L'abisso invoca altro abisso.

Il passo leggero quasi come se non toccasse il suolo su cui incede lenta, inesorabile come l’oscurità che la circonda. Passo dopo passo verso un luogo qualsiasi lontano dalla noia di un’eternità immutata nel suo essere.
Odile vaga silenziosa per le vie di Spooky Village dove vi è la sua casa, anche se la detesta con tutte le sue forze, più in generale odia l’Inghilterra, si è spostata dalla Francia solo per cercare sua sorella
<<odette>> sussurra puntando la lingua contro i denti per evidenziare le consonanti del nome che tanto odia ma che tanto ama allo stesso tempo. Immediatamente un corvo, il suo, richiamato da quel nome, si posa su sul indice che funge da trespolo per la nera creatura, per poi continuare a camminare senza una vera meta, in cerca di qualcosa sempre, nella bramosia di avere sempre di più di ciò che ha.
<< Cicatrice>> sussurra poi nuovamente per fermarsi di scatto, si guarda intorno, non sembra esserci nessuno ma lei sa, ha sentito, percepisce una presenza nelle ombre, un mortale, è incuriosita
<< Cosa fai qui mortale?>> chiede all’apparente nulla, volgendo un sorriso truce alla sua sinistra dove una figura ora sembra apparire dalle tenebre
Odile non sembra affatto turbata, continua nel suo incedere, verso una panchina mal ridotta poco distante, siede lentamente per poi lasciare andare il corvo e poggiare le mani affusolate e pallide sul grembo
<< Mostrati>> sussurra melliflua e sibillina aspettando che l’altro obbedisca

Ride appena quando l’altro la chiama pipistrello, interessante, interessante modo di vedere le creature come lei. Reiette, condannate.
<< Dovresti mostrarti per semplice educazione, cos’è a voi inglesi non la insegnano?>> dice stizzita rimarcando ancor di più l’accento francese già di per sé afferrabile, prova a forzare la sua mente, di nuovo, ma l’altro la chiude fuori.
<< Complimenti>> dice poi limitandosi ad accavallare le cosce perlacee quasi annoiata, non le interessa poi molto di chi sia l’altro, è più incuriosita sul motivo della sua visita in quel luogo abitato unicamente da creature sue simili
<< Non puzzo di cane in ogni caso>> dice secca e stizzita per poi alzarsi ed andargli incontro, senza però attaccarsi troppo a lui, non vuole metterlo in attacco, non è quello che sta cercando stasera, altre noie da risolvere. E’ qui per ben altro motivo e gradirebbe non tirarsi dietro altre gatte da pelare.
<< Sono una donna, mi sembra abbastanza chiaro >> conclude lentamente, esasperando ogni lettera, rendendo quella frase lunga un secolo ma d’altro canto lei di tempo ne ha, quindi chi la costringe ad essere rapida? Sa bene a cosa si riferisca la domanda dell’altro ma decide deliberatamente di non dargli alcuna riposta.
Rapidamente poggia una mano pallida sotto la stola, afferrando la bacchetta, senza però accennare a volerla usare.

Odile piega la testa verso sinistra, quasi a volerlo guardare meglio, da una diversa prospettiva, quando poi sente la risposta dell’altro ride di gusto, interrotta solo da singhiozzi di pianto. Ride e piange Odile perché è ciò che quel ricordo le provoca.
<< Morti. Li ho uccisi io>> singhiozza inizialmente per poi sorridere quasi divertita da quella confessione che sta facendo all’estraneo di fronte a se << Morti, morti , morti>> continua canticchiando mentre salta in tondo girando su se stessa battendo le mani allegra
<< Puzzi come un inglese, se non lo sei, sei qui da troppo tempo>> continua poi cambiando completamente discorso, come se il precedente neppure fosse esistito. Si allontana di nuovo a passi lenti quasi rattristata come se la frase dell’altro le avesse ricordato qualcosa che vuole dimenticare, era. Lo era.
<< E’ stata solo colpa di quelli come te>> conclude secca sedendosi di nuovo e invitando l’altro a sedere accanto a lei
<< Cosa cerchi qui?>> sibila poi decisa a farlo andare via da quella che lei reputa essere la sua zona.
Oh povera Odile, condannata ad un’eternità che non hai chiesto tu di avere, maledetta per sempre nella solitudine dei tuoi giorni.

La donna ascolta le labbra scarlatte appena schiuse, come un fiore che si apre alla vita per la prima volta, per poi sussurrare un sibilante ed esasperante
<< Uomini>> in risposta all’altro che sembra interessato di chi fossero quel gruppo a cui lei l’aveva accostato con poche enigmatiche parole. Come una sfinge con i suoi indovinelli, così Odile chiude la sua mente con facilità a chiunque tenti di provar a vedere qualcosa, lui non lo fa, rimane lì al suo posto. Non cerca di penetrare in nessun ricordo dei più cari. A nessuna informazione. La bocca di Odile si apre poi in un ghigno sinistro, certo, sapeva che non lo avrebbe mai detto
<< Sicuramente, sei un uomo pericoloso>> sussurra mentre tenta di scavare nei ricordi dell’altro ma quando sembra aver trovato qualcosa quello la rinchiude fuori nuovamente
<< Capelli color grano>> sussurra Odile in un fremito tra piacere e fastidio << Non dovresti metterti in pericolo Tedesco>> conclude poi e con un gesto richiama il corvo sulla sua spalla
<< Perché parli con me se nel tuo cuore c’è solo disprezzo per le creature che rappresento?>> chiede ridendo appena

Sorrise felice, gli occhi sbarrati, quando quello citò un filosofo che lei stessa conosceva bene
<< Oh e tu saresti l’oltre uomo? Beh penso che io sia l’oltre uomo, oltre la morte, non trovi?>> chiese ridendo. Tutto aveva un senso nella follia apparentemente insensata di Odile, nella sua mente figure si disegnavano anche senza che lei lo volesse a volte, riusciva a sentire il battito calmo dell’uomo che aveva di fronte, lo scorrere del sangue rapido, concitato, doveva essere una persona estremamente testarda il tedesco, a giudicare da quanto era testardo il suo sangue nello scorrere così freddo eppure così rapido.
Rise quando quello, con un incantesimo non verbale la fece ritrovare avvolta tra le corde, nulla era normale nelle reazioni di Odile, non erano certo due corde a spaventarla, ne aveva passate di peggio, anche nel suo corpo mortale, privato del suo virgulto, un fiore prezioso colto distrattamente e con rabbia. Non reagì minimamente, non tentò di liberarsi, non tentò neppure di contrattaccare persa nelle sue stesse grida di quella notte che l’aveva costretta a diventare ciò che era
<< Vuoi giocare con me?>> rise poi pronunciando quelle parole con un chiaro segno di insensata allegria, come una bambina che gioca con la sorella a nascondino, così Odile vedeva l’altro, un compagno di giochi. Mosse appena le mani sulla corda ruvida, accarezzandola leggera
<< Così non è molto divertente però>> aveva poi sussurrato imbronciata

Gli occhi di Odile si fanno tristi, rimane imbronciata per poi ascoltare le parole dell’altro, non gli da torto, anche a lei fa schifo essere com’è
<< Non sarei così se fosse stato in mio potere scegliere sai?>> sussurra in un soffio per poi con un gesto rapido, troppo rapido perché un umano lo percepisca, prendere la bacchetta <<diffindo>> e tornare libera. Rimane immobile però, non da segno alcuno di voler contrattaccare l’uomo, sembra dispiaciuta più che altro, come una bambina a cui hanno detto che ha un brutto paio di scarpe.
In silenzio il corvo ritorna da lei, poggiandosi sulla sua spalla, si alza con l’intento di andarsene ma in un attimo un nuovo gioco le sfiora la mente labile.
<< Guarda>> sussurra per poi far entrare con dolcezza Andreas nella sua mente, mostrandogli i suoi ricordi più vividi, sua sorella, il voto infrangibile fatto da sua madre, la sua morte e lei ora, per poi rinchiuderlo di nuovo fuori
<< Lasciami in pace>> sussurra in un soffio sedendosi nuovamente e fissando il vuoto immenso della sua follia

Sente appena quello che lui sta blaterando riguardo al sprecare sangue magico, non le interessa, discorsi sentiti già, sua madre li faceva di continuo a lei e ad Odette, la stessa madre che l’aveva venduta, che aveva venduto la sua anima e per cui ora stava per essere uccisa dall’uomo.
L’altro sferrò un sectumsempra, comparve appena un taglio sul braccio di Odile, l’altra sorrise appena, era quasi completamente immune alla magia oscura e di certo lui non era un mago da magia bianca, assolutamente.
<< Oh, il mio braccio preferito, adoro questo pezzettino è tenero>> sussurra lei brontolando e guardando il punto tra la clavicola e la spalla per poi roteare gli occhi
<< Perché siete dannati ottusi voi mortali?>> esordisce poi cambiando completamente tono di voce, non sembra neppure la stessa persona che ha parlato fino a quel momento, l’espressione si fa seria, la mano va rapida sulla bacchetta per poi essere ruotata con un gesto netto
<< Artis Tempurus>> sussurra poi evocando un vortice di fuoco che va spingere verso l’altro
<< Smettila>> sussurra con gli occhi ormai ridotti a due immensi pozzi neri e la voce che trema

L’altro neutralizza il suo incantesimo evocando l’aguamenti, che spegne il fuoco uscito dalla bacchetta di Odile, per poi andare verso di lei
<< Sei serio acqua?>> sorride Odile tirando su uno scudo evidentemente riconoscibile come un protego, per poi con un’agilità del tutto un umana, spostarsi verso sinistra, muovere rapidamente il polso per poi sussurrare
<> se l’incantesimo dovesse riuscire a colpire il braccio dell’altro il risultato sarebbe praticamente letale , è chiara la sua volontà di non ucciderlo, altrimenti già gli avrebbe spezzato il collo prima che lui riuscisse ad accorgersene << Rimanere senza ossa non è una buona mossa>> dice Odile ridendo in una filastrocca inquietante , mentre resta ferma, concentrata sull’obiettivo. Ride appena ma sa perfettamente che il mago che ha davanti ha potenzialità, molte e quasi le dispiace dover combattere l’uno contro l’altro, nella sua testa questo tipo di cose non hanno alcun senso.
<< E’ un peccato , saresti un ottimo alleato per noi>> sussurra lei sibillina