Interrogatorio #4

Lancaster - Johansen

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  1. Olympia~
     
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    La notizia non si è ancora diffusa per il Ministero e si è evitato il più possibile una fuga di informazioni che potrebbe essere inappropriata.
    Prendere il colpevole è la cosa che conta di più, se gli arrivasse voce che gli auror stanno per arrivare al ministero, a interrogare i dipendenti, avrebbe tutto il tempo di scappare e forse addirittura di far disperdere le proprie tracce.
    Informazioni riservate del Ministero nordico sono state trafugate e vendute ad alcuni ministeri opposti. È grazie a Kostia se la notizia è arrivata alle orecchie di Olympia e del primo ministro, che si sono mobilitati immediatamente per trovare la talpa.
    È una tarda sera di un giovedì lavorativo e nessuno dei dipendenti ministeriali può staccare dal proprio turno per tornare dalle famiglie.
    Centinaia di loro attendono nei corridoi, al di fuori degli uffici. Aspettano il proprio turno per essere interrogati da circa una cinquantina di auror posti in altrettanti cinquanta uffici.
    Nessuno capisce cosa stia accadendo, tante le domande che non ricevono risposta, e tutti quelli già interrogati non possono rivelare a chi ancora aspetta la natura dell'interrogatorio.


    Auror: Marcus Lancaster (aspirante)
    Dipendente ministeriale: Astrid Johansen
    - Si prega, possibilmente, di non far passare più di dieci giorni tra un turno e l'altro.
    - Non è permesso l'uso della forza da parte dell'auror durante l'interrogatorio.
    - E' possibile l'uso del veritaserum o del legilimens.
    - Gli auror non hanno idea di quali siano le informazioni vendute, sanno solo che tali informazioni sono state divulgate lo scorso 9 giugno intorno alel nove di sera.
     
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  2. .Heartless.
     
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    Una severa luce bianca illuminava fastidiosamente la stanza,facendone risaltare lo scarno arredamento.Solo uno scaffale di media grandezza e qualche mensola appesa a casaccio,più un tavolo in legno,decisamente pulito,forse nuovo... Niente di più.Un arredamento povero,per niente gradevole,povero come le anime dei dipendenti ministeriali che uno ad uno entravano in quell'angusto ufficio,ignari di quello a cui andavano incontro;ignari di chi avrebbero trovato oltre la robusta porta in legno.
    Una fuga di informazioni era sempre una brutta gatta da pelare,ma non per lui,non per Marcus Lancaster e soprattutto,non quel giorno.Era finalmente passato al livello successivo,lasciandosi alle spalle i frustranti quanto inutili corsi per aspiranti auror.Niente più esplorazioni alla cieca,niente più incompetenti tra i piedi,nada de nada.Ora poteva focalizzare le sue energie su qualcosa di più divertente ed interessante:interrogatori.E di una cosa si poteva essere sicuri,non ci sarebbe andato giù leggero,voleva fare "bella" figura.
    Seduto su una delle due sedie presenti nell'ufficio,tamburellava con le dita della mano destra sulla superficie del tavolo,regalando,di tanto in tanto,brevi occhiate alla donna che aveva di fronte.Tale Astrid Johansen,stando al fascicolo che aveva letto poco prima.Una donna che aveva superato la soglia dei trent'anni da un pezzo,ma comunque molto attraente,decisamente attraente.La mano sinistra andò a spostare un ciuffo ribelle che cadeva dalla fronte,mentre il silenzio continuava a regnare sovrano nella stanza,interrotto solo da quel fastidioso rumore provocato dalle dita dell'ex serpe.Il gioco,se cosi lo si vuol definire,era iniziato.
    Tamburellò con le dita per un'ultima volta,prima di indirizzare le sue iridi cristalline verso il viso della donna e prendere parola.
    <Allora,se per lei va bene,direi che possiamo iniziare.>Le sue parole furono accompagnate dal movimento del busto,che venne portato leggermente in avanti in modo da poter appoggiare tutte e due i gomiti sul tavolo.<Mi dica il suo nome e da dove viene.>La mascella si serrò per un attimo,mentre le mani si unirono a mo di preghiera.Un'espressione seria prese forma sul suo volto,sminuita solo da un quasi impercettibile ghigno che non lasciava presagire nulla di buono.
     
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  3. Astrid~
     
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    Era stanca ed era annoiata, Astrid, che continuava a passeggiare pigramente lungo il corridoio davanti agli occhi altrettanto poco entusiasti di Lucifer. Braccia incrociate sotto al seno, un cipiglio contrariato tra le sopracciglia, e qualche sbuffo saltuario tra le labbra che comunque non scalfiva minimamente la posata femminilità della sua figura slanciata.
    “Che ore sono? Sarà un'impresa domani tenere il discorso alla conferenza, sarò a pezzi.”
    Affranta, si massaggiò piano le tempie, scuotendo appena la testa solo un attimo prima di sentire la porta dell'ufficio aprirsi.
    Toccava a lei. Buon segno, no? Entro qualche minuto avrebbe rivisto casa, giusto?

    Il tempo scoccava i suoi rintocchi sul pendolo invecchiato che adornava la parete, e scivolava allo stesso modo tra i granelli della clessidra poggiata invece sulla scrivania.
    Tutto sembrava ricordarle dello scorrere dei minuti, e dello spreco che lei ne stava facendo restandosene seduta, in attesa di chissà chi per chissà quale motivo.
    Era rimasta in corridoio per quasi due ore, aspettando il proprio turno per un colloquio dalla natura incognita, e adesso che era finalmente stata accolta nell'ufficio sembrava comunque dover attendere ancora.
    Il giovanissimo ragazzo al di là del tavolo non proferiva parola, ma sembrava addirittura intenzionato a far pesare la solidità del silenzio in cui erano immersi ormai da minuti interi.
    Di tanto in tanto i due si scrutavano, gli occhi verdi della Johansen carezzavano i lineamenti affilati del suo volto austero, ombroso e fiero, scavandovi dentro in cerca di qualche risposta che – sapeva – non avrebbe trovato facilmente.
    Dal suo lato della scrivania Astrid manteneva la schiena dritta, le gambe elegantemente accavallate e le dita delle mani incrociate in grembo. La sua posizione trapelava dignità e grazia, oltre ad un orgoglio che non sarebbe stato scalfito da qualche ora di controproducente nullafacenza.
    Qualunque fosse il motivo di quella convocazione, lei lo avrebbe affrontato a testa alta.
    Dopo un tempo che le parve interminabile, meravigliata ma disponibile, inarcò le sopracciglia accorgendosi che il bel tenebroso sembrava deciso a rivolgerle parola.
    “Certamente.”
    Non si mosse, ma annuì con un unico stoico cenno del capo predisponendo del tutto la mente all'ascolto.
    Erano più che altro la curiosità e l'impazienza di tornarsene a casa a renderla tanto incline alla calma e alla condiscendenza, in una situazione diversa la Johansen forse non avrebbe esitato a reclamare i propri diritti di essere umano, di cittadino libero, e di dipendente ministeriale.
    “Astrid Ingrid Johansen.”
    Asserì con tranquillità, rispondendo con chiarezza genuina alla prima, facile, richiesta.
    Quella successiva fu piuttosto bizzarra, almeno considerato il luogo in cui si trovavano e il velo di mistero che vorticava famelico attorno a tutta la faccenda. Non erano certo lì per fare conoscenza, immaginava, e dubitava fortemente che quello sguardo penetrante che le stava inchiodando le iridi non sapesse già da dove lei venisse.
    “Sono norvegese. Di Gjøvik esattamente, nella contea di Oppland.”
    Lo spiegò più che altro per fare conversazione, in effetti era difficilissimo per lei starsene buona e zitta con tutta la tensione che le rimbalzava sotto alla pelle. Il solo non sapere che diavolo stesse succedendo la spingeva, se possibile, ad alimentare ancor di più il suo estro socievole ed affabile.
    “E, se posso, lei è...?”
    Il ”E perché diavolo mi ha fatto saltare la cena?” lo ingoiò tra le labbra color pesca, prediligendo ancora una volta la più discreta delle gentilezze.
     
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2 replies since 11/6/2015, 20:47   66 views
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