I still need to believe.

Privata.

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    "Stupeficium!"
    Stavo correndo il più velocemente possibile dietro a un sospettato che, molto felicemente, aveva deciso di non collaborare nemmeno per darmi un saluto, così ora mi ero trovato a corrergli dietro nella speranza di fermarlo e poterlo interrogare come si doveva.
    Da quando avevamo trovato l'ubicazione della "base" di Saul e la zona di caccia del branco di Wilson almeno i loro complici riuscivamo a beccarli di tanto in tanto, ma erano furbi, alcuni, non mi davano motivi per trattenerli o che altro sfortunatamente, ma quel pomeriggio a me e al mio collega Steven era andata decisamente meglio, questo caro ragazzo doveva essere uno dei "nuovi" e ancora non era così furbo.
    Il mio collega aveva fatto un altro giro, sperando di poter fermare il ragazzo da davanti tagliandoli la strada e soprattutto per trovare un punto in cui la smaterializzazione funzionasse, qualcuno doveva aver fatto qualche incantesimo per neutralizzare la zona, brutto segno.
    "FERMATI!...Everte statim!!"
    Non era particolarmente semplice stargli dietro e lanciargli incantesimi nello stesso momento. Quel ragazzo slanciato e moro era veloce, incredibilmente veloce e agile dato che riusciva a evitare gli incantesimi.
    Decisi quindi non lanciarne più fin quando non sarei stato abbastanza vicino così aumentai la corsa e una volta quasi arrivati a Spooky village dove sicuramente la smaterializzazione avrebbe funzionato il ragazzo si bloccò e provò a sfidarmi.
    Non voleva raggiungere il villaggio per qualche motivo.
    Ci fu un breve scontro, dove dopo pochi minuti iniziai ad avere la meglio riuscendo a ferirlo al polpaccio e schiantarlo senza farlo svenire contro un albero. Io ero più che altro stanco dalla corsa e avevo qualche graffietto sulle braccia per i rami del bosco, ma niente di che...
    Mi avvicinai quindi al ragazzo, pronto per immobilizzarlo e portarlo al Ministero, ma la sua velocità era ancora sorprendente e successe qualcosa che avrei sperato di evitare.
    Il ragazzo in un batter d'occhio si rivelò un Lican e una volta trasformato feci in tempo a mala pena a indietreggiare per evitare che mi azzannasse il collo e si lanciò contro di me mordendomi il braccio sinistro. L'avevo alzato per pararmi.
    Sgranai gli occhi e urlai cadendo indietro e preso dal panico iniziale tirar pugni con la mano destra sul muso dell'animale.
    Per quanto amassi mia sorella, stavo iniziando a provare un odio viscerale verso i licantropi.
    La morsa del lupo si fece più debole per i pugni e fortunatamente proprio in quel momento arrivò il mio collega che riuscì ad allontanare il lupo che in tutta risposta fece un ringhio per poi correre nella foresta ancor più veloce di prima, ma non avrebbe fatto troppa strada con la ferita che gli avevo lasciato.
    Feci un sospiro di sollievo sentendo il braccio bruciare in una maniera disarmante, non trovando la forza di alzarmi. Iniziavo anche a sentirmi un po' frustrato per questa assurda situazione, ci stavamo mettendo troppo a trovare quei fottutissimi ricercati e chissà quanta altra gente aveva sofferto a causa loro. Stavo perdendo la pazienza e ciò mi portava a inseguire giovani lupi nella foresta e farmi mordere come un idiota. Ero stato un cretino. Mi dava anche solo fastidio l'idea che stessi iniziando a perderci le speranze... era incredibilmente frustrante sentire la determinazione scivolare via.
    "G-grazie...Chiama...chiama il San Mungo, poi fai rapporto subito al Ministero per lasciar giù l'identikit di quel bastardo."
    Chiusi gli occhi, sentendomi la testa un po' girare, sperando di non svenire da un momento all'altro, rimanendo sdraiato a terra aspettando i soccorsi col braccio ferito sulla pancia che era stato un attimo medicato col ferula da Steven. La fortuna di essere quasi al limite del villaggio almeno non avrebbe dato difficoltà ai paramedici di trovarmi.
     
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  2. Dawson
     
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    Sfoglio le pagine di una rivista di medicina babbana, sbadigliando rumorosamente.
    Sono sdraiata sulla barella, nascosta da occhi discreti all'interno dell'ambulanza. Fa caldo, con la divisa addosso, ma è sempre meglio di doversene stare scomoda, costretta su una sedia, in attesa della prossima chiamata.
    E' che non dormo decentemente da giorni. Un continuo senso di nausea continua a disturbare le notti, già rese infernali dal caldo soffocante; forse è per questo che lentamente i miei occhi si chiudono, quasi senza che me ne accorga.
    Dormo per forse dieci minuti, prima che il fastidioso e penetrante suono della sirena mi faccia saltare sull'attenti improvvisamente, con un angolo della bocca umido di saliva. Sento il sapore terribile che solo un sonno profondo ed improvviso può lasciare in bocca, mentre con un salto scendo dal vano posteriore della magiambulanza e corro verso l'armadietto, portando via con me del dentifricio e lo spazzolino.
    Magiambulanza 61. Spokey Village, uomo attaccato da un Lican.
    Shay è al mio fianco, mette in moto e parte a tutta velocità mentre con la bocca sporca di dentifricio, mi attacco alla bottiglietta d'acqua per pulire bene i denti.
    Durante il tragitto, ripeto più volte l'operazione, sporgendomi con la testa fuori dal finestrino ogni volta per sputare sulla strada che scorre veloce, l'acqua colorata di blu.
    -Scommetto cinque galeoni sul temerario di turno.
    Non riesco a capire perché la gente metta ancora piede in quel posto, è orribile. Mette i brividi.-

    Sono le prime parole che pronuncio e mentre parlo, noto con piacere che il saporaccio è scomparso dal palato e dalla lingua. Sono nuovamente sveglia e vigile, pronta ad entrare in azione... preoccupata, a dire il vero. Spero vivamente che il Lican sia scappato e che non ci aspetti lì, al nostro arrivo.
    Nel giro di pochi minuti, arriviamo sul luogo dell'incidente.
    Dall'ambulanza, a questa distanza, riesco a vedere solo la figura di un uomo steso a terra. Cazzo.
    Con la borsa del primo soccorso in spalla, scendo in tutta fretta dal veicolo e corro fino al ferito.
    Il volto dai tratti marcati, mi è familiare, ma non ho il tempo per fermarmi a pensare.
    -Ei, tesoro... come ti chiami?-
    So che può sembrare stupido, ma per quel che ne so, potrebbe aver preso una botta in testa.
    La prima cosa da fare, è accertarsi che sia in grado di ragionare e parlare.
    Mentre aspetto la risposta, che magari riuscirà anche a chiarirmi perché mi sembra di aver già visto quest'uomo, strappo senza troppi complimenti la manica della camicia e la benda che è stata avvolta intorno ai muscoli, rivelando il morso che deturpa la pelle ambrata.
    -Non è stata una bella serata per te, eh.-
    Dalla borsa, afferro un'ampolla piena di liquido marrone. Essenza di Dittamo.
    -Basteranno poche gocce di Dittamo e sarai come nuovo, non temere.-
     
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    Feci qualche lamento mentre aspettavo i paramedici. Continuava a bruciare e Steven sarebbe stato al mio fianco fino a quando non sarebbero arrivati i soccorsi. Non seppi nemmeno quanto tempo passò, sicuro poco, beata magia, ma comunque per me sembravano essere secoli. Continuavo a pensare all'idiozia che avevo fatto, che pur di avere qualcos'altro in più su cui lavorare mi ero buttato all'inseguimento di un possible sospettato, Sarah me le avrebbe date, me lo sentivo....e me le sarei pure meritate.
    Sbuffai poi Steven mi avvertì dell'arrivo dei soccorsi e si smaterializzò via al Ministero per concludere quello schifo di lavoro.
    Avevo gli occhi semi-aperti, mi sentivo fiacco, ma sentì chiaramente passi veloci che si avvicinavano. Riuscì ad aprire un po' gli occhi quando la figura si inginocchiò al mio fianco iniziando a parlare.
    -Ei, tesoro... come ti chiami?-
    Mi aveva davvero chiamato tesoro?
    La guardai stranito, facendo una leggera smorfia, per poi risponderle.
    "William......cioè, Dell."
    Mi corressi quasi subito, sorpreso di aver seriamente detto di chiamarmi William e non Dell, si vedeva che ero un po' fuori fase, non c'era altra spiegazione. Comunque mi feci forza e provai a focalizzare meglio la visuale. Era una giovane donna più o meno della mia età, mai vista, effettivamente conoscevo più i guaritori che i paramedici. Tossì un attimo e mi scappò un leggero gemito di dolore quando mi strappò la manica della camicia e le bende sulla ferita. Alzai un po' il collo per vedere com'era conciata e non aveva di certo un bell'aspetto.
    -Non è stata una bella serata per te, eh.-
    Feci un mezzo sorriso, distogliendo lo sguardo. Forse voleva farmi parlare per verificare come stavo? Beh era il suo lavoro, sapeva lei cosa fare.
    "Per niente, mi è andata male. E' scappato."
    Magari quando mi sarei ripreso un attimo sarei riuscito a dire qualcosa di più, al momento era già tanto se dicevo qualche parola.
    Poi fui contento che a quanto pareva il dittamo sarebbe bastato e avanzato. Davvero era così semplice? Allora magari non era così grave come pensavo, era più che altro quello che sentivo e la frustrazione a farmi stare un po' così.
    "Ah, ottimo...tutto tuo. Ma...dici che avrà qualche effetto collaterale per un po'? Mi gira un po' la testa al momento magari sto solo dicendo cazzate sai...eheh..."
    Feci una breve risata un po' tirata sbuffando per poi passarmi le dita sugli occhi sperando di riprendermi e mettermi almeno seduto.
    "Tu come ti chiami?"
    Avevo bisogno di parlare, di distrarmi, solo così sarei riuscito a riprendermi un attimo. Ero troppo abbattuto anche solo per aver voglia di tirarmi su a sedere.
     
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  4. Dawson
     
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    Le gocce di essenza di Dittamo, sfrigolano appena sulla ferita, disinfettando la carne viva, prima di coprirla con un nuovo strato di pelle.
    E' un processo veloce, abbastanza per lasciare interdetti i pazienti che, impressionati dalle proprie ferite, dubitano che basti così poco per rimetterli in piedi. Dell non sembra fare eccezione.
    Sorrido con fare rassicurante a quello che finalmente riconosco come il capo auror.
    -I giramenti di testa sono causati dalla perdita di sangue, ti assicuro che basterà qualche pozione rimpolpasangue per farli sparire.
    Al San Mungo si occuperanno di te, nessuno vuole che il grande capo vada in giro con le vertigini.-

    Estraggo la bacchetta dalla tasca interna della giacca a vento e la punto contro il volto pallido del moro, sussurrando un Lumos a bassa intensità, per riuscire a testare la reattività delle pupille e del movimento degli occhi.
    -Segui la luce con gli occhi senza voltare la testa, per favore.-
    Sembra tutto ok, ma certamente, una volta arrivati in ospedale, eseguiranno altri controlli, più accurati.
    Posso affermare con assoluta certezza, che Dell rimarrà in osservazione per almeno una notte. Spero solo, che al contrario di alcuni uomini grandi e grossi che ho visto far capricci per una giornata persa sul lavoro, sia in grado di capire la necessità di accertarsi delle perfette condizioni della propria salute, prima di tornare sul campo.
    Un semplice svenimento, durante una missione, potrebbe causare danni ben più gravi dell'assenza di un solo giorno da lavoro.
    Prima di tornare ad occuparmi del paziente, lancio un'occhiata a Shay. Il suo nervosismo si riflette nel mio, questo posto non è sicuro e l'unica nostra protezione è un capo auror momentaneamente fuori uso. Sarà meglio sbrigarsi.
    -Puoi chiamarmi Gabriela.
    Senti, tesoro, ora dobbiamo proprio andare via da qui. Vedi quella bionda? E' l'unica persona che potrebbe difenderci, in caso il Lican tornasse a farci visita... e sì, concordo con te, se la potrebbe mangiare in un sol boccone.
    Ci sei? Reggiti a me. Tranquillo, il sangue messicano mi rende una donna super potente.-

    Senza attendere una risposta, poso una mano dietro al collo dell'uomo e con una leggera ma continua pressione, lo spingo lentamente a sedere. Spero non sia più pesante di quanto già non sembri.
    -Ok. Uno, due, tre...-
    Con un braccio passato intorno al suo torace e con il suo arto ferito, posato intorno alle mie spalle, faccio pressione sulle ginocchia per sollevare entrambi. Fortunatamente il capo auror, non pesa su di me come un corpo morto... riusciamo così ad arrivare fino all'ambulanza.
    Provvedo a far stendere Dell sul lettino, prima di accorgermi di aver dimenticato la borsa del primo soccorso pochi metri più in là.
    -Cazzo... torno subito.-
    Con un balzo scendo dal vano anteriore della magiambulanza, chiudendomi le grandi porte alle spalle.
    Avanzo a passo svelto, resistendo all'istinto di correre come una bambina spaventata dal buio... ma quando un ringhio minaccioso arriva alle mie orecchie, non posso fare altro che rimanere immobile, come paralizzata.
     
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    Feci un mezzo sorriso quando mi chiamò "grande capo", ma dietro quel sorriso si nascondeva un certo disagio, se non fastidio. Andare al San Mungo sapevo essere la cosa giusta, ma ciò avrebbe comportato parecchie spiegazioni, il chiamare mia moglie, prendere un giorno da lavoro e dire a tutti i miei sottoposti che ero stato un idiota. Bravo Dell, un applauso.
    "Per forza il San Mungo eh? Se sto a casa domani non va bene uguale? No eh?"
    Tanto valeva provarci, spiegarlo solo a mia moglie era un conto, spiegarlo a tutto il corpo auror era un'altra e la cosa iniziava seriamente a preoccuparmi. Insomma se bastava veramente solo prendere la pozione ripolpasangue e del riposo, tanto valeva andare a casa.
    Feci respiri profondi, cercando di tenere a bada la frustrazione e il nervosismo, prendermela con lei non aveva senso, stava facendo il suo lavoro, ma non ero completamente stabile in quel momento.
    Sbattei velocemente le palpebre quando mi puntò la luce negli occhi, la seguì, senza problemi, almeno pensavo, provando solo fastidio per la luce negli occhi. Non avevo subito colpi alla testa fortunatamente, in quel caso sarei stato molto peggio.
    Gabriela si chiamava e sicuramente potevo concordare con lei sul fatto di dover andare via da qui il prima possibile. Avevo mandato Steven a chiamare supporto, in men che non si dica sarebbero arrivati a controllare il perimetro.
    Comunque dovevo darle atto di una cosa a Gabriela, era in grado di farmi sorridere, insultando la sua collega, ma riusciva a farmi stare abbastanza calmo. A parte per il tesoro, la riguardai di nuovo perplesso.
    "Chiami tutti "tesoro" oppure l'essere messicano mi regala punti complicità?"
    Cercai di fare una battuta, per cercare anche di capire perchè mi chiamasse tesoro, per poi aggrapparmi a lei riuscendo piuttosto facilmente ad alzarmi in piedi. Avevo mal di testa, ma le gambe erano perfettamente funzionanti.
    Arrivai sulla magiambulanza e mentre mi stendevo non persi tempo a ribadire il concetto.
    "No davvero, non puoi darmi tu una pozione e portarmi a casa?"
    Non ricevetti una risposta, Gabriela aveva dimenticato la borsa giù, così sospirai, pensando a qualsiasi altra scusa che mi permettesse di non andare al San Mungo, ma ogni qualsiasi riflessioni fu interrotta dal ringhio di un lupo. Quel bastardo doveva aver chiamato aiuto.
    L'adrenalina che iniziò a correre per tutto il corpo mi permise di ignorare qualsiasi dolore e ostacolo che non mi permettesse di agire. Mi alzai di scatto dal lettino e aprì con la spalla buona un'anta della magiambulanza per poi catapultarmi con la bacchetta in mano in soccorso di Gabriela. Il ringhio si faceva più forte.
    Mi misi davanti a lei, tenendo il braccio ferito contro al petto sperando che non mi ostacolasse. Stavo sudando, ma ignorai anche quello.
    "Indietreggia lentamente, tenendo la bacchetta ben alzata e pronta a lanciare un incanto in caso di pericolo. Non fare mosse avventate, lentamente. Indietreggia. Ho mandato il mio collega a chiedere supporto, arriveranno a momenti."
    Gabriela sembrava paralizzata, probabilmente non era molto abituata a situazioni del genere, così feci pressione col mio corpo, facendola indietreggiare a forza.
    Ci fu il banco di un Lican, ma questa volta non ero impreparato, avevo meno energie, ma non mi sarei fatto mordere una seconda volta.
    "Diffindo!"
    Il diffindo andò a colpirgli la zampa destra, così che il balzo del lupo fu interrotto a metà facendolo rovinosamente rotolare sul terreno, ma non era detto che fosse da solo e soprattutto che non si rialzasse all'istante.
    "Continua a indietreggiare!!!!.... Incarceramus!"
     
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  6. Shay.
     
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    Sarebbe sconveniente fare la ramanzina al Capo Auror proprio adesso, immagino.
    Che diamine ci fa nel cuore di Spooky Village a quest'ora, da solo, ferito, e privo di copertura?
    Riconosco al volo che non è mio diritto indagare, così ingoio ogni imprecazione e continuo a tenere sotto controllo i margini della foresta da cui lo stiamo raccogliendo. Bacchetta in pugno e nervi tesi, in allerta.
    Ho già lanciato un paio di incanti protettivi nel raggio più prossimo a noi, ma non dureranno a lungo, non siamo attrezzate per eventuali incidenti di soccorso, generalmente in operazioni del genere ci sono proprio un paio di auror ad affiancarci, e a pararci il culo insomma.
    Avverto infine l'ultima barriera protettiva svanire, e di riflesso cerco lo sguardo di Dawson per comunicarle tutta l'urgenza di levare le tende al più presto.
    La anticipo all'ambulanza, spalanco le ante del vano posteriore e tiro fuori la barella, tenendola ferma mentre lei aiuta l'uomo ad accomodarvisi sopra.
    “Reggiti forte, Capo.”
    Lo ammonisco prima di correre allo sportello e scivolare agilmente sul sedile del guidatore.
    Metto in moto, ma non ricevo subito il colpetto dalla parete posteriore, il segnale con cui di solito Dawson mi conferma di poter partire.
    “Andiamo...”
    La cerco nello specchietto retrovisore, impaziente, ma non riesco a scorgerla nel vano.
    Aggrotto la fronte e mi volto per controllare nella finestrella che separa la cabina dal retro, ma proprio in quell'istante il tonfo sordo del portellone sfondato azzera all'istante ogni possibile pensiero positivo.
    “Ma porca Morgana!”
    Riapro lo sportello per saltar giù dal veicolo, l'intenzione è quella di controllare che diavolo sta succedendo fra quei due, ma nel momento stesso in cui arrivo a ridosso del cofano, sento il sangue gelarmisi nelle vene.
    Un colosso peloso e quadrupede si erge in tutta la sua più inquietante imponenza di fronte a Dawson e a Ramirez – ben lontano dalla barella e dalla prudenza che imporrebbe la sua convalescenza - ringhia e sbuffa, sembra un fottuto toro in attesa del drappo rosso.
    Inutile dire che il primo istinto mi spinge verso Gabby. È troppo vicina a quella bestia, troppo a portata di fauci, troppo esposta ad un pericolo che neanche i suoi riflessi possono fronteggiare.
    Incollo gli occhi su quel muso inferocito e cerco di respingere il panico, ce la metto tutta per non lasciare che le gambe mi si pietrifichino, e provo a fidarmi almeno di ciò che vedo.
    L'Auror sembra abbastanza lucido per entrambi, sta guidando Dawson e sa bene come muoversi.
    Un cavaliere senza macchia e senza paura in piena regola, penso, e maledico subito dopo la mia mente per le orrende reazioni che ha di riflesso al panico.
    Concentro i pensieri su altri lidi, affido l'incolumità della persona più importante della mia vita all'uomo che in mano ha anche l'incolumità di tutto il paese, e muovendomi con tutta la calma possibile torno al mio sportello, rientro in ambulanza, impongo alle mani di smettere di tremare e ventilo un po' il cervello con qualche profondo respiro tranquillo.
    “Rifletti... rifletti... rifletti...”
    Un'altra occhiata allo specchietto retrovisore, un altro ringhio nelle orecchie, e d'un tratto la consapevolezza che, fanculo, devo fare qualcosa.
    Chiudo gli occhi ingoiando l'imprudenza, e faccio scattare senza pensarci troppo il piede sul pedale dell'acceleratore.
    Il motore risponde al richiamo, fedele e leale come sempre, e non appena sgancio il freno a mano la magiambulanza saetta in avanti, verso i sentieri angusti e sterrati su cui è davvero sconsigliatissimo guidare un veicolo ad alta velocità.
    Non impiego che un paio di secondi ad invertire il senso di marcia, punto i fari sul lupo in via di ripresa dalla caduta e accendo gli abbaglianti, immaginando che i suoi occhi ferini possano restarne feriti.
    Accelero ancora, strappo un paio di rami dagli alberi più bassi ma non rallento, e una volta giunta a meno di un metro dal bestione accelero ancora, incassando l'impatto del parafango contro il suo costato con la stessa intensità che avrebbe avuto l'impatto con un muro.
    L'urto riesce a spingerlo a qualche metro di distanza, forse è un po' stordito, ma potrei giocarmi la patente sulla certezza che è tutt'altro che fuori gioco.
    Mi concedo un momento per sputare fuori l'aria trattenuta fino a questo momento, per allentare un po' la presa stretta sul volante, e per ringraziare la mia bambina a quattro ruote di aver supportato l'ennesima cazzata che mi costerà almeno un richiamo.
    Cerco quindi oltre il finestrino le figure di Dawson e di Ramirez, tenendo ancora i fari puntati sull'animale così da impedirgli almeno la vista dei loro corpi in movimento.
    “Su! Svelti!”
    No, non ce l'ho un piano, ma non c'è dubbio sul fatto che porterò al più presto i nostri culi il più lontano possibile da quel coso bavoso.
     
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  7. Dawson
     
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    Per un solo, folle, attimo, mi ritrovo a pensare che è finita.
    Come si può combattere un essere tanto agile, tanto forte? La verità è che gli incantesimi di attacco non sono mai stati il mio forte e mentre le zanne si avvicinano a me, non so davvero come riuscirò a cavarmela anche questa volta.
    Lentamente, faccio per rialzarmi, lasciando il borsone tra la polvere del terreno sconnesso.
    Non riesco a staccare gli occhi dalla folta pelliccia, da quella pelliccia che per tanti anni, non ho mai considerato un vero pericolo.
    Sennar, Saul... non ho mai colto in loro la vera minaccia dell'animale che nascondono dentro la pelle. Stupidamente, mi sono sempre aggrappata all'illusione che i sentimenti umani, devono in qualche modo interferire, anche nella natura ferina.
    Il Lican che ho davanti, però, non ha alcun motivo di battere in ritirata.
    Devo ammettere con me stessa, di non essere la regina dei mannari. Forse, devo fare i conti con il fatto di essere una morta che cammina.
    Volto appena la testa, verso l'ambulanza, verso di lei.
    Tra tante persone, perché, proprio Shay dovrà portare via il mio corpo dilaniato? E' ingiusto, crudele... e fa quasi più male dell'idea di aver chiuso i conti con la vita.
    Forse Dell riuscirà a stendere un velo sul massacro, prima che i suoi occhi chiari, da bambina, riescano a raggiungermi per l'ultima volta.
    Solo, che l'ambulanza non è immobile e sigillata, come l'ho lasciata.
    Il portellone posteriore è spalancato e di Dell, sul lettino, non c'è più alcuna traccia.
    Il capo auror avanza verso di me, il braccio ferito stretto al petto, mentre mi si para davanti, come scudo umano.
    Qualcosa dentro di me, urla che tutto quello che sta succedendo è dannatamente sbagliato.
    Dovrei essere in grado di difendermi da sola... ma soprattutto, non dovrei permettere che sia un paziente, a fare l'eroe. E' una sconfitta personale che brucia, perché prima di oggi, sono sempre stata in grado di proteggere i feriti, diventando la loro forza, infondendo il loro la calma necessaria.
    Ed ora? Non riesco a far altro che rimanere immobile, paralizzata dalla paura.
    Sento la schiena del messicano premere contro di me, costringendomi di viva forza ad indietreggiare verso le porte dell'ambulanza, ancora spalancate come in un muto urlo.
    Il lupo è a terra, ma già i suoi muscoli si muovono per prepararlo al prossimo attacco... ed altri ululati raggiungono le mie orecchie, minacciosi.
    -No, Shay... no!-
    Il panico nella mia voce deve essere evidente, mentre osservo il retro dell'ambulanza allontanarsi velocemente dalla mia portata.
    Ho la certezza che la bionda, sta per fare qualcosa di dannatamente stupido e coraggioso, anche se non riesco a capire cosa, fino a quando il licantropo non viene colpito con forza dal paraurti dell'ambulanza. Improvvisamente, il tempo sembra tornare a scorrere normalmente, piuttosto che a rallentatore.
    -Dell, sbrigati!-
    Afferro la camicia dell'uomo, per costringerlo ad indietreggiare fino alla salvezza.
    Lascio che salga prima di me e poi, con un balzo, lo raggiungo.
    -Vai, Shay! Corri!-
    Da dietro gli alberi, altre figure compaiono davanti a noi, minacciose.
    Il primo a raggiungerci, con le fauci scoperte, è un grande Lican dal pelo fulvo.
    Le zampe anteriori, si aggrappano al pavimento dell'ambulanza, lasciando profondi solchi che sembrano minacciare di tagliare a metà il vano.
    So che verrò richiamata, per questo...
    Con una spallata, faccio in modo che Dell si scansi dalla traiettoria, prima di sganciare la sicura che tiene la barella al proprio posto. La struttura in ferro, colpisce in velocità il muso del nostro aggressore, facendolo ruzzolare sul terreno che si allontana velocemente da noi.
    Non rimane da sperare, che nessun altro Lican decida di usarci come cena.
    -Più veloce, Leslie! Ci sono dietro!-
     
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    Fu tutto così veloce e imprevisto. Iniziai ad agitarmi parecchio quando altri ululati spezzarono la quiete della foresta avvicinandosi sempre di più. Ogni minuto che passava continuando a sentirmi uno stupido, se non avessi agito sconsideratamente prima non avrei messo in pericolo queste due ragazze, cercai comunque di non pensarci, data la situazione. Non potevamo rimanere qua a combattere, sarebbe stato un massacro e se Gabriela non si fosse mossa da un momento all'altro l'avrei presa di peso piuttosto. Così feci ancora un po' di forza con la schiena vedendo che il lupo a terra stava per rialzarsi quando fra lui e noi si frappose l'intera ambulanza! Spalancai gli occhi sorpeso e non me lo feci ripetere una terza volta, balzai dentro il retro del mezzo aggrappandomi col braccio buono a una sporgenza dell'ambulanza per poi far spazio a Gabriela per salire e partire più veloci possibile. Non ci avrebbero inseguito per sempre, era questione di qualche chilometro e non si sarebbero inoltrati in città. Il tutto stava riuscire a respingerli, non sbagliare a guidare e chiudere quel maledetto portellone!
    Certo potevamo tutti e tre smaterializzarci, ma lasciare l'ambulanza e tutto ciò che portava dentro in giro non era l'ideale, sarebbe stata l'ultima opzione da fare, meglio le nostre vite ovviamente.
    "Shay, gira qui a destra, arriviamo prima in città, anche se allunghiamo per l'ospedale."
    Avevo sentito che Gabriela l'aveva chiamata così, per cui le suggerì dove era meglio andare sperando che mi desse ascolto. Sicuramente ci aveva salvato e una volta che tutto questo si sarebbe concluso avrei ringraziato entrambe.
    Venni spinto contro una parete dell'ambulanza mentre la barella venne sganciata colpendo il muso di un lupo che ruzzolò a terra colpendone fortunatamente un altro, ma la corsa non era finita e dovevo trovare un modo per rallentarli o frenarli del tutto.
    "Bisogna chiudere il portellone..."
    Guardai Gabriela sperando in una sua collaborazione.
    "Io cerco di tenerli a bada, tu chiudi le porte...dai, ce la faremo."
    Feci un mezzo sorriso verso Gabriela e quando fummo entrambi pronti rimasi appoggiato alla parete, per non sbilanciarmi troppo dato tutto il movimento, puntando poi la bacchetta fuori dall'ambulanza.
    "Acqua eructo!"
    Fortuna voleva che essendo lupi al momento da incanti elementali non potevano di certo difendersi, così l'acqua che fuoriuscì dal terreno destabilizzò un paio di lupi, rallentandone altri, ma l'intento era quello di stordirli.
    "Tonitrui!"
    Anche i lupi che furono solamente bagnati furono quindi colpiti dal fulmine, speravo di averli presi tutti o almeno averli rallentati tutti. Ero pronto a ostacolarli ancora di più se fosse stato necessario, anche se sentivo gli occhi chiudersi, ma non potevo permettermelo...
     
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  9. Shay.
     
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    Una volta certa di averli entrambi a bordo, non perdo tempo a richiamare a me il motore con un'accelerazione innaturale e ben lontana dai limiti di prudenza e buon senso che il buon vecchio insegnante di guida amava sottolineare.
    Urto rami pendenti e supero radici sporgenti, ma non riesco a staccare il piede dall'acceleratore neanche quando sento il vano traballare sopra al terreno irregolare.
    Mi chiedo se riuscirò a farlo quando ci sarà bisogno di rallentare, perché dato l'andamento di adesso sento di poter accelerare fino a fondere il contagiri già tremolante di potenza.
    Continuo a scoccare occhiate preoccupate allo specchietto retrovisore con un ritmo regolare di una ogni tre o quattro secondi, ma non abbandono mai l'attenzione sui sentieri che sto percorrendo, consapevole che basterebbe una sola distrazione per peggiorare la situazione più di quanto farebbero le fauci di quei mannari.
    Il grido allarmato di Dawson mi fa balzare il cuore in gola, le mani serrano le dita sul volante e i denti si stringono in imprecazioni mute ma colorite che non lasciano comunque le corde vocali.
    “Reggetevi!”
    Raccolgo le indicazioni del capo-auror, adocchiando subito la strada che ritiene più saggio intraprendere. Non penso neanche per un attimo all'eventualità di disobbedire, nonostante la conoscenza quasi maniacale di ogni strada agibile di Londra, in questo momento sono conscia del fatto che la mente sia troppo annichilita dal panico per poter compiere scelte abbastanza assennate.
    È pur sempre il cazzo di capo, lui, dovrà pur saperne più di me di sopravvivenza.
    La svolta avviene con un'irruenza tale da farmi irrigidire sul sedile, così mentre il piede affonda sul pedale del freno e la mano strattona la leva di quello di stazionamento, spero disperatamente che i due passeggeri sul retro non volino fuori dal vano.
    Ruoto velocemente il volante con entrambe le mani, e riporto subito dopo dritte le ruote per riprendere la corsa su una strada più civilizzata e almeno asfaltata, seppure ancora ben lontana dal centro della città.
    Ancora un paio di curve, depistaggi attraverso sentieri e stradine in cui quei bestioni non dovrebbero neanche saper arrivare.
    E infine la fermata. Più brusca e improvvisa di quanto vorrei, ma Merlino solo sa quanto stiano tremando i muscoli intorpiditi delle mie gambe in questo momento: non avrei proprio potuto fare di meglio.
    “Cave Inimicum! Salvio Hexia! Protego Totalum!”
    Snocciolo nervosamente, uno dietro l'altro, gli incanti protettivi dopo essere letteralmente saltata già dall'ambulanza, cercando di imporre a me stessa la calma necessaria a rendermi conto dell'assenza di ringhi o ululati vicini.
    Raggiungo di corsa il portellone posteriore, il fiato annaspante nel petto e il viso più pallido della mezzaluna che ci illumina dall'alto.
    “Siete tutti interi?”
    Il tono è più allarmato di quanto sia consigliato di solito nelle situazioni di emergenza.
    Inutile dire che l'ambulanza avrà bisogno di una seduta intensa nella sala operatoria del meccanico. La gomma di una ruota è totalmente sgonfia, a terra, un faro è esploso nell'impatto con il lupo, le fiancate riportano graffi e ammaccature poco rassicuranti, e c'è ancora uno dei rami strappati appeso alla cabina.
    Posso solo sperare che Dawson e Ramirez siano ridotti meglio.
     
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  10. Dawson
     
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    Mi sembra di essere in una lavatrice.
    Shay guida come se avessimo il diavolo alle calcagna... ed effettivamente non riesco a trovare una descrizione migliore per la situazione nella quale ci troviamo.
    I licantropi lanciano gli ultimi, rabbiosi ululati mentre mi sporgo con il busto nel nulla per afferrare i maniglioni che mi permettono di richiudere con uno scossone le porte del vano ormai distrutto dell'ambulanza.
    Dopo tanto rumore, il silenzio sembra quasi assordante, interrotto solo dal rumore del respiro spezzato e faticoso che mi esce dalle labbra schiuse alla disperata ricerca d'aria.
    Lentamente mi lascio cadere a sedere sul pavimento, gli occhi fissi sulla figura del capo auror. Ci siamo salvati il culo a vicenda e per quanto per uno come lui questa possa essere la normalità, non lo è affatto per me. Sento una riconoscenza così grande nei suoi confronti da avvertire le lacrime inumidirmi gli occhi.
    -Quando tutto questo sarà finito, ricordami di ringraziarti.-
    Lascio che una risata appena accennata riempia l'aria, sintomo di un nervosismo che va lentamente scemando. Persino la strada sulla quale viaggiamo sembra rassicurarci del fatto che la civiltà è appena dietro l'angolo. Le ruote non incontrano più radici e buche del terreno per qualche minuto, prima della brusca frenata.
    Istintivamente apro le porte per incontrare lo sguardo di Shay, al quale rispondo con un sorriso che vorrebbe essere rassicurante.
    Vorrei abbracciarla, dirle che sono felice di essere ancora viva e di poter vedere ancora una volta i suoi grandi occhi da bambina... ma anche solo rassicurarla sul fatto che ne' io ne' Dell riportiamo ferite gravi, sembra impossibile.
    Un'improvvisa nausea risale velocemente lungo la mia gola, bruciandola e costringendomi a portare una mano alla bocca per reprimere un conato di vomito.
    -Cazzo...-
    Corro verso il ciglio della strada e mi chino su un cespuglio, aggrappandomi con una mano al lampione per non cadere in avanti. Devo sembrare un'ubriacona che ha esagerato per l'ennesima volta.
    Butto via tra le foglie un po' di malessere e un po' dell'ansia che ha minacciato più volte di fregarmi, nelle ultime ore, prima di tornare verso l'ambulanza distrutta e recuperare dalla postazione di guida la bottiglietta d'acqua che mi sembra di aver abbandonato sul mio sedile una vita fa.
    Mi sciacquo la bocca con il liquido cristallino e lo sputo, rimanendo nascosta a Shay e a Dell per il tempo necessario a ridarmi un contegno.
    -Shay, dovremmo chiamare un'altra ambulanza. Non credo proprio arriveremo al San Mungo con una gomma a terra. Non abbiamo più nemmeno la barella... siamo fottute.-
    Mi affianco alla bionda, osservando con occhio critico tutti i danni che la vettura ha riportato e rivolgendo un sorriso a Dell, che ancora rimane all'interno del vano posteriore.
    -Ei, puoi mettere una buona parola per non farci licenziare?-
     
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    Ogni adrenalina e apparente freddezza per tutta quella sensazione scivolarono via nel momento in cui Gabriela riuscì a chiudere le porte dell'ambulanza. Ciò permise quindi al mio corpo di afflosciarsi quasi, di prendere finalmente una degna pausa e una grande boccata di ossigeno. Mi sentivo stremato, provato da quell'improvvisa drastica situazione che fortunatamente non aveva portato a danni irreparabili o ferite gravi. Dovevo aggrapparmi a questo pensiero mentre Shay faceva le ultime curve talmente agitate da farmi quasi vomitare.
    Se non mi fossi aggrappato all'idea che stavamo tutti bene nonostante tutto sarei caduto in un autocommiserazione infinita, in un senso di colpa talmente logorante da non permettermi nemmeno di tirarmi su da quella parete traballante.
    I miei occhi andarono a cercare il volto della paramedica, facendo un leggero sorriso nel vederla tutta intera e provando una sorta di soddisfazione e orgoglio per come eravamo riusciti a cavarcela. Sensazioni mischiate a quel dispiacere che però era troppo difficile da scacciare del tutto, ecco perché mi trovai a sgranare gli occhi incredulo quando addirittura ci tenne a dirmi di ricordarle di ringraziarmi.
    Ringraziarmi per cosa? Per averle fatto provare un'esperienza del genere?!
    Provai sollievo quando l'ambulanza si fermò e cercai ogni forza possibile per tirarmi su e correre giù da quell'infernale mezzo di trasporto il prima possibile. Mi bloccai solo quando una volta vista finalmente chiaramente Shay chiederci come stavamo vidi poi Gabriela volare giù dall'ambulanza allontanandosi un po'.
    Sospirai, facendo finalmente qualche passo verso l'uscita per poi capire che la forza di fare altro era andata a farsi benedire. Mi abbandonai quindi seduto sul bordo del mezzo, con le gambe a penzoloni fuori tenendomi stretto il braccio precedentemente ferito facendo lenti e lunghi respiri per ritrovare la calma.
    Mi trovai a sorridere quando una volta entrambe davanti a me Gabriela mi chiese di buttar giù una buona parola per loro. Non doveva nemmeno chiederlo.
    "Non chiedermelo neanche... mi avete salvato la vita. Vi sono debitore...Siete state fantastiche, siete un'ottima squadra."
    Feci un mezzo sorriso, ormai consapevole che era inutile appoggiare nuovamente l'idea di non andare al San Mungo, sarei stato ignorato probabilmente, dovevo subire le conseguenze della mia impulsività e della mia frustrazione.
    "La colpa è stata mia, mica vostra. Non avrei nemmeno dovuto ferirmi in quel modo."
    E io non dovevo nemmeno parlarne così liberamente. Mi bloccai, distogliendo lo sguardo e facendo una smorfia, aspettando quindi che si riprendessero per poi chiamare gli altri soccorsi.
     
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  12. Shay.
     
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    Sono interi.
    Barcollanti e scossi, ma tutti interi.
    Arriccio il naso in una smorfia contrariata sentendo lo stomaco di Dawson contrarsi e rivoltarsi dietro l'ambulanza, ma le lascio lo spazio di cui so bene aver bisogno e mi avvicino piuttosto a Ramirez, per aiutarlo almeno a sedersi sul bordo del vano senza altri incidenti.
    “Di solito le donne che porto in giro non vomitano, ci tengo a specificarlo.”
    Meglio sdrammatizzare con una manciata di ironia: il pericolo sembra scampato e noi siamo vivi... in effetti ci vorrebbe proprio dello champagne per festeggiare in grande e ubriacarci fino a dimenticare i nostri nomi.
    Nonostante la battuta, comunque, un orecchio rimane teso a controllare apprensivamente i movimenti della messicana. Il suo orgoglio le impedirebbe di chiedere aiuto anche se servisse, più o meno come adesso la sta inducendo a ricomporsi ben lontana dai nostri occhi, ma io ne sono consapevole da anni e ormai sono armata di centinaia di strategie diverse, utili ad aiutarla senza ferire la sua testardaggine.
    “Non stai per svenire capo, vero?”
    Mi cruccio appena, concentrata, allungando due dita sul polso del capo auror per controllarne il battito. Lo trovo ancora accettabilmente sostenuto, ma il pallore sul suo viso non è esattamente la cosa più rassicurante del mondo.
    Annuisco alle parole di Dawson, di nuovo con noi come se avesse solo appena sgranchito un po' le gambe, e avvicinando le labbra alla radio sulla spalla mi allontano di qualche passo.
    “Ambulanza 61 alla centrale. C'è stato un incidente, abbiamo un ferito stabile. C'è bisogno di un altro mezzo, il nostro è fuori gioco.”
    Non appena concludo la comunicazione, dallo stesso apparecchio si modella il fedele Terranova evanescente, che non esita neanche un istante a trottare di corsa verso destinazione: indicherà la nostra posizione ai soccorsi.
    Torno verso i due giusto in tempo per godere dei complimenti dell'auror.
    Ma allora sa provarle anche lui le emozioni positive! Dannazione, a parte le manie suicide sembra proprio un tipo a posto. E guardate un po' com'è simpatico quando sorride!
    Incurvo a mia volta le labbra all'insù, cingendo pigramente le spalle di Dawson con un braccio per stringerla appena. Le poso poi un bacio sui capelli, e riesco solo adesso a convincere finalmente i miei muscoli a rilassarsi un po'.
    Siamo un'ottima squadra.
    “Ramirez batte Cuddy, che dici?”
    Schiocco un'occhiata a Gabby, sperando vivamente che la parola del boss ferito possa essere definitiva per salvare i nostri culi.
     
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  13. Dawson
     
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    Siamo vivi.
    Siamo riusciti a sfuggire all'attacco di un branco di Lican e siamo ancora tutti interi... per questa sera credo di non poter chiedere di più. Basta il braccio di Shay intorno alle mie spalle e la sua presenza a rassicurarmi per lasciar sfuggire un sorriso anche sul mio volto, come di riflesso a quelli che stancamente hanno fatto capolino anche sul volto della bionda e dell'uomo.
    Lascio che un po' del peso finisca a gravare sulla figura esile di Leslie mentre mi appoggio a lei, abbandonando il capo sotto il suo mento. Sì, siamo un'ottima squadra... ma probabilmente non ce l'avremmo fatta senza l'aiuto di Dell, anche se lui sembra non essere del tutto soddisfatto.
    Colpisco giocosamente con la mano il fondoschiena della mia collega prima di separarmi da lei.
    -Ramirez batte Cuddy... per nostra fortuna.
    La prospettiva di finire a servire cibo spazzatura per il resto della vita non mi attira affatto.-

    A guardare come è ridotta l'ambulanza, è davvero un miracolo poter ridere con tanta spensieratezza... probabilmente serviranno settimane per rimetterla in sesto e nel frattempo dovremmo arrangiarci con un altro mezzo. Con affetto lascio scivolare la mano sul fianco ammaccato, coccolando un po' il bestione che da ormai diversi anni considero come una seconda casa.
    Tra i sedili probabilmente troveranno qualche cartaccia, magari un orecchino perso od un pezzo di carta con su appuntato il numero di una ragazza che Shay non chiamerà per un secondo appuntamento. Mi mancherà, durante il breve periodo di separazione.
    Quasi senza pensarci mi lascio cadere a sedere vicino al messicano, lo sguardo che cerca quello chiaro della paramedica per condividere con lei senza bisogno di alcuna parola la lettera malinconia che mi avvolge. Non posso permettere ad un pensiero tanto infantile di gravare sulla coscienza di chi sembra già farsi colpa di quello che ci è capitato.
    -Prima di ricevere questa chiamata, stavamo soccorrendo un uomo che ha bevuto cinque boccette di inchiostro.-
    Lascio dondolare le gambe nel vuoto, poggiando le mani appena dietro la schiena per potermi sbilanciare appena senza cadere rovinosamente sul pavimento del vano posteriore.
    Il ricordo della moglie del mago che abbiamo soccorso è ancora fresco, abbastanza per permettermi di riportare a galla la sua espressione esasperata ed il tono acuto della sua voce.
    Non posso fare a meno di ridere.
    -La moglie ci ha chiamate perché suo marito, dopo aver finito di scrivere un romanzo ha deciso che era davvero orribile e che per punirsi era necessario bere l'esatta quantità di inchiostro che aveva usato per scrivere quella porcata.-
    Aspetto che Dell volti la testa per incontrare il suo sguardo.
    Ha commesso un errore, ed allora? Persino io ho sbagliato, lasciando il borsone a terra.
    Entrambi abbiamo causato le condizioni che hanno messo a repentaglio le nostre vite e quella di Shay.
    Colpevolizzarsi non servirà a nessuno.
    -La maggior parte delle chiamate si rivelano incidenti del genere... ma alle volte possiamo fare qualcosa di migliore, alle volte possiamo salvare il culo di un uomo che salva il nostro ogni giorno.-
     
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    Shay e Gabriela erano una forza della natura. Era come se insieme riuscissero a darsi energia a vicenda e allo stesso tempo donarla anche a chi era loro vicino. Bastava guardarle per sorridere, nonostante il mio umore fosse abbastanza pessimo non riuscivo a non sorridere davanti a loro. Erano in un certo senso anche divertenti dato come mi avevano appellato come "migliore di Cuddy".
    Non avevo avuto modo di avere a che fare molto con lei, ma avevo notato ai processi come fosse autoritaria e rigida, per cui non faticavo a capire i loro commenti. Probabilmente arrivati al San Mungo era con lei che avrei dovuto parlare e speravo di ammorbidirla per come era ridotta l'ambulanza. Insomma eravamo maghi mica per sport, non ci avrebbero messo tanto a sistemare tutto.
    Le osservai, facendo qualche respiro regolare riposandomi al bordo dell'ambulanza in attesa dei soccorsi, per poi ritrovarmi ad ascoltare una storia decisamente assurda.
    Cinque bottigliette d'inchiostro?!
    Guardai Gabriela sbattendo le palpebre velocemente cercando di capire se avesse sentito bene e quanto pare si, era proprio così. Fu un po' brutto, piuttosto poco carino, ma non appena spiegò il motivo per cui aveva bevuto l'inchiostro mi scappò una risata che cercai di tappare portando una mano alla bocca.
    Forse lo scopo non era quello di farmi ridere, chissà, ma era stato più forte di me, ma poco dopo riuscì a rilassare le spalle, sentendomi meglio, sia per quel racconto che per le parole che vennero dopo.
    ...alle volte possiamo salvare il culo di un uomo che salva il nostro ogni giorno.-
    "Facciamo del nostro meglio."
    Così, con sguardo serio, allungai prima verso Gabriela e poi verso Shay la mano per stringere la loro in una stretta di gratitudine e ammirazione per il lavoro che facevamo.
     
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13 replies since 1/7/2015, 07:09   244 views
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