Dark Sunny Sunday

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    Mi stavano dicendo di aspettare da circa 40 minuti, ed io cominciavo ad essere visibilmente seccato e scocciato. Era una procedura che probabilmete non conoscevano nemmeno loro motivo per il quale continuavano a rimbalzarmi da un ufficio ad un altro, come se tenermi d'occhio burocraticamente parlando interessasse più a me che a loro. Fosse per me sarei potuto tornare a casa, nel mio confortevole e silenzioso ambiente, senza che questi pinguini impomatati potessero scansarmi, e nonostante il Ministro fosse Moon e le cose non andassero proprio come un classico ministero, lo vedevo che la gente non mi si sedeva vicino.
    Avevo chiesto allora di venirmi a chiamare nella zona bar dove almeno avrei potuto sedere, leggere il mio Paradise Lost e bere del caffè mentre sottolineo frasi come: Oh, meglio Re all'inferno che Vassallo in cielo. Sembrava che la procedura per farmi uscire e ripulire non sarebbe stata così semplice come immaginavo, e a quanto pare nessuno era stato mai ripulito, motivo per il quale trovavano persino difficoltà loro a sbattermi ovunque. Avrei aspettato un'ora, un'ora e mezza e poi me ne sarei andato.
    Era una vita che non vedevo Ezekiel, e se non mi aveva nemmeno telefonato, o inviato un gufo per festeggiare il fatto che la legge avesse fatto il suo corso forse qualcosa non andava. Avevo scritto una lettera a Michael, una a lui, ma la seconda mi era tornata indietro. Non potevo fare troppo altro, era grande abbastanza per cavarsela, ed in casa, se non l'avevano confuso con Igor o altri, non mancava poi da molto. Insomma mi sarei fatto il problema tra un po', quando sarebbe sembrato troppo strano anche a me.
    Do un altro sorso di caffè, mentre gli occhi sono ancora coperti dai grossi occhiali da sole che mascherano uno sguardo stanco che non mi aiuterebbe a farmi avere la libertà che mi spetta, al massimo mi ricoverano come untore di chissà quale malattia.
    Il libro era sollevato sul tavolo, tenuto aperto solo dal pollice schiacciato al centro della centoventesima pagina aperta, la frase sotolineata ad inchiostro recitava: Il Diavolo | rimase vergognoso, e intese come il bene sia tremendo, e vide | come nella sua forma la virtù sia amabile.
    Soffio sulla superficie del caffè in religioso silenzio, strofino le labbra tra loro lentamente, scorrendo le pupille sulle pagine stampate della versione tascabile. Letture, diceva Makenzie, che erano noiose solo dal titolo. Un po' come me.
    Alzo gli occhi quando dalla porta esterna, due auror probabilmente, conducono un uomo giovane sulla ventina che sbatte i piedi urlando che è un complotto, lo urla forte, tanto che sono costretti a sollevarlo di forza, quello continua a scalciare come se non se ne fosse minimamente accorto. Continuano su linea retta e spariscono oltre il muro, oltre la mia vista.
    Quando torno al mio libro lo faccio voltando la testa, qualcuno ha occupato il posto davanti a dove sono seduto. E' la ragazza che ho incontrato poche settimane fa, l'amica di Ezekiel. Mi chiede se il posto è libero, dico "Così pare" vista la difficoltà che ho a dire: si.





     
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    Era davvero una mattinata impegnativa, ci si spostava da una parte all'altra dell'ufficio pensando che fosse l'ultima, invece era solo la penultima prima della successiva penultima.
    Un cirvolo vizioso dalla quale non se ne usciva mai.
    Per di più che dalla corte plenaria avevano mandato tre pratiche di cui una era mia
    -Siete pazzi- avevo detto l'oro - ma come faccio a prepararvi tutto per domani?- il malcontento generale regnava sovrano ma non mi sarei fatta abbattere l'entusiasmo.
    Credevo molto che parte di questo malumore fosse dovuto alla richiesta di ferie di quella mattina, neanche gli avessi citato un versetto delle ultime memorie di satana.
    Ero pronta a sedermi, ma prima mi sarei andata a prendere un caffè, quando una donna, bassa e massiccia mi aveva affiancata con un foglio in mano.
    -Devi portarlo al signor Blackwood, sta aspettando di sotto-
    Ezekiel? mi ero chiesta scorrendo veloce le scritte sul foglio.
    No, non era Ez, ma avrei potuto chiedere al fratello se magari sapeva dove fosse finito.
    Così quando lo individuai mi affiancai tranquilla - è libero?- gli chiesi, mi rispose senza guardarmi così mi sedetti - salve- lo salutai - si ricorda di me? Sono Caterina, ci siamo visti tempo fa ... sempre qui. L'amica di Ezekiel- magari si ricordava anche se dall'espressione sembrava proprio di no.
    -Io ho qui con me il foglio che ha chiesto, ma prima che se ne vada vorrei farle due domande .. su suo fratello-
     
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    Non è che non mi ricordassi, è ovvio, uno dei miei punti più forti meno possibili nell'emulazione era la memoria, la capacità di ricordare ogni dettaglio, la capacità di notare quella cosa, quella cosa minuscola anche vedendola una sola volta, figurarsi un viso. Gli occhi distanti, questo aveva l'amica di Ezekiel, l'avevo pensato la prima volta, e lo pensavo anche adesso. La distanza tra i due occhi non è di certo motivo di bruttezza, ma è un tratto talmente particolare che non si può dimenticare, dovresti essere cieco. Lo so perchè è un tratto che contraddistingue me come unico dei consaguinei Blackwood. Il pollice della mano sinistra rimane tra le pagine del libro, e mi attardo a guardarne più particolari di quanto mi spetti in realtà, lei di certo lo sa, tutti lo sanno, mi piace da morire guardare.
    Makenzie aveva detto una volta che non sempre la faceva sentire a suo agio il modo in cui la guardavo, sembrava volessi rivoltarla come un calzino. Era così, e così stavo facendo adesso. Ha delle linee così sottili nel contorno occhi che può avere uno, due, massimo tre anni più di Makenzie, ma sapete, le brune dimostrano più velocemente gli anni che hanno, soprattutto se strette in vestiti che dovrebbero indossare solo compiuti i quaranta. Quindi, la ragazza davanti a me ha esattamente ventidue anni. Caterina. La pronuncia italiana del proprio nome è così lontana dall'inglese che non può che avere origini della vecchia penisola al sud dell'Inghilterra. I tratti degli italiani sono l'essere colorati, tendono a far casino, buoni lavoratori, poco pazienti e parecchio invadenti. Il modo in cui si è seduta al tavolo ostentando educazione prima di dirmi che doveva rivolgermi altre domande mi lascia solo avere ragione.
    Bevo un sorso di caffè, poco, dopo averci soffiato su di nuovo.
    Apro di nuovo il libro e lo poso sottosopra sul tavolo, le labbra a baciar il legno scuro. Allungo la mano verso la sua, chiedo il foglio che ha in mano "Vorrei prima il foglio, ne va del mio umore" avevo inoltrato la richiesta in tempo e se mi avessero negato una cazzo di fuga sarei impazzito stavolta, e perchè lo dico con tono pacato niente significa, se il grosso timbro con REJECT fosse stato presente, allora le avrei solo di avere un po' di pazienza, perchè mio fratello sarebbe stato l'ultimo problema di quel ministero quella mattina.
    Il timbro non c'era, scorro con gli occhi il foglio, la domanda era stata accettata, con una serie di condizioni fattibili, non sorrido, non ho nessuna reazione, non si vede che sono sollevato, ma lo sono. Piego il foglio solo dopo aver controllato i dati che mi riguardavano, data di nascita, numero di appartenenza, bacchetta, generalità. Lo faccio in silenzio, il foglio poi scrocchia sotto le mie dita, schiacciato, lo infilo nella tasca interna e torno a guardare lei, che non si è mossa di una virgola.
    La guardo negli occhi, per un tempo così lungo che trovo quasi immotivato, ma lo faccio perchè ne voglio vedere la reazione, è divertente farlo quando l'idea è di avere uno squalo a pochi centimetri da te, senza vetri a dividervi. Abbassa lo sguardo dopo molto, per essere una ventemme, la nuova generazione ha davvero poca paura. "Sia" le dico portando alle labbra il caffè "Nessuna domanda stupida" odio le domande stupide.

     
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    Ezekiel non aveva mai voluto presentarmi il fratello.
    Perchè era pericoloso, perchè aveva timore che mi potesse fare del male, almeno questo era sempre stato il mio pensiero.
    Ma ora che lo avevo davanti, se non fosse stato per il plico di roba infinita di cui era accusato, non avrei mai pensato che sarebbe stato saggio temerlo.
    Si somigliavano così tanto che probabilmente lo avrei anche potuto apprezzare e, come mio solito, dimenticare le pecche umane che lo caratterizzavano.
    Sentii il suo sguardo su di me ma questo non mi creò il disagio opportuno, perchè lo faceva sicuramente per carpire, senza l'uso della parola, quanto più informazioni possibili sul mio conto.
    Glielo lasciai fare, mi ero presentata lì come amica di suo fratello, una amica di cui non aveva mai sentito parlare.
    Apprezzavo questa qualità nelle persone, riuscire a capire solo osservando, io non ne ero capace.
    O meglio, lo ero solo con chi volevo io e nella maggior parte delle volte erano persone che amavo.
    Abbassai lentamente lo sguardo sul libro che veniva posato sul tavolo, il segno che poco prima era stato tenuto dal suo dito ora sarebbe rimasto perchè totalmente aperto sul ripiano.
    -Prego- gli dissi lasciando che il foglio scivolasse tra le sue dita.
    Aveva ottenuto quello che voleva, doveva essere come minimo ben disposto.
    -Il Ministro Moon si raccomanda il rispetto di quelle piccole postille- gli avevo detto “no che non glielo dico, e se poi mi ammazza seduta stante?” il ministro aveva sorriso e con un sentito “non lo farà” aveva lasciato la stanza richiudendosi la porta dietro.
    Bene, ora avremmo scoperto se aveva avuto ragione o meno.
    In compenso non smise di fissarmi.
    In un altro momento,se fosse stato un'altra persona, me ne sarei uscita con un sentito “Bè? Che hai da guardare” ma siccome sappiamo tutti di chi parliamo .. inizialmente mantenni lo sguardo, poi conscia che non si sarebbe arrivati da nessuna parte lo distolsi.
    -Non voglio farle domande stupide, voglio solo sapere che fine abbia fatto. Se lo ha visto di recente o se, come nel mio caso, parliamo di mesi di assenteismo. Non ha risposto nemmeno alle missive, e non è da lui. Sono preoccupata.-
     
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    Postille.
    Quando leggo il foglio di via che mi permetterà di soggiornare all'estero per un piccolo periodo per capire se io sia o meno in grado di allontanarmi dal territorio senza fare danni. Le postille di Michael erano relative al rientro, erano relativi ai souvenir che voleva ed erano relativi a smile con la piuma di cui non capivo il senso. Postille.
    Postille, penso mentre piego il foglio e non fatico ad aimmaginarmi già su una sdraio a guardare il mare, a prendere il sole, finchè accaldato non avrei fatto un bagno nell'acqua fredda che mi avrebbe ricordato l'oceano, quel posto di merda da dove vengo. Non faticavo ad immaginarmi avvinghiato in quel bagno enorme alla mia bella infermiera, non faticavo ad immaginare quante volte sarei stato dentro di lei, e non era impossibile che ora lo stessi pensando tanto al punto che mi ritrovo a farmi più avanti col bacino, poso i gomiti sul tavolo, e la guardo.
    Chissà che tipo da sesso è. Di certo non come lei.
    "Non lo vedo da un po'" oh no, lei era talmente diversa da ogni cosa, nessun freno, gli stretti necessari per non farsi chiamare puttana. E nonostante tutto riuscivo sempre a sentirmi appagato, e lei, non vedevo l'ora di metterci le mani proprio adesso tornando a casa.
    Mio fratello era sempre stato un tipo parecchio indaffarato, ed a mia differenza, adorava starsene in giro a far cose. Adorava fare un sacco di cose, mentre io in realtà ero sempre facilmente reperibile, adoravo quattro mura. Quel che ci accomunava era che se volevamo sparire eravamo bravissimi, e nessuno ci avrebbe trovati facilmente. Non avevo motivo di pensare che mio fratello potesse essere preso contro la sua volontà, per aspetti particolari era peggiori di me, ma in altri ineccepibile, e non avrei mai creduto ad altro che ad un allontanamento volontario.
    "Sapevo che era a Londra" dico brevemente alzando le spalle. Se non vuole essere trovato ci sarà un motivo, mi fido di lui.
    "Lui sa sempre cavarsela, magari ha solo da fare" glielo faccio comprendere, quasi certamente sarà una delle sue innumerevoli pretendenti, non sono cieco per un periodo c'è stato un via vai che nemmeno con dei biglietti gratis di un concerto.
    "Altre domande?"

     
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    Non è la risposta che vorrei sentirmi dire eppure è quella di cui sicuramente dovrò accontentarmi.
    Del resto non mi pare abbia senso insistere quando è chiaro che Mr Blackwood non vede l'ora di andare via.
    L'unico indizio che pare darmi è che si trovava a Londra l'ultima volta che si sono sentiti, il che potrebbe essere un giorno fa, due, una settimana, persino mesi se non anni.
    -Probabilmente ha ragione- dissi dopo pochi attimi di riflessione.
    Se avessi avuto o meno altre domande probabilmente non gliele avrei comunque fatte.
    -Nessuna, le auguro delle buone vacanze, signore- detto ciò mi alzai e, con tutta tranquillità tornai dentro le mura del ministero dove con ogni probabilità avrei finito la giornata abbracciata a una tazza di cioccolata e al pensiero che Ezekiel fosse realmente sparito, perchè se con il fratello maggiore non si faceva sentire per tempi indescrivibili lo stesso non si poteva dire che lo facesse con me.
     
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5 replies since 18/6/2017, 17:02   69 views
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