Conceived Sorrow

PVT Eric Young

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    OdileBuchard
    ❝Abyssus Abyssum ❞
    La notte la inghiottiva, come sempre, non sentiva il sapore di un raggio di sole, solo da pochi mesi eppure aveva avuto un effetto deleterio sulla sua persona. Il giorno le ricordava sua sorella Odette, dolce, dai raggi timidi, calda, viva. La notte le ricordava se stessa una creatura maledetta, non di certo per suo volere, che strisciava, infima, tra le foglie di quella foresta.
    Il suo fido corvo, portante lo stesso nome di sua sorella minore: Odette, le aveva gracchiato fino a convincerla a farsi seguire nel più profondo della foresta proibita che si stagliava orgogliosa e tetra accanto ad Hogwarts. E così era questa la scuola inglese, lei non l’aveva mai vista prima di quel momento, aveva frequentato Beauxbatons e poco le interessava l’Inghilterra, in generale detestava il loro accento, la loro lingua, i loro usi , li detestava punto.
    Si muoveva sinuosa Odile, leggera come se non toccasse neppure il suolo, il vestito nero non toccava terra fermandosi alle caviglie, le mani accanto al busto si esibivano in movenze singolari, quasi una danza, tutto in lei era artefatto, anche il suo modo di parlare, esasperante, lento, scandito fino all’ultimo suono.
    Odette l’aveva trascinati sin lì, doveva esserci qualcosa d’importante, che sua sorella fosse arrivata fino ad Hogwarts pur di scappare da lei? Lo trovava alquanto improbabile ma pur sempre possibile.

    << Che schifo>> sussurrò mentre si addentrava nella foresta seguendo il pennuto dal nero piumaggio, il viso piegato in una smorfia di palese disgusto per tutto ciò che la circondava, non era un’amante della natura, affatto, tanto meno di quel luogo dimenticato, con sterpaglie e fango che le avrebbero potuto rovinare le amate scarpe laccate di rosso. Non c'era nulla, il silenzio regnava incontrastato, le creature strisciavano nella completa assenza di ogni suono, persino il rumore di foglie, dato dall'incedere di Odile, sembrava ovattato, lontano.

    Percepì un movimento, si girò di scatto, la mano pronta sulla bacchetta, qualsiasi cosa fosse non gli avrebbe dato neppure il tempo di fare un altro respiro
    << Si gioca>> sussurrò entusiasta, pronta ad uccidere
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    Era giorni che guardava la foresta e non sapeva come descrivere questa sua attrazione irrefrenabile. Non c'è più niente in questa scuola che io non abbia provato, quell'oscuro insieme di alberi ed esseri mitologici, cercava in tutti i modi di catturarlo nella sua rete e renderlo vulnerabile. C'era solo una cosa che avrebbe potuto scalfire la sua decisione razionalmente presa e questa si chiamava curiosità. Lei,l'ancella della dea bendata, la migliore amica degli spudorati e dei cacciatori di fortuna.
    Mentre elaborava questi pensieri, le sue gambe lo stavano già guidando attraverso un percorso sicuro a quella che avrebbe deciso essere la sua meta. Niente di strano nell'apprendere che il forte odore di resina e guano animale, non solo non si era estinto ma cercava in tutti i modi di ricordargli cosa implicava quella fuga notturna.
    Qualcuno un giorno gli aveva detto "al buio è meno pericoloso", lui non soltanto credeva nella verità di queste parole, ma il buio era diventato l'unico interlocutore in grado di sopportare il peso della sua anima delusa. Non c'era essere illuminato dai raggi solari che riuscisse a medicare la ferita infertagli da Lei, la sua ultima musa, la sua scostante Eris.
    Perché tutto somigliasse ad un gesto di rinascita, i suoi passi avrebbero dovuto addentrarsi fra quelle lugubri forme longilinee che erano gli alberi. Tutto procedeva come da previsione e la disperazione stava raggiungendo lentamente il suo culmine, quando un sussurro lo distrasse dai suoi tragici pensieri e lo riportò alla realtà dei fatti. Non era solo, si trattava di un luogo pubblico e anche se in pochi avevano avuto il coraggio di entrarvi, lui sapeva che non era insolito ritrovare curiosi avventori fra quelle piante. Oltretutto, il sussurro sembrava provenire da un'essere femminile, troppo etereo per palesarsi senza un ingegnoso sforzo da parte della sua persona. Il pericolo, la possibilità che l'essere che avrebbe incontrato potesse essere un assassino della peggior specie, non sfiorò neppure la mente di Eric. Io ci sono, disse ad un volume troppo alto per adattarsi a quello della sua interlocutrice.
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    ❝Abyssus Abyssum ❞
    Una voce profonda, quella di un giovane, sovvenne alle orecchie di Odile che, delicata, inclinò la testa verso destra, illuminando il suo viso con un sorriso sinistro. Immediatamente aveva spinto il suo fedele corvo ad una nuova ricerca, sperando che stavolta l’avesse condotta dalla persona desiderata, mentre, con passi rapidi si era avvicinata, nell’ombra alla figura da cui la voce era uscita.
    Un ragazzo, proprio come aveva creduto, uno studente della scuola a giudicare dal vestiario indossato, se ne stava lì, l’aria di chi ha visto l’inferno ed è tornato indietro, perché Odette l’aveva portata lì, da lui? Lo guardò senza fiatare, algida, pallida, senza alcuna emozione visibile, tentando di capire quale utilità potesse avere uno studentello di quella sorta. Aveva sbuffato Odile, delusa dalla caccia, non amava il sangue degli uomini era gretto e rozzo proprio come loro, quelle delle fanciulle era invece pura delizia, ambrosia per le sue labbra assetate.
    << Hai un minuto per scappare senza che io ti insegua mortale, va >> aveva poi sussurrato in un soffio, lenta, scandendo ogni singola lettera nel suo marcato accento francese, per poi fare un rapido gesto con le dita, tanto per confermare la sua volontà
    << Non è il tuo turno di morire ma se resti potresti rischiare che lo diventi>> aveva concluso secca, schioccando la lingua sul palato, sistemando con le mani affusolate e candide le pieghe del vestito e non degnando della minima attenzione l’altro.

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    Ecco, finalmente la flebile luce della mia bacchetta, aveva raggiunto il viso di colei che aveva parlato. Dei capelli scuri ed uno sguardo verde mi accolsero nell'oscurità, rimasi senza fiato, ero una visione estatica.
    Bellissima e algida, quella che aveva l'aspetto di una giovane donna stava per prendere nuovamente la parola. Non appena il suono della sua voce arrivò ai miei timpani, non ebbi dei dubbi al riguardo. Non era la scelta giusta quella di aver svelato la mia presenza e forse nemmeno quella di ascoltare pacificamente le parole della giovane donna.
    Questa volta fui io, dopo essermi illuminato con la bacchetta a rimanere interdetto a causa del significato dell'avvertimento che mi stava rivolgendo. Per un attimo rimasi immobile e dopo qualche secondo, decisi di non muovermi e rimanere fermo dove mi trovavo. Ad una minaccia si risponde con un'altra minaccia, ma non quella volta, lei era una donna ed io solo uno studentello. Ingurgitai la mia voglia di palesarmi e la osservai con un misto di ammirazione e rispetto. Non scapperò, non ho paura di morire ed era la verità. Dopo aver supplicato Eris di togliermi la vita al posto che abbandonarmi al mio triste destino, non avevo più nulla da perdere. Il senso della mia intera esistenza era ormai una cosa discutibile e questo a causa di parole fuoriuscite dalla mia bocca.
    Come facesse ad essere così sicura di se era cosa a me ancora sconosciuta, insieme al fatto che un essere umano potesse raggiungere tali apici di perfezione estetica. L'odore acre che quella creatura emanava non assomigliava a niente che avessi prima di allora percepito.
    Mi avvicinai, senza accorgermi di non averle domandato il permesso e sapendo che stavo mettendo in gioco ogni singolo aspetto della mia esistenza terrena. Sarei potuto morire dall'imbarazzo, avrei potuto dimenticare come si parlava, i miei occhi avrebbero potuto eclissarsi sotto le palpebre lasciandomi in balia del fato. Il significato di tutto questo aveva improvvisamente preso una strada diversa dalla mia e l'unica cosa che m'interessava era riuscire a guadagnare qualche metro senza soccombere. Non farmi morire senza avermi detto il tuo nome, i nostri sguardi s'incontrarono per un secondo che a me sembrò un'eternità. Potevo percepire il suo astio persino dall'aura che la circondava. Conclusi il mio avvicinamento e mi fermai.
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    Quale umano poteva essere così folle o stolto da restare in sua presenza? Quale animo così tormentato da voler cedere la propria vita?
    Odile lo guardò confusa, gli occhi lo studiavano attenti, poteva sentire il sangue nelle vene dell’altro scorrere, una piacevole melodia che solo a lei era dato udire ma che rappresentava un richiamo assoluto, una sete da placare. Era folle Odile, questo si, folle ma non stupida e dissanguare uno studente a pochi metri dal castello avrebbe messo in allerta tutti, avrebbe messo il allerta Odette e questo era male per lei, per il suo obiettivo, il suo fine ultimo: ritrovare la giovane sorella fuggita dalle sue fredde mani.

    << Sei sciocco umano>> sussurrò poi lentamente, in una nenia inquietante che pareva capace d’incantare, mentre lo vedeva avanzare a passi incerti ma costanti, tra paura e adorazione, per poi sentirlo di nuovo parlare
    << Un nome? E’ questo che ti basta per poter morire? >>chiese sprezzante, alzando un sopracciglio e toccando appena il viso dell’altro

    << E’ un peccato, hai un così bel faccino>> disse quasi dispiaciuta, stringendo le labbra dell’altro tra le dita dal tocco gelido , bastò quello e il contatto degli occhi dell’altro all’eterna per poter vedere ciò che nei ricordi teneva celato … dolore… amore perduto
    << Capelli color dell’oro e occhi come oceano>> sussurrò alla vista di quel ricordo di Eris

    << E’ per questo che saresti disposto a morire , l’amore, quale assurda piaga e follia >> continuò Odile mettendo particolare enfasi sull’ultima parola

    << Quindi uccidendoti ti salverei dal tuo eterno tormento … Non sono così buona>> sibilò poi lasciando il viso del ragazzo, le mani leggere a sistemare le pieghe del vestito , assorta nei mille pensieri, nelle mille torture che avrebbe potuto infliggere all’altro , anche solo per aver osato incontrare il suo sguardo

    << Odile è il mio nome e nessuna tortura che potrei infliggerti sarebbe peggio di un cuore spezzato Eric Young>>

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    Aveva cominciato a descrivere Eris e la tentazione di chiedele se avessi assunto l'aspetto dell'amata serpe si stava facendo strada nella mia mente. Nulla era abituale in quella donna, sicuramente aveva ricevuto in dono con la sua eterea bellezza anche la capacità di leggere gli animi degli sprovveduti. Le mie guance perlacee assunsero una sfumatura rosea, mentre Odile mi rendeva partecipe di quello che già sapevo. Eris non mi aveva ucciso, la ragazza misteriosa non voleva uccidermi, a chi avrei dovuto elemosinare quel tanto di compassione che poteva rendermi libero? Sono contento che tu sappia già tutto di me, sicuramente è meno faticoso. Tono sprezzante ed occhi ancora fissi nei suoi, era bellissima e non m'importava fosse anche crudele. Da che mondo e mondo, l'ascendente che la bellezza aveva sulla mia persona era superiore a qualsiasi paura od oscuro presentimento.
    Rimasi alla distanza che aveva guadagnato pochi minuti prima e questa volta fu lui a cambiare argomento.Per sapere tutto questo sul mio conto, socchiuse gli occhi e si massaggiò la base del collo con la mano sinistra,devi essere uno spirito.
    La mia limitata conoscenza del mondo, mi concedeva ben poche alternative. Non è sicuramente un unicorno, né una sirena. Non credo possa trattarsi di una ninfa...potrebbe essere un... vamp.. La mia mente interruppe subito quella cogitazione. Non avevo paura di morire, ma avrei fatto di tutto per evitare la sofferenza, almeno senza un motivo ben preciso. Nonostante il mio ultimo dubbio, non volevo darle la necessità di approfondire quest'argomento, soprattutto se l'approfondimento consisteva in un morso.
    Mi sembra di aver capito che sei qui da sola, le dissi mentre percorrevo tutte le possibilità per continuare quella conversazione restando indenne e, perchè no, facendo bella figura.
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    Odile era ferma, concentrata sugli occhi dell’altro che non pareva avere il naturale timore della preda sotto lo sguardo bramoso del predatore. Sorrise appena, uno spirito? E’ questo ciò che pensava di lei?
    << Oh mortale, il problema, forse, è che non ho più alcuno spirito, ne anima , ne riflesso alcuno>> sussurrò in un soffio per poi avvicinarsi nuovamente al ragazzo, accarezzando appena, con la mano gelida, la pelle calda della sua guancia che si era fatta appena rosea , quando lei aveva nominato Eris.
    <<sono qui da sola e da sola potrei ucciderti in pochi secondi, non soffriresti neppure, te lo assicuro, sei troppo carino per soffrire bel faccino>> disse ridendo e prendendo le sue guance tra le dita affusolate , per poi stringerle lievemente e rilasciarle.
    Sistemò rapida una ciocca di capelli che le era andata sul viso, rimettendola in ordine, sentire le vene calde e pulsanti dell’altro le suscitava una vaga sete che però tento di placare, non era il luogo giusto quello, lo avrebbero trovato, si sarebbero accorti che mancava qualche stupido studentello tra le fila di Hogwarts, qualcuno lo avrebbe cercato e per lei non era il momento di avere altre persone alle calcagna.
    << Cosa ci fai qui? Non dovresti essere a scuola bambino?>> chiese vagamente incuriosita e indispettita dallo sguardo fiero dell’altro, non temeva la sua presenza, ne sembrava quasi incantato ma non intimorito, per il momento e quasi Odile rise nel pensare che se avesse visto la vera forma del suo essere probabilmente sarebbe corso via già da parecchio tempo.


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    Ne ero sicurissimo, la bellezza era un vampiro. Ero un bravo attore? L'avrei scoperto sul campo, quando alle sue parole non avrei fatto altra espressione che un arricciare le labbra e corrucciare appena la fronte. La paura inesistente poco si confaceva all'ambiente circostante: una foresta scurissima dalla quale sarebbe impossibili aspettarsi cose positive. Non me ne preoccupavo, da quando ero vivo non per mia volontà non conoscevo il significato della parola tanto amata dai codardi.
    Un commento sul mio bel faccino che mi avrebbe salvato la vita,grandioso..come al solito è esclusivamente il mio aspetto a salvarmi le penne. La guardai intensamente negli occhi mentre si prendeva la libertà di giocare con me, come fossi il suo giocattolo preferito. Al terrore inesistente si sostituì una perversa curiosità.Sono famoso per non rispettare le regole, non c'era nessuna espressione nelle mie parole ora la mia unica meta era capire fin dove si sarebbe spinta Odile per ottenere quello che voleva.
    Adesso le dirò tutto ed immediatamente l'immagine di ciò che era successo pochi minuti prima si materializzò nella mia mente. Non avevo bisogno di parlare per farle capire l'ascendente che aveva su di me, mi sarebbe bastato guardarla e far scorrere liberamente le parole attraverso i pensieri. Le sue labbra erano la concretizzazione della paura e nello stesso tempo si prendevano la libertà di diventare la bocca più bella che avessi visto. Feci l'ennesimo respiro profondo e decisi che nonostante tutto non avrei mai potuto impedirmi di parlare ed essere completamente sincero. Mi chiamerai illuso e ridicolo, il preambolo era d'obbligo prima di finire la mia dichiarazione, sei l'essere più bello che io abbia mai visto e non sei a scuola... una piccola pausa per riprendere il fiato. Non ho cose che m'importano da perdere e qui la sfacciataggine era cresciuta a dei livelli difficili da calcolare con una logica umana. Baciami e non preoccuparti delle conseguenze, perchè, se morirò dissanguato sarò morto inseguendo qualcosa che è divenuta per me un'ossessione. La guardavo mentre silenziosamente studiava la mia persona e costruiva la sua personale versione di quello che veramente stessi cercando, ignara che dalle mie labbra usciva quasi sempre solo e solamente la verità.


    Edited by Rock'N Roll Boy - 2/7/2017, 23:41
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    . Odile aveva ascoltato, sorridendo appena di quel complimento , si era avvicinata lentamente, per poi poggiare le braccia intorno al collo del mortale e una mano dal tocco gelido tra i capelli bruni dello stesso
    << Sfacciato, mi piacciono i tipetti focosi>> aveva sussurrato lenta al suo orecchio per poi poggiare la sua testa nell’incavo della spalla dell’altro.
    Rimirava la linea netta della mascella del ragazzo, il profumo di vita che emanava insieme alla disperazione ma quello che continuava a colpirla era l’assoluta mancanza di auto conservazione che l’altro pareva mostrare così ostinatamente in tutto ciò che faceva o pronunciava
    << Ossessione >> aveva sibilato Odile, passando le dita affusolate e candide sulla bocca di Eric
    << Ossessione>> continuò per poi premere le labbra contro quelle dell’altro, la sua lingua inumidì appena la bocca chiusa di Young, per poi obbligarlo a schiudere le sue labbra, facendo incursione così nella bocca, andando a cercare la lingua dell’uomo prima con un tocco leggero, poi con più foga, foga crescente che le portò inevitabilmente un brivido lungo la schiena, strinse la mano tra i capelli bruni del ragazzo spingendolo sempre più a se fin quando, i canini affilati, non forarono il labbro inferiore di Eric, facendo entrare nella bocca di Odile un forte sapore di ruggine, sangue.
    In quel momento l’eterna si staccò rapidamente, avrebbe rischiato di ucciderlo e non era saggio per tutte le ragioni che aveva precedentemente constatato, meglio allontanarsi.
    Sospirò appena sbuffando
    << Troppo delicato>> sussurrò per poi lasciare la presa, fare qualche passo indietro, facendo ritornare le braccia sui propri fianchi, non smettendolo di guardare, neppure per un attimo
    << I tuoi desideri sono stati esauditi mortale>> ghignò appena



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    Quello a cui avevo tanto anelato successe, così, come se fosse la cosa più naturale e come se fosse tutto già stato scritto. Quando avvicinandosi cominciò a giocare con le mie labbra un lampo di luce illuminò la mia mente, i miei occhi chiusi rivedevano ciò che avevo da tempo tenuto al sicuro nel mio inconscio. La sua lingua interagiva coraggiosamente con la mia, non mi sarei tirato indietro qualunque cosa l'altra avrebbe voluto dalla mia persona. Interruppi un attimo quel contatto. OSSESSIONE, era il mantra che Odile aveva scelto per accompagnare quei momenti.
    Non ero più uno studente nella foresta, ero un giovane uomo con una ninfa in mezzo ad un bosco, le mie estremità non rispondevano più ai comandi, cercavano di toccare quanto più possibile di quel corpo perfetto. Un lampo di luce. le mani premute sui suoi seni. Un lampo di luce, la sua vita stretta in un abbraccio morboso alla mia. Non sapevo fin dove sarei arrivato, non sapevo fino a quando il mio corpo avrebbe mantenuto il comando su quai deboli dubbi che ancora persistevano.
    Ero troppo delicato, avevo avuto un assaggio, ora volevo tutto il dolce.Dimmi, la guardai implorante mentre commentava il mio essere a suo dire "troppo delicato",come posso esaudire i tuoi? Le possibili risposte non mi preoccupavano minimamente, sarei morto, avrei perso l'anima, l'avrei fatta mia. Insomma, avrei fatto di tutto pur di compiacerla come lei aveva compiaciuto me. L'eventualità di una sua incursione nel castello si materializzò fra le opzioni, non dissi nulla sicuro che avrebbe capito fin dove volevo arrivare. Troppo tardi per credere ancora nell'amore romantico, troppo presto per dirsi del tutto disilluso nei riguardi di un'altra possibile donna o creatura leggendaria che fosse.Se non ti è chiaro ho detto tempo fa addio al pudore e all'autoconservazione, mi ritengo un edonista e farei DI TUTTO per non farti dimenticare della mia persona. Era talmente elementare da sembrare scontato, io avrei voluto rivederla e di conseguenza avrei fatto di tutto perché questo accadesse.
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    Il mortale aveva osato fin troppo , indugiando in un contatto col corpo di lei che non era stato chiesto dalla stessa. Si era sottratta, allontanandosi appena, mentre l’altro sembrava perso in un delirio, un’estasi tutta sua , avrebbe potuto entrare serpentina nella sua mente, preso com’era da quel momento, neppure se ne sarebbe accorto, non opponendo quindi la minima resistenza ma decise di lasciarlo fare, standosene lì, attenta in ascolto delle parole che l’altro le poneva sotto forma di domanda. E così voleva esaudire i suoi desideri? Come pensava un ragazzo, un mortale, di poter soddisfare, seppur minimamente, i desideri di una creatura eterna e forte abbastanza da spezzargli il collo con una sola mano.
    Odile alzò appena un angolo della bocca per poi sussurrare
    << Non toccarmi Young, se non sotto esplicita mia richiesta>> la donna aveva pessimi ricordi dei suoi unici contatti con il genere maschile, risalenti a quando era ancora invita, avevano preso da lei senza neppure chiedere, con forza e rabbia e seppur quella vita fosse finita e lontana , in lei l’onta subita era ancora fiamma ardente, che scoppiettava quando qualcuno del sesso opposto tentava di toccarla senza che fosse stato richiesto da lei stessa.
    Rise Odile quando l’altro le confessò di non voler essere dimenticato, era quasi assurdo credere che una creatura come lei potesse non dimenticare, non tanto per la passione o la bellezza di Eric, quanto per la sua eternità, aveva visto già così tanto e tanto altro aveva ancora da vedere che le risultava impossibile credere di non dimenticare quell’incontro, seppur piacevole, con il mortale.
    << Chiedi molto, forse troppo, non convieni con me? Cosa potresti darmi per non farti dimenticare?>> aveva chiesto. Una domanda dalle mille risposte quella, eppure solo una si sarebbe rivelata quella esatta, ora stava a Young, se era così in gamba come ostentava di essere, sarebbe riuscito .
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    La sua domanda era una vera e propria sfida, lei sapeva di averla posta ed aspettava con un'espressione beffarda il mio misero fallimento. Erano infiniti i modi in cui avrei potuto rischiare di darle ragione, un'unica risposta accettabile mi ronzava per la mente e lo sapevo come come se l'avessi imparato a memoria, lei non avrebbe apprezzato e non avrebbe colto la portata di quello che le stavo per proporre. Lei poteva leggere nei miei pensieri, io non riuscivo a cogliere nessun tipo d'indizio. Le sue parole non mi aiutavano, il suo sguardo impenetrabile non mi avrebbe guidato da nessuna parte.
    Per una notte,cominciai con la voce che era un sussurro appena udibile,sarò tuo. Ero stato io il primo a stupirmi di quella conclusione, nata spontaneamente dalle mie labbra. Cosciente che non avrebbe pensato che a come uccidermi con il massimo piacere da parte sua e la più grande umiliazione possibile nei miei confronti.
    Non ero ancora totalmente disperato, il mio dono forse mi avrebbe permesso di provare qualcosa di simile alla devozione e al profondo amore che avevo provato nei confronti di Eris.
    Mi avvicinai, non c'era bisogno di rispetto, mi ero appena suicidato e da quel momento in poi i residui dell'autoconservazione avrebbero giocato a nascondino insieme al mio amor proprio ed alla mia dignità.Rispondimi, anche con un no, non lasciarmi così. Avrebbe sentito a chiare lettere quell'implorazione, avrebbe sentito il sangue affluire copiosamente al cuore e rendermi simile ad un gustoso dolce. Finalmente qualcuno sta per fare quello che avresti dovuto fare mesi fa. Era tutta per lei, quella rabbia non poteva che dirigersi verso la fonte della mia avventatezza.
    Cosa aspetti? Le dissi con le parole, dimenticandomi di usare solo la forza del pensiero per comunicare,se mi indichi cosa vuoi posso renderti più facile il compito.. Si, era una visione estatica quella del mio futuro carnefice che mi guardava con l'espressione più annoiata e priva d'interesse che avessi mai incontrato.
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    La prima risposta del mortale giunse rapida alle orecchie di Odile pronta all’ascolto, riposta che si rivelò sbagliata e quasi deludente, davvero credeva che lei potesse aver pensato a quel tipo di soluzione? Che potrebbe farsene un’anima dannata come la sua di un piacere simile, un piacere che si è praticamente annullato appena la vita ha lasciato il corpo dell’eterna.
    La sua bocca si arriccia in un sorriso sarcastico che esprime tutto il disprezzo per la categoria a cui appartiene Young e tutta la pena che prova per la risposta data così rapidamente
    << Uomini>> sibila con la voce quasi gracchiante per poi aggiungere in un soffio << Non è certo una notte con te che potrebbe non farti dimenticare>>
    Lo aveva osservato avvicinarsi e poi di nuovo la sua voce, stavolta infiltrata nella testa di Odile, non serviva di certo parlare con una creatura come lei e , almeno questo, lo studentello pareva averlo compreso, era in un gesto disperato, nella salvaguardia dall’ombra di una possibile umiliazione che quello l’aveva incitata a rispondere provocandole una risata
    << Pensi davvero di poter dettare tempi ?>> chiede la non morta con una sola emissione di fiato, altre parole scorrono rapide nella sua mente, parole che però il mortale non dedica lei ed hanno il dolce sapore della sconfitta, dell’illusione, del sogno infranto , della comprensione dell’inesistenza di quel sentimento che così tanto i mortali si affannano a ricercare: l’amore. Oh l’amore quale pena, quale piaga terribile per l’anima che lo accoglie, ancor più se non ricambiato, ancora peggio, come in quel caso, se non più ricambiato.
    Di nuovo Young decide di concedersi il lusso di metterle fretta, di non attendere affatto che sia lei a prender parola, la esorta a comunicare diretta ciò che sta cercando, ciò che vorrebbe da lui
    << Quanto ti affanni Eric Young, quanto affanno in tutto ciò che fai per scappare da te stesso e dalla tua scelta sbagliata>> sibila in direzione dell’altro rigirando , quasi annoiata, il dito nella piaga
    << Potresti cominciare con l’essere meno sicuro di te stesso ad esempio >> sussurra << Più servile>> conclude sorridendo maligna ed è un piano perfetto quello che le si sta dipanando nella mente folle e contorta.

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    Era sicuramente inevitabile e avrei dovuto immaginarlo prima di prendere la parola. Odile non voleva saperne di scambiare qualsivoglia effusione con il sottoscritto e certamente l'idea di avere a che fare con me in un determinato senso, quello che sottintendevo parlandole così, la schifava ed era il modo più efficace per allontanarla dalla mia persona. Aveva ragione, sono un illuso e sono stato avventato. Non le avrei mai e poi mai dato la soddisfazione di sentirmi ammettere i miei errori e ritornare sui miei passi con la coda fra le game. Rimasi immobile, occhi sempre nei suoi, mentre m'indicava come comportarmi. Più servile, le sue parole rimbombavano nelle mie tempie mentre non trovavo nulla di adeguato da rispondere.
    Avrei dovuto sopprimere ogni impulso, in particolare quello di ribellarsi a quell'ordine talmente spudorato da avvicinarsi, come indelicatezza, alle mie proposte scomode. D'altra parte, se è questo che vuoi..Sarò più servile, le dissi abbassando gli occhi e sforzandomi di svuotare la mente da qualsiasi tipo di pensiero. Non pretendevo che non percepisse il nulla totale, perlomeno che non avesse un'idea precisa su quelle che volevo portare a termine comportandomi così.
    Dovevo cominciare ad essere più servile, abbassai lo sguardo e cominciai a fissare intensamente gli stivali di cuoio scuro che indossavo.Comandi padrona, sussurrai mentre lentamente mentre mi raccoglievo i capelli liberando le spalle mordicchiandomi il labbro inferiore. Vizio probabilmente acquisito e difficile da eliminare fra i gesti che mi contraddistinguevano. Non avrò altra occasione d'interagire con una ninfa, una divinità, una così potente e terribile bellezza.Avevo finito, avevo detto la verità, dal mio punto di vista non avevo nulla da perdere e di conseguenza nulla da dover proteggere a scapito della mia momentanea felicità, per quanto effimera questa potesse essere. Avevo inseguito il piacere per tutta la vita e nulla mi avrebbe convinto a diventare un ragazzo con più alti ideali.
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    OdileBuchard
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    Odile arricciò appena le labbra in una smorfia, quasi le dispiacque di come l’altro si era abbandonato ai suoi comandi così facilmente, docile come l’animale ferito che era , quasi le suscitava una certa pena, sempre che una creatura come lei potesse provarla, forse solo riflesso di una vita mortale abbandonata da tempo.
    Rimasero in silenzio entrambi, per attimi che parvero infiniti ad un Eric nervoso, che continuava a mordicchiarsi il labbro inferiore, perfettamente indifferenti per una Odile che aveva tutto il tempo di questo mondo di fronte a se , si avvicinò tranquilla poggiando le dita fredde sulla pelle calda del viso dell’umano, mentre le labbra rosse si posavano leggere sul collo altrui, rimase ferma, in quel tocco appena accennato, a sentire le vene gonfiarsi sotto la spinta continua del sangue pompato con vigore dal cuore, non tirò fuori i canini però, non accennò neppure a forare la delicata epidermide che la separava da quell’ambrosia colo rubino, se Eric fosse attento sentirebbe le labbra dell’altra schiudersi brevemente in un bacio per poi allontanarsi nuovamente.
    << Davvero ti andrebbe bene se io ti uccidessi?>> chiese sedendo su un masso poco distante, le gambe accavallate con delicatezza, le dita si tuffarono per qualche istante nei capelli ramati e lunghi per ravviarli, per poi tornare sul suo grembo
    << Non hai una famiglia? Qualcuno per cui restare?>> Odile lo guarda, non cercando alcuna risposta nella mente dell’umano, semplicemente attendendo che sia lui a darle quelle informazione, le pareva impossibile che l’altro non avesse nessuno che lo amasse, nessuno di davvero importante
    << Anche io ho qualcuno che amo e per cui ho accettato questa condizione, possibile che tu non abbia nessuno a trattenerti ?>> lo incalza quasi curiosa, è un ragazzo estremamente giovane eppure l’aura che lo circonda, che circonda ogni sua parola, sembra essere triste , sconfitta e amareggiata come quella di un adulto. Inutile dire che la incuriosisce o lo avrebbe già ucciso.


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