Remember Boogeyman

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    Secondo me lei ci aveva preso molto più di quanto avessero fatto erroneamente le mie aspettative. Quando quella mattina avevo letto la lettera che respingeva la richiesta di Makenzie sull'accesso al praticantato curatori avevo finto quiete e calma, ma per veniva a letto con me tre volte almeno, oltre al coricarsi, per chi divideva una bambina col mio stesso dna era difficile non notare una punta di disapprovazione. Avevo appallottolato la lettera, mentre Eris e Igor erano stati così furbi da capire la situazione e non dire nemmeno una parola, nemmeno un mi dispiace. Makenzie mi aveva guardato dicendo che era certa di non passarlo, erano stati due mesi difficili e sicuramente, dice, non aveva avuto il tempo per concentrarsi davvero sull'esame che aveva sostenuto poco tempo prima. Anche se le rispondo che lo so, non mi è facile non prendere sul personale quella delusione.
    Chiede, sei arrabbiato? Dico, no.
    Dice, deluso? Dico, no.
    La colazione termina in un silenzio tombale, di cucchiai che muovono yogurt e pudding sul fondo delle rispettive ciotole, sembrava che aleggiasse un lieve terrore persino nel guardarsi negli occhi, fatta eccezione per Night che posizionata tra me e la madre non si faceva alcuno scrupolo nell'intervenire in modo assai poco coinvolgente.
    Durante il tragitto all'ospedale, dove Night avrebbe avuto la sua visita di controllo classica non perse troppo tempo a cercare di capire quale fosse il mio sentimento a riguardo, ma la realtà è che non lo sapevo nemmeno io. Avevo faticato a rispondere alle domande seguenti perchè a differenza delle donne, gli uomini si soffermano poco su quale sia il colorito del sentimento provato, io ero lanciato a capire dove ci fosse stato l'intoppo, avevo bisogno che superasse quel dannato esame, a costo di prestarmi ad una autopsia diretta da lei. "Ti ho detto di no" il modo fu leggermente più brusco, al punto che smise di chiedere fino a davanti l'ospedale, lei non parlò finchè non le dissi che avremmo risolto, finchè non le dissi "non metterci molto, io aspetto qui" con un tono diverso, rassicurante oserei dire.

    Dall'ultima volta mi era stato impedito di entrare nella stanza delle visite neonatali, quando quel coglione l'aveva toccata nemmeno fosse stata un bambolotto l'avevo afferrato per il colletto azzurro sostenendo che se l'avesse di nuovo toccata di nuovo in quel modo, io gli avrei torto il cazzo di conseguenza. Makenzie ci aveva messo una pezza, con la promessa di non mettere più piede là dentro.
    Ma l'avevo comunque redarguita, non permettergli di toccarla in quel modo, per ogni lacrima gli spezzo un osso. E Night piange un sacco quando vuole.
    Nel reparto pediatrico c'è un caos inaudito, quindi torno al piano inferiore davanti la macchinetta del caffè, le corone scendono lungo il canale e pigio con sicurezza il tasto per vedere un caffè nero e forte, amaro, oltre il vetro di preparazione. Mentre sono in attesa ed il rumore sembra il vomito di un cane infernale, una borsetta blu scuro mi colpisce in pieno un gomito fasciato di un pesante maglioncino grigio scuro. Volto la testa dopo aver sentito delle scusa distratte, e i nostri occhi si incrociano, non la vedevo da anni, ma dai racconti di Makenzie io, di vista, non l'avevo persa mai. "Karen Foster" il sorriso mal celato che mi si presenta sulle labbra lascia presagire una situazione imbarazzante se io avessi avuto un cuore e lei più tatto "Caffè? O un succo di zucca come ai vecchi tempi?" muovo le monete nel palmo facendole tintinnare.






     
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    Alla fine Bruce non ce l'ha fatta più. E' scoppiato come un petardo cinese e mi ha detto praticamente tutto.
    Mi ha detto di come Makenzie abbia perso il senno, al punto da aver dato un figlio a Ichabod Blackwood.
    Ora vediamo di chiarire alcuni punti, io non avrei davvero niente contro questa persona, quando andavamo a scuola era un semplice ragazzino arrogante e viscido, ma ad oggi lui è uno stupratore e un assassino, quindi qualcosina da dire avrei.
    Ne avrei così tante che mi verrebbe voglia di scuotere mia nipote fino a che non sia io stessa certa che i pochi neuroni rimasti nel suo cervello ritornino al loro posto.
    Le persone possono cambiare? Forse.
    Ma lui no.
    Troppi peccati e chissà quanti non detti per potersi crogiolare dietro un "sono cambiato".
    E quindi rieccomi a Stoccolma, davanti all'ospedale dove Mak lavora in attesa che lei esca, non mi sognerei mai di andare nella loro dimora, non ancora almeno, non prima di averci parlato. Alla fine però mi decido ad entrare, dopo tutto credo di aver bisogno di un caffè. C'è troppa gente, magari dopo.
    Quando mi volto per tornare in una postazione strategica, in cui ogni ingresso è a mia vista, urto una persona, mi scuso, ma sono distratta non ci faccio molto caso sul "chi" sia.
    Ma quando i miei occhi si incrociano con i suoi non posso evitare di provare un brivido di freddo gelato che mi scende giù per tutta la spina dorsale.
    -Toh guarda- mi riprendo quasi subito - il karma deve odiarmi parecchio se mi riserva certi incontri- vorrei andare via ma una parte di me mi dice di restare, se perdo l'occasione di incontrare Mak chissà quando si ripresenterà ancora.
    -Caffè- rispondo atona - che ci fai qui? Sei forse malato?- "e magari lo fossi".
     
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    "Caffè" le monete smettono di tintinnare, tre delle stesse finiscono lentamente nel canale di metallo, si scontrano alle pareti e cadono nella sacca rendendo la luce d'attesa da rossa, a verde. Schiaccio il bottone del caffè, ed un rumore infernale ci avvisa della preparazione. Karen Foster era diventata una giornalista rinomata, coraggiosa, anche se mi ero sempre chiesto se fosse per essere politicamente corretta che di me non aveva mai scritto. Mai una inserzione, nemmeno aver intinto distrattamente la penna nel calamaio, anche se era sempre stata tipa attenta a Babbanologia, magari si è convertita a strumenti meno antiquati.
    Karen Foster era stata sempre attiva a scuola, sveglia, di quelle che badano molto alle ingiustizie, con energia da vendere e la voce sempre in mezzo alle discussioni di cui ero certo, fregava meno di niente persino ai professori. Attivista.
    Una attivista che già all'epoca avrei castigato dentro qualche stanzino, e che ora, con gli occhi marcati di nero mi ricordava la nipote più giovane quando era in vena di farmi ben oltre il felice. Potevo improvvisare qualche battuta infelice sul fatto che alla fine qualcuno della sua famiglia a me si era appassionata, ma sarebbe stato piuttosto scurrile e maleducato.
    Quanto dirle che cosa le avrei fatto all'epoca della scuola, quando aveva finto che baciassi persino piuttosto male.
    Il rumore infernale finisce col pensiero che non è un segreto che abbia comportamenti sessuali inadeguati, sollevo lo sportellino e le porgo il suo bicchiere prendendolo delicatamente dal fondo come certo che le avrebbe fatto diversamente schifo.
    "No" non le dovevo di certo spiegazioni di come fossi arrivato lì, anche se vederla inorridire, dicendole che attendevo la nipote e la pronipote era una tentazione alla quale per fortuna, avrei saputo resistere.
    "E tu?" il tono era calmo, ma palesemente sveglio, avrei pure sorriso sarcastico se quella mattina non avessi avuto seccanti questioni per la testa.
    Il mio caffè amaro era tremendo, arricciai il naso e soffiando sulla superficie, nonostante tutto, lo continuai a bere.
    "Ti trovo bene" glielo dico sapendo che per lei questa cosa può avere una seconda accezione, e forse ce l'ha. Si, osno infame, si sono scorretto, e si non faticherei di ammettere di immaginarla contro quella macchinetta a gonna sollevata se solo non avessimo tanto da perdere entrambi. Schiarisco la voce.
    "Non a tutti riesce bene invecchiare"




     
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    Lo guardo, non è che sia questa grande bellezza, cerco di rispondermi alla domanda madre : cosa ci trova di tanto irresistibile Makenzie in lui?
    Ovviamente non riesco a darmi una risposta.
    Non il look e neanche i modi che da viscidone erano e da viscido sono rimasti.
    Le rughe attorno ai suoi occhi denotano solo che è un uomo di una certa età, direi che soffre della sindrome del papà non fosse che Bruce non è un tipo così assente da meritare tale epiteto.
    Quindi resto senza risposta e continuo la mia indagine, questa volta cercherò di non assalire Mak, di essere pacata, perchè hanno un figlio insieme, e lui non sembra dispiaciuto né tanto meno è scappato a gambe levate.
    Mi risponde che no, non è malato, vorrei aggiungere “lo sei di cervello però” ma anche in questo caso mi sforzo per sembrare civile.
    -Neanche io- replico prendendo il bicchiere di plastica dalle sue mani.
    Decido di ignorare l'accezione annessa alle sue parole, e replico con un mezzo sorriso sarcastico e un vaffanculo sulla punta della lingua.
    -Vorrei ricambiare il complimento- se così fosse – ma non sono solita mentire-
    “Sei invecchiato male Chab, accettalo”
    Rughe, occhiaie, fiacchezza, trasandatezza non contribuivano certo a migliorarne l'aspetto.
    -Ad oggi sei riuscito a trovarlo un lavoro? O vivi ancora alla giornata?-
     
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    Karen Foster, ex corvonero aveva mantenuto i tratti distintivi di una donna austera, severa, di quella che ha sempre la parola giusta. DI quella che ruba ai ricchi per dare ai poveri insomma. All'epoca, il bacio che ci eravamo scambiati veniva dall'alto, altrimenti parliamoci chiaro, lei avrebbe continuato a provare repulsione per me e io non avrei mai avuto l'esperienza di quelle due lingue giovani che si accarezzavano. Mi aveva torto un dito quando mi permisi di posarle una mano sul fianco, guadagnando la adulazione dei presenti, ed io l'umiliazione che mi avrebbe poi seguito per il resto della mia vita. Io, che non ero in grado di baciare la nipote davanti agli altri due seduti allo stesso tavolo.
    Non ero certo che Makenzie ne soffrisse, ma l'idea di non essere in pubblico continuamente beccato in atteggiamenti del genere. Karen fu la prima alla quale avevo legato questa sensazione e a dirla tutta quando seppi che era la zia di Makenzie, almeno una volta avevo immaginato cose che andavano ben oltre quanto immaginabile dalla giovane Olsson.
    "Nessun problema" non era una mia prerogativa voler invecchiare nel modo migliore al contrario delle donne, dal momento che non mi mancava niente, se non parte della mia lucidità, alla quale i tre ormai succedevano quasi in modo naturale.
    Questo non levava che lei continuava a sembrare interessante. Deviazione della attenzione, è chiaramente a disagio.
    "Un po' qui un po' lì, sono un papà adesso" poso il bicchiere sulle labbra, per nascondere un sorriso sarcastico, certo del fatto, nonostante Makenzie me lo avesse sempre nascosto, di non provare gioia per la situazione, anche se a differenza del fratello, Karen Foster aveva deciso di starsene nella sua tana, senza aver paura di dimostrare la questione del sono un uomo ed ho la voce più grossa, questa è mia figlia e blabla.
    "Stai aspettando lei per farle un'altra lavata di testa?" mando giù il sorso scuro ed amaro, pronto alla battagliera Karen. Pronto a sentirmi dire che ero una feccia, che lei avrebbe finito quello che il fratello non era stato in grado di iniziare nemmeno, come fumo negli occhi.
    La guardai a lungo, in quegli occhi chiari, segni distintivi fortunati della loro famiglia.
    "Ne ho abbastanza di parenti pronti alla predica, ma in compenso con il caro Bruce Foster non avrei dubbi, non è che invece tu vuoi impedire qualcosa per il passato che ci lega? Era solo un Bacio Karen" solo un bacio Karen. Se l'intenzione fosse quella di provocarla? Si ovviamente. Se la nipote ci avesse raggiunto, io mi sentivo in una cassa d'oro, protetto fino alla punta die capelli.




     
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    Non sono molto simpatica al momento, penso sia dovuto al fatto della compagnia e non perchè io sia una donna acida.
    In realtà non lo sono quasi mai, anzi mi è sempre piaciuto questo lato estroverso di me, ma ci sono situazioni in cui a prevalere sono gli istinti nascosti, quelli che saettano come lingue di serpenti e attaccano.
    Non mi piaccio quando divento così ma non posso farci niente.
    -Proprio perchè sei un papà dovresti diventare responsabile- una parola nuova per lui, probabilmente, magari gli avrei fatto presente alcuni punti che la caratterizzavano.
    -Com'è mia nipote? Bella come la mamma?-
    Non rispondo subito alla sua domanda intinta di sarcasmo.
    Non sono solita fare lavate di capo, pensavo lo sapesse.
    Non ne avevo fatte a Makenzie prima, non ne avrei fatte neanche ora.
    -Io mi limito a cercare di capire-
    Non mi faccio fregare da lui, che in tutti i modi spera di farmi perdere le staffe.
    Mi limito quindi a sorseggiare il mio caffè, ad ascoltare le cazzate che dice, a prendermi il giusto tempo per ribattere.
    -Ne hai abbastanza dici, chissà un giorno sarai tu a fare la predica a tua figlia, per le persone che decide di frequentare. Sai ..- tampono le labbra con il fazzoletto dopo averle leccate con la lingua – credo sia il giusto comportamento di un padre preoccupato per le scelte, indubbiamente pessime, della figlia- poteva forse dimostrare il contrario?
    “Andiamo Ichabod, non fare l'indispettito su”
    -Per me non esiste nessun passato tra me e te, Chab. Sei solo un ricordo relegato ai banchi di scuola, quando da viscido quale sei ti limitavi a guardare e sognare di sbatterti ogni ragazza appetibile al muro della sala grande, o della sala trofei, o di qualsiasi muro del castello, a ben pensarci-
    Se la sua intenzione è provocarmi ha sbagliato proprio persona, io so stare al mio posto, e lui?
    -Quindi, dal mio punto di vista, sei solo una persona patetica da compatire, visto che non trovando di meglio in una donna tua pari ti accontenti della venerazione delle ragazzine.- sorrido sarcastica - mi chiedo solo .. quanto durerà?-
     
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    Karen Foster era una di quelle donne che andrebbero toccate con i guanti, ma quelle a cui dopo aver spezzato il collo succhi il midollo con una voglia di cibartene senza eguali. Come un gambero al quale rompi il collo, dal sapore gustoso e che ti fa rizzare i peli dal piacere.
    Non era raro che qualcuno ad Hogwarts pensasse che Karen mordesse, io invece avevo sempre pensato che fosse una micetta senza precedenti, e da quando Gin si era infilata nel mio letto quella notte scura e piovosa nel dormitorio serpeverde, l'idea di poter toccare nello stesso modo la donna davanti a me era sempre più definito e sempre più facile da vedere.
    "Cos'è stai cercando di proporti al suo posto? Sai che le ventenni sono un motivo di vanto per noi?" noi di qualche generazione precedente, perchè si, se lei avesse incontrato qualcuno dell'età della nipote, bello quanto lei, sexy quanto lei, e che a letto ti faceva sentire persino vecchio e malandato, allora l'età non contava poi molto, avrei voluto vedere se miss Karen Foster avesse rifiutato carne fresca e giovane. Il fatto che la mia carne fresca fosse sua nipote, e che io l'avessi strappata di mano all'uomo che l'aveva cresciuta con sani principi era solo un fantastico bonus.
    Ascolto le sue parole sorseggiando il caffè, leggero, guardo le sue labbra muoversi e l'unica cosa che penso e che vorrei le utilizzasse con me per questioni migliori. Più piacevoli.
    Ascolto quello che dice in qualche modo incuriosito da come avessero permesso lei di staccarsi tanto velocemente da che sembravano tutti preoccupati per lei. Di mia figlia sarei stato sicuro di qualcosa almeno. Mi schiarisco la voce e faccio un passo avanti e il tono che assumo è basso e chiuso in un sussurro e non perché non debba farmi ascoltare, ma perchè vorrei carpisse le immagini che volevo mandarle.
    "Durerà finchè mi lascerà percorrere le sue cosce con le mani, ha il più bel culo che io abbia mai visto o toccato" degli ultimi tempi sicuramente, aveva la tonicità di una ragazza, e calzava perfettamente le mie mani, come un guanto provato per la prima volta, un guanto del culo più sodo in circolazione.
    Guardo i suoi occhi, e lo faccio con un sorriso sinistro sul viso.
    Un sorriso viscido e sinistro. Perchè quel che dicevo era vero, lo sapeva persino Makenzie, ma volevo che Karen lo vedesse.
    "Durerà finchè il suo sapore continuerà ad essere...." stacco una mano dal bicchiere e me lo porto sulle labbra come a voler trattenere un sapore che conosco bene, fin troppo bene sulle mia labbra, sulla mia lingua.
    "...dissetante" e poi Karen lo vede, vede un sorriso infido sulle mie labbra, di quelli che non credo abbia mai visto qualcuno visto dentro la mia stessa casa. Ma mi sembrava doveroso farle vedere, farle assaggiare quello che io avevo assaggiato per la prima volta da una donna, e che tanto mi era piaciuto.
    Faccio un altro passo leggero verso di lei.
    "Dillo a suo papà. E tu vuoi provare? Magari è di famiglia avere un buon sapore" mi avvicino talmente tanto con la tazza fra le mani che riesco a sentire il profumo che ah indossato il giorno prima praticamente. Ha i capelli lucenti, puliti, che odorano di un naturale profumo di shampoo. Per dare peso alle mie parole, in modo tutt'altro che volgare, mi passo leggero la lingua sulle labbra, non era un risultato volgare, ma piuttosto eloquente.






     
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    La mia faccia parla per me. “Ti piacerebbe”.
    E' davvero ridicolo anche solo il fatto che lui possa aver pensato al fatto che io voglia prendere il posto di Makenzie, oh andiamo ma gli sembro così disperata?
    Probabilmente si, in effetti per uno che si avvicina all'età dei controlli della prostata avere una ventenne nel letto che ti fa sentire giovane giova alla salute, infatti il problema non è questo, è che la ventenne è mia nipote, e non gli direi neanche niente se non fosse che ferisce suo padre. Oltre al fatto che lui è un porco.
    Sebbene anche le sue parole lo siano un po' mi piace che abbia usato termini come “finchè lei lo vorrà” anche se non mi illudo che quando non vorrà sarà libera di mollarlo.
    Forse Mak non lo sa ma a meno che non sarà lui a decidere non se ne libererà mai più.
    Lo vedo e lo sento avvicinarsi mentre, con fare riprovevole, mi illustra sostanzialmente cosa fa con mia nipote.
    Non mi disturba come dovrebbe la cosa, io non sono Bruce, se mi fa venire in mente immagini di lui che lecca lei giù dove mi pare di capire faccia io mi eccito non ne resto indignata, e magari son perversa pure io, ma è normale, cosa vuole ottenere?
    -Sai- inizio quindi in una lotta a chi si spinge di più verso l'altro -magari è davvero così, ma tu non lo saprai mai- un sorriso maligno aleggia sulle mie labbra -mi auguro di finire nei tuoi sogni, Ichabod. Che tu possa soffrire nel provare a sentire oltre al suo anche il mio di sapore, e di svegliarti cosciente che così non è- le mie labbra quasi sfiorano il suo orecchio, in realtà è solo il mio fiato a farlo.
    Mi sposto quanto basta e gli scocco un occhiolino per poi tirarmi definitivamente in dietro – ora vado, mi hai fatto venir voglia di far assaggiare i miei umori al mio uomo- arretro di qualche passo e, mentre ancora cammino verso l'uscita mi volto – salutami Mak- ed è con un occhiolino che mi congedo da Ichabod Blackwood.
     
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7 replies since 20/10/2017, 20:02   87 views
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