Resilience

Zek & the new guy

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    "Ciò che non ti uccide ti rende più forte." (cit.)

    Se ne stava sdraiato sul letto nell’appartamento di Stoccolma del suo amico Nicholas fissando il muro davanti a sè. Ormai quel posto era diventato la sua tana, il luogo sicuro in cui si rifugiava quando non trascorreva i weekends a Durmstrang e non aveva voglia di viaggiare fino a Londra. O non aveva voglia di niente e basta.
    Avrebbe potuto mandare un gufo a Philip, chiedergli di raggiungerlo lì dopo il suo turno di lavoro al Dark, ma non osava farlo per paura che il ragazzo gli rispondesse che fosse già impegnato. Tutti sembravano esserlo ultimamente, tranne lui. Anche Percival era diventato irraggiungibile, mentre con Jerome -tra Ioan e tutti i nuovi amici che si era fatto- era difficile persino ritagliarsi del tempo per fare due chiacchiere insieme a scuola. E con gli amici di Londra non è che la situazione fosse tanto diversa...
    Era come se tutti stessero andando avanti tranne lui, bloccato da qualche parte, indietro, da solo. Questo succede quando quasi tutti quelli che conosci sono impegnati in una relazione tranne te. Di qualsiasi tipo sia.
    Ezekiel aveva i suoi studi, l’unica relazione consolidata che riusciva a portare avanti era quella con le Arti Oscure, con le persone invece continuava a collezionare delusioni e fallimenti. L’ultimo sulla lista portava il nome in bella calligrafia di Wolfang: il giovane cacciatore non si era rivelato quello che lui credeva. Un po’ come tutti gli altri. Questo succede quando in un essere umano cerchi un Dio.
    Forse si, era lui a pretendere troppo, ed aveva ragione Layla nel pensare che quel suo volere sempre di più, ricercare ogni volta la perfezione, lo avrebbe sempre condotto all’infelicità senza via di scampo. Non accontentarsi di ciò che si ha può essere una condanna a volte, per Ez di sicuro lo era, ma non ci riusciva proprio a fare altrimenti. Come ci si può accontentare della vita terrena dopo aver visitato il Paradiso? La perfezione che cercava l’aveva intravista, assaporata, era quello il suo problema. Beata ignoranza in questi casi: chi non sa cosa potrebbe avere apprezza di più quel che ha.
    Avrebbe potuto benissimo uscire, era venerdì sera e Stoccolma offriva ogni tipo di svago per uno con le possibilità di Ezekiel. Locali dove avrebbe trovato compagnia ce ne erano a bizzeffe ed anche se non era un adone la sua elaganza e il suo modo di fare emanavano potere e fascino, su un certo tipo di ragazzi almeno. Non sul genere a cui puntava lui però.
    Ci aveva provato ad accontentarsi e non poteva dire di non aver goduto proprio come recitava il proverbio, ma le storie di sesso di una sera non lo soddisfavano come avrebbe voluto. Era giunto tristemente alla conclusione che i ragazzi quando ci si mettevano sapevano essere molto più troie delle ragazze. Il sesso occasionale e promiscuo non faceva per Zek e se ne era reso conto quando aveva scoperto di Phil, che intratteneva una relazione con Cal, che a sua volta era coinvolto in una relazione con Cael con cui era stato a letto anche lui stesso e così via. Solo a pensarci gli veniva mal di testa. Era davvero così tanto chiedere di trovare qualcuno solo per lui? Questo succede quando entri nel giro dei locali, finisci per trovarti sempre con la stessa gente che è stata a sua volta con la stessa gente con cui sei stato tu.
    Doveva uscire da quel circolo vizioso ma incontrare gente nuova non era così semplice come poteva sembrare. Holden era stato come una cometa, caduto dal cielo solo per lui -stella del mattino- ma era durato proprio il tempo che dura il lampo di una cometa per l'appunto. Aveva sperato di trovare in Wolfie quella stessa scintilla ma non era stato così, forse era anche un pò colpa sua, forse non era capace di farla scoccare quella scintilla con tutta la paura di soffrire che si portava addosso. Ma Ezekiel seppure sofferente non sapeva arrendersi, quello mai. Di botte ne aveva prese parecchie nella sua giovane vita, molte anche fisicamente, ed aveva ragione colui che disse che la sofferenza d'amore è un pò come il dolore delle costole incrinate: non si vede nessuna ferita all'esterno, ma fa male ad ogni respiro. Nonostante questo però sapeva che il dolore eventualmente prima o poi svaniva e se era troppo forte c'era sempre la Magia Oscura a cui potersi rivolgere, cosa che vigliaccamente aveva fatto per cancellare il giovane Morgenstern dalla sua mente. Doveva solo resistere e prendere il meglio da tutte le esperienze che stava vivendo, riorganizzarsi e riprendere a costruire il proprio futuro. Si diceva anche "anno nuovo vita nuova" eppure il primo mese del 2017 era già andato e lui era ancora lì, da solo, a fissare quel muro. Fino a quando una candida civetta non picchiettò col becco sul vetro...
    - Ecco arrivo. Quanta fretta! Con passo svogliato si alzò dal letto ed andò alla finestra per aprirla e far entrare l'uccello. Lo aveva riconosciuto subito, era uno di quelli del Ministero. Moon si era fissato col bianco, probabilmente per far da contraltare al nero della sua anima. - Che cosa ci può essere di così urgente da dovermi convocare di venerdì sera? Il biglietto non lo spiegava e non servì a nulla fissare la civetta nei suoi occhietti profondi per saperne di più. Quando lo aveva aperto una tazzina sbeccata si era materializzata tra le sue mani, una passaporta pronta all'uso tutta per lui. - E va bene. Andiamo a scoprirlo.
    Vergò una risposta veloce e lasciò che l'uccello lo precedesse mentre lui si preparava per andare. Un completo scuro, un cappotto tre quarti nero e sopra il mantello a tenerlo protetto dal gelo della neve che cadeva silenziosa sulla città ormai da giorni. Lasciò perdere bastone e tuba, dal tono del messaggio non era certo invitato a una festa quindi meglio essere più informale, per quanto lo potesse essere uno a cui piaceva vestire elegante come lui.
    Si era aspettato che la passaporta lo conducesse dritto nell'atrio del Ministero ma così non fu e ringraziò Merlino di non aver rinunciato al mantello proprio all'ultimo. Arrivò all'edificio dopo mezz'ora di cammino nella neve, umido e infreddolito, spolverandosi via fiocchi di ghiaccio dalle spalle. Il mago addetto alla pesa delle bacchette non era sorpreso di vederlo, evidentemente era stato avvisato del fatto che fosse stato chiamato a quel ora. - Buonasera Cornelius. Ancora non hai finito il turno? Pensavo che dopo il tramonto i visitatori non fossero più ammessi. E di solito era così ma qualcosa bolliva nel pentolone quella sera, tra i muri immacolati del Ministero del Nord. - Non oggi a quanto pare. E' arrivato un visitatore proprio poco fa. Ezekeil sollevò un sopracciglio, curioso come era sempre di natura. - E per questo che sono stato chiamato qui? Non aveva idea di cosa potesse significare ma l'idea di scoprirlo aveva già messo in secondo piano il fastidio di dover essere andato fin lì quella sera e sotto la neve. Proprio per questo Blackwood, hai indovinato! La voce di Moon tuonò alle sue spalle. Non lo aveva nemmeno sentito avvicinarsi, ma lui era il Ministro in persona non c'era da stupirsi che fosse dannatamente bravo a cogliere gli altri di sorpresa. - Buonasera Ministro. Cosa succede? Chi è che è arrivato? Subito le domande essenziali, sbrigati i convenevoli in un semplice breve inchino. Mi fermerei volentieri a spiegartelo ma Melinda mi aspetta e sai che le donne non amano aspettare quando loro sono puntuali. E la Gordon evidentemente era una delle poche ad esserlo. Ma come mai sei tutto bagnato? Non ti ho mandato una passaporta per materializzarti direttamente qui? Ezekiel sollevò le spalle confuso: - L'ho presa la passaporta ma mi ha lasciato a due chilometri da qui in vero... Si intromise Cornelius: - E' la seconda che sbaglia stasera. Millicent è un pò distratta da quando... L'ospite! Ma certo ora è chiaro. A tutti tranne che ad Ez, che spostava lo sguardo da un mago all'altro interdetto. -E un bel uomo, lo si deve ammettere. Tu trovi? Il Ministro sembrava piccato, ma lo era sempre quando si parlava di qualcuno che potesse anche solo lontanamente essere considerato più sexy di lui. Ad ogni modo ora devo scappare. Spiega tu tutto a Blackwood e... mi raccomando non deludermi ragazzo. Domani mi aspetto un rapporto dettagliato. E fu così che Moon sparì in una nuvola di fumo scuro lasciando di nuovo soli i due nell'atrio. - Seguimi, ti spiego mentre camminiamo.
    E gli spiegò, anche se non scese proprio nei dettagli perchè non li conosceva bene nemmeno lui. A quanto pareva però Moon aveva fatto pressioni sulla nuova Ministra della Magia di Londra per avere al Nord un certo mago che aveva fatto domanda per entrare a far parte del Wizengamot. La scusa era stata che aveva bisogno di lui per revisionare il nuovo Statuto del Patto Scandinavo ed alcuni nuovi decreti che aveva intenzione di introdurre e a quanto pareva questo mago era un esperto in magisprudenza e pure in magia oscura. - Non capisco però cosa c'entro io. Contenstò giustamente il giovane Blackwood. - Oh beh questa parte ti piacerà. Quel mago è anche un esperto in magia mentale, la tua branca di specializzazione no? Il Ministro ha pensato che tu fossi il più adatto per fargli da chaperon e farlo ambientare qui al Nord. Gli bastarono quelle parole perchè i suoi occhi si illuminassero, era vero quella parte gli piaceva. Da quando Carradine era scappato non aveva più avuto una guida in quella materia e i suoi progressi erano giunti ad un punto morto. Esercitarsi con un altro esperto della materia lo entusiasmava. - Il Ministro ha pensato bene Cornelius, ora non vedo l'ora di conoscerlo.
    Fu lasciato dal suo accompagnatore davanti alla porta di un ufficio in cui non era mai stato, nel dipartimento di Magia Internazionale. Non c'era nessuno a quel ora e una volta allontanati i passi del mago che era con lui calò un assordante silenzio. Fece un profondo respiro e bussò alla porta, non aspettando risposta per aprire ed entrare. L'ufficio sembrava vuoto ma dopo una rapida occhiata notò un uomo che si affacciava da una porta laterale. - Salve. Ecco, in quel momento capì anche perchè Millicent aveva fatto confusione con le passaporte dopo averlo incontrato e lo dimostrò il sorriso a trentadue denti che si allargò sul suo viso. - Sono Ezekiel Blackwood, benvenuto al Nord signor... Merlino! In tutte quelle chiacchiere si era dimenticato di farsi dire il suo nome ma poco male, almeno avrebbe sentito subito anche la sua voce. Chissà perchè se l'aspettava molto sexy. Chissà... - A quanto pare mi è stato affidato il compito di farle conoscere il posto e... All'improvviso mentre ancora parlava una pergamena svolazzante planò nella stanza andando a fermarsi proprio sulla sua mano. - Mi scusi... La lesse velocemente, era del Ministro Moon: c'era scritto di portarlo anche a cena, ovviamente a spese del Ministero e il nome dell'albergo dove accompagnarlo per dormire. Uno molto di lusso tra l'altro. - Dunque si... dicevamo? Che disastro essere come lui così sensibile a un certo tipo di fascino. Avrebbe voluto apparire calmo ed efficiente ma la sua innata curiosità già aveva fatto nascere mille domande dentro di lui alle quali anelava dare il prima possibile risposte. Voleva sapere tutto di quel tipo, tutto. A partire dai suoi gusti sessuali, ovviamente.
     
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    Mathieu Beauchamp
    Essere uno dei maghi più brillanti del proprio istituto, come anche una delle menti più acute della magisprudenza moderna ha i suoi vantaggi, certo, anche nascere nel corpo adeguato ad un ego simile è importante, permette di fare tante cose, di farsi, tante persone e scalare la pila di morti che ci si lascia alle spalle senza la minima remora perchè si, non è esser cattivi, è solo esser pragmatici e sapere che si vuole e come ottenerlo, scegliere il meglio per se nonostante le necessità degli altri.
    Certo... essere brillanti non basta a volte... a volte è necessario scendere a compromessi e invece di essere dove avrebbe voluto si troverà lontano, forse più lontano da dove avrebbe voluto.

    Ha ricevuto da ormai troppo tempo il gufo del ministero che lo ha spinto ad andare al nord e si sa, se si vuole ottenere qualcosa ci si deve piegare a volte.. o meglio… basta piegare qualche collaboratore, qualche ragazzo, alzare una gonna o un’altra, un po’ come in tribunale.
    Uno sguardo si era dipinto sul suo viso.
    Le iridi screziate avevano lampeggiato.
    Le labbra erano state lentamente umettate, il mento alzato e l’intimo del cancelliere del Wizengamot rialzate.
    Certo, il gufo era arrivato nel momento meno opportuno ma lui non aveva la minima intenzione di fermarsi ed ecco cosa lo aveva portato li, al nord.
    Già alla partenza aveva sbuffato dopo aver radunato le sue poche cose e, spostandosi i capelli con una mano, si era smaterializzato direttamente dove sarebbe stato per un pugno di mesi… fortunatamente, solo un pugno di mesi... solo un pugno di mesi li, dove il paesaggio ha lo stesso identico odore di casa.

    Odore di freddo, odore in qualche modo di lontananza, e la si può ben palpare, tra le persone, manca la gentilezza del paese dello sciroppo d'acero, manca il calore di una cucina fatta di torte di frutta, di whiskey alla cannella e pan di zenzero.. le coppie, per le strade sembrano differenti, lontane, non strette.
    La fronte si è corrugata il primo giorno in cui è arrivato se non fosse stato per il fatto di essere subito raggiunto da un invito formale.
    Una passaporta.

    Un girotondo

    Un ufficio ed un sorriso davanti a sè. parole vuote quelle gli vengono proposte ma poco ci vuole, quando gli viene chiesto se ha capito non può che rispondere con un cenno, non ha parlato da quando è arrivato se non per pronunciare il suo nome all'entrata come al ministro.
    Un ufficio malarredato a suo parere e chiunque potrebbe leggerlo nella sua mente.
    Un sorriso, ecco come ha congedato il mago che lo ha accolto andando a recuperare determinati oggetti dalla scrivania.
    Impugnò la piuma autoinchiostrante più vicina cominciando a vergare in nero i margini di una pergamena mentre le iridi verdastre si muovevano rapidamente sulle righe.

    Ed ecco cosa lo ha condotto li, a quel momento. All'entrata nel suo ufficio, o meglio, in quell'ufficio , di un ragazzo decisamente giovane. Appena la porta si è aperta lo sguardo è scattato verso la stessa e la mano destra, lasciando con un movimento fluido la piuma sulla scrivania era corsa alla fondina della bacchetta legata alla cintura sul lato sinistro della stessa ben nascondendo il movimento grazie all'interposizione tra il tavolo, denso e legnoso e la porta. <Buonasera> Proferì mentre le nocche si rilassano e lo sguardo si fa indagatore sulla figura che ha di fronte. carino... pensò solo questo mentre le lingua, sfuggendo al suo controllo, andò ad umettare il labbro inferiore <Mathieu Beauchamp> Continuò alzandosi in piedi per muoversi verso l'esterno della scrivania circumnavigandola lentamente per poggiarsi con il sacro al bordo ligneo della stessa offrendo la visione al ragazzo della sua intera, quanto perfetta, figura. Li davanti a lui. Stretto in un abito color canna di fucile, scuro, sotto cui una camicia bianca e perfettamente stirata sembrava quasi cucita su un paio di pettorali perfettamente disegnati. L'assenza di una cravatta lascia intravedere l'incavo tra le clavicole e il collo dove piccole screziature scure risalgono e si buttano sul petto probabilmente leggermente coperto di una peluria di colore indefinibile a causa dei capelli screziati di castano chiaro come scuro e che non facevano altro che brillare alla luce tiepida dell'ufficio.
    <Beh... sono stato fortunato mi pare> Aggiunse a mezze labbra come a lasciar la possibilità d'interpretare in qualsiasi modo quelle parole basse e roche dal sapore vagamente francese. le iridi si lanciarono, poi, ad osservare ancora la figura come anche l'oggetto non identificato appena entrato <Cosa c'è scritto?>chiese poi alzando un sopracciglio per pi stendersi come un fuso portando una mano nella tasca dei pantaloni eleganti>
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    La prima cosa che lo colpì di quel mago straniero sconosciuto fu la sua sobria eleganza. Ormai si era rassegnato al vestire sportivo di Jer o Phil, all'eleganza eccessiva di Percy o allo stile modaiolo di Cael e Wolfie, molto sopra i toni. Quest'uomo era diverso, con un semplice completo grigio senza ombra di cravatta pareva pronto per una sfilata in passerella. A Zek questo piaceva molto, per lui la classe era importante, una dote essenziale per attirare la sua attenzione.
    Quando si era presentato poi ghignò tra sè constatando che la voce del uomo faceva perfetto paio col suo aspetto. <mathieu Beauchamp> Ripetè il nome nella mente per fissarlo, cercando di reprimere un ghigno naturale che affiorava dalle sue labbra. - Francese? Lo disse con un accenno di esitazione, in realtà non gli sembrava lo stesso accento di Dorian. Era simile ma più duro, più... maschio. Ma non riusciva a tirare ad indovinare di dove fosse: l'unica cosa che riusciva a pensare in quel momento era che avrebbe potuto tranquillamente starlo ad ascoltare per ore. Che tragedia essere così sensibile a quel tipo di fascino! Era un gran punto debole, il suo punto debole.
    <beh... sono stato fortunato mi pare> A quel punto le labbra fecero tutto per conto loro, impedirgli di sollevarsi in un ghigno di soddisfazione era impossibile, era una smorfia così naturale per Zek! - Crede nella fortuna? Scosse la testa sorridendo. - Io no, mi ha tradito troppe volte al tavolo da gioco e non solo... Ma credo molto nelle opportunità. Terminò sfumando quel sorriso in uno sguardo più serio che piantò negli occhi smeralidini nell'altro. Le luci delle fiaccole notturne gli conferivano dei riflessi dorati che attirarono subito la sua attenzione. E intanto prendeva appunti mentali di ogni particolare, come faceva sempre quando incontrava per la prima volta qualcuno così come quando si approcciava per la prima volta ad un nuovo incantesimo. Seguendo un metodo quasi scientifico.
    <cosa c'è scritto?> Che fosse un tipo curioso anche lui? - Questo? Aprì il palmo nella mano lasciando che il promemoria prendesse di nuovo il volo. - Era solo il Ministro che si raccomandava di trattarla bene. Deve essere... speciale... per meritare tutte queste attenzioni. Anche troppe per un normale ospite. Era evidente che Beauchamp fosse ritenuto molto importante anche se ancora non gli era del tutto chiaro il perchè. - A questo punto dovrei farle fare un giro del Ministero per farle conoscere il posto credo ma... in effetti avrà tutto il tempo per farsene un'idea nei prossimi giorni. Portarlo in giro ufficio per ufficio per mostrargli i vari dipartimenti non sembrava per nulla divertente, anche se il fatto che fossero quasi del tutto soli in quel grande edificio poteva rivelarsi interessante. Però... - E' già stato a Stoccolma o è la sua prima volta qui? Ha già cenato? Potremmo andare a prendere qualcosa in centro... Si rese conto di aver sparato già troppe domande tutte in fila e si fermò, cercando un briciolo di calma in un profondo respiro. -... mi scusi. A volte parlo troppo, è un mio difetto mi dicono. Io non me ne rendo conto ma... capisco che possa apparire irritante. Era sempre così, l'ansia lo portava a straparlare, benchè stesse cercando di lavorare su quel suo problema. I frutti però si vedevano molto lentamente. - Mi dica lei cosa ha voglia di fare. A quanto pare sono al suo servizio stasera. Mimò un profondo inchino che nemmeno un valletto della Regina Vittoria. Gli piacevano i gesti plateali, non si poteva non notare. - Non mi dica però che vuole ritirarsi la prego. Il Ministro non mi perdonerebbe mai se non l'accompagnassi almeno a fare un giro. Si beh, non è che ad Ezekiel importasse molto in quel momento di cosa pensasse Moon, le sue intenzioni erano molto più egoistiche. Anche se non gli fosse stato ordinato avrebbe fatto carte false per trascorrere la serata con quel mago. Come alternativa a starsene a casa a fissare un muro ripensando alle sue pene d'amore non era male no?
     
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    scheda ◊ 27 ◊ pureBlood ◊ neutral
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    Mathieu Beauchamp
    La mano destra lasciò la tasca dei pantaloni rivelando solo in quel momento un anello all’anulare dall’aspetto importante, in argento con un’onice nera al centro. Da lontano era difficile dire quale sia esattamente il decoro dell’intarsio argentato intorno alal pietra tagliata come se fosse uno smeraldo piatto. Lo sgaurdo va in basso per poi rialzarlo verso la’ltro quando gli viene chiesto di dove fosse <canadese, prego> precisa lui mentre la mano corre ai capelli aggiustandoli con un gesto rallentato non oltre il normale ma che denota un controllo sui propri movimenti differente dal comune, una mano ferma che apparterrebbe ad un chirurgo ed un altezzosità degna di un Dio.
    Fa un passo in avanti per poi tornare indietro, oltre la scrivania prendendo le pergamene per metterle in una specie di cartella di cartoncino, o meglio, di pergamena rigida che poi viene rimessa all’interno di una borsa rigida in ecopelle di drago scura. <Credo nella divinazione come nell’alchimia… non posso esimermi dal credere nella fortuna, ma si tratta di arti complesse> proferì senza guardarlo negli occhi ma rispondendo senza nessun tipo di increspatura nella voce abbassandola quasi di un tono come a enfatizzare il fatto di non guardarlo in viso ma tenere la voce verso il basso, il fondo della borsa.
    Lo sguardo si rialza alle parole di lui e le labbra si piegano in un mezzo sorriso di sfida
    <Crede che lo sia?> Lascerebbe un lungo silenzio. Sguardo nello sguardo. cOme in una gara di quelle che si fanno da bambini per quanto, beh, bambini che fissano con uno sguardo talmente intenso, talmente forte non ce ne sono. Quelli che sanno stringere l’anima quasi a soffocare le ultime parole. La lingua svicolò rapidamente passando sul labbro inferiore dopo quella frazione di secondo interminabile.
    La voce viene schiarita e le labbra si muovono velocemente <In ogni caso ho studiato la mappa del Ministero… non necessito di nessun giro > Aggiunse afferrando la borsa per poi avvicinarsi tenendosi ancora a un metro circa.

    Da una distanza simile era certo ben percepibile il profumo del canadese, ricercato esattamente come i suoi movimenti, come quell’aspetto dall’apparenza dannatamente naturale. Un profumo che sa di geranio, vetyver e muschio ma ancor più d’assenzio, la bevanda degli dei. Qualcosa di pericoloso come l’ira dei greci come anche magnetico come il flauto di Pan, esattamente come lo sguardo che ora viene gettato in quello del giovane mago.

    Un nuovo passo in avanti, una trentina di centimetri, uno spazio riempito dall’opulenza del profumo, dell’aura carica di esperienze. Rimase in silenzio ascoltando le domande del ragazzo ma ignorandolo completamente per non rispondere.
    <tu che vorresti fare con me…> Non è nemmeno una domanda quella che venne posta. si tratta solo del lasciar una frase sospesa mentre lo sguardo non fa che penetrare in profondità nell’anima di chi ha di fronte.
    L’incantatore è li.
    Fermo.
    Senza più parole tra le labbra ma in quel profondo come estenuante silenzio si potevano, di sicuro, leggere parole non dette. A volte sono i silenzi a urlare nelle orecchie e forse quello non sta urlando nulla se non di scappare per la pericolosità di quel ragazzo.. ormai uomo… che non può non esser magnetismo puro
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    Nella loro ultima sessione lo psichiatra da cui era in cura aveva fatto una domanda molto interessante ad Ezekiel, una delle poche: "Se potessi tornare indietro, cosa faresti di diverso?" Ci aveva pensato a lungo prima di rispondergli. Inizialmente sembravano infinite le cose che avrebbe potuto fare diversamente, le decisioni, le azioni che l'avevano portato alla delusione e alla sofferenza, ma poi più ci rifletteva più si rendeva conto che la verità era molto diversa. - Niente. Rispose dunque alla fine ostentando una certa sicurezza. - Rifarei tutto uguale, perchè questo sono io.
    Aveva dato la colpa agli altri per tutto il tempo, perchè loro non erano all'altezza, perchè si erano comportati male con lui, perchè si erano rivelati diversi da quello che sembravano inizialmente, ma alla fine lo aveva capito. La colpa di tutto quello che gli era successo, se di colpa si poteva parlare, era solo sua. E tornare indietro non sarebbe servito a nulla, non avrebbe cambiato niente.
    Più Mathieu Beauchamp si avvicinava a lui, azzerando quasi la distanza tra di loro, più aumentava la sua consapevolezza che l'esperienza nel campo dei sentimenti soprattutto, per quanto negativa non serviva, non bastava a non ricadere negli stessi errori. Aveva sempre vissuto ai bordi di un precipizio Ezekiel e la voglia di buttarsi e provare a volare era sempre stata più forte della paura di cadere. Si era buttato senza remore quando aveva baciato per la prima volta un ragazzo andando contro all'educazione bigotta ed omofoba inculcatagli della sua famiglia, non aveva provato vergogna nel gustare il sapore di un altro uomo con l'entusiasmo di una cortigiana ai piedi del suo re. E nonostante il modo in cui era stato abbandonato poi senza alcuna spiegazione si era rimesso in gioco ancora con Jerome andando incontro ad un altro rifiuto. A quel punto si era ripromesso di non cascarci mai più eppure pochi mesi dopo ci aveva provato di nuovo con quella sciocca speranza che per una volta il finale potesse essere diverso. E poi ancora e ancora. La ragione gli diceva di lasciar stare ma in certe situazioni, ormai se ne era reso conto, non era la testa a prendere le decisioni.
    Il profumo del mago gli riempì i polmoni stordendolo come una partita particolarmente forte di erballegra e a quel punto il comando era già affidato ad altre parti del suo corpo non attaccate direttamente al collo ma più in basso e poi ancora più in basso. <crede che lo sia?> Sul momento non aveva risposto a quella domanda, non aveva le basi per farlo e non volendo azzardare ipotesi rimase in silenzio lasciando che l'altro credesse quel che gli faceva più piacere. Ma se glielo avesse chiesto di nuovo in quel momento, dopo che aveva potuto vedere il modo in cui si muoveva in quella stanza, con una sicurezza tale da mettere in soggezione persino una faccia da culo come lui, con i gesti misurati e accorti di un abile predatore certo della propria posizione di superiorità, allora gli avrebbe risposto di sì, lo era speciale, eccome. Uno di quelli capaci di strappargli dal petto l'ultimo brandello di anima che gli era rimasto per lucidarcisi le scarpe senza che Ezekiel riuscisse ad opporre resistenza alcuna. Era sempre così che iniziava: il destino metteva sulla sua strada uno di quegli esseri speciali sapendo già come sarebbe andata a finire, per prendersi beffe di lui probabilmente, lo sciocco che non imparava mai la lezione.
    <tu che vorresti fare con me…> Continuò a fissarlo con lo sguardo di chi pendeva dalle sue labbra in attesa che finisse quella frase, ma Beauchamp non lo fece, lasciando quella sentenza inconclusa e carica di sottintesi che Zek non avrebbe mai avuto il coraggio di confermare. O sì? - Cose che il Ministro Moon di certo non approverebbe. Ma lo disse sul serio o lo pensò solamente? E se fosse stato solo un pensiero poteva avere la certezza che non fosse arrivato in qualche modo all'altro? "Quel mago è anche un esperto in magia mentale..." lo aveva avvertito Cornelius. E se...?? Le guance gli si imporporarono appena all'idea che quella frase fosse accompagnata nella sua mente dalla vivida immagine di sè stesso che strappava di dosso la camicia al canadese scoprendo il petto che la scollatura mostrava appena, come un preludio a gioie incommensurabili tutte da scoprire. E continuava con le sue labbra che lambivano quella pelle nutrendosi del profumo che emanava fino a scendere a nascondere il viso sotto il suo ventre e non per imbarazzo ma per pura lussuria. Aveva visto anche lui tutto ciò?? Comunque fosse non poteva certo chiederglielo perchè sarebbe stato come confessare apertamente e dunque dovette restare con quel enorme dubbio quando infine abbassò lo sguardo interrompendo la connessione tra i loro occhi. Non senza un pò di dispiacere ma per necessità, estenuato da quel contatto e spaventato da quel che avrebbe potuto fare se non si fosse fatto indietro. Troppo istintivo per desiderare di mettere in atto la sua fantasia, troppo codardo per ammetterlo. Perchè con le donne era sempre stato fin troppo facile, si sentiva superiore a loro, le dominava. Ma con gli uomini era diverso, diventava insicuro, aveva paura di un loro rifiuto e della propria reazione. Se non fosse stato così forse avrebbe baciato Holden in quel mese che avevano trascorso insieme invece di rimpiangere di non averlo mai fatto e forse in quel momento avrebbe fatto lo stesso con quello sconosciuto, pronto ad accettarne le conseguenze. E invece si mascherò di nuovo dietro le parole, la cosa che sapeva fare meglio, parlare e parlare, anche quando sarebbe dovuto stare zitto. - Mi è stato ordinato di esaudire ogni suo desiderio. La voce roca, come se avesse appena masticato sabbia. - Ciò che farei io... E ancora la mente di Zek tornò a quell'immagine e il suo corpo fremette di desiderio inespresso, un brivido lungo la schiena che gli fece rizzare i peli sulla nuca e non solo. Questa volta fu lui a non completare la frase, lasciando libera interpretazione all'altro. Ma non restò immobile, nè si tirò indietro anzi, un indizio glielo volle dare muovendo lui ora un passo verso Mathieu, accorciando ancora le distanze, preda che freme per immolarsi al predatore.
     
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  6. CellarDoor92
     
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    Mathieu Beauchamp
    <e non c’è proprio nulla che cambieresti? ne sei certo?> Chiese lui con voce suadente, quasi sibilando il contenuto di quella frase che non sa certo di nulla se non di una mera provocazione che segue le labbra che non fanno altro che inclinarsi appena aprendosi in un mezzo sorriso che profuma di notti di sesso con ragazzi o ragazze abbordati in qualche pub, uno i quei sorrisi che appaiono vincenti e che sanno far sentire il più importante sulla terra.
    Ecco quali sono le sue armi.
    Ecco cosa fece il serpente per prendersi il fiore.

    Si mordicchia l’interno del labbro inferiore il mago tenendo le iridi sul ragazzo che ha di fronte mentre libera la sua mente ed il suo pensiero comincia a camminare come se fosse fosse una persona, o meglio, uno scorpione.
    Le zampette corrono da lui all’altro ed entrano in quella mente in subbuglio senza problemi trapassandone le barriere completamente abbassate e sopite, fino a quel momento gli era successo davvero poco spesso di riuscire in quell’arte tanto complessa senza il bisogno della bacchetta, un fenomeno che aveva intenzione di studiare il più possibile.
    Le chele si fanno strada tra i pensieri, le immagini, i ricordi ed eccole li che misurano le informazioni con quei calibri, in maniera delicata cercando di non farsi fastidiose o pressanti, cercando di non farsi beccare ma ecco.
    Una poltrona a metà sala, centrale.
    Perfetta per guardare il porno in cui lui è protagonista.

    Lascia correre immagazzinando quel pensiero nella propria mente senza remore, senza sentirsi in dovere di avvertire o lasciare un biglietto di ringraziamento per quella scena che non sarebbe nemmeno troppo male in effetti ma un sorriso tipico di chi sa qualcosa si dipinge sul suo viso. Un’arma da usare in un altro momento, certo questo non spaventa quell’uomo dal profumo e dall’ego prepotenti.
    Lo sguardo rimase fisso, le orecchie ascoltarono le parole del ragazzo che pareva proferirle senza nemmeno accorgersene, forse già caduto al fascino del mago
    <Magari invece apprezzerebbe…> Aggiunse con un ghigno poco raccomandabile eppur magnetico osservando il movimento del ragazzo verso di lui.
    Fermo.
    Immobile.
    Stabile come uno scoglio nell’oceano e suggestivo come la fiamma d’una candela per una falena.

    <e cosa saresti bravo a fare?> Lo incalzò lui senza remore dell’imbarazzo o di quello che aveva appena visto per poi ascoltare infine quella frase di chiusura che non ha molto di chiusura ma di una sospensione <Vorresti forse un bacio?> chiese lui avvicinandosi ulteriormente per poi prestarsi a passare indice e medio sulle labbra di lui premendo il labbro inferiore per farlo lentamente abbassare facendolo rimbalzare poi sull’altro. La mano calda e appena ruvida si spostò poi ad accarezzare in il dorso la guancia del ragazzo tenendo gli occhi nei suoi pronto ad evitare nel caso un bacio o qualsiasi altro avvicinamento simile
    <è questo che il ministro non approverebbe?> continuò ad incalzarlo con voce bassa e profonda come se si facesse fatica in qualche modo a dire una cosa simile quando invece, quel tremolio nel pomo d’Adamo risultasse del tutto controllato da quel mago tanto capace nel dissimulare come nel mentire e nell’attrarre. Di li si che avrebbe tentato ulteriormente di leggerne i pensieri perchè sicuramente si sarebbero fatti interessanti.
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    Edited by CellarDoor92 - 4/2/2017, 22:57
     
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    Lo sguardo di Ezekiel si sposta dagli occhi del mago alle sue labbra, catturato dalla loro forma, dall’aspetto così appetibile e da quello che sembra un tic dell’altro o meglio no, qualcosa di molto consapevole, che le tende, le mordicchia, le stira di nuovo, rendendole ancora più invitanti. E’ solito che qualcuno riesca a comunicare con gli occhi, ma questo uomo è diverso, lui riesce a comunicare anche con le labbra senza bisogno di proferir parole. A quel punto non può fare a meno di chiedersi quali discorsi sarebbero in grado di fare altre parti di quel corpo che non ha bisogno di spogliare per indovinare perfetto sotto i vestiti che indossa.
    <magari invece apprezzerebbe…> Sobbalzò il giovane Blackwood a quelle parole, sospettando che l’impressione che aveva avuto non fosse poi solo un’impressione ma senza poterne esserne certo. Avrebbe potuto riferirsi a quello che aveva pensato riguardo al Ministro e alla sua proclamata omofobia o avrebbe potuto riferirsi a lui stesso, perché no? Sarebbe potuto essere Beauchamp quello ad apprezzare. Ghignò, stringendo gli occhi in uno sguardo malizioso mentre l’angolo sinistro delle labbra si sollevava. Non stava immaginando tutto, non poteva essere. Quella tensione tra di loro era vera quanto inaspettata, sorprendente quanto desiderata. Ogni fibra del suo corpo fremeva per tendersi verso il canadese, attratto come una mosca nella tela del ragno.
    <e cosa saresti bravo a fare?> Oh tante cose, erano molteplici le doti di Ezekiel, per chi si prendeva la briga di scoprirle. Ma non ci poteva essere risposta a quella domanda che non fosse compromettente, che lo immettesse in una via senza ritorno. Così rimase zitto. Ma poi... <vorresti forse un bacio?> Istintivamente la sua bocca si mosse, le labbra dischiuse, quasi nell’atto di mimarlo quel bacio che a tutti gli effetti avrebbe potuto benissimo desiderare. Non furono però le labbra di Mathieu a sfiorarlo ma le sue dita, carezzevoli ma non altrettanto soddisfacenti. Lo lasciò fare, immobile, inebetito davanti a quel oscuro gioco di seduzione al quale non era avvezzo, non nel ruolo del sedotto, non a quel modo. Lui che aveva sempre la pretesa di mantenere il controllo su tutto e tutti, impossibilitato a lasciarsi andare dai freni imposti dalla sua mente, in quel momento non era altro che una foglia in balia della corrente di un torrente. Trascinato dalla forza dell’altro verso l’inevitabile cascata. Perché c’era sempre una cascata alla fine.
    Chiuse appena gli occhi quando sentì quella mano carezzargli la guancia, accompagnando quel gesto con il capo invece di sfuggirgli. Un lento sospiro e poi li riaprì, come svegliandosi da uno strano sogno. <è questo che il ministro non approverebbe?> Annuì senza parlare. Rispose solo con quel gesto della testa. Non sarebbe riuscito a parlare nemmeno volendo, la sabbia che gli sembrava aver masticato fino a qualche momento prima ora era scesa per la gola graffiando, inaridendola.
    Deglutì staccando la guancia da quel contatto. “Le unioni tra maghi che non portino alla procreazione di prole Purosangue sono vietate per legge.” Una legge antica ma non poi così arcaica. Negli anni 20 ai maghi era proibito persino avere qualsiasi tipo di contatto con i babbani, per difendersi da loro. Le cose erano cambiate dopo la Grande Guerra ma la questione aperta sulla possibilità che continuare a mischiare il sangue dei maghi potesse portare all’estinzione della razza magica era ancora spinosa. Non favorire le unioni omosessuali tra maghi al Nord quindi non aveva obbligatoriamente valenza omofobica, ma come tutte le altre proibizioni poteva essere più che altro un espediente per difendere il loro mondo. Quanto sapeva Mathieu Beauchamp della legislazione di quelle terre? E quanto dei desideri più profondi di Ezekiel? Sembrava indovinarli o scavarli direttamente dentro di lui, qualunque delle due non cambiava le cose. Avrebbe voluto così tanto continuare a fluire, fregandosene di tutto, delle convenzioni sociali, di quanto ci si aspettasse da lui, per una volta... per la prima volta. Il canadese era uno a cui piaceva tenere gli altri sul filo del rasoio da lui stesso sfoderato: conscio del proprio fascino ed abile nel servirsene ma soprattutto era un perfetto sconosciuto, quindi chi più adatto di lui? Non sapeva nulla di Ezekiel e di conseguenza non poteva aspettarsi nulla, con lui avrebbe potuto non essere costretto a tenere le redini, poteva finalmente lasciarle e vedere dove questo lo avrebbe portato, ma... era troppo prematuro, era solo una fantasia, una delle tante che la sua mente turbata continuava a far nascere con la stessa facilità con cui le vedeva perire. Si allontanò di un passo, o per lo meno ci provò resistendo all'attrazione del corpo dell'altro. Deglutì di nuovo portandosi una mano al collo e massaggiandolo, quasi fosse stato stretto in un cappio fino a quel momento. – Mi è venuto in mente in effetti qualcosa che potremmo fare. Disse poi ritrovando abbastanza voce da riuscire a parlare. – Qualcosa di... caratteristico. Era un turista dopotutto, quindi perché no? – Ma la avverto, quello a cui ho pensato richiede di essere fatto senza vestiti addosso... Il suo sguardo si affilò di nuovo in una semisfrontata malizia. Semi perché non riuscì a fissarlo negli occhi tanto a lungo come prima, ora ne era troppo in soggezione. – Ci sta? Non tanto però da non buttare lì quella domanda alquanto ambigua.
     
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    Mathieu Beauchamp
    Osservare.
    Ecco cos’ama quel bastardo manipolatore che sta li, a fare il gioco del gatto col topo, anzi, ancora meglio, della fiamma con la falena, attraente e seducente nella sua danza attrae quelle ali polverose.
    Ne osservò lo sgomento e il tentennare il tendere le labbra e il giocare ancora una volta con il desiderio di quel ragazzo con quelle sue dita calde, bollenti quasi, e profumate di quell’alone che si portava sempre in giro nemmeno fosse il più incisivo degli accessori.
    <sembri proprio un cattivo ragazzo redento in uno ubbidiente…> Aggiunse a quello sguardo profondo che non dava certo sprone a un movimento non voluto su quel viso bello come il male.
    Il male sa esser questo.
    Magnetico, servizievole, dolce quanto la melassa e quando meno ce ne si rende conto si è tra le sue spire. Sia chiaro.
    Il canadese non è un cattivo in assoluto.
    È solo un opportunista, nel senso più alto e sadico del termine, accetta le opportunità e le lascia al freddo a letto da sole, con solo un biglietto di ringraziamento.

    Un sorriso bastardo, perchè diversamente non lo si potrebbe definire, si andò quindi a dipingere sotto quelle iridi screziate e il cui colore prometteva solo e solamente pericolo, simili al turchese africano continuarono ad osservare ogni minima espressione del viso di quel mago che avevano di fronte ben pronte a interpretare ogni fremito e movimento per farlo proprio.
    La mano scese lentamente dalla guancia, al collo, agli abiti ancora fradici.
    <noto solo ora che sei già bagnato.. Aggiunse poi facendo scorrere la mano sino alla cintola dell’altro per tirarlo verso di se attraverso la stessa senza sbilanciarlo più di tanto come solo per farlo ridere

    Le labbra si mossero lentamente sotto la dentatura perfetta scomparendo per un momento e mostrando la linea, invitante quanto pericolosa, dei denti del mago bianchi e perfetti <Finchè saremo solo noi, piccolo, tenero, Blackwood, potrai darmi del tu… Non vorrei che qualcuno s’insospettisse su quanto sono speciale per te> pronunciò fermando il palmo sulla guancia del ragazzo cingendola appena muovendo appena il pollice sullo zigomo del ragazzo come per accarezzarlo facendo sprofondare i suoi occhi nei propri.
    Un sorriso mentre il viso cala verso quello del ragazzo dopo la sua proposta.
    Labbra che corrono alle labbra di lui
    Occhi negli occhi mentre il viso è tenuto da una mano
    Il capo, a un paio di centimetri virò lentamente come se rallentato, come per dare tempo di accorgersi che no, quel bacio non ci sarà.
    Le labbra si avvicinarono, così, all’orecchio del giovane che avrà, quindi, davanti agli occhi il collo, teso e innervato di sangue puro del mago canadese <peccato… sarebbe stata divertente la tua prima idea ma anche una sauna non è male … finiremo sudati comunque> proferì lui per poi avvicinare ulteriormente le labbra all’orecchio <Inoltre la mia camicia è piuttosto costosa> aggiunse per poi raddrizzarsi appena tornando di fronte a lui, dritto come un fuso.
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    Completamente scoperto, nudo davanti a Beauchamp. Anzi no, senza vestiti sarebbe stato molto più a suo agio. Era sicuro del suo corpo non aveva problemi a mostrarlo, ma la sua mente, la sua stessa anima, erano tutta altra cosa. E quel mago impertinente davanti a lui aveva visto tutto e non aveva semplicemente spiato dal buco della serratura, era entrato spavaldo dalla porta principale. E lo aveva fatto entrare lui.
    <sembri proprio un cattivo ragazzo redento in uno ubbidiente…> In realtà non era proprio così. Un cattivo ragazzo lo era ma era anche stato sempre uddidiente, alle regole della famiglia, a quelle dell'onore, ed ad ogni regola di un suo superiore. Non si era mai ribellato Ezekiel e gli andava bene così, perchè aveva bisogno di ordine nella sua vita per non perdere di vista i suoi obiettivi. La questione era un'altra, ben più delicata e nascosta, e forse il Legilimens lì ancora non ci era arrivato.
    Sottrarsi a lui sembrava impossibile. Per quanto avesse tentato di allontanarsi, di staccarsi da quella mano che lo toccava in un modo così invasivo, si ritrovò ancora più vicino a lui, tirato per la cintola. Merlino se gli piaceva quella tracotanza, non era forse quello che aveva sempre desidarato? La sua ossessione per i Lycan ad esempio, che vedeva così superiori a lui, capaci di trasformarsi in mostri assassini a piacimento ma abbastanza forti da non farsi sopraffare dal loro potere... aveva sempre pensato che avrebbe potuto sottomettersi a uno di loro, bramava anzi poterlo fare. Quello che aveva davanti però era solo un uomo eppure in quel momento gli sembrava essere in grado di esercitare lo stesso potere della bestia. Non era ubbidienza quella no, era semplicemente il suo desiderio più nascosto, quello che più gli faceva paura anche solo pensare di desiderare.
    <noto solo ora che sei già bagnato...> Respinse a stento una risata. Quante volte aveva fatto battute del genere a una donna in passato? Ed ora era lui a subirne una. Gli sembrava tutto così surreale, proprio come in uno dei suoi sogni. Ma non era spiacevole come un incubo, tutt'altro. Si sentiva in qualche modo corteggiato ed era un bel cambiamento visto che solitamente quello che corteggiava era lui. Non sapeva nemmeno bene come calarsi in quel ruolo, cosa avrebbe dovuto fare? Non che ci fosse tanto tempo per pensare, l'altro aveva ben stretta in mano la situazione e anche lui, tanto che rimase abbastanza ebete davanti a quelle particolari avances.
    <finchè saremo solo noi, piccolo, tenero, Blackwood, potrai darmi del tu… Non vorrei che qualcuno s’insospettisse su quanto sono speciale per te> A quel punto il riso che aveva represso affiorò davvero sulle sue labbra, ci stava godendo da matti, si beh non proprio ma ci sguazzava. - Allora chiamami Ezekiel, lasciamo i cognomi per le formalità. Mathieu. Fu strano pronunciare per la prima volta il suo nome, non era molto bravo Zek con l'accento francese avendo ancora la forte cadenza yankee nella voce. Ma quel suono morbido sembrò accarezzargli la lingua mentre usciva dalla bocca, lingua con cui avrebbe voluto accarezzare molto più di un nome, ma non aveva fretta. Non gli sarebbe saltato al collo come un ragazzino infoiato, non era ancora arrivato a questo. Anche se a stento teneva a bada il proprio autocontrollo. Semplice non era con l'altro che continuava a stuzzicarlo e la tentazione di appropriarsi di quelle labbra quando si avvicinarono vorticosamente alle sue fu tanta, ma se le seguì appena voltando il viso quando lo schivarono non mostrò la sua delusione e non si avventò nemmeno sul suo collo anche se ne approfittò per aspirarne più profondamente il profumo.
    <peccato… sarebbe stata divertente la tua prima idea ma anche una sauna non è male... finiremo sudati comunque. Inoltre la mia camicia è piuttosto costosa> Tutte le carte della sua mano erano sul tavolo, il che non era proprio l'ideale per una partita, soprattutto perchè le carte dell'altro invece non le poteva vedere. Eppure non si sentiva perdente in partenza. Insomma, se si stava dando da fare così tanto per giocare con lui qualche interesse doveva pur averlo. O si divertiva a sfotterlo soltanto? Maledetto dubbio dettato dall'insicurezza, se solo si fosse potuto estirpare con un incantesimo. - Te ne avrei comprata un'altra. Rispose arricciando il naso, pur sapendo di non aver poche possibilità di segnare il punto con lui. - Sia mai che avrei mandato in giro un ospite importante come te con la camicia stracciata dopo... O magari gliene avrebbe data una delle sue, ma già era troppo intimo come pensiero, presupponeva di riuscire a portarlo a casa sua ed era correre troppo. - Mettiamola così, partendo già nudi ci evitiamo tutto il problema di rovinare i vestiti. Ed i suoi occhi avrebbero potuto comunque godere della vista del corpo di quel mago che per il momento poteva solo immaginare con la fantasia.
    - Se sei pronto possiamo andare anche subito. Attese che l'altro prendesse la propria valigetta e il mantello o cappotto o quel che aveva e lo afferrò saldamente per il braccio pronto a smaterializzarsi con lui in un posto che conosceva bene, un club molto esclusivo sul porto. Direttamente nella loro hall.
     
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    Mathieu Beauchamp
    <passare ai nomi mi sembra, in ogni caso, esagerato…> Pronunciò tirandolo nuovamente a se fino a far toccare il suo bacino con quello dell’altro muovendolo appena <signor Blackwood…> Pronuncia nuovamente a bassa voce con tono dolce e roco quasi fosse già un rantolo di orgasmo simulato più di quanto non avrebbe voluto, già perchè una botta appena arrivato in quel ministero non gli sarebbe certo spiaciuta.

    <in ogni caso… beh… non avrei apprezzato… mi piace che le cose che sono mie lo restino> Pronuncia avvicinando nuovamente le labbra all’orecchio di lui cercando di mordicchiarlo appena nel lobo sussurrando ancora una volta <vuoi essere mio?> Suggerì lui a bassa voce ancora in quello che si sarebbe potuto scambiare per un gemito di piacere mentre la patta dei pantaloni veniva strusciata appena contro quella del tirocinante.
    <Vuoi farmi divertire?> Chiese ancora continuando per poi poggiare la punta della lingua, umida e bollente sul lobo.
    Lenta.
    Leggera.
    Tempestiva, rapida in quel movimento così lento per poi ritirarsi nuovamente all’interno delle labbra .
    Il corpo tornò, quindi, eretto davanti all’altro mentre un sorriso beffardo e a tratti astioso si disegnò sulle perfette labbra del mago.
    Il capo si piegherà ancora una volta verso le labbra dell’altro socchiudendo appena gli occhi.
    L’ennesima finta?
    Decisamente convincente probabilmente.
    Si, l’ennesima finta. Si ritrasse rapidamente, come un serpente che azzanna la preda e la lascia morente.
    Lasciò i pantaloni dell’altro riprendendo a muoversi per la stanza raccogliendo il cappotto scuro, nero impreziosito da bottoni dorati recanti il simbolo di un’ancora mentre il colletto del cappotto risultava nero all’interno e rosso all’interno in modo da mostrare una fascia colorata di cremisi se alzato.
    Il rosso delle proprie vittime forse?
    Infilò le maniche estraendo dalla tasca un pacchetto di sigarette
    <ti raggiungo > Disse lui muovendo appena il pacchetto andando ad estrarre una sigaretta completamente nera dal pacchetto color mattone prendendo dall’altra tasca un accendino zippo, babbano, certo, ma a suo parere ben più interessante da vedere di una bacchetta usata per accendere sigarette o pipa, anche perchè, nonostante non lo si sappia, gli incantesimi legati al fuoco non fossero nè il suo forte nè qualcosa che amasse fare <sempre che tu non voglia farmi compagnia…> Portò l’accendino alla sigaretta stretta tra le labbra infischiandone della possibilità di star infrangendo qualche regola antifumo o altro.
    Clack.
    Una piccola fiamma bluastra si accese all’aprirsi del cappuccio dell’accendino nero richiuso rapidamente spegnendo la fiamma facendo lampeggiare di rosso il cerchiolino al termine della sigaretta scura il cui fumo color bianco si spandesse nell’aria.
    <se ne vuoi una serviti pure.> pronunciò lui porgendo il pacchetto aperto al ragazzo mentre il cerchiolino vibrò nuovamente di un rosso acceso ed un nuovo sbuffo si liberò dalle labbra di lui
    <Andiamo, piccolo Blackwood> Aggiungerà lui una volta terminata la sigaretta che il giovane fosse presente o meno.
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    Sarebbe stato impossibile nascondere la reazione del tutto naturale del suo corpo a tutti quegli stimoli che gli stava dando il bel mago. Lo sarebbe già stato restandogli a distanza ma quando lo riattirò a sè e strusciò il bacino contro il suo beh... l'unica cosa che riuscì a pensare fu che potesse prenderlo come un complimento. In fondo non era quello lo scopo del suo gioco? Plasmare Ezekiel al suo volere? Se non quello cosa? L'idea che volesse solo sfotterlo gli attraversò di nuovo la mente e se così fosse stato ok, aveva comunque vinto l'altro e si sarebbe inchinato a lui. Si sarebbe inchinato comunque seppur per altri motivi, quindi non gli cambiava nulla ammetterlo. - Quello che vuoi tu, Beauchamp. La voce sempre più stentata, ridotta quasi a un sussurro, interrotta dagli ansiti a fare il perfetto paio con quella del canadese. Tutto quello che voleva, glielo avrebbe dato in quel momento o dopo, gli bastava chiedere: perchè nasconderlo? Perchè negarsi quel piccolo piacere inaspettato. Si annoiava tanto negli ultimi tempi che quella serata iniziava a sembrargli quasi un premio, di quelli meritati. Perchè sapeva di meritarlo.
    <vuoi essere mio?> Non rispose, sarebbe stato superfluo. Il suo corpo teso, tremante, era già una risposta esaustiva. <vuoi farmi divertire?> Una mezza risata, strozzata dal fiato corto che la carezza della sua lingua gli provocò. - Non ti stai già divertendo abbastanza? Avrebbe dovuto sentirsi usato? Forse, eppure si stava divertendo anche lui, come non gli capitava da tempo o a pensarci bene forse non gli era proprio mai capitato, non così.
    Non era stata la risposta giusta? Il canadese si allontanò e si, gli dispiacque. Si sentì come abbandonato all'improvviso in una posizione instabile, gli tremarono le gambe e fece fatica per qualche attimo a ritrovare l'equilibro. Tentò di ricomporsi mentre l'altro girava per la stanza per recuperare le sue cose, ma sentiva le guance in fiamme e il cavallo dei pantaloni ancora troppo stretto. Che bastardo! Pensò, incerto se l'altro potesse ancora leggergli nella mente. Ma non era che un complimento, non certo un insulto.
    Sorrise di cuore quando lo vide infilarsi il soprabito scorgendo il rosso della fodera. Buffo, avevano proprio gli stessi gusti nel vestire, amanti dei particolari come quello. Ezekiel aveva scelto la stessa fodera per la sua divisa di alta rappresentanza al Ballo del Ceppo, squarci di rosso che animavano l'eleganza del nero ad ogni suo volteggio nella sala. Questo non fece che fargli piacere quel uomo ancora di più. E se l'avesse condotta ad un nuova rovina pazienza, era vaccinato, l'avrebbe gestita ma ormai lo desiderava, voleva averlo. - Bel cappotto. Si complimentò. - Mi piace... il tuo stile. E non solo quello nel vestire, era sottinteso.
    <ti raggiungo. sempre che tu non voglia farmi compagnia…> Osservò il pacchetto di sigarette, non ne aveva mai viste di quel tipo. - Volentieri. Si riavvicinò a lui, non vicini quanto lo erano prima ma abbastanza da sentire di nuovo quella irresistibile attrazione. Per lui era calamita. <se ne vuoi una serviti pure.> Non se lo fece dire due volte, era curioso di provarle. Di provare ogni cosa di quel uomo invero. Ma per iniziare una delle sue sigarette, si sarebbe accontentato di poco. - Non male, che tabacco è? Curioso, assaporò il fumo tenendolo in bocca più del solito per gustarne le differenze con quel che fumava di solito. Era forte, era... sapeva un pò di Mathieu, era come lui. Lo intrigava.
    <andiamo, piccolo Blackwood> Scosse la testa, ancora non aveva buttato la sua cicca e poi... non aveva fretta. - No aspetta. Non si mosse da dove si trovava, restando lì a fissarlo. - Prima che andiamo voglio sapere una cosa. Fece un altro tiro, ormai era arrivato al filtro. Peccato, ne avrebbe gradito ancora. Così come avrebbe gradito altro e per questo non si trattenne, non era mai stato bravo a trattenersi. - La fai con tutti quella... Gesticolò con la mano, ma non trovava un gesto così come non trovava la parola adatta. - ...quella cosa. E ne usò una che andava bene con tutto. - Ogni volta che incontri qualcuno di nuovo? Ti diverti così? E' una prova? Avrebbe fatto meglio a stare zitto, ad andare e vedere cosa aveva in serbo il resto della serata. Ma non era riuscito a resistere, come al solito. - L'ho superata? Probabilmente non gli avrebbe risposto, avrebbe riso di lui forse. Ma non gli importava. Lo scopo era restare ancora qualche istante in quella stanza solo con lui, prima di buttarsi nel caos del Club, di dover dividere quella visione con altri, fremendo per ogni sguardo che si sarebbe posato su di lui oltre al suo. Già possessivo nei confronti dell'ospite straniero, pur non avendone nessun diritto.
     
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  12. CellarDoor92
     
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    Mathieu Beauchamp
    Lo sguardo del mago non si spostò dagli occhi dell’altro senza la minima intenzione di distoglierlo nemmeno nel sentire il rigonfiamento del giovane cui lascia un nuovo sorriso che aveva il sapore di un essere diabolico e sprezzante <Non è mai abbastanza…> rispose lui passandosi la lingua sul labbro superiore, con lentezza in un movimento fluido e voluttuoso che andò a lucidare il rosee, carnose quanto invitati.
    Nei suoi movimenti non fa che lasciarsi guardare.
    Lento.
    Agile.
    Lascia il potere più grande a lui o così può sembrare… si, il potere di guardare…solo per qualche istante perchè il potere maggiore sta in chi guarda la maggior parte del tempo e non in chi è guardato a meno che non si tratti di uno spettacolo volontario. Quindi anche quella volta non lasciò il controllo ad altri.
    Sono poche le persone che sono in grado di controllare sempre qualsiasi situazione senza il minimo sforzo
    <Grazie, so perfettamente quanto sia bello…> Rispose soprappensiero senza nemmeno rendersi conto del tono duro con cui provò sostanzialmente a zittirlo in quelle constatazioni probabilmente realmente scontate a norma dello sguardo di ghiaccio tirato al ragazzo.
    Strano come una persona possa cambiare in così poco da diavolo tentatore a re dell’inverno dal cuore di ghiaccio e dalle dita fredde. Lo sguardo per un attimo indugia sulla figura riammorbidendosi lentamente in una frazione di secondo mentre il mondo, probabilmente, doveva sembrare fermo. <e immagino ti piaccia anche altro> proferì lui lasciando le labbra socchiuse indicando, poi, con un gesto del capo il bozzo all’altezza della patta dell’altro <dovresti imparare a controllarti…> Aggiunse in un moto di quello che poteva esser tranquillamente letto come affetto ma che, sicuramente, fu solo parte di un piano che si sarebbe dipanato di li a un anno o poco più.
    Ragionare in grande e per schemi, ecco cosa lo ha reso tanto capace nel suo lavoro e nel ragionare… nel manipolare parole e pensieri altrui facendoli divenire proprie e viceversa
    <Sono sigarette speciali-rispose emettendo una piccola nube di fumo-…se ti concentri possono avere un sapore particolare… queste sono liquirizia o menta o sciroppo d’acero… le produce un mio amico in Canada> Aggiunse lui senza dare troppa importanza alle parole nè un peso particolarmente incisivo o difficile da sopportare, forse le prime dette senza un secondo fine. Si avvicinò ma alla richiesta di tempo dell’altro, dopo aver spento la sigaretta ancora a metà in un posacenere sulla scrivania ne estrasse un’altra accendendola nuovamente con i movimenti di poco prima, solo con più lentezza.
    Aspirò a fondo.
    Sembrò intenzionato a non dare nessun tipo di risposta, come spesso succedeva a chiunque provasse a fargli una domanda indesiderata <Mi capita di divertirmi così si> Rispose lui tenendo la sigaretta tra le labbra per sfilare il cappotto poggiandolo sullo schienale di una sedia andando a deporre sullo stesso la giacca elegante per poi andare a sedere sul divanetto semisdraiandosi sullo stesso con la schiena poggiata al bracciolo una gamba ben distesa e l’altra piegata a poggiare la suola a terra come per bilanciarsi. <Prendi il posacenere e portalo qui.> Ordinò semplicemente indicando con lo sguardo il tavolino vicino al divano <Chiudi la porta> Il gomito andò a poggiarsi sullo schienale divano creando un perfetto perno con il gomito per disegnare la parabola utile a condurre la sigaretta alle labbra.
    Aspirò a fondo un’altra volta tenendo lo sguardo sul ragazzo
    La nuvola uscì lentamente dalle labbra del mago correndo verso il basso e non l’alto, come se quel fumo fosse denso di parole al punto da dover cadere a terra <ti sei preso una bella cotta eh Blackwood? > Chiese una volta visti i suoi ordini ottener esecuzione
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    Aveva ragione e infatti Ezekiel non rispose nulla. Mantenere il controllo era sempre stato un problema per lui. Quando era più giovane la sua fobia del contatto era ciò che guidava i suoi comportamenti, dava a quello la colpa degli scatti di rabbia, delle risse, del suo estraniarsi dal mondo. Ma vinta quella condizione era subentrato altro, uno stato d'ansia perenne che lo spingeva verso tutto ciò di cui fino a quel momento si era privato. E il piacere del sesso era una di quelle cose. Da quando aveva scoperto quante emozioni scatenasse in lui il toccare ed essere toccato finalmente non ne riusciva a fare a meno, lo desiderava, era quasi una droga. E come ogni droga portava piacere ma anche distruzione.
    Non badò al suo cambio di atteggiamento, per lui era quasi normale. Zek non era mai stata una persona equilibrata, uno dei suoi migliori amici era bipolare, e tra tutte le persone che conosceva erano poche quelle che potevano definirsi sane di mente. Quindi perchè stupirsi se Beauchamp era diventato improvvisamente duro, distaccato, freddo? Quando si è così diversi la normalità è solo un punto di vista.
    Le sigarette erano buone ma dopo aver sentito la spiegazione della loro origine non aggiunse altro, non lo disse ad alta voce. Aveva concluso da solo che come per il cappotto Mathieu già lo sapeva che erano buone altrimenti non le avrebbe fumate. La logica gli impedì quindi di dire altre cose ovvie e inutili. <mi capita di divertirmi così si> Lo osservò togliersi di nuovo il cappotto, con quei gesti misurati e lenti di chi sta facendo una sfilata, uno spettacolo tutto in onore degli occhi del Blackwood che non mancò di goderne. Merlino se gli piaceva guardarlo, era sesso in movimento quel mago! La risposta tuttavia fece nascere in lui un tantino di stizza: Ezekiel avrebbe preferito l'idea di essere speciale pure lui, ma si rendeva conto di chiedere troppo. Abbassò lo sguardo, pensoso. Non aveva molta esperienza su come corteggiare un uomo, rispetto all'altro era un neofita, più paragonabile ad un inetto. E ci si sentiva del tutto. Avrebbe dato qualsiasi cosa per trovare le parole giuste da dire per colpire la sua attenzione. Rimase zitto.
    <prendi il posacenere e portalo qui.> <chiudi la porta> Continuò a non dire nulla. Prese il posacenere come gli era stato "comandato" e andò a chiudere la porta prima di sedersi dove indicato. Beauchamp non era uno a cui poter dire di no, la sua attitudine al comando era naturale quanto il suo fascino e probabilmente parte integrante di esso. E poi in fondo ubbidire ai suoi ordini gli piaceva.
    La domanda che gli fece però non se l'aspettava proprio. <ti sei preso una bella cotta eh Blackwood?> Lo lasciò spiazzato per un attimo. A quel punto però non sarebbe rimasto in silenzio. Lo osservò, lasciando correre lo sguardo pregno di cupidigia lungo tutto il suo corpo, studiandone la postura perfetta, sicuramente risultato di un forte controllo su sè stesso. Sì, quello che a lui mancava. - Sono un appassionato d'arte e tu... tu sei il pezzo di punta in un'esposizione di Monet, o come la più perfetta statua del Canova. Amore e Psiche era la sua preferita. - Ti guarderei per ore proprio come un'opera d'arte, nel tentativo inutile di carpirne i segreti e godendo nel contempo di tanta bellezza e perfezione. Ghignò, chiudendo per un secondo gli occhi per poi riaprirli e fissarli in quelli del canadese ancora una volta. - Naaa... cazzate. Oppure no, in realtà era molto vero quello che aveva detto ma non del tutto preciso. - Le cotte sono cose da ragazzini. E lui non lo era anche se davanti a lui un pò ci si sentiva. - La verità la sai, l'hai vista con gli occhi della tua mente. ...è che dal primo momento che ho posato gli occhi su di te desidero solo... Scoparti? Trombarti. Fotterti in tutti i modi possibili e immaginabili. Farti la pelle, darti una botta... Bombarti? Dire solo "fare sesso con te" era talmente scontato ma gli altri termini che gli venivano in mente troppo scurrili per un gentiluomo sebbene rendessero propriamente l'idea. Lasciò dunque la frase in sospeso tanto Beauchamp poteva indovinare quella parola benissimo da solo. Non avrebbe cambiato molto, lui lo sapeva da prima e se un pò aveva capito il suo gioco e il piacere che ne traeva proprio per quello non lo avrebbe soddisfatto. Sarebbe stato troppo semplice. Ma perchè non essere sinceri, dopotutto si dice che la sincerità paghi. Sospirò. - Ma immagino che questo ti capiti spesso e non ti sorprenda affatto. Rilassò le spalle dopo quella confessione, si sentì liberato e riuscì a sedersi in modo più rilassato su quel divano. - Chi sei tu Mathieu Beachamp? Domandò ancora senza staccare il contatto visivo da lui. - Cosa sei? Un diavolo tentatore si, ma possibile che quello che cercasse fosse solo il divertimento? - Cosa vuoi tu? Ezekiel non riusciva mai a fare ragionamenti semplici, non era nella sua natura. Lui doveva andare a fondo, scoprire i segreti, per questo studiare da Indicibile era perfetto per lui, indagare nei meandri delle più misteriose delle magie, ciò che c'era di più inspiegabile. E in quel momento il suo soggetto di studi era quel meraviglioso pezzo di mago che aveva davanti.
     
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  14. CellarDoor92
     
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    scheda ◊ 27 ◊ pureBlood ◊ neutral
    ti2bmwY
    Mathieu Beauchamp


    Lo osservò muoversi per la stanza per completare i compiti che gli sono stati dati senza più parlare aspettando solo che finisca mentre una nuova sbuffata di fumo chiaro si leva dalle sue labbra mentre il profumo di tabacco si spande nell’aria. Serrò indice e pollice intorno al filtro stringendo appena mentre le labbra si richiudevano intorno allo stesso di nuovo aspirando e colorando la parte terminare di fiamme nella brace scura.
    Lo osserva sedersi mordendosi le parole tra le labbra inzuppa pure quello che ti senti d’inzuppare, cafone pensò senza far trasparire nulla abituato com’era a starsene sulla difensiva.
    Sorrise mordicchiandosi appena il labbro per tirarsi a sedere muovendosi lentamente.
    <Per un attimo ammetto di aver sperato stessi provando a lambirmi per ottenere qualcosa…> Disse lui per avvicinarsi all’altro tirando nuovamente dalla sigaretta per emettere una nube di fumo che andò lentamente ad avvolgere il ragazzo <Sarebbe divertente sentirti supplicare> Aggiunse poggiandogli la mano libera sul capo muovendo ancora le ciocche umide per poi ritirare l’arto sorridendo
    <Hai ragione … non puoi sorprendermi con una cosa simile> scosse il capo sorridendo con aria di sfida <Ma dimmi un po’… che bacchetta hai?> chiese con un mezzo sorriso sulle labbra.
    Si, poteva essere un doppio senso come no ma la cosa non gli interessava assolutamente, l’interpretazione del ragazzo sarebbe stata certamente interessante.
    Scosse il capo ancora una volta prima di sapere la risposta passandosi la lingua sul labbro superiore per poi alzarsi in piedi tenendo la sigaretta tra le labbra.
    Le mani s’incontrarono all’altezza della vita estraendo la camicia dai pantaloni per poi salire all’altezza del colletto slacciando un nuovo bottone mostrando una nuova frazione di pelle perfettamente tirata, dorata e coperta da un leggero strato di peluria chiaro/scura.
    <Chi sono? Cosa sono? Cosa voglio? > Ripeté lui con ancora la sigaretta tra le labbra mentre le mani cominciarono ad armeggiare con il bottone successivo abbassando lo sguardo sulla camicia per poi alzarlo verso il ragazzo nel tentativo, ora palese di coglierlo in fallo nell’osservarlo con la bavetta alle labbra.
    <Sono il migliore sul campo> Rispose portando sta volta indice e medio per fermare il filtro estraendolo insieme ad una boccata di fumo <Sono un mago> Disse rispondendo ancora per poi spegnere la sigaretta nel posacenere piegandosi in avanti verso il ragazzo <Voglio che vieni qui e mi chiedi qualcosa di sensato> Aggiunse mordicchiandosi ancora una volta il labbro inferiore per poi fissare gli occhi in quelli di lui poggiando la mano sinistra sul ginocchio di lui <o ti provi a decidere su cosa vuoi e lo chiedi nella maniera che più si confà a ottenere, oppure ti togli subito questi vestiti bagnati, vai a casa e passi la notte da solo > Aggiunse ancora una volta con voce roca e profonda, quel timbro che poco prima aveva fatto eccitare il ragazzo

    The world never did help smart people. Why would it? We scare the shit out of the world.
    If the world goes after you, take it as a compliment
     
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    Avrebbe fatto meglio a stare zitto, evitare di chiedere? Chi poteva dirlo. Con Beauchamp non c'era nulla di sicuro. Gli fissava le labbra Zek, quelle labbra che il canadese continuava a mordicchiarsi da quando si erano incontrati. Si aspettava da un momento all'altro di vederle colorarsi del rosso cremisi del sangue, sarebbe stato così sexy... <per un attimo ammetto di aver sperato stessi provando a lambirmi per ottenere qualcosa…> Aveva pensato bene, ma ad Ezekiel mancava la disciplina che invece sembrava proprio essere necessaria per ottenere qualcosa da Mathieu. E la cosa paradossale della situazione era che proprio lui poteva insegnargliela. Inspirò profondamente il fumo che lo avvolse cercando in quella densa nuvola qualcosa dell'odore del mago che tanto gli piaceva. Si sentiva scoppiare per quanto fosse eccitato, tremava come se avesse addosso la febbre eppure non osava allungare nemmeno un dito verso di lui. Mentre l'altro invece... <sarebbe divertente sentirti supplicare> Mosse il capo per assecondare la sua carezza, beandosi dei brividi che le sue dita tra i capelli gli facevano provare. - Non ho mai supplicato nessuno... Biascicò a mezza bocca. Ma ci mancava poco, se avesse continuato a torturarlo in quel modo, sarebbe anche potuto arrivare a farlo.
    <hai ragione … non puoi sorprendermi con una cosa simile. Ma dimmi un po’… che bacchetta hai?> Confuso, come chi si sveglia improvvisamente dopo una brutta sbronza. Lo osservò ritrarsi di nuovo e il suo corpo si spinse istintivamente in avanti alla ricerca di altro contatto. - E davvero importante? Rispose in fine nel vano tentativo di riordinare le idee e di tornare a respirare normalmente. - Non conta la bacchetta ma il mago. Un mago potente potrebbe riuscire a canalizzare la magia attraverso qualsiasi oggetto, ed era ciò a cui aspirava Ezekiel ma non in quel momento. In quel momento le sue aspirazioni erano altre e non dettate dalla sua brama di gloria ma di... Cercò di alzarsi anche lui, seguendo l'esempio di Mathieu, ma qualcosa, come una forza oscura, lo tenne inchiodato al divanetto: - Posso garantirti in ogni caso che la mia non ti deluderebbe. Non ha mia perso un colpo, se così si può dire. Di cosa stessero realmente parlando non era importante specificarlo.
    Era poco più alto di lui ma quel tanto bastava per costringerlo a guardarlo dal basso in alto anche se si fosse alzato. Da dove si trovava però la prospettiva era di sicuro migliore. Fu il suo momento quello per mordersi le labbra e Merlino se non lo fece con talmente tanta foga da sentire il sapore del suo stesso sangue. Lo guardava, incalzandolo con gli occhi a continuare a scopire altre porzioni di pelle. Solo per alcuni secondi riuscì a scorgere la linea dei suoi fianchi segnata dalla cinta dei pantaloni, la parte del corpo che trovava più sexy, quella striscia di pelle che a volte le magliette troppo corte dei ragazzi gli permetteva di sbirciare quando alzavano le braccia per compiere qualche azione. <chi sono? Cosa sono? Cosa voglio? > - Continua... Gli diceva con la mente spronandolo a non fermarsi questa volta. Non equivaleva già quello a una supplica? Sicuramente lo era per i suoi avidi occhi. <sono il migliore sul campo> Non lo metteva in dubbio. - Oh lo so. Il modo in cui è entrato nella mia testa, scivolando come una lama calda in un panetto di burro lo prova. Ma perchè, perchè si era fermato? Mancava solo una manciata di bottoni per salvare quella costosa camicia dalla sua furia. <sono un mago> Con un sogghigno annuì anche a quello. - Lo siamo entrambi. Maghi e uomini. - Vorrei sapere quanto grande però... Il mago, certo. <voglio che vieni qui e mi chiedi qualcosa di sensato> Bella pretesa nelle condizioni in cui versava, con ogni stilla del suo sangue che defluiva dal cervello per andare ad irrorare altro. Cosa c'era di sensato in quel loro incontro? Probabilmente nulla e tutto allo stesso tempo, ma in quel momento non riusciva proprio a ragionare in nessun modo. <o ti provi a decidere su cosa vuoi e lo chiedi nella maniera che più si confà a ottenere, oppure ti togli subito questi vestiti bagnati, vai a casa e passi la notte da solo > Gli occhi gli bruciavano a furia di fissare Beauchamp, era come tentare di fissare direttamente il solo troppo a lungo. Alla fine fu costretto a distogliere lo sguardo ma osò, poggiando la sua mano su quella di lui posata a sua volta sul suo ginocchio. Fu allora che ebbe come una folgorazione, che il suo cervello riuscì ad elaborare qualcosa che non somigliasse del tutto a un filmetto porno. E così ritrovò anche la forza di sollevare ancora gli occhi nei suoi: - Insegnami. Non fottimi fino a farmi perdere i sensi come il suo corpo gridava da diversi minuti ormai, ma qualcosa di molto diverso, e in qualche maniera ancora più intimo per uno come Ezekiel, smanioso di imparare tutto quello che ci fosse da imparare al mondo. - Insegnami e io farò qualsiasi cosa tu voglia. Ti supplicherò per il tuo sollazzo, mi piegherò... ad ogni tuo volere. E' questo ciò che desidero più di ogni altra cosa. E' questo quello che voglio. Le labbra restarono succhiose alla fine di quella richiesta, tremanti, pendevano da una risposta del mago davanti a lui. Lo sguardo scese dal viso percorrendo quella fila di bottoni ancora allacciati fino alla cintola dritta davanti al suo viso. Osò ancora e fu lui questa volta ad afferrarla attirando con forza il bel canadese a sè. Le labbra sfiorarono il cuoio freddo e liscio per un attimo, poi tornò a guardarlo. Qualsiasi cosa lui avesse voluto aveva detto. Aspettava solo un segno, aspettava che glielo ordinasse.
     
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