bad karma

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    Non odio affatto lavorare in gruppo. Non sono poi così socievole in genere, ma ultimamente mi sento molto più ben disposto nei confronti del mondo. Come se valesse la pena guardarsi intorno e non avere timore di ciò che mi circonda.
    Agnes dice che è merito del sesso. Sì, forse sì ma c'è dell'altro. E' che è tutto perfetto quando c'è qualcuno che ti rende felice ed io mi sento così, al settimo cielo.
    Certo essere ritornati a Durmstrang richiede un'accortezza di cui non mi credevo capace, ma in un certo senso, il dover agire di nascosto da tutto e da tutti rende la situazione anche più eccitante.
    Lancio l'ennesimo sguardo all'orologio e spazientito, inserisco le foglie di Eupatorium nel calderone, allontanando il volto per far sì che il fumo tossico che si alza non mi colpisca provocandomi uno degli effetti tossici di questa pianta. Non mi spaventa lavorare con sostanze così pericolose, anzi ne sono attratto. Quindi non mi secca essermi recato in aula per svolgere un compito di veleni.
    Ciò che mi disturba è che quello che dovrebbe essere il mio compagno, non si è ancora fatto vivo ed io non resterò qui ad aspettarlo. Non posso perchè non voglio. Ho da fare dopo. Sì, i miei impegni includono il passare per l'ufficio che reca la targhetta Vasilyev; ma perchè il voler vedere qualcuno dovrebbe rendere il mio impegno meno importante?! Per la mia felicità e il mio buon umore è importante eccome.
    Mi volto di scatto quando sento la porta aprirsi, vedendo una ragazza fare il suo ingresso. Ci metto qualche attimo ad inquadrarla e quando ricollego il suo viso e le sue forme ad una figura particolare, il sangue mi sale alla testa. “T-tu sei Cross?” Dannazione. Avrei dovuto leggere il suo nome invece di accontentarmi del cognome del mio compagno. Avrei avuto una chiara idea di chi mi sarei ritrovato ad avere come compagno e avrei capito di dover avere a che fare con lei.
    Dannato me e il mio non ricordare mai i nomi.
    Sì, è vero non mi ha fatto nulla personalmente ma l'immagine di lei alla festa di inizio estate che avvinghiata ad Ioan fa scivolare le sue mani sul cavallo di lui... O il ricordo di lei che si struscia su Ioan in vacanza alla coppa del mondo di Quidditch... Beh, questi sono dettagli mi rendono difficile, di primo acchito, farmela rendere simpatica. “Magnifico.” Borbotto tra me, togliendo un guanto di protezione.
    Per quanto non sia felice di questa coppia, l'educazione è importante e viene prima di tutto, giusto?! E' pur sempre la mia compagna di lavoro e se vogliamo far uscire qualcosa di decente da questo incontro, devo almeno sforzarmi di essere gentile.
    Mi passo una mano tra i capelli, indicandole poi il calderone che ribolle alle mie spalle. “Ho già c-cominciato. Non arrivavi... N-non è un problema, vero?” Le chiedo, corrugando appena la fronte.
    In realtà, mi interessa poco se per lei è un problema o meno. Le ho solo risparmiato del lavoro in più cominciando per conto mio. Questo significa che, se non mi farà perdere del tempo prezioso, potrò finire prima dell'ora di cena e quindi fare ciò che mi ero prefissato di fare.
    Indosso di nuovo i guanti, riavvicinandomi al tavolo di lavoro dove è anche presente il libro su cui ho segnato degli appunti. “Immagino non debba spiegarti nulla. Sembri una che sa esattamente dove mettere le mani.” Non la guardo mentre dico queste parole e, non avendo mai avuto a che fare con lei, nessuno potrebbe dire che le mie parole debbano per forza alludere ad altro. Ma sì lo fanno. Alludono, eccome.



    Edited by joke. - 19/9/2015, 17:46
     
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    Come? Tuo padre non vuole? Guardo la ragazzina abbastanza sconvolta. Va bene, alla fine la piccola rompicoglioni mi ha apertamente detto che suo padre non voleva farla venire in spiaggia con me quest'estate, quindi diciamo così, non è che il ministro abbia preso poi tanti punti ai miei occhi, è proprio per ripicca che invece che essere a fare i compiti di pozioni in questo momento sto finendo di passare l'eyeliner sugli occhi della baby-Moon. Certo, fa impressione, sta bene è, le dareste almeno 15 anni a vederla, forse anche 16, ma sapendo che ne ha 13, vedendola con il cotone nel reggiseno per far finta di avere delle curve sapendo la sua vera età... Ma io ho iniziato alla sua età, che male può farle? Sono venuta su bene lo stesso, e poi lei lo fa solo per un piccolo senso di ribelllione, passerà abbastanza in fretta e si ricorderà a mala pena di questo desiderio di mangare a cagare il padre. Che palle, mi aspetta Morrow. Sbuffo guardando l'ora, non sia mai che poi consegna la pozione senza il mio nome sopra il simpaticono. Ci credete? Due settimane in vacanza assieme e non credo di averci scambiato più di una decina di parole in tutto, forse nemmeno quelle. Recupero il mantello ed esco dalla stanza, la ragazzina si lascia sfuggire un commento sul fatto che finalmente Morrow si è scollato di dosso ad Ezekiel, che ora le sta un po' più simpatico... Bhè, vorrei essere della sua stessa opinione, ma sinceramente è uno di quei fastidi a pelle, evidentemente ricambiati anche direi. L'espressione che assume il suo viso quando mi vede entrare dalla porta è allucinante, dico io, si può essere così imbecilli? Dopo un anno di scuola e due settimane di vacanza chi si aspettava di veder arrivare in risposta al mio cognome? Sospiro, lascio ricadere la testa all'indietro roteando gli occhi, che fastidio. Buongiorno Morrow, lieta di rivederti. Concludo con ironia nel raggiungere la postazione che ha già preparato. Secchione.
    Magnifico? Hai ragione. Lo schernisco non vedendo l'ora tanto quanto lui di finire questa pozione già dal primo istante, ma il mio problema più che altro è diverso: Durmstrang inizia a starmi davvero stretta, sto davvero pensando alla proposta di Raymond, se mi ritirassi e passassi agli studi privati sarei molto più libera, avrei modo di uscire la sera, di vederlo più spesso... non dico che potrebbe sembrare quasi di essere una coppia è, non mi illudo di cazzate simili, ha comprato una villa per non farmi vedere alla sua famiglia, non sono mica scema, ma volete mettere i vantaggi di essere l'amante di un uomo così?
    Hai fretta? Ho tardato si e no un quarto d'ora!Domando curiosa davanti all'opera già iniziata. Ero con la figlia di Moon, sai, non si fa arrabbiare la principessina. Sorrido e gli faccio un occhiolino fingendomi quasi complice sua, ora che la piccola mi ha dato la consapevolezza di quanto il rosso non le sia andato molto a genio finora. Deve essere stata una bella rottura per Jerome in effetti, averla contro da l'idea di una cosa particolarmente fastidiosa, se non altro per la vocina ancora più stridula che assume quando si innervosisce.
    Mi infilo i guanti da lavoro imitandolo, ma invece che mettermi a lavorare mi siedo sul tavolo, poco distante da lui, accavallo le gambe e gli prendo di mano il suo quaderno degli appunti. Veleno o antidoto? Domando curiosa, ma la risposta interessata di lui mi blocca, un sopracciglio alzato, il nasino arricciato, un angolo del labbro leggermente sollevato in un mezzo sorriso. Tu dici? Può averlo infastidito tanto solo il fatto che gli ho rubato il quaderno di mano? Non mi sembra così infantile. Lascio ricadere gli appunti al mio fianco, porto i gomiti sulle ginocchia e appoggio il viso sui palmi delle mani sporgendomi verso di lui con aria curiosa. Sta calmo, adesso ci mettiamo a lavoro, ma nessuno ci vieta di chiacchierare un po', no? Questi compiti a coppia servono a farci conoscere... Non nascondo per niente il tono colmo di malizia nella voce. Ezekiel mi ha parlato di lui a un certo punto, solo una frase sfuggevole, una cosa del tipo Ci hai già provato anche con Morrow? e non mi è stato chiaro se fosse un invito a farlo o a stargli alla larga. Così, per non saper ne leggere ne scrivere mi butto sulla prima, solo per divertirmi un po' visto quanto sembra teso alla mia presenza l'altro.
    Non sapevi nemmeno il mio cognome... Mi mordo il labbro, mentre mi libero di una delle ballerine ai piedi portandomi ad accarezzargli la gamba così, distrattamente. Ah si? C'è una pozione da fare?
     
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    “In realtà sì. Ho delle cose da fare.” Ovviamente non andrò nei dettagli, non con lei, ma sì, ho fretta ed è solo questo che le serve sapere.
    Roteo gli occhi quando parla di Vanellope, e non posso che essere d'accordo con quello che dice. Ho avuto un assaggio di cosa significa far arrabbiare quella piccola vipera. Che poi, in realtà, non ho dovuto fare assolutamente nulla per farle perdere le staffe, ha fatto tutto da sola. Io mi sono limitato a restare accanto ad Ezekiel ed è questo ad averla turbata più del dovuto. Donne. Chi mai le capirà. Per quanto belle, forti e potenti, a volte mi sembrano solo un concentrato di infantile idiozia ed infinita crudeltà, e sono così brave a fondere le due cose e non solo ad alternarle che sono capaci di dare di sé un'immagine micidiale.
    Scuoto appena il capo, quando mi frega il quaderno degli appunti da sotto il naso ma non le dico nulla. Magari potrà esserle utile capire qualcosa. Chissà, magari potrebbe essere così affascinata da quello che stiamo (sì, sto) facendo, che metterebbe per un po' da parte quel suo fare da...
    Sì, ci sto provando a cercare qualcosa che non possa essere catalogato come insulto, ma l'immagine delle sue mani su Ioan, non mi permette di essere totalmente presente a me stesso. Di sicuro non mi lascia essere benevolo nei suoi confronti e diamine, spero non si sia notata l'eccessiva acidità con cui l'ho accolta. “Veleno.” Le rispondo senza troppi giri di parole. Persino il compito che stiamo svolgendo sembra mettere bene in chiaro l'essenza di questo incontro.
    Mi dico di mantenere la calma, di non pensarci e certo il tenermi impegnato mi aiuta, o almeno lo farebbe se lei smettesse di rompermi le scatole. Continuamente. Le lancio uno sguardo interrogativo quando la vedo sporgersi verso di me, ma non mollo la presa sul coltello quando mi dice di prenderci una pausa per conoscerci meglio. Vorrei dirle che ho una chiara idea di come possa essere lei, ma anche questo al momento per l'acidità che covo dentro, verrebbe fuori come qualcosa di molto simile ad un insulto.
    Nel lanciarle, di tanto in tanto, degli sguardi di sbieco, mi rendo conto della sua scarpa sul pavimento. “Hai perso la scar...” Così provo ad avvertirla, ma non passa molto – giuro, appena qualche istante- che il suo piede libero dalla ballerina, prende a strusciarsi col fare lento e suadente che avrei senz'altro attribuito a lei, contro la mia gamba coperta dai pantaloni. Reprimo a stento un brivido lungo la schiena a quel gesto, preso totalmente alla sprovvista. “Woah.” Mi lascio scappare, allontanandomi abbastanza in modo da far sì che ci sia il tavolo a dividerci.
    Questo, giuro, non l'avevo messo in conto. Ed ora mi ritrovo a dover scegliere cosa fare, se dirle chiaramente di smetterla o tentare di dissuaderla a continuare, in qualche modo. Mi passo una mano a grattarmi la fronte, mentre sento ancora il viso andare a fuoco. Non sono davvero interessato a quello che potrà pensare. Che pensi che sono un verginello o che so io, chi se ne frega. L'importante è che smetta di fare così. E non solo con me. “Hai ragione. Dovremmo c-conoscerci meglio. Magari p-potremmo farci qualche domanda. Comincio io.” Le dico, annuendo, trovando solo adesso il coraggio di alzare lo sguardo su di lei.
    L'idea che possa fare così con tutti, mi deconcentra, portandomi lontano dal mio patetico tentativo di spostare la nostra conversazione su altro. E credo sia per questo che, arreso alle mie stesse curiosità, mi decido a chiedere delucidazioni a lei. “Ad esempio... fai così con tutti o sono un p-privilegiato?” Chissà... Magari è una di quelle che ci prova anche con i professori. E gli assistenti. E gli istruttori sportivi. Soprattutto quelli.

     
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    è quasi dolce il modo in cui si imbarazza e scappa lontano da me. La pozione borbotta, ribolle, immagino vada inserito un qualche altro ingrediente, ma credetemi, non me ne importa assolutamente niente e non ho nemmeno idea di a che punto il ragazzo sia arrivato, quindi che ci pensi lui, o almeno che mi dica da dove iniziare, perchè altrimenti c'è ben poco che posso fare per dargli una mano, se non... bhè... se solo non fosse così sfuggente una mano per rilassarsi potrei dargliela davvero. Scivolo giù dal tavolo, rimettendo al suo posto la ballerina in un attimo prima di voltarmi di nuovo verso di lui. Vuoi bruciare la pozione? Gli faccio notare mentre l'ultimo granello della clessidra che ha impostato cade nella parte inferiore. Prendo il mestolo e mi sporgo verso di lui, il busto appoggiato al tavolo, posata sui gomiti, con le braccia strette la dove sfiorano il petto per metterne in risalto il seno e il mestolo verso di lui perchè si dia da fare. L'ultimo ragazzo con cui ho fatto un compito di pozioni mi ha chiesto se sono capace di tagliare una radice senza farla sembrare una cosa pornografica. La mia risposta? E che divertimento c'è? Non sono per forza di cose una ragazza facile, semplicemente mi diverte apparire come tale, essere una ragazza facile vuol dire che è semplice corrompermi, portarmi dove si vuole, convincermi a fare cose che magari non farei completamente spontaneamente, ed ecco il punto, io voglio fare tutto quello che faccio prima ancora che gli uomini capiscano cosa voglio da loro, preferisco definirmi decisa, molto sicura di me, so quello che voglio, ma di facile non ho niente, anzi, più mi si conosce più si capisce quanto sia difficile ottenere da me qualcosa che non voglio dare.
    Quando il ragazzo si rimette all'opera do una nuova occhiata al quaderno degli appunti per riprendere il filo guardando cosa sta facendo e trovare come aiutarlo, almeno ci provo, no? Hai la mia completa attenzione. Mi mordo il labbro subito dopo, fissandolo ben oltre il limite lecito di una normale conversazione, fa quasi tenerezza ascoltare il suo balbettio timoroso eppure cercare di cogliere dove trova il coraggio per la sfacciataggine con cui tira fuori le parole successive.
    Cosa preferiresti sentirti rispondere? La risposta la sa, non ho mai nascosto gli sguardi lascivi ad Ezekiel a lezione e stando lui spesso al suo fianco non avrà potuto non notarlo, così come è difficile che il suo occhio non sia mai caduto sulle mie mani che infischiandosene dei presenti andavano a cercare di tanto in tanto Ezekiel, Ioan o chi per essi durante la vacanza. Ma d'altro canto ho la malsana abitudine di voler scoprire quello che vogliono gli altri e usarlo per farli miei, quindi non avrei nessun tentennamento a guardarlo negli occhi e dirmi persino vergine se necessario, se dirlo bastasse a convincerlo della verità delle mie parole.
    Prendo del grinzafico, va fatto in polvere prima di inserirlo nella pozione nel prossimo passaggio, quindi inizio a sminuzzarlo poco alla volta prima di metterlo nel mortaio già a pezzi per rendere più facile polverizzarlo del tutto. Mi sembri teso Jerome, posso fare qualcosa per aiutarti? E si, sto accarezzando il manico del pestino (si chiama così?), giusto per rendere l'idea.
    Prendo la ciotola col grinzafico in polvere e ne approfitto per aggirare il tavolo e tornare al suo fianco. Stavo pensando... Com'è che sei sopravvissuto qua a Durmstrang finora? Lo scruto curiosa, avvicinandomi a lui e appoggiandomi al suo fianco per raggiungere il calderone e rovesciarci il contenuto. Sembri così... Delicato... Un sussurro, le labbra a un passo dal suo orecchio, così, per non metterlo in imbarazzo, no?
     
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    “Cazzo.” Dannazione! Riesce persino a distrarmi dal nostro compito. Giuro che se questa pozione diventerà inutilizzabile e quindi saremmo costretti inevitabilmente a rifarla (e a perdere dunque del tempo prezioso che potrei utilizzare in modo differente), io farò in modo di rovesciarle, per caso ovvio, tutto il contenuto del calderone addosso. Tanto da i racconti che ho sentito su di lei, sono quasi del tutto certo che le piaccia parecchio vedersi spruzzare cose addosso... Okay sì, l'ho appena inventato, ma dopotutto, vedendo il modo in cui si comporta, non è così impensabile. Ed è brutto che io pensi una cosa del genere di qualcuno, lo so. Affidarmi solo a quello che ho sentito dire, o alle prime impressione non è qualcosa che mi piace fare, ma sinceramente dopo aver visto coi i miei occhi le sue mani lì dove non avrebbero dovuto essere, non riesco ad essere carino. O almeno, non riesco a farmela piacere e a non avere pregiudizi sul suo conto.
    Aggiungo l'ingrediente mancante, riprendendo a girare la pozione all'interno del calderone, allontanandomi soltanto quando mi sembra essere tornato tutto alla normalità. Quando la vedo sbirciare tra i miei appunti, le indico esattamente il punto in cui siamo arrivati così, ecco, magari se vuole può darmi una mano. Sotto il mio pignolo controllo, sì. “Mi accontento della verità.” Le faccio spallucce, rispondendo così alla sua domanda. Non preferisco nulla se non la verità, e questo chi mi conosce lo sa bene oramai. Mi chiedo se lei sappia cosa sia. Ma dopotutto cosa mi aspetto?! Sul serio mi aspetto che sia sincera con me solo perchè gliel'ho chiesto?! Dopotutto lei può fare quello che vuole, non mi deve nulla e di sicuro non mi deve delle spiegazioni.
    Non è il fatto di non essere preso sul serio da lei (questo è evidente per me), è più il modo con cui non smette di tentare di creare un approccio che mi mette in difficoltà e un po' mi snerva. Io sono io, e okay, posso tenerle testa se mi va, ma non posso davvero smettere di chiedermi come Ioan abbia risposto a provocazioni simili. Allontano da me quel pensiero, concentrandomi piuttosto sulla figura di Thecla ora troppo vicina.
    Quando mi si poggia contro- dopo aver dato un evidente allusiva prova di quanto sia brava con le mani con il mio pestello, quello del mortaio eh- non mi allontano. Me ne resto fermo a sostenere il suo corpo, seppur sia evidente la mia rigidità.
    Avere qualcuno così vicino, qualcuno che non sia Ioan, è strano. E no, non credo di poter definirla una bella sensazione. “Sono forte quando e dove serve. E'... è solo apparenza.” Le rispondo allontanando di poco la mia testa dalle sue labbra sussurranti.
    Porco Merlino.
    Vorrei che qualcuno entrasse in aula in questo momento. Sarebbe tutto più semplice... ed invece devo cavarmela da solo, in qualche modo.
    Sospiro, chiudendo per un secondo gli occhi, prima di appoggiare la schiena contro il tavolo da lavoro alle mie spalle. Lei è ancora poggiata al mio fianco ed io, più rosso di prima, sto facendo di tutto per non guardarla direttamente negli occhi e soprattutto, per tenere la mia testa lontana dalla sua. “Scusa è che...” Comincio, voltando appena il capo per lanciarle uno sguardo. “Non sono mai stato c-con nessuna.” Dovevo darle una spiegazione circa il mio essere un po' troppo rigido nei confronti di certe attenzioni, e la verità mi sembra un ottimo modo per darle quel che vuole. E' vero. Non sono mai stato con nessuna. Ma questo non significa necessariamente che io non sia stato con nessuno. Il punto è che lei questo non può saperlo, quindi che pensi che io sia semplicemente inesperto in questo campo. A me va bene.
    Anzi tanto meglio. Sarà anche più divertente.
    Perchè sì, a questo punto mi rendo conto che tirarmi indietro sarebbe impossibile e tutto ciò che posso fare è stare al gioco o, e questo è anche meglio, devo crearne uno tutto mio. “E' q-questo a rendermi teso.” Annuisco, poggiando le mani sul tavolo alle mie spalle.
    Crede di avere a che fare con un ragazzino debole e di sicuro non sarò forte come tanti altri miei compagni, ma so per certo di saper usare la mia astuzia, quando serve. “Hai qualche consiglio, sai,per aiutarmi... a... a sciogliermi?” Quindi, se assecondarla mi aiuterà ad ottenere quello che voglio, va bene.

     
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4 replies since 19/9/2015, 16:21   82 views
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