Resilience

Zek & the new guy

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    Non sapeva decidersi se considerare una consolazione o meno per lui la risposta del canadese. <lo so benissimo…> Come avrebbe usato quell'informazione? Per umiliarlo in qualche altro modo magari, facendolo sentire ancora di più uno sciocco inesperto? Per sottometterlo più di quanto non fosse, piegando il suo corpo come aveva fatto con la sua mente senza dargli modo di decidere se lo volesse? E lui glielo avrebbe lasciato fare in quel caso? Dal modo in cui assecondò i movimenti del canadese, inarcando la schiena più che poteva a spingendo il bacino all'indietro, per aumentare il contatto tra il suo membro eretto e il proprio punto più nascosto sembrava una domanda già superata.
    Era la prima volta in assoluto che qualcuno stimolava quella parte del suo corpo in quel modo o in un qualunque altro modo. Si era sempre fatto indietro fino ad allora, rifiutando qualsiasi tipo di avances in quel senso. D'altra parte c'era da dire che non aveva ancora nemmeno mai incontrato nessuno interessato ad invertire i ruoli. Dire che non ci avesse pensato mai sarebbe stata una bugia ma per Ezekiel quello era sempre rimasto un taboo, qualcosa di cui nemmeno parlare. Colpa della famiglia da cui era nato, di tutte le cose che gli avevano inculato in testa, suo fratello maggiore in primis. Ahhh se Ichabod l'avesse saputo, se l'avesse visto in quel momento godere di un piacere quasi folle nelle braccia di un altro uomo, strusciarsi a lui come una puttana vogliosa. Probabilmente lo avrebbe ucciso sul colpo e l'ultima cosa che Ez avrebbe visto prima di morire sarebbe stata la sua espressione schifata. Aveva fatto tanto per ribellarsi allo stereotipo in cui era cresciuto, liberandosi dell'idea di quello che avrebbe dovuto essere per sentirsi finalmente libero di essere semplicemente sè stesso. Ma non era semplice cancellare anni e anni di frustrazioni ed errate convinzioni, non senza qualcuno accanto che non lo facesse sentire... sbagliato. Poteva essere Mathieu quella persona? Oppure in quel momento era solo talmente eccitato da non rendersi conto nemmeno di quello che stava facendo? Il suo corpo in effetti pareva muoversi da solo, comandato solo dai sensi e non certo dalla ragione. Voleva solo godere di più, e ancora di più se possibile, e qualsiasi cosa gli facesse provare più piacere era la benvenuta. E non solo... voleva anche far godere lui, anzi soprattutto. Perchè desiderava piacergli e dargli piacere, e vista la posizione in cui si trovava e l'impossibilità di usare qualsiasi altra parte del suo corpo per riuscirci... doveva adattarsi con quello che gli veniva concesso. Ma... <infatti non ho intenzione di farti la festa stasera...> - Ahh! Gli sfuggì un piccolo urlo: per la sorpresa di quell'affermazione, per il morso che gli diede, per il piacere del sentire le sue labbra sulla pelle, per la sua mano ritmica ed inesorabile... per tutto. <...in ogni caso… voglio che mi racconti tutto di te. > - Ti dirò tutto... Si ma dopo. O no? Quando? Proprio in quel momento? Perchè fermava la sua mano lasciandolo insoddisfatto proprio quando era sul punto di esplodere di piacere? - Ohh... Tirò fuori tutto il fiato che aveva, tornando a rilassarsi nella sua stretta, il corpo del tutto abbandonato al desiderio di Mathieu. Sentiva la propria eccitazione pulsare, in modo quasi doloroso. Avrebbe voluto chiedergli di non smettere ma non lo fece. Si sporse invece ancora di più verso di lui, allargando docilmente le gambe alla ricerca di una posizione più comoda. <certe cose si fanno quando uno è pronto…> Ed Ezekiel sapeva di non esserlo. Per quanto quegli strusciamenti gli risultava piacevoli, ogni volta che il membro del mago toccava quel determinato punto con un pò più di pressione, sentiva automaticamente tutti i muscoli di quella zona ritrarsi, chiudersi come in una protezione automatica che la sua mente non riusciva a controllare. <devi poterti fidare di me…> Era tutto lì. Nonostante fosse in completa balia dei suoi desideri e ordini, nonostante avesse deciso di restare qualsiasi cosa avesse significato, c'erano ancora delle barriere nella sua testa che faticavano a cadere. Ci sarebbe voluto tempo ed abilità da parte di Beachamp. Non mancavano nè l'uno nè l'altra, ma il canadese avrebbe avuto la pazienza necessaria? O quel "gioco" gli sarebbe venuto a noia prima? Tutti dubbi che infestavano la mente del giovane Blackwood, mentre il corpo veniva modellato secondo le volontà dell'altro. Ma di una cosa era certo e gliela disse: - Io VOGLIO fidarmi di te. Un'affermazione e insieme una promessa, che se qualcuno avrebbe potuto avere quella parte di sè che ancora teneva così privata sarebbe stato lui e nessun altro. E non perchè qualcuno glielo stesse ordinando. - Quando sarà il momento... mi fiderò.
    Quella sua frase fu sugellata dal segno che Beauchamp lasciò su di lui, che il giorno dopo Ezekiel avrebbe osservato nello specchio a riprova che quella notte non era stata solo un sogno. Ma intanto era lì e non voleva che quello che stava accadendo tra di loro finisse, voleva anzi continuare a sentire il suo peso addosso, il suo profumo nel naso, la sua pelle calda contro la propria. E voleva ancora il suo tocco anche se non poteva chiederlo... E allora: - Voglio farti godere. Ordinamelo. Dimmi quello che desideri che faccia... Le sue parole mostravano l'impazienza che aveva dentro, l'ansia di renderlo felice, di soddisfarlo. - Sto impazzendo. Tu... tu mi fai impazzire... Parole soffocate, straziate da quel piacere represso. - Ti prego... E poi la supplica, a riprova di quanto ormai ci fosse immerso in quella follia, sguazzandoci persino. Completamente perso per quel maledetto canadese.
     
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    Mathieu Beauchamp


    Il canada, si sa, è una terra fredda, fatta di case di legno, innovazione tecnologica e impegno costante all’integrazione di tanti popoli diversi.
    Una terra fondata su cuori bollenti e persone d’animo gentile.
    Non tutti a quanto pareva.
    O forse anche il mago in questione era così.
    Bollente e gentile.
    Avrebbe potuto sputarsi su una mano passarla tra le natiche del ragazzo e forzare l’entrata senza il minimo sforzo penetrando nelle viscere con la violenza con cui l’uomo penetra nella terra alla ricerca d’oro, petrolio e gioia.
    Ma non lo fece.
    Ascoltò i rantoli di piacere dell’altro.
    In silenzio continuando a martoriargli la parte alta delle spalle con piccoli e terribili morsi che avrebbero, anch’essi, probabilmente, lasciato il segno.
    Continuò ad ascoltare stringendosi a quel corpo esile e stabile, una piccola roccia se così la si poteva definire.
    <So benissimo cosa ti sto facendo… e sto benissimo che vuoi farmi godere più di quanto tu non voglia godere.>
    Disse lui all’orecchio dell’altro ribaltandolo con un gesto rapido mettendolo a pancia sotto col viso schiacciato contro il materasso ed il corpo dell’altro a schiacciarlo adagiato di petto sulla sua schiena mentre, ancora una volta, il membro, veniva mosso tra le natiche di lui
    <vedi… voglio farti un regalo.>
    Disse lui premendo il viso del mago nel materasso tenendolo di taglio rispetto allo stesso mentre le sue labbra stavano a pochi millimetri dall’orecchio
    <Domani sarai pieno di dubbi… avrai paura di essere stato solo un capriccio, che io mi sia preso quello che volevo e che ora tu non vali assolutamente nulla per me… e ancora meno per te - disse lui con tono fermo - In questo modo, invece, saprai che pur potendo fare di te quello che voglio ho deciso di ascoltare la tua storia, i tuoi pensieri… persino la descrizione della tua bacchetta… perchè non voglio solo un sacco di carne con un paio di buchi…> Parlò lentamente, misurando ogni pausa con una precisione teatrale tale da esser paragonabile a quella di una sala operatoria, misurata, dannatamente sensuale e sopratutto, così da Mr. Beauchamp.
    <ti ho detto che non devi più preoccuparti di nulla… so io cosa è meglio per te > aggiunse lui afferrandogli un ginocchio per girarlo a pancia in alto. A gambe aperte.
    Lo sovrastava ancora, i muscoli tesi, il membro poggiato a quello del ragazzo sotto di lui.
    Le mani poggiate alla spalliera riccamente decorata del letto
    <Parlami di te… cosa devo sapere… cosa non sa nessuno…>
    lo sguardo si fece più scuro.
    Come al primo utilizzo di un’arte proibita.
    Sembra di sfiorare il male, una nube nera dentro ognuno di noi ed eccola li… l’oscurità verde si rifletteva solo nella fioca luce della notte

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    Lui sapeva. E non gli importava. Allora cos'era che voleva da lui? Ezekiel non se lo sapeva spiegare e probabilmente sarebbe stato più saggio smettere anche di chiederselo. Lasciare solo che le cose andassero e godersi il momento. Facile a dirsi... ma lui era sempre stato un maniaco del controllo, era la sua natura. Lui doveva sapere, capire, essere padrone di ogni situazione: era l'unico modo per sentirsi sicuro. Con Beauchamp stava accadendo tutto il contrario, non era padrone di niente nemmeno di sè stesso. Era come se il mondo fatto di certezze in cui si era sempre mosso fino a quella sera si fosse capovolto, non aveva più nulla a cui appigliarsi, camminava su lastre di vetro con la paura di sprofondare da un momento all'altro. Era tutto così spaventoso ma era anche... bello. Ed era questo più di tutto che lo destabilizzava. Prima non avrebbe mai pensato che fosse possibile lasciare le sue redini in mano ad un altro, farsi guidare e basta. In un certo senso lo trovava liberatorio anche se si trovava stretto in catene. Non pensare Ezekiel, non pensare. Lasciati solo andare.
    <vedi… voglio farti un regalo.> Le orecchie si tesero, incuriosito. Era inchiodato al letto dal peso di Mathieu, non poteva fare nulla, non poteva quasi muovere un muscolo. Doveva solo ascoltare e lo fece. E come fanno tutti, soprattutto quando hanno bisogno di conferme per sentirsi più sicuri, di tutte quelle parole capì quello che voleva capire. Ciò che più desiderava. - Quindi io ti piaccio. Avrebbe sorriso se non avesse avuto mezzo volto premuto contro il materasso. Tentò di voltare lo sguardo all'indietro per scorgere il viso del mago ma gli fu impossibile. Almeno fino a che non lo afferrò e lo ribaltò schiena a terra, con una facilità impressionante. <ti ho detto che non devi più preoccuparti di nulla… so io cosa è meglio per te > Ora poteva finalmente guardarlo di nuovo in viso, per quanto la luce fioca gli permettesse. - Si, lo sai. Gli confermò fissando gli sprazzi di riflessi nei suoi occhi. E lo sapeva davvero, perchè nonostante fosse tutta una tortura da che si erano incontrati, non era mai stato meglio di quella notte in tutta la sua vita.
    <parlami di te… cosa devo sapere… cosa non sa nessuno…> Respirò profondamente. L'eccitazione che tornava a farsi impellente per via di quei nuovi fregamenti, l'emozione del sentirselo addosso, di sentirsi suo. - Sono cresciuto in una famiglia di maghi purosangue potenti e oscuri, trasferiti dall'Inghilterra agli Stuti Uniti per stabilirsi nella nuova colonia. I miei avi erano degli schiavisti, disprezzavano i babbani ma li facevano lavorare per loro. Non ho mai conosciuto mio padre perchè è morto che ero molto piccolo... Ma queste cose volendo le puoi scoprire da te. Non era un segreto che i Blackwood fossero una razza malvagia, se ne raccontavano molte su di loro. - Quello che nessuno sa è che sono cresciuto quasi completamente solo, tra la biblioteca e la serra di piante di mia madre. Avevo un amico quando ero un bambino, il figlio di nostri vicini, ma mi impedirono di vederlo ancora perchè un giorno gli feci qualcosa di molto cattivo. Tentò di squartarlo come aveva fatto con il gatto di casa, per vedere come fosse fatto dentro, pensando poi di poterlo mettere a posto come gli altri giocattoli che smontava e rimontava in continuazione. - Per paura di fare male ad altre persone ho sviluppato una violenta forma di fobia, che mi impediva di avvicinarmi agli altri, di farmi toccare da loro o di toccarli... In realtà questo lo credeva lui: furono i suoi d'accordo con la famiglia di Lawrence a gettare su di lui una maledizione per impedirgli in qualche modo di tentare di nuovo di fare quello che aveva fatto. - Per quasi tutta la mia vita io non ho saputo cosa volesse dire essere carezzato da qualcuno, non ho mai potuto provare il piacere di toccare la pelle di un altro. Perchè ne avevo paura, perchè se succedeva anche per caso di sfiorare una persona scattava qualcosa di brutto in me. Si aggrappò con forza con le mani alle sue spalle forti, a palmi aperti, per lambire più pelle possibile a sottolineare quanto ora le cose fossero diverse. E mentre raccontava per la prima volta a qualcuno quanto misera fosse stata la maggior parte della sua esistenza, si agitava sotto di lui, con l'ansia e la voglia di goderne appieno, più che poteva, nienta affatto distratto da tutto quel parlare. - Al mio sedicesimo compleanno mio fratello maggiore per regalo mi portò in un bordello. Diceva che era ora che scoprissi quelle che lui riteneva essere le gioie del sesso. Mi costrinse ad andare con una prostituta, nonostante sapesse che cosa avrebbe scatenato. Non mi spogliai neanche, non ci riuscii. Portavo dei guanti che non mi toglievo mai, per mantenere ancora di più il distacco. In qualche modo feci quello che mio fratello si aspettava da me, nel modo più asettico possibile, con lei immobile carponi sul letto, limitando il contatto allo stretto necessario. E poi la ammazzai di botte. Fu Carradine a far riaffiorare quel ricordo nella sua memoria quando nel tentativo di istruirlo nell'Occlumanzia violò la sua mente. Ma il professore non aveva visto tutto, nessuno sapeva quello che stava raccontando a Beauchamp. - Ero un mostro. Pensi questo? Chiunque lo penserebbe. Lo sono ancora ma... fino a che sono in cura e prendo le mie medicine lo controllo. E' tanto che non mi capita di fare del male a qualcuno. E anche qui la verità era diversa da quel che sapeva Ezekiel. Il motivo per cui era cambiato era il fatto che lo stregone che lo aveva maledetto era morto, ma anche questo lui non poteva saperlo. - Poi sono andato ad Hogwarts, perchè studiare privatamente non bastava, tutti quelli della mia famiglia c'erano andati. I primi anni me ne stetti per conto mio, lontano da tutti fino a che non conobbi qualcuno che in qualche modo mi cambiò. Gli evitò tutti i particolari, noiosi e non certo segreti ed andò avanti. - Una volta vinta la mia fobia per il contatto avevo molto da recuperare, tutto quello che mi ero perso. E mi ci buttai anima e corpo. Scoprii che il sesso era diverso da quello che mi aveva mostrato Ichabod, ho imparato ad apprezzarne anche la lentezza, godendo di tante cose di cui prima mi ero privato. Eppure non ero mai soddisfatto del tutto... E il perchè lo capì dopo. Le ragazze non potevano dargli quello che voleva, non del tutto, ma lui non lo sapeva ancora. - Sono stato con un sacco di ragazze in quegli ultimi anni di scuola, diventando esattamente ciò che la mia famiglia si aspettava da me. E credevo allora che fosse giusto così, perchè non conoscevo nessun altro modo di essere che quello. Non avrei mai pensato di poter andare con un ragazzo anche se mi piaceva guardarli... credevo fosse perchè mi piacevano tutte le cose belle ed è vero che è così, ma... Non era solo quello ad attrarlo. - ...poi rincontrai quel mio amico di quando eravamo bambini. E' stato lui a farmi scoprire cosa mi piacesse davvero... Ma quando ha scoperto quello che gli avevo fatto da piccolo, di cui portava ancora la cicatrice, se ne andò e non volle vedermi mai più. A quel punto era stanco di parlare, si sentiva la gola arida. Parlare e ansimare insieme non era proprio l'ideale. Smise di raccontare, cercando con gli occhi lo sguardo dell'altro per capire se la sua storia lo aveva deluso in qualche modo, ma era difficile da dirsi. - Mi piacerebbe baciarti... Sentire il tuo sapore sai... E avrebbe potuto farlo, allugarsi verso di lui e poggiare le labbra sulla sua bocca, ma non lo fece. Non lo avrebbe fatto fino a che non lo avesse voluto anche Beauchamp. E così se ne restò lì sotto di lui e basta, a fissarlo nel buio, in attesa di un nuovo comando.
     
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  4. CellarDoor92
     
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    Mathieu Beauchamp


    Gli occhi ascoltano.
    Si, quelli di Beachamp ascoltano più di quanto non facciano le orecchie e si, in un modo così poetico da meritare una sinestesia.
    Ascoltava con le orecchia, con gli occhi, con le mani, con la pelle, con quella bacchetta che continuava a strusciare su quella dell’altro mago con tale sensualità e forza da meritare di li a poco delle scintille per quanto non fosse possibile.
    Lo ascoltò parlare continuando a muovere il corpo con sempre più forza e movimenti profondi fino a portare indice e medio della mano destra alle labbra facendoli scomparire all’interno delle stesse mentre l’altro continuava a parlare.

    Le due dita scomparirono e solo un braccio lo tenne in equilibrio sopra l’altro.
    La mano scese.
    Nel buio.
    Sotto le coperte andando ad accarezzare, umide di saliva.
    Le gambe aperte dell’altro favorirono sicuramente la ricerca di quel punto debole e morbido, caldo e pulsante di vita che cominciò a massaggiare profondamente, senza spingersi oltre la normale parete fisica, senza sforzarlo, non ancora almeno.
    Continua a massaggiarlo per tutto il tempo del racconto stando attento alle parole di lui.
    Solo quando parlerà della prostituta il suo viso scenderà nell’incavo del collo del mago per morderlo lentamente con morsetti piccoli ma profondi.

    Sorrise risalendo verso l’orecchio del mago che stava sotto di lui usando la punta della lingua per segnare lo spazio tra i suoi morsi l’orecchio cominciando a leccare il lobo mordicchiandolo di tanto in tanto.
    <vuoi sentire il mio sapore? potrai farlo domani… svegliandomi… ti conviene farlo bene dato che volevi farlo nel mio ufficio>
    Disse lui con fermezza all’orecchio del giovane mago mentre un dito, il medio, cominciò a premere con più insistenza. Il petto del mago poggiava su quello del giovane Blackwood
    <In ogni caso… con quanti M.A.G.O. ti sei diplomato? come sei finito al ministero del nord pur avendo studiato a Hogwarts? > Chiese lui continuando quell’opera lenta ed incessante di movimenti docili e dannatamente profondi, sembrava quasi stesse muovendo sè stesso dentro l’anima dell’altro.
    Delicatamente e con forza mentre il mordicchaire del lobo si faceva più incessante.
    Si fermò ed alzò il capo dal collo del mago tornando occhi negli occhi
    <ti darò un bacio quando sarò soddisfatto di te.> Disse lui in un sospiro talmente vicino tra le loro labbra che quasi le stesse si sfiorarono
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    Chi l'avrebbe detto che parlare della propria vita mentre un uomo bellissimo gli si strusciava addosso con l'agilità e la costanza di un gatto in vena di fusa sarebbe potuto essere per Ezekiel così... eccitante. Non lo aveva mai provato prima, così come non aveva mai provato nulla di quello che stava accadendo quella notte. Era tutto così nuovo e intrigante! Si sentiva coccolato da tutte quelle attenzioni, dal modo suadente e sexy con cui continuava a mordicchiarlo e baciarlo, dall'attenzione quasi maniacale che dimostrava nel volerlo far stare bene. Se avesse davvero voluto Beauchamp avrebbe potuto fargli di tutto e fargli fare di tutto, anche contro la sua volontà, e invece no. Sembrava godere lui stesso per primo del piacere che ogni suo movimento regalava al giovane sotto di sè e questo non poteva che lusingare lo stesso, che farlo sentire... desiderato. Almeno quanto lui stesso desiderava l'altro. Triste ad ammettersi, ma anche questo gli era capitato raramente. Le sue esperienze con i ragazzi erano state più che altro sveltine, sesso rubato ad una notte dopo qualche bicchiere consumato insieme al bar. C'era stato raramente qualcosa di più ma sempre mancava qualcosa di fondamentale: nessuna connessione mentale. Non si era mai trovato sulla stessa lunghezza d'onda dell'altro, nessuno aveva mai indovinato i suoi desideri come riusciva a fare il canadese. Lui era davvero... speciale.
    Lo osservò nel buio infilarsi due dita in bocca, si leccò le labbra trovando quel gesto molto stuzzicante. Non aveva pensato invero a dove volesse andare a parare fino a che non sentì quelle dita umide carezzarlo nel punto più nascosto e sensibile del suo essere. Fu un contatto inaspettato, si erano detti di attendere che fosse pronto e di certo non lo era ancora, ma non fu quello il problema quanto la reazione di Ezekiel a quel massaggio tanto intimo, che si manifestò quanto più intimo e profondo diventava. Si sarebbe aspettato di irrigidirsi come gli era accaduto di precedenza, di provare paura perchè sì ce l'aveva e un bel pò, e invece... scoppiò a ridere.
    - Scusa scusa scusa! Tentò di giustificarsi soffocando quella risata che gli scuoteva il corpo di spasmi. - E' che... mi fa il solletico! Si odiò per quella reazione, si sentiva idiota e sentiva anche di aver rovinato l'atmosfera, ma non poteva farci nulla. Chissà, in tutta la sua esperienza magari gli era già capitato e non si sarebbe stupito o arrabbiato. Ez non lo poteva sapere di certo, nessuno gli aveva mai stuzzicato quella parte in quel modo, per lui era del tutto nuovo. - Non ti è mai successo? Cioè... sono l'unico a cui fa... solletico? Tentò di sdrammatizzare mentre si sforzava di smettere di ridere. - Giuro, non era mia intenzione... io non... Forse era stato il disagio, un meccanisco automatico di autoconservazione che tentava di preservare quella parte di sè. Ormai era andata e non poteva farci nulla. Si aggrappò ancora più forte alla sua schiena, carezzandone i muscoli contratti per la posizione in cui si trovava. Si strusciò ancora con più impegno a lui, tentando di riparare il danno, se danno c'era stato. - Potremmo riprovare... mi sforzerò di rilassarmi di più... Gli sussurrò avvicinandosi lui ora al suo orecchio, sollevando la testa dal letto. - Prometto che domani ti sveglierò come nessuno ti ha mai svegliato... per farmi perdonare... E già se lo immaginava, godendone anche solo col pensiero. - Vedrò di meritarmelo quel bacio... Non era partito proprio bene ma contava sul fatto che Beauchamp avendo molta più esperienza di lui fosse pronto a tutto. Ezekiel non poteva essere il primo ragazzo che svezzava in quel senso, non poteva credere di esserlo. Chissà quanti ne aveva avuti prima... Ma come lui no, come lui non di certo. Un assassino quando non si controllava che scoppiava a ridere se poi un mago dannatamente seducente provava ad infilargli un dito nel di dietro? Quanti ce ne potevano essere? - Vuoi ancora saperli i miei voti ai M.A.G.O.? Dovevano solo imparare a conoscersi meglio a vicenda, rodarsi un pò. Un rapporto, se quello tra loro lo era, necessitava impegno. E se c'era una cosa che ad Ezekiel non mancava era la costanza. Anche nel fare figure di merda, si.


    Edited by .Ezekiel. - 12/2/2017, 22:08
     
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  6. CellarDoor92
     
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    Mathieu Beauchamp

    Continuò a muoversi fino a che non percepì qualcosa di decisamente insolito.
    Una risata?
    Rimase sorpreso.
    Le sopracciglia si alzarono e la mano venne ritratta dalla zona che aveva suscitato tanto solletico.
    Un sorriso malizioso sostituì, rapidamente, la sorpresa.
    le labbra tornarono all’orecchio dell’altro
    <Non è mai successo perchè di solito non faccio tale preparazione >
    Risponde semplicemente lasciando un nuovo morso sul collo dell’altro.
    Stava mentendo, era abituato a fare anche di peggio con quelle mani, con quella lingua che fino a quel momento aveva seviziato solo le orecchie dell'altro mago come le proprie labbra.
    Sapeva perfettamente come farlo suo e avrebbe potuto farlo in quel momento, a costo di strapparlo ma il canadese sapeva perfettamente che il giorno dopo in ufficio ci sarebbe stato un altro quindi perchè rovinare un giocattolo?

    <Ti conviene stupirmi davvero dopo questa. >
    Ansia da prestazione?
    Il buon vecchio Beauchemp non ne ha mai avuta in vita sua ma certo sapeva come instillare il dubbio negli altri, quel piccolo seme alla base del cranio sapeva poi crescere da solo.
    Si allontanò appena inumidendo nuovamente le dita per poi portarle di nuovo tra le gambe dell’altro allargandole con le proprie.
    Il massaggio ricominciò come se non si fosse fermato, come se non avesse riso, con la medesima intensità, con al stessa forza travolgente

    Il capo annuisce appena e lo sguardo si fa scuro, ancora una volta.
    Significa in odo incontrovertibile solo un si.
    Nulla di più, nulla di meno.

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    Contro ogni più buia previsione di Ezekiel, il bel canadese sembrava averla presa bene alla fine quell'inaspettata interruzione del suo sapiente lavoro di preparazione. Con un sorriso malizioso e beffardo sulla bocca, proprio a chi è completamente sicuro di sè senza alcun dubbio, tornò a sussurrare al suo orecchio le parole più adatte a far tornare il giovane serio, a rilassarlo come doveva. Non ci credette ovviamente, non poteva essere il solo ad aver meritato quelle sue meticolose attenzioni, ma gli piaceva l'idea di poterci credere e di ritenersi anche lui "speciale".
    <ti conviene stupirmi davvero dopo questa. > Ezekiel sorrise nel buio. - Pensavo di averti stupito abbondantemente poco fa. Scherzò riferendosi ovviamente al suo scoppiare a ridere. Ma quel breve siparietto di ilarità doveva finire, l'eccitazione ancora viva in lui nonostante tutto glielo imponeva. Così tornò serio e il suo respiro si acquietò insieme a lui.
    - Mi piace come mi fai sentire. (Bene.) Gli sussurrò a sua volta affondando il naso nei suoi capelli e chiudendo gli occhi per godersi quel momento di... calma. Si strinse un pò di più al canadese. Una delle mani che teneva sulle sue spalle scivolò verso l'alto fino a che le dita raggiunsero il suo capo. Le infilò tra capelli, così fini e soffici oltre che profumati, giocando con quelle ciocche. - - Continua. Voglio che continui e basta. Voglio imparare. Ma non c'era nemmeno bisogno di chiederglielo che Beauchamp già si leccava di nuovo le dita per riprendere da dove era stato interrotto. Questa volta ebbe un fremito quando le riportò in zona, trovandole più fredde rispetto a prima. Cercò di concentrarsi su altro per non rischiare di tornare a ridere di nuovo rispondendo infine alle domande che l'altro gli aveva posto. - Non ho preso tutte E... non sono perfetto. Iniziò mentre scivolava un pò più là col bacino in cerca di una posizione più comoda. Cosa difficilissima visto come si trovava. - Ho preso anche una O, in Trasfigurazione. Il mio tallone d'Achille quella materia... Come faceva a rilassarsi in quel modo? Detestava quella posizione, così esposto, con le gambe spalancate, il corpo piegato come una sedia a sdraio per rendere più agevole a Beachamp raggiungere quel determinato punto... Non si sentiva affatto sexy, e anzi temeva che presto gli sarebbe venuto un crampo a qualche muscolo insospettato, non abituato a starsene per troppo tempo in quel modo. Invidiò Cael in quel momento, così snodato, in grado di incrociare i piedi dietro il collo senza problemi e di apparire bello e naturale in qualsiasi posizione. - Ho lasciato Hogwarts alla fine del sesto anno, quel posto non faceva per me. O io per loro, dipende dai punti di vista immagino. La vista. Ecco l'unica cosa buona era che almeno la penombra della stanza gli impediva di vederlo bene e rendersi conto di quanto fosse ridicolo messo così. - Mi sono trasferito a Durmstrang e finito i miei studi lì e poi... ho continuato a studiare.
    Il massaggio di Mathieu si faceva sempre più intenso e insistente. C'era da dire che non lo faceva più ridere, una volta abbandonatosi a quelle nuove sensazioni stava cominciando a trovarle piacevoli in uno strano modo che ancora non capiva. Quando però sentiva una di quelle dita farsi più audace e spingere nella parte più morbida qualcosa scattava e lo faceva ritrarre. Gli ricordò una volta quando era molto piccolo e sua madre tentò senza successo di convincerlo a farsi curare con una supposta di erbe magiche. Per quanto ci provò lui la ricacciava sempre indietro, così come stava tentando di fare inconsciamente con quel dito intrepido. Quella fu la prima e ultima volta che qualcuno tentò di violare senza successo quel punto, prima dell'arrivo di Beauchamp. - Voglio diventare un Indicibile, è per questo che studio ancora. Ma come ben sai non mi è permesso di dire nulla al riguardo. Non poteva parlarne con nessuno al di fuori dei suoi colleghi dell'Ufficio Misteri, quella era la regola. Anche se a volte gli pesava dovervi sottostare. - Ho risposto a tutto? Aveva parlato continuando a giocare con i suoi capelli tutto il tempo mentre l'altro "giocava" con la sua entrata segreta. Era molto più rilassato di quanto non fosse inizialmente il che era chiaro anche dal fatto che la sua erezione iniziale era quasi del tutto sparita. Si beava di quelle coccole, del piacere dei morsetti sul collo, del solletico non più fastidioso là sotto ma non era tipo da stare per troppo tempo così passivo. Voleva di più, voleva sempre di più. E quel suo desiderare oltre era difficile da contenere. Lui non si conteneva. E Beauchamp da parte sua era fin troppo abile a spingerlo fino al limite. Quel suo girarci intorno, carezzandolo insistentemente ma senza mai spingersi troppo oltre lo stava di nuovo mandando ai matti. Era quello il suo piano dall'inizio? Esasperarlo fino al punto di pregarlo di spingere più a fondo quel dito? Che lo fosse o no il risultato ottenuto era proprio quello. - Fallo. Gli disse all'improvviso fissando il soffitto sopra di lui, troppo imbarazzato per chiederglielo guardandolo negli occhi. - Non ne posso più... fallo e basta. Era pronto a fargli invadere la sua privacy di nuovo, così come all'inizio lo aveva fatto con la sua testa. Si sarebbe sforzato di aprirsi di più per accoglierlo, ci avrebbe provato. E per dimostrarglielo si tese ancora di più verso la sua mano. Probabilmente se non si fosse deciso subito ad infilargli dentro quel dito avrebbe finito per farlo lui stesso. A meno che non gli avesse ordinato il contrario.
     
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    Mathieu Beauchamp

    Aveva incassato bene il colpo della risata di quel ragazzo, non lo prese come una ffronto solo perchè, beh, era perfettamente a suo agio davanti a una situazione così surreale per quel ragazzotto. <devi ancora fare qualcosa che mi stupisca> disse lui avvicinando le labbra a quelle del ragazzo sotto di lui sfiorandole appena
    <dato che ti faccio star bene… dovrai fare lo stesso.>
    Aggiunse lasciando il proprio alito sulle labbra dell’altro per poi disegnare il suo arco di cupido con la punta della lingua.
    <Come mai un indicibile?>
    Chiese lui gettandosi di nuovo sul collo dell’altro cominciando a martoriarlo nuovamente con più forza di prima, come se una bestia volesse cibarsi dell’anima di quella creatura indifesa ed esposta, li a gambe aperte.
    Ansimava appena il mago mentre il medio cominciò ad abbattere le ultime difese del mago spostandosi dal suo collo solo per godere della sua espressione di godimento.
    Sapeva gli sarebbe piaciuto, ne era certo
    E non perchè al ragazzo dovesse piacere per forza ma perchè sapeva quanto gli piacesse essere toccato da lui. Lo aveva capito.
    <Continua a parlare…>

    Disse lui premendo con più forza mentre la prima falange, ormai, si faceva strada nelle viscere dell’altro mago.
    L’indice, intanto ricominciò a massaggiare la dona intorno, indifesa, morbida umida e calda.
    <Perchè un indicibile? Rispondimi… forza…>
    Intimò ulteriormente con delicatezza nella voce.

    Forse gli stava davvero importando di quel ragazzo, forse non era solo un giocattolo a differenza degli altri, forse non era solo un mezzo per ottenere qualcosa, anche perchè in quel momento chiunque avrebbe potuto dargli lo stesso… meno fiducia forse ma sicuramente lo stesso piacere
    <Mi piace che tu sia mio…non tradirmi in nessun modo, mi spiacerebbe davvero> Pronunciò il tutto con ulteriore dolcezza.
    Forse provava solo a convincerlo di dover restare, forse voleva solo essere certo che fosse del tutto soggiogato.
    Forse… tanti forse.
    Altrettanti dubbi potrebbero aleggiare sia nelle mente di quel mago che continua a far suo il corpo dell’atro, fuori e dentro la sua stessa pelle, in ogni centimetro dell’anima.

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    Continuava a tenerlo in un perenne stato d'ansia e di tensione. Non rallentava un attimo, nemmeno mentre Ezekiel gli parlava. Lo ascoltava ma nello stesso tempo continuava a martoriargli il collo e le spalle di morsi, baci e tutto ciò che si potesse fare con la bocca. Abile ad usarla quanto era abile con le mani e con tutto il resto del suo corpo. E dire che ancora non aveva provato che una minima parte di quelle sue specialità e già con quel poco aveva avuto un assaggio di Paradiso, seppur breve, seppur solo visto di sfuggita prima che la porta fossa di nuovo chiusa. Ma se erano quelle le prospettive che lo attendevano non poteva che immaginare come sarebbe stato il resto. Un assaggio non fa passare la fame, la fa solo aumentare.
    E ancora una volta si sarebbe voluto avventare su di lui, facendosi avanti, intrappolando con i denti quelle labbra che sfiorarono le sue senza prenderle mai davvero, perchè non gli sfuggissero ancora. Si immaginava morderle per attirarle a sè, catturare quella lingua che lo lambiva senza penetrarlo avvolgendola alla propria... Moriva all'idea di baciarlo, di suggellare così un'intimità solo accennata, perchè non vi è nulla di più intimo di un bacio. Ma di nuovo non fece nulla di quello che la sua fantasia gli suggeriva, perchè avrebbe aspettato il momento di esserselo meritato quel bacio e non era ancora arrivato...
    <come mai un indicibile?> Aveva risposto così al suo appello quasi disperato, con un'altra domanda riguardante la sua vita. Ma era quello il modo in cui giocava Beauchamp con lui. Forse aveva capito, empatico com'era, che parlando Ezekiel riusciva a rilassarsi molto di più. Pensare alle parole per rispondergli lo distraeva dalle sue paure per ciò che stava accadendo sulle quali altrimenti si sarebbe soffermanto a riflettere troppo, facendolo ritrarre invece che lasciarsi andare. - Perchè... Cominciò a dire prima che il fiato gli morisse in gola lasciandolo silenzioso e per un momento immobile quando il canadese lo accontentò superando le barriere della carne, penetrandolo più a fondo senza più esitare. - Io... ahhhhhh.... Avrebbe davvero voluto continuare a parlare ma dalla gola uscì solo un gemito. Storidito, confuso, non aveva idea nemmeno lui di come catalogare quella nuovissima sensazione. Si sentiva invaso come mai, ma il pensiero che fosse Mathieu a farlo riusciva a non farlo sentire "sbagliato" per il fatto di provare piacere per qualcosa che per lui era sempre stata... proibita.
    Non provò il dolore che si aspettava, era più qualcosa di strano e indefinibile al quale però già sapeva si sarebbe abituato presto, ci avrebbe pensato il canadese a farglielo piacere di questo era certo. <continua a parlare…> Riprese a respirare normalmente, in quel attimo di tregua concessagli quando il mago smise per un istante di stimolarlo. Ma fu solo un istante. <perchè un indicibile? Rispondimi… forza…> Strinse i denti portando le labbra all'indietro dentro la bocca, quasi avesse voluto ingoiarsele lingua e tutto pur di non essere costretto a proferir parola rischiando di emmettere al loro posto solo suoni indistinti di piacere. - Io... perchè... Che piacevole dannazione stringere quei piccoli muscoli mai usati in quel modo prima intorno al dito del mago, e questa volta non per cacciarlo da lì ma per intrappolarcelo. Il respiro si stava facendo di nuovo corto, nel silenzio della stanza poteva sentire rimbombare il suo stesso cuore. - Perchè gli Indicibili sono gli unici a poter studiare i misteri della magia non ancora svelati... Proferì in un sol fiato. - ...ed io voglio carpire i segreti che ancora nascondono, arrivare dove nessun mago è ancora è arrivato. Capire l'amore, il tempo, la morte... essere il primo a padroneggiare le uniche magie ancora incomprese. Ma per il momento l'unica cosa che stava comprendendo era sè stesso, quello che voleva veramente, ed era Beauchamp che glielo stava facendo scoprire.
    <mi piace che tu sia mio…non tradirmi in nessun modo, mi spiacerebbe davvero> Sospirò, e non solo di piacere fisico. Quelle parole andarono a toccare tasti molto delicati nel fragile essere di Ezekiel. I suoi desideri più proibiti. Ma fino a che punto poteva davvero fidarsi di lui? Gli aveva donato il suo corpo perchè ne facesse ciò che voleva, ma Mathieu pretendeva essere padrone anche della sua anima in quel modo. Gliela avrebbe concessa, perchè lui faceva così, perchè non poteva sottrarsi a qualcosa che per primo desiderava. - Sono tuo... Sussurrò in risposta. - Non sarò di nessun altro. Per Ezekiel la fedeltà non poteva essere chiesta, doveva essere donata, spontaneamente. Non era mai stato fedele perchè doveva, perchè era giusto o per far contento qualcuno. Quando aveva deciso di esserlo, per un periodo, lo aveva fatto perchè lo voleva lui. O più semplicemente perchè quando hai accanto la persona che veramente vuoi non hai alcun bisogno di guardare le altre perchè nessuna sarà altrettanto allettante, nè di più. E lui sapeva di volere Beauchamp e nessun altro, lo sapeva dal momento in cui lo aveva incontrato. Ma... - Come funzionerà questa cosa? Mi chiamerai quando avrai voglia di me, dovrò essere reperibile o... Aveva definito il loro un rapporto e non un contratto. Ma che tipo di rapporto sarebbe stato? - ...non so, se fossi io ad aver voglia di te? Lo cercò con lo sguardo, aveva bisogno di capire perchè non voleva fraintendere, qualunque cosa ci fosse o ci sarebbe stata tra loro. Sapeva di non poter avanzare pretese o mettere paletti, non lo avrebbe fatto, ma per questo doveva conoscere bene i termini di quel... accordo rapporto. - Vuoi sapere un'altra cosa in cui sono un novellino? Non ridere ma... non ho mai avuto una relazione con un uomo. E già, non solo non ne aveva mai avuto uno dentro di sè, ma nemmeno accanto, nemmeno... mai.
     
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  10. CellarDoor92
     
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    Mathieu Beauchamp

    La falange, stretta nei muscoli dell’altro continuò il suo viaggio in quelle calde e virgorose viscere sino a trovare, forse finalmente, la prostata.
    Il polpastrello si fece più fremente cominciando a massaggiare la ghiandola con il solo e dichiarato scopo di far provare quella sensazione all’altro.
    Quella di qualcuno che sta muovendo una piccola frazione di sè solo e solamente per dare piacere

    Un indicibile… potresti essermi davvero utile in effetti…
    I pensieri di Beauchamp si colorarono, come spesso avveniva dell’opportunismo che tanto lo contraddistingueva e no.
    Non si trattava di un ‘opportunismo fine a sè.
    Si trattava di una delle capacità più importanti per qualsiasi soggetto cui si affidavano i propri problemi perchè fossero risolti con la legge.
    Lui, da sempre incarnava ogni minimo aspetto del vero persecutore della legge.
    Nietzcano, ovvero abile con le parole motivo per quale si era sempre posto il dubbio di come e che parole, quante e con che pause, con che voce; Un fisico quantistico in grado di avere una visione della realtà differente da quella di chiunque, motivo per cui si era tanto impegnato negli aspetti mentali e trasfigurativi della magia; scettico, ovvero adattabile come il polpo, il suo patronus, che per i sofisti era, per l’appunto, esempio più limpido di skepsis, ossia di ricerca; ed infine opportunista, ossia in grado di adattarsi a ogni situazioni secondo le opportunità offerte dalle stesse.
    Sembrava quasi che un essere superiore avesse mescolato in lui la passione ed il talento necessari ad essere un grande magisprudente oltre che un eccellente mago.

    Inclinò il capo per osservare il trasfigurarsi del viso del ragazzo ad ogni suo movimento mentre la mano ancora libera e poggiata al muro se ne discostò.
    I muscoli dell’addome e della schiena si contrassero con violenza sorreggendo la sua posizione mentre quella mano libera andò a imprigionare i polsi del giovane alzandogli i pugni sopra la testa trasformandoli in un nuovo appoggio contro la testiera del letto.

    <Non preoccuparti di come sarà… goditi questo momento… siamo solo io, te … e il nostro piacere… o vuoi che smetta? > Proferì lui ansimando appena all’orecchio dell’altro mentre il dito aumentava la vigoristà del suo massaggio.
    <non puoi più dirlo…> Aggiunse lui mentre il secondo dito cominciava a forzare l’entrata.
    <l’avrai con me…> Aggiunse poi avvicinando pericolosamente, lentamente, le labbra a quelle del mago mentre i movimenti pelvici presero a farsi più insistenti <quando sarai davvero mio.> le labbra sentenziarono a bassa voce dischiudendosi mentre i denti, avidi coltelli d’avorio, catturarono il labbro inferiore del mago tirandolo verso il loro proprietario per poi lasciarlo andare.

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    Non rise alla sua confessione il canadese. In realtà a pensarci bene fino a quel momento non lo aveva mai sentito ridere. Chissà com'era il suono della sua risata... chissà che pieghe avrebbe assunto il suo bel viso o se fossero stati invece gli occhi ad illuminarsi come succede a taluni. Si rese conto improvvisamente di sapere talmente poco di lui, che non gli aveva svelato nulla quando al contrario aveva preteso di sapere tutto. Abile a districarsi con le parole, ad evitare risposte dirette alle poche domande che Ezekiel gli aveva rivolto.
    Era lui a comandare e lo sottolineò impedendogli ancora una volta ogni azione, legandogli anche i polsi con la stretta di una sola delle sue, così che non potesse nemmeno più carezzarlo. Sottomesso del tutto, mente e corpo, incapace di ribellarsi e spaventato di goderne.
    <non preoccuparti di come sarà… goditi questo momento… siamo solo io, te … e il nostro piacere… o vuoi che smetta? > Stirò le labbra in un sorriso stentato, ovvio che non volesse che smettesse. Non aveva bisogno nemmeno di una conferma per continuare e infatti non l'attese.
    Era tutto lì dunque? Era quello il segreto per ottenere quella felicità a cui tanto agognava? Non preoccuparsi del futuro e godersi il presente, le piccole gioie, senza pensare a ciò che sarebbe stato dopo? Una cosa difficilissima per Ezekiel, che aveva bisogno di certezze a cui aggrapparsi come un naufrago a un relitto, per sopravvivere.
    Cercò di rilassarsi ancora di più, più facile a dirsi che a farsi. Uniformò il respiro ai suoi movimenti, ma per lui era ancora tutto molto bizzarro. Non capiva cosa stesse facendo esattamente con quel dito ma era come... sentire solletico da dentro. Solo che non lo faceva più ridere. Era piacevole ma in un modo indefinito, diverso certo da qualsiasi altra cosa avesse mai provato e lo trovava estremamente affascinante. L'eccitazione che si era spenta in tutte le chiacchiere che era stato costretto a fare prima tornò a farsi sentire in un crescendo di sensazioni. Era quello che provavano i ragazzi con cui era stato quando lui li penetrava? Trovarsi dall'altra parte gli faceva pensare a domande che non si era mai posto prima. Credeva scioccamente che il piacere di un uomo non fosse dissimile a quello di una donna durante l'atto sessuale ma forse non era così. Ezekiel non aveva mai fatto qualcosa del genere a nessuno, non aveva mai avuto bisogno di chissà che lunghissima preparazione. Tutti quelli con cui era stato non l'avevano chiesto, erano già pronti, abituati da tempo a quella pratica, aperti ad accoglierlo mentalmente quanto nel fisico. Non aveva sentito mai il bisogno quindi di farsi domande in proposito e nemmeno si era documentato al riguardo visto che non credeva di esserne interessato. E invece... magari era vero, lui era il giocattolo nelle mani di Beauchamp ma era Ezekiel che stava imparando un gioco nuovo.
    Non disse più una parola, concentrato come era a godersi ogni secondo e parlare lo avrebbe solo distratto e non voleva. Desiderava ricordare ogni istante, ogni gesto del canadese, imprimerselo nella mente così come nella carne. E il canadese lo stava marcando proprio per bene. Inspira, espira. Smaniò nel sentire la pressione farsi più forte quando al primo dito se ne aggiunse un altro. Chissà che effetto doveva fare quello stupore sul suo volto, arrossato e sempre più bollente di vergogna mista a piacere. Perchè si, ancora non riusciva a liberarsi dell'imbarazzo nell'ammettere che tutto quello gli stava piacendo fin troppo. Cacciò anche un piccolo grido, ma non per fermarlo al contrario, un grido di approvazione che lo spronasse a continuare perchè qualsiasi cosa stesse facendo la faceva dannatamente bene.
    <l’avrai con me… quando sarai davvero mio.> Questa era stata la sentenza pronunciata dal mago, a cui non c'era appello nè ricorso possibile. Ma per essere davvero suo doveva arrendersi del tutto, donarsi come non aveva mai fatto, annullarsi per lui. E sancire quella resa con un'esplosione di piacere che confermasse quanto lo desiderasse davvero. Quindi su questo si concentrò, muovendosi sotto di lui in modo da accoglierlo meglio dentro di sè, ricambiandolo di tutto quel impegno con i suoi sospiri e ansiti, cercando di trasmettergli passo passo quel che stava provando. L'unico modo in cui poteva ricambiarlo, stretto in una presa che gli impediva altro.
    Un rantolo di piacere più forte degli altri gli sfuggì quando afferrò le sue labbra tra i denti, come se gli avesse letto ancora nella mente, indovinando i suoi sogni e riproponendoglieli al contrario. - Dio... quanto ti voglio. Gli uscì detto così, in modo spontaneo, con tutta la frustrazione che aveva in corpo. Era la prima volta che non nominava Merlino ma si riferiva proprio a una divinità, forse perchè alla fine quella oltre che un'affermazione era anche una preghiera. - Liberami... fa che te lo possa dimostrare... Avrebbe accolto quella sua richiesta o avrebbe continuato a farlo cuocere a fuoco lento fino a farlo scoppiare? Attese fremente quello che poteva essere un atto di clemenza, o la punizione per aver osato chiederlo.
     
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  12. CellarDoor92
     
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    Mathieu Beauchamp

    Il dito si fece più impertinente, più forte e nel contempo più determinato mentre la mani del mago venivano lasciate libere. Il canadese si stese di lato all’altro tenendo la mano destra tra le gambe di lui mentre la sinistra alzò la gamba destra dell’altro come ad allargagli le gambe ancora una volta facendo poggiare il ginocchio di lui sul proprio fianco.
    <Non fare nulla…> Rispose solo con questo mentre la mano prese a muoversi in un andirivieni simile a quello di un amplesso, lento ma profondo, possente ma non violento nonostante il crescendo.

    <goditi questo momento e non preoccuparti del dopo, di ripagare… di qualcosa… vivi il momento >
    Pronunciò lui in un sussurro roco e profondo
    <perchè in qualsiasi momento può finire tutto>
    Aggiunse fermando le dita per estrarle lentamente per non fargli male andando poi a stringere a sè il corpo del ragazzo premendogli appena il viso contro il proprio petto e poggiando il membro ancora eretto vicino al punto torturato fino a poco prima
    <e ora dormi piccolo Blackwood >
    Proferì infine baciandogli la fronte con dolcezza e calore.

    Le mani del canadese si incontrarono sulla schiena dell’altro accarezzandola appena in piccoli andirivieni, piccoli giochi, cerchi.
    Il braccio destro andò a prendere la coperta, spostata dai loro movimenti per poi coprire entrambi i corpi.
    Sorrise nel buio della notte chiudendo, finalmente, le palpebre
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    Lo liberò, ma non perché avesse accolto la sua supplica. Liberò il suo corpo ma non gli restituì l'arbitrio: <non fare nulla…> Ez ubbidì, senza chiedere altro, non sarebbe servito a nulla. Non si ribellò in nessun modo, seguendo i movimenti del canadese e stendendosi sul fianco in una nuova posizione così come l'altro desiderava. Almeno era più comoda, gli permetteva di stargli di fronte mentre faceva la sua magia con le dita, stando in una posa più rilassata, avvinghiato a lui con una gamba sollevata al suo fianco.
    Chiuse gli occhi e si godette il lento e costante movimento nelle sue viscere, come gli era stato comandato. Non che fosse un problema ubbidire a quello... Beauchamp sapeva benissimo quel che faceva, così come sapeva quanto al Blackwood piacesse. Ansimante e fremente, sempre sul punto di arrivare all'orgasmo senza mai raggiungerlo, una sensazione bellissima per quanto frustrante alla fine. Perché una fine non c'era mai, non quella di rito almeno.
    Terminò e basta, con le dita di Mathieu che scivolarono lentamente fuori, lasciando un vuoto che Ezekiel non si sarebbe mai aspettato. Aprì gli occhi di scatto, avrebbe voluto chiedergli di tornare a riempirlo, avrebbe voluto dire tante cose ma se ne restò zitto con quella nuova strana impressione di sentirsi incompleto senza di lui dentro di sé. Era bastato poco al giovane per abituarsi a quel gioco, meno di quanto avrebbe immaginato, ma era solo l'inizio. Sarebbe stato sciocco tentare di affrettare le cose, buttarsi a capofitto in qualcosa che aveva appena cominciato a conoscere ed apprezzare e dunque si affidò completamente alle decisioni di Beauchamp che aveva dimostrato abbondantemente fino a quel momento di sapere davvero ciò di cui Ezekiel avesse bisogno. Anche meglio di lui.
    <e ora dormi piccolo Blackwood > Un bacio sulla fronte ad augurargli la buonanotte e porre termine a tutto. Se ne rimase lì in silenzio stretto al suo petto e per la prima volta dopo tanto tempo si sentì perfettamente in pace e protetto sotto le coperte insieme a lui, avvolto dal suo corpo e dal suo profumo.
    Eppure non riuscì a dormire, se non per qualche attimo fugace in cui la stanchezza prese il sopravvento. Dopo poco riapriva gli occhi per accertarsi che il canadese fosse ancora lì, per guardarlo nella tranquillità del suo riposo. I tratti del viso erano più dolci così, sembrava ancora più bello.
    Ancora lontano dall'alba dovette suo malgrado sciogliersi da quell'abbraccio. Il corpo di Beauchamp si mosse appena prima di ritrovare una nuova posizione ed Ezekiel sgattaiolò nel bagno senza far rumore.
    La luce forte del neon gli ferì gli occhi, lo specchio che aveva di fronte gli rimandò un'immagine di sé stravolta, non si riconosceva più. Quello che era successo lo aveva cambiato, lui lo vedeva, anche gli altri lo avrebbero visto? Curioso con una mano andò a toccarsi dietro per capire se anche il suo corpo fosse diverso. Non gli pareva anche se sfiorandosi sentì un vago dolore che fino ad allora non aveva notato. Sospirò. Doveva togliersi dalla testa certe idee assurde, nessuno avrebbe saputo oltre loro due...
    Si avvicinò al water per svuotarsi la vescica. Solo allora si rese conto di essere ancora in parte eccitato, come se Mathieu non avesse mai smesso di toccarlo nella sua testa. Chiuse gli occhi, ripercorrendo con la mente alcuni momenti di quella sera, accompagnato dalla sua mano come aveva fatto l'altro uomo ma... non ce la faceva. Smise quasi subito, sentendosi stupido eppure... <non tradirmi in nessun modo, mi spiacerebbe davvero> ... gli sarebbe sembrato un po' di tradirlo godendo senza di lui, assurdo vero? Lasciò quindi perdere e fece quello che doveva fare senza indugiare in altro. Tornò al lavandino a lavarsi le mani e rassegnato a restare sveglio fino al mattino seguente si infilò di nuovo nel letto insieme allo straniero.
    Non ci mise molto ad arrivare l'alba. Falci di luce si infilarono tra le cortine alle finestre colpendo il letto e loro due ancora vicini. Uno rilassato nel sonno del giusto, l'altro teso come una corda di violino a fissarlo. Era tanto assurdo non vedere l'ora di svegliarlo come gli aveva ordinato di fare? Se lo sognava dalla sera prima e benché il mago gli avesse detto che non doveva ripagarlo di nulla Ezekiel ardeva dalla voglia di farlo, un po' per l'altro ma soprattutto per sé.
    E lo fece. Con impegno e dedizione, riversando tutto sé stesso in quel atto così come il canadese si riversò poi nella sua bocca in ricambio. Lo accolse con gioia, provando piacere nel dispensarne all'altro, imparando a conoscere il suo sapore non dalle sue labbra ma dalla fonte del vero sapore di un uomo. E gli piacque, come gli piaceva ogni cosa in quel mago così affascinante e crudele e allo stesso tempo gentile e premuroso e attento. Bastardo ma con classe.
    Se ne rimase sul letto a riflettere su quanto era successo leccandosi ancora le labbra per non dover far finire quel momento mai, anche se Beauchamp era già sotto la doccia, lontano da lui. Anche se era già tutto finito. E la prova l'ebbe quando con un'asciugamani intorno alla vita uscì dal bagno, lasciando che Ezekiel lo seguisse con lo sguardo mentre si vestiva senza dire nulla. Quando fu pronto si avvicinò semplicemente a lui dandogli un altro bacio sulla fronte. Quello fu il suo modo di salutarlo prima di lasciare lui e la stanza vuoti e soli.
    Quando lo avrebbe rivisto? Non ne aveva idea ma non se ne stette nemmeno lì a chiederselo, sarebbe stato inutile. Avrebbe aspettato che il canadese avesse di nuovo voglia di giocare, la partita in fondo era appena cominciata.
     
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