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Le chiavi mi rimbalzarono addosso, mi colpirono in petto e caddero a terra, lasciando un lungo silenzio tra di noi, mentre lei gira attorno alla grande scrivania rendendomi un punto indefinito, uno sputo sul suo tappeto. Solo a distanza di mesi mi sarei detto che in quel momento avrei dovuto dirle che se avevo sofferto tanto era stata colpa sua, perchè dopo Liz, era stata l'unica donna in grado di rendermi felice, di farmi sorridere, di farmi sentire a casa. Avrei dovuto dirle che ero un uomo distrutto, che aveva sempre avuto ragione, Liz era morta, e non aveva alcun senso tornare indietro. Avrei dovuto dirle che avevo comprato quello stupido anello, lo avevo tenuto per settimane e come un ragazzino, avevo intenzione di chiederle di sposarmi e crescere Ade insieme, avere una nostra famiglia. Avrei dovuto dirle questo. Ed invece, pensiemo di avere sempre tutto il tempo del mondo. “Posso averti anche fatto mettere in discussione... ma ti sei servita di me. Il fatto che tu abbia trovato in me qualcosa di diverso è stata solo una conseguenza. Ed io non posso sapere se sia vero” non mi fidavo di lei, e questo era vero, era innegabile, l'idea che io l'avrei uccisa, mentre lei mi aveva guardato morire sotto i pugni dell'altro uomo mi aveva fatto sprofondare “Se vuoi dimenticare fallo pure, non sarò di certo io ad imperdirtelo” raccolgo le chiavi da terra ma non le infilo ancora nella toppa. D'improvviso la divisa si fa rigida e stretta, la barba gratta contro il colletto inamidato, so di avere un'espressione abbattuta, so che non mi guarda perchè diceva che odiava quel mio sguardo triste, mi diceva che non sarei dovuto essere triste, pensieroso. Diceva che lo mettevo a disagio. Non mi guarda, ed io guardo le chiavi, non guardo lei. “Se hai davvero ragione non avrai problemi a vivere senza di me” odiavo questa cosa, mi volto e non voglio che senta la mia voce oltre. Faccio fatica ad infilare la chiave nella toppa, poi ci riesco e calo la testa. “Grazie, arrivederci”
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