Pyro

privata

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  1. The Slayer.
     
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    Per la maggior parte degli uomini che l'avevano conosciuta, Ingrid Servantes era stata una matrona dignitosa e regale, un'ape regina stimabile e temibile capace di muovere i fili di un intero branco. Una degna accompagnatrice dell'alfa, fosse lui il consorte o il primogenito, ma non di meno una madre sul cui seno adagiare preoccupazioni e timori. La si amava ed odiava ad un tempo solo, senza mezze misure, era semplicemente un'essenza costante in quel covo di orgoglio e fierezza su cui lei stessa aveva erto il proprio trono.
    In pochi, poi, l'avevano osservata deperire e sgretolarsi come un fuscello appassito sotto al troppo sole. Qualcuno le aveva voltato le spalle, altri l'avevano derisa: per Saul Servantes non aveva mai smesso di essere la donna più importante di un'intera vita.
    “Ne sei sicura?”
    Eppure, quello fu tutto ciò che riuscì a dire quando sua sorella lo informò che quella stessa donna aveva interrotto la sua corsa nel mondo.
    Il ricordo della nobile lupa che era stata balenava ad intermittenza nella mente del figlio, alternandosi con onesta severità alla figura di ciò che Ingrid era diventata in quegli ultimi anni: nient'altro che un involucro vuoto di squallore e miseria. Prigioniera dei vizi e di una vecchiaia che non aveva mai accettato, schiava di quelle stesse sostanze che le avevano donato il ripudio dell'unico figlio che era invece stato disposto a rispettarla fino alla fine.
    Solo un gelido brivido di maturo dolore si arrampicò lungo la spina dorsale del licantropo, mentre la certezza di quella dipartita gli si incastrava tra le vertebre come una fastidiosa ernia. Erano anni che non aveva sue notizie, ma per qualche motivo non riusciva semplicemente a farsi andar bene il modo in cui la trionfale storia della genitrice aveva infine conosciuto il suo epilogo.
    Lento e controllato, chinò leggermente il capo davanti ad un lutto che a cui avrebbe reso onore privatamente, lontano persino dagli occhi del suo stesso sangue, come d'abitudine.
    “È stata una sua scelta, quella di avvelenarsi.”
    Concluse in un soffio roco di voce, tornando a sollevare il capo come se avesse solo avuto bisogno di un momento per ingoiare la metabolizzazione di quella notizia. Nessuno avrebbe notato cambiamenti sul volto del detenuto, adesso, nessuno avrebbe potuto sfruttare le sue reazioni per torchiarlo maggiormente nei futuri interrogatori.
    Lo sguardo di tenebra tornò a scrutare la ragazza seduta all'altro capo del tavolo, osservandone il distacco e l'impassibilità davanti ad una perdita che evidentemente non l'aveva mai davvero toccata.
    “C'è la possibilità che la sua morte susciti qualche domanda? Potrebbero risalire alle sue origini, rintracciare i suoi contatti... pensi di poterti tenere lontana da tutto quello che potrebbe succedere?”
    Le domande nascoste fra quelle enigmatiche parole erano decine di più rispetto a quelle espresse.
    Saul le chiedeva, indirettamente e con velato interesse, se era certa di sentirsi al sicuro. Se possedeva la sicurezza assoluta che lei e i fratelli più giovani non sarebbero finiti coinvolti in qualche disputa interna al branco, o ancor peggio esterna ad esso e più vicina alle autorità.
    Prima di consumarsi, d'altronde, Ingrid era stata un pilastro portante di quell'organizzazione tanto perseguitata e bramata dalle forze dell'ordine.
     
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8 replies since 11/1/2017, 20:57   496 views
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