Resilience

Zek & the new guy

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  1. CellarDoor92
     
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    scheda ◊ 27 ◊ pureBlood ◊ neutral
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    Mathieu Beauchamp


    Lo osserva mentre viene osservato, <Dovrai imparare> disse lui stringendo appena gli occhi per incontrare lo sguardo dell’altro analizzandone lo stato.
    La lingua passò di nuovo sul labbro superiore umettandolo appena
    <si, o non l’avrei chiesto… imparerai, caro Blackwood, che non faccio mai domande sciocche> e si, lo stava concludendo perchè sapeva perfettamente che il mago fosse già in qualche modo legato a lui in modo, forse, ormai, quasi, indissolubile.
    Lo poteva leggere negli occhi dell’altro, l’eccitazione del momento, la necessità di essere toccato.
    Un sorriso si dipinse sul viso di lui alla risposta del ragazzo.
    Un sorriso per nulla dolce ma che profumava di uno scherno dannatamente sessuale, come se quell’illazione sulle “bacchette” non fosse stata provocata proprio da lui, da quel mago canadese che profumava di peccato; mosse appena il capo guardando a terra per poi riportare le iridi verso il ragazzo mentre il tono cominciò a farsi canzonatorio eppur dolce, mieloso, attraente che sapeva di una spiegazione, davvero importante, di qualcosa che si doveva presentar solo a determinate condizioni <La bacchetta è uno strumento che dice molto di un mago… il tuo legno potrebbe esser il contraddittorio biancospino, o ancora il curioso sicomoro, il servizievole ontano… magari con un nucleo insolito come il crine di coda di unicorno, di thestral… sei così fragile nel tuo piccolo equilibrio che non posso credere ad un nucleo comune. Sembri contraddittorio, vuoi qualcosa eppure non lo chiedi, lasci che la tua mente si lasci scappare le informazioni che tanto gelosamente vorresti conservare… e non è strategia questa … no… è un grido d’aiuto della tua insicurezza…> concluse lui sorridendo nuovamente seguendo il proprio discorso e le intersezioni con le parole dell’altro <Non mi riferivo alla magia mentale… li ho ancora un ampio margine di miglioramento> rispose scuotendo appena il capo <mi riferivo a tutto il resto… difficilmente troverai qualcuno che sa impegnarsi come me per ottenere ciò che vuole, con la giusta arroganza derivante da conferme della vita che non tutti possono sperare di avere. E si… siamo entrambi maghi ma ho più esperienza di te… e so dove voglio arrivare. > mentre tu non sai nemmeno come alzarti da qui con la tua dignità avrebbe concluso in questo modo la frase se non avesse avuto la decenza di fermarsi.
    Quello era proprio un bel giocattolo con cui passare il tempo.
    <Sono un grande mago, non mi vergogno a dirlo… Non sono fatto di falsa modestia e chiunque veda i miei incanti non fa che restare stupito…> disse semplicemente facendo spallucce per avvertire il calore sulla propria mano. Lo sguardo si spostò sulla mano di lui poi sui suoi occhi mentre i polpastrelli cominciarono a muoversi, lentamente accarezzando il ginocchio e risalendo lentamente sull’interno coscia muovendo le punte delle dita lentamente
    <Non t’insegnerò proprio nulla piccolo Blackwood… ci sono cose che s’imparano per contatto, non si possono trasferire parlando. -si fermò appena mentre l’altro si avvicinò alla sua patta- ma tu stammi vicino… ubbidisci… parla e fatti conoscere da me.> disse lui portando una mano sul capo di lui accarezzandolo appena, non come un bambino ma più come un animale da compagnia <sii mio e io ti plasmerò come un grande mago> aggiunse poggiando la mano sotto il mento di lui tirandolo, lentamente verso l’alto per farlo alzare in piedi con l’intento, comunque, di guardarlo dall’alto in basso, come al solito. <ma rinuncia al tuo arbitrio… non te ne fai nulla> aggiunse concludendo il tutto accarezzandogli di nuovo con il polpastrello del pollice il labbro inferiore. Lo sguardo si spostò proprio sul pollice notando una macchia rossa sullo stesso <violento…> sussurrò lui con tono inequivocabilmente sensuale per poi portare quella macchia alle proprie labbra baciandola appena

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    Edited by CellarDoor92 - 10/2/2017, 18:50
     
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    Tante cose doveva ancora imparare. Non era forse quello il bello? Non si finiva mai e chissà dove l'avrebbe portato quella avidità di sapere di Ezekiel. Restò lì davanti a lui a guardarlo, ad ascoltarlo bevendosi ogni sua parole come si trattasse di un nettare raffinato. Sapeva riconoscere la superiorità quando la incontrava e sapeva anche rispettarla e renderle omaggio. Non era così pieno di sè da non rendersi conto quando fosse giusto inchinarsi. Lo aveva fatto davanti a Carradine, a Westwood, persino a De Sade, tutti maghi ben più abili di lui, e l'avrebbe fatto volentieri anche davanti a Beauchamp, ma con qualcosa di diverso questa volta. Se il primo lo aveva stimato, il secondo adorato, il terzo odiato, il mago che aveva di fronte ora lo desiderava come forse non aveva mai desiderato prima nessun altro. Che stupido era stato a pensare di poter permettere a dei bambini di avere un tale potere su di lui: Jerome, Holden, Wolfgang erano bellissimi, intrisi del fascino della loro giovane età che impallidiva però davanti alla possanza di quello di un uomo fatto e finito come Mathieu. Che finalmente avesse trovato quello che da anni cercava? Non voleva crederci, non si sarebbe illuso. Troppe volte lo aveva fatto per restare poi deluso. Si sarebbe dato del tempo, avrebbe imparato la disciplina che gli mancava e forse un giorno il suo destino si sarebbe compiuto. <non t’insegnerò proprio nulla piccolo Blackwood…> Eppure la prima lezione gliela aveva già data, consapevole o meno.
    Si lasciò guidare dalla sua mano e solo così riuscì finalmente a tirarsi in piedi. Avrebbe lasciato che lo guidasse in tutto proprio come in quel momento, lo avrebbe fatto. <sii mio e io ti plasmerò come un grande mago> Una promessa abnorme ma che non poteva non allettarlo. Perchè era proprio quello che desiderava e finalmente aveva la possibilità di ottenerlo nel modo che aveva sempre sognato... <ma rinuncia al tuo arbitrio… non te ne fai nulla> ...lasciandosi completamente andare.
    Era pronto a mettersi di nuovo a rischio, dimostrandosi più resistente di quanto lui stesso avrebbe creduto. Si sarebbe piegato ancora una volta, consapevole che comunque fosse andata nulla avrebbe mai potuto spezzarlo. Nulla.
    <violento…> Sorrise, per quella nuova carezza sulle sue labbra, per l'espressione di Beauchamp, per il modo sexy in cui assaporò il suo sangue. Lo fece anche lui, leccandone ciò che restava. Ora sapeva quello che doveva fare.
    - Le gioie violente hanno violenta fine... Sussurrò citando Shakespeare, ricordando all'improvviso un'amica ormai perduta anch'ella, come tante altre cose a cui aveva tenuto ed erano andate per sempre. -...e muoiono nel loro trionfo, come il fuoco e la polvere da sparo, che si consumano al primo... Di nuovo una frase incompiuta. Di nuovo chiuse per un attimo gli occhi... Bacio.
    Sarebbe stato facile a quel punto allungarsi verso di lui, issarsi solo un poco sulle punte e sfiorare quelle labbra così invitanti ma non lo fece e questa volta non perchè avesse paura che lui si allontanasse di nuovo no, perchè non voleva. Non voleva che quella gioia che si prospettava finalmente al suo orizzonte potesse morire così, consumata in fretta come il fuoco di uno scoppio. Voleva che durasse.
    - Ti starò vicino. Decretò come se stesse facendo un solenne giuramento. - Ti ubbidirò. Continuò. E così facendo allungò le mani verso la camicia di lui e prese a riabbotonare quei bottoni slacciati uno ad uno, lentamente ma con mano ferma. - Ti parlerò e mi aprirò a te completamente... Oh quanti significati potevano nascondere quelle semplici parole per chi avesse voluto coglierli! - Sarò tuo e mi lascerò plasmare. Finito con i bottoni afferrò il bordo della camicia e, tirata la cinta di Beauchamp verso di sè cominciò ad infilarla nei pantaloni con cura. Se le sue dita nel farlo sfiorarono più di quanto avesse osato fino a quel momento fu con meno malizia di quanta si potesse immaginare. - Rinuncerò al mio arbitrio. Mi affiderò a te... Lo guardò dritto negli occhi e aggiunse: - Mi fiderò... di te. Una cosa che non gli era stata richiesta, ma che riteneva essenziale e imprescindibile da tutto il resto. Ti darò tutto. Aveva finito di sistemare la camicia, era rimasta solo una grinza che allisciò con le dita. -... e tu mi darai ciò che voglio. In quella vita o in un'altra, come in un Voto Infrangibile. Quello era il patto e se rispettato entrambi ci avrebbero guadagnato qualcosa. E non di poco conto.
    - Credo che adesso potremmo andare. Mi è venuta fame.
     
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  3. CellarDoor92
     
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    Mathieu Beauchamp


    Scosse il capo tenendo gli occhi in quelli del ragazzo
    <Il più squisito miele diviene stucchevole per la sua stessa dolcezza, e basta assaggiarlo per levarsene la voglia. Perciò ama moderatamente: l'amore che dura fa così.> Saltò una parola.
    Sembrò non farlo apposta ma la sua voce tradiva che non gli apparteneva, certamente, un errore simile.
    Parlò, o meglio, recitò quel verso lentamente come solo la voce di qualcuno che conosce bene sè stesso, il mondo e una lingua tonda e dolce come il francese poteva fare ed ecco chi era.
    Il tipico uomo appena sotto i trenta che sa manipolare e modulare la propria voce, che sa dove arrivare solo con il tono, un timbro che rimbomba nella cassa toracica di chi lo ascolta.
    Parole che sembrano venire proprio da chi le ascolta.
    Non è questa una forma di magia mentale?
    Un controllo che non necessita di bacchetta o formule, di movimenti o di ore di studio su libri complessi e polverosi.
    Osservò i suoi movimenti ed ascoltò le sue parole.
    Sentì le dita di lui muoversi sulla sua camicia rimanendo in silenzio per poi alzare una mano portandola nuovamente alla guancia di lui come aveva fatto poco prima
    <Bravo…> Rispose con dolcezza probabilmente del tutto inaspettata se paragonata a poco prima <ma non ti darò ciò che vuoi… ti darò ciò che voglio e ciò di cui hai davvero bisogno > rispose continuando ad accarezzargli la guancia come si fa con un bambino ma il suo sguardo, il colore delle sue mani non sarebbero stati, certo, associabili al contatto con un bambino se non per qualche gioco perverso e per nulla accettabile.
    Chinò appena il capo verso di lui umettandosi di nuovo le labbra per portarle vicine a quelle del ragazzo pronto a sgusciare via da ogni possibile contatto.
    Le labbra rosee e perfettamente disegnate, leggermente umide di saliva non si sarebbero posate su quelle del giovane Blackwood ancora per un po’, no, lo avrebbe fatto bruciare di passione prima di averle.
    Si posarono, invece, all’angolo delle labbra.
    Con dolcezza per un mezzo istante andando, poi, verso l’orecchio del ragazzo.
    Un alito leggero, caldo si posò sul padiglione auricolare di lui.
    <e ora spogliati.>

    Pronunciò in un solo sussurro, dolce, invitante e che forse significava qualcosa di ben differente da quello che il giovane Blackwood si potesse aspettare.
    Le mano destra del mago, invece, si posò sulla spalla di lui scendendo, lentamente, muovendo i polpastrelli lentamente dalla spalla, al pettorale sinistro, opposto all’orecchio “in uso” sfiorando il corpo del mago lentamente, come se stesse suonando un pianoforte particolarmente delicato, di chi sa cosa sta facendo, come un artista con un pennello, lentamente.
    Le mani verso il basso, sull’addome accarezzando il fisico dell’altro attraverso i vestiti bagnati giungendo, così, alla divisione tra parte superiore e pantaloni sfiorando la cintura per scendere ulteriormente avviluppandosi intorno al cavallo rigonfio del ragazzo
    <Non andremo da nessuna parte… la nostra serata finisce qui… o al massimo al mio Hotel.> Rispose lui cercando nuovamente lo sguardo dell’altro mentre il pollice continuò a muoversi lentamente accarezzando quella patta.
    <o vuoi davvero che andiamo da qualche parte…> Ancora una volta quel modo di fare, nessuna domanda sembra uscire dalle sue labbra se non una frase lasciata a metà, sospesa nell’aria e che rialza appena il mento di lui come in una sfida mentre quella mano non accenna a spostarsi

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    E così conosceva Shakespeare, tanto da citarlo a memoria anche lui. Non se ne sorprese, anzi si beò nell'ascoltarlo dalle sue labbra. Tutto quello che usciva dalla bocca di Beauchamp assumeva dei contorni nuovi, diversi alle orecchie di Ezekiel da tutto quello che aveva sentito fino a quel momento. Non era solo il suo accento era il modo in cui pronunciava ogni singola parola, in cui modulava la voce a seconda delle sensazioni che voleva trasmettere usandola come un fine strumento. Nel suo caso specifico uno strumento di tortura. Ma mai tortura era stata più piacevole di quella a cui veniva sottoposto quella sera tanto che probabilmente il giorno seguente risvegliandosi si sarebbe chiesto se fosse stato solo un sogno. E non era ancora finita.
    Che cosa strana il piacere che provò nel sentirselo dire, come se nulla in quel momento fosse più importante della sua approvazione. Lui sapeva ciò di cui aveva davvero bisogno, ne era certo, per questo fu ancora più convinto che affidarsi a Mathieu fosse la cosa giusta da fare. Come poteva essere un errore ed essere così piacevole al tempo stesso?
    Si lasciò di nuovo carezzare in completa balia del canadese e degli eventi inaspettati di quella sera. Assecondò ogni suo movimento docile come non era mai stato in vita sua. Se si fosse visto da fuori in quel atteggiamento così remissivo non si sarebbe mai riconosciuto. Beauchamp sembrava proprio la cura alla sua sterminata mania di controllo, e forse proprio perchè era molto più maniacale di lui.
    Accolse quello che era solo il preludio di un bacio annusandone il sapore solo da lontano, ma gli bastò. Si sentì felice e grato per quel piccolo premio e non fece nulla per chiedere di più. Aveva giurato di ubbidirgli e lo avrebbe fatto, tenendo come sempre fede alla parola data. Se avesse continuato a farlo poi il premio sarebbe stato ancora più grande, proporzionato al suo impegno, non era così che funzionava? Gli sorrise con gratitudine aspettando dunque che il mago fosse pronto ad andare ma sembrò aver cambiato idea, sorprendendolo invece con un nuovo ordine del tutto inaspettato sussurrato al suo orecchio. <e ora spogliati.>
    Si gelò per un attimo, incerto su quella richiesta. Scosse leggermente il capo confuso e lo fissò, alla ricerca di conferme nel suo sguardo. Ma Beauchamp non gliene diede, non fornì ulteriori spiegazioni. Fu lui allora a chiedere, con voce titubante e carica delle mille emozioni diverse che stava provando: - Completamente? Di nuovo il mago non rispose ma fece altro. Posò la mano sulla spalla e da lì partì in quella che pareva un'ispezione del suo corpo, come se volesse constatarne la robustezza, la tonicità o altro. Quando quel audace tocco arrivò alla patta dei pantaloni un fremito lo scosse fortemente, partendo dai lombi come una scossa elettrica per irradiarsi a tutto il resto della sua persona. Si morse la lingua per non ansimare come una verginella toccata per la prima volta, ma era così che si sentiva. <non andremo da nessuna parte… la nostra serata finisce qui… o al massimo al mio Hotel.> No, non voleva assolutamente che finisse, non poteva finire. Desiderava di più, con ogni fibra del suo corpo. Persino la tortura di quel dito strusciato sapientemente contro la sua erezione era più di quanto osasse chiedere e non voleva che smettesse mai. <o vuoi davvero che andiamo da qualche parte…> - NO! Quasi urlò in preda a un'eccitazione sfrenata, cercando di restare il più possibile immobile per non far cessare quel contatto anche se le ginocchia rischiavano di abbandonarlo da un momento all'altro facendolo cadere ai suoi piedi. - No. Confermò con un briciolo in più di calma, racimolato chissà dove, in quella tempesta di sensazioni che gli annebbiavano la mente e i sensi. - Mi spoglierò. Ubbidisco. Ma era così difficile riuscire a fare qualsiasi movimento in quelle condizioni. Le braccia gli tremavano quando riuscì finalmente a disfarsi della giacca che cadde in un fruscio di stoffa sul pavimento. Ma la camicia era tutta un'altra cosa, non poteva con quelle dita incerte sperare di riuscire a slacciarsi i bottoni da solo. Con qualcuno ci riuscì, con altri tirò semplicemente la stoffa più che poteva fino a farli saltare in giro per la stanza. Se la sfilò maldestramente, restando infine a petto nudo. Non aveva mai avuto vergogna del suo corpo, gli piaceva anzi mostrarlo. Dedicava molta cura al suo aspetto, andava fiero del fisico asciutto, non troppo muscoloso ma agile e di tutte le vene gonfie che gli decoravano braccia e basso ventre in intricati ghirigori. Eppure mostrarsi così davanti a Beauchamp lo mise imbarazzo, perchè era talmente disperato di piacergli, di leggere approvazione nel suo sguardo, che vittima della sua profonda paura di deluderlo si sentiva debole e insicuro. - Devo... continuare? Posò le mani sulla cinta pronto a farlo. Si sarebbe fermato solo se il mago glielo avesse ordinato altrimenti i pantaloni avrebbero fatto la fine degli altri indumenti a terra, dimenticati, inutili.
     
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    Mathieu Beauchamp

    Osserva la scena beandosi di quella già ottenuta sottomissione, sempre che tale potesse definirsi,
    <Direi che quelli possono saltare via.> Disse lui indicando con lo sguardo i pantaloni del ragazzo <almeno… ora smetterai di bagnare ogni cosa cui ti appoggi.>

    Una volta nudo, o almeno, in intimo il mago lo osservò sprofondando nella propria poltrona passandosi il pollice destro sul labbro, con sguardo insistente finendo per mordicchiare appena la punta della falange
    <Molto bene… ora ci smaterializzeremo al mio Hotel, sono stanco. >
    Proferì semplicemente alzandosi per prendere il proprio cappotto e la giacca indossando la stessa e poggiando il cappotto sulle spalle nude del ragazzo.
    Si sarebbero dovuti materializzare nella Hall dell’hotel, non in camera, pertanto lasciargli un minimo di dignità gli pareva il minimo.
    La dignità l’avrebbe tenuta per sè e gliel’avrebbe rubata solo al momento giusto facendogli credere di conservare qualcosa di sè.

    Cosa lo attirasse in quel giovane mago non lo sapeva nemmeno lui.
    Fossero le labbra, la bellezza per nulla convenzionale, il fisico ben tenuto i capelli ispidi… no, nulla di così scontato, certo, non si può negare avesse di fronte un bel ragazzo, questo si… ma non era certo quello il fatto.
    Si trattava, sicuramente di quel suo sguardo, qualcosa in esso.
    Non lo sguardo in generale, ma qualcosa all’interno, un brillio che andava oltre il desiderio che gli aveva manifestato poco prima
    <ma prima raccogli i vestiti e i bottoni che hai seminato in giro… domani non vorrei avessero fatto la muffa o che qualcuno si mettesse a chiedermi da dove arrivino i tuoi bottoni> Aggiunse raccogliendo la cartella tenendola con una mano per la maniglia per poi offrire la mano all’altro per dargli la notizia che si, gli avrebbe concesso di stringergli la mano.
    Sorrise lui verso l’altro con dolcezza, come se avesse dovuto, in qualche modo, invitarlo, li, nella tana del leone.

    Forse si trattava dell’insicurezza, o davvero si trattava solo di pelle.
    Doveva esser così.
    Non si vedeva da tempo qualcuno che lo stuzzicasse al punto da lasciare la maschera dell’affidabile e meravigliosamente calmo Mathieu per indossarne un’altra, quella dell’intransigente mago dal Canada.
    Forse non era insicurezza quella di quel ragazzotto.
    No beh.
    Perchè continuasse a venirgli in mente la questione del perchè.
    Sarebbe bastato non pensare.
    Non pensare… certo.
    Per lui era qualcosa di incredibilmente impossibile, non pensare sarebbe stato del tutto impossibile per uno come lui, così focalizzato sul pensiero, sulla mente, sulla dominazione della mente.
    Era sempre stato qualcosa di semplice per lui, colpire la mente, lo spirito, la dove sono più fragili e deboli, ecco cos’aveva fatto di lui un grande legale, la mente, la conoscenza della mente e il coraggio di usarla contro chi la possedeva.
    Non si trattava di aver studiato più di uno di un’altro, ma di aver usato sempre e comunque ogni mezzo.
    Ecco…
    Forse si trattava di avere un mezzo all’interno di quel ministero straniero.
    Sicuramente doveva essere così

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    Fu una strana espressione quella che affiorò sul volto di Ezekiel alla conferma che Beauchamp desiderasse che togliesse proprio tutto. Forse per un attimo apparve nel suo sguardo l'ombra di un briciolo di amor proprio, ma fu davvero una frazione di secondo. Avrebbe dovuto sentirsi umiliato, in una situazione differente con una persona diversa davanti sarebbe stato così visto il continuo deriderlo per un'eccitazione da lui stesso volutamente provocata. E invece no, quel attimo di ribellione alla fine si spense in un sorriso divertito e continuò a spogliarsi come gli era stato ordinato. Non c'era motivo in fondo di vergognarsi di una reazione fisica del tutto normale ai forti stimoli a cui era stato sottoposto. E se la cosa divertiva a tal punto il canadese perchè rovinare quel gioco. No, anzi, voleva proprio vedere come sarebbe andato a finire. Curioso, troppo curioso per non volerlo scoprire.
    Lasciò l'intimo addosso solo perchè ebbe l'impressione dallo sguardo del mago che a quel punto era abbastanza. L'elastica stoffa nera d'altra parte non bastava certo a coprire un'erezione ormai spinta allo strenuo della resistenza umana e forse aveva ragione su quella faccenda del bagnato: l'umidità di quella stoffa tradiva il fatto che a un certo punto non fosse riuscito a controllarsi del tutto, peccato però fosse ancora così lontano dalla piena soddisfazione a cui bramava. - E adesso? Chiese in attesa di nuovi ordini, arrendevole si, ma con mezzo sorriso di sfida a incurvargli le labbra. Gli avrebbe chiesto di ballare per lui? Farne la sua personale scimmietta? Ci pensò Ezekiel alle varie alternative possibili e non sapeva dirsi nemmeno lui fino a che punto si sarebbe spinto, fino a dove lo avrebbe accontentato, ma il concentrarsi sul premio che avrebbe potuto ottenere lo rendeva pronto ad ogni nuova sfida.
    <molto bene… ora ci smaterializzeremo al mio Hotel, sono stanco. > Delusione. Tutto lì? Si era già stancato? Lo sguardo di Ezekiel si allarmò, non voleva mica lasciarlo in quel modo? Ma no, non lo avrebbe fatto. Lo stava solo mettendo ancora alla prova, per forza, non poteva essere altrimenti. Rimase in piedi con le sole mutande addosso a guardarlo rimettersi la giacca. Ogni volta che il canadese posava lo sguardo su di lui si ritrovava istintivamente a trattenere il fiato, a gonfiare il petto ed indurire gli addominali, come un pavone che tentasse di mostrare la sua ruota. Desiderava piacergli più di quanto si rendesse conto. <ma prima raccogli i vestiti e i bottoni che hai seminato in giro… domani non vorrei avessero fatto la muffa o che qualcuno si mettesse a chiedermi da dove arrivino i tuoi bottoni> Lo fece. Con movimenti attenti, cercando di mettersi in mostra il più possibile, piegandosi davanti a lui in modi molto poco equivocabili per chi ha gli occhi intrisi di malizia. Lanciava messaggi subliminali pure nel raccogliere i bottoni da terra, finendo per strisciare ai piedi di Mathieu per prenderno uno vicino alla sua scarpa elegante. Non gli aveva chiesto di ballare ma aveva ricevuto in cambio una specie di danza dell'accoppiamento, e Zek poteva solo sperare che avesse apprezzato nel guardarlo.
    Si rialzò andandondogli vicino, con la camicia e la giacca tra le braccia, i bottoni stretti in una mano. Lo sguardo di chi attende altri ordini o la pronunciazione della sua condanna. Ma non ci fu nulla di tutto questo... Beauchamp semplicemente gli strinse la mano.
    I pensieri di Ezekiel in quel momento furono molteplici e ancora più confusi. Anche se era evidente che quel atto fosse funzionale allo smaterializzarsi insieme altrove c'era qualcosa in quel contatto che lo avvinse di più a lui e gli ricordò altro, un pensiero che pensava del tutto cancellato dalla sua mente ma che riaffiorò in quel istante: lui che stringeva il giovane che non si era mai smaterializzato a sè per condurlo lontano insieme a lui, la mano che gli cingeva il fianco che lentamente scendava a lambirne un gluteo e tutto che si offuscava e turbinava intorno a loro... proprio come stava succedendo di nuovo.
    Riapparvero insieme nella hall dell'albergo di lusso che il Ministero aveva prenotato per il suo ospite. Ezekiel stretto nel cappotto di Mathieu, stordito dal suo profumo di cui era impregnato e che lo avvolgeva completamente. Era un pò come trovarsi nella pelle dell'altro, la cosa più intima che il bel canadese gli avesse concesso di sperimentare. Se si sentiva un pò ridicolo per le scarpe e i calzini che spuntavano dall'orlo troppo corto per coprirgli anche i polpacci non lo diede a vedere. Si mosse con andatura elegante e dignitosa accanto all'altro come se fosse del tutto normale. Non sentiva nemmeno freddo anzi, bruciava anche senza febbre, ardeva di desiderio nel senso più letterale possibile. - Desideri che ti accompagni fino in stanza? Chiese dopo che ebbero sbrigato le faccende burocratiche al desk. Ci provò a non pronunciare quella domanda con troppa speranza nella voce ma sapeva già di aver fallito prima di cominciare. Era ovvio che non volesse che la serata finisse lì, peccato che non stesse a lui deciderlo. Aveva rinunciato al suo arbitrio.
     
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    Mathieu Beauchamp

    Osservò i movimenti controllati eppur a suo parere in parte goffi di quel giovane mago in mutande e scarpe.
    Una scena divertente, certo, specialmente per il modo.
    Quel tentativo vano e talmente stentato di risultare comunque dignitoso, con il petto gonfio e l’addome contratto, una dolcezza che non si aspettava.
    Ma il viso comunicava solo la più profonda noia.
    Tutto qui.
    Uno sbadiglio.
    Null’altro

    Strinse la mano del giovane mago senza dargli nessuna risposta serrando le labbra morbidamente mentre uno strappo all’ombelico li fece saltare nella hall elegante e fredda dell’Hotel.
    Si fermò alla reception sorridendo alla ragazza dietro al bancone <Salve Signor B-B-Beauchamp> lei balbettò mentre le sue gote divennero rosse esattamente come i capelli tirati nella crocchia <e… lui chi è?> Chiese poi lei indicando Ezekiel con uno sguardo come d’invidia di disapprovazione e quasi di schifo… ma, se qualcuno avesse guardato in quel momento Mathieu avrebbe notato nulla più di uno sguardo glaciale.
    La lingua umettò le labbra separandole rapidamente
    <Tranquilla Debrah, come la maggior parte dei miei affari non ti riguarda>
    Rispose semplicemente così lui con tono duro e freddo mentre la stessa non potè far altro che arrossire nuovamente
    <Ho bisogno della mia chiave come anche di una copia per il mio amico> disse slegando la mano da quella del ragazzo per poi poggiarla sulla spalla del ragazzo stringendolo a se ma aprendo, verso la receptionist il cappotto mostrando così il fisico del ragazzo <lui ha qualcosa d’interessante sotto i vestiti… non come una rossa di nostra conoscenza sposata e con un figlio > Beauchamp non è una bella persona, forse, ma sicuramente sa far sentire in cima al mondo come nel fondo dell’inferno e forse questa è una delle sue capacità migliori e più profondamente radicate.
    <Mi perdoni… le faccio… le faccio portare dell’ acquaviola in camera > Sorrise scuotendo il capo di fronte alla trepidazione come all’eccitazione frenetica della ragazza rossa. Scosse ancora una volta il capo mentre la mano raccolse entrambe le chiavi. <Grazie Debrah e… scusati… lui è il signor Blackwood> Impose lui senza aspettare nessuna scusa per poi tenere sotto braccio il proprio nuovo giocattolo trascinandolo verso l’ascensore dorato.

    Il primo ascensore vuoto dell’Hotel pareva essere il loro e il canadese non parve che prendersi il tempo di sorridere per quei nove piani mentre la mano destra scese dalla spalla destra del mago, ancora al suo fianco, giù per la schiena carezzando il corpo da sopra il cappotto fino ai glutei stringendone uno con forza per poi infilare la mano, senza troppe cerimonie all’interno dell’intimo separando i due glutei con un dito premendo appena.
    Lentamente.
    Morbidamente.
    Come se si trattasse di qualcosa di estremamente semplice per il mago, un contatto abituale e sapiente, magico e fremente di una lussuria dolce e morbida.

    Le porte si aprirono e la mano si liberò di quella marionetta <seguimi> disse all’orecchio del mago mordicchiandogli il lobo con una forza diversa da quella precedente fatta di una passione animalesca ben moderata in un solo gesto.
    Non appena aperte entrambe le suole cominciarono a portare il ragazzo verso una porta di legno pesante. La chiave entrò nella toppa senza problemi, al primo, misurato colpo ed il mago entrò lasciando la porta aperta alle sue spalle.

    La giacca elegante venne lasciata a terra e la camicia estratta dai pantaloni.
    Sfilò una scarpa con l’aiuto della punta dell’altra lanciando prima una poi l’altra sul pavimento senza la minima perizia mentre le piante dei piedi conducevano il corpo del mago verso il bagno della suite cui aveva avuto accesso.
    I movimenti sapevano della solita eleganza, del solito movimento che sapeva di incenso e ambra, di antichità e sacralità che sapeva solo di peccato.
    Sarebbe ricomparso dalla porta del bagno di li a pochi istanti senza pantaloni ma con ancora la camicia indosso, camicia e boxer scuri, aderenti, rifiniti in bianco a delineare le cosce forti e il "carico" pesante

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    - Divertente quel siparietto di poco fa... Osò commentare una volta davanti l'ascensore. Era stato al gioco, lasciandosi trattare come un oggetto, o meglio un manzo da esposizione, lì con la receptionist. Strano che quella tipa non gliela avesse ancora data al Beauchamp, esisteva dunque qualcuno in grado di resistergli? O forse non era così, non fu comunque interessato a chiedere. Sapeva che non si trovava davanti a un uomo privo di esperienza, non si sarebbe mai azzardato a fare un confronto. Ezekiel aveva avuto diversi compagni di letto, alcuni li avrebbero definiti un numero alto, ma gli girava la testa al solo pensiero di quante persone potessero essere passate tra le lenzuola del canadese considerando quel suo atteggiamento autoritario e spavaldo unito al suo indiscutibile fascino. Non era mai stato bravo in matematica, non amava i numeri. - Ti sei già ambientato bene qui a Nord a quanto pare. E il Ministro che pensava avessi bisogno di una balia... Pià che una balia un passatempo a quanto pareva.
    Forse stava parlando un pò troppo, il che rifletteva perfettamente il suo nervosismo mentre attendevano che le porte si aprissero, incerto su cosa lo aspettasse al piano di sopra, ma "carico" di aspettative. Quando finalmente salirono sull'ascensore si ritrovarono di nuovo soli, in un ambiente piccolo, circondati da grossi specchi. Ez sbirciò la propria immagine in uno di questi e stentò a riconoscersi: il viso era il suo ma le guance arrossate e gli occhi lucidi non sembravano non appartenergli. Per non pensare troppo preferì allora spostare di nuovo lo sguardo sul suo accompagno, scrutandolo dalle diverse prospettive che i riflessi gli concedevano senza doverlo guardare dritto in viso. Non si sorprese nel trovarlo ancora più bello di quanto avesse notato fino a quel momento, forse non lo aveva nemmeno guardato così bene troppo preso da quello che faceva più ancora che da come appariva. Sospirò appena ma non disse una parola così come non fece l'altro, rendendo quel silenzio durante il tragitto in salita quasi imbarazzante, fino a che... La mano di Mathieu ricominciò a muoversi, calando dalla spalla fino al suo fianco. Ezekiel tremò appena a quel contatto leggero ma freddo sulla sua pelle calda. Immaginò che si fermasse lì ma così non fu, strappandogli un sussulto di sorpresa quando la sentì scendere sui suoi glutei. Smise di respirare, si irrigidì a tal punto che avrebbe potuto spezzarsi schioccando come un pezzo di legno. La mascella contratta che lo specchio rifletteva la diceva lunga sulla sensazione che stava provando. Non fece niente per impedire al mago di infilare la mano sotto la stoffa del suo intimo ma il suo corpo non era affatto avvezzo a quel genere di attenzioni chiudendosi completamente al tipo di carezza inaspettato che ricevette in posti mai considerati fino a quel momento. Oh Ezekiel era aperto alle nuove esperienze con la curiosità che lo contraddistingueva in tutto. Non poteva negare nemmeno di aver anche sognato qualcosa che non aveva mai osato provare sulla sua pelle trovando quella fantasia stuzzicante, ma tra il dire e il fare...
    Sospirò di sollievo quando uscirono e si ritrovarono in un ampio corridoio pieno di porte. <seguimi> Lo fece volentieri, trovando così il tempo per elaborare quel che era appena successo nei pochi passi che li dividevano dalla suite di Beauchamp. Il morso al lobo del tutto irrelavante rispetto a... l'altro. Poteva ancora scappare, farsi una risata dicendo al canadese che si era divertito fino a quel punto, e ritornare l'Ezekiel di sempre, da solo nell'appartamento di Nicholas, con la sola compagnia delle proprie insoddisfazioni. Oppure poteva restare, vedere dove quella serata l'avrebbe condotto, forse ad un Ezekiel diverso e finalmente libero dalle ultime barriere di inibizione che la sua educazione e ciò che la società si aspettava da lui gli avevano imposto. Erano solo due le soluzioni possibili ed ovviamente non scappò. Almeno per il momento.
    Entrò con lui nella stanza, notando appena l'eleganza e l'opulenza che la contraddistingueva: era abituato pure lui a quel tipo di lusso. Copiò l'altro sfilandosi le scarpe e liberandosi anche di quei calzini che lo facevano sentire ridicolo, calpestando coi piedi nudi il fine pavimento della camera. Molto meglio. Mentre Mathieu era in bagno posò le sue cose su una poltrona, lasciando i vestiti e sfilandosi di dosso il cappotto del mago, non prima di averne inspirato per l'ultima volta l'odore prima di privarsene. Profumo che ormai si portava addosso e che non gli dispiaceva affatto.
    Lo aspettò davanti alla porta, lanciando un'occhiata distratta all'enorme letto della camera principale della suite. Era ancora in tempo per andarsene si diceva, eppure il suo desiderio non sembrava essere diminuito. Quando Beauchamp si ripresentò alla sua vista però il dubbio tornò a tormentarlo: era bellissimo poggiato con nonchalance allo stipite, con la camicia e l'intimo e nient'altro addosso. Confermò quello che aveva già detto, sembrava un'opera d'arte, ogni muscolo del suo corpo pareva scolpito, un vero piacere per i suoi occhi avidi di bellezza. Ma malizioso com'era lo sguardo andò ben presto a quel particolare che solo ora poteva sbirciare e chi gli fece spalancare gli occhi di sorpresa. - Oh... Commentò strozzandosi di nuovo con la saliva diventata troppo ancora troppo densa. Non aggiunse altro e, decisamente impacciato, spostò nuovamente lo sguardo al viso di lui, nel tentivo estremo di mascherare imbarazzo e sorpresa e... paura. Perchè sì, era decisamente spaventato. Desiderare qualcosa è una cosa, il desiderio è bello, eccitante, divertente... Ottenerla è diverso.
    Spoglio di ogni certezza che aveva avuto fino a quel momento come di quasi ogni indumento se ne stette lì però, in attesa di un nuovo ordine. Fermo sul ciglio di un abisso. Portò una mano in alto a grattarsi la nuca in imbarazzo, non sapeva proprio che dire o fare. Ma non poteva nemmeno starsene lì come un baccalà, per quanto agli svedesi piacesse tanto quel tipo di pesce. - E adesso cosa desideri che faccia? Chiese, sembrando forse impertinente, ma senza quell'intenzione. Continuando a pendere dalle sue labbra nonostante tutto.


    Edited by .Ezekiel. - 11/2/2017, 18:15
     
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  9. CellarDoor92
     
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    Mathieu Beauchamp

    <Capita che qualcuno sia geloso delle mie attenzioni… Debrah non è cattiva… è solo l’ennesima donna annoiata… diciamo che quando hai un marito che non ti piace e un figlio e ti presenti alla porta dell’ultimo ospite dell’Hotel per consegnare una nuova chiave sperando di finirci a letto… Beh certe azioni valgono più di mille parole.> Disse lui semplicemente in risposta alle parole di lui <Non so se tu mi sia stato offerto come passatempo o altro… ma chissenefrega… sei mio ora > Continuò lui prima di entrare nella stanza, la al piano terra.
    Di li sarebbe rimasto in silenzio

    Solo una volta poggiatosi allo stipite della porta del bagno osservò ancora il ragazzo <Chiudi la porta e togli anche quelle.> disse serrando poi la mascella indicando con un gesto quell’intimo scuro simile al suo. <Ma sia chiaro… se chiudi la porta non uscirai finchè non lo dirò io >. I suoi movimenti si serrarono per un istante in un silenzio elegante e compito aspettando di avere nuovamente gli occhi dell’altro su di se mentre le dita corsero ai polsini della camicia slacciandoli.
    Solo allora le dita, rapide e sapienti, ferme, come quelle del miglior chirurgo o mago in circolazione, forse, corsero al colletto slacciando un bottone, un altro, ancora uno.
    Con lentezza.
    Sguardo dritto.
    Lentamente.
    Analiticamente.
    Osservando con gli occhi e forse non solo con quelli fisici le reazioni del ragazzo
    Le iridi in quel momento dovevano parere più profonde, smeraldine illuminate solo dal riflesso della luna fluente nella stanza e da fiochi globi di luce sospesa reagenti ai desideri del mago probabilmente.
    <ora che siamo da soli, di ad alta voce cos’avresti voluto farmi nel mio ufficio, perchè non sei più voluto andare al club, cosa ti aspetti che t’insegni e la cosa che più ti piace di te. > Le parole fluirono e non erano inclinate da un accento di domanda, non avevano la pendenza delle richieste ma si facevano strada proprio come se lo fossero, rapide e taglienti, confezionate in morbidi suoni che non sapevano altro che lasciar più nudi di quanto non potessero <inoltre non mi hai ancora parlato della tua bacchetta…> Ricordò lui mentre i bottoni, ormai, per quanto la camminata delle dita fosse stata lenta finirono.
    I palmi si appropriarono dei lembi della camicia aprendola con un gesto che sapeva più di una pubblicità babbana di profumi che della realtà che il giovane tirocinante potesse sperare.
    Il corpo del mago ora era completamente esposto se non si conta l’intimo ancora ben conservato nell’intimo scuro come le pozioni che danno la follia, anche quelle necessitano di bottiglie particolari, scure ed arzigogolate per non esser confuse con gli unguenti curativi… ma non solo la follia, alcuni sono veleni, potenti e distruttivi, altri sono acidi che corrodono l’anima.
    Forse teneva anche lui qualcosa di simile là sotto.
    Qualcosa che conduce alla follia?
    Una conservazione errata per un balsamo curativo? per un veleno? per un acido?

    Lo avrebbe ascoltato mentre la mano destra sarebbe stata portata al proprio inguine
    Lentamente passando sul pettorale sinistro scendendo giù, lentamente, sugli addominali, piccole cunette che resero la discesa più lenta e meno fluida, più frastagliata, giù… verso le creste iliache sino ad afferrare lo scrigno scuro e la sua sostanza massaggiandola appena nonostante il contenimento del tessuto, con movimento profondi, lenti ed uno sguardo che non ammetteva replica differente da quella che il mago voleva.
    Occhi fissi in quelli di Ezekiel.
    Sorriso beffardo.
    Una nuova sfida forse?

    Sapeva di essere una delle meraviglie del creato, lui, il suo corpo, il suo intelletto sopraffino e chirurgico, preciso proprio come il coltello per il burro cui si era infilato prima, a detta del giovane mago. Sembrava pronto ad infilare un coltello diverso da quello della propria mente.
    Un coltello più invasivo e a giudicare dalla muscolatura delle gambe ben più violento

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    Poche ore prima, mentre fissava un muro annoiato, non avrebbe mai immaginato che quella stessa sera sarebbe finito nudo nella stanza d'albergo di uno sconosciuto tremante di un misto di eccitazione e paura. Nei suoi sogni magari, quando si immaginava sopraffatto da un lupo, inerme sotto il suo peso, con gli artigli conficcati nella pelle. Ma diamine, quello che stava vivendo era invece tutto vero, e quella realtà era più spaventosa e affascinante persino di un sogno.
    Con le labbra leggermente socchiuse e il respiro affannato seppure fosse immobile, attese il nuovo ordine che puntuale arrivò: <chiudi la porta e togli anche quelle.> Non rispettò quelle parole alla lettera. Decise di sua iniziativa di sfilarsi prima l'intimo, prendendo tempo per la questione di chiudere la porta. Gli sembrava molto più definitivo rinchiudersi lì dentro con lui che mostrarsi completamente nudo lasciando cadere l'ultimo barlume di protezione che gli restava. E non aveva pensato male in fondo, perchè: <ma sia chiaro… se chiudi la porta non uscirai finchè non lo dirò io > Appunto quello che temeva, sentirsi in trappola. Era arrivato il momento di decidere e alla svelta. Sapeva per certo che Mathieu non scherzava. Se fosse rimasto e avesse chiuso quella porta non ci sarebbe stato più modo di sottrarsi a nulla di quanto avesse in serbo per lui. Tempo, gli serviva tempo per decidere definitivamente...
    E se lo prese, fermandosi accanto alla porta con la maniglia stretta nella mano a guardarlo mentre si toglieva anche la camicia. Uno spettacolo degno di uno streap club di lusso. Merlino se ci sapeva fare, ogni gesto era così perfetto, studiato per sedurre e stava riuscendo perfettamente nel suo intento. Trattenne il respiro ad ogni bottone che veniva slacciato, beandosi dello scoprire la perfezione di quanto ancora quella camicia aveva tenuto nascosto. Il fisico do Beauchamp era diverso dal suo e da qualsiasi altro fisico di ragazzi che aveva conosciuto... carnalmente parlando. Era molto più... maschio, se proprio doveva trovare una parola per descriverlo. Non era completamente glabro e liscio come il corpo di Cael o Phil... non riusciva nemmeno a fare un paragone, era impossibile farlo. Il suo addome era un rincorrersi di dossi e cunette formati dai muscoli, un disegno che esprimeva forza e dal quale non riusciva a staccare gli occhi. Incantato. Già pregustava la sensazione che potesse trasmettergli il toccarlo, baciarlo, strusciarsi a quella roccia fino a far nascere scintille. Che Merlino avesse pietà di lui a quel punto: chiuse la porta come comandato.
    <ora che siamo da soli, di ad alta voce cos’avresti voluto farmi nel mio ufficio, perchè non sei più voluto andare al club, cosa ti aspetti che t’insegni e la cosa che più ti piace di te. > - Cosa? Mormorò colto di sorpresa da quella serie di richieste. - Vuoi davvero che... lo dica ad alta voce? Si riferiva al primo punto ovviamente. Non aveva mai provato vergogna col sesso, di qualsiasi attività si trattasse. Aveva sempre avuto una predilezione per il sesso orale, gli piaceva che lo praticassero su di lui, da sempre. Quando ancora frequentava le donne era l'unica cosa insieme al sesso anale che riuscisse ad eccitarlo davvero. Poi anni prima, quando nella sua stanza nel dormitorio di Serpeverde aveva chiesto a Bra, sempre seguendo la sua morbosa curiosità per tutto, che sapore avesse un ragazzo lui lo aveva baciato per mostrarglielo ma non solo. Aveva specificato che se Ezekiel avesse voluto davvero scoprire quale fosse il vero sapore di un uomo era più giù della bocca che doveva cercare. E fu quella notte che il giovane Blackwood scoprì che la sua attitudine nel ricevere quel genere di attenzioni era pari al suo piacere nel poterle offrire a sua volta. Strana la vita, come da una semplice domanda può cambiare tutto, per lui era stato così. Eppure nonostante fosse riuscito col tempo ad accettare la sua vera natura, frustrata fino a quel momento, sepolta nei suoi desideri più nascosti, ancora non si trovava del tutto a suo agio con determinati argomenti. Usare le parole per esempio lo metteva in estremo imbarazzo. Per sua fortuna era uno che parlava molto e certo non gli mancavano i modi per descrivere quel che avrebbe voluto fargli, ma rimaneva restio a palesarsi così apertamente. Si avvicinò lentamente a Beauchamp, il cuore che gli pompava in gola, la testa piena di pensieri ingarbugliati. La richiesta del canadese non ammetteva repliche, se glielo aveva chiesto era perchè voleva sentirlo, niente di più niente di meno. Doveva farlo, accontentarlo ancora una volta e non sarebbe stata l'ultima. - Avrei voluto strapparti i vestiti di dosso, dal primo momento che i miei occhi si sono posati su di te. Gli disse con voce appena appena tremante, gli occhi piantati con una specie di orgoglio in quelli dell'altro. - Sfiorare con le labbra ogni centimetro della pelle che la stoffa nascondeva al mio sguardo, inspirarne il profumo, gustarne il sapore... fino in fondo. Inginocchiarmi davanti a te e abbeverarmi del tuo sesso, per cercare di spegnere in qualche modo quella sete che mi arde la gola anche in questo momento... e che mi rende difficile persino parlarti senza soffrirne... Gli occhi gli bruciavano sempre di più, avrebbe voluto passarci una mano sopra in cerca di sollievo ma avrebbe dato l'impressione che stesse piangendo. Forse era proprio così in realtà, non si era mai sentito più colmo di emozioni contrastanti come in quel momento, tanto da sentirsi scoppiare dall'interno. Temeva che sarebbe successo che sarebbe imploso da un momento all'altro, ma doveva resistere. - Non volevo andare via perchè ti volevo solo per me, in un posto intimo, dove non sarei stato costretto a dividere il piacere del guardarti con nessun altro... Una sua debolezza, quel bisogno di esclusiva. Paradossale alla fine come non fosse riuscito a legarsi a nessuno dei ragazzi che aveva conosciuto perchè potevano averli tutti e lui voleva qualcuno solo per sè senza doverlo condividere come nessun altro, e ora invece si trovasse a desiderare proprio un uomo che in chissà quanti avevano potuto avere, mentre solo lui no. - Vorrei che mi insegnassi tutto quello che sai, anche se so che è chiedere troppo ma è ciò che voglio... imparare da te. Non specificò se si riferiva alla magia o altro. Tutto era... proprio tutto. - E quello che mi piace di più di me... Si fermò, abbassò lo sguardo, fece un sorriso strano. Era la domanda più difficile e insieme più facile: -... tutto ciò che piace a te immagino. Perchè voleva piacergli e Beauchamp lo sapeva, ed era inutile tentare di nasconderglielo. <inoltre non mi hai ancora parlato della tua bacchetta…> Sul serio? Doveva continuare a parlare mentre lui gli si carezzava davanti e l'unica cosa a cui Ezekiel riuscisse a pensare era il poter diventare d'incanto quella mano lui stesso? Peccato la Trasfigurazione fosse proprio il suo punto debole, altrimenti ci avrebbe potuto seriamente provare...
    - Il legno di Betulla. Non ce ne sono molte di bacchette così, dicono che non sia adatto. Credo che fosse un esperimento di Olivander, unica nel suo genere. Contiene due nuclei diversi intrecciati e in contrasto tra loro. La fedeltà dell'Unicorno, la sua ostilità alle Arti Oscure, legata alle corde di cuore di Drago, che al contrario sono le più inclini a quel tipo di magia. 14 pollici, mi piacciono molto... lunghe, maneggevoli. Rigida, estramente rigida. Ovviamente. Era tutto vero, conosceva bene la sua bacchetta, ma si era sicuramente perso in qualche parte del discorso pensando ad altro, a quello che vedeva e che non poteva toccare ma solo continuare a bramare. - C'è altro che desideri sapere? Ormai era chiaro se non lo era stato fino a quel momento, che gli avrebbe detto tutto. Qualsiasi cosa.
     
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  11. CellarDoor92
     
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    Mathieu Beauchamp

    Una danza quella di predatore e preda che va avanti da sempre, può essere più o meno smaccata, più sottile e snuosa come più violenta e costrittiva, può sapere di cioccolatini e fiori, di vaniglia, di frappè e sguardi timidi come anche di battute acide, di pugni sula spalla, sguardi incerti, ruote di pavone, corti senza quartieri, eventi spettacolari come anche il rompere la linguetta di una lattina di un softdrink babbano e tenerla perchè collegata alla lettera del nome di chi “ci piace”.
    Il corteggiamento è qualcosa che brucia nel petto e in quel momento forse non solo nel petto.
    Il corteggiamento è qualcosa di tremendo, come il passo al buio al termine di una scala: si crede ci sia ancora un gradino eppure non c’è
    Il piede sprofonda nella più liquida aria, nell’attimo d’incertezza di una vita.

    Mosse appena le labbra estroflettendole con un moto che poteva ricordare quello di un bacio.
    Non era certo un invito, era ben comprensibile, questo.
    Lo sguardo si fa più affilato e le palpebre socchiudono le iridi verdacee sul viso del mago.
    Aveva invertito i suoi ordini.
    Emise un sospiro poco rumoroso lasciando le labbra semischiuse

    Ascolta la risposta di lui vedendolo avvicinarsi.
    La lingua passò lentamente tra le labbra mentre la mano continuò a muoversi sulla stoffa nera come davanti a qualcosa di eccitante e in qualche modo lontano, disumanizzato.
    Ascolta, parte su parte senza dire nulla con lo sguardo fisso, il viso trasfigurato dal piacere e piccoli mugoli della stessa sostanza fino a che non cominciò a parlare della sua bacchetta. Lo sguardo favello per un istante, più attento, i muscoli s’irrigidirono facendosi più definiti se possibile.

    <Se mi vuoi solo per te… questa cosa non può funzionare.>
    Rispose alle parole di lui una volta ch’ebbe terminato mentre la mano tornava morta lungo il fianco.
    Il tessuto si era fatto dannatamente stretto ed aveva evidenziato, ormai, qualcosa di decisamente ingombrante.
    I piedi nudi si mossero in avanti azzardando la distanza con l’altro mentre il suo inguine si poggiò contro quello dell’altro, respiro del respiro
    <Non sono solo di una persona da tanto tempo…>
    Disse semplicemente poggiando le labbra sulla fronte dell’altro
    <ma non voglio dividerti con nessuno…>
    Aggiunse accarezzandogli la schiena con la punta di un dito fermandola all’incavo dei glutei per poi toglierla lentamente
    <se decidi di rimanere, stanotte, stai accettando queste condizioni d’ingaggio, diversamente non avrai ripercussioni dirette. >
    Precisò lui in un sussurro per poi fare un paio di passi per allontanarsi.
    Lo sguardo tornò agli occhi del mago mentre le dita si aggrapparono all’elastico dei boxer cominciando a farli scendere lentamente per poi gettarli verso il ragazzo restando completamente nudo.
    Fece un altro paio di passi sino al grande letto matrimoniale poggiando la mano sul piumone per spostarlo insieme al lenzuolo.
    Un sorriso tra sè e sè per poi mettersi sotto le coperte coprendosi rapidamente, mettendosi su un fianco, verso l’altro mago lasciando, davanti a sè una larga porzione di letto, intatto,candido, perfetto.

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    Ci fu qualche lungo attimo di silenzio in cui Beauchamp non disse nulla. Ez continuò a guardarlo, senguendo con sguardo avido i movimenti della sua mano, invidioso di quel contatto a cui poteva assistere solo da spettatore. Poi anche quello finì, il canadese sembrava essersi stancato o forse era soddisfatto a modo suo. Ezekiel strinse forte le labbra tra loro, come a mordersi la lingua per non parlare. Sarebbe stato felice di aiutarlo lui ad arrivare a compimento, avrebbe dato anima e corpo per farlo godere se... se solo glielo avesse ordinato. Ma evidentemente non era ciò che voleva.
    <se mi vuoi solo per te… questa cosa non può funzionare.> Uno schiocco di lingua, un lampo di stizza negli occhi scuri del Blackwood. Non riuscì a non esprimere con l'atteggiamento ciò che provò nell'udire quelle parole. Ma si placò subito, portato a più miti consigli dalla parte di sè che aveva giurato solo di ubbidire. Se si fosse ribellato in quel momento avrebbe rotto la promessa. Non lo avrebbe fatto.
    Continuò a fissarlo, mentre si avvicinava sempre di più. Ad ogni passo del canadese corrispondeva un battito più forte del suo cuore. Il mix di sensazioni che gli si agitava dentro era qualcosa di difficilmente descrivibile a parole, non era solo desiderio, non era solo il suo corpo che voleva e se ne stava rendendo conto sempre di più ogni secondo che passava con lui. Ma... <se mi vuoi solo per te… questa cosa non può funzionare.> ...quell'affermazione già lo tormentava, ripetuta in un loop senza soluzione di continuità nella sua mente.
    Con pochi passi gli fu talmente vicino che le rispettive eccitazioni vennero a contatto. Lo sentiva chiaramente attraverso la stoffa tesa, così vicino eppure ugualmente inarrivabile. Non osò fare nulla, non osò prendersi niente che non gli venisse concesso. Se ne stette semplicemente lì a denti stretti ad inghiottire sospiri di un piacere offerto e poi negato in continuazione dall'inizio di quel incontro. Una delle prove di resistenza più dure che Ez avesse mai affronato, come per una tortura a base di Crucio ripetuti... c'era da perderci la testa.
    <non sono solo di una persona da tanto tempo…> Trattenne il fiato mentre le sue labbra gli sfioravano la fronte. Sentì bruciare la pelle a quel nuovo contatto, come fossero tizzoni ardenti. Non disse nulla ma il canadese invece aggiunse altro: <ma non voglio dividerti con nessuno…> E lì il giovane Blackwood trasalì. Fu una reazione istintiva, il suo corpo si tese se possibile ancora di più, il cuore gli si gonfiò nel petto. Era la prima volte che un uomo gli diceva una cosa del genere e in quel momento si rese conto che per quanto bizzarro potesse apparire forse alle orecchie dei più per lui era una cosa bellissima da sentire.
    Inarcò leggermente la schiena, seguendo il movimento delle sue dita leggere che la carezzarono fino ai glutei. Di nuovo si irrigidì quando la mano del mago arrivò da quelle parti ma fu diverso. Aveva ugualmente paura ma già meno di prima, come se il sentimento di fiducia verso Beauchamp fosse maggiore del timore di lui. E si, era così.
    <se decidi di rimanere, stanotte, stai accettando queste condizioni d’ingaggio, diversamente non avrai ripercussioni dirette. >
    Con quelle parole si allontanò, lasciandolo di nuovo lì da solo a guardarlo. Faceva più freddo in quella stanza quando il mago non gli era vicino...
    Non aveva detto nulla fino a quel momento ma non poteva restare in silenzio. Mathieu era stato chiaro, prendere o lasciare, stava a lui decidere. - Non sono mai stato solo di un uomo. E nessun uomo è mai stato solamente mio. Disse cercando di modulare la sua voce in tono tranquillo nonostante la tensione del momento. Specificò uomo perchè per lui a differenza dell'altro le donne non contavano più. Non aveva nessuna intenzione di sfiorarne un'altra in vita sua ora che finalmente era certo che non erano ciò che voleva. - Non so nemmeno che voglia dire stare in una relazione con un uomo io... Si bloccò, abbassò lo sguardo ed improvvisamente si mise a ridere. Rideva di sè stesso. -...ma non è questo il punto, vero? Scosse la testa sentendosi uno stupido. - Tu non hai parlato di relazione ma di ingaggio. E' tipo un contratto d'affari questo, giusto? Io do qualcosa a te, tu dai qualcosa a me, con tanto di clausola di esclusiva da parte solo sua. Doveva solo fare una piccola analisi costi/benefici e firmare. Ma Beauchamp gli stava chiedendo tanto, come un vero demonio chiedeva in pagamento tutta la sua anima, tutto ciò che Ezekiel era.
    Lo guardò spogliarsi completamente. Afferrò al volo i boxer che gli aveva tirati stringendoli in una mano. Si morse silenziosamente l'interno della guancia quando i suoi occhi si posarono sul sesso dell'altro per la prima volta. Lo bramava e ne aveva paura, non aveva mai provato prima qualcosa del genere. In quel momento gli sembrò chiaramente che i benefeci superavano i costi, qualsiasi fosse stato il costo da pagare.
    - Voglio restare. Disse infine deciso. E forse era la prima vera decisione sua quella notte, niente che il canadese gli avesse ordinato. O di questo si illudeva perchè in fondo se era arrivato fino a quel punto era solo perchè l'altro ce lo aveva portato. - Ho chiuso la porta no? Non vado da nessuna parte. In un gesto istintivo, come se avesse bisogno di qualcosa per darsi forza, portò la mano che ancora stringeva l'intimo del canadese al viso, inspirandone con forza l'odore come aveva fatto prima col cappotto. Gli girò la testa, la stanza assunse contorni indefiniti, la sua voglia crebbe ancora ma l'avrebbe domata, ci avrebbe pensato Mathieu. Poi lasciò cadere i boxer a terra e tornò a fissare il mago infilato nel letto. Non gli aveva ordinato nulla ma i suoi occhi lo chiamavano ed ubbidì a quello che prese come un ordine muto.
    Non si infilò però nel letto con lui, non prima che glielo avesse chiesto chiaramente. Si adagiò sopra la seta liscia del copriletto, al suo fianco, occhi negli occhi, completamente nudo, completamente suo.
     
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  13. CellarDoor92
     
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    Mathieu Beauchamp

    Acoltò continuando nelle sue normali operazioni, la svestizione, il lancio dei boxer, il coricarsi da un lato del letto lasciandone una metà vuota.
    Non reagì in nessun modo alle parole di lui, sembrava deciso a lasciarlo parlare per una volta ed in maniera libera mentre le iridi, vivide come solo il verde dei boschi irlandesi saprebbe essere si sposavano con l’immagine del ragazzo

    <non è un contratto… è un rapporto.> Ruppe il silenzio delle labbra mentre lui annusava il suo intimo. <a meno che tu non voglia un contratto.. ma li si tratta di qualcosa di ben più freddo> Aggiunse quasi digrignando i denti per la stupidità di quell’errore.
    <Non dargli un nome… farai prima. Sei mio, e io mi occuperò sempre di te e del tuo bene, ma non sarò mai tuo > Disse semplicemente vedendolo avvicinarsi al letto dopo aver, finalmente, deciso.

    Eccolo.
    Il primo gesto di vera carineria.
    il braccio, forte e deciso fermò la corsa del mago alzando la coperta perchè si sdraiasse sotto la stessa mostrando, per l’ennesima volta il fisico del canadese, li, invitante, nudo, turgido sotto le coperte.
    Non aspettò a lungo, però.
    L’altro braccio guizzò rapido ad afferrare Ezekiel per trascinarlo sotto le coperte richiudendole sopra di loro mentre i globi luminosi lentamente si spegnevano lasciando la stanza nella penombra lunare.

    Al buio era impossibile vedere l’espressione compiaciuta del mago.
    Compiaciuto di avere un nuovo giocattolo?
    O ancora di essere riuscito in una nuova conquista?
    Di aver sedotto una mente debole?
    Di avere tra le mani una mente debole?
    Di avere per sè quella mente?
    Il sorriso si trasformò presto in denti liberi che andarono a mordere appena la spalla del giovane mago stringendolo a sè, di schiena contro il proprio petto mentre il suo sesso si adagiava, forse solo per ora, placido e tranquillo tra le natiche di lui.
    Il buio, si sà, è la terra, il campo preferito per la caccia dei predatori.
    Un braccio, forte e ben addestrato corse a spingere il petto del ragazo all’indietro per far aderire ancora di più la schiena al toso muscoloso del canadese mentre la mano collegata nel bloccò la mandibola.
    Fu uno scatto rapido, quasi violento, che avrebbe potuto far male ma che avrebbe immobilizzato il ragazzo
    L’altra mano, invece, più sinuosamente cominciò di nuovo ad ispezionarne il corpo massaggiando, saggiando i muscoli ancora infantili se paragonati ai suoi scendendo lentamente sino al membro dell’altro afferrandolo con salda presa, stuzzicandolo appena con quei polpastrelli maledetti
    <sia chiaro… non smettere di cercare d’impressionarmi… mi piaci ma sono uno che si annoia velocemente… mi è piaciuto come hai cercato di pavoneggiarti con me…> Confessò a bassa voce all’orecchio di lui in un sussurro febbricitante di passione per poi cominciare, lentamente, a mordicchiargli il lobo <Ti terrò con me… non ti accadrà nulla di male.> Concluse infine baciandogli il collo con una dolcezza che non ci si aspetterebbe dall’uomo che lo sta imprigionando e masturbando.

    Forse era questo Mathieu Beauchamp, un misto perfetto di dolce, piccante, speziato al punto da stordire eppure amaro e voluttuoso come il cacao amaro, una ricetta per un golem del successo?
    Una ricetta per distruggere qualsiasi anima sul suo cammino?

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    Non era un contratto, così gli aveva detto. Ma un rapporto. Un rapporto non paritario però... "... non sarò mai tuo..." Quelle parole lo ferirono, non poteva essere altrimenti. Beauchamp non sapeva forse quanto lo stesse tormentando in quel modo, quanto fosse andato proprio a colpire nel suo punto più debole. Nessuno era mai stato suo, nessuno tra quelli che avrebbe voluto. E questa era stata la sua sofferenza più grande, la cosa che più gli mancava. Ma non aveva voluto rassegnarsi al fatto che un giorno sarebbe potuto essere diverso e si era sempre rimesso in gioco, perdendo ogni volta un pezzo del suo cuore quando puntalmente veniva abbandonato, tradito, rifiutato. Ed ora doveva accettare semplicemente il fatto che non avrebbe mai avuto qualcuno solo per sè? Qualcuno gli appartenesse? Sospirò, ma non era rassegnazione era puro dolore. Si sentiva straziare dentro da qualcosa che nemmeno riusciva a comprendere, qualcosa più forte di lui. Lacrime bollenti fecero capolino tra le sue ciglia. Lottò per ricacciarle in dietro stringendo gli occhi. Forse, tutto sommato sarebbe stato più facile così, partendo già con la consapevolezza che l'affascinante mago che lo aveva del tutto stregato con l'arte oscura della sua seduzione non sarebbe MAI stato suo. Tolta dall'equazione quella sciocca speranza probabilmente si sarebbe annullata anche la delusione. Non poteva rimanere male di qualcosa che già sapeva per certo non sarebbe mai accaduta. Doveva solo accettarlo. Era dunque quello il massimo a cui poteva aspirare?
    Forse era davvero così, non valeva di più. Quando però il canadese sollevò le coperte invitandolo lì sotto al caldo con lui sembrò d'improvviso un compromesso più che accettabile. Quel uomo stupendo lo voleva lì, voleva lui non un altro. Avrebbe potuto rimorchiare chiunque desiderasse quella sera, nessuno lo aveva costretto a volere lui, eppure... Non sarebbe mai stato suo ok, ma in quel momento lo era, solo suo. E gli bastava. Anzi era più di quanto avesse mai osato sperare.
    Docile come non mai si lasciò attirare vicino al suo corpo caldo e profumato. Non voleva altro, non aveva nemmeno bisogno che glielo ordinasse.
    Avrebbe preferito non tremare dall'emozione in quel modo, non apparire così debole e insicuro, ma era quello che era e a Beauchamp non poteva nascondere nulla nemmeno volendolo. Così chiuse semplicemente gli occhi, lasciandosi andare e godendosi tutte le attenzioni che l'altro gli donava.
    Fremette nel sentire i denti mordergli la pelle, non trattenne più gli ansiti lasciando che si liberassero dalle sue labbra, unico rumore a spezzare il silenzio della stanza. Non si ritrasse nemmeno quando sentì chiaramente la sua erezione contro le natiche, perchè doveva? Se era eccitato era per lui, perchè anche Mathieu lo desiderava e non solo il contrario. Non aveva motivo di temerlo nè di star lì troppo a pensare, doveva solo godersi quanto gli stava donando.
    Certo non fu facile reprimere un moto di spavento quando si sentì bloccato dal corpo più forte dell'altro ma allo stesso tempo era così bello sentirsi suo che non ci pensò nemmeno un attimo a liberarsi da quella morsa. Doveva solo lasciarsi andare... Ma poi il mago parlò di nuovo. Ezekiel aprì di scatto gli occhi, anche se nella penombra della stanza non riusciva più a distinguere i contorni di ciò che lo circondava: <sia chiaro… non smettere di cercare d’impressionarmi… mi piaci ma sono uno che si annoia velocemente… mi è piaciuto come hai cercato di pavoneggiarti con me…> Sorrise, anche se sapeva che non lo poteva vedere. - Sono abbastanza bravo a pavoneggiarmi. Avrebbe voluto aggiungere altro ma la voce gli morì in gola quando sentì la mano stringersi attorno al suo sesso. Come poteva anche solo sperare di riuscire a dire qualcosa di senso compiuto in quel momento? <ti terrò con me… non ti accadrà nulla di male.> Si poteva ferire qualcuno in così tanti modi che Ezekiel preferì non dare troppo peso a quelle parole anche se gli fece piacere sentirle. Sarebbe stato ciò che sarebbe stato, per il momento si sentiva solo bene e il futuro non sembrava avere nessuna importanza.
    Il corpo del ragazzo reagì in modo naturale agli stimoli a cui era sottoposto, plasamandosi contro quello dell'altro per trovare la posizione più comoda per godere delle sue carezze, anche se non aveva molta libertà di movimento. Gradì i suoi baci sul collo quanto gradiva ciò che la sua mano gli stava facendo. Lottava però contro sè stesso, per non venire subito, per non far finire tutto troppo presto. Avrebbe voluto bloccare quel momento all'infinito. Ma i suoi respiri si facevano sempre più rapidi, la muscolatura sempre più inquieta si tendeva e rilassava di continuo annunciando un finale inevitabile. Cercare di distrarsi, di pensare ad altro per procrastinare quel momento pareva impossibile. Si spinse ancora di più all'indietro, come se avesse voluto fondersi contro il busto di Mathieu e percepì ancora una volta il pungolo della sua virilità dietro di lui. Doveva dirglielo, semmai non lo avesse ancora capito, anche se un pò se ne vergognava pur sapendo che non ce n'era bisogno. Doveva... ma come? E quando? - Senti... Provò cercando di far uscire la voce al posto dei sussulti, non con poca difficoltà. -... io... io... Non la smetteva con quella mano, lo stava almendo ascoltando? - Io... ahhhhh! Quale dolce tortura il modo sapiente in cui lo stava toccando. Senza bisogno di prendere le misure, di cercare un ritmo preciso. Lui sapeva già tutto quello che doveva fare, come piaceva di più ad Ezekiel, come farlo impazzire. Come se l'avesse sempre fatto e non lo stesse toccando per la prima volta. Come se il suo corpo gli appartenesse già e non solo da quel momento ma da prima. Che diavoleria era mai quella? E gli piaceva, si che gli piaceva ed era tutto così assurdo e senza senso da essere meraviglioso. Ma ciò non gli impedì di tentare di parlare ancora, persino in quel momento, quando si era ormai rassegnato a non poter mettere un freno alle reazioni del suo corpo e a quell'eccitazione ormai giunta al limite. -... Io non ho mai... Al diavolo, anzi proprio a lui, demonio di un canadese. Non riuscì a terminare la frase...
     
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  15. CellarDoor92
     
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    scheda ◊ 27 ◊ pureBlood ◊ neutral
    ti2bmwY
    Mathieu Beauchamp

    <Vedremo se sei bravo anche a fare altro…>
    Disse lui in risposta continuando a muovere la mano nell’intimo del ragazzo con pochi movimenti.
    Morbidi.
    Delicati.
    Fluidi.
    Lo interruppe spostando la mano dal petto alla gola premendo appena un po’ per tenerlo più vicino un po’ per strozzare ulteriormente le parole di lui in gola e farlo concentrare sulla punta dell’Iceberg del piacere che stava regalandogli<lo so benissimo…> il bacino cominciò a muoversi facendo scorrere il membro tra le natiche di lui, lentamente, voluttuosamente ma con dolcezza sfiorando di tanto in tanto il punto più debole dell’altro mago.
    <Infatti non ho intenzione di farti la festa stasera…-Una breve pausa quella del mago canadese che andò a mordere ancora una volta la spalla del ragazzo trasformando il morso in bacio suggendo appena lo stesso punto- in ogni caso… voglio che mi racconti tutto di te. >Aggiunse lui mordendo un altro punto mentre la mano si fermò improvvisamente fermando il paicere di quel ragazzo per concentrasi sul proprio aumentando quelle spinte di bacino più simulative che altro.

    Rallentare il piacere, fermare il piacere, ritardarlo, controllarlo.
    Questa è una frusta per controllare i popoli, come la sicurezza, la capacità di ispirare fiducia è il ceppo più difficile da togliersi dai polsi e il canadese lo usava con una naturalezza diversa da quella di chiunque altro.

    Lo stesso momento le gambe andarono a bloccare quelle di lui aprendole leggermene in modo da farsi spazio tra le sue natiche <certe cose si fanno quando uno è pronto…> Aggiunse lui continuando a muoversi lentamente spingendo con sempre più delicatezza e forza nel medesimo modo e momento.
    <Devi poterti fidare di me…> Aggiunse lui poggiando le labbra sul collo del giovane mago suggendo con forza per lasciargli un segno violaceo.

    Lo aveva marchiato forse… forse più per lui che per gli altri in modo da ricordargli di dover coprire il fatto che ora è suo, la vergogna di non appartenersi più ma di essere dell’ultimo arrivato.


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