Le Maledizioni senza perdono

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    Un giorno come un altro quello che sorgeva attorno al castello di Durmstrang .
    Nik Carradine guardava fuori dalla finestra e si preparava per tenere la sua prima lezione di Arti Oscure.
    Non temeva il confronto con il fratello, ma sicuramente era cosciente che le lezioni sarebbero state diverse.
    Il pensiero che agli studenti queste novità potessero non piacere gli avevano sfiorato la mente, tuttavia non volle farsene un cruccio.
    Aveva dunque sorriso alla sua Erika e, con passo cadenzato, si era ritrovato a varcare la soglia dell'aula a lui designata.
    I ragazzi erano già presenti, dunque si limitò a raggiungere la sua postazione, e squadrarli uno ad uno.
    -Buon giorno a tutti- disse dopo un pò - sono Nik Carradine, per chi non mi conoscesse, ex mediatore nelle istituzioni magiche internazionali, nuovo professore di Arti Oscure.-
    Nulla da dire, i ragazzi erano impassibili e non mostravano cenno di sorpresa, come se già ne fossero a conoscenza.
    -Sono qui perchè Bill Carradine ha dato forfait.
    Avete domande?-

    Che nessuno osasse dire che NIk Carradine non desse modo di scambiare opinioni e raccogliesse i dubbi altrui.
    -L'argomento che affronteremo oggi sono le maledizioni senza perdono.
    Potrei stare qui a parlarvi ore dell'ABC che le governa, ma personalmente, quando si tratta delle arti oscure, io credo in un approccio pratico.-

    Non stentava ad immaginare la sorpresa negli occhi dei nuovi arrivati, soprattutto di quelli che provenivano da scuole diverse, indubbiamente più clementi, e per nulla preparate a questo tipo di magia.
    -Ma prima ... , chi di voi sa dirmi quante sono le maledizioni senza perdono?- pausa
    -Perchè si chiamano così?-

    Prossimo post 1 Giugno
     
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  2. J. F. Schmitt Pantel
     
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    Le Arti Oscure.
    Quel grande ostacolo, immane, che mi ha impensierito nel momento del trasferimento di scuola, fin da quando avevo compilato il modulo d'iscrizione in Islanda. Nik Carradine è stato il primo docente ad accogliermi in questo castello e ho avuto modo di confrontarmi circa il limite tra il lecito e l'illecito della mia etica. Vale a dire, quale limite io impongo tra la magia bianca e quella nera, o oscura.
    Mille dubbi dilaniano la mia anima, in primis se posso rifiutarmi di eseguire queste magie per obiezione di coscienza, senza riportare conseguenze considerevoli nella mia condotta scolastica o nella mia sensibilità. Non so se riesco a sopportare la vista di un essere che soffre, magari con una cruciatus inflitta con sadismo. Ora che ci penso, non ho mai visto - applicarla - una cruciatus. A Beauxbatons ne ho studiato gli effetti, fisici e, soprattutto, psichici. Cammino nei corridoi, svelto, sperando di incontrare Dorian, una volta raggiunta l'aula preposta. Entro timidamente, trovando già il professore nell'aula. Arredo scarno, ordinato, severo, inflessibile: sembra che nessuno abbia modificato l'arredo di un millimetro da quando ho fatto il tour di ricognizione con Morel. Sospiro lievemente, per farmi coraggio, mentre cerco di rilassarmi: ho i nervi a fior di pelle. A colazione ho mangiato poco, per paura di rigettare il cibo nel caso fossi colpito da qualche incantesimo al quale non sono avvezzo. Spero di avere una buona capacità di protezione. Bonjour, monsieur. dico sommessamente, ponendo la destra sul petto e chinando leggermente il capo. Sto tradendo bellamente la mia nazionalità.
    Inizio della lezione. Presentazione e...BUM! Maledizioni senza perdono. Ottimo. Senza se e senza ma.
    Mi guardo intorno, un po' allarmato, per osservare i presenti, quando afferma che preferisce un risvolto pratico. Le cose si stanno mettendo male, molto male. Chiede di elencarle e di spiegare come mai siano chiamate senza perdono.
    Lascio lo spazio agli altri, magari più giovani, che intendono esporre con perizia i rischi cui stiamo inesorabilmente andando incontro.
    Il mio cuore batte, prepotente

    Jean François Schmitt Pantel, V anno
     
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    Speravo che fare amicizia fosse di gran lunga più semplice. A Mahoutokoro, in Thailandia e nel Laos non ho mai dovuto faticare per avere nuovi amici con cui parlare o trascorrere il tempo. A Durmstrang questo irreale rigore, che trascende ogni umana pensabilità (persino quella giapponese!), mi atterrisce un poco. Non voglio, tuttavia, smettere di sorridere o abbracciare una posizione più pessimista modificando il buon Sit che ha lasciato Tokyo due settimane fa. Mangio la mia colazione, badando di stare alla dovuta larga da Igor. Il pane raffermo, con un velo di quella che sembra marmellata ai lamponi, diventa una sfiziosa portata quando le razioni sono ridotte all'osso. Sento di essere già dimagrito di qualche etto: lo capisco tastando fugacemente la divisa color carminio, mentre tra le mie dita corre la morbida pelliccia. Non trovo occasione per tentare un nuovo approccio con i compagni di studio: può darsi che sia rimasto abbastanza scosso e mi ci voglia un'altra mattinata per metabolizzare il tutto. Controllo l'orario e scopro che devo recarmi alla lezioni di Arti Oscure.
    Mi chiedo, tra me e me, dubbioso: impareremo davvero a fare del male al prossimo? Applicare una magia che causa danni spesso irreparabili, tra cui la morte? In Giappone, dato il colore delle divise cambia a seconda della condotta degli studenti che le indossano, la veste si sarebbe tinta di bianco - il colore del lutto - nel caso di utilizzo di una magia proibita. Espulsione immediata dall'accademia.
    Cammino svelto, per mostrare al docente di non essere tra i ritardatari. Una volta varcata la soglia, più che un professore, trovo un ragazzo dal viso intelligente e vispo, segnato nel contempo da duri lineamenti, che esaltano l'ossatura del viso. Buongiorno, professore. mi affretto a salutare con un sorriso, alzando timidamente la mano destra in segno di saluto. Mi siedo in seconda fila, disponendo sul piano di lavoro tutto l'occorrente per appuntare e seguire la lezione. Sto facendo progressi notevoli con la lingua inglese, ma non posso permettermi di bighellonare tra gli svogliati delle ultime file.
    La lezione inizia. Verte sulle Maledizioni Senza Perdono e il prof. Carradine (così si presenta) ci dice che ama la parte pratica.
    Quindi? Vuol dire forse che dovremo davvero castare le tre maledizioni? Ho tanta paura. Non so se ne ho il coraggio. Ho un tremito che percorre il mio corpo, per la colonna vertebrale sino al tallone. Spero, a questo punto, che i miei compagni siano clementi con gli ultimi arrivati. Personalità come Igor, invece - ne sono certo - trovano in queste lezioni la giusta valvola per il loro perverso sadismo. Forse, se rispondo bene alla parte teorica, sarò esonerato dalla parte pratica. Dopo aver ascoltato le due domande, alzo timidamente la mano. Ottenuta la facoltà di rispondere, espongo le mie considerazioni: Sitthichai Senamuang, quarto anno. Le maledizioni senza perdono sono tre: l'imperio, o ordine perentorio; la cruciatus, o tortura sadica; e l'anatema che uccide. Sono maledizioni senza perdono perché non lasciano scampo a chi le subisce o chi le attua. Provocano una rivoluzione dell'animo tale in ambo le parti che...nulla è più come prima. Nessun perdono o indulgenza può lenire il dolore, o la colpa, o lo sconvolgimento tutto.
     
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  4. Noak
     
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    L'aveva sempre reso inquieto che a Durmstrang venissero insegnate le Arti Oscure, era davvero una buona idea insegnare delle pratiche legate alla magia nera a un branco di ragazzini? Non era un po' pericoloso?
    A detta della scuola no, dicevano che era importante per la loro formazione, ma lui aveva i suoi dubbi. A nessuno sembrava importare però, era illogico pensare di essere l'unico ad avere dei problemi con l'idea di imparare incantesimi potenzialmente mortali o che comunque avevano a che fare con il causare dolore fisico eppure l'impressione che aveva ogni tanto era quella.
    Erano questi i pensieri che gli giravano per la testa quella mattina mentre si preparava per andare a lezione, era in quella scuola da anni eppure quella materia non era mai riuscita ad andargli a genio ma girava voce che ci fosse un nuovo professore quest'anno, era curioso di vedere che tipo sarebbe stato, magari le cose sarebbero cambiate in meglio.
    Aveva saltato la colazione, non la faceva quasi mai, così era stato uno dei primi ad arrivare in classe. Si era seduto in uno dei banchi al centro, la prima fila era troppo in vista e le ultime si riempivano sempre degli studenti peggiori, così sperava di poter essere relativamente tranquillo e allo stesso tempo di non attirare troppa attenzione da quella posizione.
    Il nuovo professore arrivò dopo che la maggior parte degli studenti era già in classe, sembrava un tipo normale, ma sapeva di non poter giudicare dalle apparenze.
    Si presentò e Noak mormorò un 'Buongiorno professore', dopo ciò passò subito a parlare dell'argomento che avrebbero affrontato oggi, le maledizioni senza perdono, dicendo che quando si trattava di Arti Oscure lui credeva in un approccio pratico, cosa che fece immediatamente storcere il naso a Noak.
    Ecco che tutte le sue speranze positive andavano in fumo, non era sicuro di cosa intendesse con 'approccio pratico' ma di sicuro non faceva presagire niente di buono.
    Accavallò le gambe sotto il banco chiededosi se fosse legale per un professore lanciare una maledizione senza perdono su degli studenti, probabilmente no, vero? Era difficile a dirsi in quella scuola, non si sarebbe stupito se fosse stata una cosa accettata.
    Il professore chiese quali fossero le maledizioni senza perdono e perchè si chiamassero così, avrebbe voluto rispondere nella speranza di così poter evitare la parte pratica ma un ragazzo nelle prime file fu più veloce di lui, non l'aveva mai visto prima, si chiese sovrappensiero se fosse nuovo o se semplicemente non ci avesse mai fatto caso.
    Sospirando mentalmente sprofondò nella sedia, sarebbe stata una lezione molto lunga quella.

    Noak Väng, VI anno
     
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    Igor percorse il tragitto, dalla camerata all'aula designata immerso nei suoi pensieri.
    Come ad ogni lezione di Arti Oscure preferiva non fare colazione, e mantenersi allerta per tutta la durata delle due ore che ne sarebbero seguite.
    Un ghigno perfido gli spuntò sulle labbra al pensiero di quello che sarebbe stato.
    Certo il fatto che ci fosse un nuovo docente a proporla metteva in discussione la buona riuscita delle parti, ma niente a che vedere con l'entusiasmo, che di certo non si sarebbe sopito per così poco.
    Intravide, entrando, la crema degli sfigati del castello, prese posto dietro il Tailandese che lo aveva disturbato in quei giorni, e passando lo spaventò con un -BUH- urlato in pieno viso.
    Si sedette, non prima di avergli quasi slogato mezza spalla e allungò il piede davanti a se, prendendo a ticchettare ripetutamente sulla panca, dove per l'appunto sedeva Senamuang.
    Carradine Junior, il professore che fino a qualche mese prima aveva insegnato loro duelli, ora aveva preso il posto del fratello.
    Secondo Igor nessuno eguagliava Bill Carradine, tanto meno Nik, che, se doveva basarsi sui suoi insegnamenti nel duello, era sin troppo corretto nell'applicazione della magia.
    Trattava un argomento come le maledizioni senza perdono e Igor si ritrovò a ghignare nuovamente.
    Era convinto che non ci sarebbero stati esercizi corpo a corpo ma questo non gli impedì di sussurrare i suoi intenti mentre altri rispondevano.
    -Ti farò un crucio sulle budella, farò in modo che danzino la conga per me- la voce roca serpeggio flebile all'orecchio dell'orientale.
    -E magari una strizzatina anche alle palle, .. perchè no.-

    Igor Plamenov VI anno
     
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  6. chaos theory;
     
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    Tutti a Durmstrang sanno che il preside Carradine se n'è andato e che al suo posto si trova il bibliotecario, e da un po' di tempo gran parte delle conversazioni che si tengono nel castello sono incentrate su questo, ma Osha non se ne cura più di tanto. Quello che le interessa è capire cosa ha spinto il vecchio preside ad abbandonare la scuola, e parlarne con qualche studente di certo non le farà avere più informazioni. Si guarda attorno la giovane Amber, osservando come tanti ragazzi se ne stiano confinati del loro silenzio, e si rispecchia in tanti di loro. Beve un bicchiere d'acqua come di consueto dopo la colazione, e si alza assieme a tutti gli altri studenti che sono diretti verso la lezione di Arti Oscure. Ha sentito che ad Hogwarts e Beauxbatons, le altre due scuole magiche europee, si studia come difendersi dalla magia oscura, non come praticarla. Però sono stati i suoi genitori a mandarla qui, di sicuro sanno benissimo quali sono le materie studiate.
    Nel camminare per i corridoi gelidi non parla con nessuno, non ha molti amici. Anzi, a dir la verità ha solo Reina: le mancano Arizona e la sua iperattività, le giornate passate a combinare guai di ogni tipo... niente a che vedere con la freddezza presente qua a Durmstrang. Stretta nella sua divisa pesante Osha entra in aula, trovando già seduti alcuni compagni sia di anno inferiore che superiore al suo, con loro anche il professore, Nik Carradine, il fratello del precedente preside. «Buongiorno professore, Osha Amber, quinto anno.» si presenta abbassando il capo e lo sguardo di fronte alla figura dell'uomo, come fa da sempre con delle persone più grandi di lei o con maggiore potere nelle proprie mani. Va a sedersi su una panca, di fianco ad un ragazzo dai tratti orientali che la incuriosisce -o meglio, lo fa più del solito, ogni cosa incuriosisce la giovane Amber- e può notare che un ragazzo gli da fastidio, col solito atteggiamento che assumono i bulli, ne ha visti abbastanza da poter catalogare il ragazzo come uno di loro. Le prudono le mani. Confida nel fatto che prima o poi troverà qualcuno più grosso di lui che gliene farà passare di cotte e di crude, è sicura che accadrà. Nel frattempo l'orientale dal nome impronunciabile risponde alla domanda del professore sulle Maledizioni senza Perdono, l'argomento che dovranno studiare quest'oggi, cosa che non fa l'altro ragazzo: ben ti sta! pensa Osha, rimanendo però impassibile in volto, per qusnto voglia sorridere si trattiene senza fatica dal farlo. «chissà se ci faranno esercitare con le tre Maledizioni.» si chiede, astenendosi dal rispondere visto che secondo lei altre parole sarebbero superflue.
    Osha Lily Amber, V anno.
     
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    Odio le lezioni mattutine. Le odio soprattutto perchè sono quelle in cui rischio, spesso, di arrivare in ritardo. Non è che sia un ritardatario cronico anzi, tengo piuttosto tanto alla puntualità ma quando dormi poco, svegliarti presto diventa quasi impossibile. Almeno lo è per me. Avrei approfittato volentieri ancora per qualche altra ora del calore tiepido delle coperte invece di affrontare il freddo secco dei corridoi, ma il fatto di essermi svegliato in ritardo non mi permette di temporeggiare a lungo.
    Saltando la colazione – e diamine, il mio stomaco già se ne pente borbottando in modo imbarazzante – corro tra i corridoi, cercando di darmi un contegno solo a qualche metro dalla porta dell'aula.
    Rigore, rispetto (assurda rigidità mentale)... cerco di adeguarmi a quelle che sono le nozioni imparate in un anno in questa scuola.
    Dopo aver ripreso fiato ed aver passato una mano tra i capelli per sistemarli, mi avvio verso l'aula con la borsa su una spalla, non prima di aver tirato un lungo sospiro.
    Arti oscure rientra in quel genere di materie che mi piacciono poco, anzi direi che ha il primato in questo genere. Aiuta il fatto che non ci sia più Bill Carradine ad insegnarla ma non so davvero quanto diverse possano essere le cose con suo fratello nel ruolo di professore. Nik Carradine, di aspetto decisamente migliore – e questo nessuno oserebbe metterlo in dubbio – ha con sé almeno la metà, credo, dei geni del suo predecessore. Questo non lascia ben sperare.
    Entrato in aula per fortuna ancora in orario, mi guardo intorno alla ricerca di volti amici. E' stupido da parte mia cercare tra questi il volto di Ioan visto che so non potrebbe essere presente. Ed è stupido cercare tra le capigliature qui presenti quella bionda e fluente di Agnes, o il sorrisino beffardo di Ezekiel. Trattengo un sospiro, cercando di non far trapelare la poca volontà di affrontare una lezione come questa, oggi. “Buongiorno, professore.” Saluto in modo cortese, presentandomi e prendendo posto nei banchetti presenti al centro dell'aula, accanto ad un ragazzo che presumo essere un nuovo arrivato o almeno non credo di averlo mai visto. Credo debba chiamarsi Vang, o Vong... qualcosa di simile, non sono riuscito a captare bene il suo nome durante la presentazione. Con un cenno del capo saluto Jean, prima di puntare l'attenzione sul professore, mordendo nervosamente l'interno di una guancia quando Carradine parla di approccio pratico.
    Credo rimpiangerò tantissimo le mie calde coperte. Lo faccio già.


     
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  8. Jonathan-
     
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    E' difficile stare dietro alle varie lezioni anche se sono poche. Questa mattina la sveglia è suonata con dieci minuti di anticipo, un vero disastro per me che sono un dormiglione. Sono perfino lento a preparami, di solito ci impiego circa mezz'ora. Quei dieci minuti mi sarebbero tornati utili, se non avessi fatto finta di nulla. Ed ora non ho neanche il tempo di sistemarmi per bene il mio mantello. Il lato positivo di avere capelli tagliati a zero è quello di non utilizzare più spazzole. Da quando ho adottato questo nuovo taglio faccio meno ritardo. Mi incammino quasi correndo per il breve percorso che mi separa dall'aula. Credevo peggio, sono abituato a correre. La mia vita è una continua corsa.
    Arti oscure è una della mie materie preferite. Ho maturato questo tipo di interesse verso la materia quasi in forma inconsapevole. Non riesco a spiegare il perchè, so che mi interessa e quindi mi basta.
    Entro in aula e mi soffermo con lo sguardo sulle persone. Un paio di studenti e il nuovo insegnate. Ha una faccia distesa.
    "Buongiorno", mormoro. Sembrano tutti addormentati, perciò preferisco farlo con un tono di voce leggiadro. Di solito l'intensità della mia voce è molto vigorosa, me lo dicono tutti, anche se non ci faccio più tanto caso. Ormai ci sono abituato.
    Un tonfo di libri sul mio banco, è tutto ciò che mi serve per la lezione. Odio portarmi cartelle dietro. Credo che sia uno dei pochi studenti che adori portare libri in mano. Non si direbbe eppure è così.
    Con un movimento armonico mi adagio sulla sedia, di fianco a un altro ragazzo rossiccio. Ha l'aria annoiata, ma forse è soltanto la mia impressione. Gli accenno un sorrido, cosa che faccio raramente e poi torno con lo sguardo fisso sul professore.
    Le maledizioni senza perdono.
    So rispondere del tutto alla sua domanda, ma preferisco passare e rimango in silenzio.
    La parte pratica è la cosa che preferisco in assoluto!


     
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    Dorian era sempre stato mattiniero, uno dei tanti motivi per cui non disprezzava affatto le lezioni fatte a quell'ora. Apriva gli occhi molto prima dei suoi compagni e spesso restava a letto, ruzzolandosi fra le coperte nella sciocca speranza di ritrovare il sonno.
    Un tentativo inutile.
    La sua mente era iperattiva, così ingarbugliata di pensieri da rendere difficile riacquistare lo stesso ristoro che conosceva di notte.
    Inizió quella giornata con la buona volontà delle altre, appuntandosi la divisa sul petto e la pelliccia sulle spalle mentre raggruppava tutto lo stretto necessario per la lezione del giorno: Difesa. Una boccetta d'inchiostro, una piuma d'oca, un paio di pergamene, il tomo di arti oscure.
    Tutto graziosamente in ordine fra le braccia.
    Percorse a passo felpato il corridoio, diretto in aula, lanciando di tanto occhiate alle nubi dispersive di studenti bisbiglianti. Speró di scorgere Mac da qualche parte ma allontanó ben presto la ricerca.
    Buongiorno. Sussurró cortesemente, varcando le porte, accennando uno sguardo al professore. Non era stupito da quel cambiamento. Le notizie correvano e d'altro canto il miglior modo per sostituire un Carradine era optare per un altro.
    Scrutò i presenti, notando alcune nuove facce nel ricamo di volti ormai consolidato e prese posto accanto a Jean, sorridendogli dopo avergli posato una mano sulla spalla.
    Di tanto era bello avere dei punti di riferimento.
    Per intere settimane era rimasto escluso dai circoli di amicizie a Durmstrang. Ad oggi, poteva dire di conoscere quasi tutti.
    Maledizioni senza perdono? Sussurró a Jean, in cerca di un assenso, stupito ma non contrariato dall'argomento.
    Lo scetticismo dei nuovi, in alcuni casi, era palpabile.
     
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    "Sono qui perché Bill ha dato forfait".
    Fu una frase che infastidì il giovane Udinov, come se proprio suo fratello sminuisse o denigrasse il maggiore dei Carradine per chissà quale motivo. Sephirot alzò il sopracciglio cercando di capire la dinamica di questo nuovo professore che aveva avuto modo di vedere unicamente nell'aula duelli.
    Scegliere di iniziare con le maledizione senza perdono stava a significare qualcosa? Ormai aveva fatto lezioni su quella magia oscura più volte, trovando l'argomento persino scomodo alle volte. Non era così in sintonia con quel tipo di incantesimi, l'unico che veramente stuzzicava il russo era l'imperio per la forza mentale che risiedeva dietro di esso.
    Fatto stava che le domande che pose le conosceva fin troppo bene, ma, stranamente, non sentì il bisogno di primeggiare e rispondere immediatamente facendosi notare come al suo solito, anzi... preferì rimanere sulle sue, ancora non del tutto ripreso dalla morta di sua madre, trovando ancora un po' di difficoltà a rimanere concentrato per un tempo sufficiente, dopo pochi minuti sentiva la sua mente divagare e desiderare di focalizzarsi su altro e la cosa snervata Sephirot in una maniera disarmante, tanto da fargli quasi venire il mal di testa pur di sforzarsi a rimanere concentrato.
    Così fu uno studente da poco giunto in questa landa a rispondere a Carradine, mentre Udinov osservava l'aula spostando lo sguardo un po' ovunque, così da segnarsi i volti più recenti, controllare i vecchi compagni.
    Non era particolarmente entusiasmante l'idea che solo Morel rappresentasse l'unico compagno con cui Sephirot aveva voglia di interagire vero?
    Sospirò, sperando che Carradine desse loro qualcosa di interessante e nuovo da fare riguardo a queste maledizioni che per quanto a livello teorico rappresentassero ormai un argomento visto e stravisto, a livello pratico erano ancora un ostacolo, un qualcosa che Udinov non era così entusiasta di sperimentare invero... a meno che non si focalizzava sul colpevole dell'omicidio di sua madre. In quel caso il desiderio di morte nel russo si accendeva, riempiendogli il petto di un'ira che solo ultimamente si trovava a provare.
     
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    Il professore che le spiegò a Nik, quando era un semplice studente di Hogwarts, presentò le maledizioni senza perdono come “un biglietto di sola andata per Azkaban”.
    Ma non poteva di certo esordire in questo modo.
    In quel contesto gli unici a cui urgeva presentarle in tutta la loro completezza erano i nuovi arrivati, creature spaurite e con lo sguardo danzerino, il cui punto focale non era Nik, ma neanche uno dei loro compagni.
    Nessuna ancora di salvezza per loro, allo sbaraglio in una scuola diversa da quella che l'aveva preceduta.
    Dei presenti solo uno ebbe qualcosa da dirgli, grazie al cielo non erano spreconi quei giovani che si ritrovava davanti.
    -Una sintesi encomiabile ed esaustiva Mr Senamuang – disse sfregandosi il mento provvisto di barbetta.
    -Mi fa piacere appurare che nella sua precedente scuola le abbiano insegnato l'abc della teoria che le riguarda.-
    Lo guardò silenzioso -lei dice, cito le sue parole, sono maledizioni senza perdono perchè non lasciano scampo a chi le subisce e a chi le “attua”.
    Le domando, lei crede davvero che chi utilizzi una maledizione senza perdono sia un uomo perduto? Io, le sembro un uomo perduto? -
    spostò lo sguardo sui veterani – ci sono almeno duecento ragazzi che sanno usarle in questa scuola e tre sicuramente qui dentro, argomenti così basilari qui a Durmstrang che vengono riproposti a scadenze mensili. Guardando Udinov, lei Senamuang direbbe che è un ragazzo perduto?-
    Un ghigno comparve sulle labbra del giovane Carradine – ebbene le do la mia versione, le maledizioni senza perdono sono dette tali perchè la vittima non può contrastarle in alcun modo e neppure sottrarsi o alleviare gli effetti che sono devastanti.
    L'unica pecca per chi le lancia è quella di finire, a seconda della regione in cui si trova e delle leggi che vigono, in un carcere che non è quello di signorinelle babbane. Solitamente Azkaban, per chi volesse sapere di cosa parlo usufruisca pure del labirinto del preside.-

    E così il giovane re di Durmstrang avrebbe avuto anche altro da fare, oltre a un numero improponibile di scartoffie a cui dare credito.
    -Sorge in me un'altra domanda, per quale motivo ad usare legalmente queste maledizioni possono essere gli auror secondo voi? Soprattutto, se sono così brave persone, come possono riuscirci? Non c'è forse una condizione indispensabile affinchè si abbia una riuscita ottimale dei tre incanti?-
    Squadrò i ragazzi e si fermò sul giovane caposcuola che, da che aveva avuto modo di capire in quegli anni, aveva un po' di difficoltà con la pratica.
    -Ce le dice lei, Udinov , le condizioni necessarie per riuscire a usare in modo efficace questi incantesimi?-
    Aspettò la risposta del Russo, dopo di che, definite le linee generali, gli venne una bella idea, per far si che i vecchi studenti non si dovessero annoiare a causa dei nuovi.
    -Potrei ora entrare nel vivo della lezione e spiegare io stesso ogni singola maledizione.
    Eppure non vedo movimento, a parte qualcuno che si diverte a molestare chi vorrebbe seguire, Plamenov venga qua!
    - imperioso ma non infastidito si fece raggiungere dal ragazzo – lo stesso facciano Morrow e vediamo chi altro ..- in realtà sapeva già chi chiamare, ma voleva creare giusto un attimo di suspance – Udinov -
    Erano in piedi accanto a lui e li indicò con la mano – tutti e tre sono veterani di Durmstrang, tutti e tre hanno già trattato le maledizioni senza perdono, dunque tutti e tre sapranno spiegarvele adeguatamente. Iniziamo con colui che ha la carica maggiore in questa aula. -
    Facile intuire di chi parlasse no?
    Puntò la bacchetta e in un lampo soffiò – Imperio!- si abbassò verso di lui e gli sussurrò vicino all'orecchio – voglio che lei spieghi ai nuovi arrivati la cruciatus e dia una dimostrazione pratica della stessa-
    Poi si rivolse agli altri due – voglio che anche voi facciate altrettanto, sulla scia di Udinov, dimostratemi quale metodo usereste per far capire a chi resta questa maledizione. Voi altri invece, dopo, avrete modo di farmi domande sull'imperio e i suoi effetti qualora aveste delle curiosità- non era suo compito dire come poter fermare o arginare un imperio vero?
    No di certo, non si trovava mica a Hogwarts.

    prossimo post 8 giugno
     
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    No Sephirot stava davvero facendo fatica a rimanere concentrato, ma quando fu coinvolto direttamente dal professore si trovò a spostare il viso verso di lui inarcando il sopracciglio non riuscendo esattamente a capire il perché di tale coinvolgimento.
    Era distratto, ma aveva ascoltato abbastanza il discorso per poi dire la sua a riguardo e riprendere tutto le parole di Carradine. Era stupito da come prendesse queste maledizioni con quella leggerezza, era superficiale il suo discorso, per niente profondo e ben studiato come dovrebbe essere. Come se sottovalutasse particolarmente la gravità e la pesantezza che tale oscurità poteva scaturire al proprio cuore.
    A quanto pareva Nik Carradine era un uomo che aveva usato frequentemente la magia oscura e a tal proposito non si sentiva perso. Come se se ne vantasse lui affermava con certezza di non essere perso.
    La cosa sorprese Udinov e pareva alquanto assurda.
    "Lei è certo di non essere perso Professore? Molto probabilmente ha già consumato la sua anima se ne è così convinto. E no, solo guardandomi Senamuang non può leggere cosa ho dentro."
    Perchè quella scuola, lentamente, stava deteriorando la sua anima, lo stava consumando in un certo senso perché era quello che la magia oscura faceva. Iniziare a desiderare la morte altrui era uno dei sintomi probabilmente..
    Ma ovviamente il suo coinvolgimento non era finito qui, sembrava che il professore avesse scelto di dedicarsi a lui più del previsto e Sephirot continuava a domandarsi il perché, forse per la presenza di nuovi arrivati? Poco importava, di certo non avrebbe disubbidito.
    "Non è un ruolo che una persona copre a renderla una brava o una cattiva persona. E' una questione di volerlo, una delle condizioni necessarie per lanciare queste maledizioni è volerlo. Volerlo intensamente, con rabbia e determinazione. Sentire il desiderio di ferire qualcuno, bramare la sofferenza altrui e dunque volerlo porta alla realizzazione della maledizione."
    Rispose con tranquillità, se non con un leggero fastidio che provò a controllare per come il prof si atteggiava alla classe. Il suo approccio sicuramente, per il momento, non stimolava granché Udinov e dunque nemmeno si stupì quando fu chiamato ad alzarsi e quindi contribuire con la pratica.
    Fece un respiro profondo e raggiunse i suoi compagni lanciando uno sguardo veloce verso Morrow. Oh beh, almeno non era l'unico ad essere stato chiamato.
    I suoi occhi saettarono poi sul professore quando, interpellato per primo, si vide la bacchetta puntata contro. Si trovò a indietreggiare leggermente per poi trovarsi vittima di una di quelle maledizioni senza possibilità di scampo. Odiava quell'incantesimo, un minimo provò pure a contrastarlo, allungando metaforicamente le mani verso quella coscienza che man mano perdeva potere nella sua mente lasciandolo schiavo di quell'imperio che, al momento, gli donava unicamente uno stato di strana quiete.
    Sentì il sussurro del prof all'orecchio e spostando gli occhi verso la classe li guardò con sguardo un po' perso, sentendo, in lontananza, l'ira per quello che era costretto a fare. Non era un'ira che si stava alimentando per via di ciò che doveva fare, ma perché avrebbe dovuto farlo sotto imperio, obbligato a svolgere tale esercizio come uno schiavo.
    "E' una delle maledizioni più violente, atta a infliggere una tortura più o meno violenta e duratura a seconda della volontà e della potenza del mago che la effettua. Una volta colpiti ci si sente i muscoli tirati, contorcersi e provoca un dolore indescrivibile, se viene esercitata per un periodo di tempo piuttosto lungo può condurre alla pazzia e alla perdita irreversibile del proprio stato di coscienza."
    Nel dirlo non guardò nessuno in particolare, ora aveva solo la libertà di scegliere su chi eseguire tale maledizione. Il prof, non avendo specificato su chi, diventò automaticamente bersaglio di quella maledizione, volendo Sephirot avrebbe potuto scagliarsi su di lui e vendicarsi per questa umiliazione....ma non lo fece, nemmeno sotto imperio si sentiva così stupido da fare una cosa del genere.
    Quasi automaticamente quindi si spostò con la bacchetta verso Jerome e lanciò l'incantesimo spinto dalla rabbia di quel momento, pensando a come Jerome non lo rispettasse, al fatto che così facendo avrebbe nuovamente corrotto la sua anima portandolo a desiderare sempre più che l'assassino di sua madre morisse sotto atroci sofferenze.
    "Crucio."
    Per quanto sentisse quell'ira dargli la forza di scagliare quell'incantesimo, non poteva di certo dire con assoluta convinzione di averlo lanciato alla perfezione. Sentiva di volerlo, ma non era in grado di farlo durare per un tempo ampio... ma qualche secondo di pure dolore non faceva bene a nessuno.


    Edited by …Libertà Eterna… - 4/6/2016, 08:41
     
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    Oh, fanculo.
    E' l'unica cosa che mi viene da pensare quando il professor Carradine chiama il mio nome. Il suo richiamo mi ha colto alla sprovvista, tanto che non ho nemmeno avuto il tempo di preoccuparmi del fatto che potesse scegliere me tra i presenti.
    Se avessi anche solo sospettato una cosa simile, avrei potuto provare a nascondermi dietro la testa del ragazzo che mi è seduto dinanzi, gesto che comunque – con ogni probabilità – non mi avrebbe aiutato.
    Fanculo.
    Mi ripeto mentre, a passo lento e con l'espressione di chi si sta dirigendo al patibolo, raggiungo il professore e gli altri due ragazzi da lui scelti.
    L'infinita gioia di ritrovarmi tra Plamenov e Udinov non la nascondo. Non so se mi disturba più il fatto di ritrovarmi al centro della classe e di attenzioni che non reggo, o di essere tra due delle persone che probabilmente mi snervano di più in quest'aula.
    La gamba trema impercettibilmente in modo convulso mentre il professore si accinge a spiegare cos'è che dovremmo fare.
    Sono stupito?
    No, ovviamente no. E' Durmstrang, non il paese dei balocchi.
    Lo accetto?
    No, ovviamente no.
    Sono qui da un anno e dovrei aver imparato a lanciare la maledizione alla perfezione, o almeno in maniera decente, ma non ne sono in grado. Ho sempre trovato questa o quella scusa per evitare di adempiere a questo compito e sebbene, nella teoria mi sia impegnato più di quanto avesse mai voluto fare, la pratica continua a farmi paura.
    Quasi sobbalzo quando Carradine colpisce Udinov.
    Forse sono matto – o più sicuramente disperato – ma mi ritrovo ad invidiarlo. Scagliare la cruciatus, sotto la maledizione imperius, mi libererebbe dal peso della scelta. In questo caso sarebbe davvero una manna dal cielo per me.
    Sono qui a deglutire, con le mani sudate e la bacchetta stretta nel pugno della mano sinistra, osservando uno ad uno i miei compagni. Siamo tutti carne da macello qui, ed io non sono per niente adatto al ruolo di carnefice che il professore mi ha appena affibbiato.
    Mi ritrovo a desiderare di essere altrove. Per un attimo, lancio persino uno sguardo alla porta chiedendomi quanto terribile possa essere scappare via e nascondermi nel mio luogo sicuro.
    Dura poco comunque.
    Fanculo di nuovo.
    Non so se è perchè Udinov ha capito che non sono pronto ad un gesto simile e – a suo modo che è ovviamente quello sbagliato – voglia aiutarmi, o se è perchè mi vede semplicemente come una vittima perfetta o ancora perchè è fondamentalmente uno stronzo, muove la sua bacchetta verso di me.
    Indietreggio giusto di un passo, prima di sentire l'effetto della cruciatus.
    E' come... Non saprei descriverlo.
    Il tempo sembra dilatarsi. Pochi secondi sembrano diventare ore interminabili sotto l'effetto di questa maledizione che mi toglie il fiato. Il dolore mi immobilizza a tal punto da costringermi, piegato in avanti, a non muovermi di un passo. La mano, inconsciamente, si stringe più forte contro la bacchetta inutilizzata. E mentre una nuova scarica di dolore mi spinge a non trattenere pochi bassi gemiti, gli occhi si inumidiscono appena.
    Odio tutto questo.
    Quando tutto finisce, tremante, con un tonfo ricado con le ginocchia sul pavimento.
    Mi fa male ogni cosa.
    E' un dolore diverso. Nuovo. Assurdo.
    Non ho mai provato nulla di simile e di sicuro Ioan aveva ragione quando diceva che un dolore così non si sopporta. Fa male anche dopo. Ti scuote, ti stringe, ti disorienta. Sembra assurdo possa esistere una maledizione di tale crudeltà.
    Vorrei solo andare via e so che è l'unica cosa che non posso fare. Stringo i denti, costringendomi a rimettermi in piedi. E al diavolo ogni buon proposito ed ogni timore. Odio soffrire ed odio non avere il controllo di ciò che mi succede. La maledizione cruciatus sembra essere l'esempio lampante del caos che non controlli, e suscettibile come sono sull'argomento è impossibile che io riesca a trattenere la rabbia. Tremante di rabbia e per il dolore che ancora mi scuote, con un gesto repentino punto la bacchetta sul russo, ripagandolo della stessa moneta. Crucio.
    Non so se sia andato o segno o meno sul mio obiettivo e lo so che almeno in questo, Udinov, non ha alcuna colpa. So anche che il senso di colpa mi tormenterà fino a quando non avrò dimenticato questo momento, ma non posso farci niente.
    Cerco sempre di trattenere in me quella parte violenta e oscura che non capisco e che non condivido ma a volte semplicemente, quando sono solo con me stesso e non ho limiti, esplodo.
    E quindi al diavolo il professore, al diavolo la lezione, al diavolo tutto.
    Siamo solo io e la mia furia incontrollabile contro il mondo.

     
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    -Ma che noiosi- disse quando, ancora in piedi davanti alla classe, aspettava il suo turno per spiegare la maledizione cruciatus.
    Quei due sfigati che avevano parlato prima di lui non avevano afferrato a pieno la situazione.
    -Io la spiegherei diversamente- ghignò e si piazzò davanti a tutti mentre Jerome si prendeva in pieno la maledizione e la ricambiava a Udinov.
    -La cruciatus è la più importante delle tre maledizioni a mio avviso, la vera essenza della vita.
    Serve per regolarizzare ed educare chi infrange le regole, chi non le rispetta, chi vuole fare di testa propria.
    Infliggere dolore non è la prospettiva dalla quale la guarderei io, no.
    La cruciatus aiuta ad ottenere il rispetto.
    E' musica per le orecchie di chi la adopera.
    E' poesia.
    Dona pazzia, ma anche tempera lo spirito.
    Dona forza.
    Dona il potere.-
    sillabò come un esaltato senza distogliere lo sguardo dal Thailandese e dalla ragazzina dai lunghi e lisci capelli castani seduta accanto a lui.
    -Perchè la magia abbia effetto bisogna essere dei maghi abili e forti, con un vissuto tale che faccia nascere nello stesso il desiderio di imprimere dolore in chi la riceve.-
    Passò davanti ai suoi compagni con la bacchetta che molleggiava tra le sue dita.
    -Nessun movimento particolare del polso, nessun artificio particolare- abbassò il tono della voce – solo il desiderio – passò il suo viso vicino a quello di Sitthichai – il desiderio di vedere l'altro contorcersi e implorare pietà- spuntò un ghigno sulle sue labbra – implora pietà Thailandese del cazzo. CRUCIO!!!- lo colpì in pieno e come detto non avrebbe mollato la presa finchè non fosse venuta la supplica dalle sue labbra.
     
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    Cerco di trovare il coraggio per rispondere al professore, che ha trovato la mia risposta completa ed esaustiva, ma mi chiede, nel comtempo se io consideri del tutto perduti gli animi di chi attua della magia oscura. Voglio spiegarmi meglio sulla questione, senza lasciarmi intimidire dal mio vicino di letto, che non ha esitato a lanciarmi minacce circa l'utilizzo di una cruciatus a mio danno. Intendevo dire, professore, che, in ogni caso, chi attua magia oscura non può restare indifferente: immagino che castare delle maledizioni simili....possano costituire degli sconvolgimenti in chi decide di adottarle. Non sono qui a giudicare lei o Udinov... Però posso immaginare che la vostra giornata cambi, nel momento in cui le utilizzate.. Il ritmo cardiaco accelera quando il professor Carradine chiama tre studenti, il caposcuola, Morrow e Plamenov (ecco il cognome del ragazzo terribili-occhi-blu) per spiegare ed eseguire la Tortura a scopo dimostrativo. Porto istintivamente la destra alla mia bocca, per poi osservare con occhi spaventati la ragazza che segue la lezione al mio fianco, stupita almeno quanto me. Le mie iridi paiono trasmettere questa domanda: Lo faranno sul serio?. Trasalisco quando vedo lo scontro Udinov/Morrow, soprattutto all'indomani dell'imperio del docente. Il mio sguardo poi si volge su Plamenov, che sembra fremere per esercitare la sua bacchetta. Mi ha già avvertito dei suoi propositi, ma suppongo si tratti di una minaccia velata, no? Credo che si sia vendicato già per il risveglio che gli ho causato: non vedo il motivo perché debba infierire con me.
    La sua voce roca contiene una vena che definirei distorta. Piegata al sadismo: solo un folle potrebbe affermare che una maledizione è l'essenza della vita. Sgrano gli occhi quando osa definire poesia una bruttura simile, soprattutto dopo aver assistito al supplizio vicendevole dei suoi compagni di studi. Lo seguo con gli occhi quando il suo catalizzatore, sinuoso, molleggia tra le sue dita, alla ricerca simulata di una vittima che conosce già.
    Deglutisco. La mia compagna di banco avrà notato il pallore dovuto all'ansia e alla goccia di sudore che sta rigando la mia tempia sinistra. Non servono movimenti del polso - mi informa il mio carnefice - occorre essere forti e desiderare il dolore altrui. Non ho mai assistito dal vero agli effetti di una cruciatus e si profila, oramai, chiaro nel mio immaginario, che il designato sono proprio io.
    Io, thailandese del cazzo, come mi chiama.
    Ho paura. Devo, er lui...implorare pietà....
    CRUCIO.
    Chiudo gli occhi e porto le mani avanti, come i bambini che si riparano istintivamente da qualcosa che li assale dal davanti. Un dolore indicibile, indescrivibile, attraversa tutte le mie fibre muscolari, penetrando come un chiodo nel cervello. Lancio un grido, smorzato poi dal pudore di non essere abbastanza virile, per la Tortura: AAAH!. Porto la destra al cuore, che pare in procinto di scoppiare. Il mio corpo pare trafitto da mille lame affilate, che, con perversione, stillano invisibili il mio tormento visibile.
    Un secondo grido: AAAH..... No, non ho la forza ancora per parlare, e il dolore mi costringe ad accartocciarmi su me stesso, sbalzato dal banco sul pavimento. Sono in posizione fetale, soggiogato completamente dalla maledizione. Gli occhi lacrimano, copiosamente, mentre intravedono l'espressione di PLamenov, soddisfatta, appagata dallo spettacolo. T...TU! Il t...tuo cuore è contaminato...AAAAH, Plamenov!.
    Un'altra fitta, che mi fa venure un conato di vomito.
    BASTA. BASTA!
     
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