ho confessato all'infermiera del secondo piano che Makenzie era mia figlia e che quindi no, non ci stavo provando mi ha chiesto: e ce l'hai una carta che lo attesti?
    Ok non proprio così, ma se siamo arrivati al chiedere come l'avessi adottata e con quanta difficoltà, qualche domanda del ciufolo sui documenti deve avermela fatto. Sono due settimane che ho iniziato il mio nuovo lavoro qui e si, apparte mele, documenti e domande scomode, mi piace. Mi piace soprattutto perchè ho avuto l'occasione per guardare Mak più da vicino, perchè insomma, sono comunque un padre molto fiero di lei, ma quando la vedo alle prese con dei pazienti non è difficile sentirsi proprio alla grande, consci di avere fatto un ottimo lavoro, che a volte combacia con il aver dato fondo alle proprie risorse.
    Non era stato difficile visto l'ambiente creare un nuovo giro, creatività dice il primario uhuhuh vai avanti così Bruce ci siamo! Gli ho proposto, vista la mia specializzazione di fare una capatina a Durmstrang, anche se l'unico problema è che glielo avevo proposto prima che mi ricoprissero di pazienti infetti con problemi di controlli di rabbia. Ok si, tre quarti erano incurabili visto che il virus poco aveva a che fare con l'essere ragionevoli, ma i restanti mi avevano già dato le gatte da pelare necessarie perchè non trottassi più a lavoro scuotendo le gambine.
    "Giuro non l'ho fatta io" dico all'anziano guaritore che prende il mio stesso ascensore "E' il caffè" rido buffamente, lui non ride... ahhhhh che pazienza.
    Rassetto la mia scrivania una volta giunto nel mio studio e non faccio nemmeno in tempo a posare la cacca caffè sul tavolo che sento bussare sul legno "Avanti" dico mentre mi infilo il camice, dove il nome Dott. B. Foster primeggia in lettere scure.
     
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    Quando la voce giunse dall’interno il sangue gli si gelò. Una parte di lui non era preparato a quell’incontro, l’altra voleva fuggire con un disperato bisogno di non tornare…eppure aprì l’uscio lentamente per osservare l’ambiente e andare ad imbrigliare la figura con il camice bianco nella stanza. Si limitò a piantargli gli occhi addosso mentre dopo qualche istante avanzò fino a chiudersi la porta alle spalle, si posò con la schiena contro lo stipite mentre concedeva al sangue di ritornare a fluire dalle gambe nel resto del corpo. Aveva davanti un uomo dai tratti non nordici, almeno questo sembrava… stava bevendo qualcosa, scostò lo sguardo sulla tazzina. Caffè. Con l’espressione di chi sta per affrontare un orso polare piuttosto che un dottore si decise ad avanzare indicando con la mano la poltrona davanti alla scrivania dell’uomo. Attese giusto il tempo di ricevere un cenno da questo per potervisi accomodare. La postura rigida era rigida e le braccia posate sui braccioli non contribuivano alla comodità della seduta, ma era certo che uno psichiatra avesse visto di peggio entrare dalla porta –se non mi hanno portato qui urlando con una camicia prendo punti?- ammise con un sarcasmo malcelato nella voce. Schioccò la lingua sotto il palato immaginando di dover dire il perché era lì velocemente così poi se ne sarebbe andato per mai più tornare…gl istanti passarono e sembrarono infiniti –mi hanno mandato da su. Un dottore- ottimo sherlok adesso digli che aveva un camice avanti capitan ovvio –ha detto che era meglio passare da qui prima di uscire- ammise restio non sapendo se la notizia dell’incidente al piano di sopra fosse già arrivata all’uomo che aveva davanti. Lilith non era decisamente un gran parlatore -non–dormo-…ecco perfetto diagnosi finita… non parliamo di tutti i problemi e i traumi vissuti per cui dovrebbero rinchiuderlo in un manicomio. Era già faticoso capire che strumenti usare in quel dialogo, che ne sapeva? a malapena aveva capito come si interagiva nelle conversazioni normali -Dott. B. Foster- ripetè quasi tra se e se alzando un sopracciglio in modo provocatorio...
    16 anni | II anno Durmstrang | SCHEDA


    Edited by LilithInfernal - 17/11/2017, 15:11
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    Ok allora parliamoci chiaro, il trattato che avevo scritto per la mia tesi nella Università magica era stata ampiamente discussa e criticata, anche se molti avevano invece silenziosamente accolto la mia idea, persino mia figlia che mi dava torto sempre su tutto. Il giudizio su una persona è normale, dico, la sfumatura è da cogliere certo, ma esprimere un giudizio su qualcosa è naturale e indispensabile, la natura critica dell'uomo a rapportare le proprie esperienze con quel che vede è naturale. Naturale come il parto, le risate, farsi negare al telefono quando ci si sentiva seccati, solo che quando si giudica una persona scatta qualcosa di diverso, la vanità, l'essere permalosi, quindi sembra tutto un macello. Io mi dico invece ma chi se ne frega. Questo perchè, perchè ovviamente il ragazzo davanti a me è albino. Cacchio è albinissimo e i capelli lunghi non mi portano altro che a pensare che il ragazzo abbia un bisogno disperato di emergere, che se dicessi e ripetessi disperato non risulterei comunque molto chiaro secondo me.
    "No in realtà ne guadagni se esci senza!" è alla mano, anche se cerca di rompere il silenzio e la traccia con distonia, penso, ma almeno di prova. Il richiamo alla camicia di forza è chiaro ed è palese sempre a tutti, come se noi psichiatri ne facessimo davvero un uso sconsiderato, insomma, ho lavorato al San Mungo, un posto peggiore di questo e a pensarci bene in effetti non si usavano nemmeno lì, e di certo non ci si lasciava la gente come a non farsi dare fastidio.
    Controllo la sua cartellina, il nome in Inghilterra si usa solo per le donne. Mi chiedo per un secondo, ma che abbia sbagliato genere da attribuire al ragazzo? Si passa sulla lingua il mio nome, lo assapora, come qualcosa non è certo che possa piacergli, penso, mi sta bene. Gli sorrido e prendo posto comodamente davanti a lui.
    Non ci vuole molto perchè noti le cicatrici, e non di certo perchè io sia un genio, ma noi siamo abituati a guardare sempre in taluni punti.
    "Dunque, puoi chiamarmi Bruce se preferisci, sono un po' contro quei vintage pieni di loro, sarebbe utile per entrambi ne sono certo" dico "Non dormi dunque, perfetto" so che avrà di certo fatto visite mediche non ti mandano mai da uno strizzacervelli se prima non hanno battuto ogni strada possibile.
    "Da cosa credi dipenda? Hai provato qualche pozione o rimedio casalingo già?" Mi schiarisco la voce e bevo un sorso del mio caffè, è teso ed io gli sorrido per cercare di metterlo a suo agio, spiego "Stai tranquillo è praticamente solo un colloquio conoscitivo, potrai dirmi quello che vuoi, come lo vuoi non tenterò di farti uscire davvero con la camicia di forza"
     
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    Lo sguardo chiaro non si scosta dal dottore quando apre bocca, sta cercando di studiarne i movimenti, il tono della voce e le gestualità del corpo. Pronto a difendersi in ogni momento da un possibile attacco mentale da parte di questi, alza un lembo della bocca portando la mancina alla tasca per prendere le sigarette e portarne una alle labbra, non chiede ovviamente il permesso accendendola. Con espressione ironica alza il sopracciglio e schiocca la lingua sotto il palato –maledizione, vediamo chi vince- si riferisce ovviamente al punteggio dovuto alla sua uscita senza camicia di forza. Tuttavia a differenza dei suoi coetanei dottori Bruce non si pone con arroganza o saccenza, non lo tratta come un ragazzino con i complessi. Stranamente sembra davvero la chiacchierata con qualcuno di normale e non con qualcuno che ti metterà un timbro in faccia con scritto “sano” “pazzo”, finalmente questo si siede con la sua cartellina in mano. Il dottore potrà leggere che il ragazzo è stato ricoverato diverse volte da bambino per degli “incidenti” finchè non gli è stato diagnosticato un profondo disturbo dissociativo della realtà all’età di 16 anni…qualcosa che stranamente avrebbe dovuto portarsi avanti per anni e che invece sembrava essersi risolta da sola. Apparentemente… porta le mani ad incrociarsi sul petto quando nota lo sguardo del dottore che vaga in quella direzione e dice a se stesso che è tutto ok, nessuno nota mai quelle cose e con i polsini dovrebbe essere al sicuro no? Distrattamente la mancina dopo alcuni istanti si scioglie dall’intreccio al petto per andare al collo e controllare il collare se è al suo posto. Lo sguardo appare sempre duro verso l’altro e distaccato. –esatto…ho ricominciato a non dormire- lo dice come se non sapesse il motivo di ciò, non sono state trovate tracce di problemi fisici ma una grave insonnia, -è ricominciata da quando siamo venuti qui. Sarà il tempo- ammetterebbe anche se non è così. Scuote il capo –no non ho preso più nulla apparte l’alchool con quello dormo. Chiudo gli occhi e booom mi sveglio la mattina- questo delinea che il problema non è nel sonno in se per se, lo vedrebbe sorridere e con un gesto stizzito si morde una guancia spostando lo sguardo sul circondario. Non c’è nulla che parli di Bruce? Niente foto elementi che caratterizzano lo studio su cui può spostare l’attenzione. Lo sente parlare e per un secondo abbassa lo sguardo –sa quanto è difficile dire ad un estraneo i propri punti deboli? Nel senso e io che ne so cosa ne fa?-
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    Sintomi disturbo da stress post traumatico:

    FISICI RISCONTRABILI DA BRUCE:
    Mal di testa
    Collo e spalle tese
    Tachicardia
    Sudorazione delle mani
    Agitazione e irrequietezza
    Problemi di sonno

    COMPORTAMENTALI:
    Attitudine alla prepotenza
    Aumento dell’uso di alcolici

    EMOTIVI:
    Enorme senso di pressione
    Rabbia
    Tensione


    Edited by LilithInfernal - 20/12/2017, 14:33
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    Dico "Certo che lo so" poso la tazza di cartone sull'angolo della scrivania "è un gesto di enorme coraggio presentarsi a tutte le sedute perchè è chiaro che se sei qui c'è qualcosa che non va ma non solo, insomma, stai chiedendo di capire con me cosa non vada, ed ogni volta che vengo scelto da un paziente mi sento sempre in dovere di averne rispetto" gli spiego con un tono piuttosto sereno e pacato, perchè non c'è menzogna che abbia detto, alcuna.
    Il ragazzo è chiaramente insicuro, impaurito, se da me, o da lui questo non posso immaginarlo nè saperlo, quello che so è che per quanto io non possa vedere sotto i polsini, non c'è motivo per portarne se non si gioca a tennis, e a meno che non l'abbia nascosta molto bene, non c'è racchetta che abbia in mano. O intorno insomma. L'atteggiamento sfrontato glielo faccio avere perchè insomma, non siamo su una posizione di stesso piano e se lui si sente più tranquillo, più a suo agio accendendo una sigaretta che lo faccia.
    Sedici anni, penso.
    Alcol e sigarette.
    I responsi possono essere già due, una compulsiva voglia di dipendenze che può essere una conseguenza della famiglia o di un trauma, o qualcosa che semplicemente sia congenito, perchè si, a differenza di quanto si pensi, la schizofrenia, le dipendenze, sono perfettamente genetiche, è provato, lui ne presenta almeno tre elementi, ma non apro la cartellina perchè non voglio dare credito a quello che leggo prima di avere una mia idea, non voglio influenze esterne, voglio ascoltarlo ed ascoltare quello che ha da dire.
    L'ufficio sterile lo porta a non distrarsi, ci prova, eccome se ci prova, ma non è suffciientemente aiutato dal contesto e purtroppo si, è fatto proprio apposta. C'è una foto bellissima di mia figlia e mia nipote nel portafogli, c'è il programma della settimana di concerti, ma nel cassetto, quando torna a me io gli sorrido e mi incurvo in avanti con la schiena incrociando tra loro le dita.
    "Dunque perchè questo rapporto e questo scambio sia equo, tengo a sottolinearne le regole" ricomincio solo quando sono certo di avere la sua totale attenzione "Io mi impegno ad essere reperibile a qualunque orario, con qualunque mezzo, so che vai a durmstrang, posso farti un lasciapassare col quale tu possa uscire in caso di emergenza. Ti assicuro pazienza, ascolto, non è il mio campo quello del volerti fare uscire necessariamente con la camicia di forza, non ne ho intenzione nè voglia" aggiungo "Ti presto la mia conoscenza e la mia disponibilità totale" e non era per nulla poco.
    "Ma mi aspetto impegno da parte tua, se salti una seduta mi avvisi con anticipo e mi dai una buona motivazione, un secondo strike e prometterò il mio aiuto a chi davvero lo voglia" lo dico in modo serio ma sereno, pacato, comprensivo "Non si parla mai di me, siamo qui per te, d'accordo?" gli porgo la mano mostrandomi fortemente interessato a prenderlo in cura, con poche semplici, facili regole.
     
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    Lo ascolta attentamente anche se esteriormente cerca di dare l’impressione di prendere le parole di Bruce con superficialità, potrà davvero esistere un rapporto dove lo scambio non sia reciproco? Secondo lilith è impossibile anche perché a giudicare dai modi e dai toni di Bruce si possono capire diverse cose di lui, tanto per cominciare non ostante l’età non da classico Freud ha una calma che contraddistingue qualcuno di competente e un attenzione al modo di porsi che invece rispecchia l’approccio che sta scegliendo. Non si pone in antagonismo o superiorità nei confronti del ragazzo ma più che altro sta costruendo una struttura dialogica basata sulla chiarezza e un fine distacco tra professionalità e confidenza. Chissà perché questa scena gli porta alla mente quella di “Genio Ribelle” con Robbie Williams, solo che lui non è un genio quindi potremmo semplicemente dire che è l’approccio di lui a tradire quella gentilezza facilmente confondibile con la poca professionalità. Un semplice –tzè- sopraggiunge alla fine della frase di lui, -dovrete mandare richiesta al preside di Durm- perché non rispondere semplicemente si? Semplicemente grazie? Incrocia le braccia al petto alcuni istanti prima di procedere con l’accensione della sigaretta. Ne osserva l’eventuale reazione e nulla…non ostante stia cercando di provocarlo dall’inizio della seduta Bruce regge bene, sta iniziando a detestare il fatto di non poter cogliere indizi per pilotare la conversazione e quindi torna con lo sguardo sul camice dell’uomo che lo vede sorridere, istintivamente deglutisce. Odia quando fanno così. Sorridono senza motivo come se tentasse di intimorirlo? Bene regole ecco qualcosa che gli piace eh…ovviamente no non è così mettere quei dannatissimi pali gli fa tirare un'altra boccata d’aria e scostare il volto verso sinistra fissandolo sott’ecchi gli andrebbe quasi tutto bene finchè… -No- risponde con distacco fissandolo sott’ecchi –hai messo le tue regole ora metto le mie- si scosta appena in avanti posando il gomito sul tavolo –posso fumare- questo è indiscutibile –ti assicuro frequenza ma se marco il territorio e ti dico qui non puoi pisciare tu ci stai- questa è ovviamente una follia perché per stare in terapia l’elaborazione dei traumi è un passo fondamentale. Lo scruta per vedere quale sarà la sua risposta, ovviamente lo sta mettendo ancora alla prova –tre- fa segno con le dita –se tu sai di me io saprò di te, aprirsi ad uno sconosciuto è fuori questione io devo sapere chi sei e se posso fidarmi di te devo conoscerti soprattutto se devi entrarmi qui- gli porge la mano –ci stai?-. Quell’uomo apparentemente calmo dagli occhi gentili potrebbe fregarlo è meglio marcare le prime distanze…tenta di tenere sotto controllo il nervosismo, è davvero pronto per questa follia? Perché lo sta facendo… Osserva nuovamente gli occhi dell’uomo che gli sta davanti chi sarà questo Bruce in realtà un altro di “loro”.
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    Sintomi disturbo da stress post traumatico:

    FISICI RISCONTRABILI DA BRUCE:
    Mal di testa
    Collo e spalle tese
    Tachicardia
    Sudorazione delle mani
    Agitazione e irrequietezza
    Problemi di sonno

    COMPORTAMENTALI:
    Attitudine alla prepotenza
    Aumento dell’uso di alcolici

    EMOTIVI:
    Enorme senso di pressione
    Rabbia
    Tensione
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