Corso Auror - Lezione introduttiva

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    Un paio di settimane prima

    Kostia non aveva mai pensato seriamente di tradire Michael. Nemmeno quando Tallulah cercava di convincerlo a fuggire con lei l'aveva mai preso in considerazione, e perfino quando Moon gli aveva estratto il cuore dal petto l'odio che aveva provato nei suoi confronti, quell'ultimo e intenso sentimento prima del dolore e dell'oblio, era stato l'odio del figlio verso il padre, un odio che avrebbe potuto spingerlo ad uccidere Michael ma che mai l'avrebbe portato a schierarsi accanto ai suoi nemici. Mai. Mai Kostia aveva pensato di poter desiderare la caduta di Michael.
    Fino a quello.
    Michael lo aveva invitato nel suo ufficio e lo aveva fatto sedere di fronte a quello che in un primo momento gli era sembrato un quadro sistemato su un treppiede, abilmente nascosto alla vista da un drappo di seta. Probabilmente un acquisto su cui voleva il suo parere, si era detto, o un regalo che Michael aveva preso per lui e la sua piccola collezione d'arte.
    Bello, vero?
    Michael aveva tirato via il drappo e Kostia, con esso, aveva visto volare via tutta la sua dignità. Era un manifesto che pubblicizzava il corso Auror e su cui, in maniera alquanto discutibile, spiccava anche la sua faccia. Su un manifesto. Poteva già sentire quella parte della sua testa che parlava con la voce di October - quella che gli ricordava di mangiare, di sorridere e di essere anche solo vagamente gentile con il prossimo - ridere sguaiatamente.
    - Perché? - aveva solo domandato, fissando il manifesto.
    Perché voglio che tu tenga la lezione introduttiva del corso Auror gli aveva risposto Michael, non senza una certa dose di pragmatismo.
    Kostia non era nemmeno riuscito a restare diplomatico quanto avrebbe dovuto mentre, puntando un dito verso il manifesto, aveva ripetuto la domanda - Perché? -
    Perché le cose sono cambiate, non siamo più in Inghilterra. Lì potevamo terrorizzarli mentre qui dobbiamo convincerli che siamo noi i più fighi aveva risposto nuovamente Michael, aggirando ancora la domanda. Stava diventando piuttosto abile come politico E' una lezione orientativa per studenti e adulti che cercano lavoro. Dobbiamo convincerli che siamo il meglio cui possano ambire, sedurli, fare proseliti: sei sicuramente la persona più adatta per quello.
    Era una cosa su cui avrebbe anche potuto convenire, Kostia, ma di sicuro non sarebbe mai stato d'accordo sulla sua faccia che sorrideva dai manifesti. Mai - Olympia sarebbe stata più adatta, e poi è lei il capo Auror. E' sicuramente più affascinante di me, e non vorrei si sentisse esautorata da una simile pubblicità... -
    A Olympia ci penso io sorrise Michael, di un sorriso che non faceva mai presagire nulla di buono.
    Kostia sospirò, trincerandosi dietro la sua ultima difesa - Serve a qualcosa ricordarti che non sono un Auror? -
    No.
    Non era servito.


    La sera della lezione



    Kostia aveva indetto quella lezione di sera, perché fosse aperta a più gente possibile. Non voleva che interferisse con le lezioni degli studenti o con il lavoro di eventuali adulti interessati.
    Aveva scelto di tenere una lezione quasi completamente teorica, perché potessero starsene comodamente seduti a riflettere su quello di cui avrebbero discusso invece che tornarsene a casa con qualche ammaccatura di troppo e per quello, anche per via di un certo effetto scenico, si era fatto affidare l'ampio auditorium del Ministero. Era un bel posto dove tenere una lezione, con un'ottima acustica e comode poltrone sistemate in gradinate semicircolari, a salire, a imitazione di un anfiteatro greco. Un gusto, insomma, che si trovava a metà fra il classico e barocco e che teneva in sé la parte migliore di entrambi. Perfino la parte pratica della lezione, se avessero avuto il tempo di farlo, l'avrebbero svolta lì.
    Al centro, poggiato davanti all'ampia tavola utilizzata di solito dai relatori, stava Kostia. Osservava gli aspiranti Auror entrare dall'ampia porta sotto l'occhio vigile delle guardie del Ministero, fissandoli con un interesse simulato solo in parte. Sorrise anche a qualcuno di loro, più per rassicurarli che per reale simpatia, e attese che l'ora in cui avrebbe dovuto incominciare la lezione arrivasse e passasse, tranquillo e comprensivo. Nessuno avrebbe detto che odiava i ritardi e che si stava segnando mentalmente tutti coloro che entravano dopo l'orario prefissato, in vista del momento in cui si sarebbero pentiti della mancanza di rispetto.
    - Buonasera a tutti - disse infine, muovendo lo sguardo per la platea - Siamo qui oggi per capire cos'è un Auror e si cosa si occupa, quali sono le sue mansioni e i suoi metodi di intervento, e per permettere a voi di decidere se siete in grado o meno di affrontare la strada che porterà alcuni di voi a far parte di uno dei migliori corpi di intervento del mondo magico. Per fare questo, però, ho bisogno di capire cosa sapete già quindi, come prima cosa, sono io a chiederlo a voi: cos'è un Auror? Cosa fa? - dovette ricordarsi di sorridere, prima di invitarli con un gesto a prendere parola - Non siate timidi, forza. Nessuno vi crucerà se sbaglierete -


    Edited by .Ezekiel. - 11/5/2015, 11:53
     
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  2. Brunhilde.
     
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    Il vento sferza il volto senza alcuna pietà, mentre le prime gocce di gelida pioggia prendono a scendere dal cielo tanto scuro da nascondere le forme delle nuvole gonfie d'acqua.
    E' una notte che non promette nulla di buono, in cui sarebbe forse meglio rimanere tra mura sicure e non avventurarsi fuori, dove la natura sembra pronta a dar battaglia... ma è anche una notte che spinge ad indossare con premura ognuno dei pesanti indumenti della regale divisa di Durmstrang, a calare il cappuccio in pelliccia sopra il capo per proteggere il capo mentre si avanza per le strade deserte di una Stoccolma silenziosa.
    I piedi non scivolano sulle pietre che lastricano la stretta via dall'aspetto medievale, mentre l'unico rumore udibile è quello delle insegne il segno che vengono scosse dal vento. Nessuna luce proviene dalle finestre chiuse, occhi ciechi che sorvegliano il mio passaggio tra le saracinesche chiuse di negozi di souvenir. La piccola strada sembra chiudersi su di me, bloccando il respiro e costringendomi a svoltare verso sinistra, verso la placida distesa d'acqua che divide Gamla Stan dall'isola di Riddarholmen, lì dove i reali Svedesi riposano nel loro eterno sonno e dove i palazzi non sembrano più protesi con aria minacciosa sopra il capo.
    C'è ancora tempo, prima che la lezione inizi... questo piccolo cambio di direzione non renderà la mia entrata al ministero sconveniente. E' solo un piccolo scorcio di libertà, prima di tornare tra i piccoli vicoli che sembrano convergere naturalmente verso l'entrata dell'edificio invisibile per la maggior parte delle persone che calpestano ogni giorno queste strade.
    Il buio viene sostituito dalla luce, il freddo dal tepore di quelle mura spoglie eppure maestose nella loro severità. Ogni cosa parla di disciplina, qui dentro, eccetto il manifesto affisso fuori da una delle alte porte.
    Due volti sorridenti catturano il mio sguardo, indicandomi la giusta direzione.
    La sala è silenziosa mentre scendo lentamente i gradini e prendo posto su una delle poltrone in prima fila, solo un uomo ricambia il mio sguardo pacato. Piego le labbra in un'ombra di sorriso, come le buone maniere impongono, ma rimango in silenzio mentre la sala inizia a riempirsi lentamente ed i posti vengono occupati uno dopo l'altro.
    Ezekiel Blackwood si siede al mio fianco poco prima che la voce pacata e macchiata da un forte accento nordico si sostituisca al rispettoso silenzio.
    Il compito di un Auror è quello di far rispettare le leggi in vigore nel proprio stato e, se necessario, quello di intervenire per condurre davanti ad un tribunale chi ha compiuto azioni punibili penalmente. Il compito del corpo Auror è quello di proteggere i cittadini della propria nazione.
    La mia voce risuona per le pareti, seguita da altre decine di voci differenti che snocciolano in fretta altre risposte, quasi si trattasse di una gara.
    Mentre l'attenzione dell'insegnante verte altrove, slaccio con attenzione il cordoncino che tiene ancora ancorato sulle mie spalle il pesante mantello e prendo tempo, osservando ogni movimento delle mani e del volto concentrato. Mi chiedo, quali informazioni utili ha quest'uomo, quale sarà la sua tattica per attirare più gente possibile, tra le file del ministero.
     
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  3. Dàfne.
     
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    Come sempre, oggi forse più che mai, i tuoi passi sono silenziosi sul sentiero che percorri pacatamente e a testa alta. Solo un leggero mantello di velluto copre il tuo corpo esile, ma dato che hai dimenticato di tirare il cappuccio sulla testa i capelli si inzuppano di pioggia solo pochi minuti dopo l'uscita da casa.
    Non imparerai mai, non vuoi farlo, non riesci proprio a comprendere come si possa preferire l'agio alla maestosità della natura. L'urbanizzazione non puoi proprio perdonarla a quel genere umano che ancora una volta è tornato a deluderti, e dal tuo piccolo cantuccio di mondo non puoi fare altro che limitarti ad abbracciare ancora il selvaggio, puro, e nobile universo naturistico.
    Affili un po' lo sguardo quando le gocce si fanno più insistenti, con una mano levigata scosti un paio di ciocche dalla fronte, ma continui tranquilla verso la meta finché l'imponente edificio non si staglia prepotentemente di fronte al tuo sguardo.

    Ricordi? La curiosità non giustifica la maleducazione, affrettati a staccare gli occhi dalle guardie che accompagnano il percorso verso la sala, Dafne. Ecco, così. Chini docile lo sguardo e congiungi le mani sul ventre, finché l'aria soffusa e cristallina di una stanza dall'area incredibilmente ampia ti avvolge in un nuovo e confortante abbraccio.
    Stavolta lo sguardo che rivolgi all'uomo già presente è volutamente penetrante. Non puoi farci niente, di nuovo la curiosità ti spinge a fondo nelle sue ragnatele delle sue iridi per un attimo più lungo dei precedenti. “Signore.” una piccola riverenza del capo accompagna lo scampanellio della tua voce, solo un attimo prima che tu possa riprendere il cammino verso la scalinata cosparsa di poltroncine.
    Superi qualche fila, schivi lo sguardo di qualche presente, finché non ti trovi abbastanza in alto da poter eludere qualunque vicinanza con sconosciuti pericolosi. Hai imparato la lezione, durante l'ultima esperienza in quel corso il contatto con i compagni non è andato affatto bene, e tu, piccola Dafne – così come loro – non hai di certo bisogno di una nuova crisi.
    Sfili il mantello e rabbrividisci silenziosamente quando un paio di gocce scivolate dai capelli ti atterrano sul petto, inumidendo appena la camicetta di seta.
    Ascolti, osservi, fai ciò che sai fare meglio, chiedendoti solo di sfuggita perché mai si dovrebbe punire con il Cruciatus un eventuale errore.
    Solo una volta che il silenzio lasciato dalle risposte altrui torna a riempirti le orecchie ti decidi a schiudere le tue labbra di pesca. “L'Auror dovrebbe essere il braccio della giustizia.” non è casuale il condizionale, ma loro non possono saperlo, non conoscono certo i tuoi fantasmi, cara Dafne, e seppure i tuoi occhi non siano bravi a nasconderli, non puoi pretendere che condividano la sostituzione dell'ipotesi alla certezza. “Un intermediario tra il bene e gli errori umani, una figura abbastanza concreta ed esperta da poter raggiungere l'uno e l'altro instaurando un equilibrio tra le parti. Un profeta del giusto.” e per quanto audaci possano sembrare le tue parole ad un pubblico di laici, il tuo cuore fedele sa bene quanto importante sia la spiritualità persino in un ambito tanto materiale.
     
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    Nessuna causa è persa finchè ci sarà un solo folle a combattere per essa

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    “Mi spiace ma il Ministro non è in ufficio oggi.”

    Guardai l'avvenente segretaria con titubanza, come se non credessi affatto alle sue parole, magari Michael le aveva detto di non voler essere disturbato, chi poteva dirlo?

    “Quando lo vede, gli dica che Melinda lo ha cercato” Cercare di controbattere con lei sarebbe stata solamente una perdita di tempo, lo avrei aspettato altrove, o sarei ripassata più tardi. Anche se mi scocciava, avrei voluto vederlo subito.

    Mh? Ah sì...beh. Avevo deciso di partire subito dopo la chiacchierata con House: non potevo più stare nascosta in casa a subire la depressione, avevo bisogno di ricominciare e Londra ormai, siamo onesti, non era più la mia casa. Là mi ero sentita un'estranea fin dall'inizio, dal giorno del mio ritorno. Avevo cercato inutilmente di riavere una vita che ormai avevo lasciato alle spalle, lasciando invece il mio cuore dove avrei dovuto essere. Me ne rendevo conto troppo tardi? Forse. Probabilmente...e di questo avevo timore.
    Ma lo dovevo anche a mio padre che, per stare dietro a me, aveva trascurato troppo a lungo i suoi doveri. Non era stato molto contento della mia partenza, ma doveva accettarlo, non sarebbe bastato lui a farmi cambiare idea, non ci era mai riuscito dopotutto.
    E così dopo un taglio di capelli piuttosto drastico – una nuova vita merita un nuovo aspetto, no? - avevo fatto le valigie e preso il primo aereo per il nord.

    Ero del tutto intenzionata a tornare al mio albergo quando il viso di Michael ritratto in un volantino appeso alla bacheca del Ministero attirò la mia attenzione: lui e, oh, Preud. E cosa facevano? Invitavano i passanti ad unirsi al corpo auror. Risi silenziosamente guardando le loro espressioni e strappando il volantino dalla bacheca per infilarlo in borsa. Ovvio che avrei partecipato, dimenticate che ero un auror prima di essere un ministro.
    Più tardi mi intrufolai nell'aula silenziosamente, approfittando dell'entrata di altri maghi per non attirare l'attenzione direttamente su di me, anche se dubitavo che a Preud sarebbe sfuggita la mia presenza, probabilmente ne avrebbe sentito l'odore: odore di guai. Presi posto in fondo, restando in silenzio ad ascoltare, anche se trovavo piuttosto esilarante la domanda posta proprio da lui. Ma, non avevo intenzione di intromettermi per il momento, volevo solamente vedere dove sarebbero riusciti ad andare a parare, chissà magari mi avrebbero perfino sorpresa. Oh, ero semplicemente curiosa, e magari in cerca di uno spunto, qualcosa da fare lì al nord.
     
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  5. Marta*
     
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    Non so Amelia se sia una buona idea ma male non ci può fare sicuramente. Forse non diventeremo Auror. Forse ci verrà pure sonno ad ascoltare Preud e il suo collega che chiacchierano ma che ne dici di partecipare? Avrai anche occasione di vedere il Ministero e per una buona causa per giunta.
    Questi erano stati i pensieri che avevo espresso ad alta voce alla mia coinquilina mentre, passeggiando per le vie avevamo notato le locandine appese un po’ ovunque che annunciavano il corso per Auror tenuto da Proud in persona e da Michael. Non capivo bene per quale motivo proprio loro due si erano proposti per una simile missione ma sarebbe stato interessante scoprirlo.
    Era bastato uno sguardo d’intesa con la mia amica ed era già tutto deciso. Avemmo intrapreso anche quella nuova avventura. Eravamo entrambe curiose, interessate e avide di appendere nonostante la missione di Auror, fino a quel momento, non era mai rientrata nei nostri piani.
    Eravamo in leggero anticipo sull’orario dell’inizio del corso. Non avevamo avuto, stranamente, nessun intoppo a ritardare la nostra uscita. Nonostante la stagione il cappotto era ancora d’obbligo, soprattutto di sera, e anche la berretta era necessaria per non arrivare a destinazione bagnate per la leggera pioggerellina che cadeva incessantemente dal primo pomeriggio. Salutammo con un cenno le guardie del ministero che erano state messe di sentinella per controllare l’ingresso
    Appena messo piede nel locale predisposto per la lezione mi guardai intorno. L’ambiente ricordava molto la Grecia e i suoi antichi anfiteatri dove vista e suono arrivavano agli astanti in maniera perfetta. Le sedute erano sistemate a semicerchio in modo che ognuno dei partecipanti potesse agevolmente seguire la lezione.. Al momento ad accogliere gli aderenti c’era solo Mr. Preud che indicava di prendere posto e, a volte, si compiaceva di sorridere.
    Buona sera Mr. Preud
    Salutai sfilando davanti al tavolo e prendendo posto sulla sinistra del semicerchio.
    Una volta seduta, gettando un’occhiata ad Amelia che mi si era seduta alla mia destra, mi tolsi il cappotto e la berretta. Indossavo un semplice paio di jeans e un maglione accollato bianco. Una tenuta comoda che mi faceva sentire a mio agio e la mia intenzione non era certo quella di attirare l’attenzione. Anzi. Volevo essere spettatrice e non era mia abitudine, nemmeno a scuola, mettermi in mostra o offrirmi volontaria per esperimenti dei quali non conoscevo l’esito. La borsa era accanto a me. Il catalizzatore al suo interno era una sicurezza alla quale non rinunciavo mai. Neppure all’interno del Ministero.
    La lezione cominciò con una domanda che poteva apparire banale ma che non era per niente. Che cos’è un Auror? E ’ colui che scende in campo per combattere il male. Fu il primo pensiero che mi venne alla mente ma, per fortuna, riuscii a tenere per me quella ovvietà. Mi ero iscritta, avevo voluto partecipare e tanto valeva farlo fino in fondo perciò, sbagliato o giusto decisi di intervenite esponendo il mio parere.
    Un’Auror è un esperto di Arti Oscure. Tale e quale ad un Mangiamorte. La sua conoscenza, la sua abilità e la sua esperienza però dovrebbero servire per proteggere e difendere la comunità. Soprattutto chi è vittima di gravi ingiustizie, violenze e sopprusi. E’ un membro del Ministero autorizzato ad usare le maledizioni senza perdono in caso di necessità. Il suo compito dovrebbe essere quello di assicurare alla giustizia dei Tribunali chi viola, in modo grave, le leggi dello stato e la libertà e l’incolumità della popolazione magica.
    Ovviamente ero certa di non aver fatto un intervento particolarmente incisivo ma eravamo venute apposta al corso per apprendere ed era necessario che chi era preposto all’insegnamento avesse idea di quando poco ne sapevamo su una professione che sicuramente era molto più complicata e delicata di come io l’avevo illustrata.
     
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  6. Amelia Toretto
     
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    Tutto l’opposto di tutto. Sembrava questo il motto che animava la mia nuova vita. Era andata a vivere in un paese dove il freddo e la neve facevano da padrone. Cosa che non avrei mai fatto prima. Io odiavo il freddo ed ora invece sentivo di poter amare quei territori in apparenza tanto ostili.
    Marta, la mia coinquilina, nonché padrona di casa, ed i suoi adorabili famigli, erano diventati la mia famiglia.
    Mi fidavo a tal punto della ragazza da raccontarle cose che in altre circostanze non avrei rivelato a nessuno eppure con lei mi ero confidata subito. Le avevo raccontato dei miei problemi ed il motivo che mi aveva spinta a lasciare la mia vita, anzi la mia parvenza di vita, per vivere una vita tutta mia, una vita dove sarei stata padrona di fare le mie scelte, senza venire condizionata da nessuno.
    Adoravo Galatea e Gideon come se fossero miei. Galatea era una vera monella, ma a tratti, se teneva la bocca chiusa era davvero adorabile. Gideon, beh cosa dire di lui? Era il mio prediletto. Adoravo il modo il cui si infilava nella borsa di Marta e soprattutto il modo in cui cercava di proteggere la sua padroncina. Come non amarli. Dolcissimi o pestiferi che fossero ormai erano parte della mia vita ed il mio amore per gli animali stava lentamente prendendo il sopravvento.
    Conclusa la nostra giornata, lavorativa per Marta e di studio per me, non era raro vedersi passeggiare a braccetto per le strade della città raccontandoci quello che ci era successo nell’arco della giornata. Era bello non pensare a niente se non al presente. Niente sembrava poter turbare la mia vita ora. Mi sentivo al sicuro ed ero immensamente felice di quello che avevo ora.
    Rimpianti? Uno solo. Dover stare lontana da mio padre. Sentirlo un paio di volte a settimana a volte non bastava, ma dovevo fare attenzione, non sapevo cosa stesse tramando mio fratello per trovarmi e non volevo saperlo.
    Passeggiare per la città, aveva per lo meno su di me un effetto rilassante. Amavo guardare le vetrine e più di una volta avevo trascinato la povera Marta in uno dei tanti negozi di abbigliamento alla ricerca di un improbabile berretto, che prontamente non compravo mai, ma era divertente far impazzire le commesse, con le mie folli richieste ed ogni tanto riuscivo persino a trovare quello che cercavo. Insomma me la stavo godendo alla grande.
    Tra una chiacchiera e l’altra la nostra attenzione venne catturata da un manifesto.
    *Moon?!? … Un corso per Auror?!?*
    C’era qualcosa che non mi tornata. Sapevo che Moon era stato Ministro della Magia in Inghileterra e sapevo che era fuggito lasciando il paese nell’anarchia, ed era proprio questo ricordo a lasciarmi perplessa pensando a quel bizzarro binomio che mi stava di fronte. Di sicuro psicanalizzare quell’uomo sarebbe stato interessante. Chi volevo psicanalizzare? Ero impazzita per caso?
    Non so Amelia se sia una buona idea ma male non ci può fare sicuramente. Forse non diventeremo Auror. Forse ci verrà pure sonno ad ascoltare Preud e il suo collega che chiacchierano ma che ne dici di partecipare? Avrai anche occasione di vedere il Ministro e per una buona causa per giunta.
    Non potevo di certo negare che quel manifesto mi stava intrigando parecchio e come sempre la Corvonero che era in me, prese il sopravvento. Iniziai a valutare tutti i possibili pro e contro sul corso Auror, ed in quel momento un unico pensiero mi attraversò la mente. Quale posto migliore per nascondermi se non farlo davanti agli occhi del mondo intero e potevo farlo solamente partecipando a quel benedetto corso e poi diciamocela tutta ero curiosa. Volevo vedere con i miei occhi cosa stava architettando Moon.
    partecipando a quel corso e comunque morivo dalla voglia di vedere con i miei occhi cosa stava combinando Moon.
    «Ok vada per il corso Auror e comunque male non potrà farci.»
    Ero fermamente convinta delle mie parole. Non potevo farci niente amavo apprendere cose nuove, da ex Corvonero qual’ero, e poi quello era un modo come un altro per stringere il legame che stavo instaurando con Marta. Era bello poter condividere nuove esperienze con un’amica, ed ero felice che Marta mi avesse proposto di accompagnarla, anche perché, conoscendomi, da sola non ci sarei mai andata.
    Avevamo deciso di partecipare al corso con una semplice occhiata e la cosa non poteva che farmi piacere.
    Non potevo crederci, Galatea non ci aveva fatto impazzire vedendo che ci preparavamo per uscire. Era decisamente strano che l’animaletto non combinasse chissà quali disastri pur di impedirci di uscire e soprattutto che non utilizzasse le sue solite dolcissime parole per salutarci. Possibile che la mia terapia psicologica stava dando i primi risultati? Mmm … era troppo presto per vedere qualche cambiamento, però l’idea non mi dispiaceva.
    Senza Galatea a farci uscire di senno, raggiungere il Ministero per il corso si rivelò la cosa più semplice del mondo, tanto da arrivare in anticipo sull’orario previsto per l’inizio del corso. Le guardie del ministero poste all’ingresso dell’edificio non mi trasmettevano nessuna fiducia, in realtà niente di quell’edificio mi faceva sentire fiduciosa, e tantomeno al sicuro, ed anzi mi sentivo all’erta come non ero mai stata prima. Era strano, ma avevo il terrore di vedere mio fratello sbucare da un momento all’altro. Dovevo curarmi se continuavo così sarei dovuta andare da un bravo strizzacervelli ed io studiavo per diventarlo.
    Accantonai quel pensiero per concentrarmi sull’ambiente circostante. Non era male come scenografia, bisognava ammettere che Moon sapeva come fare la sua bella figura e con lui i suoi ministri. Avevo di fronte a me un simpatico anfiteatro greco. A parte la grandezza di quella stanza non è che fosse tanto diversa dalle aule universitarie. I soliti gradini che salivano ma al posto delle sedie o delle pance, c’erano quelle che sembravano essere delle comodissime poltrone. Ma in quella stanza non c’era solamente l’arte classica a farla da padrona, ma persino quella barocca, che amavo decisamente meno, ma il connubio dovevo ammettere era perfetto.
    Marta aveva già raggiunto il relatore e salutandolo era passato oltre ed aveva già trovato un bel posto da occupare, io dovevo solo raggiungerla. Non avevo nessuna intenzione di sedere accanto ad un perfetto sconosciuto. Avevo bisogno di avere vicino qualcuno di cui potevo fidarmi, e quel qualcuno era Marta.
    «Buonasera»
    Salutai passando accanto all’uomo e nel contempo lanciandogli uno sguardo indagatore.
    Con gli anni avevo imparato ad intrufolarmi in qualunque ambiente e sapevo anche come destreggiarmi, ma i piccoli movimenti di Mr. Preud mi incuriosivano. Non capivo cosa avesse attirato la mia attenzione, ma quell’uomo aveva attirato la mia attenzione. Sarebbe stato un fantastico soggetto da psicanalizzare.
    Se mi avessero lasciato fare avrei psicanalizzato mezzo mondo, dovevo darmi una calmata e dovevo farlo prima di cacciarmi in qualche guaio.
    Dopo aver oltrepassato il nostro relatore mi affrettai a raggiungere Marta, che nel frattempo si era già accomodata. Non avevo dubbi, il posto alla sua destra mi avrebbe garantito un ottima visuale e difficilmente qualcuno mi avrebbe disturbata. Levai il cappotto, berretto e li sistemai accanto a me sopra la borsa. Il catalizzatore se ne stava bellamente nella tasca del mio blazer a portata di mano. Avevo preso l’abitudine di tenere la bacchetta in una tasca interna delle giacche che indossavo ai tempi di Hogwarts e di sicuro non avrei perso quell’abitudine ora.
    - Buonasera a tutti. Siamo qui oggi per capire cos'è un Auror e si cosa si occupa, quali sono le sue mansioni e i suoi metodi di intervento, e per permettere a voi di decidere se siete in grado o meno di affrontare la strada che porterà alcuni di voi a far parte di uno dei migliori corpi di intervento del mondo magico. Per fare questo, però, ho bisogno di capire cosa sapete già quindi, come prima cosa, sono io a chiederlo a voi: cos'è un Auror? Cosa fa? Non siate timidi, forza. Nessuno vi crucerà se sbaglierete.
    Più che ascoltare quanto diceva Preud stavo osservando il suo comportamento. Era una cosa che facevo sempre quanto incontravo gente nuova, ed avevo notato qualcosa di strano subito dopo aver chiesto a noi cosa fosse un Auror. Un sorriso forzato? Ma no, ero io a vedere problemi anche dove non c’erano.
    Io avevo vissuto nei problemi fino a pochi mesi prima e forse proprio per quello sentivo puzza di bruciato anche dove non c’era, ma in quel momento sentivo chiaramente il puzzo di un incendio.
    Lentamente uno dopo l’altro i presenti diedero la loro risposta ed anche Marta fece la sua parte.
    Quale risposta potevo dare? Cosa dovevo dire?
    «L’Auror non è altro che una prolungamento del Ministero. Egli è a conti fatti gli occhi e le orecchie del nostro amato Ministro. Un Auror oltre a far rispettare le leggi ed a rispettarle lui stesso, è tenuto ad eseguire ogni tipo di ordine che gli viene impartito, anche se quest’ultimo non coincide con la sua morale.»
    Perché avevo detto quelle cose? Ero impazzita? Cosa volevo fare, sfidare Moon ed il suo ministero?
    No di certo, ma era proprio questo che pensavo ed era proprio per questo che ottenuti i M.A.G.O. mi ero rifiutata di pensare agli Auror come carriera da abbracciare eppure il quel momento diventare un Auror non mi sembrava un così brutto pensiero.

     
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    Avrebbe maledetto Dimitri fin quando non sarebbe crepato ed oltre, gli avrebbe dato il tormento facendolo rigirare nella tomba, peccato che non spettasse a lei punirlo, ma si sarebbe arrecata il disturbo di informare Nikolay dell'incapacità dei suoi uomini nel creare delle semplici passaporte! In un gesto spazientito, Jane gettò via il pacchetto di fiammiferi che l'aveva condotta al luogo dell'incontro, peccato che fosse del tutto sbagliato: era rimasta a corto di ogni risorsa finanziaria.
    Quando aveva mandato Cloky a prelevare del denaro dalla sua camera blindata alla Gringott aveva saputo che suo padre Julian si era prodigato a congelare tutti i suoi conti, lasciandola letteralmente al verde. Nikolay era l'unica persona che potesse fornirle del denaro senza alcuna spiegazione, senza alcun interesse nel riaverli restituiti.
    Peccato che tutto fosse stato mandato all'aria da quel piccolo ed increscioso incedente in cui, invece di ritrovarsi a Kotka in Finlandia, la mora stava tranquillamente attraversando le strade di Stoccolma. Si premurò di inviare un patronus messaggero al russo nel tentativo di farsi raggiungere, troppi spostamenti avrebbero suscitato un certe interesse e la Nickleby non aveva ancora intenzione di uscire allo scoperto, cosa del tutto ridicola se si considerava la porzione di persona che sapevano del suo essere viva e non morta come tempo addietro. Eppure erano passati davvero poche settimane da quando si era, per poco, scavata la fossa da sola, con Ichabod che l'aveva massacrata fino a farla collassare del tutto, prolungandole l'agonia di dolore nel non darle una degna morte, ma di farla sopravvivere sotto le cure di un uomo che voleva uccidere per vendetta. Lasciò che il freddo le penetrasse i polmoni dandole così quel sollievo che da tempo non provava, da quando era stata richiamata a Londra e strappata via dalla Russia. Era stato allentante ascoltare il consiglio del Ministro del Nord: trasferirsi nelle terre scandinave, sotto il suo governo e vivere una vita agiata senza lasciare che la rabbia e l'infelicità la tormentassero.
    Perchè si ritrovò a valutare quell'ipotesi? L'idea di fuggire via da Londra una volta che la sua missione fosse portata a termine e vivere il resto dei suoi giorni nella tranquillità apparente del Nord la deliziavano, per non parlare poi del fatto che voleva anteporre quanta più distanza tra lei e Blackwood ed il manifesto con sopra la faccia di Moon la richiamarono come le api al miele. Le venne da ridere, ma Jane serrò le labbra nel tentativo di non farlo così platealmente ed era davvero difficile resistere, non tanto per il messaggio che recava quanto per le facce convinte stampate su quel pezzo di carta che rendeva il tutto ridicolo.
    Scoprì il polso per guardare l'ora. Nikolay non sarebbe arrivato prima di notte fonda ed aveva tanto tempo da perdere che decise di recarsi all'incontro, le mancava quel genere di cose in cui studiare le persone rappresentava uno dei pochi divertimenti che le erano rimasti. Così Jane, elegantemente in ritardo, attraversò l'auditorium ministeriale, senza prendere posto, restando all'estremità della sala, in disparte e con le spalle poggiate al muro, prima di essere travolta da un perfetto sconosciuto il quale non le diede modo di replicare quando si issò dal pavimento, poichè come una nuvola di fumo era già sparito dalla sua vista.
    Non era la prima volta che le capitava e tutto ciò non fece altro che allertare il suo essere paranoica, aumentare quella strana sensazione in cui il mondo avesse iniziato ad agire contro di lei che era all'oscuro di ogni cosa. Se solo avesse saputo, se solo avesse immaginato cosa il fato le aveva riservato, avrebbe sicuramente accettato l'idea di rifarsi una nuova vita, sotto falso nome, nei luoghi freddi e solitari del nord.
    Siamo qui oggi...
    Quando il mangiamorte iniziò a parlare attirando così l'attenzione di tutti, compresa quella della giovane, Jane non potette nascondere una risata sommessa nel mentre si portava una mano a grattarsi la fronte per celare la sua indisposizione:
    «Ma per favore...»
    Il suo fu soltanto un sibilo scocciato, non si rese nemmeno conto di aver parlato, talmente trovava ridicola tutta quelle situazione nel frattempo che vagava, in lungo ed in largo, con lo sguardo per la sala, non potendo evitare di commentare, tra se e se, tutto ciò: la stragrande maggioranza delle persone presenti era di sesso femminile, quindi due era sicuramente le sicurezze, o il popolo maschile non trovava granchè interessante diventare Auror o gli ormoni impazziti stavano facendo perdere la testa alle pulzelle che tentavano di farsi notare da Preud. Quest'ultimo, tra l'altro, le dava la strana impressione di non volersi affatto trovare in quella situazione. Mise da parte il suo essere cinica che, purtroppo, si fece più vivo che mai non appena tutte le definizioni sull'essere "Auror" le ronzarono agli orecchi, al che si ritrovò a ghignare. Tutte giuste, se non fosse per alcuni dettagli che avrebbero reso, per lei, le risposte del tutto personali e di dubbia discussione.
    Che diavolo se ne faceva Moon degli Auror? Era solo un modo carino per dare un altro nome ad un nuovo esercito di mangiamorte?
    E per lei cosa era invece?
    Di Auror ne aveva avuto l'occasione di conoscerli all'Ordine della Fenice, ognuno con una tempra, un fuoco, una motivazione diversa che li spingeva a rendere Londra ed il mondo magico un luogo sicuro, per le famiglie che ci vivevano e per le proprie, pensando al futuro dei loro figli. Un Auror per definizione è un membro del Ministero della Magia che combatte le Arti Oscure e i suoi sostenitori, autorizzato a poter far ricorso alle Maledizioni senza Perdono, con l'ordine di assumere una formale figura di pattuglia e di protezione.
    I problemi erano altri. Dietro la figura di un mago che combatte l'oscurità poteva esserci un padre di famiglia, così egoista nel pensare alla salvezza della propria pelle e della propria famiglia che, invece di ubbidire ciecamente ad un governo che non gli avrebbe promesso nient'altro che uno stipendio mal salariato, decide di infischiarsene delle altre persone. Tra le schiere dei tanti "buoni di cuore" si nascondeva sempre qualcuno che si era arruolato per senso di rivalsa e vendetta poichè vittima di mangiamorte a cui non vedeva l'ora di infierire la più brutale delle morti.
    Ognuno lo faceva per il proprio tornaconto quindi perchè elogiarli con tanta menzogne? Il senso di difesa ed amore della patria era davvero messo da parte, secondo Jane.
    Moon aveva spremuto Londra fino all'osso insieme ai suoi seguaci, quindi perchè credere che avesse tanto a cuore il resto del mondo? Erano solo tanti...
    «Seguaci. Pronti ad eseguire ogni ordine venga impartito dal Ministro in persona.»
     
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    -Durmstrang, circa due settimane prima-

    Da quando il Preside Carradine lo aveva chiamato nel suo ufficio per consegnargli dei volantini da affiggere nei dormitori Ezekiel non stava più nella pelle. Se ne fotteva del corso Auror ovviamente, lui voleva essere un Indicibile, ma partecipando a quella lezione avrebbero avuto l'occasione per poter trascorrere alcune fuori da scuola e tanto gli bastava.
    Visto che aveva un'ora di buco fece subito quanto richiestogli ma tenne uno dei volantini per sè e, preso da una certa smania di raccontare la buona notizia al suo nuovo amico, si diresse a passo veloce verso l'aula della professoressa Doom che a quell'ora stava facendo lezione a quelli del quarto anno. Come mai sapesse a memoria anche l'orario di quell'anno? Facile dopo aver "corso" insieme a Jerome quasi tutte le mattine nell'ultimo mese e mezzo. Beh non tutte, a volte si erano limitati a fare un pò di esercizi in riva al lago ed altre ancora il rosso non faceva altro che guardare lui che si allenava, ma i dettagli erano irrilevanti.
    - Prof, mi scusi l'interruzione. Posso rubarle Morrow per un minuto? Questioni da Caposcuola. Più o meno. Lui era il Caposcuola ed erano questioni personali sue in fondo. Per fortuna la Doom non era una che faceva troppe domande. Al massimo gliela avrebbe fatta scontare poi, smollandogli il bambino per fargli da baby-sitter quando lei voleva riposarsi. Poco male: anche se non lo avrebbe mai ammesso con Layla ormai aveva imparato a cambiare pannolini pure lui.
    - Hey leggi qua? Contento come una Pasqua non appena fuori dall'aula mise il volantino in mano a Jerome. Sulle prime però il ragazzo sembrò non capire il suo entusiasmo e Zek un pò ci sformò. Alle volte l'umore del rosso era strano, sembrava vivere nel mondo dei sogni, ma ci era abituato anche con Peter e lui stesso a volte perdeva un pò il senso della realtà quindi nessun problema. - Nahhh... fanculo gli Auror, chissenefrega del Corso. Vuoi mettere però che possiamo uscire da scuola per andarci?? Sarà divertente dai! E visto che la nave della scuola ci porta solo fino al villaggio abbiamo anche qualche ora per raggiungere Stoccolma per fatti nostri... Non era tantissimo ma non poteva credere di essere l'unico tra i due a desiderare di poter stare finalmente un pò per conto proprio senza doversi guardare le spalle ogni due secondi per paura del Corvo o di Carradine o di quella manica di spioni dei loro compagni.
    - Beh tu iscriviti, poi ci mettiamo d'accordo bene dopo. Studiamo insieme oggi pomeriggio? Mi trovi in biblioteca in caso... Ciao! Non poteva rubargli più tempo, ma l'importante era averlo avvisato. E se ne tornò verso il dormitorio euforico come dopo un tiro di erba del Professor P!

    ***

    -Diretti al Ministero-

    Era primo pomeriggio quando la nave incantata aveva sbarcato i pochi iscritti sulla riva di Bergenwiz. - Wow... Quando aveva visto il ragazzo pronti per partire era rimasto senza parole. - No cioè, volevo dire... wow! Ti dona la divisa delle grandi occasioni. Non lo aveva mai visto sistemato così di tutto punto in alta uniforme, così per dire. Pensava che il rosso della scuola con quei capelli avrebbe fatto a botte e invece il ragazzo sembrava fatto apposta per quella divisa, come un modello di quelle riviste patinate per streghe. Rendersene conto era stato alquanto scioccante.
    Per il resto per tutto il viaggio Ezekiel non aveva fatto altro che chiacchierare su Jerome riguardo il Ministero, se ci era mai andato, se conosceva Preud almeno di nome e raccontandogli quello che sapeva lui. - Beh col Ministro Moon ho un buon rapporto. Bado a Van che è sua figlia e poi non avendo una casa qui al Nord quando capita dormo a casa loro. Non entrò proprio dei dettagli dicendogli anche che quando era nato suo figlio era stato ospite lì con la mamma per quasi due mesi. Di Xander non ne parlava molto con Jerome. Non lo faceva di proposito solo che proprio non gli veniva. Quando stava in sua compagnia preferiva parlare di cose leggere, cose tra ragazzi, non delle sue responsabilità di padre o di altri cazzi che aveva per il culo. Tanto per utilizzare un modo di dire un pò in tema. - Preud invece lo conosco poco, non ho un'idea precisa di lui. E' giovane ma il Ministro lo tiene in grande conto. Deve essere uno bravo per forza... Anche se lui non ne era convintissimo. Un pò gli stava sulle palle, ma più che altro perchè era geloso fin da quella volta alla vacanza dei Vigilantes, quando si era messo in competizione con lui per l'attenzione di Caterina. Anche se la cosa era finita lì non se l'era dimenticata. - Speriamo solo che come relatore non sia una noia altrimenti ne approfitteremo per farci una dormita. Mi raccomando, posti in fondo.
    Visto che potevano scegliere il mezzo di trasporto che volevano per raggiungere il Ministero, Zek aveva scritto al Ministro per fargli avere una passaporta, così avrebbero perso meno tempo e ne avrebbero avuto di più per girare un pò la città. I benefici di essere il protetto dell'uomo più potente del Nord, doveva pur approfittarne. - L'hai mai usata una passaporta?
    Fu un attimo e si ritrovarono nel vicolo dietro al Ministero, col culo a terra tutti e due. O meglio col culo su un sacco di plastica contenente centinaia di lattine vuote. - Cazzo, non ero più abituato. Per cadere in piedi ci voleva un pò di esercizio ed era tanto che non usava una Passaporta.
    Una vecchia con un bastone uncinato si diresse verso di loro con aria minacciosa, brandendo l'attrezzo come arma. - Ci avrà visti atterrare? Ci misero un pò a capire che ce l'aveva con loro solo perchè le stavano rovinando le lattine. Parlava uno svedese molto stretto e Zek ne aveva studiato un pò, non era così bravo. - Scusi, davvero, non volevamo rubarle le lattine... In Svezia la raccolta differenziata era una specie di lavoro, i vuoti venivano pagati bene e c'era chi ci campava con quell'attività, ma i due ragazzi questo non potevano saperlo. Se la diedero a gambe levate quando quella cercò di bastonarli, non tanto per il bastone ma per la punta buca lattine in fondo, quella aveva l'aria di fare male, sopratutto se puntata alle parti basse.
    - Che flash! Questi babbani nordici sono pazzi. Sentenziò una volta fuori dal vicolo, in salvo. - Ecco là c'è il Ministero, stiamo praticamente a uno sputo. Il grosso edificio in stile classico svettava all'angolo della strada, anche se i babbani che ci passavano davanti sembravano non notarlo. Zek ci era già stato qualche volta, appena arrivato al Nord, prima dell'inizio della scuola, ma Moon gli aveva mostrato più che altro il suo ufficio e la caffetteria, il suo posto preferito per pensare, diceva.
    - Abbiamo tutto il tempo prima dell'inizio della lezione. Facciamo un giro? Tirò fuori dalla tasca una mappa spiegazzata della città che aveva recuperato dal bibliotecario, quel tipo strambo fissato con i codici antichi. Purtroppo non aveva di meglio, dovevano accontentarsi. A Zek bastava che li aiutasse a non perdersi: ci mancava che arrivati con tanto anticipo a Stoccolma poi arrivassero tardi alla lezione...

    ***

    -Al Ministero-

    Il tempo a loro disposizione era volato ed era giunta l'ora di presentarsi al Ministero. Sulle scale incrociarono Brunhilde, anche lei era sulla nave ma sul come fosse arrivata lì non ne avevano idea. - Signora Udinov... La salutò un pò a sfottò lasciandole la porta aperta per entrare. Ma lo aveva fatto sottovoce, magari non lo aveva sentito. Il fatto era che i matrimoni combinati nella loro epoca lo facevano ridere, ma lui poteva parlare poco visto che qualcuno riteneva che lui dovesse ricorrere a un matrimonio riparatore. Alla fine anche se erano due cose diverse avevano una cosa in comune: la costrizione. E a Zek la costrizione proprio non piaceva. Lui si vantava sì di vivere secondo delle regole ferree, ma il più delle volte se le cambiava come meglio gli faceva comodo. Proprio come stava facendo con il suo rapporto con Jerome, qualcosa che la sua famiglia non avrebbe mai accettato. Fatta eccezione forse per Peter, ma lui era un caso a parte. Lui era il migliore dei Blackwood. In un modo tutto suo.
    - Vieni, prima della lezione devo consegnare questo modulo all'Ufficio Segreti. Era la documentazione per accedere al tirocinio. Visto che c'era aveva pensato di portarla a mano invece di spedirla, magari se era fortunato avrebbe anche potuto incontrare uno degli indicibili.
    Invece sorpresa delle sorprese mentre si dirigevano verso l'ufficio per i documenti incontrarono Caterina. L'ultima persona che si sarebbe aspettato di vedere lì.
    Stava tranquillamente cazzeggiando con Jerome lungo il corridoio: - Ti ha preso poi quello di ginnastica nella squadra di Quidditch? Io ancora non ho saputo niente ma non vedo l'ora di fare la prima lezione. Anche se si era iscritto per un ruolo di raccattapalle. Insomma, stava per finire la scuola, che senso aveva entrare in squadra per non giocare nemmeno? Ma non voleva perdersi l'occasione di vedere come se la cavavano gli altri, Jerome in primis. - Tu per che ruolo ti eri segnato? In realtà lo ricordava bene... - Ah si. Perfetto, ti ci vedo bene con la mazza in mano! Battute che solo tra loro potevano capire. Spirito d'amicizia. Insomma, a Zek piaceva scherzarci sopra, era il suo modo per sdrammatizzare tutta la faccenda, per non prenderla troppo sul serio. Perchè un pò sul serio invece la stava prendendo, ma non poteva permettersi di darlo a vedere. Non più di tanto. Non troppo con Jerome. Per niente con tutti gli altri. Ma fino a che queste battute restavano tra loro due poteva andare no?
    Ma forse aveva parlato troppo a voce alta, e forse Cat li aveva sentiti. D'un tratto si sentì un pò in imbarazzo, ma non c'era modo di sfuggirle e perchè farlo poi? Mica stavano più insieme.
    - E tu che ci fai qui? Pensavo fossi tornata a Londra. Sapeva che aveva deciso di continuare il corso Auror là, o aveva cambiato idea di nuovo? - Ah scusate. Non vi conoscete... Jerome lei è Caterina, la mia ex. Te ne ho parlato ricordi? Forse non doveva dire ex davanti a Cat? Pazienza, ormai l'aveva fatto. - Cat lui è Jerome. Un mio "amico" di Durmstrang. Ed era quello il momento che aspettava. Dopo che lei gli aveva rinfacciato di non averne se l'era un pò legato al dito, quindi quando presentò il rosso ci tenne a mettere l'accento sul suo ruolo. Aveva un amico. Un altro. Ne aveva più di quanti lei sospettasse ed era così piacevole spiattellarglielo in faccia. Infantile, ma piacevole.
    ***

    -La lezione di Kostia Preud-

    Dopo varie vicissitudini alla fine Ezekiel era riuscito ad arrivare alla lezione. Leggermente in ritardo rispetto a Jerome che aveva mandato avanti a prendergli il posto. Persino Caterina era riuscita ad arrivare prima di lui. Ma lasciando stare i motivi, il punto importante era che quando mise piede nell'auditorium i posti indietro erano già tutti presi e gli unici liberi erano in prima fila. - Non mi aspettavo tutta questa affluenza. Evidentemente le facce di Moon e Preud che sorridevano dal manifesto avevano fatto colpo, anche perchè la maggior parte dei presenti erano donne. - Ma quella non è la Gordon? Jerome però che poteva saperne? Di sicuro non la conosceva.
    Il rosso aveva trovato un posto a in mezzo alle file centrali, purtroppo non era riuscito a riservarne uno per Ezekiel. - Vieni con me. Gli fece cenno col dito di seguirlo e si diresse verso la prima fila. Accanto a Brunhilde c'erano tutti i posti vuoti che volevano, peccato che fossero proprio sotto il naso di Kostia. Quando Ezekiel arrivò il russo stava giusto per cominciare. Non era propriamente in ritardo, giusto un pò. Magari non si sarebbe nemmeno accorto di lui se, nel momento di sedersi, non gli si fosse rotta la tasca della giacca della divisa, e una marea di monete tra galeoni e non caddero a terra in un frastuono metallico. - Mi scusi. Li raccolgo dopo eh? Alcune monete rotolarono fino ai piedi di Kostia che non sembrava tanto contento di essere stato interrotto prima di cominciare, ma al diavolo, non lo aveva mica fatto apposta Zek!
    Finalmente si sedette, ma lì dentro faceva un caldo maledetto, troppo per la divisa d'ordinanza di Durmstrang, con tanto di mantello impellicciato. Così, mentre Preud parlava si alzò di nuovo, per toglierselo e mettersi più comodo. Non fece rumore questa volta, ma di sicuro attirò lo sguardo non proprio bonario del Mangiamorte. Ma che pretende? Che stiamo anche immobili?
    Alla domanda che aveva posto non si curò nemmeno di rispondere. Tanto a lui di fare l'Auror non gli passava proprio per la testa e poi, come commentò sottovoce a Jerome: - Ma che domanda è? Tutti sanno cosa fa un Auror, dove crede che abbiamo vissuto fino ad ora? Con i babbani? Ma dalle risposte che diedero alcuni non ne fu nemmeno poi così tanto sicuro...
     
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    Mi aveva consigliato di partecipare, e certo, partecipiamo pure a una lezione in cui il fiore di Durmstrang si sarebbe presentato, e non solo quello, del resto Cate mica ci sono le stronzette che ti chiamano mostro, e soprattutto, mica ci sono quelle psicopatiche della volta prima che si erano difese a botta di crucio e avada kedavra o imperio o quel che cazzo gli pareva..
    Forse a Moon era sfuggito il motivo per la quale mi ero ritirata da quel corso preferendo fare avanti e indietro da Londra.
    Ma mi aveva assicurato che era tutta teoria e che era per scopo informativo attinente con gli studi che avevo intrapreso con lui.
    "Importante" l'aveva definita.
    Lo speravo vivamente.
    Ero appena uscita dall'ufficio di kyran, tra parentesi il mio tirocinio con lui ancora continuava, quando sentii una voce conosciuta.
    E se ve lo state chiedendo si, porca banana, mi era venuto per un momento il cardiopalma.
    Al diavolo speravo solo non mi battesse il labbro per l'agitazione, o che la voce si mettesse a giocare brutti scherzi.
    Grazie a Morgana Ezekiel sapeva come farmi passare tutti i batticuore con delle poche parole di esordio.
    Prima di rispondergli guardai il ragazzo al suo fianco a cui sorrisi.
    -Ciao anche a te Ezekiel- che ci facevo li? Si era dimenticato che ci lavoravo?
    Ma forse oltre al mio indirizzo si era dimenticato anche il mio nome oltre che della mia totale esistenza.
    -Ho un pò di motivi per stare qui veramente, magari non lo ricordi ma faccio il tirocinio con Spencer, inoltre sono la nuova allieva di Moon, e si faccio il corso auror a Londra, ma se il maestro dice che questa lezione per me è importante, io la seguo, non sia mai mi interroghi su quello che dice Kostia e mi trova impreparata-
    Roteai gli occhi all'idea e mi si gelò per un attimo tutto quando mi sentii chiamare "ex".
    Non ero sicura fosse necessario sottolinearlo, ma forse questo fu davvero un bene, perchè metteva dei puntini sulle i che io non ero ancora in grado di mettere.
    Quindi lui ne parlava già con i suoi amici .. okay potevo capirlo.
    E accettarlo, anche se faceva ancora così male ..
    Cercai di non mostrarmi turbata, e guardai nuovamente il ragazzo dai capelli rossi, Jerome.
    -Sai una volta gli ho fatto notare che aveva pochi amici, vedo che sta migliorando- mi imposi di sorridergli - è un piacere conoscerti Jerome, come ha detto sono Caterina, la sua ex- non un'amica, solo la sua ex.

    _____


    Raggiunsi l'aula in orario, ma diciamocelo, ero andata vicina al ritardo, maledizione.
    Una volta dentro salutai Kostia - Ehi, alla fine sono venuta- gli dissi ritornando con la mente al ricordo di quel giorno in cui gli avevo detto che non ero sicura della decisione che avrei preso.
    Speravo davvero non avesse scherzato quella volta, altrimenti questa era l'occasone buona per fargli capire che se non voleva realmente una cosa non doveva neanche proporla, per non rischaire di realizzarla per davvero.
    Prima di sedermi mi voltai verso i presenti.
    C'era la Gordon, che ci faceva li la Gordon?
    Porsi questa domanda era scontato, non altrettanto era darsi una risposta.
    Ma non indugiai troppo. C'era anche la ragazza della lezione precedente.
    Vidi Marta che salutai con un sorriso , e poi mi accomodai.
    La prima fila sarebbe andata benissimo. Tanto ero li solo per ascoltare.
    Solo che ascoltare, per una come me che era abituata a dire sempre la sua si stava rivelando difficile, cercare di ignorare la caciara che stava facendo Ezekiel da quando era arrivato fino a un secondo prima altrettanto complicato.
    Cielo ma da quando era diventato così .. maldestro?
    Scossi il capo e fissai le iridi nocciola in quelle chiare di Kostia.
    -Io ho una domanda- anche se avrei fatto meglio a tenerla per me, ma ormai avevo parlato, tanto valeva farla questa domanda.
    -Sui libri c'è scritto che la parola Auror fa riferimento all'aurora, e prosegue col dire che il termine sta ad indicare l'esatto opposto di mangia morte.
    Mi chiedevo .. non trova anche lei, Mr Preud, che c'è qualcosa che stona in questo concetto di base?
    lo so, lo so, era solo una provocazione, il ministero del nord non era un ministero di mangia morte e bla bla.
    Ma volete mettere? Il capo auror li era proprio un mangiamorte, come se si volessero fondere insieme lo yin e lo in yang .. era contro natura proprio.
     
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    Adoro essere costantemente tenuto da conto da parte di Eze. Quando sono con lui è come se fossi sotto effetto di una qualche droga super eccitante e mi va bene perchè mi sento vivo. Ed è perchè non posso rinunciare alle sensazioni che mi provoca che accetto qualsiasi cosa mi proponga. Ogni occasione è quella giusta per stare insieme e quindi stare bene. “D-davvero?!” gli chiedo con gli occhi colmi di commozione quando mi pone quel complimento sulla divisa. Me la sistemo, sorridendogli grato.
    “Grazie! Anche a te sta bene.” Ed è vero, non lo dico tanto per dire. Ma tanto credo lui sappia che glielo direi anche se avesse addosso un sacco di juta. Glielo direi perchè anche un sacco addosso a lui acquisirebbe una certa bellezza. E' lui che rende tutto perfetto.
    Più felice di quanto lo ero quando siamo partiti, sono rimasto per tutta la durata del viaggio accanto ad Ezekiel a parlare con lui, come due semplici amici. “Quindi tu c-conosci il ministro?! Cioè lo conosci di p-persona?! gli chiedo davvero interessato e scioccato alla sola idea che Eze conosca per davvero il ministro.
    Insomma, lo sapevo che era uno in gamba ma addirittura conoscere il ministro... Una cosa del genere non l'avrei mai neanche immaginata. “E di Preud cosa mi dici?” gli chiedo, riferendomi all'altro tipo presente sul volantino usato per pubblicizzare questo corso.
    Un corso a cui in realtà non sono interessato. Non credo di esserlo.
    Non ho mai pensato a cosa fare una volta fuori da scuola, non so ancora cosa fare della mia vita e se sono qui è solo perchè è stato Eze a chiedermelo. Ma magari comincerò a farmi un'idea di cosa potrebbe aspettarmi una volta fuori da Durmstrang.
    Ridacchio quando mi dice di prendere posti in fondo e non posso che essere d'accordo. Non ho nessuna voglia di annoiarmi per tutto il tempo che dovremmo restare lì, quindi sì male che va, posti in fondo per dormire in tranquillità. “Beh se sarà così noiosa, possiamo u-usare le pellicce come c-cuscini. Ho un po' di sonno arretrato, s-sai.” E sennò che li hanno fatti a fare questi pellicciotti fastidiosi sulla divisa?! Sì, a parte per il freddo ovvio.
    Annuisco quando mi chiede se ho mai preso una passaporta.
    Una volta mi è capitato, ma così tanto tempo fa che non credo sarò capace di dimostrare di averla presa sul serio, ma per fortuna a quanto pare non sono l'unico. Infatti una volta risucchiati dal vortice che la passaporta crea, ci ritroviamo sbalzati dall'altra parte, a destinazione, ma scaraventati su qualcosa di duro e poco comodo.
    Mi lamento, mentre a fatica mi tiro in piedi. “Le mie chiappe.” Impreco, massaggiandomele una volta in piedi e ho la stupida convinzioni che le nostre peripezie siano finite qui, ma ovviamente sbagliavo perchè una vecchia signora si avvicina noi con fare minacciosa.
    Seguo Ezekiel fuori dal vicolo, con ancora una mano sulle chiappe, mentre ci addentriamo nella città dove possiamo passare un po' di tempo per conto nostro.
    Tempo solo per noi, in una città in cui nessuno ci conosce. Gli cammino di fianco, con le mani nelle tasche, guardandomi intorno curioso. "E' la p-prima volta che ci vieni qui?" gli chiedo curioso. Ovviamente per me lo è. Non ho mai messo naso fuori dalla mia contea quando ero ancora in Texas ed una volta arrivato in queste terre così fredde e diverse dalla mia, non ho avuto molto tempo per andare in giro ad esplorare che mi sono ritrovato rinchiusi in quella sorta di scuola militare che si è dimostrata essere Durmstrang. Una scuola che tuttavia sta cominciando avere i suoi lati positivi, ed uno mi cammina di fianco.
    Anche se a volte la nostalgia di casa si fa sentire e mi chiedo se non ne soffra anche lui. Magari riesce a sopperire a questa mancanza in altri modi, o magari semplicemente non ne sente la mancanza.



    Sono un po' preoccupato per la lezione che dovremmo seguire, o forse è meglio dire che sono, curioso. Curioso e preoccupato. Non so davvero cosa aspettarmi ed è il non saperlo a mettermi angoscia. Insomma sì, credo si sia capito che non sono uno che reagisce bene di fronte alle novità. In genere finisco col fare cazzate ed il Ministero non mi sembra un posto adatto per fare delle cavolate.
    E' Ezekiel a salvarmi- come sempre- dalle mie elucubrazioni.
    Penso un secondo alla sua domanda e mi ritrovo a storcere il muso quando nomina il prof di ginnastica. Essì, ecco un altro problema che ora prenderà a torturarmi per giorni. Nuoto. Prof di ginnastica (che poi è quello con cui decisamente non ho cominciato col piede giusto), quidditch... Un bel cocktail d'ansia per le mie notti insonni. “N-no. Non ne ho saputo ancora nulla. M-mi preoccupa più il corso di nuoto c-comunque.” annuisco, massaggiandomi la nuca mentre avanzo al suo fianco lungo i corridoi del ministero. “Sai... in costume n-non mi sentirei a mio agio.” Mi appresto ad aggiungere perchè... Si beh, non è che mi va di dirgli che non so nuotare. Neanche so il motivo per cui non glielo dico.
    E' che in fondo una parte di me è convinta del fatto che non sarà poi così difficile tenersi a galla. L'altra parte di me, ci tiene ancora a fare sempre un'ottima figura agli occhi di Ezekiel.
    “Battitore.” Fingo di battere con una mazza immaginaria quando mi chiede il ruolo per cui mi sono segnato a Quidditch e lo spintono appena, ridendo, quando mi fa quella battuta.
    Questo è uno di quei momenti in cui mi viene una voglia matta di saltargli addosso, per abbracciarlo perchè riesce a farmi stare bene e a farmi ridere come in realtà non riesce nessun altro. Ed allora, preso da quel spirito d'iniziativa che ha fatto sì che mi avvicinassi a lui, mi avvicino a lui deciso a passargli un braccio intorno alle spalle, ma mi freno ancor prima di toccarlo quando di fronte a noi si palesa la figura di una ragazza che purtroppo, conosco bene.
    Calo velocemente il braccio, prima sospeso a mezz'aria, riportandolo lungo il mio fianco e guardo la ragazza, Caterina De Masi sì, con malcelata cortesia.
    Davvero, credo che più che un sorriso falso, la mia sembri essere l'espressione di qualcuno che ha appena sentito un cattivo odore. Che poi magari è così. Ho sentito dire che questa De Masi, che qualcuno ha chiamato abominio, è la figlia di un vampiro (è figlia di un vampiro?! Da quando i vampiri hanno figli?!) e alcuni dicono anche che puzzi per davvero come un cadavere. Ora io non so se sia vero, ma la mia espressione potrebbe confermarlo.
    In realtà sto solo cercando di odiarla con discrezione. “Ah si. La ex. Ripeto, facendole un cenno del capo e il sorriso più falso che mi riesca. Oh sì. Ovviamente l'ho sottolineato di proposito quel nominativo. E' quello che è. E' la sua ex, e dovrebbe cominciare a capire che gli ex, non si baciano MAI. “Piacere ehm... Caroline hai detto?” Accenno un mezzo sorriso, sbagliando volutamente il suo nome. Non voglio che pensi che Ezekiel me ne abbia parlato così tanto che il suo nome mi si sia impresso bene in mente. No.
    E' meglio che pensi che in realtà Eze me ne abbia parlato appena. Così, giusto per sbaglio. “Ezekiel è il migliore amico che si possa avere. C-chi se lo perde è davvero stupido.” Passo un braccio intorno alle spalle di Eze e gli do una pacca sulla spalla, mostrando alla ragazza un mezzo ghigno.
    Mi sto anche impegnando di trattenere il mio fastidioso difetto di balbuzie nervosa, e solo perchè l'odio che provo in questo momento per lei supera il nervosismo dato da una nuova conoscenza.
    Chissà se questo è una cosa buona o no.


    Finalmente, o no, arrivo nell'ampia stanza in cui si terrà la lezione.
    Ci sono già parecchie persone, che mi soffermo a guardare per pura noia. Non riconosco nessuno tra i presenti e spero che Ezekiel arrivi presto a farmi compagnia e ad occupare il posto che io ho riservato per lui. Posto che non riesco a conservargli per molto.
    Non avendo il coraggio di dire a chi mi si è seduto accanto di sloggiare, mi guardo intorno alla ricerca di due posti liberi, ma per fortuna Ezekiel, finalmente arrivato in aula, provvede a trovarne due per noi prima di me.
    Lo seguo superando le file di persone che parlano esponendo la propria risposta alla domanda esposta da tale Preud.
    Domanda che non ho ascoltato e risposte che non mi interessano ed Ezekiel chiarisce subito a me, e ai nostri vicini, quanto poco diversamente da me la pensi. Così, impossibilitato a trattenermi per la pseudo scenetta che mette su, mi copro la bocca con la mano chinando il capo, per coprire almeno in parte il sorriso divertito e le risate che mi provoca.



    Edited by joke. - 10/5/2015, 22:50
     
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    Sarebbe stata decisamente una lezione interessante.
    Kostia aveva osservato tutti gli interessati entrare nell'aula e sedersi dove preferivano. Aveva retto per qualche istante lo sguardo di Melinda, piacevolmente sorpreso di trovarsela lì, ma non aveva dato alcun segno di volerle impedire di partecipare alla lezione o di voler avvertire chiunque della sua presenza lì. Probabilmente Michael sapeva già che si trovava al Ministero, e in ogni caso non aveva intenzione di darle la soddisfazione di vederlo allarmato o preoccupato in qualsiasi maniera. Era già contento di vederla vestita, una volta tanto - Mi fa molto piacere - sorrise distogliendo lo sguardo per portarlo su Caterina, accompagnando quelle parole con un breve cenno del capo. Era sicuro che la DeMasi avrebbe capito per quale motivo non sarebbe stato troppo espansivo nel corso di quella lezione. Anche lei, come lui, aveva un'etica del lavoro piuttosto marcata. Gli bastò muovere un piede, qualche attimo dopo, per bloccare uno dei galeoni che da Ezekiel erano rotolati rumorosamente nella sua direzione. Lo tenne un attimo così, immobile, prima di chinarsi a raccoglierlo. Non disse nulla, ne diede segno di essersi reso conto del modo in cui il giovane Blackwood si stava comportando, e si limitò a farsi rotolare la moneta fra le dita un paio di volte, avanti e indietro, prima di posarla sulla scrivania alle proprie spalle, unico oggetto sul ripiano di legno - Noto una certa confusione - si limitò a commentare quando, pochi momenti dopo, fu sicuro che nessuno aveva altro da dire.
    Alzò un dito a chiedere, con quel gesto, a Caterina di attendere un secondo. Sarebbe arrivato a rispondere anche alla sua domanda, ma gli serviva qualche minuto - La risposta migliore l'ha data la signorina - disse muovendo poi la mano ad indicare Brunhilde - Se volesse essere così gentile da ripeterla... - lasciò la frase in sospeso, dandole il tempo di recuperare dalla memoria ciò che aveva detto e di ripeterlo alla propria "classe".
    Il compito di un Auror è quello di far rispettare le leggi in vigore nel proprio stato e, se necessario, quello di intervenire per condurre davanti ad un tribunale chi ha compiuto azioni punibili penalmente. Il compito del corpo Auror è quello di proteggere i cittadini della propria nazione.
    Kostia annuì, prendendosi un paio di secondi per osservare la propria improvvisata platea. Si sarebbe senza dubbio potuto fare di meglio ma forse per qualcuno di essi c'era perfino un po' di speranza - Far rispettare le leggi in vigore - ripeté alzando un dito - Non parliamo di giusto o sbagliato in questa sede, ma di legale e illegale. L'Auror non si occupa di quello che è giusto secondo la moralità vigente o personale, o secondo il capriccio del popolo o dell'opinione pubblica: l'Auror è la persona incaricata di intervenire là dove maghi e streghe stanno violando la legge in modo da rappresentare un pericolo per il popolo del paese che servono. Gli Auror non scrivono la legge, è il Ministero a farlo, e non puniscono chi la infrange, compito che spetta al tribunale. Il compito di un Auror è scoprire, catturare e incriminare chi viola queste leggi - concluse, dando loro qualche attimo per assorbire quanto aveva appena detto.
    Solo allora si voltò verso Caterina, ripartendo dalla sua domanda - Torniamo al concetto di Giusto e di Sbagliato - riprese, annuendo appena - Il suo pensiero è assolutamente corretto se si vuole interpretarlo in maniera letterale, ma basta allargare il concetto ad un contesto globale perché perda il suo significato. Il mestiere di Auror così come lo conosciamo...con questo nome e con queste precise mansioni...nasce nei paesi anglosassoni là dove ancora oggi, se non per brevi periodi, la pratica di magia oscura è considerata illegale. E' ovvio quindi che un Auror abbia fra i suoi compiti quello di individuare chi infrange queste leggi e punirlo. E chi, in quegli anni e in quei paesi, ha usato la Magia Oscura esclusivamente per scopi criminali? I Mangiamorte. Ecco per quale motivo il termine viene usato in questa maniera e con questa accezione. Una considerazione letterale che però perde gran parte del suo significato là dove la Legge cambia -
    Aveva parlato osservando tutti i presenti, a turno, adesso. Iniziò da Jane - Un Auror non esegue ogni ordine che viene impartito dal Ministro, ma segue la Legge cui ha giurato - Annuì poi ad Amalia - Un Auror è tenuto a eseguire gli ordini, ma può rifiutarsi se non li ritiene legali. La moralità, ricordo, è un concetto soggettivo - passò poi a Marta - Auror e Mangiamorte sono due cose molto diverse. Qui da noi, dove la Magia Oscura è legale, è ovvio che gli Auror debbano essere esperti nel suo utilizzo esattamente come in tutte le altre branche della Magia ma questo non vale negli stati dove la legge dice diversamente - puntò poi il dito in direzione di Dafne - "Figura esperta e concreta" è un termine quanto mai azzeccato anche se, lo ripeto, c'è una grossa differenza fra Giusto e Legale - tornò a spaziare con lo sguardo - Voglio essere chiaro su questo punto: giusto e legale sono due cose differenti. "Giusta" è quella cosa che noi troviamo accettabile secondo il nostro codice morale, un codice che però è assolutamente personale e deriva dalle nostre esperienze, dai nostri genitori, dai libri che abbiamo letto, dalle scuole, dalla religione..."Legale" invece è quella cosa che non infrange alcuna legge, là dove con Legge si può intendere il codice di condotta di un intero popolo. Un esempio... - continuò, muovendo la mano indicando tutte le donne presenti in sala - Sarei pronto a scommettere che alcune delle ragazze presenti in Sala hanno già avuto modo di conoscere i piaceri del sesso e, allo stesso modo, che non siano però sposate. E' "Giusto" e "Legale" nel nostro paese che lo abbiate fatto, che abbiate goduto degli stessi privilegi di noi uomini ma esistono posti al mondo in cui, pur restando "Giusto" al nostro personale codice morale...un codice che ci portiamo dietro ovunque andiamo...un comportamento simile non sarebbe considerato "legale" e voi potreste essere condannate a livello penale solo per esservi godute la vostra gioventù. Gli esempi sessuali calzano sempre molto perché sono quelli che rimangono più impressi e fanno più ridere ma vi assicuro che non c'è nessuno, in questa stanza, che non potrebbe essere condannato a morte in qualche Stato del mondo - concluse.
    Aveva parlato restando sempre poggiato alla scrivania, muovendo la testa e il busto per rivolgersi ora ad uno e ora all'altro del suo piccolo pubblico. Una volta finito, però, si staccò e prese a muoversi nel breve spazio che divideva la scrivania dalla prima fila - L'Auror deve essere quindi un profondo conoscitore della Legge, cosa che può venire però solo con gli anni e con lo studio, ma...e qui sono io a chiederlo a voi...cosa deve saper fare, per prima cosa? Da cosa comincia il processo che, da un crimine, porta ad un processo? Ho bisogno, mentre rispondete, di tre volontari per il nostro esempio. Una vittima, un presunto colpevole e un Auror. Tutti gli altri potranno fare i testimoni -


    I Tre di voi che hanno voglia di partecipare si alzino, nel loro post, e mi raggiungano dicendo quale ruolo vogliono interpretare. Chiedo solo a chi lo fa di rispettare le scadenze che verranno date per non bloccare il gruppo.


    PROSSIMA SCADENZA 18 - 05 - 2015
     
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    Avrebbe avuto sempre una risposta pronta, calzante anche.
    Su questo dovevo dargliene atto, Kostia aveva una dote, riusciva a raggirare come voleva con la parola, un perfetto oratore.
    Mi ritrovai a sorridere sotto baffo, celai le labbra dalle mani e mi sistemi più comoda, con la gamba accavallata e una piuma nella mano destra pronta a prendere appunti.
    Qualcosa l' avevo già scritta, nozioni fondamentali per i miei studi.
    Lo seguii con lo sguardo quando mi passò davanti e con gli occhi scorsi anche Ezekiel e il suo amico Jerome.
    Non dovevo stargli molto simpatica, anche se un paio di motivi mi erano pure venuti in mente dall'abbraccio caloroso che si era premurato a dargli poco prima, quasi volesse sottolineare una certa proprietà privata.
    Povero ragazzo, doveva ancora capire come fosse realmente fatto Ez.
    Ora chiedeva dei volontari.
    Andare, non andare, questo era il problema.
    In realtà a stare troppo tempo seduta rischiavo di diventare insofferente.
    E poi che sarebbe mai stato fare la "vittima" della situazione?
    E così presi la mia decisione, scesi la gamba, posai i miei appunti sulla sedia e mi alzai raggiungendo Kostia.
    -Farò la vittima- dissi tranquilla guardando ancora una volta l'ex figlio di salazar che ora mi stava quasi di fronte.
     
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  13. Dàfne.
     
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    Giusto e legale.
    Il tintinnio metallico di quelle due parole continua a rimbalzarti nella mente pungendoti ad ogni rintocco. Sembra non esserci via di fuga, per te, e soprattutto sembra che la storia sia davvero condannata a ripetersi in un circolo infinito e solo vagamente più evoluto.
    Di nuovo lo stacco tra ciò che è morale e ciò che invece è permesso dalla legge torna ad esserti rimarcato davanti agli occhi, e tu Dafne non puoi fare a meno di sentirti quasi schiaffeggiata da quell'affronto.
    Conosci la legittimità di quella distinzione, sei consapevole persino della sua importanza, e forse è proprio questo il motivo per cui te ne senti tanto toccata.
    È stata proprio quella sottile distinzione che un tempo ti ha condannata: solo perché al mondo – nel tuo mondo – non esisteva legge abbastanza forte da poterti salvare.
    Sostieni lo sguardo dell'uomo che ti corregge, ma lo fai senza risentimento, quasi rassegnata invero, e assorbi mentalmente ognuna delle informazioni che ti sta fornendo registrandole e catalogandole nell'immenso archivio che è la tua mente, nel modo più ordinato possibile.
    La risposta di qualche collega ti disorienta, altre ti infastidiscono, alcune addirittura ti fanno venire da ridere, ma il tuo viso resta comunque pressoché impassibile di fronte al discorrere delle ipotesi e delle teorie, sei più che altro concentrata sulle verità che l'uomo sta provando a proporti, sulle tesi che dalle sue labbra arrivano alla tua mente come dottrine da soppesare, analizzare, e poi eventualmente fare tue. Sei qui per lui, non per loro.
    L'esempio che infine viene tirato in ballo ti fa apparire la poltrona leggermente più scomoda. Provi ad accomodartici meglio, incroci le braccia sotto al seno a mo' di protezione, e chini infastidita lo sguardo senza riuscire davvero ad occultare la tua figura. Devi provarci, non puoi evitarlo, a spingerti è un istinto antico e pudico che ti porta a rinnegare certi discorsi come naturali e convenzionali.
    Nella tua precedente vita, in fondo, alle donne quasi non era permesso ascoltare certi riferimenti - non alle donne per bene almeno, e tanto meno alle donne devote, come te – e il fatto poi che con quella donna, Olympia, sia successo quel che è successo non fa che spingerti di più verso il limbo di autoflagellazioni fatte di colpevolezza velata, ma indissolubile.
    Colpevolezza. È quello slancio di consapevolezza a spingerti ad alzarti in piedi.
    Scendi i gradini con la solita grazia, i passi sommessamente ticchettanti e lo sguardo alto. Raggiungi il fianco della ragazza che ti ha preceduta, ma parli guardando l'uomo che ha avuto la tua attenzione poco prima. “Presunto colpevole.” e senza alcuna aspettativa, ti vesti di un ruolo che senti tuo molto più di quanto dovresti, molto più di quanto sarebbe consono ad aspirante auror.
     
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  14. Amelia Toretto
     
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    Mi ero trasferita al Nord per mettermi alla prova, oltre che allontanarmi dalla mia famiglia. Sapevo come ci si muoveva nel mondo del crimine. Ero stata una frequentatrice di quel mondo, cercando le prove che mi permettessero di aiutare mio fratello. Negli anni avevo imparato la sottile arte dell’illusione e della doppia vita. Ora invece ero solamente Amelia e la cosa mi andava bene così.
    Vivendo con Marta avevo imparato ad apprezzare la sua amicizia e quel paese così lontano dalla mia patria di origine, ma che comunque stavo imparando a sentire come se fosse la mia casa. Un bel cambiamento questo era certo, ed ora seguivo persino un corso Auror. Avevo subito accantonato l’idea di intraprendere questa professione proprio perché non volevo in nessun modo venire costretta a dare la caccia al mio caro fratellone, mentre ora la cosa non mi avrebbe infastidita.
    Ero piena di rancore nei suoi confronti e soprattutto nei confronti della mamma e questa ne era l’ennesima prova.
    Avevo davvero voltato pagina. Avevo iniziato a vivere la mia vita pensando solamente a me stessa ed alla mia nuova famiglia scandinava. Avevo una nuova sorella e due dolcissimi cuccioli da amare. Eppure quella sera l’idea di poter intraprendere proprio quella carriera, alla quale avevo dovuto rinunciare non mi dispiaceva affatto.
    Una volta iniziato il corso avevo persino provato a dare una mia personalissima definizione di Auror, giusta o sbagliata che fosse ed al contempo volevo togliermi un dubbio amletico che mi aveva fatto scartare a priori questa affascinante professione.
    Un Auror è tenuto a seguire gli ordini, ma può rifiutare se non li ritiene legali. La moralità, ricordo, è un concetto soggettivo.
    *Un Auror può rifiutare di eseguire gli ordini ricevuti* - pensai fissando Preud, continuare con la sua spiegazione. In quel momento solamente questo concetto mi sembrava degno di venire ricordato. Dopo aver ben memorizzato quelle parole la mia attenzione venne catturata da due nuovi concetti quello di Giusto e Legale. A questo punto la professione di Auror non mi sarebbe dispiaciuta. C’era solo un piccolo problema non conoscevo le leggi vigenti nel patto scandinavo e qui le leggi babbane non servivano di sicuro, anche perché a me poco interessava utilizzare leggi di quella parte del mio essere che avevo rinnegato.
    L'Auror deve essere quindi un profondo conoscitore della Legge, cosa che può venire però solo con gli anni e con lo studio, ma...e qui sono io a chiederlo a voi...cosa deve saper fare, per prima cosa? Da cosa comincia il processo che, da un crimine, porta ad un processo? Ho bisogno, mentre rispondete, di tre volontari per il nostro esempio. Una vittima, un presunto colpevole e un Auror. Tutti gli altri potranno fare i testimoni.
    L’idea di prendere parte attivamente alla lezione non mi dispiaceva. Mia madre era stata una brillante avvocatessa del mondo babbano ed io qualcosa avevo pur imparato di leggi, anche perchè mio fratello era ricercato in entrambi i mondi ed io con il tempo avevo iniziato a masticare più legge di quanto avessi voluto. Mentre riflettevo se prendere parte o meno alla lezione, vidi due ragazze alzarsi in piedi. Una sarebbe stata la vittima, l’altra il presunto colpevole . Restava solamente un ruolo e volevo che quel ruolo fosse mio. Volevo solamente sentire cosa si provava a decidere del destino di qualcuno anche se era una cosa solamente simbolica. Così mi voltai verso Marta e facendole l’occhiolino mi alzai in piedi, appoggiai il mio cappotto sulla poltrona che occupavo pochi minuti prima e scendendo i gradini. - «Io sarà l’Auror» – finendo di percorrere i pochi metri che mi separavano dal trio ed una volta raggiunti rimasi in silenzio attendendo di vedere quale sarebbe stato il passo successivo.

     
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  15. Balthazar-
     
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    Quando si capisce di avere a propria disposizione l'eternità, il ritmico ticchettio di un orologio non è che il piacevole sottofondo di qualcosa che non appartiene più a questa particolare concezione di tempo.
    Gli anni diventano secondi, eppure alcuni istanti sembrano dover durare per sempre.
    Ci sono troppi giorni da ricordare, troppi avvenimenti scorrono davanti agli occhi di chi riposa quando il resto del mondo è in movimento.... bisogna scegliere con cura quali sono i ricordi da preservare e quali quelli da lasciar scivolare via, poiché troppi dettagli porterebbero al caos, al disordine della mente, alla perdita di controllo.
    Con gli anni, ho costruito un castello all'interno della mia testa. In ogni stanza tengo con cura gli oggetti più cari, sono divisi tra loro per importanza. Nella camera padronale, al centro del semplice letto matrimoniale sul quale il mio corpo non riposa mai, le coperte altrimenti immacolate sono macchiate dai colori della terra e di piccole foglie ormai brune.
    Quando lei non è davanti ai miei occhi, la cerco in quella stanza ed ogni volta, lei corre tra le mie braccia senza alcuna esitazione, senza alcun desiderio di muoversi in direzioni differenti da quella che mi appartiene. Nella realtà, invece, i suoi piccoli piedi corrono curiosi per il mondo ed io sono forse troppo stanco e troppo vecchio, per tutto questo.
    In notti come questa, mentre io arranco tra ricordi dorati, lei danza veloce, così veloce che quando anche l'ultimo ricordo ha ormai esaurito la sua momentanea magia e gli occhi tornano ad aprirsi, il posto che lei occupava è ormai vuoto e freddo.
    Seguo le sue tracce per la città addormentata ed infine torno ad avvertire la sua presenza, ancora prima che lei possa accorgersi di me.
    La stanza è piena di voci, di sussurri irrisori o interessati che riempiono l'aria come una melodia udibile solo ad un orecchio molto attento. Rimango immobile, osservando quel che rimane della mia dolce bambina mentre cerca il suo spazio nel nuovo mondo in cui si è improvvisamente ritrovata.
    Mi chiedo, con un sospiro, se riesca a capire quanto il ruolo della criminale le calzi male.
    Infondo, tra noi due, è ben chiaro chi sia il figlio delle tenebre.
     
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36 replies since 5/5/2015, 08:40   708 views
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