Interrogatorio #1

Lefevre - Lundberg

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  1. Olympia~
     
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    La notizia non si è ancora diffusa per il Ministero e si è evitato il più possibile una fuga di informazioni che potrebbe essere inappropriata.
    Prendere il colpevole è la cosa che conta di più, se gli arrivasse voce che gli auror stanno per arrivare al ministero, a interrogare i dipendenti, avrebbe tutto il tempo di scappare e forse addirittura di far disperdere le proprie tracce.
    Informazioni riservate del Ministero nordico sono state trafugate e vendute ad alcuni ministeri opposti. È grazie a Kostia se la notizia è arrivata alle orecchie di Olympia e del primo ministro, che si sono mobilitati immediatamente per trovare la talpa.
    È una tarda sera di un giovedì lavorativo e nessuno dei dipendenti ministeriali può staccare dal proprio turno per tornare dalle famiglie.
    Centinaia di loro attendono nei corridoi, al di fuori degli uffici. Aspettano il proprio turno per essere interrogati da circa una cinquantina di auror posti in altrettanti cinquanta uffici.
    Nessuno capisce cosa stia accadendo, tante le domande che non ricevono risposta, e tutti quelli già interrogati non possono rivelare a chi ancora aspetta la natura dell'interrogatorio.


    Auror: Dàfne Lefevre (aspirante)
    Dipendente ministeriale: Helena Lundberg
    - Si prega, possibilmente, di non far passare più di dieci giorni tra un turno e l'altro.
    - Non è permesso l'uso della forza da parte dell'auror durante l'interrogatorio.
    - E' possibile l'uso del veritaserum o del legilimens.
    - Gli auror non hanno idea di quali siano le informazioni vendute, sanno solo che tali informazioni sono state divulgate lo scorso 9 giugno intorno alel nove di sera.
     
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  2. Dàfne.
     
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    Le indicazioni sono state chiare, lo sono sempre quando a proferirle sono le labbra femminili del Capo-Auror, e tu, piccola Dafne, hai ascoltato e immagazzinato ogni direttiva nella tua mente labirintica come se fossero gocce preziose di sapere.
    Adesso le riverserai su una donna in particolare sotto la forma di nient'altro che un interrogatorio in piena regola.
    Il primo della tua carriera. Il primo della tua vita.
    Ricordi ancora come avvenivano questi fenomeni quando tu eri solo una fanciulla, vero?
    Ricordi bene come solo due secoli fa gli interrogatori venivano gestiti in stanze chiuse e lontane dalla civiltà, decorate di strumenti atti a torturare e arnesi utili a strappare verità o menzogna direttamente dalla carne del sospettato.
    Lo ricordi benissimo, antica ninfa, eppure conosci altrettanto bene le mutazioni sociali che la pratica ha subito. Ciò che farai oggi sarà ben diverso da ciò che facevano nella tua epoca.
    E sarà un bene per tutti, non è vero?
    Quando la porta dell'ufficio si apre tu sei in piedi davanti alla scrivania, poggiata col fondoschiena sul suo bordo, i palmi aperti sul legno di mogano che sorreggono il tuo corpo in quella posizione di parziale comodità.
    Gli occhi si posano curiosi sul viso dell'elegante donna che entra, ne riconoscono l'indiscussa bellezza, ne ammettono l'autorità e la professionalità già ad un primo sguardo. “Richiuda la porta e si accomodi.” La saluti così, indicandole con un'occhiata la sedia di fronte a te, mentre la tua voce cristallina e sottile impregna la stanza per brevi attimi immobili.
    Non ti muovi, ma continui a scrutarla senza timore né esitazione, quasi a volerle scavare dentro.
    Attendi che si sieda, solo allora allunghi la mano sul fascicolo che giace sulla scrivania e vi porti sopra gli occhi. “Helena Lundberg?” Chiedi conferma pur conoscendo già la risposta, e lo fai scorrendo distrattamente le righe di documenti che hai già studiato, solo per non starle troppo addosso fin da subito.
    Sul lato del tavolo contro cui sei poggiata si possono notare una trasparente brocca d'acqua naturale e due bicchieri già riempiti. Richiudi la cartellina e ne afferri uno, portandotelo alle labbra per berne un sorso, in un gesto che è quasi un'offerta di fiducia. “Può servirsi, se gradisce.” indichi l'altro bicchiere mentre torni a posare il tuo sul legno, ma non ti soffermi a valutare la sua scelta, ti importa davvero poco in effetti, procedi invece subito su un terreno più mirato. “Mi dica esattamente in cosa consiste il suo lavoro. In che reparto opera e quali sono, con precisione, le sue mansioni.” incroci le braccia al petto, e torni a guardarla negli occhi, lasciando da parte gentilezze e generosità che da questo momento in poi, probabilmente, non indosserai più fino alla conclusione della conversazione.
     
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  3. Helena Lundberg
     
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    Stavo staccando da lavoro, con l'idea precisa in testa di aspettare Lucifer all'uscita e andare a casa, ma qualcosa non seguiva esattamente i piani. Gli Auror avevano convocato l'intero Ministero, ma questo lo scoprii solo quando arrivai davanti all'ufficio nella quale ero stata convocata. Un'altra cinquantina di Ministeriali aspettava in ansia davanti ad altrettanti uffici. Mentre camminavo quasi di corsa nel corridoio le peggiori cose mi passarono per la testa. Era successo qualcosa a un mio sottoposto? Era successo qualcosa a Lucifer? O peggio, era successo qualcosa a Carlos? Non l'avrei sopportato se qualcuno della mia famiglia fosse in pericolo o, addirittura, morto.
    Non ero molto più tranquilla sul fatto che fossero tutti sani e salvi quando vidi altri Ministeriali in attesa. Probabilmente Carlos non c'entrava niente. Ma né Lucifer né uno dei miei era sicuramente salvo. Provai a guardarmi intorno per vedere Lucifer, ma se era vivo, probabilmente, l'avevano spedito in un altro piano con un altro Auror. Provai a domandare a qualcuno se avesse notizie sul perché eravamo lì, ma nessuno aveva una risposta. Feci un respiro profondo e spinsi la porta dell'ufficio, sperando che l'Auror in questione seduta dietro alla scrivania fosse Olympia, la nipote di Lucifer. Se fosse successo qualcosa a lui sarebbe stata la persona più indicata per dirmelo, no?
    E invece una ragazza dai capelli castani era seduta in quel posto. Cercai di mantenere la calma, dopotutto ero ancora sul posto di lavoro e la professionalità prima di tutto. Entrai lasciando trasparire un leggero sorriso sulle labbra.
    -Buonasera- Le dissi entrando. Non ricambiò il saluto, ma mi invitò solamente a richiudere la porta e sedermi di fronte a lei. Mi misi seduta di fronte a lei, leggermente tesa. Non ero abituata a quella freddezza. Probabilmente dopo anni a capo di una sezione del Ministero e diciassette anni da madre avevo capito che non erano la freddezza e i metodi drasticamente rigorosi a portare la collaborazione. Serviva qualcosa per addolcire la situazione, per portare l'altro dalla tua parte, un sorriso, una parola di conforto, un incoraggiamento. Ma non avrei certo messo i discussione i metodi che la donna avrebbe ritenuto opportuno usare.
    Annuii una volta soltanto, confermando con un -Sì- quasi strozzato quando chiamò il mio nome leggendo su di un fascicolo che reggeva tra le mani.
    Prese dell'acqua, e la guardai bere, ringraziandola per avermene offerta, ma le dissi che ero a posto così. In effetti volevo soltanto potermene andare a casa, preparare la cena che stava già sicuramente preparando l'elfo e rubare un pezzo di letto a Lucifer che ormai era abituato ai piedi gelati sotto alle sue gambe.
    -Oh, sì, certo.- Quella domanda mi stupì. Ero convinta che in quel fascicolo fossero contenute tutte quelle informazioni. Ero a capo della sezione che si occupava degli affari interni della nostra nazione e gli Auror non lo sapevano? -Io sono la Responsabile Capo Ufficio di Magia Interna e Uso improprio della Magia. Opero principalmente in quella sezione, mi occupo di controllare il corretto funzionamento delle procedure per punire chi infrange la legge e archivio i rapporti che consegnano i miei sottoposti. Principalmente mi occupo di scartoffie varie e dei rapporti con altri Uffici del Ministero, qualora una nostra operazione ne richieda un'autorizzazione e/o una collaborazione. Sono comunque responsabile, vista la mia posizione per qualsiasi cosa implichi un membro della Squadra di Cancellazione della Magia accidentale e il Quartier Generale degli Obliviatori o comunque qualsiasi problema legato all'uso della Magia nel mondo Babbano.- Le spiegai in tutta franchezza le mansioni al quale ero addetta, nella speranza che fosse sufficiente per chiarirle le idee. Nel caso avrebbe potuto chiedere spiegazioni, era lì per quello, no?

     
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  4. Dàfne.
     
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    La donna sembra disponibile, incline alla conversazione e alla formalità quel tanto che basta a suggerirti che il colloquio non dovrebbe essere troppo arduo.
    Non hai ancora avuto modo di conoscere a fondo la sua capacità di mentire, ma per il momento sembra non esserci motivo di dubitare delle sue parole, dopo tutto sta solo snocciolando un riassunto delle sue mansioni.
    Alla fine del discorso dunque tu annuisci, Dafne, nel frattempo hai smesso di prestare attenzione al fascicolo e hai riportato i tuoi profondi occhi olivastri su di lei.
    “È stata molto chiara, la ringrazio.” la tua voce torna a rimbalzare cristallina fra le pareti della stanza, mentre tu resti in piedi contro il bordo della scrivania senza accennare a muoverti troppo.
    “Posso dedurre quindi che tutte le faccende inerenti ai reparti che lei gestisce passino prima o poi fra le sue mani, dico bene?” la tua mente lavora, prova a scavare nella sua, mentre ingegnose supposizioni si accavallano e si combattono fra le pareti del tuo intelletto. “Deve possedere un grosso bagaglio di informazioni...”
    Sarebbe semplice, troppo semplice, sospettare di un impiegato comune, magari un'ultima recluta. Per quanto ti riguarda invece tu sei molto più incline a credere che il furto su cui stai indagando possa invece essere stato macchinato proprio da esponenti più elevati, quelli la cui schiena è perlopiù al sicuro, dato il ruolo che ricoprono e la reputazione che li protegge.
    Purtroppo comunque non ti è concesso esprimere pareri personali, tutto ciò che puoi fare è strappare dalle labbra di quella donna una verità almeno legalmente accettabile.
    “Inoltre, mi dica, le capita di trattenersi al Ministero oltre il normale orario di lavoro? Le capita di trovarsi ancora in ufficio a sera inoltrata?” per questa domanda hai bisogno di scrutare il suo viso, di leggervi sopra ogni emozione e tentare in ogni modo di farla venire a galla come una bolla d'aria.
    È pur vero che l'informazione può essere uscita in una sede diversa, ma in genere chi ha più potere e più possibilità di muoversi non-visto all'interno della fonte di informazioni è automaticamente più incline a superare i limiti.
    Per il momento stai solo studiando il profilo, Dafne, è quello che ti riesce meglio fare, in effetti potresti addirittura specializzarti nel settore, se solo lo volessi. Passerai alle domande più dirette entro poco, ma per il momento, sarà la donna di fronte a te a suggerirti inconsciamente le basi per il tuo rapporto.
     
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  5. Helena Lundberg
     
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    Cercai di essere più rilassata possibile mentre parlavo. Non volevo che la mia voce spifferasse alla mia interlocutrice della tachicardia che stava lievemente rallentando. Se stava facendo domande sulle mansioni riguardanti il mio lavoro non doveva essere qualche questione riguardante la mia famiglia, o almeno niente di grave da agitarsi tanto. E, inoltre tutti quei colleghi che, pazientemente, attendevano fuori dagli uffici ai quali erano stati convocati, erano un buon segno a riguardo. Probabilmente gli Auror erano interessati all'efficienza del Ministero, non avrebbero di certo convocato tutti quei colleghi per darmi una notizia come la morte di Lucifer o di Carlos.

    Le sorrisi appena quando disse che le avevo descritto tutto in modo chiaro. Poi annuii alla affermazione che fece riguardo a tutte le questioni dei vari reparti a cui ero a capo. -Per legge dovrebbero. E, per quanto mi riguarda, i capi dei reparti che sono alle mie dipendenze ne sono informati. Per cui, mi scuso in anticipo se è accaduto qualcosa, sarà stata sicuramente una svista. Se non hanno bisogno di autorizzazioni speciali durante le indagini, o comunque durante il loro lavoro, a me arriva sempre e comunque un rapporto dettagliato di ciò che è stato svolto. E sono io stessa a leggerli e firmarli prima di farli archiviare.- conclusi confermandole quello che aveva appena supposto.

    Purtroppo per me, dovetti confermarle anche la risposta alla domanda successiva. -Purtroppo si, signorina.- sospirai leggermente abbattuta. -Lei non ha idea di quanto lavoro mi tocchi fuori orario, ci sono sempre problemi da risolvere, ma il mio lavoro non lo fa mai nessuno al posto mio. Sono anni che mio marito scherza sul fatto che un giorno o l'altro ci lasceranno chiusi qua dentro. In effetti, non torniamo mai a casa prima delle otto di sera, quando va bene...- lasciai la frase in sospeso, accorgendomi che probabilmente parlavo a vanvera, a mio solito, quando ero troppo stanca per ragionare. -Mi perdoni, stavo straparlando.-
    Rimasi a guardarla, a cercare di capire quale fosse la prossima domanda, a cercare di indovinare per quale ragione ero lì, in un ufficio poco distante dallo sgabuzzino che non avrei dimenticato facilmente, a cercare di immaginare cosa o chi stessero cercando con tanta urgenza. In cuor mio avevo la coscienza a posto, ma un errore era un errore, per quanto fosse in buona fede, era giusto che venisse pagato.
     
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