Starting again

privata

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  1. Olympia~
     
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    In quell'ultimo anno aveva cercato di capire cosa l'avesse tenuta lontana dal nord e dal suo lavoro per così tanto tempo.
    Erano tante le cose su cui avrebbe dovuto riflettere, ma alla fine non era giunta ad alcuna spiegazione razionale... o forse si era rifiutata di farlo. Quando la relazione con Shane era giunta ad una conclusione, non ci aveva messo molto a decidere di impacchettare le proprie cose e cambiare aria.
    Tante erano le cose ormai cambiate a quel punto. Lei stessa era cambiata ed il rapporto con i bambini anche, era maturato. Era difficile credere che con i suoi undici anni Arthur fosse ormai prossimo ad andare in qualche scuola di magia, e Lilias... Lilias aveva appena fatto quattro anni e a lei sembrava passato solamente un giorno da quando era venuta al mondo.
    Con la ricorrenza del suo compleanno era stato impossibile non pensare ad Abel e al fatto che sarebbe dovuto essere lì con loro, a celebrare quella figlia di cui non aveva più notizie da troppo tempo.
    Lilias non faceva che chiedere di suo padre e quando avrebbe potuto rivederlo. Faceva male guardarla e rendersi conto di quanto si somigliassero. Aveva i capelli dello stesso biondo di Abel e, seppur gli occhi fossero quelli di Olympia, la sua stessa espressione quando pensava. Nel suo profilo rivedeva quello dell'unico uomo che forse aveva realmente amato in tutta la sua vita.
    La loro somiglianza finiva lì. Ad essere sinceri Lilias caratterialmente non somigliava a nessuno dei due. Era una bambina solare e piena vita, chiacchierava così tanto che era difficile farla stare zitta e rideva sempre. Non sapeva cosa fosse la timidezza ed era socievole ed estroversa con tutti. Difficile credere che quella fosse proprio la figlia di due Mangiamorte.
    Tornare al nord non era stato facile. Per un anno avevano vissuto in America, mantenendo un profilo basso, vivendo quasi nella normalità. Si era trasformata in ciò che non avrebbe mai voluto essere: una semplice madre di famiglia.
    Dopo tutto quel tempo aveva sentito la forte necessità di tornare alla vecchia vita, un richiamo fortissimo che non aveva potuto ignorare. La loro casa era ancora lì ad aspettarli, esattamente come l'avevano lasciata. Il suo lavoro... forse era ancora lì anch'esso.
    Era andata al ministero quella mattina per parlare con Michael, per farsi aggiornare su diverse cose e sapere se poteva riavere la propria carica di auror indietro. Non capo auror, quello no, non avrebbe aspirato a tanto dopo essere stata via per un anno.
    Fu lungo i corridoi che fece l'incontro più inaspettato della giornata. Effettivamente non aspettarselo fu abbastanza sciocco, anche lui lavorava lì ed era un normale giorno lavorativo. Eppure fu una sorpresa ed un colpo al cuore.
    Si scontrò con Abel non appena voltato l'angolo, si riempì i polmoni del suo odore, quell'odore che aveva ormai memorizzato, che avrebbe potuto riconoscere tra milioni.
    Poi indietreggiò, come se si fosse scottata con quel contatto, in fretta, turbata. Alzò lo sguardo su di lui, mordendosi il labbro, e lo studiò a lungo.
    “Abel...”, lo salutò poi rigidamente. Non si parlavano da secoli, non ricordava nemmeno quando fosse l'ultima volta che era accaduto. Non sapeva più nulla di lui, cosa avesse fatto in tutto quel tempo... se avesse trovato qualcun'altra...
    “E' passato molto tempo. Ti trovo bene...”
    C'erano così tante cose che avrebbe voluto dirgli e chiedergli, così tante cose da raccontare, soprattutto su Lilias, ma tacque, limitandosi a guardare quel volto che le provocava ancora tante emozioni confuse.
     
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    Mi sento a disagio senza la mia giacca, mi sento come se...
    come se stessi camminando nudo in mezzo a questo corridoio.
    E' assurdo!
    No, non il fatto che io vada in giro solamente con la camicia - beh anche quello - ma il fatto che io abbia voluto "donare" la mia giacca a Gabrielle.
    Ma cosa mi è saltato in mente?
    Devo aver bevuto qualche bicchiere di troppo per aver preso una decisione del genere, altrimenti non me lo spiego.
    Mi picchio la testa con il palmo della mano dandomi dello stupido e cercando di ignorare le risate di Cain che invece vorrebbe solamente avere la sua rivincita.
    Presto l'avrai, non ti preoccupare.
    Non ho intenzione di lasciarle la mia giacca a lungo.

    Sto per raggiungere l'angolo quando qualcuno mi viene addosso ed abbassando lo sguardo scorgo una testa bruna con il naso pianto proprio nel mezzo del mio petto:
    le afferro le spalle con le mani e senza alcuna cerimonia né delicatezza la sposto dal mio corpo.
    Cerco di ricordare dove ho visto questi occhi cristallini che non riescono a nascondere il suo turbamento, ma l'unica immagine che mi viene alla mente è quella di Londra.
    Ah giusto, faceva parte del gruppo che ci ha aiutati a prendere il ministero inglese...era una novellina all'epoca.
    Cerco di ricordare qualcosa di più sul suo conto ma non riesco proprio a metterla a fuoco, anzi sembra che la sua immagine sfocata mi sfugga non appena cerco di afferrarla.

    "Anni oserei dire..."
    Borbotto facendo un passo indietro per mettere spazio tra me e lei.
    Edda lo sapete che le smancerie non fanno per me.
    Non mi scuserò per esserle andato addosso e né le chiederò se si è fatta male.
    Poteva stare più attenta.

    "Mitchell, giusto?"
    Finalmente mi sono ricordato il suo nome, anche se non ha molta importanza dopotutto.

     
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