Arti Oscure

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    -Buon giorno ragazzi-
    Era una mattinata fredda come tante altre, la sua aula di arti oscure era la più calorosa, a voler essere simpatici, ma solo perchè si trovava centrale rispetto alle altre.
    Aveva parlato con Erika indeciso su cosa far cimentare i ragazzi quel giorno.
    Non era facile iniettare il sapere mantenendo un profilo basso.
    Insegnare senza distruggere arti oscure era come fare un torta di cioccolata a tre piani e non permettergli di apporre neppure una leccata.
    Ma il minore dei Carradine ci provava, aveva ormai capito che non tutti erano li con un insano sadismo nel fare del male al prossimo, e per quanto discutibile come scelta, quel giorno ci avrebbe provato, utilizzando quegli strumenti artificiosi che i suoi professori inglesi avevano usato con lui.
    Tornando al calore che avrebbero provato quel giorno, ciò che si accingeva a spiegare e a provare, di caloroso aveva ben poco, a parte il pulsare del sangue che si sarebbe messo a pulsare.
    -Oggi affronteremo due argomenti diversi, ma al contempo affini.
    Diciamo che come dolore siamo li, le dinamiche sono diverse.
    Uno causa ferite esterne, l'altro causa le medesime ferite ma internamente.
    Qualcuno di voi saprebbe dirmi di cosa dovremmo parlare?-

    Esordì così quando tutti furono entrati e la porta alle loro spalle si chiuse con un colpo secco e definitivo. Fece alcuni passi per portarsi avanti alla scrivania e poggiarvici sopra.
    -Cosa sapete dirmi sui tagli? Cause ed effetti, sensazioni e rimedi che apporreste-

    Una decina di giorni per rispondere, poi si va avanti, aperta a tutti gli anni
     
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    Si incamminò con Udinov per i corridoi, aspettandolo dopo aver sistemato l’ultima grinza solitaria della divisa. Probabilmente, era fra le poche persone con cui aveva stretto un legame.
    Strinse il tomo di difesa sottobraccio assieme ad una pergamena pulita, pensieri arricciati nella fronte intanto che, mestamente, raggiungevano l’aula di difesa. Si chiedeva cosa avrebbe riservato loro Carradine.
    Le sue pratiche, molto spesso, erano un po’ oltre il gusto collettivo.
    Com’è andato il weekend? Gli chiese, portando gli occhi cerulei nei suoi per increspare le labbra in un sorriso conciliante, evitando l’ombra di malumori inutili.
    Buongiorno. Sussurrò alla volta dell’insegnante, pacatamente, prendendo posto e facendo spazio a Sephirot accanto a sé, solleticando la sua piuma d’oca sotto i polpastrelli.
    Aveva fatto dei progressi ma non troppi da poter sovraccaricarsi. La sua mente ancora inceppava nel bivio tra realtà e confusione.
    Inspirò, sistemando il mantello sulle spalle e con una conclusiva occhiata al proprio compagno di banco, si ammutolì per seguire nel silenzio l’esordio di quella nuova lezione.
    A giudicare dagli indizi conditi nel mistero, forse sarebbe stato ugualmente controverso.
    Beauxbaton non aveva fornito a Dorian un’ampia conoscenza sugli incanti oscuri ma giudicando la predilizione durmstranghiana e senza alcun dubbio quella di Carradine, poteva facilmente osare in quel campo.
    Alzò la mano, aspettando di ricevere parola.
    Il Sectumsempra lascia… ferite molto gravi e difficili da sanare, al punto che si potrebbe morire dissanguati se non si interviene tempestivamente. Mormorò per quanto ne sapeva, umettando le labbra sottili.
    E poi… ci sarebbe il Dolohoferio. Non ne sono sicuro, credo agisca internamente. Probabilmente esistevano infinite varianti di quegli incanti ma era convenzione si cominciasse dai più noti.
    Sebbene lo fossero, i suoi erano concetti puramente teorici, sbirciati e poi rilegati altrove.
    Di certo, moltissimi altri dei presenti, avrebbero saputo offrire dettagli tecnici che lui cercava ancora di colmare nel suo passaggio fra istituti scolastici completamente differenti.

    Dorian Morel.
    - Interagito con Udinov e con il prof.


     
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    « Arti oscure »
    Arti Oscure, giusto?
    Eris si era ritrovata a chiedere conferma a una ragazza forse del quinto - o del sesto anno- della quale non sapeva nemmeno il nome.
    Si erano rivolte la parola appena un paio di volte.
    Poteva considerarlo un successo anche per il semplice fatto di non aver avuto screzi con lei.
    Aveva l'atteggiamento che solo una stronza a livelli cosmici è in grado di concedersi ma finchè non mancava di educazione nei confronti della Rosier tutto poteva rimanere stabile.
    Ma quei capelli erano orribili, davvero.
    Se la lasciò alle spalle solo per non essere costretta a vedere quella testa smozzicata durante tutta la lezione.
    Era di pessimo umore da quando Jerome non era più a scuola.
    Le sembrava di soffocare, di sentirsi in trappola.
    Rivolse comunque un sorriso a Morel; dovevano ancora duellare, ma Eris era ben felice di continuare a rimandare quell'incontro.
    Buongiorno. Distese le labbra inclinando leggermente il capo in direzione del professor Carradine per poi seguire Igor da brava punizione su gambe.
    Gli si sedette accanto, la bionda tendeva ad avvicinarsi di più durante quelle lezioni così pratiche.
    Annullare la distanza, su quella panca di legno, la faceva sentire un po' meno incapace; forte della convinzione che, quando si sarebbe passati alla pratica, il bulgaro le avrebbe dato i giusti consigli.

    Si parlava di ferite, tagli, emorragie.
    Sectumsempra, Dolohoferio.
    Come aveva detto Morel.
    Credo che la cosa migliore da fare sarebbe un Vulnera Sanentum, ma temo sia fuori dalla portata di molti. Lei compresa, ma con una madre guaritrice certi discorsi erano all'ordine del giorno.
    Potrebbe bastare un Epismendo. O magari Essenza di Purvincolo per alleviare il dolore mentre si richiudono le ferite con l'Essenza di Dittamo.
    Questo però solo in caso di ferite esterne, non so se funzionerebbe anche con lesioni interne.

    Sapeva poco del Sectumsempra e ancora meno del Dolohoferio, quindi le conveniva portarsi avanti dove la strada era più sicura.
    Una volta superata la fase di emergenza sarebbe utile una pozione Rimpolpasangue.
    Sai bene quanto è utile, Rosier.
    And can I draw from your implacable winter
    Pleasures keener than iron or ice?




    Eris Rosier, secondo anno.
    Interagito con Noora, Dorian e Igor
     
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    Era arrivato con la dovuta calma a quella lezione di Arti Oscure, indeciso fino alla fine se andarci con Eris oppure no.
    Alla fine aveva optato per il no.
    Senza un reale buongiorno, ma solo un semplice gesto del capo, salutò Carradine e prese posto.
    Di li a poco arrivò la sua biondina preferita, che si sedette accanto a lui.
    Un ghigno soddisfatto comparve sulle sue labbra mentre voltava il capo verso Eris senza per questo proferire parola.
    L'argomento del giorno era pane quitidiano per il bulgaro che si ritrovò a non avere niente da dire.
    Di certo non avrebbe dato di se più del consentito, non così platealmente insomma.
    Tuttavia rimase piacevolmete sorpreso delle conoscenze in campo curativo di Eris e della destrezza con cui maneggiava, verbalmente parlando, le erbe.
    Lui aveva visto giusto in lei, a Ichabod sarebbe piaciuta da morire.
    -Si esce vivi dal Dolohoferio se chi lo scaglia non viene fermato per tempo?- questa era una cosa che non aveva mai provato a fare, perchè si era sempre fermato prima.

    Igor Plamenov VII anno
     
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    Ariadne si accinse ad andare a lezione con Kaj accanto - dici che faranno anche qualcosa di pratico?- gli chiese leggermente preoccupata.
    Nelle altre materie si destreggiava discretamente ma arti oscure .. arti oscure le facevano una gran paura.
    Le avevano raccontato che una volta, il professore, avesse fatto provare le maledizioni senza perdono sugli studenti stessi.
    Non chiese altro, ma la preoccupazione le si poteva leggere in viso.
    Una volta dentro salutò il professore e si mise tra i primi banchi, bassa com'era se stava dietro non capiva nulla, oltre che a non vederci un accidenti.
    Ovviamente non aveva idea di che cosa stessero parlando, ma se si parlava di tagli allora lei ne sapeva qualcosa, la sua mamma era piena di tagli quando si era uccisa, che avesse usato una di quelle cose ... incanti, si corresse.
    Ma sua madre era una babbana, non poteva aver usato nessuna magia a ben pensarci.
     
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    Probabilmente Arti Oscure era seriamente l'unica materia per cui provavo un certo interesse, il che era un evento raro per me e per gli stessi Professori. Poi quel giorno mi trascinavo per i lunghi corridoi come uno Zombie in cerca di cervello, era uno dei miei giorni no e lo si poteva vedere benissimo dalla faccia. Il castello ero impregnato di un certo freddo, lo sentivo entrarmi nella carne con una certa prepotenza, mi strinsi le braccia attorno al corpo e cercai di riscaldarmi i prima possibile. La lezione di quel giorno sarebbe stata sicuramente interessante come quelle precedenti, il Professore sapeva come attirare l'attenzione dei suoi studenti, tutti abbastanza sadici e sanguinari da essere pronti a scuoiare il prossimo. Io ero certamente una di quelle ai primi banchetti, per una volta.
    Sorrisi tra me e me alzando le spalle e guardandomi dietro, mi domandavo dove cavolo fossero finiti Jerome e Farrah. Mi fermai giusto un'istante socchiudendo gli occhi e portandomi le mani alle meningi, solitamente quando avevo quel mal di testa era meglio che stessi da sola, perchè era il preannuncio di un orribile giornata, speravo vivamente che non lo sarebbe stata.
    Ripresi a dirigermi verso l'aula di Arti Oscure, era sempre la più calda dell'Istituto, non ne conoscevo il motivo, ma era un sollievo andare li. Diedi prima uno sguardo al Professore seduto dietro la cattedra, mimando un saluto militare con la mano per poi sorridere.
    "Buongiorno!" Affermai per poi fissare i miei compagni di classe, percorsi lentamente il corridoio che si ergeva tra i banchi e mi sistemai in una terza fila. Non ero la più femminile effettivamente in quell'aula e lo dimostrava il fatto che mi misi leggermente scesa con la schiena, le braccia incrociate sul petto e le gambe divaricate. Ovviamente nessuno avrebbe potuto sbirciare sotto la mia gonna, davanti a me c'erano Udinov e un altro ragazzo di cui mi sfuggiva il nome. Mi sentivo temprata da un espressione diversa dal solito, forse fin troppo seria, probabilmente perchè il divertimento doveva ancora incominciare. Mi tirai su e mi poggiai i pugni sotto al mento, fissando il professore e quello che aveva incominciato a dire.
    Ascoltai solamente, dato che gli unici incantesimi che mi erano venuti in mente erano quelli appena proposti dai miei compagni. Increspai le sopracciglia, incuriosita da quel che avremo mai potuto svolgere quel giorno con incantesimi così.
    Avremo dovuto esercitarci sugli studenti più piccoli? Sorrisi divertita.


     
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  7. färräh
     
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    Occhi puntati sul soffitto, la luce del sole penetrava con violenza dalla finestra e alcuni dei suoi raggi erano finiti sul mio letto, con fortuna non sul mio volto. Sentivo il resto delle ragazze del dormitorio che si stavano preparando, mi voltai sia da un lato che l'altro del mio letto, al mio fianco non c'era più nessuno e c'era ancora qualcuno che faticava ad alzarsi ma lo faceva comunque. Io invece riuscivo a percepire i miei muscoli, che non volevano fare nemmeno una mossa, l'unica cosa che riuscivo a muovere era la testa e gli occhi. Qualcuna, gentilmente, mi ricordò che oggi ci sarebbe stata lezione, e prima di quel giorno avevo tanta paura che qualcuno pronunciasse una frase del genere. Sospirai, consapevole che dovevo smetterla di comportarmi in questo modo, alzandomi dal letto lentamente, osservando la mia divisa gettata sulla sedia, levatami il giorno prima. Non presi libri, o meglio, non ebbi il tempo necessario di andare in biblioteca e prendere in prestito il libro di testo per la materia del giorno, limitandomi a portarmi la bacchetta unica cosa indispensabile e che sicuramente era obbligo averla con se. Faceva abbastanza freddo quel giorno, ma il calore di quell'aula cambiò tutto quanto. Era già piena di altri studenti, lo sguardo si andò a posare solamente sull'unica persona che ho avuto modo di parlarci e di conoscere, accennandogli un sorriso. Te l'avevo detto. dissi a Igor a bassa voce, riferendomi al nostro scambio di parole di qualche giorno fa, dove ho confessato che avrei fatto la brava e avrei cominciato a seguire le lezioni con più serietà. Ah, buongiorno. Con così tanta serietà che avevo dimenticato le buone maniere. Mi guardai intorno, i volti dei presenti davano conferma a quanto io fossi asociale e mi mettessi da parte, mentre tra loro veniva naturale stare vicini. Forse era questo che mi aveva spinta ad avvicinarmi per un breve momento a Igor, andando poi ad accomodarsi ad un banco libero, anzi due banchi liberi. Mi strinsi nelle spalle non pensandoci più, la mia mente venne invasa dalla voce del professore e dalla sua spiegazione. Sentendo le risposte degli altri mi resi conto che ancora una volta avremo parlato di qualcosa che non mi piaceva affatto. E con resistenza rimasi in aula, continuando a seguire la lezione. Rimasi in silenzio, ignara di quello che gli altri stessero parlando, evitando di azzardare una risposta che poi si sarebbe rivelata sbagliata.

    Farrah Hyland III anno
     
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    Sephirot aveva un rapporto conflittuale con le Arti oscure, si faceva sopraffare da esse, alle volte erano loro ad agire al posto suo, si era trovato più volte a non riuscire a controllarle, a provare paura nei loro confronti. Non voleva essere soggiogato dalla magia oscura, ne quanto meno sacrificare ripetutamente la sua anima per il loro utilizzo, voleva capirle, riuscire a conoscerle così da poter scegliere lui stesso quando era necessario usufruirne e quanto usufruirne per non mettere a repentaglio troppo se stesso.
    Era un'impresa ardua, non era semplice ne riuscire a non farsi governare da loro, ne essere abbastanza forti e determinate da usarle. Per quanto Udinov non mostrasse altruismo e generosità verso il mondo, non era nemmeno però uno spietato mago oscuro desideroso di violenza e recare dolore. Non lo era per niente, ma un uomo completo, un uomo migliore, doveva rendersi conto di tutto ciò che esisteva sulla terra e decidere da solo se essere in grado di gestirla.
    Era con questi pensieri che avanzava affianco a Dorian diretto alla lezione di Arti oscure insegnata da Nik Carradine, uomo con in quale non poteva vantare chissà che rapporto purtroppo. Non era facile per Sephirot confrontarsi con un uomo come Carradine, ma doveva fare del suo meglio per non lasciarsi nuovamente sopraffare dalle emozioni.
    "E' sempre un piacere riuscire a incontrare Hilde il weekend, è una sorta di boccata d'aria fresca prima di inoltrarci nuovamente in questi corridoi opprimenti. A te?"
    Ma ciò che era peggio non erano esattamente i muri, ma le persone.
    Ormai Udinov a mala pena riusciva a convincere con i suoi compagni, a parte pochi elementi, aveva iniziato a odiare, a provare rabbia, rancore e fastidio verso alcuni suoi compagni che giorno dopo giorno parevano aumentare, era assurdo quanto squallore ormai Durmstrang sembrasse ospitare e lui per rimediare a questo degrado poco poteva fare.
    Fortuna che c'era Morel.
    "Buongiorno."
    Si sedette ovviamente nel banco accanto al compagno, trovandosi di fronte a una lezione che di certo non partiva con i migliori prognostici, anzi, dalle parole del professore la violenza pareva proprio essere l'argomento principale.
    Ciò che però lo incuriosì maggiormente erano gli eventuali rimedi a queste magie oscure, ne era poco informato, motivo per cui non perse tempo per segnarsi con la piuma gli appunti sul quaderno a ogni intervento dei suoi compagni, valutando poi ciò che era corretto e ciò che non lo era.
    Fu Eris Rosier a dare a Udinov la maggior parte delle informazioni che gli interessavano di più, conoscendo solo alcuni dei rimedi da lei citati.
    A urtare il suo bisogno di conoscenza sicuramente era stato sentire la voce di Laetitia, ma Sephirot scelse accuratamente di ignorarla per dedicarsi alla lezione, scegliendo dunque di intervenire con una domanda.
    "Di fronte alla magia oscura citata dai miei compagni, come possono agire i rimedi elencati da Eris? In teoria la magia oscura non è...definitiva? Le cicatrici non si rimargino giusto? Sono le lesioni interne però a lasciarmi più perplesso, possibile che i rimedi babbani possano stranamente agire meglio di quelli magici in queste precise circostanze?"
    Non fu facile per Sephirot dirlo, ma gli vennero in mente gli studi che Layla aveva voluto condividere con lui, quelli che lei stava cercando di portare avanti mischiando magia e rimedi babbani in campo medico sperando di ottenere risultati, per quanto avere aa che fare con i babbani per Udinov fosse oltremodo poco gradevole, potevano però esistere eccezioni di questo tipo che era meglio non ignorare.


    Interagito con Dorian, il prof
    Citato: Eris, Laetitia
     
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    Dopo il ballo del ceppo io e la piccola Ariadne avevamo fatto diverse cose insieme, e finalmente avevo avuto l'occasione per conoscer eil suo cane famoso Pat. Mio padre chiedeva sempre, ma perchè dovrebbe chiamare un cane con un nome da umano maschio? Patrick, è buffo. Mamma invece era d'accordo.
    L'avevo invitata anche a conoscere i miei ma fino alla fine avevo avuto l'impressione che tutti mi avessero detto di si solo perchè così potevo tapparmi la bocca, peccato le volevo far vedere la fighissima camera di Meike che avrei ereditato una volta che lei fosse stata spedita dai miei in quella scuola per giovani futuri avvocati maghi.
    Nonostante tutto Ade era stata insieme a Jan la più paziente nel farmi capire certe cose anche se obbiettivamente il modo che aveva di correggermi era sempre un po' indisponente e saccente, anche se comprensibile, insomma, sapeva in effetti un sacco di cose, anche suo padre lo diceva. E anche il mio.
    Il corridoio si andava assottigliando verso una grossa porta, ed al successivo ingresso, prendemmo posto più avanti. Carradine era un professore particolare, mi aveva sempre inquietato in qualche modo, certo mai come Plamenov, secondo me in una guerriglia se ne sarebbero date di santa ragione. "Ah boh" rispondo breve prima che la lezione prenda piede.

    "Io io Prof!" la mano svetta in alto e accarezza l'aria furiosamente. Aglio, aglio sapev otutto di aglio! "A me l'aglio non piace, non serve per i..." non c'era da biasimare niente credo, insomma, lì non solo tutti sapevano l'inglese perfettamente ma sapevano persino tutto di tutto. Anche di questo aglio, e parlavano uno tutti sull'altro, ma che casino.
    "... i vampiri?"abbasso lentamente la mano quando mi rendo conto che il Bulgaro sta negando con la testa, il prof mi guarda, Ade sgrana gli occhi. Ed io comincio a scivolare sotto il banco... come mi sento stupido.
     
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  10. (H)ash(ish).
     
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    Il mio programma di difesa, a Ilvermorny, era decisamente differente da quello di arti oscure. Sebbene conoscessi un paio di argomenti in elenco, le mie nozioni si facevano alquanto vaghe al cospetto di interi capitoli.
    Rimettersi in pari con le restanti discipline non era stato troppo difficile ma quella era roba d'un altro livello, specie per chi credeva di non doverne far uso.
    Durmstrang non era stata una scelta personale. Il trasferimento "lavorativo" di mio padre - se così si può chiamare - me l'aveva imposto.
    Non trovavo quell'istituto angusto ma non riuscivo ad adattarmici con il doveroso rigore che invece incideva il viso dei miei colleghi.
    A già, quanto a colleghi, nelle amicizie ero decisamente indietro. Conoscevo solo un paio di volti e dopo gli Hunger games, molti si erano fatti solo rivali. Blake invece... bhe, lui preferiva ignorare la mia esistenza in pubblico.
    Mestamente, i polpastrelli contro il tomo di difesa, raggiunsi l'aula parzialmente colma, tentennando all'ingresso.
    Salve. Soffiai, cercando di resettare la divisa lungo le spalle.
    Il rosso non era fra i miei colori preferiti: mi sembrava d'esser finito in trincea.
    Vagai con gli occhi scuri, esitando ancora un paio di secondi prima di prender posto accanto ad una ragazza dalla postura scomposta, i capelli corti su occhi cristallini.
    A primo impatto, mi sembrava il minore dei mali in quell'aula.
    Ciao, Asher. Le sussurrai dopo un po' per presentarmi, increspando le labbra sottili e volgendo lo sguardo altrove, prestando attenzione a quegli interventi a cascata che - se solo avessi appuntato per intero su carta e non mentalmente - mi sarebbero tornati utili.
    Scarabocchiai velocemente la pergamena, frasi tra le più complete trascritte in calligrafia rapida ma ordinata. Mordicchiai una guancia, silenzioso.
    Quanto conoscevo era già stato detto, inutile impegnarsi in qualcosa di perfettamente inutile. Dopotutto, non ero l'unico di quell'avviso.

    -Preso posto accanto a Laetitia

     
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    A Durmstrang non era facile socializzare. La competitività che si respirava era densa come nebbia, si poteva quasi tagliare a fette. Ciascuno, me compresa, era protetto all'interno della sua bolla d'acciaio, impenetrabile; tutti dal suo interno vedevano tutto, ma nessuno era disposto ad uscirne per cercare un contatto.
    Che gli studenti della scuola del Nord si comportavano così perché feriti o disillusi dalla vita o, semplicemente, perché la loro cieca ambizione mordeva il loro ego rilasciandovi il veleno del pensiero che ciascuno potesse essere un potenziale nemico, non era un mio problema.
    Queste erano le regole del gioco ed io mi sarei adeguata, perché affrontare le sfide e vincerle faceva parte di me tanto quanto la pelle d'ebano o il bacino sottile.
    Ciao... Hai notizie di Jerome? chiesi ad una delle poche persone di cui, da quando ero approdata a Durmstrang, conoscevo il nome.
    Avevo visto spesso Eris in compagnia del mio unico amico entro quelle mura, forti di un legame che andava oltre la condivisione di manciate di momenti e scendeva in profondità, lì dove la mia fortezza era ancora più solida.
    Paradossalmente, colei che più di ogni altra poteva affermare di conoscermi tra gli studenti di Durmstrang, era proprio la strega con cui più di ogni altra percepivo una bruciante rivalità.
    Darlene avanzava accanto a me, pacata e sicura, la stoica maschera di indifferenza ad indurire i tratti del suo viso di porcellana.
    Wow, dovremo fare a gomitate per far vedere che sappiamo qualcosa, qui mi piegai verso l'orecchio della Baker, sussurrandole quella incoraggiante verità. Gli ambienti stimolanti mi spingevano a fare del mio meglio, era sempre stato così e né io né il mio orgoglio di Ilvermorny saremmo stati da meno.
    C'è un'altra pratica di magia oscura essenziale e molto usata in molte aree del mondo, per procurare tagli e ferite: il voodoo.
    Forse in Scandinavia questo tipo di magia nera non era molto usuale, ma dalle mie parti veniva considerato un pericolo reale, il più delle volte imputato ai maghi e alle streghe della mia etnia.
    Mi sarei divertita un po', oggi.
    Semplice, efficace anche a distanza... Basta procurarsi gli ingredienti giusti. Se qualcuno avesse intenzione di uccidere colpendo alla gola, non ci sarebbe Dittamo o Epismendo che tenga.

    Samira Green
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    Interagito con Eris e Darlene. Risposto alla domanda.
     
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  12. Darlene Baker
     
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    Il soffio gelido del vento del Nord mi aveva sferzato il viso e gli abiti che seppur pesanti, non consentivano di ripararmi dai morsi del freddo. Nonostante questo, ogni mattina prima della colazione, lo sfidavo con testarda determinazione per dedicarmi ai consueti esercizi preliminari con il bo, o meglio il bastone che avevo recuperato tra la fitta vegetazione che circondava il Castello. Era della lunghezza giusta, affusolato e leggero. Perfetto per i miei maneggi e soprattutto mi consentiva di sottopormi ad un allenamento costante, in modo da non vanificare gli anni di pratica acquisiti in Giappone. Nelle rotazioni che il mio polso imprimeva sul legno lucido, nelle prese salde che mi sbiancavano le nocche, il mio spirito era libero. Il corpo seguiva armonioso le regole di quell'antica arte marziale e la mia mente vagava ben oltre, nel silenzio che finalmente riuscivo ad ottenere. Ogni mattina, prima che le lezioni assorbissero le mie energie, recuperavo me stessa e l'odio che m aveva condotta fino a li e che non potevo assolutamente dimenticare.
    Buongiorno professore.
    Entrare in un'aula stipata di gente semisconosciuta non era esattamente ciò che mi faceva sentire più a mio agio. Istintivamente lungo il percorso, avevo cercato spesso il profilo di Samira, l'unico che mi fosse abbastanza familiare da consentirmi di sentirmi meno avvolta dall'ostilità delle mie imperfezioni. Negate all'esterno con spavalda noncuranza, ma gigantesche nell'intima consapevolezza di essere sola per una scelta che non era mia.
    Se servisse perchè no...Un colpo ben assestato lascerebbe chiunque senza fiato. Sorrisetto sarcastico a sottolineare una specie di battuta. No sul serio, dovremo solo dimostrare di valere qualcosa.
    Ed era quanto mi ero riproposta di fare, anche nei confronti di colei che era ciò che più si avvicinava ad un'amica. L'unica.
    Un banco vuoto in cui sedere insieme, una nota quasi positiva, rassicurante e l'impazienza di apprendere quanto più possibile da quella materia che avevo sempre e solo sfiorato e che ora esercitava su di me un'attrattiva irresistibile. Ignorai gli sguardi, sentendoli pesare addosso come un macigno. Presto si sarebbero dissipati, spingendosi verso altri punti di interesse, pensai nel radunare quanto mi serviva per prendere appunti.
    Penso che si abbiano pochi minuti per intervenire se si è tanto fortunati da fermare l'aggressore. E poi parlai sulla scia delle informazioni di Dorian e della biondina che avevamo incontrato in corridoio e che sembrava aver mangiato porridge e elementi di primo soccorso a colazione.Ciò che conoscevo in proposito era frutto della mia instancabile curiosità e dei libri stipati nella biblioteca di casa. Solo più tardi avevo conosciuto l'orrore delle ferite generate da questi incanti nelle immagini crude contenute nei file che mio padre aveva accuratamente nascosto nel suo portatile, nella famosa zona inaccessibile.
    Se il mago che le ha inferte è sufficientemente motivato. Nel caso del Doholoferio poi potrebbe essere ancora più difficile, vista l'assenza di tracce esterne. I tagli sono molto profondi e provocano un'emorragia intensa, spesso incurabile.Sono portata a credere che chi pratica le Arti Oscure debba essere spinto da un odio implacabile verso il suo nemico che lo spinge ad annientarlo, dopo avergli procurato atroci sofferenze. Perchè dovrebbe fermarsi e limitare il danno? A che scopo mostrare umanità per chi è talmente privo di scrupoli da ricorrere a questi incantesimi?
    La mano che teneva la piuma tremò visibilmente, quasi a sottolineare l'impeto con cui avevo esposto le mie teorie. Troppo.
    Darlene Baker - V anno
     
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    Mi piacerebbe diventare qualcuno, un giorno. Insomma, non è raro sentire storie di super cattivi o super eroi usciti da Durmstrang, ed entrambe le categorie hanno una certa notorietá fra la comunità magica, benchè una venga esaltata positivamente e l’altra faccia parte di una fetta di quelle cose che le persone solitamente bramano ma disdegnano contemporaneamente. Io ho sempre avuto una certa predisposizione alla popolaritá, ne sono affamato poichè mi piace stare al centro dell’attenzione, non lo nego. Amo circondarmi di gente, e devo dire che l’idea di supremazia mi affascina in particolar modo. Proprio per questo le lezioni di Arti oscure, fra le tante tenute a scuola, sono le mie preferite in assoluto. Benchè probabilmente non abbia il fegato necessario per esserlo, alcune volte mi soffermo a pensare a come sarebbe la mia vita se fossi un tantino più stronzo ed un tantino più sfacciato, senza togliere che ogni tanto faccio il deficente davanti allo specchio simulando di lanciare maledizioni a destra e manca. Se fossi malvagio sarei più attraente? Mormoro a Noora, sovrappensiero mentre raggiungo l’aula insieme a lei e ad Eris, dopo aver fatto colazione. Varcata la soglia della porta mugugno un saluto al professore, coprendomi istintivamente il volto alla vista di Asher, sistemato qualche banco più in lá rispetto alla cattedra. Stavo per salutarlo, ma la presenza di Noora alle mie spalle mi mette un tantino in soggezione, e poi lui è abituato alla mia diffidenza quindi non credo cambierá poi molto. Lo evito con una maestria tale che quasi mi faccio schifo da solo, prendendo posto fra la bionda dall’aria piuttosto inquietante e la mia ragazza. Devo ricordarmi di chiedere a Noora se Eris sia anoressica o abbia problemi di qualche tipo, visto che ha un aspetto pallido ed un volto pressocchè cadaverico. Mh, brava sapientona biascico non appena smette di rispondere alle domande poste dal docente, non riuscendo a trattenere uno sguardo falsamente disinteressato rivolto verso lo sconosciuto americano, deglutendo senza accorgermene. Riesco a mantenere una finta fierezza increspata fra le pieghe della fronte, quasi un’aria di sfida mentre scarabocchio un cuoricino sul libro di Noora, allungandomi appena.

    Blake Zabini, V anno
    -interagito con Noora, Eris
    -citato asher

     
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    Caposcuola, VII Anno

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    L'aspetto sportivo della scuola sta prendendo sempre più piede e non vi dico, per me è un incubo, ma sono al quarto anno, l'anno prossimo sarebbe fantastico provare a diventare caposcuola, quindi devo impegnarmi... probabilmente dovrò scegliere di partecipare anche a quei tremila inutili corsi facoltativi di cui non vedo alcuna importanza, ma qui conta l'impegno, devo mettermici sotto davvero! Prometto di farlo... dal mese prossimo dai!
    Intanto vado a lezione, trotterello fino al banco affianco a Sephirot arricciando il naso nel passare davanti a Dorian e prendo posto. Buongiorno Sephirot! Come stai? Sorrido cinguettante sbattendo le lunghe ciglia ormai sempre più presa dalla femminilità che sta iniziando a sbocciare. Come sta Brunhilde? è così tanto che non riesco a parlarle... Per quanto io sia una grande ficcanaso mi spiace disturbare le loro uscite al villaggio, devo scriverle probabilmente, prenotarmi un'oretta per una chiacchierata tra ragazze!

    Con Carradine che inizia a parlare e la gente che inizia a rispondere io di conseguenza mi trovo a passare lo sguardo da una parte all'altra della stanza seguendo le idee a tratti strane che si susseguono. Non credo che i metodi babbani da soli funzionino sulla magia oscura... Ricordo di aver letto che ai tempi di Lord Voldemort hanno fatto esperimenti con metodi babbani sulle ferite causate dal morso di Nagini, ma qualsiasi rimedio veniva distrutto dal veleno del serpente... il principio dovrebbe essere lo stesso con le ferite da magia oscura, credo. Rispondo ragionando sulla domanda di Sephirot, tornando poi a prestare attenzione ai compagni fino a che un parere che stona decisamente con la mentalità di Durmstrang tocca la mia attenzione, o meglio, è quello che leggo tra le righe nel discorso della ragazza, ma ad essere sincera non la conosco, la sua ideologia mi è completamente sconosciuta. Tuttavia sorrido davanti alla conclusione del suo discorso con una scintilla nello sguardo che stona con l'immaturità dei miei lineamenti.
    Perchè dovrebbe fermarsi e limitare il danno? A che scopo mostrare umanità per chi è talmente privo di scrupoli da ricorrere a questi incantesimi?
    Chi ha detto che tenere in vita la propria vittima sia limitare il danno o mostrare umanità? è li, viva per il prossimo bisogno di puro sadismo, terrorizzata, psicologicamente ed intimamente turbata nel profondo... I danni psichici che alcune torture causano permanentemente potrebbero essere ritenuti ben più crudeli del porre fine ad una vita. Tutta questione di idee, ovviamente, ma personalmente dubito troverei gusto nell'uccidere una mia vittima piuttosto che nel torturarla giorno dopo giorno per poi lasciarla vivere nel terrore.


    Vanellope McFly, IV Anno
    Interagito con Sephirot e Darlene
     
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  15. .Agatha.
     
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    In questo istituto fanno gli hamburger, quelli con mille salse colorate. Sono buoni e accidentalmente una macchia di pomodoro, si è appiccicata sulla divisa. Non sono mai stata brava con le divise e la gonna, riesce di pochi centimetri a coprirmi le ginocchia. Sono sempre di corsa, il mio esile corpo mi permette di infilarmi in ogni dove, di arrampicarmi e di cadere. Corro lungo il corridoio che mi separa dall'aula dove si terrà la lezione e saltello finendo con il piede destro dentro ogni rettangolo di mattonella che è sul pavimento. Me lo hanno insegnato i miei fratelli, perchè, dicono che si arriva prima. Non so contare del tutto, conosco i numeri a malapena fino a cento e perciò balbetto. Uno, tre, sei, otto. Prima di voltarmi e piombare addosso a un ragazzo. E' brutto e ha i baffi, bleah, che schifo. Anche i miei fratelli, quelli più grandi li hanno, però non sempre, ecco! Perchè non te li togli? Stronzo mi ha anche pestato un piede. Ahi, che dolore. Ora saltello davvero.
    Arranco ancora qualche piccolo passo, per poi individuare l'aula, dove ci sono molte persone. Ognuna al suo posto. Arti Oscure, come materia mi affascina, anche se non mi è mai importato di studiare molto. Nel corso degli anni, ho sempre reputato giusto applicarmi appena sulla sufficienza. Di fatti, le mie carenze si notano molto. Ad esempio, perchè non si studia come fare bene le capriole? Anche lì ci vuole molta tecnica, perfino se agli occhi delle persone risultano banali.
    Sono una ragazzina iperattiva, a cui non piace stare troppo tempo seduta, ad ascoltare una persona mentre parla, però il professore che si plasma davanti i miei occhi è un uomo vistoso, forse sono i capelli un po' mossi a renderlo tale. Il rispetto per le persone non so neanche dov'è di casa, perciò prendo la ricorsa e mi fiondo verso la sedia individuata. La verità è che sono in competizione con uno studente, quello che poco prima mi ha pestato un piede.
    Dito meglio verso la sua direzione e via, il posto me lo aggiudico io. Sono finita, accanto a due ragazzi, di cui uno in particolare, tutto composto e aggraziato. Ha la pelle pallida più della mia e questo è sinonimo di qualche mancanza. E quando a qualcuno manca qualcosa, bisogna provvedere. Butto un'occhiataccia verso degli altri ragazzi e dalla tasca della mia borsetta scolastica, tiro fuori alcune cianfrusaglie. Alle bambole di porcellana, che colleziona mia madre, di solito, viene applicato del colore alle guance. Anche a lui serve del colore. Ho con me un po' di porporina, che mi ha chiesto una ragazza di custodirle per alcuni giorni e mi imbratto poco le mani. Senza proferire parola, mi alzo e all'altezza del ragazzo, gli vezzeggio le guance. Cazzo, non si attacca. Che roba è'? Volevo darti un po' di colore. Sei tutto bianco. Con il busto mi giro su me stessa, dondolandomi. Di punto e in bianco, mi perdo a meditare sulla domanda del professore. La spada causa ferite esterne, boh. Si quello che dice il mio amico pallido, lo penso anch'io. Lo vedo molto concentrato e sa il fatto suo. Quindi mi accodo, così almeno non ho scelto io di sbagliare!
    Agatha Haugen, III anno
    Interagito con un ragazzo png
    Mi sono seduta e ho applicato della porporina (senza risultato) sulle guance di Dorian
    Risposto in modo vago alla domanda del professore.
     
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