Dolcetto o scherzetto?

Serata in maschera al Ministero del Nord - 31 ottobre 2015

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  1. .Dylan
     
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    Eh ma scusate questa si chiama sfiga però! Insomma, non è che l'unica donna che punto davvero ora deve essere corteggiata da tutti. Me le scelgo proprio male le prede. Ma vabeh, in fondo voglio un bacio, non un anello al dito. "Tranquillo Cormy, non sono un tipo geloso!" E via, ho trovato un altro nomignolo imbarazzante per lui! Il prossimo sarà "patatinobbello", ne sono certo. Ma meglio non pensarci ora o finisce per prendermi a calci in culo prima del solito.
    E....NOOOOOOOOOOOOO! Ma che culo, amico. Io sto per andarmi a beccare un pugno in faccia e tu invece ti prendi la Cenerentola più figa della storia senza neanche muovere un passo. Questa storia dell'essere quello sfigato tra i due deve finire, prima o poi. Un pò per uno, no? O quanto meno condividesse! Cioè...le ha mollato anche due baci! Ma perchè quando lo faccio io mi picchiano? Va bene, ok, non punto solo le guance e a volte allungo anche le mani nei posti sbagliati, ma una ogni tanto ci potrebbe anche stare, scusate! State a vedere che mi toccherà prendere lezioni di buone maniere da Azzurro. Anche se resto dell'opinione che il Genio è più figo.
    "La maschera la toglierò quando le donne inizieranno a saltarmi addosso. Questa dei desideri è una trovata geniale, Savannah, non starlo ad ascoltare. Non la trovi geniale?" Sposto lo sguardo dal principe Azzurro a Cenerentola e...porca vacca, questi due sono usciti direttamente dalla fiaba. Amico, spero ti spunti un brufolo dritto sul naso, tutta questa perfezione mi sta facendo male agli occhi, è quasi nauseante. E no, smettetela di pensare che è l'invidia a parlare! Dico: ma li avete visti? Eccheppalle.
    "Prima di lasciarvi soli però voglio esaudire un desiderio espresso in silenzio..." Pausa d'effetto............... "Savannah, il mio caro amico Cormack, che tu ci creda o no, mi ha parlato molto di te dopo il suo rientro dalla Francia." In realtà la conversazione era stata più o meno: "Wei, amico, ben tornato! Come sono messi a donne in Francia?" "Idiota." e poi niente, mi ha confessato di aver conosciuto una bionda, artista, ma non è entrato nel dettaglio. Anche perchè mi interessava solo sapere se avesse concluso e sembrava di no, quindi ero passato a parlare della marmellata che mi era esplosa ovunque in cucina. Però, nonostante sapessi ben poco, mi bastava vederla per farmi sentire in dovere di aiutarlo a far andare la serata nella giusta direzione. E tutti sappiamo qual è. Insomma, ne avevamo parlato anche poco prima, no? "So che il suo desiderio è quello di darti un bacio, me l'ha confessato e mi sento in dovere di aiutarlo." Sono un Genio della lampada, riuscirò a fare la magia? Però ora il Genio, piano piaaaaano si allontana, per evitare ritorsioni spiacevoli da parte del Principe. "Mi raccomando! Non farmi fare brutta figura, Cenerentola!" Muovo un pò le mani, a simulare qualche strana magia da Genio della lampada e mi dileguo prima di essere preso a calci in culo. La mia parte l'ho fatta, no? E ora via, da una principessa a un'altra.
    "Ehi Pocahontas, vedo che dopo aver fatto fuori Cocoon, anche John Smith ha fatto una brutta fine. Hanno ragione a dire che sei una donna molto contesa, qui continuano ad uccidersi per te." E forse devo aver paura anch'io ad avvicinarmi? Ma vabeh oh, al massimo finisco steso a terra con il naso rotto, ma è già previsto un aiuto da Azzurro. "In quanto Genio della Lampada è mio dovere chiederti di esprimere tre desideri." Poi mi volto verso gli altri, per lasciarle il tempo di ragionarci un pò su. "Buonasera! Io sono Dylan, ma questa sera chiamatemi Genio. E facciamo che Pocahontas deciderà se cedere qualcuno dei suoi desideri a voi. Io più di tre per chiamata non posso esaudirne!" Si beh, per ovvi motivi. Insomma, non avrei neanche il tempo di respirare, altrimenti. Siate clementi!
    Interagito con: Cormack, Savannah, Caterina e tutto il gruppo attorno a Cate.
     
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  2. Savannah.
     
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    "Bene anch'io, grazie." Risposi sorridendo, per poi voltarmi verso il suo amico, dal volto ancora sconosciuto. "A quanto pare il compito di convincerlo a togliersi la maschera spetterà a qualcun'altra" Affermai convinta, dopo la risposta data dallo stesso Dylan. Non ero certo lì per saltare addosso ad un completo sconosciuto con una maschera da Genio della lampada.
    Ascoltai le sue parole e mi voltai a lanciare uno sguardo fugace a Cormack, quando parlò del bacio e del suo presunto desiderio. Quanto ci fosse di vero o meno nelle sue parole non mi era dato saperlo, ma non potevo deludere le aspettative di un Genio. "Ha fatto anche la mossa con le dita" Dissi rivolta a Cormack, stringendomi nelle spalle, come se dopo il gesto e le parole dell'amico non avessi più scelta. In fondo si parlava di un bacio innocente, no? E non era il primo, a differenza di quanto pensava il Genio. Così strizzai l'occhio a Dylan e mi avvicinai al mio principe. Mio in quella circostanza, almeno.
    Mi sollevai appena sulle punte e gli lasciai un bacio leggero sulle labbra. Non sapevo come avrebbe reagito l'amico o se lì ci fossero altre persone che avrebbero potuto reagire a quel gesto, come una ragazza o amica gelosa. Ma se Dylan mi aveva spinto a farlo, davo per scontato che così non sarebbe stato.
    Quando lasciai le sue labbra gli sorrisi. "Se quello che ha detto è vero, forse avevamo un desiderio in comune." Ovviamente alla storia raccontata in quel modo non credevo affatto, ma al messaggio contenuto al suo interno non sapevo se credere o meno. Solo Cormack avrebbe potuto darmene conferma.
    "Non sei venuto con una donna? Insomma, sei vestito da principe, mi sarei aspettata una principessa al tuo fianco, non il Genio." Affermai ridendo divertita. Ma la domanda, in fondo, era seria: come poteva uno come lui essere solo ad una festa?
     
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    Non c'era dubbio; ci stava prendendo gusto. Si stava lentamente conquistando persino la fiducia delle guardie. Se all'inizio tendevano ad escluderla, gli ultimi giorni avevano dimostrato che non vi è cosa che non si possa ottenere con un po' di sano, duro, lavoro. Dopo aver messo KO uno di loro, i rapporti si erano leggermente distesi e alcuni tendevano persino a rivolgerle la parola. Non era più la squinzia, ma quasi una specie di tenera mascotte. Nonostante fosse ancora inesperta, piuttosto che cercare di affondarla, di scoraggiarla dal suo cammino, le guardie cercavano ora di stimolarla. Tiravano fuori la sua rabbia, la sfidavano apertamente, a parole e in combattimento. Azkaban era una realtà come tante altre; si era accorta, Selyse, che il rigore non era per forza sinonimo di ingessato. Quel pugno fu decisivo perché si arrendesse. Ne aveva incassati parecchi prima che Jason decidesse che era abbastanza. « Su! Alza le chiappe d'oro, principessa! Vuoi per caso piangerti addosso? » Le offrì la mano per aiutarla ad alzarsi e lei in risposta si alzò da sola, senza il suo aiuto, sputando sangue. Strinse i denti e lo superò dandogli una spallata che obbligò la giovane guardia a scoppiare in una risata goliardica. Aveva bisogno di una pausa. Si sedette quindi a terra, prendendo a bere compulsiva. Lo avrebbe schiacciato, prima o poi. Quando Kostia le si avvicinò, per rigore e una certa disciplina acquisita dolorosamente, si alzò in piedi. « A quanto pare avrai il tuo debutto in società. Credo tu abbia bisogno di un bel vestito. » Afferrò il pezzo di pergamena, un po' incuriosita, un po' stranita. Lì dentro, tra le mura di Azkaban il tempo si era distorto. Non ricordava nemmeno da quanto tempo non avesse visto altro oltre alle mura della prigione e i suoi dintorni. Tornare lì fuori, la spaventava. Non era più la stessa persona che vi era entrata. Come si sarebbe comportata? Si morse il labbro inferiore cercando di soffocare l'istinto di una risata. « Tu? A una festa in maschera? » Alzò le sopracciglia scuotendo la testa. Non lo avrebbe preso in giro; o per lo meno era ciò che si prefissò in testa. « Va bene. » Asserì cercando di tornare composta. Non le riuscì più tanto perciò decise di riprendere a bere prima di tornare a parlare, cercano di mascherare con un decisamente timido tentativo. il sorriso che le si era ormai dipinto sul viso. « Non vedo l'ora. »

    Aveva deciso di fare da sé. L'idea che a pensare al suo vestito fossero i gemelli diversi - nonchè le guardie che continuavano a presidiarla giorno e notte - la preoccupava alquanto. In fin dei conti si trattava davvero della suo debutto, e come ogni debutto, doveva essere brillante. Non erano ammessi sbagli. La prima impressione è importantissima e Selyse non avrebbe lasciato al caso assolutamente nulla. Chiese alle guardie di fornirle solo un paio di divise; quelle estive. Al resto ci pensò da sola. Si rinchiuse nella propria stanza per il resto della giornata, con la promessa che il giorno dopo avrebbe lavorato il doppio per recuperare la giornata persa e si cucì - non senza l'aiuto di un po' di sana magia - il vestito da sola. Alla fine il risultato era splendido. Non c'era che dire. La creatività di una artista viene fuori nei momenti di vera difficoltà. Ed era unico, meglio di qualunque vestito prodotto in serie in qualunque negozio. Le favole di Hans Christian Andersen le conosceva a memoria. Suo padre gliene leggeva una ogni qual volta fosse a casa, prima di andare a dormire. Aveva individuato negli sprazzi della sua memoria un personaggio in particolare che le faceva gola. Poche erano le caratteristiche attribuite da Andersen alla Strega dei mari. Creatura introversa e misteriosa, di carattere inquieto, molto astuto e riflessivo. Forse troppo concentrata sulla sete di ricchezza; come una gazza ladra, la Strega dei mari si strugge di fronte alla sete di conoscenza e artefatti rari. Scambia i suoi incantesimi con la cosa più preziosa che i suoi clienti possiedono. Rubare la cosa più preziosa di qualcuno è un po' come catturarne parte dell'anima, e Selyse, a modo suo puntava nella vita a catturare pezzi di anima, senza un motivo preciso. Forse perché, le faceva gola il controllo, l'idea di aver privato una persona fino a portarlo alla disperazione. La Strega dei Mari faceva al caso suo.

    Sta fissando i loro volti, uno ad uno. La bacchetta ben salda in mano, mentre sta giocherellando con una ciocca di capelli di fuoco. Resta in disparte osservando il gruppo ignaro, mentre Kostia si ferma a parlare con colui al quale stanno consegnando il carico. Nonostante non riesca a sentire la loro conversazione, li sta osservando. Il suo maestro ha le spalle leggermente tese; sul linguaggio del corpo, Selyse non si sbaglia. Quei due non vanno d'amore e d'accordo. « Noi andiamo nel mio ufficio a cambiarci. » Prima di lasciarsi condurre nell'anima del Ministero, la rossa si concede un'ultima occhiata verso il gruppo e il loro nuovo carceriere. Ne osserva la postura eretta, l'eccitazione negli occhi; la famelica voglia di occuparsi di loro. E poi torna a fissare Kostia. Annuì e acconsentì di farsi condurre altrove silenziosamente, con la consapevolezza e un pizzico di orgoglio nel rendersi conto che le era stato concesso il migliore. Non tanto per il suo talento - che era certa ne avessero in abbondanza tutti i sudditi di Michael Moon - quanto per il suo carattere, così aderente alla personalità della ragazza.

    « Odio questo genere di cose. » Sente il solito borbottio e un sorriso spontaneo fa capolino. Quella ammissione le fa gola in un certo qual modo. I tempi stanno cambiando. Kostia non vede più Selyse come una povera ragazzina viziata. Le sta forse dando fiducia? A tal punto da dare voce ai suoi pensieri? E' forse troppo presto per dirlo, ma nel mentre, di ciò può accontentarsi. « Sai che novità! » Asserì mentre si tirava su la zip del vestito. « Vedila così: per una sera non si mangia zuppa e crostini. » Indossò gli stivali a tacco vertiginoso, prima di schiarire i capelli con un leggero tocco della bacchetta. Si guardò infine allo specchio che aveva trasfigurato non appena erano saliti e sorrise tra se e se. Il risultato era migliore di quanto si aspettasse. La pelle di porcellana si sposava alla perfezione con i capelli argentei. A fare contrasto vi era il vestito nero, il cui corsetto assottigliava la figura fino alla vita, da dove partivano una serie di morbide balze. La conchiglia che imperlava l'abbondante scollatura, l'aveva trovato sulle rive del mare. Il rossetto rosso e gli occhi marcati completavano alla perfezione la complessiva immagine. Si girò quindi verso il suo accompagnatore, pronta ad andare. « Direi che sei perfetta. » Lo squadrò a sua volta dalla testa ai piedi. « Beh, tu sei sempre... tu. » Ma non ci è dato sapere se fosse un altro dei mille metodi per non dargli soddisfazione alcuna o un sincero complimento. Gli si avvicinò sfilandogli uno dei pugnali contenuti nella cinta, infilandoselo nella giarrettiera accanto alla bacchetta, abbozzando appena un sorriso. « Una ragazza deve essere sempre pronta. » E dicendo ciò, si lasciò condurre all'interno della sfavillante sala già piena zeppa di gente. Riconobbe alcuni volti non appena entrata; molti popolavano i giornali del nord, che la rossa si era presa la briga di studiare attentamente già prima di entrare al servizio di Kostia. Si lasciò estraniare, osservando i meravigliosi abiti, l'arredamento, le luci. Una cameriera le si avvicinò offrendole una coppa di champagne, ma lei rifiutò elegantemente. Fino alla prova contraria era ancora in servizio, non che ci fosse davvero una circostanza in cui il suo maestro non la mettesse almeno in parte alla prova. Non appena venne presentata, abbozzò un leggero sorriso allungando educatamente una mano nella direzione del Capo Auror. « E' un onore conoscerla. » Mentre veniva abbandonata da Kostia, si ritrovò a provare una punta di delusione, colmata unicamente dalla figura di Olympia. La squadrò con ammirazione; era così giovane eppure era ovvio avesse fatto già così tanta strada. Si trovò infine ad osservare non molto lontano da loro, l'uomo al quale avevano consegnato in precedenza il gruppo di prigionieri. Gabriel. Si chiamava Gabriel. E anche lui lo aveva già visto da qualche parte. Forse sui giornali. Per una qualche ragione, non avergli rivolto la parola in precedenza le aveva lasciato l'amaro in bocca, quasi come se una perseverante curiosità non fosse stata soddisfatta. E poi c'era la più grande domanda di tutte. Dov'era l'uomo che tutti aspettavano? Dov'era colui che li aveva in un certo qual modo obbligati a infiocchettarsi per l'occasione? Dov'era Michael Moon?

     
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    Sorrisi e strinsi October in un caldo abbraccio.
    -Esattamente, è stato provvidenziale-
    Ammiccai facendo un passo in dietro per farmi ammirare meglio - che poi ogni volta che lo metto penso alla scena dei preservativi lanciati su Layla e mi rallegro la giornata.-
    Ormai non era neanche tanto più deprimente come cosa, e dunque ci pensavo quando capitava col sorriso sulle labbra.
    -Questa notizia è meravigliosa, davvero. Io lavoro qui al ministero e Thèo pure, se avete bisogno di qualcosa non esitate a chiedere- qualsiasi cosa eh, pure per una pausa caffè.
    Risi di cuore - no mia madre non c'è, per lei era troppo fuori moda una festa di Halloween con tema le fiabe, e poi si era cresciuta le occhiaie per l'occasione, a suo dire avrebbe sfigurato in mezzo alle altre- e si sa il rapporto che Carlotta Cuddy avesse con la moda, morboso e inflessibile talvolta.
    Scoccai uno sguardo a Ioan, che .. WOW stava benissimo nelle vesti da Lancillotto - ti sta bene la barba sai? Sembri .. diverso-
    Sembrava diverso, per il resto lasciai Thèo all'ala aggancia uomini di October e mi guardai attorno per vedere se riconoscevo qualcuno.
    Con quelle maschere in effetti era un pò difficile.
    Riconobbi poco distante Lucifer e Moglie e li salutai con una mano poi mi voltai verso un'altro gruppo di ministeriali.
    -Al mio quarto anno ero proprio convinta e motivata a voler essere più dolce come te. Sai com'è no? Sono una vipera con questa alle volte- mi indicai la lingua, velenosa quando mi incazzavo.
    -Leale, ingenua, aggraziata e diligente, me ne sono persa qualcuna?- goffa, timida e talvolta tra le nuvole.
    Meglio non dirle tutte tutte le cose, io le mascheravo bene alcune.
    Arrossii visibilmente quando accennò a Thèo e al fatto di "tenerlo".
    Lo guardai per un attimo e le sorrisi anche, ma il disagio per un momento fu palpabile.
    -Bisogna vedere se lui vuole tenere me- gli sussurrai zittendomi poi quando ci raggiunse Kostia.
    La sua mise faceva ridere, ma quanto si sarebbe incazzato se gli avessimo riso in faccia?
    Molto a giudicare dal cipiglio che lo caratterizzava in partenza.
    E quindi Mr Fhest era li, lo cercai con lo sguardo, e lo vidi un pò distante con ... PETER!
    -Ma c'è anche tuo figlio! Devo assolutamente vederlo!- dopo aver passato quei giorni infernali tra nausee e quant'altro come minimo dovevo vederlo.
    -Chi Lucifer?- chiesi curiosa - ma lui è un amore, solo che è affetto dalla sindrome di ..- come si chiamava ..- Tourette, pare che se preso alla sprovvista dice tutto quello che gli passa per la testa, parolacce per lo più- ma a parte questo io lo adoravo davvero, lui era uno di quelli in quel ministero che mi facevano morire dalle risate.
    -Ciao Kostia, come stai?- ricambiai il saluto lasciando che mi baciasse la guancia - bene, da quel che posso vedere- sorrisi e mi voltai verso la sua accompagnatrice - molto piacere io sono Caterina - chiunque fosse sembrava abbastanza inquietante da indurmi a pensare che starle alla larga sarebbe stata cosa buona e saggia.
    Se pensavo che potevamo appartarci per delle scuse? Insomma ero li con Thèo non ero sicura che sarebbe stata una cosa educata.
    Ma Thèo si sentì preso in causa e rispose per me, chiedendomi poi conferma.
    Bene Cate, sai cosa sta succedendo? Ti trovi in mezzo a due fuochi, belli potenti anche, sfoggia pure le tue doti da politica provetta, vediamo come te la cavi.
    Sarebbe andato tutto uno schifo, me lo sentivo.
    -Non hai nulla di cui scusarti Kostia-dissi sincera poi volsi lo sguardo a Thèo per poi tornare nuovamente tranquilla con lo sguardo su Kostia.
    -Perchè non ci vediamo domani per parlare?- proposi quindi - puoi venire al Dragonfly oppure ci troviamo in uno dei bar del villaggio-
    Anche se non avevo idea dei programmi di Thèo mi sentii quasi in dovere di confermarglieli.
    -Un programma fitto basato sul divertimento- scherzai su prima di azzittirmi quando riconobbi la voce di Dylan sotto la maschera del genio della lampada.
    -Merlino ti prego no!- eppure me la feci una risata - ma che ci fai tu qui?!- cosa avrei voluto? Forse un pò sprofondare si, ma alla fine la presi con filosofia.
    -Ma cosa dici!- Quando mai era successa una cosa del genere? Avvampai per la seconda volta quella sera, sentivo le guance andarmi in fiamme ma cercai di non badarci.
    -Ma chi è che dice queste assurdità!- alla gogna doveva finire altro che.
    Guardai October in cerca di aiuto. E poi mi avvicinai maggiormente a Thèo cercando in lui un minimo di protezione da cocenti figure di merda.
    -I desideri sono pericolosi, quindi desidero che il Genio sia LIBERO!- e via, saltiamo desiderio uno e desiderio due e svincoliamo questo genio dal sentirsi in dovere di esprimere desideri, o di farsi sfregare la lampada - dove sta la tua lampada comunque?- Un genio senza la sua lampada .. non era un vero genio no?
     
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  5. Helena Lundberg
     
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    -No, caro, non se ne parla! Chi fa da sé fa per tre, no? Quindi niente moltiplicazioni di Helena, e poi sono sicura che non reggeresti con tre porcelline, brutto vecchio lupo cattivo.-
    Era vita quotidiana quella, in casa Grayson. Certi discorsi rimanevano chiusi dentro a quelle quattro mura per una semplice questione di salvaguardia della reputazione di Capo Ufficio di entrambi. Dopotutto eravamo persone rispettabili, no?
    -Devo ammettere che quelle mani così pelose e con gli artigli mi fanno un po' senso… Oinch Oinch! Poi non è che ti scambio per un porcellino se grugnisci, in casa non ti ci faccio entrare lo stesso!- Risi, perché non si poteva stare seri davanti a due adulti vestiti da porcellino e lupo che amoreggiavano in modi strani. Ma era più forte di noi, seri in pubblico, ma in casa davamo il meglio di noi.

    Aveva ragione, però. Non avevamo mai dato una festa così al Ministero ed era davvero addobbato bene, e non fosse che gli occhi di Lucifer erano puntati sulle giovani bariste dall'aspetto nordico. Si era ambientato bene il nuovo Ministro.
    -Sì, certo… I bicchieri…- Borbottai prendendolo sotto braccio. -Ti seguo, ma chi è? Quello con la rossa?- Chiesi conferma a Lucifer su chi fosse Ioan, quello nuovo, annuendo alla richiesta di avvisarlo se avessi visto Alex o Philip con il quale sembrava dover suonare. Finalmente un live a cui potevo assistere che non fosse il casino proveniente dal garage di casa!

    -Lucif…- Lo tirai per un braccio quando iniziò a invocare, diffamando, numerosi maghi tra i più famosi girandomi verso di lui. La sindrome di Tourette in pubblico no! Ma qualcosa mi distrasse dalla malattia. Una giovane che si spacciava per la versione sexy di Bella Swan.
    -Ah, beh allora…- Poteva anche starsene a casa, al posto che venire a infastidire gli uomini accompagnati, no? Ma poi, c'erano uomini ovunque di qualsiasi abbigliamento, proprio un lupo cattivo doveva avvicinare? Sbuffai e girai lo sguardo verso la folla, o quella piccola vampira avrebbe sentito il complimento completo.

    -Ohi, Alex!- Lo salutai quando mi chiamò, avvicinandosi. -Grazie, sempre il solito galantuomo. Porcellino, inseguita dal lupo cattivo…- Dissi indicandogli Lucifer appena dietro di me. -Carino il fuoco in testa, Ade immagino, Hercules… Dio solo sa quante volte Carlos mi ha fatto vedere quel cartone animato.-
    Ma la "deliziosa" vampira non si era ancora allontanata, anzi si stava presentando sia a Lucifer che a Alex. No ma sul serio? -Helena. Non sei un po' troppo giovane per dare confidenza a un lupo cattivo? Ad alcuni è finita male…-
    Interagito con (in ordine di apparizione) Lucifer, Alex, Katherine.

    Nominato Ioan e compagna
     
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    Kostia voltò il capo, posando lo sguardo sull'accompagnatore di Caterina, quasi ad osservarlo per la prima volta. Lo soppesò per qualche momento con l'espressione, al contempo rilassata e pensierosa, di chi cerchi di capire se è il caso di eseguire un lavoretto la Domenica mattina o se sia possibile rimandarlo ad un momento meno piacevole - Molto impegnati. Capisco - si limitò a commentare infine. Forse sarebbe stato meglio per tutti se Kostia avesse continuato ad ignorare la sua esistenza. Era risaputo, fra chi lo conosceva, quanto poco gli piacesse sentirsi dire di no - Temo di dove dissentire - commentò poi rivolto a Caterina, all'apparenza più rilassata. Era lui a dover decidere di cosa era il caso che si scusasse o meno. Era tanto palese però che stesse assecondando il ragazzo che era con lei sull'avere impegni che per definizione non potevano esistere che era difficile scambiare quella frase come qualcosa di diverso da un "non ho voglia di parlarti". Avrebbe deciso con calma, nel corso della serata, quanto di quel desiderio assecondare e quanto tempo invece ritagliarsi in sua compagnia. Un atteggiamento estremamente maleducato, da parte di entrambi - Purtroppo credo di avere già un impegno per domani pomeriggio. Ma sono sicuro che troveremo un modo di tenere occupato per qualche minuto il tuo amico, giusto il tempo di brindare alle amicizie ritrovate - aggiunse.

    - Sentiti pure libera di ridere - disse poi in direzione di October, allargando appena le braccia perché lui la osservasse meglio. In fondo era lei a lamentarsi sempre della sua assoluta mancanza di autoironia e adesso, di fronte ad una scelta che Kostia sapeva essere a dir poco "particolare", non poteva esimersi dal lasciare agli altri un po' di divertimento - Ad Halloween dovremmo vestirci da ciò che più temiamo. Ho pensato che un costume sporco e disordinato come questo...selvaggio, quasi...rappresentasse abbastanza bene le mie paure di bambino - rincarò strizzandole un occhio.

    Si spostò, invitando Selyse a farsi avanti.
    Non aveva ancora capito se fosse stato un gesto di timidezza, il suo, o di semplice discrezione. Raccolse due bicchieri da un vassoio di passaggio, sistemandone uno fra le dita della sua apprendista. Era una festa, quella, e anche lei aveva il diritto di divertirsi quanto gli altri presenti - Credo che per oggi il lavoro sia finito - le sussurrò, lieto comunque di ricordarsi del coltello che lei gli aveva rubato poco prima dalla cintura. Il lavoro è finito era comunque un concetto sempre relativo, soprattutto quando c'era Michael nei dintorni.
    - Posso presentarvi Selyse Deveraux? - domandò al gruppetto - Selyse lavora al mio fianco da qualche settimana - spiegò, senza per quello entrare nei particolari. Mosse la mano libera, indicando gli altri presenti - Lei è October, una mia carissima amica. Lui è suo marito non ché mio vecchio insegnante di Durmstrang, Ioan, e il piccolo gnomo è Peter...lei è Caterina - aggiunse ancora, includendo nel gesto anche la DeMasi.

    Sorseggiò lo champagne dal bicchiere, mentre le chiacchiere andavano avanti.
    Kostia appariva comunque rilassato, più di quanto non fosse abitualmente in circostanze analoghe. Pareva quasi che, se non divertendosi, stesse almeno godendosi il momento. Forse non era vero che le odiava quanto aveva detto, quelle occasioni. Non più.
    Lo sguardo gli cadde per l'ennesima volta su una Bella molto poco aggraziata, dal viso squadrato e...sbatté le palpebre, mettendola meglio a fuoco. Un sorriso perplesso gli increspò il viso, mentre alzava un dito ad indicarla agli altri presenti - Credo che il premio al miglior costume della serata vada a Gabriel - anche perché iniziava ad avere un certo sospetto di chi fosse la Bestia che lo accompagnava...


    Edited by Kostia Preud - 7/11/2015, 18:06
     
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    Bene a quanto pare avevo di nuovo dato la risposta sbagliata.
    Evidentemente aveva davvero poco da dirmi tanto che cinque minuti gli sarebbero bastati e avanzavi.
    Come al solito le personalità di entrambi cozzavano così tanto che la prima cosa che facevamo dopo che non ci vedevamo da mesi era .. fraintenderci, e litigare se solo ce ne fossimo dati la possibilità.
    A questo punto ero davvero stanca di provare a fare la cosa giusta.
    -Non credo che hai capito veramente, ma sono sicura che le tue convinzioni non le smuoverebbe neanche Merlino in persona-
    Si, mi ero abbastanza incazzata.
    -Vedremo- Non gli risposi oltre, era palese un enorme e stratosferico "fai come ti pare" inciso a fuoco in quegli stessi occhi che October avrebbe voluto avere.
    Probabilmente non avrebbe voluto averli, era solo un modo di dire il suo.

    -Già, io sono Caterina, la ragazza perfetta per litigare- non mi sembrava una incline a fare dell'umorismo , in realtà sembrava davvero una molto simile a lui, probabilmente facevano la coppia perfetta.
    -Quindi quando hai bisogno di fare del sarcasmo o sfogarti accomodati pure, sono una spugna.- inclinai il capo - ma solo con le parole, eviterei catene e coltelli affilati- visto che erano così simili non si poteva mai sapere, meglio chiarire subito.
    Guardai Thèo che intanto continuava a parlare con Ioan, sembravano andare d'accordo quei due, evviva! Distratta com'ero ci misi un pò ad accorgermi delle acrobazie di Peter.
    Almeno fino a che non mi sentii le manine del bambino addosso e mi voltai per prenderlo in braccio, detto fatto, stava in buone mani e quindi mi allontanai di qualche passo - ma quanto sei bello tu eh! Certo mamma bella, papà anche .. diciamo, non poteva essere diversamente.
    Vuoi un pò di acqua?-
    magari la voleva si - ops scusami-

    Urtato chiunque voglia essere urtato U_U


    Edited by ^ Caterina ^ - 7/11/2015, 22:04
     
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    La indicai annuendo:
    Ecco, passi per l'ingenua e.. non sono qualificata per confermare il resto ma.. credo di aver lanciato via la dolcezza contro la Serizawa assieme ai preservativi.
    Sì quella parte era stata un po' una cattiveria ma.. andiamo! a trent'anni quella ragazza aprirà una nazione tutta sua, popolata da bimbini mezzocinesi... o quel che era.
    Sì è proprio lui!
    le dissi facendo cenno a papà di avvicinarsi con lo gnomo.
    E a quanto pareva il tizio imprecante... non era uno che imprecava a caso. Cioè sì, lo faceva, ma a quanto pare era una patologia. Lo fissai sgranando gli occhi:
    Ohmmioddio veramente? Deve essere COSI' divertente... mi rimangio tutto, lo voglio vicino di ufficio. Ho uno scatolone dello smantellamento di ACME da finire..
    sibilai sempre a Caterina. Forse il Nord non era poi così male...
    Sì riesco ad immaginarmi un piccolo Kostia spaventato a morte dai vestiti usati da più di un giorno e dai microbi.. quindi il tuo incubo è.. avere la barba..
    che fosse un incubo era compresibile: era orribile. Ma davvero orribile. Sembrava un tredicenne. Sapete quei baffettini orribili sul mento e labbro superiore? Ecco.. adesso immaginateveli più lunghi. Biondicci. QUesta era la barba di Kostia. E più la guardavo più mi diventavano gli occhi lucidi dalle risate. Ma non so se si può ridere apertamente qua in Ministero: magari una risata e si disintegra tutto, come un grosso Molliccio!
    ....Non.ci.credo....
    No, non poteva averlo fatto..
    Era un occhiolino quello?
    e forse era solo congiuntivite. No.. era davvero un occhiolino: c'era anche la giravolta. Questa era l'essenza di Moon... che per quanto esilarante fosse sull'ucraino, mi faceva anche piacere che finalmente riuscisse a smollarsi un po'. Si era tolto la scopa dal culo ecco. Almeno una parte del manico.
    Lanciai uno sguardo a Caterina, con ben due ragazzi intorno. Beh perchè fa quella faccia? Cosa vuole di più? Io non l'aiuto di certo. Mi limito a un pollice alzato e ad un "oh yeeah!" mimato.
    Ti sta rodendo da morire vero?
    chiesi poi a denti stretti a Kostia, riferendomi con un cenno della testa all'ex Tassorosso.
    Ma wait, anche lui è sempre circondato da donne. Quindi ecco una nuova donna. Mai vista, decisamente no. E in quel momento ringrazio di non essermi vestita da Ariel, altrimenti sarebbe stato un po' inquietante ritrovarmi di fronte Ursula. La squadrai un attimo per poi tenderle la mano.
    Piacere Sel...
    cazzo i nomi! Fottutissimi nomi! colpetto di tosse. Selina. Selene. GAAAAAH!! Perchè deve sempre arrivare un momento così in queste serate?
    ..coff..neneffg.. sei... francese, sì?
    farfuglio imbarazzata, piazzando una domanda così, solo per distogliere l'attenzione dalla mia orribile memoria a breve termine per nomi strani. Ancora non so come ho fatto ad imparare a scrivere il nome di Rya...
    Sei ad Azkaban quindi? E fai..
    le autopsie? Nah meglio non dirlo...non qui.
    ..gli allenamenti con le guardie?
    ecco, già meglio, questo si può dire.
    E per quel che riguardava la Bella accanto alla bestia... sembrava che fosse Gabriel. Aprii la bocca per poi richiuderla come un pesce nella boccia. Senza parole. Giuro. Era una roba così tremenda quella che non potevi smettere di guardare. Un fascino morboso.
    Credo avrò gli incubi per sempre.
    commentai infine, con voce monocorde, seguita da un sorso di acquaviola. Mi avvicinai a Caterina, per coprire gli occhi a Peter.
    No tesoro..non guardare..
    Caterina, Kostia, Selise, nominato Lucifer e Gabriel.
     
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    -Sono delle qualità che tira fuori il cappello parlante, tutti ci siamo passati noi Hogwartsiani.- Spiegai a THèo mentre guardavo le due ragazze salutarsi a dovere.
    -I tassorosso di solito sono quelli sfigati ma shh- gli feci cenno di non dirlo a nessuno, a loro due no di certo, alla mora meno che alla rossa.
    -Avevo vestito mio figlio di tavola rotonda, ma October mi ha rimproverato-
    Storsi le labbra offeso, fintamente offeso.
    -Credo che lo sia sai?- risi - una vampira anche abbastanza eccentrica.
    Anche lei- e indicai la regina di cuori - lo è, non da meno lui- e qui indicai uno dei fratelli Mikaelson - la sua accompagnatrice invece è solo una Reporter, se vuoi pubblicità fatti notare da lei che qualcosa scriverà anche su di te.-
    Non era pettegolezzo, era la pura verità.
    Seguii con lo sguardo Kostia e lo salutai di rimando.
    Sghignazzai alla volta di Thèo -non farti sentire da October, sono amicissimi- anche se secondo me l'aveva sentito e se non mi si era ingannato l'occhio ci aveva anche riso su.
    -Si lo conosco, ero il suo insegnante di Pozioni a Durmstrang, e poi come detto ..- sospirai - è amico di October- se solo avesse saputo i precedenti mi avrebbe preso per pazzo ad accettare una situazione del genere.
    -Guarda per lui anche se stai in silenzio stai facendo troppo rumore, non è un tipo molto .. loquace- anzi di recente era addirittura migliorato. -Ti assicuro che non lo è, fidati-
    La scena che seguì mi lasciò in silenzio per diversi secondi.
    Thèo aveva azzardato parecchio, insomma per essere un tipo che non gli andava a genio .. forse avrebbe dovuto iniziare dalle basi e parlare del tempo come primo approccio.
    La tensione fu stemperata dal genio della lampada che mi fece piegare in due dalle risate, e fece ridere tanto anche Peter al punto che volle andargli in braccio.
    -Si come dice Caterina, forse è meglio se togli la maschera o questa notte non mi farà dormire per quanto sta supereccitato.-
    Il bambino.
    Salutai e mi presentai anche alla bionda accanto a Preud che a dirla tutta non mi ispirava molta simpatia, ma si sa, io non faccio testo.
    -Piacere Ioan- mi presentai decidendo poi di preferire avvicinarmi al tavolo delle bevande dove c'era pure Thèo piuttosto che discorrere di cose che non mi interessavano.
    -Santa pazienza- sospirai - io credo di meritarmi un aureola certe volte, di quelle da santo. TU lo sai cosa sono i santi?-
    Magari non li conosceva.
    -E tu come mai ti conosci con Caterina? Non sei di queste parti vero?-
     
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    « Credo che per oggi il lavoro sia finito. » Si era estraniata per pochi momenti, il tempo di guardarsi intorno. Voleva forse dare a Kostia l'opportunità di godersi la serata senza sentirsi in dovere di portarsela appresso per forza. Avrebbe in ogni caso trovato un modo per farsi strada nella massa degli invitati. Fu tuttavia lieta di non vedersi abbandonare e accettò con un tipico elegante, quanto discreto sorriso, la coppa di champagne che le venne offerta. « Lei è October, una mia carissima amica. Lui è suo marito non ché mio vecchio insegnante di Durmstrang, Ioan, e il piccolo gnomo è Peter...lei è Caterina. » Salutò ognuno di loro con un leggero sorriso e un cenno del capo, senza sbilanciarsi poi troppo. Selyse non mancava di una parlantina forbita, ma ultimamente aveva imparato che era possibile divertirsi molto di più e apprendere di più rimanendo silenziosi, il più possibilmente in disparte, senza tuttavia essere mai del tutto al di fuori. « Già, io sono Caterina, la ragazza perfetta per litigare. Quindi quando hai bisogno di fare del sarcasmo o sfogarti accomodati pure, sono una spugna. Ma solo con le parole, eviterei catene e coltelli affilati. » Il sorriso si allargò istintivamente sul volto della rossa, ricordando la scena che aveva visto protagonisti lei e il maestro prima di fare la loro entrata. La mano si allungò impercettibilmente fino a raggiungere la coscia, sentendo la lama del pugnale sotto il vestito. Rabbrividì appena. Un istante, e la lama sarebbe stata sfilata. Ma non accadde. Non ce ne era il bisogno, nonostante l'impugnatura pregiata della lama l'avesse incuriosita sin dal primo istante. Fissò per un secondo Kostia, alzando le sopracciglia con un che di malizioso. Si, lui lo sapeva. Osservo l'accenno di una qualche forma frecciatina; o quell'aria gelida l'aveva percepita solo lei? Tornò a guardare Caterina. Una bellissima giovane donna. Il vestito piuttosto corto, fasciava una linea invidiabile. Doveva ammettere, Selyse, che se quella leggera tensione percepita, fosse dovuta a qualche specie di dramma intercorsa tra i due, non poteva certo dare tutti i torti al suo accompagnatore. Decise tuttavia di non indagare ulteriormente e di lasciare che quei problemi tormentassero unicamente il biondo. Non aveva motivo alcuno per immischiarsi o per indagare troppo affondo. La vita personale di Kostia, i suoi scheletri nell'armadio, erano unicamente suoi. Lui ne aveva di propri, tanto quanto la rossa custodiva gelosamente i suoi. Inoltre non poteva affidare tutto a percezioni del tutto personali. La giovane Caterina, doveva avere i suoi motivo per rivolgerle quel tono, e per quanto infastidita fosse nel profondo, da quella linea ironica, colma di sottintesi che non capiva, preferì non interessarsene più di tanto. Era pur sempre una serata meravigliosa. La sua prima serata libera. La sua prima serata fuori dalle mura della prigione. Non se la sarebbe certamente fatta robinare. « Sono certa che non ce ne sarà bisogno. Almeno per questa sera, apparteniamo a favole diverse. Non c'è pericolo alcuno. » Ursula non trovava interesse nel prendersela con gli indigeni. Non per quella sera. Ma chissà se in futuro la musica cambierà. Sorseggiò con naturalezza il suo drink, costringendosi a mantenere intatto sul volto quel leggero accenno di sorriso perennemente sornione. C'erano più sottintesi su quel volto silenzioso, dalle linee discrete, che in tutte le parole di questo mondo. Esprimeva una certa forma di autorità, per quanto contratta dalla sua effettiva posizione sociale. Sicurezza. Lui la stava rendendo la persona che sarebbe sempre dovuta essere.
    « Piacere Sel... coff..neneffg.. sei... francese, sì? Sei ad Azkaban quindi? E fai... gli allenamenti con le guardie? » Sorrise alla rossa con maggiore cordialità, scambiando il bicchiere vuoto con uno pieno offertole da una cameriera. « Esattamente, sono francese. » Asserì con un tono divertito, per quanto potesse risultare divertito il tono di Selyse. Trovava tenero il tentativo della sua nuova interlocutrice, di mascherare la non perfetta comprensione del suo nome. Poteva capirlo. Non era certamente la prima volta. « Si, si può dire che tra le tante cose seguo anche gli allenamenti delle guardie. » Non era il caso di descrivere tutte le prove a cui era stata sottoposta nelle ultime settimane, molte delle quali non aveva trovato minimamente piacevoli. C'erano stati momenti in cui avrebbe preferito mollare, andarsene, lasciar perdere. Eppure, ora che si trovava di nuovo nel mondo, pronta a cibarsi delle altrui anime, catturarle, in un certo qual modo terrorizzarle con quella squisita freddezza lentamente acquisita, ogni duro lavoro sembrava a dir poco gratificato. Ne valeva la pena. Lo sguardo tornò a osservare il biondo alla sua destra. Un misto di ammirazione e gratitudine, di cieca fedeltà e fiducia si dipinse nello smeraldo dei suoi occhi. Sentì il suo commento distrattamente prima di buttare giù il secondo bicchiere, abbandonandolo su un vassoio itinerante. Con il sangue ormai leggermente ravvivato dal poco alcool in circolo, sorrise alla compagnia sfiorando il braccio di Kostia. « Beh, sarebbe davvero maleducato non sfruttare questa magnifica musica. Scusateci, ma per questa sera mi è stato promesso un ballo. » Bugia. E senza aspettare che lui potesse ribattere, si strinse al suo braccio trascinandolo via, verso il fondo della sala, impaziente di non dover più rispondere ulteriormente a sguardi indagatori colmi di sottinteso. « Allora, posso chiederle un ballo, signore? » Semmai la risposta fosse stata negativa, se ne sarebbe fatta una ragione.


     
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    Dylan era incorreggibile, non solo gli aveva fatto fare una figura bella e buona davanti alla ragazza, ma ora se la defilava anche.
    “meglio per te o ti ammazzo” dicevano gli occhi di Cormack fino a che non addolcirono i lineamenti quando incrociarono quelli della strega.
    Perchè ormai era chiaro cosa fosse.
    -E si, l'ha fatta per davvero- abbozzò un sorriso e le avvolse la vita con un braccio baciandone le labbra con meno esitazione della prima volta.
    Come se fosse stato il gesto più naturale del mondo.
    Tuttavia non la lasciò andare, come probabilmente lei aveva previsto, dopo un lieve contatto, preferendo invece approfondire saggiandone anche il sapore.
    -Era questo il bacio che voleva- che voleva Dylan? Forse, sicuro era quello che voleva lui.
    -Dylan non conosce i miei desideri, è andato molto a intuito- sorrise e si avvicinò maggiormente per sussurrarle in modo che solo lei potesse sentire – perchè mi conosce, tuttavia ha intuito solo una piccola parte di essi-
    Con nonchalance tornò in posizione eretta senza per questo lasciarle la vita; inoltre non accennò neanche alla possibilità di mollare la presa optando invece per il sospingerla verso il tavolo dove c'erano bevande e quant'altro – sei bellissima- le disse una volta fermi l'uno davanti all'altro, conscio che non aveva ancora avuto modo di complimentarsi per la sua bellezza.
    Riflettè un po' prima di risponderle, perso per un attimo nella contemplazione dei suoi occhi.
    -Sono venuto con Dylan- disse– il vestito è stato necessario, e come ogni favola che gli appartiene, il principe aspetta la sua principessa al ballo.-
    Sorrise – e la principessa ora è tra le mie braccia-


    Savannah
     
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    Nessuna causa è persa finchè ci sarà un solo folle a combattere per essa

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    - Qualche ora prima -



    "Jinn! Esci da quel vaso...stasera usciamo!" avevo portato il vaso in camera, poggiandolo su un tavolino: sul letto avevo disteso più di una decina di abiti da uomo in modo che potesse trovare quello che più gli piaceva, e se non ne avesse trovato nemmeno uno, glie ne avrei procurati degli altri. Non saremmo usciti dall'attico altrimenti. E no, non si sarebbe tenuto i suoi abiti.

    "C'è una festa di Halloween al Ministero, e tu mi farai da ccompagnatore." asserii non appena comparve di fronte a me, gli sorrisi sorniona perchè non avrebbe potuto tirarsi indietro in nessuna maniera, e non a causa del vaso, ma proprio a causa mia. Jinn doveva imparare che ad una donna non si dice mai di no! ...più tardi gli avrei anche spiegato cosa fosse Halloween, ma prima...l'abito! "E' una festa in maschera, quindi devi scegliere il vestito che vuoi metterti: puoi essere un principe oppure il cattivo di turno, ho preso un po' di entrambi così puoi vedere se c'è qualcosa che ti piace. Prego!" mi sedetti sul letto con le gambe accavallate in attesa che scegliesse, io dal canto mio avevo già deciso cosa indossare: avrei impersonato Kida, la coraggiosa prindipessa di Atlantide. Ero già andata a fare qualche lampada magica per scurire la pelle mentre più tardi avevo appuntamento dal parrucchiere per l'acconciatura: avrei fatto ricrescere i capelli solamente per l'occasione!


    - La sera -




    f562rl
    "No, non me lo chiedere...tanto lo vedrai tra poco..." asserii con una smorfia togliendomi il mantello dalle spalle e porgendoglielo, preferivo evitare di parlare del motivo per cui non era Michael ad accompagnarmi, lo trovavo ridicolo...aveva preferito partecipare a quella sceneggiata con McAdams invece di...grr! Beh, io e Jin ci saremmo divertiti ugualmente, da fargli invidia.

    "Piuttosto, perchè mentre entriamo, non mi racconti come sono...erano!...le feste dalle tue parti?" già, magari troviamo qualche spunto. Lo presi sottobraccio trascinandolo lentamente all'interno del salone principale con un sorriso soddisfatto: era davvero bello, addobbato alla perfezione; presi un respiro profondo per annusare i profumi presenti nell'aria, mi erano davvero mancate queste cose. E la gente, tanta gente. Facce conosciute ed anche non, ed a proposito di quello, mi venne in mente che il nostro mago del vaso probabilmente non era mai stato all'interno del Ministero, magari più tardi gli avrei potuto far fare un giro turistico! Accompagnatrice e pure guida personale, cosa poteva volere di più?

    "Jin, benvenuto al Ministero della Magia!"
     
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    Kostia non si disturbò nemmeno a commentare, lasciando Caterina libera di allontanarsi con Peter esattamente mentre Theo muoveva qualche passo nella direzione opposta in compagnia di uno Ioan che sembrava essere tornato ad odiarlo giusto per l'occasione. Nel giro di qualche momento dal suo arrivo il gruppetto si era sfaldato ed ognuno aveva proseguito per la sua strada e tutto quello che l'ucraino aveva fatto era stato di chiedere a Caterina l'occasione giusta per scusarsi.
    Resse lo sguardo di October per qualche momento, nuovamente impassibile com'era stato per tutti primi mesi della loro strana conoscenza. Si portò il bicchiere di vino alle labbra, bagnandole appena mentre la Norvegese gli dava modo di sorprendersi ancora della naturalezza con cui riusciva ad osservare dietro la maschera di marmo che si ostinava a mostrare al mondo - Da morire - convenne in un sussurro, di modo che lei sola potesse sentirlo. Avrebbe potuto lamentarsi del modo in cui ogni suo gesto gentile e tutte le sua migliori intenzioni venissero regolarmente fraintese e si scontrassero, ogni singola volta, contro altissime scogliere di sospetto e rancore ma non avrebbe avuto senso. Nemmeno sottolineare il come Caterina e Theo si fossero già separati, lo avrebbe avuto. Il senso del rifiuto della DeMasi era stato piuttosto chiaro a tutti, se non a Caterina stessa - Mi avrebbe fatto piacere dirle del cuore. E della bambina - e magari si, chiederle di vedersi un pomeriggio di quelli per raccontarsi con calma ciò che era successo ad entrambi in quei mesi ma non l'indomani, dato che la domenica di solito la riservava a Fiona e alla preparazione per la nascita, né come obbligo.
    Bevve ancora, prima di sorridere all'amica, l'unica che si fosse disturbata a trattare Selyse con qualcosa di diverso dalla palese antipatia. Un ben misero debutto in società, quello che Kostia le aveva riservato - October ha seguito un addestramento simile al tuo, un paio d'anni fa - e con risultati piuttosto simili, nonostante l'estrema differenza dei punti da cui erano partite e le motivazioni che le avevano spinte.
    Riconsegnò il bicchiere ad uno dei camerieri, assecondando il desiderio di Selyse di avviarsi verso la pista da ballo - Con permesso - si scusò con chiunque potesse sentire, lasciandosi condurre là dove la musica aveva iniziato a far dondolare le prima coppie.


    - Puoi, anche se temo che il risultato sarà piuttosto deludente - la musica, leggera, copriva a malapena il chiacchiericcio della sala ma per quanto lo riguardava avrebbe potuto essergli suonata direttamente nel timpano che non avrebbe cambiato nulla. Conosceva la tecnica, Kostia, ma mancava della naturalezza necessaria a lasciarsi andare alle note. Le prese una mano, posandole l'altra su un fianco, discreta. Ci sarebbe stato di che complimentarsi con Selyse per il modo in cui aveva sottratto entrambi ad una conversazione che nessuno dei partecipanti pareva gradire particolarmente. Vi era sempre un inevitabile imbarazzo quando certe faccende personali filtravano in occasioni pubbliche, ma ve ne sarebbe stato di più nell'ammetterlo in quel frangente, con lei. Le alzò la mano sopra la testa, spingendola in un lento volteggio - Temo potrebbe essere più una punizione, che un premio -
     
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  14. Bill;
     
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    Dovento presenziare alla festa al ministero sono stato costretto a lasciare il castello venerdì sera e tornarvi il sabato giusto un paio d'ore prima del tempo, lasciando Olivia sola col bambino il giorno del suo compleanno. Dopo tutte le attenzioni che le ho prestato lo scorso anno, dopo i mesi di depressione e via dicendo non posso negare che il leggero timore che possa prendere a male la mia assenza c'è stato, ma non ho potuto fare altrimenti. L'idea di dovermi travestire per questa ridicola festa è la parte peggiore, quella che mi tiene fuori dalla scuola un attimo di più, vorrei una scusa per fare ritardo o per non presentarmi proprio, ma vista l'insistenza di Moon gli ho assicurato la mia presenza, a questo punto probabilmente solo un ricovero in punto di morte in ospedale potrebbe rendere perdonabile la mia assenza. Sospiro, entrando in stanza. Olivia è già pronta, bellissima, come sempre, anche se a primo sguardo l'occhio indugia sulle sue gambe, non sono troppo scoperte, la stoffa arriva quasi al ginocchio, sono solo gambe mi dico e mi avvicino alle sue spalle mentre è allo specchio a sistemare il trucco. Ciao... Mi chino su di lei, scostandole i capelli per posarle un bacio all'altezza del collo, solleticandola coi denti per qualche istante, mentre sfilo dalla tasca il regalo che le lego al collo appena le mie labbra le danno tregua. Buon compleanno. Giro bruscamente la sedia verso di me, chinandomi piegato sulle ginocchia davanti a lei per essere all'altezza dei suoi occhi senza farla alzare. Le prendo la mano accarezzandola, sorridendole, per poi legare un bracciale dalle stesse fattezze attorno al suo polso, prima di far tintinnare la goccia nera che pende dal bracciale. Al collo hai tre gocce di veleno di basilisco, al polso tre lacrime di fenice. Le svelo, prima di tirarla a me, lasciandomi ricadere all'indietro e trascinandola con me, per farmi perdonare dell'assenza lungo la giornata. Il bambino è nell'altra stanza, probabilmente già alle cure dell'elfa balia che ho infine accettato di avere per serate come questa e nulla a dividerci fino al momento di uscire o qualche minuto prima per rivestirci.

    Alla fine ho solo scelto di riadattare abiti che in fin dei conti potrei persino usare nella vita reale, per quanto riguarda la camicia, i pantaloni e il jilet quanto meno, per il resto preferisco cappotti più sobrii e una cravatta, ma non ho mai visto cravatte raffigurate nei ritratti dell'epoca, quindi mi sono convinto ad evitarla. Fortunatamente non risulto ridicolo ne scomodo e tanto basta a farmi accettare di raggiungere l'atrio del ministero allestito per la festa.
    Ovviamente non siamo tenuti a fermarci fino a fine festa, il tempo sufficiente a farci vedere da Moon, poi possiamo andare a festeggiare per conto nostro. Le cingo più stretta la vita, facendole scivolare per un attimo la mano sul fondoschiena, prima di farla tornare con naturalezza al suo posto nel renderci visibili agli altri ospiti della serata. Non credo di essermi ancora fatto perdonare abbastanza. Le sussurro all'orecchio sperando che legga la supplica nella mia voce. Feste come questa ovviamente non fanno per me, soprattutto visto che di Moon non ne scorgo neanche l'ombra e i miei prognostici di poter lasciare la festa nel giro di un quarto d'ora svaniscono, o quanto meno si fanno ben più fievoli se, conoscendo le manie di protagonismo del ministro, vorrà farsi attendere come un vero vip.
     
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  15. Savannah.
     
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    Esattamente come sotto la torre, a Parigi, mi sorprese quando, dopo essermi concessa un lieve contatto con le sue labbra, mi trattenne e decise di volere di più. E io non mi tirai indietro, tutt'altro. Avevo pensato a lungo a quello sconosciuto che aveva scelto di regalarmi un pò del romanticismo che quella città portava con sé. Era stato tutto piuttosto strano, ma forse anche per questo mi era tornato alla mente più e più volte. E, quando lo salutai, non credetti davvero alla possibilità di poterlo rivedere. Troppo diversi, troppo lontani perchè accadesse...
    E invece ero lì, travolta ancora una volta dai suoi gesti tanto azzardati quanto graditi, tra le sue braccia, in un secondo bacio da favola. E questa volta sembrava esserlo letteralmente, considerato il contesto e i nostri abiti.
    Ascoltai le sue parole in silenzio, evitando di rispondergli che Dylan non era l'unico a volerlo. Quando si avvicinò per sussurrarmi all'orecchio, la sua frase non mi lasciò affatto indifferente. Normalmente parole come quelle, il cui significato sarebbe stato chiaro a chiunque, mi avrebbero portata a fare un passo indietro. Ma i suoi modi riuscivano a dare tutto un altro sapore alle frasi che pronunciava o alle allusioni che faceva. E aveva ragione, era pericoloso. Potevo solo confermarlo. E se anche a Parigi avevo detto di no, in quel momento dovetti ricredermi: Cormack, a modo suo, mi faceva paura.
    "Sta buono, Principe." Risposi divertita, sorridendo e puntandogli un dito contro il petto. "Cenerentola è molto sfuggente, si sa." Lo seguii verso il tavolo delle bevande, che in un primo momento ignorai completamente, tenendo gli occhi fissi su di lui. "Beh, allora devo ritenermi fortunata. Sarebbe potuta arrivare un'altra principessa prima di me." Ci scherzai su, per poi liberarmi dalla sua presa per prendere qualcosa da bere. Afferrai due dei bicchieri già pieni presenti sul tavolo, porgendone uno a lui. Non sapevo cosa fosse ma qualsiasi cosa sarebbe andata bene, purché minimamente alcolica. Era pur sempre una festa. Anche Cenerentola poteva ubriacarsi e divertirsi senza i classici balli lenti descritti nelle favole, no?
    "Al destino." Dissi facendo toccare il mio bicchiere contro il suo. Al destino che ci aveva fatti ritrovare in quel modo.
    "E così sei davvero un mago. Quando mi hai detto di seguirti pensavo volessi darmene la prova..." In modo meno babbano, almeno. Perchè, a modo suo, una magia l'aveva comunque fatta, se così vogliamo chiamarla...
    Interagito con Cormack
     
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69 replies since 1/11/2015, 17:34   1279 views
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